Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Rou ~ Stryd

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Lunatic ( )
view post Posted on 1/11/2015, 18:44




[ R o u : S t r y d ]



Ciale estrasse la lama dalla rossa, i suoi occhi gelidi che si beavano del fuoriuscire del sangue; accusa, condanna, esecuzione, la vittoria aveva il sapore di una scossa di adrenalina. In quella guerra che pure non le apparteneva né la interessava, vincere non era una questione di sopravvivenza o di ideali, ma un tentativo di dimostrare che era viva, aveva ragione. L'ultimo appiglio di certezza di una folle. L'allucinazione guardava, e non commentava.

« ...أمي... »
umi


Alla sua destra riapparvero sia Bara-Katal che la mora, il primo col vantaggio di un'ascia sulla seconda. La vittoria, allora, era completa: completa in un modo quasi anche troppo facile, senza finezza. Proprio come le piaceva. C'era quella parola però, quella che aveva scambiato per un sussurro di morte; con il suo udito sensibile, Ciale aveva potuto notarla sul campo di battaglia, per quanto non avesse idea del significato.

« ...أمي... »
umi


«Va' via.» disse la visione del coniglio, saltellando in cerchio attorno alle sue gambe. «Non è roba per noi.»


L'Inquisitrice ignorò il frutto malato della sua mente e attese, lo Spindalai estratto dal cadavere e gocciolante di sangue. Per un istante, tutto fu immobile. Poi il vento quasi scagliò a terra quel mezzo quintale di orco, mentre una pozza di oscurità tangibile appariva a mezz'aria. Una donna ne emerse, capelli neri e pelle scoperta, guanti lunghi fino al gomito, tacchi alti che la elevavano dal terreno tanto che quasi sembrava non doverlo sfiorare. Ciale sentì i brividi salirle lungo la schiena, lei che era stata fervente sostenitrice di un Re folle, poteva riconoscere quella sensazione di regale pericolosità.

«Ciale, non ci ha ancora notati. Va' via.» Non si mosse. C'era qualcosa di ipnotizzante nelle due figure; il contrasto tra i muscoli verdastri del guerriero e l'aura di gelido terrore della donna umana; qualcosa che la spingeva a restare. I due si conoscevano; questo le era chiaro. Nel tempo passato con le carovane dei mercanti del deserto, quando ancora sapeva poco o nulla del pelleverde, aveva sentito associare il suo nome a quello della Nera Signora. Il ricordo tremolava nella sua testa - e non poteva essere che un suo stato di confusione, perché la persona di cui parlavano quelle storie inquietanti doveva essere morta.
Sovrappensiero, fece un passo avanti. Qualcosa urtò contro la sua gamba, era caldo e morbido. L'allucinazione, che non doveva essere, a rigor di logica, tangibile, zampettò via con isterismo. «Cosa stai aspettando?»

Quell'istante di disattenzione le costo caro. Improvvisamente il vecchio generale si era lanciato sulla nuova arrivata, ponendo fine al dialogo. Accaddero allora molte cose. La donna, per niente scomposta, evocò degli arti scheletrici attorno al collo taurino di Bara-Katal, prima che un muro fatto di resti tombali le precludesse la vista.

Sentì un fiotto amaro risalirle su per la gola. Il pelleverde stava per incontrare la sua morte. Appena elaborò quel pensiero, sentì due mani fredde afferrarle i fianchi scoperti e un dolore lancinante.

missinshout1
«AAAH!»


Abbassò lo sguardo. La rossa le stava azzannando il fianco sinistro, come un animale. Era morta, ma attaccava ancora; era diventata a sua volta un abominio. La sua trachea perforata spruzzava sangue, sangue che le macchiava le gambe e si sarebbe presto mischiato con il suo. Piena di dolore e disgusto, Ciale cominciò a battere l'elsa della spada sulla fronte della non-morta, con una violenza tale che l'acciaio cominciò a scavare un buco nel cranio della rossa. Poteva sentire il contraccolpo tramite i denti nella sua carne, ma dopo la terza martellata, finalmente la creatura mollò la presa e cadde.

L'Inquisitrice si portò la mano libera al fianco, guardandosi attorno stralunata. Ovunque i cadaveri si stavano rianimando, una marea che si alzava sommessamente dal muro d'ossa. I vivi - chiunque fossero - si ritrovavano bersagli. Tre abominii le si gettarono addosso, i loro gesti scoordinati che miravano a mordere, tagliare, squarciare. Ciale non aveva intenzione di ripetere l'esperienza di essere azzannata; entrò nella loro formazione sconnessa, gettando il primo a terra con un calcio e colpendo il quadricipite del secondo con lo spindalai, facendolo indugiare. Il terzo le fu addosso, ma sfrutto il suo impeto nonostante il fianco dolorante e lo gettò a fare compagnia agli altri. Denti che stridevano gli uni contro gli altri, superò il gruppetto prima che potessero rialzarsi.

«Fottuta scema, non ci pensi a tuo figlio?» L'allucinazione del coniglio era come impazzita. Cercava di scagliarsi addosso a lei, solo per ritrarsi e riprendere la rincorsa, trovandola sorda alle sue parole. Accusa, condanna, esecuzione. Doveva trovare un modo di superare quel muro. Improvvisamente, uno stormo di corvi suicidi si lanciò contro la struttura d'ossa, scomparendo a mano a mano che ci impattavano sopra e sollevando polvere bianca.
Era la sua occasione. Ciale balzò nel polverone, l'arma tesa dove aveva visto l'inquietante donna umana per l'ultima volta.

I suoi muscoli fremevano, il sangue dal fianco che tracciava una scia ad arco nell'aria. Sarebbe piombata nel piccolo spiazzo a una velocità spropositata, emergendo dalla nube di ossa frantumate come un fantasma.
Se Kjeld era giusta, sarebbe piombata sulla nuova avversaria, possibilmente sfruttando la velocità e la sorpresa per scagliarla a terra col suo peso. Avrebbe dovuto essere abbastanza per interrompere la stretta delle mani di scheletro, di qualsiasi sortilegio si trattasse.

Nella sua più rosea previsione, la Nera Signora sarebbe caduta e lei sarebbe atterrata sopra al suo corpo, con un'occasione per puntarle lo spindalai alla gola e guardarla con le iridi bianche inumane.

«Lascia l'orco.» avrebbe intimato.






Laplace rimase fuori dal muro spezzato di ossa, guardando la sagoma dell'Inquisitrice lagomorfa che si gettava contro la sua probabile fine. Scosse la testa.

«Stupida ragazza,» ripeté. «Credi che se aiuterai Bara-Katal a salvare se stesso e il suo popolo, allora potrai fare lo stesso col tuo?»




[ Ciale ]

Altera, sociopatica, zelante;
Sguardo gelido, attraente, minuta


Corpo (80 %) - Mente (45 %) - Energie (80 %)
CS Velocità: 1 (2 guadagnati, 1 usato)

Allora, Ciale si incassa un fisico medio per colpa di un morso della rossa, ma riesce a difendersi dal resto dell'attacco con la tecnica citata. Ho diviso in due l'attacco nemico - la rossa e gli altri tre non morti - perchè mi sembrava sensato, poi forse non ho caratterizzato bene quanto succede, non lo so. In ogni caso poi, vedendo il muro cadere, si lancia con l'obbiettivo di atterrare su Rekla e gettarla a terra. Ha visto che le mani scheletriche sono state evocate da lei e si dipartono dal suo corpo, quindi piuttosto che attaccare la magia preferisce attaccarne la fonte.
Per rendere l'azione più incisiva, usa "Fortificazione guerriera" in congiunzione con la passiva, quindi guadagna 2 CS alla velocità. Uno di questi viene usato per migliorare l'effetto sorpresa dell'attacco.

