Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Nefas; l'ombra dello zar

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Shavronne
view post Posted on 24/6/2015, 16:42









La tempesta la colse totalmente impreparata, il cavallone colpì la nave con una forza che mai avrebbe potuto immaginare. Attorno a lei vide i marinai muoversi e urlare, qualcuno trascinato dall'acqua doveva essere caduto dall'imbarcazione.
Stava per andare a controllare la situazione quando una seconda ondata, più grande della precedente, si alzò davanti a lei e la travolse completamente.
La potenza dell'acqua fu tale da sollevare i suoi piedi dal ponte e per un attimo si ritrovò scaraventata a mezz'aria. A fermare il suo volo ci pensò un albero della nave, la schiena si scontrò con violenza contro il palo di legno lasciandola cadere al suolo senza fiato.
Ci mise diversi secondi a rialzarsi, sentiva il gusto salato del mare in bocca e nei polmoni e gli occhi le bruciavano e lacrimavano fastidiosamente ma quello che più annebbiava i suoi sensi era il dolore alla schiena; ad ogni istante si faceva sempre più intenso, tanto da farle tremare le gambe.

Tutto quello non doveva accadere, non era quello il programma che si era immaginata. Doveva affrontare un viaggio che l'avrebbe allontanata da quella fogna di città che era Dorhamat, un guadagno facile e un'avventura. Tra un bicchiere di buon vino e un altro doveva comandare una ciurma di pirati e portare una nave a destinazione, non morire affogata in un posto dimenticato dal mondo. Non sarebbe finita così, non l'avrebbe permesso: non era uno squallido marinaio.

Si passò una mano sul viso per pulirsi gli occhi dal sale e dal trucco, ormai distrutto, poi provò a osservare la situazione: era grave. Nemmeno credeva ci si potesse trovare in quel pericolo, figurarsi se sapeva come uscirne eppure provò a mettere nelle sue parole tutta la convinzione possibile. Richiamò diversi marinai: non si sarebbe affidata al caso, doveva provare a fare qualcosa.
Per prima cosa ordinò di sgombrare il ponte da tutto il superfluo, aveva provato sul suo corpo la potenza delle onde ed era una cosa alla quale quella nave non si poteva opporre. Fece rimuovere tutto ciò che poteva fare presa e contrapporsi all'acqua sperando che potesse funzionare o almeno servire a qualcosa. Poi la sua attenzione passò alle vele, le vide gonfiarsi terribilmente sotto le sferzate di vento. Doveva toglierle, se si fossero distrutte o se li avessero trascinati troppo fuori rotta sarebbe stata la fine. Ordinò con voce che nascondeva la sua insicurezza ad un altro gruppo di tirarle giù e loro pronti si arrampicarono, ma la forza del vento scaraventò alcuni di loro nel mare e fece desistere gli altri. La loro impotenza davanti a quell'evento scatenò un lampo di rabbia, forte almeno come quelli che si stavano sfogando sopra le loro teste, quelle maledette vele dovevano scendere e sarebbero scese.
Da sotto le maniche del suo vestito ormai zuppo iniziarono prima a comparire piccole e timide teste di serpente seguite poi da corpi innaturalmente lunghi, senza mai termine. I rettili dai più svariati colori si fecero strada strisciando sul ponte e attorcigliandosi ai pali e alle funi, alcuni si librarono nell'aria, tutti con lo stesso scopo. Morsero le corde, tirarono e strapparono ignorando il vento e alla fine le vele caddero sul ponte. Alcune si strapparono ma la maggior parte non subì danni, la principessa rimase ad osservare i suoi servi smaterializzarsi in polvere e il loro operato. Sarebbe bastato a salvarla?



B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%
Energia [150] - Fisico [75] - Mente [75]



۩ Stato fisico: 55% (danno alto - contusione alla schiena)
۩ Stato mentale: 75%
۩ Riserva energetica: 140%
۩ Abilità attive:
Serpenti. Le emanazioni magiche della principessa riflettono la sua stessa natura. Il suo corpo è capace di generare serpenti magici dai più svariati colori e dimensioni in grado di mordere e stritolare i suoi nemici.
Abilità personale(2-3/25):Con questa tecnica di natura magica Hebiko può creare serpenti per svolgere un singolo attacco a un gruppo di avversari. Il danno provocato è diretto al fisico e pari a un livello inferiore al consumo.
Consumo all'energia: critico/medio.
۩ Equipaggiamento:
Kasabuki: Arma da mischia: katana.
Aghi d'oro: Arma da lancio: aghi appuntiti.
Pugnale: Arma da mischia: pugnale.
Denti del serpente: Arma naturale da mischia: denti.


 
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LordDreamer
view post Posted on 24/6/2015, 20:09










Il viaggio per nave fu più stancante del previsto, si lavorava tanto e il sonno non era mai abbastanza ma l’eccitazione era abbastanza forte da tenerlo sveglio. Dormiva tranquillamente nella sua stanza da appena un’ora quando improvvisamente cadde dal letto, dopo anni del uso lavoro figuriamoci se non era capace di dormire su di un letto.

Si alzò velocemente e notò che la nave ondeggiava violentemente, vedeva la parete davanti a lui alzarsi e abbassarsi, i pochi oggetti nella stanza si spostavano da un lato all’altro della stanza, una bottiglia si infranse scontrandosi con un'altra, quando all’improvviso i suoi piedi si staccarono da terra e si trovò con la faccia sulla parete dalla parte opposta del letto, il naso si era piegato malamente e sangue colava da esso, con un rapido movimento della mano se lo mise a posto, era seduto a terra, la testa e il viso dolevano enormemente, si mise velocemente dei vestiti indosso, tamponò il naso ed uscì sul ponte a controllare la situazione.

Una tempesta li aveva colti senza preavviso, grosse nuvole scure si erano chiuse intorno a loro e una fitta pioggia batteva sul ponte, il rumore assordante della pioggia era sovrastato dalle urla degli uomini e degli altri ufficiali che impartivano ordini. Dopo un attimo di spavento Loras riacquisì la calma e cercò di dare una mano.

“UOMO IN MARE”

Il nostromo era finito fuori bordo, Funes fu più rapido di lui e andò a salvarlo.

Il ponte stava venendo sgomberato velocemente, casse venivano trasportate sotto coperta e pure Loras diede una mano. Venne ordinato di ammainare le vele, alcuni uomini nel tentativo finirono in mare, altri caddero sul ponte ma le vele rimasero dov’erano. Anche qui qualcuno fu più veloce di lui, Hebiko aveva generato dal suo stesso corpo dei serpenti, che mordendo le vele e le funi riuscirono ad ammainarle.

La nave sembrava potersi ribaltare da un momento all’altro, le onde sembravano colpirla da tutte le direzioni, l’oscillamento rendeva difficile tenere l’equilibrio ma Loras non si preoccupava di questo, per lui non era un problema, piuttosto voleva rendersi utile, non voleva essere un peso. Vide il timoniere in difficoltà, il timone girava velocemente come se avesse avuto vita propria, il timoniere più volte cercò di fermarlo senza però potersi opporre per troppo tempo alla forza del timone e delle onde che lo buttavano periodicamente a terra.
Ecco un occasione per essere utili, corse sul ponte più veloce che poteva, arrivato il timoniere gli chiese aiuto e lui fu felice di dargliela, non era mai stato in mare e non sapeva come affrontare una tempesta ma era sicuro che tenere il timone fermo fosse già un buon punto di partenza. Sotto le parole del marinaio più esperto riuscirono a posizionare la nave in modo che potesse affrontare al meglio le onde.

Guardò sul ponte gli uomini lavorare, il nostromo era stato rianimato e portato via, un brutto colpo per il vecchio, chissà se ce l’avrebbe fatta, tutti loro si stavano dando da fare per sopravvivere, eppure c’era qualcuno che ancora non si vedeva.

Dov’era il capitano?

Se c’era un momento buono in cui farsi vedere era proprio quello, avrebbe dato forza agli uomini ma ciò di cui aveva paura Loras era della reazione che poteva avere l’equipaggio dopo la tempesta nel caso in cui il capitano non si fosse fatto vedere.





LORAS

- Basso: 5% - Medio: 10% - Alto 20% - Critico: 40%

Fisico: 125 - 20 = 105%

Mente: 75%

Energia: 100%


Passive:
Funambolo: il possessore del talento ha sviluppato la capacità innata di sfruttare il proprio fisico in un modo che è inconcepibile per i normali abitanti di Theras. Il suo intero corpo sarà completamente sotto il suo comando, permettendogli movimenti e spostamenti degni del più agile degli uomini, ma per un periodo di tempo limitato. Consumando un utilizzo della passiva, questa incredibile destrezza acquisita gli permetterà quindi di colpire il nemico da punti inusuali, ma anche di combattere in pose atipiche e di sfruttare tutti gli elementi dello scenario per avvantaggiarsi e confondere il nemico con la propria velocità. (Numero di utilizzi: 5)

Note: Si sveglia cadendo dalla brande per via della prima onda, la seconda lo fa volare nella stanza ferendolo al viso che sbatte violentemente. Quando esce cerca di aiutare come può, usando la passiva funambolo si muove fino al timone dove aiuta il timoniere a tenere la nave nel modo migliore possibile per affrontare le onde

 
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view post Posted on 25/6/2015, 08:42

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Voljund è un dio geloso, suscettibile ed irritabile ma soprattutto geloso. E’ noto che, come ogni Lord o grande signore, non gradisca intromissioni nelle sue sfere d’influenza ed evidentemente la mia invocazione doveva aver violato qualcuna delle leggi non scritte che regolano i rapporti tra Dei.
Avevo chiamato al mio fianco il Creatore perché soffiasse nelle nostre vele e ci facesse procedere spediti alla meta … E così facendo avevo risvegliato la collera dell’Abisso. O forse, semplicemente, eravamo stati sfortunati. Che la colpa fosse di un Dio irato o dell’avversa sorte in fondo cosa importa?
La tempesta ci colse impreparati, agitò il mare e ci fece piovere addosso rovina e distruzione.
Il mare che prima era stato in nulla differente ad un mulo testardo che si rifiutava di avanzare rallentando il nostro viaggio ed esasperando la nostra pazienza si era mutato in destriero capriccioso e come tutti i selvaggi stalloni decise che era giunta l’ora di disarcionarci.
La nave era preda di tutta la furia delle onde e del cielo. Fulmini si biforcavano in una volta celeste che pareva un impasto di tenebre e piombo, le onde travalicavano le sponde dell’imbarcazione, invadevano il ponte in spruzzi che riuscivano a togliere il respiro ai marinai più esperti. Ben presto bestemmie, urla e gli ordini dei sottufficiali riempirono l’aria, riuscendo quasi a coprire il ruggito del mare e rombo sordo dei tuoni. Come formiche la cui casa è annegata dal gioco perverso di ragazzini annoiati, la ciurma parve impazzire. Correvano qui e lì senza un apparente ordine … Ma chi è avvezzo alle navigate sapeva vedere in quel caos un disegno. Alcuni erano stati inviati sotto coperta nel pericoloso compito di fissare merci e provviste perché nel rollio della nave non cozzassero tra di loro e – cosa più importante- non si schiantassero contro le assi dell’imbarcazione aprendo così ferite mortali nell’integrità del veicolo.
Era un compito ingrato e assai più pericoloso di molti altri … In molti, durante altre tempeste, erano morti schiacciati tra una casa di spezie e un carico di rhum. I più agili, rapidi come scimmie, si arrampicarono lungo il cordame per ammainare le vele. Altro letale lavoro … I più si limitavano a sacramentare contro gli dei, a ripetere che “ porta male avere una donna a bordo” e augurare al capitano un soggiorno tra le viscere infuocate del Baathos.
All’improvviso, violento, crudele, il mare sollevò contro di noi la sua mano. Il primo schiaffo era un’onda così grande da sciogliere le viscere del più incallito lupo di mare.
«Zoikar proteggimi! » – pregai senza quasi rendermene conto e il Sovrano, inaspettatamente mi udì. L’onda ci colpì in pieno sbaragliando uomini come il vento spazza via un castello di sabbia. Mentre la mia pelle si faceva dura come l’acciaio, i miei muscoli saldi come le fondamenta delle montagne avvertii l’abbraccio dell’acqua salmastra. Se non mi fossi difeso, quell’onda avrebbe potuto strapparmi la pelle di dosso prima di scaraventarmi chissà dove, di certo nelle fauci dell’Abisso.
Alcuni uomini finirono nel nero orrendo dei flutti in sommossa. Non c’era speranza di salvezza per quei disgraziati, l’Abisso li aveva accolti tra le sue braccia. Lontano eppure inevitabile come il sorgere del sole dopo la notte, il mare levava per la seconda volta la sua mano contro di noi. Se la prima onda era stata tremenda quella che stava avanzando contro le assi martoriate della mia nave da commercio era qualcosa di semplicemente inconcepibile. Ebbi la certezza che se ci avesse colpiti da naviganti ci saremmo trasformati in naufraghi e che allo stato dei fatti non potevamo far nulla per impedirlo.
Cercai conforto nella spezia rossa, sperai che aguzzando l’intelletto mi fornisse una soluzione ai nostri problemi. Ma mentre la mia gola si amareggiava suggendo il succo amaro di quella foglia portentosa la mia mente mi rivelava che non avevamo speranze di vittoria contro la forza che aveva deciso di spazzarci via …
Tutto ciò che potevamo fare era sopravvivere. Cercai un punto sicuro, per quanto sicuro non fosse il termine adatto. Strillai un avvertimento a chi aveva ancora orecchie per sentirmi indicando con il braccio teso di dirigersi verso il luogo meno pericoloso di quella nave che ormai potevamo chiamare già relitto.



