Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Z ~ Il Cuore del Leviatano

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view post Posted on 14/10/2015, 15:41
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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I Regni del Leviatano - Campagne di Ladeca
«Vox Populi»

Non mi sono mai piaciuti gli scantinati, sono come delle cripte per poveri. Non importa quanto siano grandi, danno sempre quella sensazione di angusto e claustrofobia, come se le pareti ti si stringessero attorno per schiacciarti non appena gli volti le spalle. Sa tanto di prigione, con quei quattro architravi posti a sostenere il peso della casa soprastante, perfetti se ci si vuole legare o incatenare chicchessia. Legno nodoso, forte, ricavato dai pini della Roesfalda, lo si capisce semplicemente toccandolo. Inizia a presentare delle scanalature, colpa del lento sfracello del tempo, eppure è così liscio e morbido al tatto. Potrei stare qui a carezzarlo per ore, tenervi la testa poggiata sino ad addormentarmi, sarebbe davvero bellissimo. Ma non mi è concesso tale piacere, non a un prigioniero. Non ad uno sporco vampiro. Sono stata attenta, per Zoikar se lo sono stata, mai un passo falso o una mossa fuori dal normale! Porto il gregge a pascolare di buon mattino, come ogni santo giorno da quando sono arrivata qui. A mezzodì mi incontro con il gregge di Annabella, puntuale come un orologio nanico, mangiamo un boccone insieme, carote e zucchine. Lei mi dice di essere preoccupata, una delle sue pecore è andata dispersa. Le dico di non preoccuparsi, che tornerà se non le è successo nulla. Ma Annabelle la conosco fin troppo bene, non lascerebbe indietro neanche un agnellino, non importa se questo la porta a vagare per le campagne fino al tramonto. Ed io avrei anche potuto decidere di non pensarci su più di qualche secondo, quando al calare del sole il suo gregge non ha fatto ritorno come di consueto. Come un orologio nanico, mai in ritardo, è stato questo ad insospettirmi. Passi pesanti che scendono i gradini, assi di legno che scricchiolano minacciando di spezzarsi. Ma il legno della Roesfalda è buono, si flette senza spezzarsi, per questo lo usano tanto qui. Passi pesanti, così pesanti da poter appartenere solo ad una persona. La porta si apre, l'imponente figura dell'Orso avanza con fare lento, quasi controvoglia. Si china su un ginocchio, un lungo sospiro mostra quanto sia costernato e afflitto da quanto successo, quanto lui sia impotente giunti a questo punto. Le pesanti mani si poggiano sulle mie piccole spalle, avvolgendole come un mantello, gli occhi vitrei e tristi fissati su di me come se non vi fosse altro da guardare in quella stanza.



« Odetta, sono certo che c'è stato sbaglio, tu non è... » Inspira profondamente, osserva di nuovo la mia carnagione pallida, le iridi dorate dei miei occhi. Quei lunghi canini, che ora non mi importava più di tener celati. Sospira ancora una volta, le mani scivolano via dalle mie spalle e cadono flosce al suolo. « Tu no è cattiva, tu no è come vampiri di città. Tu aiutato me a creare Vox Populi, per Zoikar tu sceglie anche nome! Ma a te no importa di comandare, tu lascia me libero di fare scelte, aiuta me quando non sa che fare. Me no importa cosa pensa altri, adesso ti libera e se qualcuno obbietta gli spacco mascella! »

« Lo so Orso, lo so che ti dispiace, ma non puoi farci niente. Vedi è sempre stato questo il mio problema, mi piace aiutare gli altri, per quel poco che posso fare. Normalmente sono abbastanza cauta dal nascondermi, dall'aspettare o farmi da parte quando il rischio di espormi è troppo alto. Ma... quella sera... » Non mi maledico per ciò che ho fatto, nonostante ciò che è accaduto in seguito. Quando sei immortale i rimorsi ti braccano come un branco di lupi, fino alla fine dell'eternità. I rimorsi, non sono un lusso che posso concedermi, non più. « Vuoi sapere come è andata veramente, vero? Te lo dirò, così capirai. »



[...]



Ormai è quasi sera, perché Annabelle ci sta mettendo tutto questo tempo a trovare la sua pecorella smarrita? Con tutti i pasticci che quel branco di scemi degenerati sta combinando in città dovrebbe saperlo cosa si rischia a rimanere fuori nel cuore della notte. In fondo non si sono mai spinti così in campagna, prima d'ora. Ma con l'espansione di Ladeca la campagna è divenuta una parte integrante della città, cosa gli impedisce di ampliare i loro territori di caccia? Non posso lasciar perdere, ormai non posso più starmene in disparte mentre quelli la fanno il cavolo che gli pare. Prima troverò Annabelle e poi, dopo tanto tempo, sarà di nuovo una notte di caccia. Prendo lo stretto indispensabile, correndo col pallido bagliore della luna a farmi da guida, cercando di cogliere un minimo segno della sua presenza. Per diversi minuti è il nulla, poi lo sento, in lontananza. Un belato chiassoso, terrorizzato, risuona nella gelida aria notturna come un grido. Continuo a correre, l'aria si riempie di quell'odore ferroso, come di ruggine. Sangue fresco, ne posso ancora sentire il tepore, non è molto distante. Due figure, di taglia adulta, lunghi mantelli neri che li avvolgono da capo a piedi. Giocano con la pecore, la calciano, sghignazzano divertiti fra di loro. Ed eccola li, appena più a destra, riversa al suolo con un largo taglio che le apre la gola da parte a parte. Gli occhi appena riversi all'indietro, una smorfia di terrore e dolore impressa per sempre su quel volto dal rigor mortis. Ma loro ridono, giocano con la pecore. Si divertono a farla belare, a farla disperare, persino a farla rotolare nel sangue della sua defunta proprietaria. Smetto di correre, mi avvicino, passi silenti col vento che soffia alle mie spalle. Iniziano a discutere fra di loro, il più alto prende a vantarsi del taglio. "Una vera opera d'arte, sfido chiunque a trovare il segno dei morsi!" Lo dice con fare contento, orgoglioso del lavoro svolto, fiero di aver sottomesso una semplice bambina come nulla fosse. Ride, gli è piaciuto, forse ne vuole ancora. Chiamo il suo nome, la voce tremante, il cappuccio calato per coprire gli occhi. L'artista si avvicina, un ghigno divertito sul suo volto, deve considerarla la sua serata fortunata. Le mani si stringono sulle spalle, spalanca le fauci mentre si avvicina al collo. Lo schiocco distintivo di ossa spezzate, il rumore viscerale degli organi trafitti, i nervi delle vertebre che si spezzano di netto. Dentro fino alla spalla, la mano spunta fuori dalla schiena, il vento notturno soffia sul sangue facendomi provare un insolito freddo. Spingo via il cadavere, come un sacco di patate, sfilo via il braccio e stramazza al suolo. L'altro mette rapidamente mano al pugnale, gli occhi sgranati, quello sguardo. Quel bellissimo sguardo, il dolce brivido della caccia che mi scuote da capo a piedi. Mi mancava, questa sensazione. Per i dodici, quanto mi mancava.



« Ecco, vedi, era proprio questo che mi mancava. Quell'espressione di puro terrore, quella subdola realizzazione che si sta facendo strada nella tua mente mente. Se il tuo cuore potesse battere adesso dovresti tenere una mano sul petto, per evitare che salti fuori come un grillo impaurito. Te lo eri scordato, vero? La paura di non essere il più forte. Ed è per questo che morirai, proprio come il tuo amichetto qui. Non sprecarti a dirmi il suo nome, non mi importa minimamente. » Agisce d'impulso, scatta in avanti per colpirmi. E lo fa ancora, e ancora, e ancora. mancata, mancata, mancata e mancata. Gioco con il mio topolino, non rispondo ai suoi attacchi forsennati, alle sue minacce, ai suoi insulti. Dice che ho tradito la famiglia, ma si sbaglia. Non posso biasimarlo, probabilmente non glie lo hanno nemmeno insegnato che ci sono altre famiglie di vampiri, oltre alla sua. Aspetto un'apertura, squarci sulla destra, l'avambraccio staccato vola sospinto dal suo movimento e cade sull'erba brucata. Ed è bellissimo, l'euforia della battaglia, la preda ormai condannata che si dimena disperatamente per sfuggire al predatore, pur sapendo di essere spacciata. « Stai piangendo? Oh, si, si che stai piangendo! Perché piangi, vuoi suscitare empatia in me? Smettila di blaterare, se almeno vuoi implorare cerca di renderti comprensibile! Niente? Sei sicuro? Speri che qualcuno venga a salvarti? Eh no, ti sei allontanato troppo dal tuo territorio, piccolo bastardello randagio. hai fatto il passo più lungo della gamba. Ma, cosa più importante, hai fatto arrabbiare i lupi! Dimmi, lo sai cosa succede quando un branco di cani si contra con un branco di lupi? Oh, pardon, certo che lo sai. Quale miglior lezione di quella vissuta sulla propria pelle, giusto? Peccato che non potrai raccontarlo a nessuno, ma ti dirò questo. Sappi che adesso, sistemate un paio di cosucce, chiamerò la mia di famiglia. E spenderò il resto di questo anno a mettere in riga te e tutti gli arroganti figli di cagna che hanno mandato al sovrano più di un secolo di abile celarsi e far dimenticare. Arrivano i lupi. »



Spesi il resto della notte a tagliuzzarlo pezzo per pezzo. Prima le dita, poi il naso e le orecchie. Poi gli occhi, la lingua e il suo disfunzionale membro. Mi implorava di ucciderlo, perché nella sua condizione quel genere di ferite non bastano mica per farti morire, io lo so bene! Poi gli ho dilaniato le gambe, cominciato a tirar fuori le ossa pezzo per pezzo, una dolo l'altra. Poi le braccia. All'apertura della cassa toracica mi sono soffermata brevemente sui polmoni, li ho osservati mentre si gonfiavano e sgonfiavano rapidamente. ormai non poteva più urlare, gli avevo tagliato le corde vocali, proprio come si fa con un randagio. Ma lui ci provava comunque, quel rantolo soffocato, quella disperata richiesta d'aiuto. Poco prima che gli strappassi il cuore deve aver pensato a quanti ne aveva uccisi, con quanti di loro si fosse divertito, trattandoli come bambole di pezza da tagliuzzare e buttar via. Ad un passo dalla fine, sono certa, deve essersi persino ricordato cosa si prova ad essere umano. Ed io, lo ricordo ancora, cosa è l'umanità? Dopo quello che ho fatto stanotte forse si, forse me lo ricordo ancora cosa si prova ad essere umano. Fa davvero male, ma non vorrei davvero farne a meno. Perché è un dolore bellissimo, perché questo è ciò che ha sempre separato la mia linea di sangue dalle altre. Il controllo, prima su di noi, poi su gli altri. Ed è tempo che il controllo venga ristabilito.



[...]