Mi dispiace di come sia venuto il post, avevo tanto da scrivere e alla fine non è emerso quasi per nulla il motivo per cui Ciale decide di non fuggire.

• Metabolismo Migliorato [Il fisico dei Lagomorfi è più reattivo rispetto alla media delle creature antropomorfe. Gli effetti positivi riescono ad essere incanalati e quindi aumentati. Quando viene usato un power-up, può essere aggiunto 1 CS dello stesso tipo di quelli già aggiunti dalla tecnica.]
(Numero di utilizzi: 6 4 - passiva razziale "Perizia")


• Cortina d'acciaio
[ L'allenamento di un Inquisitore è, per forza di cose, diverso dall'indottrinamento delle masse o dei semplici funzionari. Come molti regimi sul nascere, quello di Cernaborg lasciò per volontà o errore che i suoi alti funzionari sviluppassero un maggiore spirito critico. Insieme a questo, la capacità di smantellare ogni offensiva portata contro la loro persona, che fosse magica o psion. La mente e il corpo degli Inquisitori dovevano rimanere protetti da un'inviolabile aura d'acciaio. Così, gli agenti vennero allenati a disperdere le tecniche nemiche. Per gli attacchi magici, Ciale è in grado di eseguire una tecnica marziale che annulla l'effetto e lo scarica a terra. Per quelli psionici, invece, può difendersi con uno sforzo di volontà. ]
(Attiva, difesa dagli attacchi Magici, natura fisica. Consumo Medio, riserva energetica)

• Fortificazione guerriera
[ Il guerriero userà le sue abilità per potenziare il proprio fisico in vista dello scontro, ottenendo 1 CS (Velocità) da aggiungere alla sua riserva. Inoltre, questa tecnica fornisce al guerriero per la durata di un turno la capacità di vincere tutti gli scontri fisici, a parità di CS utilizzate. ]
( Attiva. Consumo Basso, riserva fisica )


Equip estratto:
Lo Spindalai

Via di mezzo tra una lancia e una spada, lo Spindalai è un'arma molto comune nel regno profondo di Cernaborg. Agli occhi di un abitante della superficie, ha le sembianze di una lunga lama nera, estremamente sottile ed estremamente affilata. L'esemplare preferito di Ciale arriva a misurare un metro e venti di lama, contro trenta centimetri di elsa. La difficoltà nel classificare quest'arma deriva dal suo aspetto: è troppo sottile e lungo per somigliare a una spada bastarda (circa due centimetri abbondanti di larghezza alla base della lama, che poi si riduce costantemente fino a diventare uno spillo in cima), non ha le caratteristiche della sciabola e del fioretto, visto la forma rigida e dritta e l'assenza di guardia, e infine fuori dalla categoria delle lance per ovvie ragioni, come la presenza di un contrappeso alla fine dell'elsa. L'uso che ne viene fatto lo vede come un ibrido, visto che può tagliare, perforare, e all'occorrenza inchiodare il corpo dei nemici. Il materiale di cui è forgiato - ferro nero delle profondità - impedisce che la lama sottile si spezzi ad ogni confronto con spade convenzionali, ma comunque quest'arma è famosa per aver bisogno di ingente manutenzione. In ultima analisi lo Spindalai si sposa bene con lo stile di combattimento dinamico dei lagomorfi, ma richiede un maestro per essere portato ai massimi livelli.

I Kho-tehk

Concettualmente simili ai pugnali da lancio, i Kho-tehk sono l'evoluzione naturale di questi ultimi e alcune varietà di spilli che usano certe popolazioni umane. Si tratta di lunghi chiodi di ferro nero, appuntiti da entrambe le parti e sottilissimi: sono pensati per essere lanciati contro un nemico e colpire efficacemente delle zone vulnerabili, riuscendo - in mani esperte - a trovare la strada nei punti deboli di un'armatura. La distribuzione del materiale nei Kho-tehk non è uniforme: sono più pesanti alle estremità per favorire il lancio, e deboli nel centro: per questo sono tendenzialmente fragili se dovessero essere usati, per esempio, per bloccare un pugnale nemico.
 
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view post Posted on 7/11/2015, 15:40
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Maestro
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Staan
Memoria e risolutezza.
Il giorno in cui l'orco iniziò a capire

Al centro dell'accampamento si levavano le assi del creato.
Tumuli di terra rinascevano dall'abisso, scavandosi a mani giunte la via verso la vita. Si estraevano con imponenza, scavalcando il groviglio di sangue e terriccio con le esili falangi delle mani scarnificate. Erano artigli aguzzi, scheletri non più umani che si divoravano la carne per rabboccarsi dell'aria ricolma di zolfo e dolore. Rinascevano senza occhi, ma con le bocche che si ripiegavano al vento e divoravano boccate di un'aria di cui non sentivano più il bisogno.
Per dileggio o semplice abitudine.

Erano morti. Cadaveri urlanti che di urlare non avevano più potere; neppur di ridere, benché a tanto fossero portati. Vedevano la vita come una sconfitta della propria morale e, per qualche motivo, sentivano i valori del passato come barzellette di cui ridere. Inverosimili e incredibili, posto che null'altro che la sete aveva per loro adesso significato. Erano smunti, vuoti di quella scintilla che li aveva resi fragili e schiavi di lamenti chiamate emozioni, passioni o paure. Briglie dell'umanità di cui non sentivano più il bisogno. Ora erano unici ed eterni; affiancati e appianati da un senso che li rendeva orda, o massa. Forza unica, disperata e immorale, ma capace di travolgere qualunque empia supremazia. Erano i reali vincitori, di un mondo marcio che di loro si sarebbe fatto scudo per nascondere la propria falsità. Eppure loro erano uniti, vittoriosi e forti, privi di emozioni o gerarchie: democratici, come poche cose al mondo.
D'altronde, cosa c'è di più giusto della morte?

Pagavano lo scotto di tutto ciò i poveri pelleverde. Eretici o non eretici, scacciati o non scacciati; chiunque fossero venivano strozzati nel loro sangue e si piegavano al dolore dei propri compagni, sottomettendosi alla sconfitta e allo sconforto. Scevri di coraggio; schiantati oltre la barriera del tumulto, vedevano in faccia il nulla del proprio sforzo. Si scontravano con l'avarizia della realtà, proprio ove la potenza, il numero e il Grande Gioco perdevano qualunque significato. Li la morte li coglieva impreparati, sottomessi alla paura.
Carne da macello come mai erano stati abituati a essere.

Anche dinanzi a quella stessa amara verità si piegava Geeste. Alascura riversava in un lago di sangue scuro; gracchiava al vento un misto di lacrime e dolore, sforzandosi di soffiare o graffiare qualunque morto che gli camminasse di fianco. Ma era ormai debole, inutile. Le ali squamose si erano piegate alla fatica e al dolore; una delle due, perdeva un pezzo e si dispiegava sul terreno sporca e frastagliata, scacciando frammenti della propria dignità oltre il percorso fatto a ritroso. Per la coda, infatti, la prendeva l'anziano saggio, suo allevatore. Geeste aveva il volto insanguinato, un braccio sinistro graffiato e molle di fianco al corpo, mentre con l'altro teneva la coda del proprio animale. Scampandolo alla morte, al pericolo o alla dignità di morire senza una tomba - un tumulo.
Pericoloso e vinto, in quello scempio del loro sogno. Piangeva, Geeste, perché non sapeva nulla; come potevano aver perso o come potevano morire così.
Oppure, ancora che fine avesse fatto Bara-katal.
Quando poi la fatica ebbe il sopravvento, il ginocchio sinistro crollò in terra con un sordo rumore. Il corpo si piegò di lato, e si accasciò di fianco ad Alascura.
Ammirando il cielo nero, che diveniva più scuro sopra di loro.