CITAZIONE

D7g4Hgy
CS: 3 | Intelligenza| Corallo - utilizzato.
Critico 40| Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Fisico:75%
Mente: 75%.
Energia: 140 %- 20% = 120%
Passive in Uso:
Nessuna



Attive:

Leviathan o Zoikar


I Corvi, Caino, Basiledra, il Re che non perde mai, il Leviatano, il Sovrano. Quale affascinante cultura possiede la federazione di Regni più nota e potente di tutto il Dorthan! Non conosco la storia dei Preti Neri di Acque Perdute, ma conosco il culto di Zoikar e riconosco nel Sovrano l'alter ego del Giusto. Una vecchia, sconosciuta leggenda dei Primogeniti racconta di un Alto Sacerdote di Zoikar, Uther Lothspell, che esercitava il suo ufficio di Voce della Legge tra gli uomini empi del decadente oriente. Costui era temuto, rispettato e riverito nonostante la sua venuta significasse una e una sola cosa: lavoro, molto, moltissimo lavoro per il Boia.
Zelante, devoto fino alla follia, cocciuto, arrogante, autoritario Uther riuscì comunque a dissipare tutto il carisma che esercitava sulle folle dell'Est in un solo giorno. In quel dì oscuro, in quell'alba di follia, il Sole sorse illuminando la piazza di Fujō-shi, la più empia e dissoluta delle città d'Oriente, disseminata di diecimila forche.
Il Giudice Pazzo, così lo chiamarono in seguito, aveva condannato l'intera città a morte. Forte dei ventimila uomini armati acquistati con l'oro delle requisizioni credeva di poter piegare la popolazione e costringerla a subire il supplizio con la mansuetudine di agnellini. Ma le cose andaro diversamente ...
Fujō-shi era perversa ma anche estremamente florida. La sua economia fondata su gilde di ladri e assissini, bordelli e case di piacere, mercanti di veleni e droghe di vario tipo aveva riempito le casse cittadine con un tale fiume d'oro che era impossibile quantificarne la reale ricchezza. Quel denaro scivolò dell'erario cittadino alle tasche dei mercenari assoldati da Uther Lothspell. In un attimo il Giudice Folle si ritrovò da solo contro trentamila uomini. La sentenza era stata pronunciata: morte, un orribile morte. Avrebbe subito tutte le torture che aveva ordinato di infliggere ai rei condannati da lui nell'arco della sua lunga carriera mentre i Taumaturghi d'Oriente mantenevano in vita il suo corpo e vigile la sua mente. Dopo ciò il suo corpo sarebbe stato bruciato e le ceneri disperse nel vento. Il Giudice Folle non fece motto, non si mosse, ne implorò pietà.
Fu allora che accadde l'imprevedibile: improvvisamente una luce accecante lo investì tramutandolo in un mostro dagli infiniti volti e dall'aspetto terrificante. Quel mostro aveva scaglie più dure del diamante, più resistenti delle fondamenta stesse della terra e nulla poteva ferirlo: ne magia, ne acciaio. ne acciaio.
L'intervento divino salvò quel giorno Uther ma la sua vita non durò a lungo. Zoikar, quel giorno, aveva ordinato al suo servitore di mutare natura. Un Giudice doveva commisurare pietà e zelo, compassione e risolutezza, giustizia e misericordia. Ma Uther era sordo da quell'orecchio. Così il Giusto decise di sturarglielo.
Si racconta che una notte lo si udì urlare disperato. Blaterava che la voce del suo Dio lo stesse assordando.
Lo trovarono morto. Il cuore scoppiato in petto e i timpani completamente sfondati.
[Variabile magica, difensiva, personale 10/25. Il corpo del caster viene ricoperto da scaglie come se mutasse nella legendaria bestia divina nota come Leviatano.]

Note: //



 
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view post Posted on 4/7/2015, 13:14
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- la vedetta -


Di tutte le sfortune che gli venissero in mente, Mikail non riusciva a immaginarne una peggiore dello stare rannicchiato sulla coffa di una nave fluviale perduta in mezzo all'oceano durante una tempesta.
Se la prima onda aveva spazzato il ponte gettando in mare il vecchio nostromo, la seconda aveva picchiato più duramente sui loro corpi e la nave stessa aveva rischiato di ribaltarsi; una qualche manovra del timoniere aveva permesso all'imbarcazione di tagliare diagonalmente l'onda, impedendo che la nave si rovesciasse, ma l'impatto aveva comunque spezzato il braccio di tribordo del secondo albero, la cui velatura, squarciata e impregnata d'acqua, era inservibile.
Prendendo il coraggio a due mani, la giovane vedetta riuscì a sporgersi ancora oltre la balaustra, guardando con orrore i flutti che si infrangevano a distanza e davano vita a nuove onde. Non riusciva nemmeno a immaginare cosa sarebbe potuto accadere se la nave non avesse retto: ancora una di quelle bordate d'acqua e sarebbero colati a picco, tutti loro, con davvero scarse possibilità di sopravvivere.
Si leccò le labbra, come faceva spesso nei momenti di nervosismo, e sentì il sapore dell'acqua salmastra, la stessa che -spinta dal vento feroce- gli picchettava con violenza il volto, tanto che gli sembrava di venire trapassato da tanti aghi estremamente sottili.
Se possibile, il cielo sopra di loro si oscurò ancora di più e l'orrore delle nubi cariche di pioggia venne squarciato da due lampi che andarono a incrociarsi.
Grazie a quella repentina illuminazione riuscì a scorgere la figura di un uomo che, dandogli le spalle, si stagliava sulla polena della nave. Sembrava quasi volesse sfidare il mare e le forze che lo muovevano.
Le onde che andavano sollevandosi non riuscivano a toccarlo, gli passavano intorno, infrangendosi sullo scafo, come domate dalla sua sola volontà.
Mikail capì, o gli parve di capire -ché forse era solo la sua immaginazione, il suo disperato desiderio di salvarsi- che doveva trattarsi del capitano. Quello stesso capitano che non si era fatto vedere all'imbarco né per il resto del viaggio, che aveva permesso a ben due donne di salire a bordo, ora stava in piedi sulla polena a guardare il mare come a volerlo convincerlo a lasciarli andare.
Un pazzo, non c'erano altri modi per definirlo. Si erano lasciati ingaggiare da un pazzo.
Un nuovo lampo attraversò il cielo e in quella nuova vampa di luce, Mikail riuscì a vedere il capitano che allargava le braccia ma un'onda, più irosa delle altre, lo inghiottì.
Un attimo dopo, la polena era vuota; quell'uomo -il capitano o chiunque fosse- era stato reclamato dal mare.
Trascorsero ancora pochi secondi, poi il mare sembrò placarsi e lentamente le nubi andarono diradandosi. In pochi attimi il cielo era sgombro, il mare era tornato a una calma piatta e una leggera corrente li sospingeva in avanti.
La tempesta era cessata con la scomparsa di quell'uomo, chiunque egli fosse. Doveva essere stato lui ad attirare tutte quelle sventure -un maledetto dagli abissi, non c'era altra spiegazione.
Mikail inspirò a fondo, godendosi l'aria di mare e la sottile brezza che gli arrivava. Quasi non riusciva a credere a ciò che aveva visto e anzi, un senso di angoscia gli montava dentro nel rendersi conto del prodigio che era accaduto.
Si guardò intorno -o meglio, guardò verso il basso, in direzione del ponte- come a volersi assicurare di non essere il solo ad essersi accorto di quegli avvenimenti, desideroso di una conferma.
Riuscì solo a sollevare lo sguardo e la vide, sorprendentemente. Non era forse precisamente dove doveva essere, a giudicare dalle parole di Eski: l'avevano trovata con qualche giorno di anticipo, ma quella gioia improvvisa non riuscì ad essere placata dal dubbio.
Davanti a lui si stagliava il profilo di un isolotto, piccolo e coperto di vegetazione, con un piccolo monticello in cima; riusciva a scorgere, sulla sponda ovest, il relitto inclinato di un grosso galeone, forse una vecchia nave da guerra, dalle vele nerastre e ridotte a brandelli.
Sollevò le braccia e urlò, con quanto fiato aveva in corpo,
« Terra! Che Voljund mi protegga, terra!
Siamo arrivati, terra! »


CITAZIONE
Eccoci qua. Dopo il brutto momento trascorso a lottare con la furia del mare, sembrate essere giunti al termine delle vostre peripezie. Non essendovi difesi dall'onda precedente, la nave e tutti coloro che non hanno utilizzato difese adatte, subiscono un danno alto al fisico. La vostra imbarcazione non è al massimo della forma, uno dei due alberi si è spezzato e non potete ripararlo lì dove vi trovate (questo porta la vostra velocità di navigazione a due nodi) ma, al diradarsi delle nubi, la vedetta vi avverte che siete finalmente giunti alla vostra destinazione: l'isolotto sperduto nell'oceano e il relitto che stavate cercando.
Come al solito, si agisce in confronto, sta a voi decidere cosa volete fare adesso.
CITAZIONE
HP: 30/50.
Velocità: 2 nodi.
Equipaggio: 38 uomini.
Morale Equipaggio: Molto Basso.
Potenza di fuoco: 6 pezzi da 12 per fiancata (equivalenti a un danno Medio AoE).
Carico: 1/4.
Viveri per: 4 giorni.

Per questo turno avete una sei giorni, fino alle 23.59 di giorno 10.
 
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Palantír de la nuit
view post Posted on 10/7/2015, 17:40




Rintanato sotto il castello di poppa, le braccia a coprire la testa come se potesse davvero servire a qualcosa, Funes non si accorse che le raffiche di acqua e vento cominciarono a diminuire per poi svanire del tutto, con la stessa velocità con cui erano arrivate.
Era rimasto il silenzio, e il cielo sgombro. Aprì piano gli occhi: il bruciore di salsedine e lacrime lo colse improvviso, costringendolo a serrarli di nuovo. Accadde così per alcune volte, finché alla sua vista non si presentò un’immagine dapprima sfocata, poi sempre più precisa.
Il vecchio respirava, a fatica ma era salvo. L’unico, oltre al capitano, che poteva riportarli a casa. L’aria e il sollievo riempirono i polmoni e l’anima del ragazzo. Si sollevò, cercò lo sguardo degli altri marinai e degli ufficiali, un loro cenno d’intesa. Siamo vivi…
Voleva gridare loro, correre ad abbracciarli, rincuorarli. Ma una parola venuta dall’alto fu più significativa di ogni sua esternazione di gioia; più forte di ogni onda e di ogni fulmine della tempesta trascorsa.

Terra!

Un sussulto, il cuore in gola. La gioia di poter mettere di nuovo piede sulla terraferma.
Corse verso prua, guardò oltre il parapetto del ponte. L’isola era lì, abbastanza lontana da poter essere racchiusa nella sua mano davanti al viso, eppure abbastanza vicina da far gioire l’equipaggio.
Si voltò verso il resto della ciurma, corse loro incontro con un sorriso sincero, abbracciò chiunque incontrasse, distribuì pacche sulle spalle. « Ben fatto, signori! Sbarchiamo e facciamo questo maledetto recupero. »
Si guardò intorno. Poco distanti, il sacerdote dai capelli innaturalmente chiari e la donna dagli occhi di serpente fissavano non l’isola, ma un punto vicino ad essa in cui qualcosa sembrava sorgere dal mare. Il relitto. Si rese conto che fra gli ufficiali di bordo quei due erano i più concentrati sull’obiettivo, per cui sarebbe toccato ancora una volta a lui occuparsi del resto. Guardò ancora i visi dei marinai, le cicatrici di gente che aveva dovuto impilare tutti i cadaveri che aveva ucciso per issarsi sopra gli altri e sopravvivere. Decise infine che con una ciurma di mercenari senza alcool né scrupoli, che potevano ammutinarsi da un momento all’altro contro coloro che non avevano fatto nulla per difenderli da una tempesta, sarebbe stato lui a tenerli stretti dalla parte della squadra del Boia.
Alzò il pugno, sperando che la sua voce suonasse incoraggiante.
« Una botte di rum al nostro ritorno a chi viene a far provviste con me sull’isola! »
Un mormorio si diffuse fra gli uomini, e infine quattro persone avanzarono verso Funes. In una di esse il ragazzo riconobbe Loras, lo straniero dai capelli lunghi e dagli occhi inquietanti che l’aveva seguito anche a Dorhamat.
______________________________________

La vegetazione si era fatta sempre più fitta nella foresta che sormontava la collina al centro dell’isola. Il gruppo di Funes si era diretto in quella direzione nella speranza di trovare qulche animale o frutto selvatico da poter aggiungere alle provviste che ormai scarseggiavano per il viaggio di ritorno. Di animali, nemmeno una traccia. Frutti… Loras si era caricato le braccia degli strani frutti rossastri che crescevano sugli alberi dell’isolotto, ma Funes non era sicuro che fossero commestibili. Provò a richiamare alla memoria qualche dettaglio di tomi che aveva sfogliato sui resoconti di navigazione, ma all’epoca aveva li sempre reputati i vaneggiamenti privi di interesse di gente che era stata troppo tempo con la testa sotto il sole. Dunque prese egli stesso uno di questi frutti, un pomo dai colori delle pesche e la grandezza di una noce di cocco, e lo tagliò a metà con il coltello per provare ad assaggiarlo. Non fece nemeno in tempo ad annusarlo.