« Ed ero così arrabbiata, Orso, non me lo ricordo nemmeno l'ultima volta che qualcuno mi ha fatto arrabbiare a quel modo. Vorrei essere arrivata prima, per poterla salvare, per fermarli prima che banchettassero sul suo corpo. Ed ho corso, con tutta me stessa! Ma non è stato abbastanza, purtroppo. » Ed era la verità, era tutta colpa mia. Quando il problema cominciava a farsi evidente avrei dovuto provvedere io stessa, ammazzarne un paio di dozzine, rimetterli in riga. Perché col loro fare spavaldo non solo si sono rivelati, ma hanno anche messo alle strette qualunque vampiro non fosse collegato a loro. Non riesco proprio ad immaginare chi abbia tirato su un simile cretino, ma ormai è tardi per simili considerazioni. « Se avessi agito prima, invece di continuare a fare la pastorella felice, forse sarebbe ancora viva. Lei, gli abitanti massacrati alla piazza del mercato, le figlie e le mogli ghermite dai propri letti nel cuore della notte. Ed è solo colpa mia, ma ora è giunto il momento di rimediare. »

« Odetta, se c'è qualcosa che me può fare... » Non posso e non voglio coinvolgere nessuno di loro in questa faccenda, ma non posso neanche permettere che qualcuno, spinto da empatia, venga a cercarmi per dare una mano. Ma ho pensato a tutto, eh si! Non posso mica lasciare certi dettagli al caso! « In merito ai problemi attuali Vox Populi dovrà sfruttare il clima di paura e xenophobia a suo vantaggio, fa in modo che i mercanti non gonfino i prezzi verso i nuovi arrivati. Se lo fanno, stessa procedura fatta con Don Corneo, niente materie prime, tieni il surplus per bisogni futuri. Nel mentre cerca di sensibilizzare la gente in merito alla cosa, fagli capire che avere elfi e nani come amici conviene di più che averli come nemici. Permetti a quanti vogliano creare botteghe d'ingegneria o erboristerie di farlo al sicuro, nei quartieri edificati da poco. Forma una piccola milizia notturna, lampade in abbondanza, fa in modo che le strade rimangano al sicuro da teppistelli e bande di sempliciotti razzisti. Dall'Akeran stanno giungendo parecchi cacciatori di mostri, a breve Ladeca diventerà un silenzioso campo di battaglia. Tu e gli altri dovete pensare esclusivamente a tenere la gente al sicuro, chi di competenza provvederà a dare una ripulita alle strade cittadine. Questo sarà il mio ultimo consiglio, mi fido di te. »

« Sta bene, riferirò tutto tra qualche giorno, a prossimo incontro. Ma adesso... cosa tu fa? » Senza farmi ulteriori problemi mi libero con allarmante facilità dalle corde, scrollandomi di dosso la polvere accumulata sulle spalle, sorridendo con fare fanciullesco verso orso. « Adesso scapperò dalla finestra, Occhio sa già tutto, sta dietro alla porta a posta per rendere il tutto credibile. Ti afferrerò per un braccio e ti scaraventerò di lato, un paio di lividi ma nulla che tu non possa sostenere. A quel punto occhio, allarmato, entrerà brandendo il suo arco e mi tirerà un paio di frecce. le eviterò e me ne scapperò dalla finestrella li in alto, non riusciranno a prendermi. Una volta sistemato tutto tornerò, nel frattempo ti affido i miei angioletti, trattali bene. Oh e... grazie, di tutto. Certo è stato un anno piuttosto movimentato, ma... mi sono trovata bene qui, con tutti voi. Spero di poter assaggiare un'altra delle crostate di Balalaika, un giorno. Bene, si alzi il sipario, si va in scena! »






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Riassunto

CS { 0 }

Fisico {75%} ~ Mente {75%} ~ Energie {150%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (6/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (6/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (6/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (6/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (6/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (6/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (6/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (6/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (6/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (6/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (6/6)


Attive:

//






Progetto: Vox Populi
PG/PNG: Odette, Nikolai "Orso" Petrenko, Massimo "Occhio" Sparvieri, Julien "Mangusta" Strangelove
Dettagli: Odette da a Orso le indicazioni da seguire per gestire il nuovo problema sorto a Ladeca, facendo anche la sua uscita di scena da Vox mentre si prepara per gestire il problema dei vampiri birboncelli in maniera autonoma. Ci sarà un altro post per quello, obviously.

Ergo, uso 4 PP su Ladeca nella formazione di una milizia popolare atta a salvaguardare il benessere del popolo e delle altre razze, impegnandosi a proteggere botteghe e attività varie dalle scorribande di gruppetti razzisti e caciaroni :sisi:

Pecorelle smarrite invece viene affidato alle amorevoli cure dell'Orso.


 
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view post Posted on 15/10/2015, 15:48
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I Regni del Leviatano - Centro di Ladeca
«Legami di Sangue»

Fino all'ultimo ho temuto che non avrebbero fatto in tempo, invece eccoli li, a varcare la soglia di casa come gli ultimi arrivati. Certo, una signora deve farsi attendere, ma non in una situazione del genere! Se non altro Ugo è riuscito a stabilirsi una comoda dimora nei quartieri alti del centro borghese, vista la diffidenza nei confronti dei nani le sue opere ingegneristiche stanno andando davvero a ruba di questi tempi. Inoltre col fatto che sembra solo un vecchio malaticcio, sempre chiuso nel buio della sua officina, nessuno si è mai fatto domande in merito al suo pallore celato dallo sporco di fuliggine e bruciacchiature. Che poi chiamarla dimora sarebbe diminutivo, in realtà si tratta di una vera e propria trappola mortale, con i più curiosi e diabolici marchingegni pronti a ghermire gli incauti che cercano di infiltrarsi al suo interno. Ed è così che si rimedia lo spuntino, lui, da una parvenza di ricchezza e lascia uno o due punti deboli da cui entrano i ladri. Nessuno si fa domande, le strade sono un po più sicure, e grazie a quel buffo attrezzo refrigerante si è messo da parte scorte per i prossimi cinque anni. Spero che mi abbia costruito qualcosa di carino come l'ultima volta, mi piacono un sacco le sue armi, anche se devo imparare a ripararle per conto mio. Beh, se non altro ci siamo tutti, adesso! Otto, Lilian, Jericho e Ugo. Gli altri dovrebbero arrivare in un secondo tempo, ma per ora dovremmo arrangiarci noi cinque.



« Bene, adesso che siamo tutti qui possiamo dare inizio a questa piccola... hmmm... rimpatriata? » Ugo ha disposto una piccola botte piena fino all'orlo di sangue appena scaldato, servendolo in dei capienti boccali di legno. Non è mai stato un tipo per le raffinatezze di corte, lui. « A proposito, Lilian e Jericho. Perchè ci avete messo così tanto? nell'ultima lettera avevi detto che saresti dovuta arrivare quasi un mese fa. Successo qualcosa di importante? »

« Già Lilian, perché non dici alla nostra signora perché siamo arrivati con un leggero mese di ritardo. Mentre avremmo potuto tranquillamente prendere la via marittima, evitando una piccola invasione demoniaca sulla strada d'arrivo per il Dortan. » Dal bianco candore della sua maschera beccuta Lilian scosse la testa, delusa dalle parole poco gentili di Jericho. Non si scompone, volge i suoi occhi verso di me, pronta a rispondermi senza troppi problemi. « Oh, dear Odette, Jericho ha ragione nel dire che saremmo giunti prima passando per mare. Ma la situazione nell'Akeran è addirittura peggiorata da quando te ne sei andata, così ho preferito prendere una strada panoramica. »



[...]



Glie lo avevo pure detto, prendiamo la strada per mare, che si fa prima. Per carità Dhormat è un postaccio, ma si trattava di aspettare solo per un paio di giorni e comunque li ci sono nato e cresciuto, Conosco la gente, conosco le barche buone, conosco tutto quello stramaledetto buco di fogna neanche fosse le mie tasche. Ma lei e il suo Sovrano, il dirompente spirito giustiziero, la vocazione al divino che la spinge ad aiutare gli altri. Ed eccoci qui, nel bel mezzo di una città-stato assediata dai demoni, che po chi ce lo fa fare di aiutare gente del genere. Sonos chiavisti che si fanno puntualmente fottere dai loro stessi eserciti. Che poi qui c'è il lampo di genio, con una pandemia magica che trasforma gli individui dall'animo cattivo in demoni, questi se ne tengono duemila e passa come esercito. Eh ma certo, finché stanno appollaiati nei loro bei palazzi a farselo menare dalla formose schiavette dalla pelle color dell'ebano allora chi se ne frega. Beh spero che a una di quelle schiavette gli sia venuta la bocca come uno squalo e gilè lo abbia staccato a morsi! Comunque, siamo qui a menare le mani da quasi un'ora, e anche se la stanchezza non si fa sentire il peso dei numeri nemici risulta fin troppo evidente. Che poi demoni, non sono neanche demoni, sembra di trovarsi in una specie di zoo per malati di mente. Mezzi corvi, mezzi caproni, mezzi tori e pure mezzi pesci. Chissà forse c'è una specie di significato dietro all'animale generato durante la trasformazione, ma in fondo chi se ne frega. Oh, questo si che è grosso!



« Lilian, un promemoria, che senno finisce che me lo dimentico. » Stacco di netto un arto a uno dei demoni-cane, che poi a dirla tutta mi ricordano parecchio i licantropi della Roesfalda, ma comunque. « Of course dear Jericho, dimmi tutto. »

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« La prossima volta se dico che andiamo in barca, allora andiamo in barca! » Mi butto di lato a pena in tempo per evitare l'attacco del demone segaiolo, che con un pugno del genere passerei va vampiro a svampito in mezzo secondo netto. « Oh, smettila di essere such a crybaby e combatti. Non mi dirai che qualche demone peloso ti spaventa?! »



Poi dici che non ti devi incazzare, che bisogna mantenere la calma in una situazione del genere. beh la pazienza l'ho persa alla terza città stato, la calma invece alla quinta! Non vorrei davvero passare per menefreghista, ma non possiamo mica fare i giustizieri del mondo intero perché una qualche entità superiore ha deciso così! Oh ma lei lo sa che non la lascerei da sola in un pastrocchio del genere, se ne approfitta puntualmente e altrettanto puntualmente mi ritrovo a macinare demoni neanche fossimo in un mattatoio. Anzi, qua i demoni sembrano tutti bestie, quindi direi che siamo proprio in un mattatoio formato città. Fortunatamente li tonfo delle porte chiusa indica che l'ultimo gruppo di rifugiati se ne è andato. Una bella bomba fumogena a coprire la fuga e via verso le mura cittadine, saltellando come gatti in fuga da un branco di lupi, che in effetti è un'ottima approssimazione della realtà. Fortunatamente, secondo le mappe questa era l'ultima città stato prima del deserto del See, quindi da adesso in poi si tratta solo di dover andare a farci una gloriosa scarpinata in un altrettanto splendido mare di sabbia. Per i dodici quanto vorrei una bella nave in questo momento...



[...]