« Vedi, amico mio » disse Geeste, rivolto al suo animale.
« Ci vuole coraggio a morire d'estate » asserì, scherzoso. « Diritto all'inferno, avrei preferito finirci in inverno. »
Alascura gracchiò con un filo di voce, accasciando il suo muso accanto a quello del padrone. Gli leccò una guancia, pulendogli una parte del volto.
E poi chiuse gli occhi, aspettando che qualcuno si prendesse la sua vita.

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« Ancora momento di morire non è Geeste »
L'orco riaprì gli occhi, fissando il caos intorno a se. Oltre di esso, però, vide qualcosa di diverso. Ai suoi piedi una nuova schiera di pelleverde si faceva largo entro le fauci dei non morti. Avevano lunghi bastoni, cappelli piumati e variopinti costumi, che ricoprivano corpi esili e poco avvezzi al combattimento.
« T-toordokters? » Chiese Geeste, quasi non credendo ai suoi occhi.
« Esatto, è » rispose il primo di loro. Aveva il volto grosso e verde tipico di un orco di mezza età, ma dipinto con pitture a olio che gli coloravano guance e fronte di colori vivaci tendenti al rosso. Inoltre, teneva tra le mani un grosso bastone, alto almeno il doppio di lui. Su di esso vi erano incise rune e, al centro, vi era incastonata una grossa pietra gialla, che brillava di luce propria.
« Sciamani » ribatté ancora l'altro, quasi sorridendo. « Così che ci chiamavate voi, no? »
« Scacciati anni fa ci avete, considerandoci anche più vili degli eretici; paura avevate dell'ira degli dei » proseguì, stringendo il bastone al suo fianco.
« Macchiati del più grave dei peccati ci siamo » disse, secco « usare le reliquie per i nostri scopi noi ci eravamo permessi »
Poi fissò Geeste, con uno sguardo a metà tra il severo e il divertito. « E ora Geeste, come giudichereste noi? »
« P-perché siete qui...? » Chiese l'orco, stranito. « Perché Bara-katal chiesto di tornare ci ha » rispose l'altro, subito.
« ...e perché preferiamo reietti sentirci chiamare, piuttosto che il nostro popolo scomparire nell'oblio vedere. »

Poi strofinò il bastone e questo parve rispondere. Le rune si illuminarono e la pietra incastonata si caricò di luce gialla.
« Non lasceremo morire voi in questo modo. » Dal bastone si levarono decine di fiammate. Altri sciamani, al suo fianco, fecero altrettanto.
Le fiammate si levarono nel cielo, per poi ricadere sul terreno. Infine, presero forma: dalla coda si levarono fiammate minori, che conformarono delle zampe. Poi un muso affusolato si levò dal fianco della fiamma, fino a quando l'intero fuoco non prese le fattezze di un grosso lupo.
« Andate e bruciate loro » disse lo sciamano, fissando le fiamme. « Dimostrate a questi cadaveri che nessun pelleverde soffocherà nel proprio sangue, oggi. »
E i lupi fiammeggianti risposero, scivolando con agilità entro le fila dei cadaveri, come una mandria di bestie infuocate pronte a consumare ogni nemico.

divider

Quando Rekla avvertì il peso di Ciale scostarla di lato, si stranì.
Quasi non si aspettava che qualcuno avrebbe avuto il coraggio; che qualche insetto l'avrebbe discostata dal suo obiettivo, frapponendosi tra lei e la preda.
Solitamente, infatti, questa era un'azione molto stupida. E in passato nessuno si sarebbe mai permesso di contraddire la nera Signora.
Mai, mai nella vita.

La furia dell'assalto le fece perdere la presa sul pesante pelleverde, che ruzzolò di fianco, poco distante, tenendosi il collo tra le mani e tossendo vigorosamente.
Per converso, Rekla non cadde, rimanendo ferma sulle sue gambe. Si voltò di scatto, fissando la minuta umanoide con le lunghe orecchie allo stesso modo con cui si fissa una zanzara fastidiosa.
« Tu, maledetta » sibilò, guardandola con orrore, « come osi violare il sacramento del mio rito di morte? »
Di risposta la afferrò per il collo, sollevandola da terra - pressappoco fino all'altezza con cui, fino a qualche istante prima, aveva tenuto Bara-katal.
« Questa umanità è molto più indisponente di quella che ho lasciato tempo addietro » ribatté, ringhiando quasi. « Avete proprio bisogno di una lezione. »
La sua mano scheletrica si levò verso il cielo, rivelando un lungo artiglio nero sul finire del dito indice. Senza il minimo rimorso, Rekla vibrò l'artiglio contro il petto nudo della ragazza, disegnandole un taglio obliquo lungo tutto il torace.
La lama scavò nel profondo, dividendo la carne come fosse acqua e rivelando la carne e il sangue sotto di essa.
La pelle olivastra divenne rosata, poi rossa. Infine, violacea ai bordi e - subito dopo - nera. La pelle, infatti, prese a sfrigolare, come se fosse stata bruciata.
La ferita si cauterizzò, quasi come se una lama rovente l'avesse ulteriormente scavata immediatamente dopo.
Dopo questo, lasciò la presa e Ciale ricadette al suolo con tutto il suo peso, tenendosi il torso tra le mani.
Impotente.

Infine, Rekla si girò verso Bara-katal. Sorridendo.
« Speriamo che nessuno ci interrompa più, mio caro » disse, con tono di scherno.
Bara-katal provò a sfuggire, scorrendo le gambe sul terreno e trascinandosi indietro di qualche metro. Nella caduta si era riverso in terra tutto il contenuto della sua borsa; aveva perso le armi, il suo equipaggiamento e qualunque cosa potesse servirgli per difendersi. Era impotente anch'egli. Inutile nella sua enorme robustezza; nonostante la sua prestanza, infatti, la magia e la potenza della Nera Signora sembravano andare al di là di ogni comprensibile limite mortale.
Era un mostro e lui solo un pelleverde.

Si tirò indietro con le gambe, tentando di fuggire. Eppure, Rekla si teletrasportò proprio su di lui, senza il minimo sforzo.
Gli pose un piede sul braccio destro, bloccandolo. « Aaaargh...! » urlò Bara-katal, rivelando le sue aguzze zanne al nero della sera.
Invocò entro di se i propri antenati e gli infiniti spiriti ultraterreni. Invocò in un lamento silenzioso chiunque potesse ascoltarlo, sperando che qualcuno avrebbe risposto.
I suoi padri, i suoi spiriti o qualunque anima sufficientemente coraggiosa da volerlo aiutare.
Eppure, non rispose nessuno.