La terra trema! Si resse al primo tronco che trovò per non cadere. Che diavoleria era mai quella? Non sapeva di isole che danzavano sulla superficie del mare, a meno che…
Con un gesto felino scalciò la terra sotto di sé e poi anche l’aria, scalando gli alberi con facilità, tagliando i rami laddove non lo lasciavano passare. Non ci volle molto prima che sbucasse a rivedere il cielo: si issò sulle fronde più alte e volse lo sguardo verso la spiagga dove i compagni avevano ormeggiato la nave. Quel che vide non gli piacque: l’imbarcazione e il relitto erano scossi da un violento ribollire delle acque intorno a loro, e l’intera isola sembrava riscuotersi dal torpore.
Simb… Sindib… come si chiamava quel tale che… oh, cazzo.
« Loras! » gridò. « Portali in salvo alla nave, presto! »
Ricordava quel libro, più un’accozzaglia di storie per bambini che un reale resoconto, eppure ben scritto e divertente, che lo tenne impegnato una settimana d’estate, quando all’Università non vi erano lezioni e il caldo del meridione impediva di fare qualunque cosa che non fosse stare a leggere a pancia in giù sul marmo fresco dei cortili dell’antico palazzo nanico. Ricordava di aver letto degli avvistamenti di creature marine grandi come una città, ma non avrebbe mai scommesso che si sarebbe trovato a camminare su di uno di quegli abomini. Eppure quella sembrava in quel momento la spiegazione più logica possibile, pensava mentre si dirigeva verso la nave a rotta di collo, coprendo la distanza alla massima velocità che i suoi salti a mezz’aria gli permettevano.
« Tutti a bordo, siamo in pericolo! »
Quasi non riuscì a finire la frase che un tentacolo grande quanto l’albero maestro di un veliero si abbattè su di lui. Non aveva tempo per pensare, la sua mossa fu dettata dall’istinto: si abbassò e lasciò che l’arto continuasse la sua corsa folle. Non c’era tempo: dovevano stare tutti sul ponte per evitare che la creatura si inabissasse, lasciandoli inermi per poi divorarli.


Corpo: 75% - 5% = 70%
Mente: 100%
Energia: 95% - 5% - 10% = 80%

CS: 1+2+2=5 intelligenza

Coltello: Impugnato.

Abilità passive:
Funes può stabilire razza e classe del bersaglio al solo sguardo. [Abilità passiva razziale umana: Diffidenza, 6 utilizzi]
Funes può reperire informazioni generiche sul luogo in cui si trova, sul suo passato e sulle persone più importanti legate ad esso. [Abilità passiva del talento Informatore lv. 1: Conoscenza, 5 4 3 utilizzi]
Funes può reperire informazioni dettagliate su di un luogo o una situazione specifica nel suo passato immediato. [Abilità passiva del talento Informatore lv. 2: Investigare, 6 utilizzi]
Funes può stabilire come il bersaglio ha suddiviso le tre risorse al momento dell’utilizzo dell’abilità. [Pergamena del Mago Studio ingegnoso: passiva, 6 utilizzi]
Funes può riconoscere se ciò che gli viene detto corrisponda o no al vero. [Abilità passiva del talento Informatore lv. 1: Smascherare, 6 utilizzi]
Funes può comprendere, ma non parlare, qualsiasi lingua di Theras afferrandone il senso. [Abilità passiva del talento Informatore lv. 2: Poliglotta, 6 utilizzi]


Tecniche attive:
небо - cielo. Abilità personale fisica: volo per due turni e aggiunta di due unità CS in Intelligenza alla riserva; potenza Media (Basso energia, Basso fisico)
действие - azione. Abilità personale fisica: schivata di livello Basso e aumento delle CS di due unità all’Intelligenza; potenza Media (Basso energia, Basso mente)

Note:
Come da confronto; infine uso una schivata di livello Basso per proteggermi dall’attacco del kraken. Il punto CS che ho all’inizio è quello che avevo dimenticato di segnare che mi rimaneva dal turno precedente (l’ho segnalato qui. A voi!
 
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Shavronne
view post Posted on 10/7/2015, 17:49









Il primo, singolo urlo di speranza arrivò alle sue orecchie come il più piacevole dei suoni. Hebiko corse verso la prua della nave e, con la mano sopra gli occhi a schermare il sole, ebbe la conferma di quelle parole. All'orizzonte si stava estendendo sempre più chiaramente la sagoma di un isolotto ricoperto dalla vegetazione. Un'occasione perfetta per poter sbarcare e riparare i danni che la loro imbarcazione aveva subito a seguito di quella spaventosa tempesta.
Assaporò con tutta se stessa l'istante in cui i suoi piedi affondarono nella sabbia della spiaggia. In quel momento si rese conto di quanto le fosse mancata la terraferma: camminare senza la costante presenza delle onde e del loro movimento, aver la possibilità di muoversi senza limiti o confini e abbandonare quell'umidità che giorno dopo giorno si stava facendo sempre più pressante. Anche l'aria le sembrò diversa, più piacevole.
Osservò con una punta di preoccupazione i marinai occupati nelle riparazioni sotto la direzione del mastro d'ascia. Anche il suo occhio per nulla esperto riusciva a rendersi conto della serietà dei danni che avevano riportato. Si lasciò scappare un sospiro di rassegnazione, poi si voltò verso Ovest dove prima aveva visto la carcassa di un relitto incagliato. Lei si sarebbe diretta lì con Erein, avevano deciso di esplorarlo in cerca di indizi sul luogo.
In realtà un secondo motivo l'aveva spinta verso quella ricognizione: aveva bisogno di allontanarsi. Voleva stare sola, era stanca della convivenza forzata con la ciurma. Si era immaginata un mondo irreale, aveva pensato ai pirati come a persone diverse, assetate di avventura, crudeli e carismatiche. Ma con lo scorrere del viaggio le sue aspettative si erano sempre più sopite fino a spegnersi.

Percorse il tratto di spiaggia accompagnata da Erein fino a raggiungere il relitto. Una volta arrivata si avvicinò alla carcassa ignorando l'acqua che spinta dalle onde ormai le aveva superato i piedi. A catturare il suo sguardo fu la polena, un mostro marino armato di diversi tentacoli con una grossa spada conficcata in bocca. Si interrogò curiosa sul motivo della sua presenza in quel luogo dimenticato dal mondo poi provò a issarsi per salire a bordo. Tra le mani il legno marcio, avvolto dal muschio e dalle alghe, si spezzò non appenda la sua stretta fece pressione. Sbuffò irritata, non avrebbe mai retto il suo peso. Si girò verso il suo compagno per comunicargli l'impossibilità dell'arrampicata quando, con un misto di stupore e invidia, lo vide librarsi nell'aria. L'idea di restare indietro non le piacque affatto. « Mi aiuti a salire? » Alla sua richiesta Erein tornò a terra porgendole le mani. Lei gli si avvicinò e in un battito di ciglia si ritrovò tra le sue braccia, sospesa nel vuoto. Istintivamente si strinse attorno al suo collo, inizialmente con paura poi la sua presa si fece più delicata. Non aveva mai provato quella sensazione, stava volando.
Assieme si diressero verso la nave, non avevano rinunciato alla ricerca di informazioni utili. Provarono a entrare ma quando varcarono la soglia un enorme scossone fece muovere le pareti attorno a loro, alcune travi di legno con un secco schiocco si spezzarono poco distante. I due si guardarono incerti poi decisero di proseguire. Non riuscirono ad avanzare molto, questa volta con un rumore assordante sentirono l'intero relitto sollevarsi di colpo e l'impatto fu talmente violento che Hebiko sfuggì dalle braccia di Erein. La nave era volata in mare e stava per inabissarsi.
Appena la ragazza emerse per vedere cosa fosse successo rimase pietrificata. Davanti a lei era comparso un enorme mostro marino munito di numerosi tentacoli uncinati. Provò a chiamare il suo compagno ma la voce le si strozzò in gola, uno degli enormi tentacoli si stava muovendo a grande velocità verso di lei.
Chiuse gli occhi per un istante e nella sua mente si susseguirono immagini, suoni e odori distanti, nascosti nei meandri più remoti dei suoi ricordi. Poi vi fu il principio, l'inizio di tutto e la base della sua razza: puro e semplice istinto. Quando le sue palpebre si riaprirono il corpo si mosse senza l'ausilio della ragione. Raggiunse il legno nero della nave quasi del tutto inabissata e il tentacolo si schiantò contro di essa frantumandone una parte e sbalzando il suo corpo qualche metro più distante. Sentì l'acqua avvolgerla interamente prima di riemergere una seconda volta. Diversi pezzi della sua pelle bianca, ormai privi di vita, si stavano staccando e avevano iniziato a galleggiare tutt'attorno a lei. Il suo fisico aveva iniziato a rigenerarsi.



B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%
Energia [150] - Fisico [75] - Mente [75]



۩ Stato fisico: 65% (danno alto - contusione alla schiena)(danno medio - impatto)(cura di un alto)
۩ Stato mentale: 65%
۩ Riserva energetica: 120%
۩ CS: 1 Istinto
۩ Abilità passive:
CITAZIONE
Pergamena campione: guarigione vigorosa. Le tecniche di guarigione usate dal campione sono molto più potenti di quelle usate da altri. Consumando un utilizzo di questa passiva, il campione può rendere la propria successiva tecnica di guarigione di potenza pari al consumo.(Numero di utilizzi: 6->5)

CITAZIONE
Pergamena campione: guarigione fortificante. Consumando un utilizzo di questa passiva quando si utilizza una tecnica di cura, Hebiko può aggiungere 1CS in istinto alla propria riserva.(Numero di utilizzi: 6->5)

۩ Abilità attive:
CITAZIONE
Istinto primordiale Hebiko, come tutti gli Hachurui, possiede ricordi della propria stirpe. Normalmente essi provengono dai genitori o delle generazioni più recenti, mentre più si cerca di scendere nel passato più le immagini si fanno offuscate e confuse. La principessa serpente con un notevole sforzo è riuscita a penetrare nei meandri più antichi dei ricordi, dove immagini o pensieri restano troppo oscurati dall'essenza della razza stessa. Ricordando le origini della sua stirpe Hebiko acquisisce un istinto primordiale, eredità dei suoi avi.
Abilità personale(6/25): la tecnica è un power up di natura psionica. L'utilizzatore aggiungerà alla riserva 4 CS all'istinto spendendo un consumo medio alla mente, come se perdesse il contatto con la realtà.
Consumo alla mente: medio

CITAZIONE
Cambio muta Verrebbe da chiedersi come faccia Hebiko ad avere una pelle perfetta, senza nessun'impurità di sorta e senza cicatrici. La risposta è semplice: il cambio muta. Questa caratteristica tipica della sua razza le permette di ricambiare letteralmente un tessuto o una parte del corpo danneggiata. L'utilizzo di questa tecnica non serve solo a soddisfare la vanità della principessa, ma è una vera e propria cura contro qualsiasi tipo di danno subito dal corpo.
Abilità personale(8/25): è una tecnica di guarigione di natura fisica in grado di curare danni sul corpo pari ad un grado inferiore dell'energia spesa. Il costo della tecnica è variabile in quanto può spaziare da un semplice ricambio di un lembo di pelle alla sostituzione di un intero arto.
Consumo all'energia: variabile (alto)

۩ Equipaggiamento:
Kasabuki: Arma da mischia: katana.
Aghi d'oro: Arma da lancio: aghi appuntiti.
Pugnale: Arma da mischia: pugnale.
Denti del serpente: Arma naturale da mischia: denti.
۩ Note: Mi difendo dall'attacco del tentacolo parzialmente consumando le 4 cs guadagnate con istinto naturale poi mi curo per una quantità alta il fisico con cambio muta(Con la passiva guadagno una cs in istinto).