« Da li in poi è stata una passeggiata, dear Odette. Ma-... » Jericho taglia a metà la frase di Eileen con un sonoro pugno sul tavolo, facendo sussultare il povero Ugo per l'improvvisa « Ma, ovviamente, non potevamo andare di corsa, ci siamo dovuti attaccare ad una delle carovane di rifugiati per assicurarci che arrivassero sino a qui sani e salvi. »

« Ah, non preoccuparti, hai fatto bene a dare una mano laggiù prima di dirigerti qui insieme a Jericho. » Jericho sbuffa annoiato , divergendo il suo sguardo verso l'uscio per qualche istante prima di emettere un sospiro di rassegnazione, ritornando il suo sguardo su di me. « Beh, Otto sa già tutto visto che si è ritrovato in questo pasticcio insieme a me, le lettere che ho fatto mandare avevano ogni dettaglio possibile. Ma questo era mesi fa, le cose adesso hanno preso una brutta piega. Fortunatamente io e Otto abbiamo provveduto a pianificare un modo per ripulire la città dagli eccessi, stabilizzando un po la situazione prima di intraprendere un'azione un po più diplomatica. Per iniziare ci limiteremo a ronde divise in gruppi di due, sfoltiamo i pesci piccoli, sfruttiamo la loro ignoranza per farne fuori il più possibile e costringerli ad un atteggiamento difensivo. A quel punto formeremo un solo gruppo da quattro e ci dedicheremo alla distruzione dei centri di comando minori. Ugo resterà qui per tutto il tempo, preparando gli esplosivi e sistemando le difese della villa per un possibile attacco da parte dei nostri cuginetti combina guai. »

« Nunc'ho nulla da ridì sur piano, ma n'mezzo a tutto sto macello dovemo sta attenti pure alla guardia cittadina e all'Artigli, che quelli mica lo sanno che stamo dalla parte loro. Che poi porcaccia Yffre quea mignotta ma che cazzo ie frullava n'capoccia s ti stronzi, ma nun ie l'hnno nsegnato che nun ce devono sta troppi vampiri dentro a nposto solo che senno parte a caccia a e streghe? Sti cazzo de dilettanti, mortacci loro. » Ugo è sempre stato un forte sostenitore della dottrina, nascondersi e mescolarsi abilmente tra la popolazione senza causare scompiglio. Al contrario degli altri però non si è mai mostrato troppo incline al perdono con chi infrange tali regole. Ragion per cui farò coppia con lui nelle ronde, non vorrei ci andasse giù troppo pesante. « Ah, non preoccuparti per quello, ho già pensato io a tutto. Ho provveduto a mandare una lettera al comandante degli Artigli e una al ciambellano di corte del re. beh, più che mandato mi sono infiltrata nei quartieri di entrambi in modo da fargliela trovare, ma comunque il messaggio è giunto a destinazione. nella lettera ho precisato ciò che c'era da dire, così facendo mi sono anche assicurata una tregua per noi cinque, visto il nostro impegno fratricida per sistemare questo brutto pasticcio. ma in fondo è questo che ci ha insegnato la mamma, no? Se c'è un problema con la nostra stirpe, sta a noi risolverlo. »



[...]



Salve,

Si, immagino che vi stiate chiedendo chi ha messo questa lettera sotto il vostro cuscino. Ora non ha importanza, ma non si preoccupi, essa non è avvelenata o maledetta in alcun modo, quindi legga senza preoccupazione alcuna. Chiusi i convenevoli, vorrei innanzitutto scusarmi per il mancato controllo della popolazione vampira da parte della mia associazione, ce ne rammarichiamo profondamente e queste scuse sono il minimo che possiamo fare. Ma con questo ci tengo anche a sottolineare come ora siamo tutti completamente operativi e già dediti a ripulire la città dai pesci piccoli della famiglia locale, impegnandoci al massimo per ristabilire una parvenza d'ordine e garantire ai cittadini di Ladeca la pace che meritano. Nel caso se lo stesse chiedendo, si, siamo vampiri anche noi ma questo è tutto ciò che ci accomuna col problema. Una volta conclusa questa spiacevole ordalia speriamo di poter convivere pacificamente come è stato in passato. Nell'eventualità che la Guardia Cittadina o gli Artigli incontrino me o mi miei associati e, se non è una richiesta troppo esosa, pregherei per un possibile cessate il fuoco visto come i nostri obbiettivi coincidano perfettamente. Al calare della marea mi assicurerò un incontro diplomatico, per definire meglio i dettagli della sopracitata pacifica convivenza.

Cordiali saluti, le Pulzelle Rouge ♥





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Progetto: Legami di Sangue
PG/PNG: Odette the Lamb, Lilian the Faithful, Otto the Gargoyle, Jericho the Jackal, Ugo the Butcherer
Dettagli: Per farla breve Odette ha riunito tutto il nucleo familiare dei De Sang al completo, preparandosi per dare un bel colpo di scopa ai vampiri di Gabriel con tattiche mordi e fuggi/cerca e distruggi. Una volta sfoltiti i ranghi, allora sarà valutata una diplomatica riappacificazione, sempre che Raymond non faccia implodere Ladeca leggendosi un altro libro :ghgh:
la lettera scritta nell'ultimo trafiletto è stata posizionata così che rispettivamente Azzurra e la Foglia potessero trovarle, spero che questa piccola consegna ad infiltrazione non sia considerata una sgravata.

Si possono considerare 2PP spesi dal gruppetto per impegnarsi nella castigazione dei propri simili :sisi:




Edited by Lucious - 15/10/2015, 21:31
 
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view post Posted on 15/10/2015, 22:29
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Like a paper airplane


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La Voce del Regno
Larga la foglia
Stretta la via


L'edificio era grande, arredato in quel modo un po' polveroso e decadente che caratterizzava tutti i luoghi molto frequentati. Aperto da così poco eppure dava già l'idea di essere stato consumato a fondo. Molta umanità vi era transitata, portando con sé i piccoli mattoni per costruire le fondamenta del futuro.
Forse troppa umanità.
Il vecchio sedeva dietro la scrivania di legno scuro, che già portava i segni dell'inchiostro. Dall'altro lato, su una poltrona calcata da molti corpi diversi, era sprofondata Lady Ainwen di Ardeal, le mani congiunte davanti al viso.


Il popolo è scontento, signora. Vorrebbero chiudere le frontiere”.
La bambola scricchiolò, assestandosi in grembo alla ragazza.
Il popolo?


Ainwen sollevo le sopracciglia. Non credeva che il popolo potesse avere un pensiero, men che meno così complesso come l'idea di chiudere le frontiere. Una pura follia, la fine dell'influenza dell'ambasciata.
L'uomo le rivolse un'occhiata eloquente. Lei annuì lentamente.


Quindi dobbiamo trovare un'idea”.
Lui distese una pergamena sul tavolo, lisciandola con le mani.
Se mi permettete, mia signora, io avrei un piano”.
Indicò varie righe scritte fittamente.
Non chiuderemo le frontiere, come potremmo? Ma renderemo l'ambasciata un canale preferenziale per entrare a Ladeca”.
Che vuol dire un canale chiuso per chi escluderemo”.
La cieca sorrise. Iniziava a capire.
Faciliteremo coloro che il popolo potrebbe gradire e semplicemente rallenteremo gli altri, scaglionando gli ingressi così che sembrino più radi. In più potremmo chiedere agli stranieri facoltosi di assumere i cittadini di Ladeca che volessero cercare fortuna altrove. Niente scontento, successo assicurato”.
Il silenzio scese tra di loro. Ainwen non cercò di leggere la pergamena. Non le interessava sapere come sarebbe avvenuto.
Purchè nessuno intuisca il nostro piano. Non siete cospiratori, ma capaci diplomatici”.


Non si alzò, immergendosi nei propri pensieri. Erano sospesi su un filo di seta, ed erano arrivati così vicini al successo. Strinse i pugni. Non avrebbe contemplato il fallimento. Non per colpa di un capriccio, di chiunque fosse.

Le Mani Cieche
Date ai vampiri
quello che è di Piccardo


Lady Ainwen potrebbe non apprezzare”.


Erano passati parecchi mesi dall'ultima volta il Conte che l'aveva vista, con le guance arrossate dal vino e le palpebre pesanti. Erano passati mesi da quando l'aveva sorretta tra le braccia e aveva sentito la sua caparbietà infrangersi contro la propria sicurezza. Lei era un ricordo sfumato, che avrebbe voluto sperimentare di nuovo. Non l'aveva vista, non sapeva dove si trovasse.
Guardò il proprio interlocutore.


E perché non dovrebbe? Stiamo investendo i soldi nel nostro gruppo di nobili in una buona causa. Un'altra”.
Si grattò distrattamente il mento.
Mi pare che la prima abbia funzionato alla grande”.


L'altro annuì. Non era mai stato a Ladeca prima di quel giorno, e anche in quell'occasione era giunto solo perché sperava di incontrare lei. Aveva sentito sussurrare di quello che stava facendo e sperava di incontrarla in compagnia di Piccardo. Di comparire quasi per caso.
Invece era stato coinvolto in una conversazione che riusciva solo ad infastidirlo.


Forse dovresti consultarvi con lei”.


Luciano Piccardo ridacchiò, scuotendo lentamente il capo. Era sempre un piacere parlare con la Lady di Ardeal, cercare di guardarle dentro senza poter passare dagli occhi. Ma questo no doveva significare che lui, in qualche modo, era sottomesso a lei. Perché lui non rispondeva a nessuno.


Forse avrebbe potuto essere qui. Silenzio vale assenso”.


L'altro uomo strinse le labbra, riducendole a una fessura. Piccardo pensò che forse quello che si sussurrava su di lui doveva essere vero. Era quasi ridicolo immaginare una situazione del genere. Immaginare il suo disappunto, leggere l'impazienza nei suoi gesti.
Silenzio vale assenso.
Sciocchezze. Silenzio valeva soddisfazione del suo interesse. E il suo interesse era guadagnare influenza sotto banco. Il più possibile.


Allora siete dei nostri? Stanziare anche i vostri soldi per aiutarci a combattere la minaccia di Ladeca? Per sconfiggere i vampiri?
Avvicinò indice e pollice, quasi tentasse di schiacciare l'aria tra uno e l'altro.
Poco, così poco da non dare nell'occhio, ma da essere ricordati, se sarà necessario, tra gli eroi”.


L'altro si passò una mano tra i corti capelli rossi. Avrebbe potuto essere un uomo di fascino se il suo sguardo blu non fosse stato così eternamente malinconico. Piccardo pensò che doveva essere uno di quegli uomini incapaci di sedurre davvero una donna. Gli sorrise.


Non avrete nemmeno un soldo da me, Conte Piccardo. Ci vuole ben altro che uno stupido gioco di potere per fare un vero Lord”.


Si alzò a passo veloce, lasciandolo da solo.
Erano incorreggibili, pensò Piccardo, tutti quanti. Non se ne salvava neppure uno. Si strinse nelle spalle. Che il giovane Dobrzensky fosse un Lord era indubbio. Sfortunatamente per lui non era né un conte, né un marchese, né un duca. Immaginò dovesse essere molto irritante.