« Tutti hanno una fine, Bara-katal » asserì, iraconda. « E la tua doveva giungere il giorno in cui hai causato il nostro fallimento. »
Sorrise amara, Rekla. « Hai già vissuto abbastanza in realtà, non credi? »
La donna allungò il suo braccio scheletrico e le cinque dita tozze svilupparono unghie nere e lunghissime. Cinque lame affusolate, che si strinsero tra loro a formare una sola grossa picca appuntita.
« Se credi in un dio, Bara-katal » disse Rekla, con tono di scherno, « è il momento di raccomandarti alla sua benevolenza. »
Bara-katal pianse e non voleva dir nulla. Col braccio sinistro, ancora libero, cercava affannosamente qualcosa che potesse salvarlo.
Trovò qualcosa, alla fine, appena di fianco al suo fianco sinistro. Era una specie di elmo, una maschera - anzi una museruola nera, di ferro battuto.
La riconobbe solo col tatto ed ebbe un moto di sconforto quando la raggiunse.
« ...Oorblyfsel... » sussurrò, a denti stretti.
Era la pesante maschera donatagli da Venatrix. La reliquia senza nome, che aveva lo scopo di onorare col proprio coraggio.
Quell'oggetto sacro che doveva portargli gloria in battaglia, ma che ora stava disonorando con la propria sconfitta.
« Afgod » sussurrò ancora, fissando il cielo nero sopra di esso, « ti ho deluso. »

Mi dispiace.
Non fece nemmeno in tempo a dirlo. Rekla lo trapassò da parte a parte, affondando gli artigli nel suo petto e nel terreno oltre di esso.
Lasciandogli un buco nello stomaco e uno ancor più grande nel cuore.

Uccidendo Bara-katal.
E tutti i suoi sogni di gloria.



CITAZIONE
QM Point
Siamo all'ultimo post, un ultimo sforzo. Qualunque cosa stiate facendo, venite attaccati da un ultimo assalto di non morti. Orientativamente, due non morti che contano come evocazioni di potenza Media ciascuno (4 CS) e un solo turno. Dovete sostanzialmente sopravvivere, difendendovi o soccombendo a essi. In aiuto vi arrivano dei lupi di fuoco, richiamati da una nuova truppa che è giunta in aiuto dei pelleverde: gli Sciamani. Ogni lupo conta come una tecnica di potenza Media. Ciascuno di voi può utilizzare a proprio vantaggio un lupo (conta come tecnica aggiuntiva, ulteriore oltre i due normali slot per turno). Il lupo consideratelo un jolly: ovvero una palla di fuoco di potenza media semovente, che potete modellare e/o utilizzare a piacimento. Risponderà al vostro comando: potete quindi comandargli di bruciare un singolo non morto, oppure utilizzarlo come muro di fuoco, oppure ancora sfruttarlo in combo con una vostra tecnica (siate fantasiosi, apprezzerò). Potrete anche saltarci in groppa e fuggire (ammesso che giustifichiate cosa vi impedirà di bruciarvi le chiappe). Potete, infine, anche inviarlo in aiuto a un vostro compagno (che ne sfrutterà due, quindi).
Questo discorso vale per tutti e tre. Piccola nota per Lunatic: ho apprezzato l'azione, tant'è che l'ho resa efficace (salvi per un attimo Bara-katal da Rekla). Eppure, non era il massimo in strategia, in quanto attaccare Rekla così di faccia le dava la possibilità di un contrattacco. Subisci un danno Alto al fisico, con una ferita che è descritta nel post. A parte questo, anche tu subisci l'assalto dei non morti e l'aiuto del lupo.

Decidete come agire; come detto, questo è l'ultimo post quindi date fondo alle vostre risorse.
Tempo massimo: sabato prossimo.
Domande e dubbi, dove sapete.
 
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view post Posted on 10/11/2015, 21:55
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥
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Rou ~ Stryd - Fuoco e demoni -
Fuggire da quel posto il più velocemente possibile, non c’era altro nella testa di Ririchiyo e nient’altro avrebbe avuto modo di vedere impiegati le sue forze; se solo non ci fosse stato l’ennesimo attacco alla sua vita, se solo i morti avessero deciso di rimanere tali senza darle fastidio ma a quanto pareva, quel giorno, l’inferno non aveva voglia di tenersi le sue anime, aveva pensato bene di vomitarle fuori dal suo regno di fiamme e di odio per riversarlo su di loro. Quella poteva essere la prova di un eroe, veste che per niente si addiceva al mezzodemone che si guardò in giro spaesata, afferrando la sua naginata e guardandosi intorno pronta a difendersi o ad attaccare.
L’odore della carne in putrefazione solleticava malevolmente il suo naso e la nausea prese possesso del suo stomaco. Avrebbe volentieri rigurgitato tutto quello che aveva nella pancia, mostrando agli atri i suoi ultimi pasti ma si trattenne. Non lo fece con la forza e il coraggio di un guerriero che si sta battendo per la giusta causa ma come un animale ferito che stava solo cercando una via di fuga mentre l’incendio, intorno a lei, divampava senza avere un modo di essere fermato.

”E ora che cosa faccio? E dire che ero venuta qui solo per non farmi uccidere dai pelleverde…tanto moriremo comunque…era meglio perire sulla montagna piuttosto che qui. Perché continuo a darti retta?”


"Smettila di lagnarti. Non moriremo qui. Sono sicura che ci sia una via d’uscita…."


Purtroppo la giovane era quasi completamente circondata e li vide anche partire all’attacco per poterla distruggere. Si mise in posizione mentre il potere demoniaco prendeva a scorrere in lei, veloce, sempre più veloce e, alla fine, provò in qualche modo a difendersi dall’attacco mulinando la sua niginata per allontanarli. Purtroppo qualcuno di loro arrivò alle sue spalle colpendola e facendola rovinare a terra perdendo anche la sua arma fra le pieghe di quella situazione assurda.

"Rialzati!"


"Ora!"


"O moriremo qui sul serio."


L’eco di Lilith rimbombò per tutto l’animo e la testa di Ririchiyo che cercò di rialzarsi guardandosi in giro alla ricerca dell’arma caduta. La situazione sembrava essere disperata ma proprio quando meno se lo aspettava, qualcosa accorse in suo aiuto. Sembrava un lupo, di fuoco. Al primo impatto la ragazzina ebbe la tentazione di fuggire lontano da quell’animale che lasciava salire al cielo grandi volute di fumo ma qualcosa dentro di lei la trattenne.

"Non sembra essere qui per farci del male…."


Effettivamente la fissava intensamente, quasi come se, al contrario, fosse lì proprio per aiutarla. Il resto le sorse piuttosto spontaneo. Tirò giù il suo arco e incoccò una freccia lasciando fluire il potere demonico fino alla punta, per prepararsi la via di fuga. Lo stesso lupo, a quella vista, saltò verso la ragazzina entrando quasi nella punta, mischiandosi a quel potere demoniaco rendendolo più forte, più potente e più distruttivo. Prima di vibrare il colpo la ragazzina puntò la freccia vero la propria via di fuga dove i non morti avevano creato come un muro.
Quando il colpo partì la freccia sibilò nell’aria andando a colpire i suoi nemici per esplodere al loro contatto e allora la giovane avrebbe preso il volo, arraffò la naginata caduta e cercò di correre lontano da quel posto il più velocemente possibile senza nemmeno preoccuparsi della provenienza del lupo. Non la riguardava: quella non era più la sua lotta.