 
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view post Posted on 10/7/2015, 19:02

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La nave ciondolava quietamente sulle acque placide del largo delta del fiume che dava accesso al mare.
Sua Altezza Siegfried per grazia degli Dei Re di Deyrnas rigettava assai poco regalmente la cena a base di crostacei dal parapetto della nave.
«Datti un contegno gli uomini ci guardano…» – ordinò la Regina sussurrandogli all’orecchio in un ottima imitazione della moglie premurosa che regge la testa al marito indisposto ma riservandogli un tono più algido del cuore di Kjed - « … e se vomiti ora che navighiamo su una tavola, figuriamoci cosa farai in mare aperto! Per tutti e dodici gli dei se non ci prende qualche tempesta sarà il tuo rivoltante vomito ad annegarci!»
Mornie era irritata e nessuno sapeva dire il perché. In fondo aveva chiesto lei di viaggiare fino ai lidi di quella sperduta isoletta nel mare. La motivazione ufficiale era stata “andremo a trovare cugini” di chi fossero questi cugini e perché mai fosse necessario fargli visita nessuno aveva osato domandarglielo.
«Q-quel libro è co-così dannatamente importante?» – biascicò il Re.
L’elfa gli strinse il grasso intorno alle braccia con un pizzico - «Sei un idiota Siegfried! Un dannato caprone del Nord, come tutti questi zotici che ti porti dietro! Noi stiamo andando a trovare dei cugini. Nessuno deve sapere del libro, nessuno! »
«Quale libro?»
Mornie perse colore. Quel figlio che tanto amava stava per scoprire qualcosa che mai avrebbe dovuto sapere. Abbandonò il marito e corse ad inginocchiarsi dinnanzi la sua creatura accarezzandogli i capelli, riservano a lui quell’amore che non era capace di esprimere nei confronti di nessun’altro.
«Non è nulla di importante tesoro, solo un vecchio libro che la mamma vuole leggere. Ma è un segreto capisci? Non voglio che gli altri lo sappiano … »
Il piccolo Erein annuì seriamente - «Capisco… »- disse poi con il tono di una confidenza -«..anche io nascondo i giocattoli da Loghan. Lui li ruba e mi li rompe tutti per dispetto. Potrebbe chiedermeli, potremmo giocarci insieme ma lui li vuole tutti per se … Vuole sempre tutto per se!»
Sul volto della donna apparve un sorriso gelido, quasi una smorfia - «Un giorno, tesoro mio, tu avrai tutto ciò che vorrai e nessuno oserà portartelo via.. »
Si alzò, lanciò un occhiata al capitano - «Voglio procedere alla massima velocità, capitano. »

Chissà per quale ragione gli era tornato in mente quell’episodio … Stavano per morire nel peggiore dei modi, sperduti nelle acque e con la nave a pezzi dopo una tempesta eppure quello era il ricordo che gli affiorava più spesso in testa. Forse, forse era perché anche lui si era imbarcato come la madre in cerca di un libro e probabilmente la ricerca si sarebbe conclusa un in nulla di fatto come era stato per la madre. Solo che quella nave era tornata a casa, la loro probabilmente no.
L’urlo di giubilo della vedetta che annunciava terra in vista lo riscosse dai suoi pensieri.
L’isolotto deserto sembrò agli occhi dei naviganti più dolce della terra natia ma gli occhi del Re Stregoni erano tutti per il relitto incagliato poco distante dalle coste.
Non appena approdarono Erein fece la cosa che gli sembrò più logica: cercare informazioni. Non aveva bisogno di mandare uomini in avanscoperta gli era sufficiente utilizzare ciò che aveva appreso in anni di apprendistato nelle arti arcane e ciò che il suo retaggio elfico gli aveva donato. Sondò l’isolotto alla ricerca di forme di vita e si stupì nel constatare che ci fossero ben pochi animali. Chiamò a raccolta quelle poche forme di esistenza e chiese loro di individuare acqua, cibo, un rifugio … Concetti che persino un’intelligenza selvatica poteva comprendere ma nessuno rispose. Comunicò quella stranezza a chi era a portata d’orecchio, la cosa non sembrava affatto rassicurante.
Mentre parte dei naufragi si diede all’esplorazione dell’isola, il Re Stregone e la Donna Serpente decisero di dirigersi ad esplorare il relitto, in fondo erano partiti per quello.
Il cadavere della nave era, come prevedibile, in putrefazione. Cercare di arrampicarsi sul parapetto non era una buona anche prima che la donna-serpente fallisse nel tentativo.
Erein, però, sapeva volare … Levitando esplorò la zona dall’alto. Le acque intorno alla nave affondata erano nere come inchiostro, avvertì gli altri anche di quello. Saggiò la resistenza del ponte ma le assi marce non reggevano il suo peso, non c’era scelta doveva trasportare la maliziosa lady in braccio. Non appena furono entrambi pronti all’esplorazione qualcosa di inquietante accadde … La nave iniziò a rollare come presa dalla tempesta. Non si fecero spaventare e decisero di esplorarne l’interno ma …
Un’onda d’urto. Il relitto si capovolse. Hebiko gli sfuggì dalle braccia. Neri tentacoli, una forma mostruosa: un kraken. Erein sentì il tocco viscido di quei prolungamenti assassini e pregò di nuovo Zoikar perché lo sostenesse. Le spire dei tentacoli tentarono di stritolarlo, la ossa, muscoli e nervi sembrarono trasformarsi in acciaio. Era vivo, ma ben lungi dall’essere fuori dai guai.


CITAZIONE

D7g4Hgy
CS: 3 | Intelligenza| Corallo - utilizzato.
Critico 40| Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Fisico:75%
Mente: 75%.
Energia: 120%- 5% = 115%
Passive in Uso:
Volo (5/6)

Percezione della Vita ~ Percipere la vita che ci circonda è fondamentale. Una delle prime conoscenze che un Accolito della Magia delle Ombre deve acquisire è, per l'appunto, individuare l'aura degli esseri viventi intorno a se. E' un arte comune, che richiede anni d'addestramento per essere padroneggiata, ma i vantaggi ripagano abbondantemente lo sforzo.
[Amuleto dell'Auspex ~ 6 usi]

Figlio degli Elfi ~ Empatia

C'è sempre stata un'affinità singolare tra Primogeniti e creature della natura. I più arditi osano dire che tra un elfo e una comune bestia non c'è molta differenza, intelletto e aspetto a parte. Istintivi, territoriali, schivi, emotivi, spesso selvaggi ecco a cosa si sono ridotti i Primi Nati. Non stupisce, dunque, che ormai siano considerati al pari di belve rare. Mia madre era un'elfa, tutto il contrario di una selvaggia e decisamente poco incline ad interpretare lo stereotipo -ormai dilagante - del personaggio silvano, vestito di foglie e agghindato con collane fiorite. Era severa, nobile, sfacciatamente consapevole della sua avvenenza. In quanto Alta Sacerdotessa dell'Ordine Rosso non mancava mai di indosssare la cappa scarlatta simbolo del suo rango; come Regina era abituata a coprirsi di sete e gioielli. Non credo di averla mai vista inzaccherarsi di fango, cacciare o guidare qualcuno in una foresta. Ma certo usava i doni di cui la sua razza dispone.
Il più affascinante, credo, era quello che le consentiva di comunicare con gli animali e riceverne una lealtà che nessun suddito o devoto servitore può dare. Riusciva a comprendere il pensiero e la natura di ogni creautura della natura fosse essa un cinghiale o fringuello, una piccola mosca o un gigantesco stallone da guerra.
Spesso veniva a conoscenza di notizie segretissime, di fatti avvenuti a leghe e leghe di distanza e nessuno sapeva come fosse possibile. Un giorno la vedi colloquiare con una minuscola formica e capii ...
Usava gli animali come spie e se necessario come una sorta di sua personalissima scorta. Chiesi di insegnarmi e lei dopo aver constatato che quella capacità apparteneva a me tanto quanto ad un qualunque altro figlio dei Primogeniti mi istruì. Il dono di parlare e dare ordini alle bestie non ha certo ben influenzato la mia fama, confermando le voci che mi dicevano promiscuamente vicino alla magia oscura ... Ma non è certo una buona ragione per smettere di usarla.
[Personale 8/25. Passiva. Il personaggio è in grado di rapportarsi a qualunque tipo di animale come se fosse a lui affine, non ostile e come se ci fosse un rapporto di fiducia da molto tempo. Il personaggio è in grado di capire i gesti ed i comportamenti degli animali istintivamente, come se li conoscesse da molto tempo. Potrà dunque impartire loro brevi e semplici comandi; inoltre, non sarà da loro mai avvertito come ostile o pericoloso, a meno che elementi esterni non ne influenzino l'istinto. Eventuali interazioni con animali non controllati dall'utente o presenti in Quest saranno a discrezione degli altri giocatori coinvolti o del Quest Master di turno. (5/6) ]



Attive:

Leviathan o Zoikar


I Corvi, Caino, Basiledra, il Re che non perde mai, il Leviatano, il Sovrano. Quale affascinante cultura possiede la federazione di Regni più nota e potente di tutto il Dorthan! Non conosco la storia dei Preti Neri di Acque Perdute, ma conosco il culto di Zoikar e riconosco nel Sovrano l'alter ego del Giusto. Una vecchia, sconosciuta leggenda dei Primogeniti racconta di un Alto Sacerdote di Zoikar, Uther Lothspell, che esercitava il suo ufficio di Voce della Legge tra gli uomini empi del decadente oriente. Costui era temuto, rispettato e riverito nonostante la sua venuta significasse una e una sola cosa: lavoro, molto, moltissimo lavoro per il Boia.
Zelante, devoto fino alla follia, cocciuto, arrogante, autoritario Uther riuscì comunque a dissipare tutto il carisma che esercitava sulle folle dell'Est in un solo giorno. In quel dì oscuro, in quell'alba di follia, il Sole sorse illuminando la piazza di Fujō-shi, la più empia e dissoluta delle città d'Oriente, disseminata di diecimila forche.
Il Giudice Pazzo, così lo chiamarono in seguito, aveva condannato l'intera città a morte. Forte dei ventimila uomini armati acquistati con l'oro delle requisizioni credeva di poter piegare la popolazione e costringerla a subire il supplizio con la mansuetudine di agnellini. Ma le cose andaro diversamente ...
Fujō-shi era perversa ma anche estremamente florida. La sua economia fondata su gilde di ladri e assissini, bordelli e case di piacere, mercanti di veleni e droghe di vario tipo aveva riempito le casse cittadine con un tale fiume d'oro che era impossibile quantificarne la reale ricchezza. Quel denaro scivolò dell'erario cittadino alle tasche dei mercenari assoldati da Uther Lothspell. In un attimo il Giudice Folle si ritrovò da solo contro trentamila uomini. La sentenza era stata pronunciata: morte, un orribile morte. Avrebbe subito tutte le torture che aveva ordinato di infliggere ai rei condannati da lui nell'arco della sua lunga carriera mentre i Taumaturghi d'Oriente mantenevano in vita il suo corpo e vigile la sua mente. Dopo ciò il suo corpo sarebbe stato bruciato e le ceneri disperse nel vento. Il Giudice Folle non fece motto, non si mosse, ne implorò pietà.
Fu allora che accadde l'imprevedibile: improvvisamente una luce accecante lo investì tramutandolo in un mostro dagli infiniti volti e dall'aspetto terrificante. Quel mostro aveva scaglie più dure del diamante, più resistenti delle fondamenta stesse della terra e nulla poteva ferirlo: ne magia, ne acciaio. ne acciaio.
L'intervento divino salvò quel giorno Uther ma la sua vita non durò a lungo. Zoikar, quel giorno, aveva ordinato al suo servitore di mutare natura. Un Giudice doveva commisurare pietà e zelo, compassione e risolutezza, giustizia e misericordia. Ma Uther era sordo da quell'orecchio. Così il Giusto decise di sturarglielo.
Si racconta che una notte lo si udì urlare disperato. Blaterava che la voce del suo Dio lo stesse assordando.
Lo trovarono morto. Il cuore scoppiato in petto e i timpani completamente sfondati.
[Variabile magica, difensiva, personale 10/25. Il corpo del caster viene ricoperto da scaglie come se mutasse nella legendaria bestia divina nota come Leviatano. Consumo: basso]

Note: //



 
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LordDreamer
view post Posted on 12/7/2015, 15:33










« Terra! Che Voljund mi protegga, terra! Siamo arrivati, terra! »

Mai parole suonarono più soavi alle orecchie di Loras, la nave aveva iniziato a cedere sotto gli urti delle tempesta, uno degli alberi era finito in mare, per un attimo fu convinto di morire lì ma davanti a loro una piccola isola si faceva strada nella tempesta.

Sbarcò insieme a Funes e ad altri membri della ciurma, loro sarebbero andati alla ricerca di cibo mentre gli altri due ufficiali andavano ad esplorare il relitto e il resto dell’equipaggio avrebbe provveduto a riparare la nave.