CITAZIONE
Posto per i miei due progetti:

1. Ambasciata: L'ambasciatore anziano ha elaborato un piano per fronteggiare l'ondata xenofoba. L'idea è questa: l'ambasciata, tramite i suoi contatti nelle cittadine fuori Ladeca e il regno, faciliterà l'immigrazione di coloro che al popolo potrebbero essere graditi. Al contrario rallenterà, scagliandolo senza dare nell'occhio, l'ingresso di coloro che attirano l'antipatia della gente. Così sembrerà che ci siano meno in gressi. Al tempo stesso favorirà il tentativo di chiunque voglia trovare fortuna all'esterno, collocandoli presso nobili e ricchi con essa simpatizzanti.

2. Mani Cieche: Piccardo, senza consultarsi con Ainwen, finanzia di nascosto con una piccola cifra la caccia ai Vampiri. La sua speranza è, in caso di riuscita, di ottenere un certo lustro per i nobili pur senza metterli sotto i riflettori.

 
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miky1992
view post Posted on 16/10/2015, 13:15




Sto cominciando seriamente a stancarmi di questa città... prima i prezzi, poi i vagabondi, adesso vampiri e dio solo sa cos'altro.
Si è vero, la nostra capitale ha dovuto affrontare momenti difficili, ma si trattava nella maggior parte dei casi di questioni legate all'ingordigia di pochi che desideravano arricchirsi alle spalle degli abitanti di Ladeca e del Re. Vedila così Stig, queste persone esistono ma visto che i problemi si sono risolti ci sono anche persone capaci di opporsi a esse. E noi ci siamo, ragazzi pochi mesi fa eravamo solo una compagnia al verde, ma adesso. commentò Jeremia.
Un bene è stato anche che l'esercito abbia prestato maggiori attenzioni al nostro quartiere.Disse Alek.
Quei nobili si saranno lamentati, se fanno loro la voce grossa li ascoltano subito. Aggiunse secco Stig.
I preparativi del festival procedono a gonfie vele, concentriamoci su questo. Potremmo usarlo per favorire l'integrazione dei viandanti, non sarà molto ma meglio di niente.
Alek annuì. La gilda ci finanzierà, credo che porterà loro non poco profitto tutto questo. Credete che questo potrebbe favorire la situazione? Voglio dire se veramente la gilda ha intenzione di prendere i migliori progetti e finanziarli questo non potrebbe che ne so, accrescere il malcontento della popolazione?
Personalmente credo che in caso di abbondanza la gente sia sempre molto più propensa ad accogliere cani e porci in casa propria.
Stig!
Scusami, ma in fondo è vero; più lavoro, più denaro, la gente avrà di meno di che lamentarsi. Se poi il lavoro arriverà per merito di non umani... beh, per usare parole spicciole a loro non fregherà un beneamato cazzo di chi gli da la grana. Un pezzo d'oro è uguale per tutti. Per il problema dei vampiri, beh quelle immonde creature non sono un problema nostro. Ci penserà l'esercito.
Stig ha ragione, noi non siamo combattenti. Concentriamoci solo su ciò che realmente possiamo fare, sto reclutando i migliori cantastorie che abbiamo, voglio che ad ogni angolo della strada principale, in ogni piazza ci siano bancarelle della gilda e nostri artisti pronti a intrattenere chiunque capiti a tiro.
Certo, sarebbe utile coinvolgere altri gruppi. Magari altre istituzioni culturali potrebbero apprezzare il progetto e contribuire. Ci servono disperatamente altri posti in cui ospitare le varie esposizioni e i vari concorsi.
Per le bancarelle non ci dovrebbero essere grossi problemi, il governo ci ha dato il suo benestare. Ho già individuato dei punti strategici in cui piazzarci, le piazze hanno la priorità e le strade principali ovviamente.
Vorrei controllare di persona la disposizione delle bancarelle e qualcuno dovrebbe contattare i rappresentanti di tutte le associazioni interessate all'evento.

Stig camminava per le strade principali di Ladeca, mentre Jeremia gesticolava attirando fin troppa attenzione per i gusti del drago. Qui le bancarelle, qui ci starebbe bene un palco, li potremmo mettere alcuni stand e in quelle vie potrebbero stare i venditori ambulanti. La speranza è che la gente si diverta e che magari nobili e mercanti decidano di investire a Ladeca anche per merito dello spirito d'iniziativa degli stranieri. Jeremia non faceva che ripeterlo, era un disco rotto esasperante.
Ci volle un ora abbondante per completare l'ispezione dei luoghi in cui avrebbe avuto luogo il festival. Mentre Alek si occupava assieme a Elisa di trovare una sistemazione ai partecipanti sempre più numerosi. Ormai avevano riempito fino all'inverosimile tutte le stanze libere dell'accademia e anche alcune delle aule trasformate in dormitori di fortuna mentre le attività locali assorbivano il resto.
I lavori incominceranno a breve, massimo domani o tra due giorni. Le prime manifestazioni devono cominciare entro massimo quattro giorni. Disse Stig con tono tranquillo.
Si, siamo in orario, forse addirittura in anticipo sul programma. Rispose Jeremia, mentre squadrava un angolo di strada perfetto per qualche manifesto.
Bene, allora torniamocene in accademia. Concluse Stig.

Stig... Abbassò lo sguardo e si massaggiò la nuca. Non ti ho mai ringraziato abbastanza per quello che hai fatto, se non fosse stato per te ecco... sarebbe stato tutto più difficile.
Allora perché hai la faccia di uno a cui hanno ficcato un pugnale nel culo?
Devo chiederti una volta finito il festival di andartene.
Stig sgranò gli occhi, serrò la mascella. Posso sapere perché? Chiese cercando di mantenere un atteggiamento rilassato e distaccato.
Ti ho visto con quel profugo, e non solo in quell'occasione. Ti ho tenuto d'occhio, mi spiace ma i tuoi metodi sono in contrasto con ciò che voglio ottenere in questa città.
Stig scoppiò a ridere. Non ti piacciono i miei metodi? Senza i miei metodi staresti ancora a mendicare qualche spicciolo da questi pidocchiosi nobili!
Lo so... e per questo te ne sono grato, però
Però niente... tanto ormai non ho più niente da fare qui, avevo già in mente di abbandonare Ladeca.
Senti Stig, mi spiace.
Stig scosse la testa. Si certo. Digrignò i denti, si voltò di scatto e se ne andò dall'accademia. In fondo sapeva che quella non era la sua strada, solo un sogno. Un bel sogno, ma solo un sogno.



bene, tra un fazzoletto e l'altro ho partorito un mostro anche se è più un riassunto della situazione che altro. sono contento :sisi: per i PP credo andrebbe bene 1 PP per il festival?
 
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view post Posted on 16/10/2015, 19:30

Competitore
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Il Tempio era stato imbrattato durante la notte, scritte oscene erano apparse sul marmo candido della struttura costringendo i miei sacerdoti a ripulirle. Una parte della popolazione sembrava non gradire gli stranieri e la situazione si faceva sempre più incandescente.
L’intera, dannata, città sembrava impazzita. La presenza di vampiri a Ladeca era cosa nota ma nessuno si sarebbe aspettato un’escalation di paranoia. In ogni dove manifesti inneggianti la caccia al vampiro si associavano a quelli che inveivano verso “gli invasori stranieri”. Le guardie cittadine erano particolarmente indaffarate … Ogni notte il numero di contusi, bastonati, minacciati e derubati cresceva. Di tanto in tanto appariva persino qualche cadavere, rigorosamente impalettato. Nessuna sorpresa se arrivai alla Maschera di malumore. La giornata, però, non aveva esaurito la sua dose di cattive notizie.
L’ambiente all’interno della locanda era teso. Regina era pallida, preoccupata e sembrava voler procastinare la mia usuale visita alle ragazze. Almeno una volta a settimana mi assicuravo che le mie dipendenti avessero tutto ciò di cui abbisognavano, aggiornavo il mio libro nero, pagavo gli stipendi e mi consultavo con Eric, barista, magazziniere e guardia privata, per fare il punto sui profitti della Maschera.
Il mistero fu presto risolto quando Mihako si presentò da me con un occhi nero e un labbro gonfio.
«Il mio aggressore sta peggio! » - mi rassicurò - «Gli ho conficcato uno dei miei spilloni in un occhio. »
Mi raccontò che stava tornando a casa dopo il lavoro quando la sua attenzione era stata attratta da uno dei manifesti della caccia al vampiro. Si era fatta una grassa risata al pensiero di quanti idioti sarebbero finiti in un fosso nel tentativo e a quel punto due loschi figuri erano spuntati dal nulla.
I due l’avevano avvicinata accusandola di sapere più di quanto dimostrasse. La minacciarono intimandole di sputare il proverbiale rospo, dalle minacce erano rapidamente passati all’azione … Mihako si era difesa accecando uno dei due. L’altro aveva reagito con rapida, sferrandole un pugno in pieno viso e stendendola al suolo. «Ce la pagherai puttana straniera! Lo sappiamo che voi ricconi li nascondete, quei maledetti vampiri! Sappiamo dove lavori e chi ti paga, di al tuo padrone che se non collabora … Bè veniamo e gli spacchiamo quella sua faccia da Elfo! Non sono le parole esatte ma il senso è quello. »
La giornata procedeva peggio di quanto mi aspettassi. Non credevo di dover pensare ad una guerra prima di colazione …