CITAZIONE

RIRICHIYO


Basso: 5% - Medio: 10% - Alto: 20% - Critico: 40%


»Stato fisico: Indenne
»Stato mentale: Indenne
»Sinossi: Egoista, indipendente e irascibile; coriacea, corna e occhi viola
»Energia:
    Energia 70/125 %


    Mente 80/125%


    Corpo 50/50 %



»Equipaggiamento:
    -Arco
    -Naginata
    -Armatura naturale

»Oggetti:
    -Cristallo del talento
    -Amuleto lunare

»Talenti:
    -Affascinare 1/6
    -Maledire 0/6
    -Focalizzare 0/6
    -Trasmissione 0/6

- Attacchi -
[妖怪 のような目] “Youkai no yōna me”
    »Gli occhi di Ririchiyo si illuminano di viola, chiaro segno che il suo contatto con Lilith è più forte del solito e che quindi può attingere dal suo potere. Grazie a questo stretto contatto riesce ad avere un power up di natura fisica che le farà guadagnare 2CS a forza per una durata di due turni e si tratta di una tecnica di power up.«
    consumo: basso energia, basso mente

[爆発] “Bakuhatsu”
    »Ogni volta che usa il suo arco, Ririchiyo è in grado di imprimere nella sua freccia il potere del demone che è in grado di condividere con Lilith, aumentando così il suo potere e facendo esplodere l’obiettivo; se invece la utilizza in forma di demone Lilith non avrà alcun bisogno di utilizzare armi vere e proprie ma si creerà una lancia col suo potere demoniaco ed è di natura magica.
    Se il colpo va a segno, in entrambi i casi, causerà un danno alto al singolo bersaglio e sarà sempre riconoscibile come “fonte” del danno. Se portata a segno causa un alto al corpo.«
    consumo: medio energia, medio mente
Riserva CS: 2 -> Li usa per attaccare un non morto quando viene circondata.



- Specchietto riassuntivo -
Si difende dai 4 CS con la tecnica Youkai no yōna me e le vanno 2CS nella riserva, usa quelle due Cs per colpire un non morto che sta tra quelli che la circondano e alla fine fa affluire il potere del lupo sulla punta della freccia prima di farla volare verso il muro di non morti che le impediscono la fuga e farli saltare per aria con Bakuhatsu .



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view post Posted on 14/11/2015, 16:15
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Roma! Roma? Si, Roma.

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Hooglans - Campo Sconosciuto
«Run like the Wind!»

Ormai sembra di essere dentro una barzelletta, più che un campo di battaglia. Da quanto tempo mi sto barcamenando in mezzo a questo macello di cadaveri putrescenti e orchi massacrati, non so davvero, ma deve essere un bel po perché il timore di morire ha lasciato posto alla ben più semplice seccatura nell'essere ancora qui. Non riesco a vedere niente che non sia l'alta palizzata erta attorno al campo, ed in fondo mi sta bene così visto e considerato che quello è il mio punto di fuga. Poi arriva la grande sorpresa, preannunciata da quel misto di rantoli e grida strozzate che solo le corde vocali dilaniate e putrescenti di un non-morto sanno emettere. Per un attimo mi viene voglia di fermarmi, di poter intavolare una sorta di discorso con loro, domandargli come abbiano fatto a vedermi visto che sono quasi certa l'incantesimo di invisibilità abbia fatto il suo lavoro. Insomma, posso immaginare la loro Regina Lich in grado di vedere oltre qualcosa di così semplice, ma una manica di sacchi di carne putrescente come mi hanno vista? Ormai sono alla palizzata, però con le spalle al muro o, meglio, al legno. Riesco a scansarmi quel tanto che basta per evitare il primo fendente, scartando sulla destra per non venire affettata ben più di quanto già non sia. Oh beh, punzecchiata, anche se essere punzecchiati con uno stocco non è proprio la cosa migliore che possa succederti nella vita. Poi lo vedo, un altro simpatico scheletro, innalza la lama al cielo pronto a calare un fendente sulla mia testa. Vorrei spostarmi, ma ormai non ce la faccio più. Poi tutto finisce con grande rapidità, in una nuvola di fiamme cremisi annunciate da un sonoro ululato.



« Uhhhh... » Me rimango li imbambolata per un po, cercando di assimilare cosa sia appena accaduto. Poi li sento, altri ululati, grida mescolate a urla in Ardeens. Forse rinforzi? « ...beh, grazie! »



Questo non cambia che la battaglia, per me, sia giunta al termine. Con l'arrivo dei rinforzi l'attenzione dell'esercito non-morto andrà sicuramente a loro, dandomi il tempo necessario a svignarmela da qui prima che le cose volgano nuovamente a nostro sfavore. Pianto gli artigli nel duro legno, cercando di scavalcare la palizzata con ogni stilla della mia forza. Mi fermo un attimo, per osservare il campo di battaglia da un'altezza sufficiente dal permettermi di localizzare gli altri. Bara sembra ormai arrivato alla frutta, non si rialzerà. la coniglietta è stata davvero coraggiosa, ma anche col mio aiuto stava comunque affrontando un avversario fin troppo superiore alle sue capacità. Se non altro ho memorizzato il suo odore, se riuscisse a sopravvivere potrei persino tentare di rintracciarla, assicurarmi che almeno lei se la sia cavata. Poi, beh, credo proprio che me ne tornerò nel Dortan. Non so come, ma devo riuscire a comunicare con Zeno, avvertirlo del pericolo incombente prima che la piaga possa diffondersi sino ai regni del Leviatano. Solo per questo, devo farcela, devo andare via.






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Riassunto

CS { 0 }

Fisico {20%} ~ Mente {55%} ~ Energie {5%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (2/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (6/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (1/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (3/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (1/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (4/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (2/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (1/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (1/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (1/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (1/6)


Attive:

Corpo Sfuggente: Poi, beh, forse sto solo sottolineando l'ovvio ma molti vampiri sono tendenzialmente ben più rapidi delle comuni razze mortali. Oh ci sono sempre i cavalieri pronti a votarsi alla pura forza bruta, ma i più furbi sanno che la velocità è alla base di ogni scontro. Qual'è il miglior modo per difendersi? Non farsi colpire, ovvio! Il cavarsi d'impiccio è un'arte a se stante, a dirla tutta. Ho speso qualche decennio di vita nella vecchia Tanaach e li ho conosciuto un ragazzino, uno dei molti orfani mendicanti che si trovano li. Mi ha insegnato un sacco di cose interessanti. Sfilare soldi dalle borse altrui, scassinare porte e divincolarsi dalle manette della guardia cittadina. Ahhhh... quelli si che erano bei tempi.
Odette è in grado di schivare o eludere la maggioranza degli attacchi di natura Fisica e magiche con un consumo pari al danno inflitto. A consumo Nullo la tecnica può essere usata per scassinare serrature e forzare manette che non siano protette da incantesimi o effetti specifici.

[Consumo Basso]





Uso uno dei lupi per distruggere un non-morto e la tecnica difensiva variabile ssettata a basso per evitare l'altro. E poi mi do, con tutte le passive che ho :sisi:


 
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Lunatic ( )
view post Posted on 16/11/2015, 22:44




[ R o u : S t r y d ]


La rappresaglia della donna oscura fu repentina. Il mondo di ciale si tinse di blu, la sua faccia divenne cianotica, mentre con forza disumana veniva sollevata per la gola. Per quanto potenti, le sue gambe non poterono far altro che scalciare e colpire l'aria, le parole della nera signora che le rimbombavano nelle orecchie tese al vento, come a cercare parola di salvezza. Non le fu permesso di svenire, non subito, non prima che un artiglio le disegnasse uno spacco di dolore sul petto. La sua pelle olivastra fu attraversata da uno squarcio orribile, il dolore una luce abbacinante nello scurirsi del suo strangolamento. La ferita divenne rossa, poi violacea, quasi squamò; infine si annerì e si richiuse su se stessa col puzzo nauseabondo della carne bruciata. Allora all'Inquisitrice fu permesso di cadere ed accasciarsi, il suo vano tentativo di ribellione che sveniva con lei in posizione fetale.

Quando rinvenne un grosso animale nero le stava davanti, la lingua triforcuta penzoloni e un'aria dura negli occhi.

