Hear me Quack! ····· - Group:
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Drago di Rubino ~ Impero, Oceano di Zar
Terra ferma, sentire qualcosa di asciutto sotto i propri piedi, respirare a pieni polmoni. Tossì Aruj, sputando quelle gocce d'acqua che gli rendevano difficile respirare,sue colpi decisi a pugno chiuso sul petto nudo e tutto era passato. Difronte a lui, un bizzarro essere, lo stesso che aveva visto nel profondo lago, probabilmente lo stesso che gli indigeni scambiavano per divinità. Lo osservava, lo studiava, fissandolo dritto in quegli occhi lucidi e vispi. Ora che lo vedeva meglio, assomigliava ad un pesce gatto, con due baffi che sporgevano dal muso. Sei arti e quattro mani, era robusto ma non troppo alto, anche se, paragonato ad Aruj, anche un bambino è alto. Affianco a lui, distesa e immobile, c'era Virginia. Era viva, respirava, a giudicare dal regolare movimento del suo petto. Qualunque cosa fosse quel pesce, doveva aver salvato entrambi. TSK! Salvato da un pesce ... Questa si che è bella! Anche se un po' gli dispiaceva: quello che pensava essere un mostro marino, era un qualche tipo di uomo-pesce-anfibio; quello che credeva un combattimento, era un salvataggio. Forse era meglio così, forse era meglio non morire laddove nessuno avrebbe potuto sentire la storia di come il prode capitano Aruj Shadak, colui che ha visto l'Abisso, colui che ha visto Taanach cadere, colui che ha ucciso il Kraken, aveva combattuto strenuamente contro un mostro marino. Ci aveva impiegato parecchio, prima di essere riconosciuto come autorità, almeno dai suoi, sarebbe stato un vero peccato se tutto quel lavoro fosse andato perduto. "S-stai bene...?" Fece con voce incerta l'inumano a sei arti e il nano non capiva se fosse per paura o per ignoranza della lingua. Le parole erano ponderate, come se dovesse tradurle nel linguaggio comune. Il pirata provò a rispondere ma quello che uscì dalla sua bocca fu un rantolo incomprensibile, seguito da altri colpi di tosse. La gola bruciava e i polmoni nel petto sembravano chiudersi o avvizzirsi. "No-non spaventarti." Continuò quello, mettendo due mani avanti. Si preoccupava fin troppo, in realtà, per sembrare una minaccia. Una creatura sconosciuta ed incomprensibile, eppure così gentile e servizievole. "Non sono tuo ne-nemico. Scusami per l'ir-ruenza." Alla parola "nemico" Aruj si guardò attorno, cercando il Kilij che aveva abbandonato al cospetto dell'orribile Mat, per poi ritrovarlo poco più in la, tutto bagnato. Quei selvaggi dovevano aver buttato la lama poco prima di andarsene ma, nelle acque agitate, il nano non l'aveva proprio notato. "Ho avuto l'ordine di salvare chi-chiunque venisse gettato nel la-lago." E Aruj non cercò neanche di domandare di chi fosse l'ordine, un nodo in gola gli impediva di parlare anche se respirava, tutto sommato, bene. Di chiunque fosse stato l'ordine, però, forse era il modo di fuggire da quell'atollo maledetto e lasciarsi alle spalle Impero. "Credimi! Credimi! Non siamo nemici! " L'uomo-pesce ebbe un sussulto, alzando le braccia, tutte quelle che aveva, in aria. Il nano proprio non capiva perché fosse tanto spaventato: non l'aveva minacciato in nessun modo e, anche se era a portata di mano, non s'era neanche preoccupato di prendere la lama tradizionale; a dir il vero, non aveva neanche proferito parola; cos'era che lo spaventava? La domanda trovò subito risposta nello sguardo dell'inumano, pieno di terrore, che era fisso sull'Affonda Navi. Quella sputafuoco era particolarmente grossa ma nessuno, prima d'allora, s'era fatto intimidire così facilmente ma. Aruj non si fece domande e cercò di tranquillizzare il suo salvatore. Prese l'arma da fuoco da dietro le spalle e, poggiando il calcio sul ginocchio, aprì la canna; un grosso pallettone cadde a terra in un tonfo soro, senza rimbalzare, assieme a quello un miscuglio di polvere da sparo, acqua e salsedine. Il cannoncino era inutilizzabile e il nuovo amico, pur continuando a guardare l'arma con sospetto, si tranquillizzò.