Camminarono verso l’interno dell’isola, il terreno era in salita e intorno a loro la vegetazione sempre più fitta ma di animali nemmeno l’ombra.

Quando Loras capì che la caccia sarebbe stata poco propizia alzò gli occhi verso la cima degli alberi in cerca di frutta, dopo tanti giorni per mare della frutta fresca sarebbe di sicuro stata gradita da tutti.
Notò in cima ad alcuni degli alberi dei frutti strani, grossi quanto una noce di cocco ma color pesca, subito Loras diede prova della propria agilità e si arrampicò a raccoglierne qualcuno, sperava arrivato in cima ad un albero di riuscire a vedere qualcosa di più che dal terreno ma la vegetazione era abbastanza fitta da impedirgli la visuale pur da quell'altezza.

Fece in tempo a scendere e a vedere i suoi compagni analizzare la frutta appena raccolta che la terra iniziò a tremare, fece qualche passo all'indietro prima di riacquistare l’equilibrio, Funes urlò a tutti di aggrapparsi ad un tronco e iniziò a salire verso l’alto. Loras si aggrappo al tronco più vicino quando la terra si scosse ancora con più forza

“Un terremoto in mezzo all'oceano?”

Sentiva in lontananza il vociare dell’equipaggio, sotto consiglio di Funes, Loras iniziò a correre con i tre marinai verso la spiaggia quando in prossimità di essa una scossa più forte gli sbalzò in acqua, bevve un po’ di acqua salata e riemerse tossendo, “l’isola” se ancora così poteva chiamarsi si stava alzando di altitudine e giganteschi tentacoli uncinati fendevano l’aria. Loras diede mano al suo bastone ma gli attacchi del mostro erano troppo forti, ne scansò uno ma quello successivo si abbatté in pieno sulla sua schiena riportandolo sott’acqua a bere.





LORAS

- Basso: 5% - Medio: 10% - Alto 20% - Critico: 40%

Fisico: 125 - 20 = 105 - ? = ?%

Mente: 75%

Energia: 100%

Note: Loras non si difende dagli attacchi e un tentacolo lo sbatte a terra
Mi scuso per il ritardo, non ho scusanti mi sono semplicemente dimenticato del giorno della consegna, sto andando a fustigarmi se volete venire.

 
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view post Posted on 23/7/2015, 00:01
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- il vecchio e il mare -


Eski riaprì gli occhi lentamente, costretto al risveglio dalle scosse repentine che tormentavano lo scafo ridotto ormai in condizioni che avrebbero fatto pietà al cuore più incancrenito di Dorhamat. Ciò che vide gli fece desiderare di tornare all'incoscienza beata del suo svenimento: un kraken, un vero e proprio mostro degli abissi, giganteggiava sulla loro bagnarola perduta negli oceani alla stregua di una barchetta di carta lanciata in un mare troppo grande per potere essere navigato o anche soltanto per pensare di riuscire a giungere a destinazione indenni.
I tentacoli del mostro fendevano l'aria e si abbattevano sull'acqua furiosamente, si riusciva a vederli affondare sollevando tripudi di schiuma che coronavano altrettante onde già lanciate a spazzare il ponte della nave.
La parte più impressionante però era il non vedere più quelle protuberanze, era inquietante la consapevolezza che benché non vedessero le ventose e gli artigli che da queste si dipartivano, ognuno di quei tentacoli sarebbe potuto spuntare fuori a reclamare la propria parte nel massacro che era facile presagire.
Non ci voleva un lupo di mare della sua esperienza per arguire il seguito e il fatto che nessuno fra gli ufficiali avesse pensato di dare l'ordine di caricare i pezzi denotava non solo la loro scarsa esperienza ma anche e soprattutto il poco controllo rispetto a una situazione del genere che probabilmente nessuno di loro si aspettava.
A fatica il vecchio riuscì ad aggrapparsi a una cima e puntellandosi con quella arrivò fino all'impavesata di tribordo. Fece appena in tempo a far passare la corda bagnata per le sbarre di ferro e a legarsela intorno alla vita che una serie di onde spazzarono il ponte con anche maggiore violenza: almeno una decina di uomini, colti di sorpresa da quella nuova sventura, finirono in mare gridando la loro angoscia -un grido a cui nessuno avrebbe dato risposta.
Un'onda più alta delle altre coprì il relitto che avevano inseguito, la meta del loro viaggio, facendolo inabissare. Quando il mostro parve placarsi, del relitto non c'era più nulla: l'ultima ondata doveva averlo spezzato in due e colato a picco in pochi istanti.
Della loro missione non esisteva più nulla, l'unico comando che rimaneva loro era provare in ogni modo a portare a casa la pelle, cosa di per sé non facile vista la situazione.
Con qualche difficoltà, Eski arrancò fino all'imboccatura che portava sottocoperta. Ululò ai cannonieri di portarsi ai pezzi, sperando con tutto il cuore che la polvere da sparo non fosse bagnata e inutilizzabile: in quel caso, non disponendo di una vera e propria santabarbara, non avevano speranze di sconfiggere quell'abominio.
Solo una manciata di secondi dopo, sollevando lo sguardo verso il castello di poppa, vide Lady Lai in piedi che con un sorriso sul volto sfidava il kraken. La donna aveva entrambe le braccia sollevate verso l'alto e dalla spuma delle onde intorno al mostro sorsero delle sfere bluastre che presero a vorticare intorno ai tentacoli con un moto a spirale che permetteva loro di aggirare le propaggini risalendo verso il corpo principale della bestia; raggiuntolo, su di esso si adagiarono, apparentemente senza sortire alcun effetto.
Il kraken, però, parve quasi impazzire: prese a dimenarsi e mentre nuove onde si sollevavano verso la nave, il mostro si inabissò.
Terrorizzato, Eski si lasciò scivolare sulle assi bagnate del ponte. In quel momento, spruzzi d'acqua sorsero intorno alla nave; colonne d'acqua alte una trentina di metri circondavano l'imbarcazione come sbarre di una prigione sottomarina. Poi accadde, i tentacoli si abbatterono sulla nave, iniziando a stritolarla. Il legno scricchiolò, sul punto di cedere.
Erano arrivati al capolinea.


CITAZIONE
Andiamo al sodo: in questo turno, godete dell'aiuto di Ulyssed e Lady Lai, entrambi intenzionati a non morire in mezzo all'Oceano. L'attacco dei tentacoli è da considerarsi una tecnica fisica di potenza Alta diretta contro la nave. Le colonne d'acqua invece sono una tecnica di contenimento magica di potenza Alta, per cui chiunque non sia a bordo della nave non potrà raggiungerla se non subendo un danno alto. Avete un turno per fare al Kraken un danno che ammonti a Mortale, per impedirgli di stritolare e distruggere la nave. Fate del vostro meglio.

CITAZIONE
HP: 30/50.
Velocità: 2 nodi.
Equipaggio: 28 uomini.
Morale Equipaggio: Basso.
Potenza di fuoco: 6 pezzi da 12 per fiancata (equivalenti a un danno Medio AoE).
Carico: 1/4.
Viveri per: 4 giorni.

Per questo turno avete sette giorni fino alle 23.59 di giorno 30.
 
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view post Posted on 9/8/2015, 11:11

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«Oh per l’amor del cielo!» – disse precipitando in acqua. Il mostro non poteva che essere un kraken. Il Re Stregone si convinse ancor più di aver in qualche modo offeso Voljund perché l’apparizione di quella ripugnante mostruosità non poteva essere un semplice, casuale sberleffo del Fato.
Riflettendoci, l’ Abisso aveva tutte le ragioni per essere corrucciato … Innanzitutto Erein aveva usato i suoi poteri per punire il genitore trasformandolo proprio in un kraken; aveva poi costretto una creatura dei mari ad abbandonare la sua liquida dimora e l’aveva asservita alla sua volontà; infine si era imbarcato per gli oceani senza offrire alcun tipo di sacrificio al potente nume abissale e nel momento del bisogno, cosa molto stupida, aveva levato una preghiera ad un altro dio. Si, non c’era dubbio, Voljund era irritato e andava in qualche modo placato ed Erein sapeva esattamente come. Acqua salmastra lo circondava, lo inzuppava, minacciava di annegarlo. Dinnanzi a lui troneggiava una creatura degli abissi. Il luogo, la vittima e l’occasione erano perfette, non ci sarebbero stati dubbi riguardo al destinatario della supplica che stava per elevare. Sollevò dunque le braccia grondanti e atteggiò il volto in una mistica espressione. Con la voce piena e profonda del celebrante esperto iniziò a salmodiare.
«Voljund, Signore degli Abissi Salmastri, Patrono di tutto ciò che è umido! Guida dei naviganti, Enigma incomprensibile, Seme che feconda le vele gonfiandone il ventre, ascolta la mia supplica! Ampio come il cielo è il tuo potere, incolmabile come l’Abisso la distanza che separa la tua grandezza alla nostra miseria di mortali, come il più fulgido degli astri notturni risplendi guidando i giusti e traviando chi t’offende. » – lunga doveva essere la preghiera e piena di molte lusinghe giacché la natura del dio a cui si rivolgeva era particolare - «Ascolta, ti imploro, le parole di questo profugo nel tuo liquido regno! Salvaci ! Ecco, secondo gli antichi riti, io ti offro un olocausto a te gradito. »
Distese a quel punto il braccio e indicò la bestia - «Acqua siamo, tutti noi. Acqua è la nostra carne, acqua sono le ossa, acqua è il nostro sangue. » – pronunciò a denti stretti mentre il prezzo del sacrificio che stava compiendo passava anche sul suo corpo. L’ululato della belva riempì gli orecchi del sacerdote mentre anche gli altri membri dell’equipaggio – a modo loro- lo aiutavano a placare la furia dell’Abisso. Erein vide uno dei grossi tentacoli piombare su di se, il calamaro gigante si contorceva in preda alla sofferenza. Non esitò, quell’enorme protuberanza avrebbe potuto schiacciarlo e farlo annegare.
Con uno schiocco secco il Re Stregone scomparve dall’acqua e riapparve pochi metri più in la, sul malconcio ponte della sua nave. La mostruosità marina si inabissava. Erano salvi, certo, ma in balia delle onde.

CITAZIONE

D7g4Hgy
[size=2]CS: 3 | Intelligenza| Corallo - utilizzato.
Critico 40| Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Fisico:55% (Autodanno)
Mente: 75%.
Energia: 120%- 5% = 115%
Passive in Uso:
Volo (5/6)



Attive:


Sangue in acqua, iniziazione di Voljund
Gli Annegati sono un ordine sacerdotale molto famoso negli Arcipelaghi al di là del mare. I membri di questa conventicola sono scelti tra coloro che il mare resituisce alla terra dopo i naufragi. Figli dell'Abisso vengono chiamati e il loro destino è quello di servire Voljund ed apprenderne i misteri. Ma l'Iniziazione è qualcosa che supera persino l'orrore del naufragio. Sfruttando il dono del Dio gli Annegati mutano il sangue dell'iniziato in acqua provocandogli profonde lesioni interni e un dolore immenso. Solo coloro che sopravvivono a quest'ultimo passaggio vengono vestiti degli stracci che distinguono gli Annegati.
[Personale 11/25. Magica, consumo Alto, danno al fisico]

Note: //



 
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Shavronne
view post Posted on 11/8/2015, 21:48









Restare a galla diventava ogni secondo più arduo, le onde si abbattevano contro il suo corpo con violenza inarrestabile. Ogni volta che sprofondava il gusto salato dell'oceano le invadeva i polmoni, martoriando la sua povera gola con secchi colpi di tosse. Nonostante tutto, i suoi occhi arrossati non persero mai il contatto con il mostro abissale. L'enorme figura si estendeva davanti a lei minacciosa e letale.
In quell'attimo nella sua testa un unico e cieco pensiero muoveva il suo corpo: sopravvivere. Aveva dimenticato la nave ridotta quasi a un relitto alle su spalle, la ciurma e le poche persone che aveva conosciuto in quel maledetto viaggio. Non si era nemmeno chiesta come avrebbe potuto reagire la bestia quando, tra una boccata d'aria e una bracciata tra le onde, il suo veleno l'avrebbe infettata. Ne liberò nell'aria una quantità incontrollata, tanto da sentire il suo corpo fremere per lo sforzo e prima ancora di vederne i risultati si era già mossa per l'offensiva finale. Una miriade di serpenti multicolore si diramarono sul pelo dell'acqua formando una ragnatela vivente. La moltitudine di teste si mosse verso il mostro abissale strisciando sul mare e immergendosi nelle onde a grande velocità. Le sue creazioni divennero le sue armi, i suoi arpioni per quella che era diventata una battaglia per la sopravvivenza. Le bocche dai denti ricurvi assalirono i tentacoli mordendoli e avvolgendoli fino a raggiungerne la base e il corpo. La bestia iniziò a dimenarsi freneticamente in balia del dolore; forse il suo veleno aveva colpito o forse era stato Erein con qualche maleficio. E mentre lei si muoveva la presa dei suoi servi si faceva più salda, poi improvvisamente dopo un verso orribile si iniziò ad abissare lentamente fino a sparire.
Era viva ma esausta, con la scomparsa di quel pericolo erano andate via anche le sue forze. Per un tempo indeterminato rimase inerme in mezzo al mare a fissare il cielo con le braccia spalancate cercando di assimilare e sopportare tutto quello che le era successo in quei giorni. Quando sentì la mancanza della sua piccola e squallida cabina finalmente si voltò verso la nave. Anche lei, senza alcuna competenza navale e da quella distanza poteva capire lo stato pessimo in cui versava l'imbarcazione. Mente iniziava l'estenuante nuotata le preoccupazioni e le paure tornarono ad assillarla nuovamente: Sarebbe riuscita a tornare a casa? Avrebbe rivisto la civiltà?



