Bekâr-sehir - Dumašq
«Successo Imperfetto»
Errare è umano, ho imparato a farci il callo con queste parole. Tutti sbagliano, la perfezione è solo un illusione irraggiungibile, un obbiettivo destinato ad essere rincorso per sempre senza poterlo mai conseguire. Ciò che davvero importa è fare tesoro degli errori commessi, evitare di ripeterli ancora nel futuro per il bene proprio e di chi ci circonda. Ma a volte, per quanto ci si possa riflettere, per quanto si possa pianificare e schematizzare ogni possibilità, c'è sempre quel fato birichino che ci mette lo zampino. Manda a monte ogni piano, ribalta tavoli pieni di schemi e tattiche fino a lasciarti con nulla più che una mente confusa, costretta ad abituarsi alla nuova realtà delle cose. Non so cosa sia stato a cogliermi di sorpresa. Forse il fatto che la Cura di Mastro Turgay non sembra aver fatto altro che peggiorare le cose, lasciando che la corruzione presente nel cuore di Lamrael facesse qualcosa di più che trasformarlo. Turgay ha balbettato qualcosa, ne sono certa, ma ciò che ha seguito non mi ha permesso di comprendere cosa, di preciso. Per un attimo la mia vista si è fatta completamente cieca, come se un'oscurità sovrannaturale avesse circondato ogni cosa, divorato ogni luce anche se solo per pochi istanti. Rumori e sensazioni distinte che la seguono, la certezza che qualcosa mi abbia sbalzato in aria come un sacchetto di patate, facendomi cozzare contro ciò che posso solo identificare come il soffitto prima di farmi capitolare pesantemente al suolo. Ossa che si incrinano, forse un paio di costole rotte. I miei sensi si offuscano, quasi sembrano abbandonarmi, mentre il mio corpo cade nuovamente verso il basso e si sfracella contro le pietre nere che compongono il pavimento della sala. Altre ossa rotte, una bella botta in testa tra le altre cose, ma non abbastanza per farmi perdere i sensi. Non ancora, almeno. Poi, mio malgrado, lo vedo. Riverso al suolo, apparentemente epurato dalla corruzione che un attimo prima lo aveva trasformato ancora una volta in quel colosso dalla pelle color pece. Ma, per lunghi ed interminabili attimi, non sembra muoversi.
« M-monsieur-... Redskin?... » All'improvviso la gola fa per stringersi su se stessa, come se una mano invisibile si fosse avvinghiata intorno ad essa e la stesse stringendo quel tanto che bastava dal tagliare ogni parola senza farmi soffocare. La paura si fa rapidamente strada dentro di me, il nero timore di aver ucciso l'unico uomo forte abbastanza da poter sconfiggere i caduti. Sono quasi sul punto di piangere, quando lo sento sussurrare flebilmente qualcosa.« C'è l'ho fatta... c'è l'ho fatta. Grazie a Zoikar c'è l'ho fatta... »
Le sue fattezza sono tornate quelle di una volta, umane e pure, non toccate dal morbo della corruzione. Non so bene cosa sia successo, se la cura abbia reagito diversamente su di lui o se la corruzione che lo contaminava fosse diversa da quella presente nei caduti più comuni. Eppure era li, vivo quasi per miracolo, ma vivo non di meno. Forse non nei termini che avevo immaginato, forse non con gli effetti che avevo anticipato, ma c'è l'ho fatta. Sono riuscita ad estirpare la corruzione dal suo animo. Vorrei alzarmi, dirigermi verso di lui per dirgli quanto mi dispiaccia di avergli causato tanto dolore, quanto mi senta in colpa per averlo quasi fatto morire nel disperato tentativo di dare ad un uomo buono una seconda possibilità. Ma lui è forte, so che sarà in grado di sopravvivere anche a questo, so che riuscirà ad alzarsi ancora una volta per proteggere l'Akeran dalle orde demoniache vomitate senza sosta dall'Abisso. La mia contentezza si fa subito angoscia quando muovo lo sguardo intorno alla sala, vedendo il corpo di Mastro Turgay riverso contro una colonna, apparentemente privo di vita. Anche lui deve essere stato investito in pieno dall'esplosione, scaraventato contro la pietra come un barile di birra. Ma si tratta comunque di un nano, loro sono testardi, sono certa che lo zietto avrà premura di portarlo fuori di qui. Visti i rumori spiacevoli emessi dalla struttura della torre, oserei dire che dovrà anche sbrigarsi a salvare il suo collega se non vuole che l'intera torre gli crolli addosso. In quanto a me dovrò cavarmela da sola, ma a questo ci sono abituata.
[...]
Ho fatto quanto era in mio potere per fermarli, per gli dei se l'ho fatto. L'ultima carovana starà lasciando la città proprio in questo momento, ho dato ordine di sbarrare tutte le porte ed intrappolare i caduti all'interno. So che non li terrà a bada per molto, ma dovrebbe bastare a far allontanare la carovana abbastanza da farli desistere da qualsivoglia tentativo di inseguimento. Io non posso andare con loro, non posso metterli in pericolo per un mio capriccio. Una parte di me vuole che questo sia solo un brutto sogno, ma l'ineluttabile realtà dei fatti è questa. Il mio nome è Jorad Blackwood, e sono sul punto di divenire un corrotto. Però, prima che questo accada, ho intenzione di portare con me il maggior numero di quei putrescenti figli di puttana. Fintanto che io e i miei uomini saremo qui a tenerli occupati, la carovana avrà una possibilità di andarsene. Anche loro sono stati contaminati dalla corruzione, proprio come me, vittime di una guerra dove il confine tra nemico e alleato si fa sottile come il filo di una lama. Il filo della mia lama che, menando un fendente seguito da un urlo intriso di rabbia e paura, dilania il ventre di un altro abominio che si accascia a terra con le budella riverse sulla dura roccia della prima corte. Ormai siamo in pochi, presto i caduti riusciranno a sopraffarci. In quel preciso istante uno dei miei uomini spezzerà la catena del cancello ed intrappolerà la maggior parte di questi bastardi all'interno delle mura. Fendenti su fendenti, un affondo di tanto in tanto se il nemico è abbastanza generoso da abbassare la guardia, ma siamo tutti consapevoli che ben presto non saremo più in grado di rivedere i nostri cari. ma ci sta bene, loro almeno sono al sicuro, lontani dalla città e dall'esercito di caduti che assedia le sue mura.