I miei “ospiti” erano comprensibilmente turbati … Erano stati convocati lì nel cuore della notte, tirati fuori dai loro letti o rapiti da qualunque attività notturna stessero mettendo in atto senza troppi complimenti e con un’unica, inequivocabile motivazione “ Lui vi vuole vedere, adesso!”.
Si presentarono tutti; alcuni borbottando, altri maledicendomi, altri ancora interrogandosi su cosa diavolo potessi volere, moltissimi temendo che fosse giunto il momento di ripagare la mia riservatezza.
Li avevo riuniti intorno ad un tavolo, avevo fornito loro cibo e vino.
Ed a quel punto non mi rimaneva che dare l’inizio alla danze.
«Oggi sono venuto a conoscenza di alcuni fatti spiacevoli avvenuti nel mio quartiere ad opera di certi scellerati, bifolchi, criminali di bassa lega …» - esordii con calma -«… ne sapete qualcosa?»
Ovvio che lo sapevano, tutti in città sapevano della caccia al vampiro indetta in quel letamaio pieno zeppo di tagliagole che chiamavano Quartiere del Mercato. Volevo, però, sentirlo da loro …
Lord Jasper Gloucer-Vaash tossicchiò brevemente portandosi quelle mani sempre umidicce e bianche come quelle di un cadavere alle labbra. Detestavo quel suo viscido modo di richiamare l’attenzione.
«Sappiamo dell’ignominiosa caccia alle streghe indetta da quei briganti …»
Aveva una voce profonda, resa raschiante dal vizio del fumo. A giudicare dall’espressione irritata doveva aver avuto qualche sorta di affare con i nosferati. Il ramo Vaash della sua famiglia di certo l’aveva edotto alle arti negromantiche di cui sono notoriamente maestri.
« … e dovremmo porvi fine! Con tutta la feccia straniera che ci circonda perché preoccuparsi dei vampiri? Non mangiano, non insozzano le strade con rifiuti umani e fanno pulizia di nani, stranieri, elfi e compagni… »
Lo fulminai con lo sguardo. Il disprezzo verso ciò che è diverso è un’abitudine difficile da perdere.
«Dei vampiri non me ne importa un accidente! » - sbottai - «Che il Baathos se li porti, uno ad uno non mi interessa! Sono i vivi quelli di cui mi preoccupo! Questi briganti travestiti da giustizieri hanno picchiato una delle mie dipendenti, l’hanno minacciata e così facendo hanno minacciato me. » - colpii il tavolo con un pugno che fece sobbalzare molti dei presenti -
«Sarò chiaro, in modo che persino le vostre menti assopite dal sonno e dagli eccessi potranno comprenderlo, nessuno deve osare dettare regole in casa mia! Nessuno! Questo è il mio quartiere, questa città cresce e prospera grazie al mio denaro e non permetterò ad un gruppo di sporchi, schifosi criminali di allungare le mani su ciò che mi appartiene! » - respirai profondamente -
«Non più tardi di domani, ognuno di voi spenderà la propria influenza e il proprio danaro per tirare su un esercito di volontari! Pattuglieranno le strade, giorno e notte, spezzeranno le dita di ogni dannatissimo ladro, picchieranno a sangue ogni bandito. Il Quartiere malfamato mi ha mosso guerra? Bene, voglio che bruci e che siano i loro stessi affiliato ad accendere la torcia! Da questo momento in poi voglio che quella sentina di vizio, quella latrina immonda, quella cloaca a cielo aperto tenga la sua merda dentro i suoi confini. Con qualsiasi mezzo! »
Jasper aprì la bocca come per dire qualcosa ma Ser Douglas, il macellaio, detto Cavalier Costoletta fu più veloce di lui. Perennemente paonazzo a causa della corporatura corpulenta e per l’abuso di alcolici spalancò la bocca larga come un forno. Gli occhi disseminati di venuzze rosse si dilatarono.
«Per le ossa del Profeta! » - sbraitò sputacchiando - «Chi cazzo sei tu per darci degli ordini! »
Avanzai verso di lui e gli piantai l’indice nel petto soffice e grasso - «Io sono quello che vi tiene per le palle Messere e se io tiro voi mi seguite! » - la minaccia dovette risultare convincente perché il Cavalier Costoletta non proseguì oltre, decisi in ogni caso di rincarare la dose - - «Vorrei che consideraste la vostra condizione nei termini che vi esporrò: mi siete debitori, tutti, in un modo o nell’altro! Quello che vi chiederò di fare non estingue il vostro debito … »
Abbandonai il macellaio e iniziai a camminare intorno al tavolo - «… il perché è presto detto: ciò che accade in città danneggia anche i vostri interessi. »
Ser Paul Understone alzò la mano. I suoi modi erano sempre educati, niente di straordinario essendo un membro della guardia cittadina. Aveva acquistato una delle mie magioni senza avere il danaro sufficiente a saldare il suo debito. Per me era stata una manna dal cielo: avere un mio uomo tra le guardie era un compenso più che sufficiente …
«Prego Ser… » - dissi cedendogli la parola con un breve inchino. Uomini come quello dimostravano di apprezzare la cortesia più di ogni cosa.
«Sono d’accordo con voi su tutta la linea mio Lord ma c’è un problema che non è stato considerato … L’odio verso gli stranieri. Dovremmo impedire anche questo tipo di violenze, se non erro molti di noi hanno guadagnato dall’amicizia con coloro che provengono fuori dai confini del Regno.»
Quell’uomo mi piaceva sempre di più. Cortese, astuto e opportunista a sufficienza.
«Ser Understone ha ragione. Direi che le violenze contro gli stranieri vanno incluse nelle attività criminali che voglio eliminare dal mio quartiere …. » - mi presi un attimo di pausa - « Non c’è altro. Ricordate mi aspetto la vostra collaborazione sin da domani! Vi auguro un sonno sereno.»


Progetto: La Maschera della Pietra Lunare

In sintesi: Erein si sente minacciato tanto dalla caccia ai vampiri quanto dal sentimento xenofobo che domina in città Riunisce, dunque, tutti coloro che in qualche maniera si sono indebitati con lui ( compresi coloro che ricatta tramite la Maschera) per chiedere di istituire una sorta di ronda privata che reprima la "criminalità" dilagante.

Spendo tutti i PP della Maschera su Ladeca.
 
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view post Posted on 16/10/2015, 20:07

Lamer
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La stanza dove si trovava era piena di decorazioni variopinte tutte con le stesse sfumature di quel blu che si può osservare soltanto di notte guardando il cielo di luna nuova nelle regioni più settentrionali della Roesfalda. In silenzio, il ventenne guardava il soffitto di legno di castagno che odorava ancora di nuovo sdraiato comodamente sul soffice materasso del suo letto.

Il ragazzo stava pensando, perso nei suoi pensieri ancora da adolescente. Quella nuova casa nella zona ricca di Ladeca gli piaceva molto. La piccola villa che suo padre Uther aveva acquistato per lui e suo fratello aveva tutti i confort che la sua vecchia dimora aveva offerto. I bagni, le cucine, la sala da pranzo, le stanze erano tutte state costruite al meglio grazie ai fondi del suo vecchio che aveva voluto dare l'opportunità al suo primogenito di entrare nei ranghi dell'esercito del regno.

Eppure nonostante tutti quei confort offerti dalla sua nuova dimora e dalle casse di suo padre la vita passata nel borgo di Nether gli mancava. Erano ormai passate due settimane da quando la carrozza della sua famiglia era arrivata nella nuova capitale del regno, affollata per via del traffico di persone che correva verso l'Edhel in cerca di fortuna.

Suo padre era partito due giorni dopo essere arrivato mentre lui e suo fratello maggiore Frederic erano rimasti nella loro nuova magione. In quei giorni aveva iniziato a girovagare per la città grande almeno una cinquantina di volte in più del suo paese natale.

Soltanto pochi giorni dopo però già aveva iniziato a sentire la mancanza delle sue scappatelle notturne sui tetti di Nether e le uscite segrete con le sue spasimanti. Quella vita sedentaria in quel posto lo annoiava, niente più brividi ne imprese, anche se era vero che le ultime gesta realmente definibili come imprese erano avvenute durante l'invasione della Guardia Insonne.

Quanto era stato particolare quel periodo e quanto aveva imparato sulle sue capacità quando insieme a suo fratello combattevano contro i soldati devoti a Mathias Lorch. Si ricordava ancora fin troppo bene i fendenti preci si Frederic e i suoi lanci precisi diretti verso i loro nemici.

Fu mentre pensava a quei memorabili combattimenti che però una voce fin troppo famigliare interruppe il suo flusso di pensieri risvegliandolo da quello stato di veglia che lentamente si stava impadronendo di lui.

"Muoviti Laurent, la cena è quasi pronta."

La voce di suo fratello risuonò forte, quasi autoritaria e come sempre con quel retrogusto di orgoglio nell'essere il primogenito tra i due. velocemente sentendo i morsi della fame si alzò dal morbido e allettante materasso su cui spesso oziava. Si vestì velocemente mettendo tutte quelle cianfrusaglie che suo padre gli aveva ordinato di mettersi ogni volta che un ospite arrivava a casa sua.

Velocemente aprì la porta prendendo uno dei suoi pugnali da lancio ed eseguendo una giravolta su se stesso lo tirò all'interno della sua camera. Non si fermò a guardare cosa avesse colpito, lo sapeva già, e velocemente si diresse verso la sala da pranzo prendendo posto a fianco a suo fratello.

Sul tavolo di ciliegio erano sedute quattro persone: Suo fratello vestito come sempre in abiti rossi accessi, un certo Udyr, compagno d'arme del primo, la moglie di quest'ultimo tutta addobbata e pettinata come soltanto un giullare di corte poteva scegliere e infine lui con il suo abito blu notte che lo caratterizzava.

Laurent salutò gli ospiti con cortesia, trattenendo a stento un sorriso nei confronti dell'unica donna presente al tavolo. fatto ciò la cena iniziò come sempre con alcune leccornie della loro terra natale passando a un secondo piatto a base di carne ed infine ad uno strano dolce che si rifiutò di mangiare.

Era l'ottavo pasto in cui suo fratello invitava ospiti e da certi punti di vista lo comprendeva visto che avere tanti amici tra i ranghi dell'esercito era un buon modo di scalare la vetta che sicuramente un giorno lo avrebbe portato ad essere un grande condottiero, ma da altri punti di vista iniziava ad essere stancante vivere sapendo di dover essere la spalla destra di suo fratello.

Di tutti i discorsi che avvennero durante la cena Laurent ne ascoltò meno della metà e prese parte soltanto ai discorsi che riguardavano il nobile casato dei Majoral, il suo casato, descrivendo come la generosità di suo padre e la forza e determinazione di suo fratello dovessero diventare un esempio da seguire per tutti i nobili.

Finito il pasto si congedò velocemente guardando Frederic annoiarsi per i discorsi della moglie di Udyr. Velocemente salì le scale che portavano alle stanze da letto ed entrando in stanza controllò immediatamente il pugnale che aveva lanciato prima del pasto.

La lama si era conficcata esattamente al centro di una mosca sul lato destro della finestra di legno a circa quattro metri di distanza. Un sorriso apparve sul suo volto felice di essere riuscito per la trecentosettantanovesima volta a centrare il bersaglio. Quel conto lo aveva iniziato quando aveva compiuto sedici anni .Un ottimo allenamento in quella città che non poteva offrirli altro che insetti come bersagli.

A quel punto si tolse quell'ingombrante e stupido vestito mettendosi il suo abito da viaggio e il solito mantello blu che sempre lo accompagnava dopo il calare del sole. Velocemente osservò i suoi sei pugnali legati alla cintura di cuoio che risplendevano alla luce della lanterna come fari nella notte, poi si diresse verso lo specchio contemplandosi per qualche secondo.

Il suo giovane viso rifletteva a pieno la sua perfetta forma fisica data da un'altezza nella media e una massa muscolare non troppo elevata. I suoi occhi verde scuro brillarono per qualche secondo ricordandogli quelli di suo padre mentre i suoi capelli leggermente mossi per via del suo taglia corto riflettevano quel biondo scuro che discendeva dal suo lato materno.

Per un attimo provò ad immaginarsi come fosse sua madre, ma nonostante tutti gli sforzi fatti in quei vent'anni di vita non riusciva mai a creare nella sua mente un disegno di come potesse essere la donna che gli aveva dato la vita.

Forse era per quella ragione che anche Frederic quando si guardava allo specchio rimaneva fisso ed immobile soffrendo probabilmente di più per quell'anno che gli separava dandogli quella speranza di avere almeno un ricordo della donna che il loro padre aveva amato.

Lentamente Laurent chiuse gli occhi concentrandosi per qualche secondo espandendo la sua forza mentale intorno al suo corpo, conscio che da quel momento nessuno avrebbe potuto notarlo se lui non lo avesse voluto. Senza fare il minimo rumore uscì dalla finestra saltando senza problemi al piano inferiore sicuro delle sue capacità acquisite con anni di allenamento nei bosci della sua terra natale.

Nonostante il tempo perfetto quella notte sopra Ladeca nel pomeriggio un forte temporale aveva bagnato le strade rendendole fangose nei punti in terra battuta. Non voleva sporcare quei vestiti a cui teneva e quindi avrebbe preso la strada che più preferiva dopo il calare delle tenebre.