B. 5% - M. 10% - A. 20% - C. 40%
Energia [150] - Fisico [75] - Mente [75]



۩ Stato fisico: 65% (danno alto - contusione alla schiena)(danno medio - impatto)(cura di un alto)
۩ Stato mentale: 65%
۩ Riserva energetica: 60%
۩ CS: 1 Istinto
۩ Abilità attive:
CITAZIONE
Veleno mentale L'aspetto più pericoloso degli Hachurui è sicuramente quello riguardante il loro veleno. Hebiko ha plasmato questa sostanza secondo la sua personalità: un arma subdola quanto letale. Un gas inodore ed incolore, rilasciato dalla bocca, con la capacità di raggiungere con precisione la vittima designata. Esso, a differenza dei comuni veleni, andrà a colpire la mente del contagiato creando in lui la macabra convinzione di stare andando in putrefazione. Sebbene questa sostanza agisca sulla psiche gli effetti immaginati prendono realmente forma sul corpo dell'assoggettato, creando veri e propri decadimenti dei tessuti fisici del corpo.
Abilità personale(4/25): la tecnica è di natura psionica e ha un costo di energia pari ad alto. I danni causati invece saranno fisici e pari al consumo della tecnica stessa.
Consumo all'energia: alto

CITAZIONE
Serpenti Le emanazioni magiche della principessa riflettono la sua stessa natura. Il suo corpo è capace di generare serpenti magici dai più svariati colori e dimensioni in grado di mordere e stritolare i suoi nemici.
Abilità personale(2-3/25):Con questa tecnica di natura magica Hebiko può creare serpenti per svolgere un singolo attacco a un gruppo di avversari. Il danno provocato è diretto al fisico e pari a un livello inferiore al consumo.
Consumo all'energia: critico.

۩ Equipaggiamento:
Kasabuki: Arma da mischia: katana.
Aghi d'oro: Arma da lancio: aghi appuntiti.
Pugnale: Arma da mischia: pugnale.
Denti del serpente: Arma naturale da mischia: denti.


 
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view post Posted on 23/8/2015, 22:32
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- il vecchio e il mare -


Con l'inabissarsi del kraken, tutti tirarono un sospiro di sollievo, non ultimo il vecchio Ulysses, rimasto in ginocchio sul ponte di coperta a guardarsi intorno con aria intimorita. In tanti anni sul mare aveva assistito a meraviglie e orrori di ogni sorta ma non gli era mai capitato un viaggio così funestato e con così tanti misteri e meraviglie racchiuse in così poco tempo.
Riuscì appena a mettersi in piedi che una goccia gli cadde sulla punta del naso. Sollevò il capo, spiando il cielo plumbeo sopra di loro, ottenendo la risposta che meno di ogni altra avrebbe voluto: nuvoloni bassi e scuri -carichi di pioggia- tanti quanti non ne aveva mai visti, sembravano essersi dati convegno proprio sopra le loro teste. Avevano poco da festeggiare per la scomparsa del mostro, sembrava che una tempesta peggiore della precedente si stesse approntando. Il cielo si spaccò a metà, attraversato dal lampo di una folgore che cadde in mare, lì dove un vortice cominciava ad aprirsi. Come risucchiata da una corrente invincibile, la loro nave veniva spinta verso il vortice e il vecchio marinaio ebbe un bel da fare per raggiungere la cima più prossima e per legarsela alla vita, ben deciso a non finire in acqua una seconda volta. Quando vide il vortice allargarsi, non poté fare a meno di stendere il braccio a indicarlo e
-con tutta la voce che aveva in corpo- gridare:
Maelstrom!
Ma era inutile, e lui lo sapeva: il Maelstrom non lascia vittime. Quando appare è per portare qualcuno negli abissi -è la rappresentazione della rabbia di Voljund. Il signore dei mari e dei venti era scontento. Aveva maledetto il loro viaggio, aveva cercato di avvertirli, ma senza successo. Ormai erano condannati.
Proprio mentre questo pensiero gli lacerava l'animo gettandolo nella più cupa disperazione, Eski riuscì a intravedere un pennone emergere dal vortice. Un pennone vecchio e incrostato, che portava una bandiera azzurra priva di simboli. Poco a poco, dal maelstrom emerse una nave -un galeone enorme e tremendo. La linea di poppa sembrava un enorme rostro in guisa di una bocca vorace, ornata da una triplice fila di denti, e in ogni dente la morte più atroce. Le vele erano nere e sforacchiate, nemmeno si tendevano al vento eppure la nave sfidava la tempesta e la corrente del gorgo come guidata da una mano invisibile. Sull'impavesata di babordo era possibile riconoscerne il nome. Un nome che aveva seminato il terrore tanto a lungo e in tempi tanto remoti che era finito per diventare una leggenda.
Quel nome era sulla bocca e nella mente di tutti coloro che si avventuravano per mare.
Sulla tolda, spettri deformati, simili a bestie marine mutate in forma umanoide, si affannavano, preparandosi all'abbordaggio.
Avevano trovato il loro relitto.
Avevano trovato l'Ombra dello Zar.


CITAZIONE
Scusate per il post e perdonatemi qualche refuso, sto scrivendo da un pc di fortuna e non è esattamente il massimo, la tastiera piccola è particolarmente ostica. A parte questo, siete arrivati in fondo a questa avventura e avete scoperto il perché del titolo. Se il vostro personaggio è un marinaio, se è nato e/o cresciuto sulla costa, conosce certamente la leggenda dell'Ombra dello Zar, una sorta di nave fantasma carica di spiriti, guidati dalla stessa volontà di Voljund (o almeno così dice la leggenda).
La vostra nave, al limite del collasso, viene affiancata e abbordata. Svolgete lo scontro come un normale autoconclusivo. I vostri nemici sono 4 manipoli da 10 spettri (ogni manipolo conta come una pericolosità F).
Unica particolarità: contro gli spettri sono del tutto inutili gli attacchi che colpiscono il fisico (anche le tecniche).
Vi allego anche il reminder dello stato della vostra nave.
Dei 28 uomini che avete ancora a bordo, solo 10 parteciperanno alla battaglia (usateli come un normale manipolo di 10 che insieme formano una F); potete utilizzarli come preferite.

CITAZIONE
HP: 30/50.
Velocità: 0 nodi.
Equipaggio: 28 uomini.
Morale Equipaggio: Basso.
Potenza di fuoco: 6 pezzi da 12 per fiancata (equivalenti a un danno Medio AoE).
Carico: 1/4.
Viveri per: 4 giorni.

Per questo turno avete dieci giorni fino alle 23.59 di giorno 2 settembre.
Mettetevi d'accordo fra voi due (Shavronne e Malz). Gli altri due giocatori sono estromessi dalla quest (Funes previo accordo col QM, Loras per abbandono).
Se avete domande ponetele in confronto, cercherò di rispondere il più tempestivamente possibile.
 
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view post Posted on 2/9/2015, 11:29

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L’Ombra dello Zar …
Una leggenda, una storia passata di bocca in bocca a marinai ubriachi … Fino ad ora.
Eccole le deformi mostruosità mosse dalla volontà dell’Abisso muoversi contro di noi, sciamare sulle assi martoriate della mia bella nave per portarci chissà quale maledizione. Ah dovrei lagnarmi, strillare, maledire me stesso per essermi imbarcato in questa folle avventura eppure … Eppure non posso non esaltarmi, sentirmi vivo, curioso, finanche felice! Non capita tutti i giorni di essere spettatore di simili, terrificanti prodigi! Quest’avventura accrescerà le mie conoscenze sui Dodici, ne sono certo … Ma prima dovrò sopravvivere e per farlo devo – obtorto collo- combattere queste anime dannate … Ma come?
Gli spettri – si sa – non hanno carne da bruciare, ossa da spezzare e muscoli da lacerare. Spade, fuoco, persino la magia è inutile contro di essi. Ciò che è morto non può essere ucciso, non è questa forse la norma? Ma un’anima è pur sempre qualcosa che un tempo è stata viva ed ha provato emozioni e sensazioni e persino la Morte può essere ingannata. Devo ragionare in fretta, essi avanzano!
Già vedo le loro mostruose mani impugnare armi spettrali, già sento l’odore del sangue misto a quello della polvere da sparo usata nel vano tentativo di impallinare ciò che non può essere ferito dal piombo.
Afferrò uno degli idioti che impugnano i fucili - «Fai buon uso del tuo piombo!» - gli strillo - «Sparati in testa e risparmiaci la visione della tua idiozia! Sono fantasmi, razza di cretino, cosa vuoi che gli facciano i tuoi proiettili?»
L’uomo, un mozzo di coperta con più coraggio che cervello mi guarda sgranando gli occhi. Annuisce.
«Indietreggiate, idioti! Indietreggiate! Non avete armi con cui combatterli!»
La mia mente è tutta un frenetico lavorio. Cerco una soluzione e non la trovo. Il mozzo coraggioso mi guarda sperduto.
«Mio signore, mio signore! Pregate gli Dei! Fatelo di nuovo! Gli Dei vi ascoltano!»
Povero sciocco … Aveva la prova che agli dei non gliene importa un accidenti delle nostre preghiere se i loro progetti sono altri. Eppure con la sua credulità ha acceso una fiammella nel buio privo di speranze che umilia il mio intelletto. Forse un canto, un canto ammaliante e dolce come quello delle Sirene avrebbe placato un poco quegli spiriti inquieti. D’altronde tutti i marinai si sciolgono al suono di una bella voce, non è così? Canto una di quelle ballate da vecchi lupi di mare … Yon sia benedetto, la mia voce esce pulita e profonda dalla gola, dolce e forte come miele sul rombo di un tuono. Gli spiriti che circondano me e i fucilieri improvvisati arrestano la loro avanzata. Abbiamo un poco di tregua, un attimo di raccoglimento in cui riorganizzare le idee. Altrove, sulla nave si combatte. Laddove il mio canto era stato soffocato dalle grida di dolore e disperazione gli aggressori macellano gli stolti che osano ancora resistere.
«Arretrate! Ritiratevi » - urlo a squarciagola - «Dovreste averlo capito da un pezzo che non ha senso opporsi! Dannati, sciocchi, indietro per Zoikar! Se solo aveste un po’ di sale in zucca …»
Sale … Come ho potuto dimenticarlo! Per molti non è che una superstizione, una sciocca creduleria quella che attribuisce al sale poteri di purificazione ed esorcismo di demoni e spiriti inquieti. Eppure a volte la saggezza popolare coglie nel segno. Da studioso delle varie branchie in cui si ramifica l’arcano ho sperimentato le proprietà dei cristalli di sale. Chissà per quale oscura, misteriosa ragione effettivamente questo prezioso minerale riesce a fiaccare, indebolire e persino annichilire l’energia che sostiene, alimenta e lega a questa dimensione spiriti, demoni e spettri. Altra meravigliosa proprietà è quella per cui i poteri di cui ho appena detto s’accrescono quanto più l’utilizzatore è convinto dell’efficacia.
Forse l’idea che mi è balenata in testa è solo una follia ma vista la disperata situazione in cui versiamo, vale la pena provarci.
«Tu!» - dico al mozzo - «In cambusa! Voialtri con lui! Prendete tutto il sale che potete portare con voi dalle provviste. Non perdete tempo, armate i fucili e sparate a volontà!»
Gli uomini mi guardano con meraviglia e una luce di speranza si accende nei loro occhi. E’ un vecchio marinaio dal volto rugoso come un guscio di noce a dare voce all’approvazione degli altri - «Sale, per le tette di mille sirene, certo! Sale veleno per spettri, dice la tradizione!»
Ma ormai la malia con cui ho tenuto a bada i nemici inizia a sgretolarsi … Iniziano a stringerci, ruotandoci in cerchio come le spire di un serpente intorno alla preda. Senza contare che quando le cose sembrano non poter andare peggio ecco che il Fato da mostra di tutta la sua perversa perfidia. Altri nemici accorrono dopo aver sbaragliato quelli che combattevano nelle prime linee. Anche volendo gli uomini sotto il mio comando non possono abbandonare la posizione. Devo fornir loro una distrazione che permetta di attuare il mio piano.