« Serrate i ranghi, dannazione! » Sbraito con tutta la rabbia che ho in corpo, fracassando il cranio di un caduto con un colpo di scudo mentre chiamo a raccolta i pochi superstiti. « Volete andarvene come un branco di fighette o come degli uomini dell'Akeran?! »
Ormai nemmeno le parole possono fare molto per tirare su il morale dei miei uomini, sanno che la scelta risiede tra la morte o il divenire un caduto. Non serve dire che preferiscano farsi ammazzare combattendo come delle belve, che sopravvivere fino al fatidico momento in cui perderanno ogni ragione di se solo per diventare un altro fottutissimo sacco di carne aberrante. La sicurezza che le nostre famiglie siano al sicuro ci ha concesso la pace necessaria per andarcene senza alcun rimpianto. Poi, altre grida, dalle formazioni nemiche. Forse ero troppo preso per accorgermene ma questi caduti non vengono verso di noi per attaccarci. Sono spaventati, impauriti in una maniera che li fa quasi sembrare umani. Stanno scappando da qualcosa, un qualcosa che di certo non è loro amico. Rinforzi? Impossibile. Chi sano di mente azzarderebbe mai un attacco alle spalle contro un esercito di caduti di queste dimensioni? Per un attimo riscopro la speranza, la possibilità di poter in qualche strano e insolito modo scampare al mio triste fato. Scatto verso la porta, facendomi strada tra i caduti a colpi di spada e scudo. Tanto sono presi a scappare che non cercano nemmeno di colpirmi! Ma non si tratta di questo, vero? Quando vedo una mastodontica lama sollevarsi tra la polvere ed il fumo, pronta a calare sulla mia testa per tranciarmi a metà come una noce di cocco, capisco. L'unico motivo per cui non mi hanno attaccato è perché sono diventato uno di loro. Sono un caduto. Sono spacciato.
[...]
L'aria è densa e pesante, carica di polvere. Tutto ciò che si palesa dinanzi ai miei occhi è un flebile raggio di luce che penetra da uno spiraglio appena sopra di me, rannicchiata come un gattino in uno spazio appena sufficiente per permettermi di non finire schiacciata dai detriti. Piuttosto curiosa come cosa, visto e considerato che ero quasi certa di essere svenuta poco prima del crollo. Beh, finché si è vivi non c'è motivo di porsi domande sul come o sul perché. Striscio timidamente verso la fessura, notando che le macerie sopra di me non sono poi così pesanti. Insomma, abbastanza pesanti da spingermi comunque alla cautela. Come una piccola talpa allargo il buco quel tanto che basta per aprirmi un varco, ricorrendo ancora una volta alla mia flessibilità per infilarmi in quell'angusto buchetto e venire accolta da una ventata di aria fresca. Ho la conferma di qualche frattura nel riabbracciare la libertà dell'aria aperta, dovrò ritornare al sultanato-... no. Andrò da qualcuno di molto più affidabile per aver cura delle mie ferite.
« Uff-... » Sospiro con fare sollevato, guardandomi intorno per realizzare cosa sia effettivamente avvenuto. la sala del trono-... ma che dico, buona parte della città è stata completamente spazzata da quella deflagrazione, probabilmente ogni caduto all'interno della sala è stato ridotto a poltiglia. Compresa... lei? Ora che ci penso, poco prima di quell'esplosione, credo di averla sentita gridare. ha perso la sua compostezza, la sua calma inattaccabile, a causa di quello che ho fatto. Forse... lei sperava che Lamrael stava arrivando, così come sapeva che Turgay aveva la cura con se. Se avessi usato la cura su uno dei Nani e Lamrael avesse perso completamente le staffe... allora cosa sarebbe accaduto? Sarebbe semplicemente diventato un Caduto, con ogni probabilità. Quello che è successo a Lamrael è andato completamente contro le sue aspettative. « Alla fin fine... non è andato proprio tutto a rotoli. »
Parole dette a me stessa, o al massimo alle macerie che mi circondano. Ora che la città è caduta i suoi abbietti abitanti non avranno più un porto sicuro dove far riposare e marciare le proprie truppe, la pressione dell'Abisso sul Sultanato dovrebbe essersi affievolita parecchio. Lo Zietto... se ne è andato con Redskin e dil suo amico, devo assolutamente trovarli per accertarmi del benessere di Redskin. Non credo sia morto ma due dubbi non fanno mica una certezza, se gli fosse successo qualcosa non potrei davvero perdonarmelo. Mastro Turgay, non lo vedo in giro, se non è sotto una pila di macerie allora lo zietto deve aver deciso di prendere anche lui con se. Se anche si facesse notte non dovrei aver problemi a seguire le loro tracce, e comunque con un uomo e un nano in quelle condizioni non possono essere andati troppo lontano. Una volta fatto dovrò andare a fare una visitina dal vecchio Richtofen. Da quando sono diventata un Vampiro non ho mai avuto un incubo, o un sogno. Credo che quella deflagrazione mi abbia scombussolato il cervello più di quanto non immagini. Bene, tempo di mettersi in cammino!