«Stupida ragazza.» disse l'essere, che le ricordava un canide, ma orribilmente corrotto. «Quasi preferivo quando obbedivi ciecamente al tuo Re, come fosse un Dio, e non ti mettevi in mezzo ai poteri forti.»


La voce dell'animale aveva qualcosa di conosciuto, insieme a una nota agrodolce. Qualcosa che invece non aveva mai capito, non aveva mai sentito nelle frasi degli altri: compassione. Con la sua mente che tornava alla dolorosa coscienza del mondo, capì. Era la visione. Per qualche motivo il coniglio era diventato una bestia enorme e orrenda.
Un segugio corrotto.

Durò un attimo, poi Ciale riuscì a rialzarsi e l'essere svanì.
Davanti a lei, Rekla Estgardel trafiggeva il pelleverde con mano d'acciaio, lasciando un vuoto della grandezza di una testa d'ariete nel petto dell condottiero.
Dopo tanto tempo, la Lagomorfa capì anche la paura.
«VAI» sentì, e quella volta non ci fu bisogno di farselo ripetere.




Davanti a lei c'erano schiere di non morti, abominii barcollanti che continuavano a comparire come incubi ricorrenti. Ma dietro di lei c'era la nera signore e la salma di Bara-katal, deceduto con le sue speranze così come con le sue parole sagge. Morto senza un riscatto e senza una spiegazione, così come stava per fare lei.
Scattò in avanti. Eventualmente, anche il pelleverde, nonostante quel buco nel petto, si sarebbe rialzato; non aveva intenzione di essere lì a fronteggiare il suo fallimento.

Schivò le creature finché le fu possibile, poi, un muro di carne grigia le si parò davanti. Era il corpo di un pelleverde - nessuno del gruppo, ma aveva importanza? - risvegliato dal potere malsano che imperversava sul campo di battaglia. Era disarmato e non ci sarebbe voluto a trapassare la mollezza dei suoi tessuti defunti: tuttavia in quel momento non ne aveva il tempo. I cadaveri imperversavano ovunque e, a differenza dei viventi, potevano essere estremamente riluttanti alla resa. Un bruto normale, l'avrebbe potuto mettere in ginocchio con una singola, dolorosissima, stoccata; quello che Rekla aveva fatto con lei, sfigurandole l'addome. Un rianimato avrebbe continuato a lottare.
Cambiò direzione scartando di lato, non per viltà ma per convenienza. Peccato un secondo essere la stesse aspettando, il suo bastone ferrato calato a ghigliottina contro di lei.
Khit! pensò, mentre schivava la mazzata per un soffio. Aveva avuto ragione - anche troppa - ad evitare lo scontro; ad un attimo di esitazione, erano già in due su di lei, e ancora ne sarebbero venuti. Lanciò un'occhiata gelida al nuovo assalitore, serrando la mascella e imponendo lo sguardo, in un tentativo di dissuaderlo dal lottare: la sua innata capacità di intimidire, dopotutto, funzionava sia con gli uomini che con le bestie. Perché non avrebbe dovuto funzionare con chi si trovava a metà delle due? Il cadavere sembrò incespicare sui suoi passi, indeciso: Ciale si permise un sorrisetto soddisfatto mentre conficcava la sua lama nel quadricipite destro della creatura, deviandola a metà percorso in modo da tranciare i legamenti.

Se la sua autorità poteva intimidire un abominio, però, quella di Rekla ne poteva controllare un migliaio, e in ogni caso aveva tralasciato di considerare la velocità che possono avere le membra di un corpo sollevato dal pensiero e dal dolore. Mentre inferiva sul morto armato di bastone, una mano enorme l'afferrò al collo, sollevandola una seconda volta con uno scatto che le fece mollare la presa sullo spindalai. Il muro di carne morta le era arrivato alle spalle e puntava a sopraffarla con la sua forza bruta. Non ci sarebbe stata una seconda possibilità se fosse svenuta una seconda volta.

Ciale si aggrappò alla mano gigantesca, cercando inutilmente di aprirne le dita. Fu allora che lo vide: la visione si era ammantata di fuoco. O forse non era la visione, perché il canide non parlava e il calore emanato dalle fiamme sembrava reale. Il lupo infernale era fermo a guardarla, le zampe tese nell'aura di brace in una posizione di chi freme dal desiderio di agire.

Per quanto fosse una speranza impossibile, l'Inquisitrice si gettò in quello sguardo.
Far-ne kah.
Inghiottilo nel fuoco.


L'essere cominciò a correre nella sua direzione, rispondendo al suo comando solo pensato. L'impossibile avveniva. Proprio come voleva, il lupo ignorò il non-morto ferito davanti a lui e si puntò contro il muro di carne, balzandogli addosso. Il bestione cercò di reagire, la sua presa si fece meno ferrea. L'inquisitrice riuscì a scardinarla con le dita, per poi lanciarsi a terra al riparo dalle mani del bruto e dal calore; lupo e cadavere diventarono una cosa sola dietro di lei, una massa ardente di materia organica.

Atterrò rotolando, rialzandosi a malapena. Nella disgrazia, la Nera Signora era stata tanto gentile da cauterizzare la ferita che le aveva aperto; altrimenti a quel punto il sanguinamento avrebbe già avuto la meglio sulle sue forze. Tossì sangue. Non c'era comunque tempo per riposarsi; il non-morto con il bastone da guerra zoppicava contro di lei, lo spindalai ancora attaccato alla sua coscia come l'asta di una bandiera a lutto.
L'umano cercò di spaccarle lo sterno con un affondo, ma la trovò pronta a scartare di lato, i suoi muscoli che le donavano la reattività che viene con l'istinto disperato di sopravvivenza. Ciale si sporse in avanti, riuscendo a recuperare la presa sulla sua lama e tirandola via dal corpo del nemico in un fiotto di sangue sporco. L'altro non sembrò curarsene e cercò di nuovo di abbatterla, ma lei saltò sopra la sua testa e oltre con la grazia innaturale della sua specie. Colpì di nuovo, stavolta alle spalle, ai muscoli della gamba sinistra. La carne cedette e squittì sangue viscido.
Ma in qualche modo il bastone di guerra del rianimato era sempre lì, e impattò contro la sua spalla. Riuscì a malapena ad attutire il colpo accompagnandolo col corpo, ogni singolo osso che gemeva nell'impatto. Nel frattempo, oltre la massa fumante del muro di carne, altri cadaveri si stavano raccogliendo - anche se poteva vedere degli orchi in lontananza combattere ancora, e decine di lupi infuocati. Non poteva più stare lì.

Ciale fissò il guerriero abominevole un'ultima volta, sacrificando un pezzetto della sua lucidità per assicurarsi che l'affezionato essere smettesse di seguirla. Davanti al suo sguardo, le ferite del cadavere si ingrandirono, gettando sangue come le bocche vomitevoli di due malati. Sentì qualcosa rompersi e poi, finalmente, il nemico fu a terra.

«... mi dispiace,» avrebbe detto Ciale, non tanto al nemico quanto al cadavere di un pelleverde appena conosciuto, nel cuore del campo.