«Siate maledetti creature infernali!» - esclamo con voce solenne sollevando le braccia in un gesto ieratico. Ha senso maledire ciò ch’è già maledetto? Probabilmente no ma funziona.
I nemici ululano e si dannano colpiti dalla mia maledizione. S’accartocciano e crollano in ginocchio privati delle forze. Sfodero la spada richiamando in me il potere di colpire invece che il corpo, l’anima stessa.
Inizia la danza … Stoccata, fendente, affondo. Due, tre ne crollano. Altri avanzano graffiando, mordendo, mulinando asce, stocchi, sciabole, randelli. Parata, risposta, in posizione di nuovo, come insegnano i maestri di spada. Sento un bruciore alla coscia, la sfioro è bagnata di sangue. Una gomitata a chi mi morde la spalla e poi ancora qualche passo del valzar di lame che è ogni duello. Vedendoli colpiti e finalmente vulnerabili a qualcuno degli uomini viene in mente di ingaggiare …
«In cambusa idioti!!! – strillo e quelli obbediscono fuggendo come uno stormo di colombi colti dal temporale.
Continuo a duellare finché non sento le braccia e le gambe farsi di piombo. Il sangue di una ferita alla pronte mi offusca la vista mescolandosi al sudore e facendomi bruciare gli occhi. Senza rendermene conto ho indietreggiato fino ad una delle sponde della nave. I nemici sembrano non finire mai …
Urla indemoniate, maledizioni mormorate in una lingua incomprensibile, scoppi di polvere da sparo.
I miei uomini armati di moschetti caricati a sale sono arrivati. Forse abbiamo una speranza di uscire vivi da questa storiaccia.

CITAZIONE

D7g4Hgy
[size=2]CS: 3 | Intelligenza| Corallo - utilizzato.
Critico 40| Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Fisico:40% (Danno totale dallo scontro pari a un medio 10% + basso 5%)
Mente: 65% (Danno totale dallo scontro pari ad un medio 10%)
Energia: 85% ( 10% per maledizione comune amplificata, 20 % per Stupore di Yon
Passive in Uso:

La Magia Sopravvive ~ Bisogna smentire la ridicola credenza secondo cui la magia può essere distrutta.
La magia non muore, non si distrugge, non può essere eliminata mai ! La magia sopravvive, si trasforma, si adatta e attende il momento giusto per manifestarsi in forme diverse. Non è un paradosso inspiegabile ma semplice e basilare sfruttamento dei residui di precedenti incantesimi e sortilegi ormai estinti o consumati. Il mago lascia che i residui dei suoi incantesimi sopravvivano, perdurino come un aura passiva che potenzia gli incantesimi che solitamente necessiterebbero di uno sforzo non proporzionato al risultato.
Incantesimi, maledizioni, sortilegi che coinvolgono ampie aree d’azione o numerosi soggetti possono risultare, infatti molto meno potenti della loro variante “ limitata”. Per ovviare a questo inconveniente lo stregone può colmare la differenza tra sforzo e risultato aggiungendo la magia residua che lo circonda a quest’ultimo, compensando in questo modo il difetto per così dire congenito di queste tipologie di incantesimi.
[ Passiva personale che parifica consumi e danni per le tecniche offensive ad area (4/6 usi) 2/25]

«Possano gli infedeli prostrarsi dinnanzi il Tuo sacerdote. Possano le loro ginocchia crollare dinnanzi i prodigi che elargisci! »
Siamo stati emarginati, ritenuti folli, fantici. Ci deridevano e umiliavano, affermavano che la nostra Fede fosse solo una bandiera sotto cui si radunavano gli ignoranti e i superstiziosi. Ma il Tredicesimo ha fatto in modo che il sorriso svanisse dai loro volti, scacciato come come fa la luce con le tenebre. I nostri prodigi hanno scosso i loro animi, dinnanzi l'evidenza non hanno potuto far'altro che cadere in ginocchio. Dodici sono gli Dei, è vero, ma uno solo è il Tredicesimo e al suo cospetto ogni altra maestà svanisce, ogni altra gloria è sminuita, ogni autorità non è altro che polvere dispersa dal vento.
[Anatema ammaliante 5/6 + Anatema vigoroso 5/6 . ]


Dona forza al mio braccio che possa scagliare nella polvere il nemico.

Gran parte del clero rosso era formato da guerrieri. Li reclutavamo in ogni rango sociale: cavalieri, mercenari, contadini, fabbri non importava purchè fossero in grado di impugnare un arma. Ci servivono uomini nella nostra crociata, ogni singolo braccio era prezioso, ogni singola anima una risorsa contro l'Oscurità incombente.
L'addestramento era duro: non dare quartiere, non arretrare, non arrenderti mai, combatti fino all'ultimo respiro. Solo così potevamo trasformare uomini fatti di carne, muscoli e ossa in campioni irriducibili in grado di sopportare ogni ferita, di combattere in ogni situazione. Anche gli Alti Sacerdoti ricevevano un'infarinatura di addestramento militare: ci insegnavano a combattere con le armi principali e a mani nude, qualora la situazione lo imponesse. Ecco perchè, nei tempi ormai passati, non era raro vedere un Alto Sacerdore far mangiare la polvere al nemico con il semplice uso della forza bruta e della conoscenza delle leve.
[Eremita, passiva divergenza (5/6)]
Attive:


Syndod o Yon ~ Stupore di Yon

L'Ordine della Maraviglia Sublime aborre la violenza ma più di tutto rifiuta il Mondo Esterno. I templi eretti da quest'ordine sacerdotale più che luoghi di culto paiono case d'asta e ritrovi per chi ama la musica, l'arte e la bellezza in genere.
I riti officiati in onore dell'Esteta consistono in fastose feste in cui i fedeli si abbandonano ai più sublimi e decadenti piaceri.
Coerentemente alla natura del loro dio, i Fratelli della Maraviglia Sublime non gradiscono occuparsi del sordido, arido, illetterato mondo che arranca al di fuori della torre d'avorio in cui vivono. Ma, talvolta, è necessario recuperare una reliquia particolarmente preziosa, un'operta d'arte rara, un tomo in possesso di indegni profani. In questi casi il Fratello della Maraviglia Sublime è costretto ad affrontare quel luogo buio, orrido e pericoloso che il Mondo per loro rappresenta.
Chi pensa però che il sacerdote dell'Esteta viaggi privo di protezione si sbaglia. In caso di necessità gli è sufficiente intonare un dolce canto, recitare una commovente poesia, sprigionare uno dei profumi sublimi nella cui produzione i Fratelli sono maestri o semplicemente guardare negli occhi il nemico e costui cadrà preda di uno stupore immobilizzante che prosciugherà le sue forze.
[18/25 La tecnica ha natura Psionica.. L'avversario riceve un danno alla riserva energetica pari ad Alto e si trova immobilizzato al proprio posto o grandemente rallentato nei movimenti, che diventano incredibilmente difficoltosi. Ad area. Consumo: Alto]


Gwastraffu o Rhelia ~ Deperimento di Rhelia

La senescenza, il decadimento e la morte sono parte del disegno del Creatore. Non c'è vita senza la morte, non c'è giovinezza senza vecchiaia, non esiste salute senza malattia e ciò avviene per un preciso motivo: se nulla potesse invecchiare, ammalarsi, morire questo mondo sarebbe dannato. Immaginate un mondo in cui tutto viva in eterno nel pieno fulgore della sua giovinezza. Gli animali non potrebbero essere cacciati e uccisi, le piante sarebbero sempre in fiore e non produrrebbero frutto, le messi non potrebbero essere tagliate e il seme non marcendo mai non darebbe luogo ad una nuova vita. Un Mondo affamato, costretto nella vita e nella giovinezza senza possibilità di fuga. La Morte serve il Creatore è la sua ancella più preziosa, la figlia che egli predilige su tutti. Senza di lei il mondo che Lui ha creato non sopravivrebbe a se stesso.
Sebbene Rhelia goda della massima stima da parte del Padre degli Dei e grande sia il suo potere, il suo non è un buon carattere. Crudele, prepotente, sadica, disobbediente. Non si contano le volte in cui il suo eccesso di zelo ha cancellato la gloria e la bellezza dell'opera del padre suo. E parimenti infidi, perversi e caotici sono i suoi servitori. Molti culti fanno capo alla Morte e nessuno di questi sopravivrebbe alla collera degli Alti Sacerdoti se la Dea non proteggesse i suoi servitori come la fiera leonessa che è ... Sebbene disprezzati i Negromanti di Rhelia sono in possesso di poteri e capacità straordinarie. Io mi sono immerso fino alla gola nei sozzi misteri della Morte. Ho bevuto il putrido sapere dei Negromanti e conosco alcuni dei loro arcani. Non rivelerò gli orrori che attendono nei profanati sepolcri in cui i Negromanti operano, non dirò degli innominabili sortilegi che sono in grado di evocare. Ma c'è un potere che per quanto raccapricciante posso svelare: quello che consente di trasformare un prode in un codardo, una minaccia in un semplice contrattempo, un nemico in un grumo di polvere dispersa dal vento. Deperimento di Rhelia lo chiamano, questo spaventoso potere, e permette in cambio di un piccolo prezzo di sfiancare il nemico e portarlo alle ginocchia. Lo sventurato bersaglio vedrà le sue forze disperdersi e nulla potrà se non dolersi dell'inevitabile bacio della Morte.
[Maledizione Minore amplificata. + Anatema Fortificante 5/6 + 1 CS in Saggezza. ]


Note: Ho strutturato così l'autoconclusivo: Erein combatte contro 3 manipoli di spettri. Il terzo manipolo è affrontato anche dai membri dell'equipaggio armati di fucile caricato a sale ( il sale provoca danni psionici e non fisici).
La tecnica ad area, consumo alto provoca in virtù della passiva apposita danni all'energia pari al consumo, alti al 1° e 2° manipolo e bloccandoli momentaneamente sul posto.
Sopraggiunge un terzo manipolo ed Erein utilizza la pergamena del negromante Maledizione comune amplificata che in virtù delle passive Anatema Ammaliante e Anatema Vigoroso priva i nemici di 3CS ( ho assegnato ad ogni manipolo 2 CS totali, conseguentemente scendono sotto lo zero); in più la passiva Anatema Fortificante aggiunge alla riserva di Erein 1 CS in Saggezza. Segue uno scontro tra Erein e gli spettri mentre gli uomini scendono in cambusa per caricare i loro fucili con il sale. Sfruttando la superiorità in CS e la passiva che consente di colpire una risorsa differente rispetto al fisico Erein riesce ad eliminare 2/3 manipoli di spettri ( danneggiati altresì dalla tecnica alta di cui sopra). Il Re Stregone paga, però, il prezzo dello scontro, affaticato, ferito e messo alle strette sta per cedere quando giungono gli uomini dell'equipaggio ( 5/10) armati come sopra descritto.



 
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view post Posted on 19/9/2015, 19:54
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- il kraken -


Ormai sembrava che tutto fosse perduto per la truppa che lui stesso aveva mandato -per tramite del boia, ad occuparsi del recupero di quella nave tanto temuta eppure tanto desiderata. Anche lui si era imbarcato in quell'impresa, ma senza mai apparire in prima persona: il misterioso capitano che nessuno aveva mai visto prima di scorgere quell'ombra lottare con l'oceano prima di inabissarsi fra i flutti della tempesta.
Era stato costretto ad allontanarsi, sia Lorelei che Suzaku gli avevano confermato quella che era stata la sua impressione iniziale al sorgere della tempesta: non c'era nulla di naturale in quegli eventi, e per questo nemmeno Erein era riuscito a domarli oltre un certo punto. Si trattava di un intervento dall'alto -troppo in alto.
Bisognava salvaguardare quelle vite, allontanando la causa dei disastri che si erano abbattuti sulla spedizione: lui stesso. Laurens aveva scoperto di essere superstizioso in giovane età, ma anche dopo averne viste di ogni tipo sia su Theras che nell'Overworld, la sua convinzione era che il mare avesse uno spirito in grado di dettare regole. E di farle rispettare.
Lui lo aveva sfidato cercando di recuperare quella nave che nessuno era mai riuscito a capitanare.
Per questo le tempeste, per questo ora il Maelstrom e la ciurma di spiriti dannati che li assalivano da ogni parte.
Per questo era stato costretto ad abbandonare la nave, fingendo un annegamento.
Ora però era tornato, e osservava lo scontro da una posizione privilegiata: la polena dell'Ombra dello Zar. Alla fine aveva vinto, era riuscito laddove chiunque altro aveva fallito miseramente.
Fece un sorriso mentre tutti gli spettri si ritiravano dalla lotta, abbandonando la nave di Erein e tornando sul loro vascello. Sulla prua dell'altra nave riconobbe la sagoma di Lorelei -lady Lai come si era fatta chiamare durante quel viaggio.
Con galanteria si tolse il cappellaccio piumato e lo sventolò in quella direzione, in segno di saluto.