In quella grotta umida e buia, i minuti passarono prima che, dalla stessa pozza d'acqua dalla quale era stato salvato il pirata, non ne uscì uno strano tipo: era strano e sembrava avesse nuotato per un bel po' prima di riemergere, senza comunque risentirne. Questi salutò l'uomo-pesce, il cui nome si rivelò essere Pame, dopodiché si rivolse al nano, con tono incerto: "Buongiorno... na-nano pirata?" Cosa lo rendesse così sospettoso da guardarsi intorno, con fare circospetto, laddove c'erano ovviamente solo loro tre, il nano non lo comprese appieno. Poi, cos'era quell'esitazione nella sua voce? Beh, non doveva aver visto nani pirati di recente, questo è certo. Non si presentò neanche e procedette a rivolgersi al suo compare, chiedendogli di una statua di drago. Le orecchie del nano si tesero immediatamente, il suo sguardo si fissò su Pame che annuiva vigorosamente. Quindi c'era qualcosa in quell'isola che valesse veramente la pena di vedere e portare a casa. "Beh... non sarà di certo interessante come travestirsi da mostro, ma tanto vale andarci a dare un'occhiata mentre i ragni finiscono di tessermi il prossimo costume. Lasciami mandare un messaggio ai miei amici in superficie." E mentre si metteva all'opera per chissà quale strampalato piano, fece un semplice segno ai due: la mano tesa e l'indice che puntava ad un'apertura della caverna che sembrava scendere ancor più in basso. Aruj si voltò, seguendo il dito dell'uomo, per trovarci solo oscurità. "Vogliamo andare?" Così disse e il nano proseguì a seguire le indicazioni, silenzioso, pieno di domande ma la curiosità di trovare un qualche inestimabile tesoro era sufficiente a tenere la sua bocca ben sigillata, quello e la gola dolente per la troppa acqua salata bevuta: maledetti selvaggi, gliela avrebbe fatta pagare, in un modo o nell'altro. La discesa fu breve, le pietre scivolose e l'acqua che cadeva dal soffitto, però, rendevano il tutto non proprio una passeggiata. In fondo alla caverna, s'apriva una stanza ampia. Stalattiti e stalagmiti spuntavano dal terreno e dalla volta umida, dalla quale gocce regolari cadevano in una sinfonia regolare che s'espandeva con l'eco per tutta la grotta. Fra gli spuntoni di roccia, qui e là, si poteva ammirare pezzi di legno, conchiglie, alghe, cerchi di ferro, immondizia proveniente da tutta l'isola. Alcuni di questi rottami avevano forme e dimensioni che al pirata erano note, non fu difficile per lui riconoscere le travi spezzate di navi naufragate o le assi curvate dei barili che queste trasportavano. L'alta marea doveva aver portato tutta quella roba in quella caverna, forse per via della convergenza di chissà quali flussi marini che scorrevano in quel lago salato o attorno all'isola, non era facile dire dove quella grotta si trovasse di preciso. I rottami s'accumulavano, poi, fermati dalle sporgenze roccioso o intrappolati negli angoli e negli incavi della caverna. Le conchiglie attaccate alle pareti, come quelle che speso s'annidano sulla chiglia di una nave, segnavano l'altezza che la marea poteva raggiungere, anche se la cosa non sembrava preoccupare Pame o il suo compare umano. Alla fine di quell'ampia apertura, infine, il tesoro. Che l'Abisso lo trascinasse via se quella non era la cosa più bella che avesse mai visto! Un drago, alto almeno tre volte Aruj. Rosso, rosso come il sangue, rosso come la barba del pirata, sembrava essere interamente di rubino e gli occhi del nano iniziarono a brillare di una luce nuova. Tale fu lo stupore che dovette passare lo sguardo un paio di volte sui suoi compagni, poi sui propri palmi e infine ritornare sulla statua. Come quel mastodonte fosse finito in quella grotta, sotto l'isola dei selvaggi, e come avrebbero dovuto trascinarlo fuori, era un mistero ma una cosa era, ora, certa: avrebbe portato alla luce del sole quella statua a qualunque costo!
Aruj Shadak
Status fisico: 75% Status mentale: 75% Energia: 120%
Passive in Uso: N/a
Attive in Uso: N/a
Riassunto/Note: Spero sia tutto corretto.
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