Velocemente il Majoral si arrampico sul tetto della casa adiacente con agilità straordinaria come se per lui fosse la cosa più naturale del mondo consapevole di essere invisibile ed impercettibile per chiunque. Salito sulla sommità si mise a correre sulle tegole della nuova capitale diretto verso l'ultima sua meta della notte scorsa nelle zone meno ricche della città dove aveva visto una giovane fanciulla salutarlo.

Silenzioso e veloce continuò a correre e a saltare da un tetto all'altro come uno stambecco sulle cime dell'Erydliss fiero della sua bravura. Mentre procedeva osservava il paesaggio di quella città illuminata soltanto dalle luci delle lampade e pensava a cosa ne avrebbe fatto di quelle doti di sui tanto si vantava con suo fratello.

Aveva sempre sognato di viaggiare, ma prima di arrivare i suoi viaggi erano stati sempre brevi e noiosi. Avrebbe voluto diventare un eroe, uno di coloro che avevano fatto la differenza nella guerra contro la Guardia Insonne. si ricordava di alcuni nomi come quello di Fanie, di Raymond, di Medoro e delle gesta del gruppo chiamato i Sussurri che avevano combattuto fino alla fine contro gli invasori.

A volte immaginava di essere uno di loro, un eroe della patria che con astuzia e forza sconfiggeva i nemici che aveva davanti o combatteva fino alla morte per le persone o gli ideali che più gli stavano a cuore. Pensava a volte a quel nano coraggioso che aveva sfidato Iohan Lorch sopra i cieli di Basiledra, a quel guerriero che aveva ucciso Sigrund, e alla mano che aveva sconfitto Astryd e Mathias grazie all'aiuto della resistenza.

A volte si chiedeva cosa sarebbe successo se avessero vinto loro quella guerra o cosa ne sarebbe stato se Re Julien avesse deciso di appoggiare i Pari come lui o Caino invece di essere un re giusto ed appoggiare Zeno. Per questo nella sua mente immaginava viaggi pieni di avventure che forse, un giorno, sarebbero diventate realtà.


Sento la ruggine sulle dita per questi due mesi e mezzo di pausa XD. Torno con questo post introduttivo a... Non ci vuole tanto capirlo, spero vi piaccia XD)


Edited by kremisy - 17/10/2015, 00:15
 
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Stella Alpina
view post Posted on 16/10/2015, 22:34







Regni del Leviatano, Ladeca, tempo attuale



Il buio era calato già da qualche ora e l'aria era diventata ancora più fredda con l'avvicinarsi della notte. Questo però non scoraggiava le uscite serali della gente che rimediava come poteva. Chi se lo poteva permettere girava con cappotti spessi, chi invece non era abbastanza agiato si ricopriva di teli o pelli. Ma in quel vicolo vicino alla piazza, lì non passava nessuno. Un vicolo con nessuna finestra o porta da cui affacciarsi, privo di ogni tipo di interesse, un vicolo anonimo difficile a distinguersi da molti altri. In quella zona isolata avanzava il rosso. L'uomo del momento, la testa dell'Adel-Numestàra. Il Kasumaki si era spinto troppo oltre, da solo, in cerca di qualcosa che al contrario stava cercando lui. Aveva seguito indizi di dubbia provenienza sicuro di poter riuscire dove in molti avevano fallito. Quella caparbietà, fortunatamente, tornava utile all'uomo che in tutta tranquillità lo osservava muoversi in quello stretto vicolo. D'altronde, era stato proprio lui a condurlo lì, tra le sue braccia. Aveva sfruttato le sue conoscenze rimaste nell'associazione di spie avversarie per far circolare la voce che il capo dei vampiri sarebbe stato nei dintorni della piazza quella sera per svolgere faccende di importanza vitale. E così effettivamente era, non era del tutto una menzogna. Era una verità sfruttata nel modo giusto.
Alastor scivolò silenziosamente alle spalle di Shimmen sicuro di non essere udito, fino ad arrivare a pochi centimetri da lui. Poteva sentirne l'odore distintamente, poteva quasi inebriarsene immaginando cosa sarebbe successo nei secondi seguenti. Portò di scatto il pugnale in avanti infilandolo tra le scapole del rosso, abbastanza a sinistra da toccare il cuore ma non abbastanza da centrarlo. Un colpo mortale in ogni caso, ma non immediato.
Il vampiro annusò l'aria in quell'istante percependo la variazione dell'odore. Sentiva ora la paura mischiarsi alla rabbia che percepiva poco prima, un odore ben più piacevole al suo olfatto. La spezia giusta poggiata sul suo cibo. I suoi occhi si spostarono sul collo libero del Kasumaki e quasi svogliatamente si gettò in avanti per fare ciò che era obbligato a fare. I denti affondarono nella pelle, la mano saettò a tappare la bocca dell'uomo per evitare che urlasse. Il sangue fluì nella sua bocca inondandola di quel sapore metallico a lui familiare provocandogli un senso di attenuato piacere. Non era certo quello il tipo di prede che preferiva, ma doveva accontentarsi. I suoi scopi avevano la priorità quella notte. D'altronde a volte si mangia per fame, altre volte per diletto e saltuariamente anche per necessità. Con gesti rapidi estrasse il coltello dalla schiena dell'uomo e ne pulì il sangue sui suoi vestiti, poi se lo portò al braccio e si aprì un leggero taglio sulla pelle. Gocce del suo sangue calarono verso il basso, nella bocca di Shimmen, completando il rito di trasformazione. Da lì a poco l'uomo sarebbe diventato vampiro. Tutto quello però non era certo divertimento, il divertimento arrivava ora.


« Se non è un problema salto direttamente i convenevoli e passo al cuore del discorso. A breve ti trasformerai in un vampiro. Puoi ritenere questa soluzione una salvezza o una condanna. Nel primo caso, benvenuto. Nel secondo caso... »


Un sorriso comparve sul volto del vampiro, uno genuino, che Shimmen non poté vedere per via della posizione. Alastor si era assicurato di non esporsi alla vista in nessun modo. Alastor lasciò cadere un mucchietto di erbe nelle mani dell'uomo quasi con noncuranza.


« Masticala e mandala giù. Non impedirà la trasformazione, ma ti ucciderà prima che tu possa soffrirne gli effetti. A te la scelta. »


Sentì il corpo dell'uomo sciogliersi in fumo sotto la sua presa e dileguarsi nell'aria. Non cercò di fermarlo, non gli importava veramente. Tutto quello che doveva fare l'aveva fatto, ora non gli importava quale scelta avrebbe fatto l'uomo. Se avesse rifiutato la morte sarebbe entrato a far parte delle fila della sua famiglia, altrimenti sarebbe morto da qualche parte in città. Entrambe le soluzioni facevano al caso suo. Sorrise nuovamente al pensiero che tutto stava andando secondo i piani. Si guardò intorno per assicurarsi di essere ancora solo ed esplose in una nuvola di fumo a sua volta. Il vicolo tornò ad essere quello di sempre: vuoto, isolato, anonimo.









Regni del Leviatano, Ladeca, tempo attuale


Il gruppo di uomini si avvicinava silenziosamente all'abitazione facendo attenzione a non entrare nei punti illuminati. Portavano armi e armature e pezzi di stoffa erano inseriti tra le parti metalliche per ridurre al minimo ogni suono. Tra di loro avanzava anche Adam, l'uomo che tra tutti era stato scelto per rappresentare il popolo, o almeno quelli che avevano aderito alla sua protesta. Il gruppo di soldati era stato scelto appositamente per la caccia al vampiro, ordinata dai piani alti e desiderata da quasi tutti i cittadini ormai. La piaga dei vampiri doveva terminare e Ladeca doveva continuare a crescere nella sicurezza. Adam era nervoso. Non era mai stato in nessun combattimento, era un mercante, lui sapeva trattare con le persone, non sapeva nulla di armi o combattimenti e l'armatura che gli era stata messa a forza addosso gli sembrava più inutile dell'arma che portava al fianco.
Il gruppo stava circondando in quel momento una casa che era stata identificata come obiettivo principale. Quella sera, secondo alcune informazioni giunte, si sarebbero riuniti i capi vampiri per qualche ora. Era un'occasione da non sprecare, sarebbe potuta essere l'unica a disposizione. L'uomo aveva accettato di partecipare alla caccia solo perché sapeva quanto il popolo volesse la testa di questi vampiri, ma per quanto ne sapesse il vero problema non erano loro ma la malavita presente nel suo quartiere. Quelli erano i veri assassini a cui voleva dare la caccia. Ma una cosa avrebbe portato all'altra, forse.
Un passo dopo l'altro e Adam si trovò infine vicino l'ingresso dell'abitazione. C'erano dei soldati davanti a lui che gli impedivano di appostarsi alla porta, ma alle sue orecchie arrivavano lo stesso le voci all'interno. Si concentrò per capire cosa stavano dicendo. A parlare era una voce bassa e leggermente roca, sembrava quella di un vecchio.


« ... stati traditi e usati. A quanto pare la parola data non è più un vincolo ai giorni d'oggi. Ma i tempi sono cambiati. Abbiamo fatto vendetta e ora abbiamo il controllo di noi stessi. Stanno infangando il nostro nome con azioni volgari e pericolose e ora tutto questo rischia di esploderci contro. Da questo momento in poi prendo il controllo della nostra famiglia in quanto capo, sostituendo in pieno il traditore. Qualcuno ha qualcosa da ridire al riguardo? »


Tradimento? Vendetta? Di cosa stava parlando quell'essere? Stando a quel discorso, erano arrivati davvero davanti ai capi dei vampiri. Quella era una riunione per decidere chi avrebbe portato avanti la baracca! Erano nel posto giusto. Aspettò di sentire la risposta degli altri presenti ma non fece in tempo. Uno dei soldati tirò un calcio alla porta che si spalancò violentemente e il gruppo armato si riversò all'interno con le armi sguainate. Adam si ritrovò trascinato involontariamente all'interno della casa e quello a cui riuscì ad assistere lo lasciò senza parole. Tutto era confuso, riuscì a cogliere solo alcuni eventi ma li percepì molto bene. Vide il gruppo di vampiri seduti in salotto alzarsi di scatto per fronteggiare gli invasori, erano una decina. Li vide scoprire i denti in una smorfia minacciosa e le loro unghie crescere a dismisura diventando artigli lunghi e appuntiti. Poi lo scontro ebbe inizio. Le armi vorticavano tutt'intorno. Notò che i vampiri erano molto più veloci e riuscivano a combattere più uomini insieme e nonostante la loro grande inferiorità numerica se la stavano cavando molto bene. Vide uomini crollare a terra trafitti dagli artigli, altri con i volti squarciati.
Adam si rintanò in un angolo della stanza sperando di non essere preso di mira da nessuno. I suoi occhi continuavano a saltare da un combattimento all'altro. Vide il primo vampiro crollare sotto l'assalto di cinque uomini, poi uno ad uno vide crollare anche gli altri. In pochi minuti il silenzio tornò a regnare nella casa, ad eccezione dei versi sofferenti dei feriti. Gli uomini avevano avuto la meglio. Una voce chiamò il suo nome, più di una volta. Adam si riprese dallo stato catatonico in cui era finito e si rialzò. Si avvicinò al corpo di uno dei vampiri, dove il soldato lo stava chiamando. Osservò il volto del vampiro. Era ancora vivo e stringeva i denti cercando di resistere al dolore. Aveva un coltello per metà infilato all'altezza del cuore, come si diceva dovevano essere uccisi i vampiri. Ne studiò i tratti del viso, a parte i denti sembrava un normalissimo uomo avanti con l'età. I capelli bianchi e le rughe facevano intuire dovesse avere sui settant'anni, forse. Il soldato gli indicò il corpo, permettendogli di avvicinarsi. Adam chiese il permesso di parlare con lui e gli venne concesso. Trattenne il respiro per qualche istante per la tensione, poi lo lasciò andare e si fece coraggio iniziando a parlare.