Ma non tutto sarebbe andato come previsto. Quella storia non aveva un lieto fine.
Mentre la nave di Erein -con tutti gli uomini (e le donne) a bordo- si stava allontanando dal gorgo e sembrava ormai in salvo, l'Ombra dello Zar si muoveva velocemente verso il centro del vortice. Il Kraken non ebbe né il tempo di preoccuparsi né quello di urlare, quando improvvisamente vide la sua nuova nave precipitare in fondo al maelstrom e l'oceano richiudersi sulla sua testa.
Poi solo il buio, una vecchia canzone di cui aveva scordato le parole.
E il vortice, una caduta senza fine.

[...]

Il vortice si spense e Laurens si ritrovò rannicchiato su una barcaccia priva di vela. Riuscì a rimettersi in piedi, anche se con qualche difficoltà, accorgendosi con un certo stupore di essere perfettamente asciutto - cosa ben strana per chi si era appena fatto un giro nelle profondità dell'oceano. A scuoterlo dallo stupore fu il movimento: la barcaccia iniziò a muoversi lungo quello che -a giudicare dalle pareti e la volta scura- sembrava un canale sotterraneo terminante in un antro di dimensioni superiori la cui forma circolare ospitava il piccolo lago in cui terminava il canale. La sponda del lago coincideva con il primo di sette gradini di marmo azzurro dalle venature scure che salivano verso una sorta di altare semicircolare da cui si innalzava una mezza colonna. La barcaccia si fermò tremolante al centro del lago, le cui acque rimasero quiete sotto le opalescenze celesti dovute ad alcuni cristalli sparpagliati agli angoli della grotta e che rimandavano una luce povera, appena bastevole a rendere visibile la sala.
Lo Spettro si guardò intorno con ancora una certa inquietudine addosso, non riconoscendo il luogo né sapendosi spiegare il suo arrivo in quel luogo quando l'ultimo ricordo lucido di cui disponeva era la sua presenza a bordo dell'Ombra dello Zar che veniva inghiottita da un vortice nel bel mezzo dell'Oceano. Si inginocchiò, sporgendosi dalla barcaccia e osservando le acque del laghetto che ora vedeva alimentato -in maniera insensata, perché in quel caso il canale sarebbe dovuto scorrere in senso inverso- da due cascate poste dietro il piccolo altare. Allungò le dita della mano per sfiorare il liquido e le acque si ritrassero, quasi inorridissero di fronte alla sua presenza; anzi, da cristalline e trasparenti che erano, di un placido azzurro, si fecero più torbide, acquistando tonalità più scure. Senza riuscire a vedere il fondo, che tuttavia sembrava essere eccessivamente distante per una grotta di quelle dimensioni, Laurens poté indovinare forme di tentacoli che si muovevano insieme ad altre sconosciute forme di vita. Forse si sarebbe dovuto spaventare per quella situazione ma l'abitudine a vivere l'incredibile e il più totale disprezzo per la propria esistenza -che di vita non era più lecito parlare, dopo la sua dipartita- contribuirono a mantenerlo presente a sé stesso, calmo quanto bastava per cercare delle risposte che comunque non sembravano intenzionate ad arrivare. Fu a quel punto che sollevò leggermente il capo, mormorando fra sé.
« Dove... dove mi trovo? »
In quella una piccola stella prese a rifulgere al di sopra della mezza colonna che sovrastava l'altare, di una luce bianca dalle venature azzurre che si spandeva in tutto l'antro, accrescendosi come se si nutrisse del suo stesso fulgore. Una voce cavernosa risuonò ovunque, come se non avesse una provenienza specifica ma fossero le stesse pareti a parlare, rimbalzando i suoi fra loro, così che sembravano tante voci sovrapposte in un'unica eco.
« Profondo, | come il mare profondo, | come un viaggio in un mondo | incantato. »

Lo Spettro, famoso per non essersi mai tirato indietro di fronte a nulla, fece un mezzo pazzo come se volesse mettere distanza fra sé e quella voce che lo turbava tanto di più perché non riusciva a coglierne la provenienza. Gli ci volle qualche istante per collegare il suono delle parole al ritmico aumentare e diminuire del lucore che si stagliava di fronte a lui, ormai privo di spoglie mortali al punto che i raggi luminescenti lo attraversavano -o almeno così gli sembrava.
« C-chi sei...? » domandò, senza preoccuparsi di celare una certa titubanza.
« Profondo, | come il cielo profondo, | come un sogno scordato, | dimenticato. »
A quel punto la luce si fece abbacinante, invase la sala dispiegandosi come un enorme lenzuolo di un candore impeccabile e tutto fu tanto bianco da accecare e così Laurens fu costretto a chiudere gli occhi. Troppo presto, quella luce si spense del tutto e lo Spettro tornò nell'oscurità. Gli ci volle qualche momento per abituarsi alla ritornata penombra ma quando vi riuscì davanti ai suoi occhi si presento una scena quale non ne aveva mai viste: fra lui e la colonna, proprio di fronte all'altare, era comparso un trono di roccia scheggiata e coperta di alghe e incrostazioni, conchiglie e mitilli. Assiso su quell'insolito scranno era un essere parimenti senza eguali. Il corpo, che per certi versi si sarebbe potuto definire vagamente umanoide, era composto di una enorme testa di calamaro dagli enormi occhi gialli la cui nuca era sormontata da una cappella di medusa, un corpo non dissimile da quello di un pescecane, salvo per gli sfiatatoi da capodoglio posizionati lì dove sarebbero dovute essere le branchie, una vistosa chela di granchio sostituiva il braccio mancino e le gambe erano difficili da definire, risolvendosi il corpo in una coda di pesce come quella dei tritoni, complicata però da due escrescenze ossee come ossi di balena arcuati. A completare il tutto, diversi tentacoli si muovevano intorno a lui, attorcigliandosi al torno e producendosi in complicate evoluzioni. Tuttavia, l'essere non parlò. Anzi, sembrava essere in attesa di qualcosa.
« Chi sei? » domandò di nuovo Lorencillo, stavolta con maggiore convincimento.
« C-chi sei...? » domandò, senza preoccuparsi di celare una certa titubanza.
« Buona è la domanda, | eppure mal posta. | Chi sei? Chi ti manda? | Aspetto risposta. »
proclamò il mostro degli abissi, e mentre parlava dalla sua bocca dalla triplice dentatura venne fuori una fila di piccoli granchi che iniziarono a camminargli sulla spalla.
Lo spettro allungò la mano verso il suo capo, cercando il suo cappello ma non trovando altro che i suoi poveri capelli. Si rese conto solo allora di essere -sebbene asciutto- in condizione pietose. Gli alamari della sua marsina erano perduti, l'indumento si apriva sulla camicia bianca sbrindellata che gli scopriva il petto. Nondimeno, raccogliendo tutta l'eleganza di cui era capace in quel momento, Laurens si inchinò -dimostrando anche una certa prontezza di spirito.
« Laurens Cornelis Boudewjin de Graaf, per servirvi » articolò, giustapponendo alle parole un timido sorriso. Quindi riprese. « Quanto al mandarmi qui, temo di non avere una risposta. Non so nemmeno dove mi trovo, a volerla dire tutta. »
Quando la voce risuonò ancora, Laurens avvertì un vento freddo muoversi intorno a lui, agitando le acque del lago, ma classificandolo come una comune corrente sotterranea non se ne curò.
« L'oscuro ed il vero, | la morte e il suo servo | questa storia ti svelo | nell'abisso più eterno. »
Fu proprio quella parola, abisso, a illuminare la mente del corsaro, richiamando dall'oblio della memoria ricordi che non sapeva nemmeno di possedere. La rivelazione lo trafisse con la violenza di una lama, la voce gli morse in gola e le gambe gli tremarono, tanto che fece per ricadere seduto sulla barcaccia quando il vento che aveva già percepito in precedenza aumentò d'intensità, vorticandogli intorno, stracciandogli le vesti di dosso e sollevandolo dalla barcaccia fino a tenerlo sospeso nel vuoto contro la sua volontà. A quel punto gli fu chiaro chi aveva davanti: l'essere che più di ogni altro avrebbe dovuto temere e venerare se solo la sua infanzia e la sua educazione si fossero svolte su Theras piuttosto che altro. Colui che i marinai temevano, l'essere di cui imploravano la protezione come se potesse salvarli - come infatti faceva.

« V - O - L - J - U - N - D »
Aveva di fronte l'Abisso.

La voce risuonò ancora mentre il vento gli passava sul volto come una sequela infinita di schiaffi e lame.
« La morte e la vita | e in mezzo ogni passione, | in una storia finita, | in una morta stagione. »
« Morire? Vuoi fare questo, uccidermi? » ritorse Laurens in tono sprezzante, ritrovando il suo coraggio al limite dell'incoscienza. « Bel risultato! Io sono già morto! »
« Chi muore davvero, | puoi dirlo? | Più nero del nero | il tuo cuore distillo.
Non parli tu, forse? | Non ti muovi da vivo? | Questa non è morte | anche senza il respiro.
»

« N-no... » mormorò lo spettro.
« No. »

« L'Ombra non è più, l'Overworld non è più. Non c'è niente in me per cui punirmi, nulla. »
« Un'ombra si perde | ed una si acquista. | Puoi dirmi, serpente, | dov'è la tua svista?
Non il nero del mondo | ti alberga nel cuore | ma quello più fondo | del tuo stesso dolore.
»


A quelle parole, dal mostro abissale si sollevò un tentacolo più minaccioso degli altri perché armato di denti seghettati; questo si avvicinò a Laurens e, senza troppi riguardi, gli si appoggiò sul petto. Quel solo contatto fu bastevole per scatenare nello spettro il dolore più intenso, un dolore fisico che racchiudeva in sé la memoria di ogni sofferenza che avesse mai patito. Iniziò a urlare e divincolarsi ma fu tutto inutile: il tentacolo gli attraversò il petto, le ossa e il sangue, penetrando fino al cuore. Fu straziante, una sofferenza lacrimevole che non può essere nemmeno descritta. Quando l'arto da mollusco di quella deità degli abissi si ritirò, la sua intera superficie era avvolta da un liquido nero dalle curiose striature rosso cupo, una sozzura oleosa che colava giù, imbrattando la barcaccia e le acque del lago. Fra le spire del tentacolo, ancora pulsante, si trovava quello che era stato il cuore - o forse l'anima - di Laurens de Graaf. Dal canto suo, lo spettro si sentiva assolutamente privo di forze. Con il capo chino sul mento teneva gli occhi serrati, rifiutando quell'orrore e aspettando il colpo che avrebbe messo fine alla sua esistenza.
Quel colpo non arrivò mai.

Voljund, invece, si sollevò in aria con una leggerezza insospettabile per quel corpo aberrante, fino a raggiungerlo. Quando gli fu davanti, una spirale di vento più leggera delle altre sollevò il capo di Laurens. Avvicinandosi, in un bisbiglio confuso, l'Abisso gli soffiò sulle labbra. Quindi Voljund tornò al suo trono mentre Laurens, delicatamente, veniva posato sulla barcaccia.
« Da un'ombra all'altra | tieni fede al tuo nome. | Nel mare avrai la ribalta, | il mare giudice di ogni tua azione.
Sii re dello Spettro, | ne pagherai lo scotto. | Eccoti il tuo scettro
»

Una spada, in tutto simile a una cazoleta, cadde sullo scafo, infilzandosi nel legno e facendolo vibrare.
« Alle anime di Zar darai conforto. »

L'eco di quelle parole non si era ancora spento e Voljund era già sparito.
La barcaccia, ignorando ogni corrente e spinta da una volontà superiore, si ritirò lungo il canale, abbandonando la grotta principale. Esausto, ancora tremante per il dolore e la spossatezza, Laurens chiuse gli occhi.
Quando li riaprì era solo, a bordo dell'Ombra dello Zar. La nave fantasma dispiegava le vele nere e procedeva nella nebbia.
Ancora una volta.


CITAZIONE
E con questo si conclude questa quest e la vita di Laurens come l'avete conosciuto.
Da questo momento, infatti, Laurens diventa un png, maledetto da Voljund e incatenato alla sua ultima conquista. Mi dispiace che la quest sia stata funestata dai ritardi (non sempre per colpa mia, vorrei precisare) e il sistema che avevo immaginato per i turni iniziali, per quanto forse divertente, non ha pagato in termini di tempistiche.
Mi dispiace anche per la doppia defezione, sebbene Funes mi aveva avvisato privatamente.
Per quanto riguarda i vostri personaggi -tutti, senza esclusioni- vengono raggiunti poco dopo da una nave capitanata dal Boia e da Suzaku che vi caricano a bordo giusto e trainano la nave di Erein fino al porto di Dorhamat.
Qui si chiude l'avventura, spero che nonostante gli imprevisti vi siate divertiti almeno un po'.
Alle ricompense e ai giudizi penserà PARACCO.
Alla prossima.
 
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28 replies since 7/5/2015, 14:34   790 views
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