[ Ciale ]

Altera, sociopatica, zelante;
Sguardo gelido, attraente, minuta


Corpo (45 %) - Mente (35 %) - Energie (75 %)
CS Velocità: 0 ( 1 usato)

Mi scuso di nuovo del ritardo.
Qui la spiegazione:

Ciale riesce a sfuggire a Rekla, attraversa il campo nella confusione, ma si trova davanti un cadavere rianimato di orco. Tenta di schivare anche quest'ultimo ma un secondo morto la blocca, al che lo attacca con lo spindalai. Questo attacco è aiutato dalla passiva "autorità", usata sul non morto, che toglie per un attimo a quest'ultimo il desiderio di lottare. A questo punto però il primo riesce ad afferrarla e le infligge un danno medio da strangolamento. Ciale vede il lupo infuocato mentre tenta di liberarsi, e gli ordina mentalmente di colpire il suo aggressore. L'arrivo dell'evocazione le consente di scappare e mette fuorigioco il "muro di carne". A quel punto la nostra eroina subisce un attacco dal secondo non morto, ma lo schiva spendendo una CS alla velocità precedentemente accumulata; recupera la lama, schiva un secondo attacco grazie alla tecnica Balzo, e ferisce di nuovo l'avversario.
Quest'ultimo non si arrende e riesce a colpirla con una bastonata - danno basso al fisico. A quel punto Ciale usa la tecnica oppressione per infliggere danni magici alla creatura e completare il lavoro già fatto dai fisici, prima di andarsene.

• Autorità [Pur essendo temibili, gli agenti dell'Inquisizione non venivano allenati come soldati regolari. La loro esistenza doveva sopprimere il dissenso ancor prima che si manifestasse. La vista di uno di loro doveva instillare sottomissione, e far perdere al bersaglio la voglia stessa di ribellarsi e lottare.]
]
(Numero di utilizzi: 6 4 - passiva del talento "Pacifismo")


• Oppressione
[ La natura distorta e inquietante di Ciale può prendere corpo in un'altra capacità. Si tratta stavolta di un'offensiva di natura magica: il corpo dell'Inquisitrice si avvolgerà di un'aura elettrica dalle sfumature violacee. L'aura causerà una distorsione nell'aria, i contorni della sua figura tremeranno, appariranno e scompariranno vibrando con degli scatti di alcuni centimetri dalla sua reale posizione. Se il nemico non dovesse difendersi in alcun modo, le vibrazioni invisibili propagate dall'aura lo colpiranno, causandogli un danno fisico: generalmente la rottura dei capillari attorno all'area degli occhi o l'ingrandirsi innaturale delle ferite già presenti sul suo corpo.
]
(Attiva, attacco magico, danno al corpo. Consumo Medio, riserva mentale)

• Balzo
[ Ciale è stata allenata a fare buon uso della potente muscolatura delle sue gambe. Se necessario, può compiere un singolo, veloce salto, fino ad arrivare a un massimo di quattro metri in qualsiasi direzione. L'utilità di questa tecnica non sta tanto nella distanza raggiunta, quando dalla velocità di esecuzione: dei salti/scatti di anche solo mezzo metro possono essere usati per evitare attacchi o tecniche di natura fisica. ]
(Attiva, difesa fisica, natura fisica. Consumo Basso, riserva energetica)



Equip estratto:
Lo Spindalai

Via di mezzo tra una lancia e una spada, lo Spindalai è un'arma molto comune nel regno profondo di Cernaborg. Agli occhi di un abitante della superficie, ha le sembianze di una lunga lama nera, estremamente sottile ed estremamente affilata. L'esemplare preferito di Ciale arriva a misurare un metro e venti di lama, contro trenta centimetri di elsa. La difficoltà nel classificare quest'arma deriva dal suo aspetto: è troppo sottile e lungo per somigliare a una spada bastarda (circa due centimetri abbondanti di larghezza alla base della lama, che poi si riduce costantemente fino a diventare uno spillo in cima), non ha le caratteristiche della sciabola e del fioretto, visto la forma rigida e dritta e l'assenza di guardia, e infine fuori dalla categoria delle lance per ovvie ragioni, come la presenza di un contrappeso alla fine dell'elsa. L'uso che ne viene fatto lo vede come un ibrido, visto che può tagliare, perforare, e all'occorrenza inchiodare il corpo dei nemici. Il materiale di cui è forgiato - ferro nero delle profondità - impedisce che la lama sottile si spezzi ad ogni confronto con spade convenzionali, ma comunque quest'arma è famosa per aver bisogno di ingente manutenzione. In ultima analisi lo Spindalai si sposa bene con lo stile di combattimento dinamico dei lagomorfi, ma richiede un maestro per essere portato ai massimi livelli.

I Kho-tehk

Concettualmente simili ai pugnali da lancio, i Kho-tehk sono l'evoluzione naturale di questi ultimi e alcune varietà di spilli che usano certe popolazioni umane. Si tratta di lunghi chiodi di ferro nero, appuntiti da entrambe le parti e sottilissimi: sono pensati per essere lanciati contro un nemico e colpire efficacemente delle zone vulnerabili, riuscendo - in mani esperte - a trovare la strada nei punti deboli di un'armatura. La distribuzione del materiale nei Kho-tehk non è uniforme: sono più pesanti alle estremità per favorire il lancio, e deboli nel centro: per questo sono tendenzialmente fragili se dovessero essere usati, per esempio, per bloccare un pugnale nemico.
 
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view post Posted on 19/11/2015, 11:54
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Maestro
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L'aveva appreso sin da giovane.
Quel rispetto vago per l'autorità, sotto forma di inspirata fierezza che permeava tutta la sua tribù.
L'adorazione per il sacro che trascendeva la mera superstizione, per divenire legge e disciplina. L'onore, così, gli derivava dal lamento degli anziani; dai moniti proferiti a mezza bocca, che risuonavao nel fumo delle ceneri cerimoniali.
Adorare e non toccare; onorare e non sfruttare.
« Perché? » aveva chiesto tante volte. E mai gli era stata data una risposta compiuta.
Perché le reliquie sono solo da adorare. Perché il grande gioco vieta di soggiogare le reliquie come se fossero al nostro servizio.
Questo era quello che aveva imparato Bara-katal. Una risposta priva di logica, ma che col tempo aveva appreso come monito e legge; un postulato da non sindacare. Era così e basta.
Così aveva visto passare lame, elmi, scettri e armature. Ritorno di fiamma, passioni di un passato glorioso, lambite dal sangue degli avi e da quell'aura di sacralità che rendevano quegli oggetti dei troni, delle icone di coraggio. Monito e ammonimento, fantasia e realtà. Nient'altro che bellissimi paesaggi da ammirare e non toccare.
Qualcosa da raggiungere con le sole proprie forze.

Così è, dunque?
Si chiedeva, mentre sentiva la vita scivolargli verso il basso.
Gli occhi si facevano pesanti e le mani a stento riusciva più a sentirle. Nel mentre, udiva con raccapriccio il crepitare delle unghie della sua nemica divorargli il petto; scostarsi tra le carni e tranciargli vene, lembi di pelle, arterie e organi. Divorarsi tutto, mentre lui non poteva fare niente.
E la mente pensava e ripensava quel giorno. Quell'attimo in cui aveva visto l'Oorblyfsel, la reliquia chiamata Venatrix, che gli aveva fatto dono di parte di se.
Una maschera metallica con aguzzi denti, a forma di muso, che ora poteva toccare. Gli era scivolata dalla tasca, franando sul terreno proprio di fianco a se. Sentiva il metallo lucido e freddo col dito indice e lo sfiorava ritmicamente. Provava quasi sollievo da quella sensazione, da quella piccola scintilla di vita che gli cadenzava al lato e sembrava chiamarlo con piccoli e flebili lamenti.
Li interpretava quasi come dei sospiri brevi, dei singhiozzi ritmati che dissimulavano un pianto commosso stretto nel petto.
Come se qualcuno lo stesse piangendo, mentre moriva. Come se qualcuno gli stesse prestando gli ultimi onori.