« Mi dispiace per tutto questo ma è stato necessario. Vi abbiamo sentito parlare poco prima di entrare. Potresti dirmi in che modo siete stati usati? »


Il vecchio piantò il suo sguardo negli occhi dell'uomo ma non parlò. La sua bocca si contorceva per il dolore, ma gli occhi erano stranamente lucidi.


« Chi è che vi ha usati? Di che stavate parlando? »


Il silenzio da parte del vampiro continuava, nonostante lo sguardo non si spostasse mai dagli occhi dell'uomo. Adam cominciò a lasciar da parte la pena per quella vista e prese a spazientirsi. Appoggiò delicatamente la mano sul pugnale infilato nel petto del vampiro e lo guardò fisso negli occhi.


« Ti ho fatto una domanda. Chi è che vi ha traditi? »


A fronte di un nuovo silenzio Adam decise di agire. Spostò leggermente il coltello di lato aprendo ancora di più la ferita. Il vecchio lanciò un urlo sofferente che risuonò per tutta la casa facendo rabbrividire tutti. Poi, infine, in un sussurro interrotto dai gemiti di sofferenza, parlò.


« Shi... Shimmen Ka..sumaki. »


Adam riconobbe la voce che aveva udito fuori dalla casa. Stava parlando l'uomo che voleva prendere il controllo della famiglia, lui era il capo. Con uno scatto troppo veloce per essere fermato, la mano del vecchio corse al pugnale e lo spinse a fondo nel suo stesso cuore, togliendosi la vita. Un urlo ancora più forte sconvolse i presenti, poi il corpo si scompose in una nube di fumo che si dissolse nella stanza. Il pugnale tintinnò a terra, in mezzo alla pozza di sangue lasciata dal vampiro. Le reazioni troppo lente dei soldati e la sorpresa paralizzante di Adam non riuscirono ad impedire il suicidio del vecchio. Nella stanza tornò il silenzio carico di tensione, poi un verso sofferente attirò l'attenzione di tutti.


« Hey questo qui è ancora vivo! »


Adam si alzò di colpo e corse vicino all'altro corpo. Il vampiro era steso su un fianco con varie ferite aperte su tutto il corpo ma nessun'arma a lui reperibile. Si abbassò avvicinandosi al corpo e lo osservò attentamente. Era più giovane dell'altro.


« Bene... parlami di questo Shimmen. »






╠═════════════════════╣






Qualche isolato più in là, una figura era appoggiata alla parete di una stanza vuota e buia, attendeva pazientemente. Di fronte a lui si formò lentamente una nuvola di fumo nero. La osservò attentamente e la vide prendere le forme della persona che stava attendendo. Alastor fece il suo ingresso in quella stanza rivolgendosi direttamente verso l'altro alla parete. Gli occhi del vampiro in attesa si poggiarono sul petto del vecchio, su cui era aperto uno squarcio ben evidente. Alastor seguì il suo sguardo e si osservò i vestiti rovinati.


« E' andato tutto bene? »


Alastor prese a giocherellare con il buco nei vestiti e rispose quasi con indifferenza.


« Sembrerebbe di si. E' un bene che pensino che un vampiro centenario possa morire allo stesso modo dei vampiri giovani. Un semplice pugnale al cuore e via. Questo gli fa credere che in fin dei conti non siamo molto diversi da loro. »


Finì di intrattenersi con i fili rovinati dell'abito e spostò l'attenzione sull'altro vampiro.


« Quello che dovevamo fare è stato fatto. Ora gli eventi seguiranno un corso che non è più controllabile. Noi l'abbiamo indirizzato dove volevamo. Però c'è altro di cui bisogna occuparsi. La nostra rete è consolidata, ora deve iniziare a fare quello per cui è stata creata. Basta giochini con dilettanti avversari, basta attirare attenzione su di noi. Non siamo guerrieri, siamo dannate spie. »


Voltò le spalle all'altro vampiro e raccolse dalla poltrona dietro di lui un cappotto che si era fatto portare, l'altro l'aveva lasciato nell'appartamento dell'imboscata.


« Certamente. Ordini al riguardo? »


Alastor tornò a fissare l'altro dopo aver chiuso il cappotto.


« Fai girare l'ordine tra tutti i membri della rete di rimanere nascosti. Saranno giorni turbolenti, ci sarà questa ridicola caccia al vampiro. Ognuno deve concentrarsi esclusivamente a consolidare la propria copertura. Se sono panettieri allora facciano il pane, se sono pescatori peschino e se sono puttane scopino. Quando tutta questa tempesta sarà passata e noi saremo di nuovo nell'anonimato, allora cominceremo a svolgere il vero lavoro. Inoltre, da ordine di nutrirsi solo ogni tre giorni e solamente nel quartiere comandato dalla malavita, intorno al bazar. Ovviamente con le solite modalità di copertura. »


Detto questo si avviò verso l'uscita sul retro dell'appartamento.









Regni del Leviatano, Ladeca, tempo attuale


Adam si trovava in piedi al centro del piccolo palco che era stato allestito appositamente per quell'evento. Davanti a lui una folla di centinaia di persone, molte dei quali avevano aderito alla sua protesta, altre che per caso si erano trovate nei dintorni ed altre ancora che erano venute li apposta per sentire aggiornamenti sulla caccia al vampiro. Tutta la saliva di Adam si era prosciugata. Non era mai stato davanti a tanta gente a parlare. Nemmeno quando dirigeva il corteo di protesta si era unita tanta gente. Aveva il suo discorso in testa ma in quel momento gli sembrava di aver sbagliato tutto.
Dietro di lui erano appesi a dei pali, come sacchi, otto cadaveri dei vampiri uccisi durante l'imboscata la notte precedente. I denti messi ben in mostra e a petto nudo per evidenziare la ferita fatale inflitta al cuore. La gente rumoreggiava alla vista di ciò che gli era stato proposto e il brusio sovrastava qualsiasi altro rumore della piazza.
Adam fece un passo avanti e alzò le braccia per chiedere il silenzio della piazza. Ci misero un po' a calmare le voci, ma alla fine il brusio scese ad un livello accettabile. L'uomo annuì a sé stesso e poi iniziò a parlare.


« Gente di Ladeca! Quelli che vedete di fronte a voi, sono i corpi dei capi del gruppo di vampiri che affligge Ladeca. Ieri notte, grazie all'intervento dell'ordine dell'Artiglio, siamo riusciti a trovare il loro covo mentre erano riuniti per eleggere il loro nuovo capo e li abbiamo eliminati. Abbiamo notizie da più fonti che i rimanenti vampiri stanno lentamente lasciando Ladeca. Niente li trattiene più qui e la caccia alla loro testa li ha fatti scappare! »


Un boato esplose tra la folla e Adam fu costretto ad attendere che tutti si calmassero per continuare a parlare.


« So che siete sorpresi di quello che vi sto dicendo, ma ho altro da dirvi! Questi vampiri non sono mai stati il vero problema! Sono meno pericolosi di quel che si crede e la presenza di questi corpi qui lo dimostra. Siamo riusciti ad interrogarne uno. »


Ad un suo gesto, uno dei soldati sul palco tolse il cappuccio ad un uomo legato su una sedia di fianco ad Adam. Quando il volto fu scoperto, a tutti fu chiaro che si trattava di un vampiro. I denti ben in vista lo dimostravano. La folla si agitò nuovamente e ancora una volta Adam fu costretto ad attendere che si placassero.


« Abbiamo scoperto che in realtà c'è molto altro dietro. I veri orchestratori dei disagi non sono loro, ma l'associazione conosciuta come Adel-Numestàra. La stessa che non molto tempo fa ha perpetrato il massacro al Bazar di Mahyas. L'associazione ha attirato tutta quest'attenzione verso i vampiri per poter agire senza problemi e dargli la colpa di tutti i loro misfatti e crimini. Il capo di Adel-Numestàra, che ha organizzato tutto quest'inganno è Shimmen Kasumaki, trovato morto qualche giorno fa. Una vendetta perpetrata dai vampiri una volta capito che erano stati usati e ingannati da colui che li aveva riuniti sotto il suo comando. »


Attese qualche istante per far in modo che quello che aveva detto rimanesse ben impresso nelle menti di chi l'ascoltava. Aveva bisogno che capissero che il vero problema era un altro.


« I vampiri non sono tanto diversi da noi. A dir la verità, a parte la sete di sangue, sono esattamente come noi. Fragili quanto noi. »


Ad un suo gesto, il soldato affianco alla sedia piantò un coltello dritto nel cuore del vampiro che strabuzzò gli occhi e senza neanche un rumore si accasciò su sé stesso, privo di vita. La folla inspirò tutta insieme e il silenzio cadde in tutta la piazza. Adam ne fu contento, era la reazione che si aspettava. Ora aveva la loro più completa attenzione.


« Sapete invece cosa è più pericoloso? L'associazione malavitosa che continua a mietere vittime e creare disagi nei dintorni del bazar di Mahyas, della porta del sole e di Malsana. L'origine di tutti i nostri disagi, ingiustamente affibbiati ai vampiri, risiede lì! In quel bordello di malavita varia. Ebbene è questo che sono qui a dirvi quest'oggi. La piaga dei vampiri è finita. La caccia è finita. Ma questa vittoria non è che l'inizio. La vera piaga da debellare risiede in quel quartiere. Finché ci sarà la malavita, finché il re permetterà alla malavita di quel quartiere di esistere, non ci sarà pace per noi! »


La folla esplose in un boato assordante. Adam osservò i volti infuriati della gente e annuì compiaciuto. Avrebbe avuto la vendetta che desiderava. La sua famiglia avrebbe ricevuto giustizia e la malavita sarebbe stata debellata da quella città. Nessuno avrebbe dovuto più soffrire ingiustamente come era successo a lui.




Le mie azioni sono quest:

Scena prima:
Testo concordato con l'utente Vulcano1. Alastor trasforma Shimmen in vampiro ma gli concede una scappatoia. Gli da delle erbe che lo possono uccidere prima che la trasformazione faccia effetto.