Così dunque moriva.
Lambito da un fiato senza vergogna, che si trascinava verso la terra e lo strozzava lentamente.
Adorato da una maschera a forma di muso che si immaginava piangerlo, come una vedova molto giovane e ancora molto bella.
La verità, però, era peggiore. La realtà parlava di una guerra persa, di un tentativo d'onore fallito che con Bara-katal moriva definitivamente.
E il perché non era chiaro. Forse perché lui era debole o perché il tempo dei pelleverde era semplicemente finito.
Oppure, forse, perché il grande gioco non ci ha cresciuti per questo.
Non era semplicemente previsto che creature tanto sleali usassero tradire la nostra lealtà.
E prendersi gioco di noi con mezzi così estranei al nostro credo. Così sleali e arcani da risultare impossibili da affrontare.
Così terribili.

E saremmo noi i mostri?

« Oorblyfsel » disse, pronunciando le ultime parole. « Ti ho deluso. »
E il dito sfiorò per l'ultima volta la maschera, lasciando che il freddo metallo salutasse il suo viaggio oltre il cielo.
In quell'istante, però, il metallo vibrò appena. Il dito si smosse e avvertì la vibrazione; prima una, poi una seconda.

« Ti arrendi, Bara-katal? » Disse qualcuno, parlando entro la coscienza dell'orco.
« C-chi sei? » Chiese Bara-katal, lasciando che le domande risuonassero nella sua mente e non nella sua voce.
« Chi vuoi che io sia? » Disse ancora la voce, con tono placido. « La verità? La giustizia? »
« Uno spirito » rispose l'orco, d'istinto. « Uno spirito che mi possa dire cosa devo fare. »
« Te lo dirò Bara-katal » asserì lo spirito « anche se stenterai a crederci. »
« Puoi fare quello che vuoi » aggiunse, secco.
« Puoi non dar credito a superstizioni millenarie » sentenziò ancora, « sopratutto quando queste ti rendono debole. »
« Puoi credere, piuttosto, che le reliquie siano lo strumento donato ai pelleverde per sopraffare i loro nemici » aggiunse subito dopo.
« Puoi sfruttarle e pensare che le superstizioni del passato abbiano ormai seguito lo stesso destino di chi le ha inventate »
« ...ovvero siano morte. »

Bara-katal rimase interdetto, frapposto tra il dovere e l'istinto.
Poi mosse nuovamente il dito; con uno sforzo mosse la mano e fece si che un secondo dito si poggiasse sulla maschera.
« Tu --- mi stai dicendo di... usare l'Oorblyfsel? »
« La reliquia? » Chiese la voce. « Si, certo. »
« Puoi credere che Venatrix te l'abbia donata per un preciso scopo » ribatté ancora. « Che ti abbia donato con essa parte della sua forza. »
« Questa reliquia un tempo si chiamava Ba-Xian » aggiunse, placidamente.
« E contiene in se tutta la potenza di cui sei meritevole. »

Bara-katal afferrò la maschera a mano piena. La strinse con vigore, lasciando che le dita deboli si segnassero col proprio sangue, a contatto con i canini aguzzi scolpiti su di essa.
Quando il metallo freddo toccò il palmo nudo della mano dell'orco, quest'ultimo avvertì una potenza senza pari trascinarsi lungo il suo braccio e salirgli fino al cuore.
L'orco aprì gli occhi d'improvviso e vide Rekla Estgardel ancora piegata su di lui, con le lame fisse sul suo cuore e con un'espressione folle, a metà tra il divertito e l'estasiato.
Quando però si accorse che era ancora sveglio, qualcosa la scosse. « Co-com'è possibile? » Sbottò, incredula.
Bara-katal non rispose. Afferrò con vigore la maschera, indossandola per il laccio come fosse un tirapugni. Subito dopo, la scagliò con violenza contro la lama di Rekla.
Il rumore secco si sparse nel vuoto che li circondava come il lamento sordo di un cane bastonato. Schegge magiche si sparsero ovunque, mentre le armi della nera signora andavano in frantumi.
Insieme alla sua arroganza.

« Tutto questo non è possibile! » Sbottò Rekla, ancora piegata su Bara-katal. « Tu dovresti essere morto...! »
Bara-katal non rispose. Vide la ferita al centro del petto pulsare e, al tempo stesso, brillare di una luce rossastra. Vide la carne ricomporsi lentamente; i legamenti ricongiungersi e le arterie ricomporsi.
Non disse nulla; si limitò a fissare il cielo in un'espressione pacata, calma.
Aveva violato l'ultimo comando del Grande Gioco. Non usare le reliquie.
E non ne era per nulla pentito.

Subito dopo si mise seduto e con un nuovo vigoroso movimento del braccio, colpì con un pugno il volto di Rekla.
La nera signora volò lontano di un paio di metri, lasciandosi andare a un latrato isterico, come quello di un cane bastonato.

Bara-katal si rialzò, dunque. Fissava il cielo come se lo vedesse per la prima volta. Sentiva il dolore abbandonare il suo corpo, le ferite richiudersi, il sangue sparire.
Vedeva centinaia di corpi muoversi all'unisono intorno a se e - come d'incanto - li considerava improvvisamente brevi, piccoli e fragili.
Sentì di elevarsi a qualcosa di diverso; sentì, sopratutto, di poter affrontare Rekla.

La nera signora si rialzò anch'ella, pulendosi il sangue dalle labbra violacee.
« La pagherai Bara-katal » minacciò ancora, « questa volta e per sempr--- »
Mentre parlava, un lupo di fuoco gli saltò sul petto, azzannandola alla gola. La nera signora fu investita da una fiammata di fuoco rosso, che la colse impreparata.
Come un fulmine, Bara-katal divorò i pochi metri che lo dividevano dalla donna e la colpì ancora una volta con la maschera, direttamente al petto.
Rekla si piegò in due, perdendo il fiato. Bara-katal, dunque, la colpì in volto, con un gancio dal basso.
E la vide volare verso il cielo e ricadere al suolo a peso morto.
Lasciandosi andare a grida di panico.

Se avesse proseguito, avrebbe vinto. E, per qualche ragione, avrebbe sentito il bisogno di ucciderla lentamente.
Di farle male. Senza onore e senza gloria. Ma per il solo piacere di farla soffrire il più a lungo possibile.
« No-non finisce qui...! » Sbottò Rekla, scomparendo, dietro una nuvola di fumo.
Bara-katal sorrise. La sua vendetta sarebbe stata più lunga.



CITAZIONE
Siamo alla fine.
Spero che vi sia piaciuto il piccolo colpo di scena finale. In poche parole: Bara-katal viola l'ultimo principio dei pelleverde, ovvero non usare le reliquie. Usa il Ba-Xian che un tempo gli aveva donato Venatrix e ne conquista il potere. La quest sfocerà in una scena che aprirò a breve e in una quest finale, che apriremo in seguito (che chiuderà il ciclo). Sopratutto, Bara-katal può mettersi finalmente a capo del suo personalissimo esercito, forte del nuovo potere. Il Ba-Xian, infatti, rende il portatore immortale e gli dona il potere di uccidere altri immortali. Può quindi sfidare Rekla "ad armi pari".

Per il vostro contribuito, ecco di seguito le ricompense:

Lunatic ( ) 1300 gold
Misato Kojima 1200 gold
Lucious 1000 gold

K i t a * 150 gold per il primo post
Last Century 300 gold per i due post da QM
janz rinuncia al compenso.

Aggiorno i conti.
Grazie a tutti!
 
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20 replies since 2/9/2015, 20:18   501 views
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