Scena seconda:
1PP utilizzato sul progetto: Ordine dell'artiglio. Faccio in modo che l'Ordine dell'artiglio possa fare quello che nel turno precedente il popolo gli aveva chiesto. Tramite informazioni fatte girare, si viene a sapere che i capi dei vampiri si riuniranno in un determinato posto. Un'imboscata li elimina. Ovviamente è tutto controllato. Alastor finge la sua morte e i vampiri uccisi in realtà sono vampiri relativamente giovani, trasformati da poco. Qui specifico che i vampiri si concentreranno ora sulla loro copertura. Finalmente si inizia a fare quel che fanno le spie, lavorano ai loro veri lavori. Inoltre c'è l'ordine di mangiare il meno possibile fino a fine della tempesta sui vampiri.

Scena terza:
2PP utilizzati sul progetto: Ladeca. Un PP è utilizzato per diffondere la notizia che i capi dei vampiri sono morti, i cui cadaveri sono esposti sul palco. Gli altri vampiri sono in fuga da Ladeca. Insomma serve ad abbassare l'attenzione sui vampiri e a far rientrare l'allarme pericolo per calmare la gente nei loro confronti. Il secondo PP invece è utilizzato per creare una sommossa popolare verso la malavita presente nel quartiere della corte dei superbi di orto. (cani caccia-vampiri Orto? XD Davvero?)



 
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view post Posted on 16/10/2015, 22:41
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WHISPERS IN THE NIGHT


Lovissar avvertiva la solitudine dalle stanze vuote della sua nuova casa, celata da illusioni e rune protettive e nascosta alla periferia di Ladeca. La sentiva nell’assenza dei passi intorno a lui, quella solitudine, e nel silenzio delle voci che una volta erano con lui giorno e notte, quasi sempre entusiaste e ferme nel proposito di fare del loro meglio per il futuro del Regno. Lo rendeva malinconico e gli faceva paura, spingendolo a gettarsi nel lavoro di gestire la sua vita per non lasciarsi sopraffare.
A volte camminava per la Via del Raso, accanto al Bazar, e guardava la casa in cui Lord Shimmen ed il signor Sartaman avevano convissuto durante l’iniziale periodo di crisi economica della città: la vecchia base del loro gruppo di spie. Ricordi di tempi più felici quelli, di tempi in cui Adel-Numestàra non era la preda ma il predatore e la sua rete di spie si ramificava per tutta Ladeca.
Per la verità gli informatori c’erano ancora quasi tutti: il problema era che fino a poco tempo prima mancavano gli uomini dediti a tenere i contatti con loro e a riferire le informazioni.
Uscendo di casa si ammantò di una magia che l’avrebbe trasformato in un giovane uomo della capitale con barba corta, occhi celesti e vestiti sulle tonalità scure che ultimamente sembravano essere una moda in città. Era una delle precauzioni che prendeva abitualmente per evitare di essere seguito, tutte le sue spie avevano iniziato a prendere le loro precauzioni al riguardo: raggiunta l’Università avrebbe ripreso il proprio aspetto.
Quella rete di contatti, tornò a pensare, era il motivo per cui si trovava ancora li: era convinto che fossero un’opportunità non solo per soddisfare le sue ambizioni politiche ma anche per realizzare il sogno di un popolo istruito che imparava a governarsi da solo. Sperava inoltre di poter fare qualcosa per frenare la persistente avversione che i Dotraniani sembravano avere per chiunque fosse anche solo un po’ diverso da loro … c’era bisogno di una maggiore tolleranza, di una comprensione maggiore del mondo in cui tutti vivevano. Lui stesso infatti, nativo dell’Edhel, teneva accuratamente nascoste le sue origini ed usava la sua magia per rassicurare il prossimo presentandosi con un aspetto il più possibile “normale”: solo alcuni del gruppo di spie erano a conoscenza di questo piccolo inganno e, dato che li aveva controllati tutti con incantesimi atti a rivelare menzogne e influenze mentali, era sicuro della loro fedeltà alla causa. Ciò nonostante aveva anche riorganizzato il modo di trasmettere le informazioni per rendere difficile l’uscita di informazioni importanti anche in caso di infiltrazione da parte del gruppo rivale: aveva diviso gli uomini in gruppi chiamati “Sfere”, circa una mezza dozzina di elementi ciascuna, che non comunicavano direttamente tra di loro ma tramite una ristretta cerchia di collaboratori che facevano capo a lui. Ogni Sfera si occupava di un particolare quartiere o di una specifica organizzazione.
Sospirò, entrando finalmente all’Università da una porta sul retro riservata ai docenti ed a chi si occupava delle pulizie. Visto che non c’era nessuno approfittò del momento per dissolvere l’incantesimo di illusione e si diresse quindi nella sua aula, dove un gruppetto di studenti lo aspettava per la lezione di Lingua del Nord … fondamentale per gli scambi commerciali di recente sviluppo.
Non era stato bello quando aveva dovuto sfidare la fiducia della decina di persone rimaste ad un certo punto a far parte di Adel-Numestàra, chiedendo loro di sottoporsi ai suoi scrutini magici ma dopo la morte del carismatico Lord Shimmen non aveva avuto altra scelta. I soggetti dubbi erano stati fatti sparire con discrezione dagli scagnozzi della Corte dei Superbi: non si poteva rischiare che i vampiri sapessero ancora le loro mosse in anticipo, pena la fine della speranza di influenzare al meglio la strada del Regno nonché la fine delle loro vite e della loro libertà.
La rete di spie nel frattempo era stata rinfocolata dagli uomini della Corte deI Superbi, uomini che Vahram gli aveva promesso investendo sul futuro di una guerra incerta, in cui entrambe le organizzazioni si erano venute a trovare dalla stessa parte, quella delle prede, e ne uscivano con un rapporto più consolidato che mai. Alcuni di quegli uomini li aveva incaricati di infiltrarsi nel Palazzo Reale, nell’Edraleo ed all’Ambasciata, riservando quest’ultimi due ad uomini di Vahram che condividevano i suoi valori. Anche Montu si era candidato e Lovissar si era prodigato affinchè i candidati che lui e Vahram avevano stabilito venissero notati dalle persone importanti ed il popolo li vedesse nella giusta prospettiva, diffondendo tramite la rete di spie voci secondo le quali erano gli uomini giusti per difendere i diritti di tutti, intenzionati a fare tutto il necessario per Ladeca: una città multietnica ed aperta a tutti, che avrebbe tratto beneficio dall’arrivo di gente intraprendente e capace. Sarebbero stati loro gli occhi e le orecchie di Adel-Numestàra in politica, e tramite loro avrebbe opposto resistenza alle tendenze più conservatrici che volevano la chiusura delle frontiere al grido di “Padroni a casa nostra!” … uno slogan dalle funeste conseguenze, se fosse andato in porto. Davvero: era un ritorno al solito, retrogrado, passato che aveva paura di cambiare, di accettare che il mondo era diverso ora rispetto ad un mezzo decennio prima.
Sospirò di nuovo entrando finalmente in classe.
C’era anche quell’altro compito da portare a termine in fretta, ora che in città erano in tanti che si erano messi alla ricerca dei vampiri, senza però essere efficaci contro qualcosa che non sapevano dove trovare ... a questo punto un’informazione del genere non aveva prezzo.
Aveva dovuto pagare un costo non indifferente per ottenere il componente che gli serviva, un poco del sangue di Lord Shimmen.
Doveva solo sperare che andasse tutto bene.
E sperare di guadagnare di più.
Il titolo di Eroe di Ladeca conferitogli dal Re in persona per servizi resi allo stato ed un posto garantito nell’Edraleo, per esempio.



Lovissar prese le quattro strisce d’avorio e le dispose a rettangolo sul pavimento, attorno al bastoncino di incenso alla canfora, poi chiuse gli occhi e si concentrò sulla formula dell’incantesimo elaborato per l’occasione.
Era molto teso, anche se lucido: poteva essere la sua unica occasione per rovesciare le sorti dello scontro in corso ed il prezzo per un fallimento sarebbe probabilmente stato l’annientamento definitivo di Adel-Numestàra. Scacciò con decisione quei pensieri. Non poteva assolutamente lasciarsi sopraffare dalla paura che provava ogni ora del giorno della notte, chiedendosi se sarebbe stato la prossima vittima nonostante tutte le precauzioni che prendeva, e cosa ne sarebbe stato di quelli che contavano su di lui perché li guidasse in un momento così difficile.
Iniziò a salmodiare.
Non era certo la prima volta che effettuava un incantesimo di ricerca e le parole fluivano precise dalle sue labbra, intonate in una melodia che ricordava il suono del vento tra le rocce, lo scorrere della corrente di un fiume. Supplicò le forze arcane che tenevano unito il mondo di dare risposta al suo quesito, di rivelargli la conoscenza di cui aveva bisogno per sconfiggere dei nemici che risultavano finora inafferrabili perché ammantati di segretezza. Erano in molti quelli che si erano messi in caccia dei vampiri, esattamente come il Kasumaki aveva previsto quando ancora conservava un po’ di lucidità mentale, prima della sua insensata e solitaria caccia che l’aveva ucciso. Ma i loro sforzi non sarebbero stati completamente efficaci contro un nemico che non sapevano bene dove trovare e che poteva rimpinguare quasi impunemente le proprie forze.
L’incenso bruciò lentamente, sprigionando un sottile filo di fumo che serpeggiò verso l’alto e riempì la stanza del suo profumo intenso: ora.
Da una tasca trasse la piccola fiala contenente il sangue di Lord Shimmen e ne versò qualche goccia sulla striscia di incenso ormai consumato. Sfrigolò leggero, e Lovissar si affrettò ad annusarne i pochi, preziosi vapori.
Il sangue era un potente legame, soprattutto per quelli che se ne cibavano, e contava di usarlo per risalire ai loro.
Rivelami il luogo dove si nasconde il vampiro che ha ucciso Shimmen Kasumaki.
Ordinò con la massima chiarezza possibile.
Rivelami il luogo dove lui ed i suoi simili trovano rifugio.



CITAZIONE
Siccome lo schema di Orto mi è piaciuto lo copio :zxc:

Progetto: Adel-Numestàra

Azioni svolte
1) Riorganizzazione interna
(pure io)
a - Visto il clima di terrore e la paura di essere le prossime vittime dei vampiri Lovissar prende ad usare delle illusioni per nascondersi nei suoi spostamenti in città, ed altre illusioni e trappole magiche per nascondere difendere casa sua. Tutte le altre spie prendono precauzioni analoghe, secondo l'iniziativa individuale di ciascuna.
b - Dopo il "reintegro" di uomini che mi ha mandato Orto, Adel-Numestàra diventa un'organizzazione divisa in cellule, chiamate "sfere", di una mezza dozzina di uomini circa ciascuna. Ogni sfera si occupa di seguire un certo quartiere o un certo luogo importante/organizzazione/gruppo di persone e le varie sfere non comunicano direttamente tra di loro, bensì i loro responsabili fanno riferimento a Lovissar o ad uno dei suoi stretti collaboratori. L'obbiettivo è quello di rendere difficile l'uscita di informazioni ad eventuali infiltrati. Contando che ho una settantina di uomini sono circa 10 "sfere" operative al momento, poi il numero dipende dagli obbiettivi.
c - Lovissar usa i suoi poteri divinatori per assicurarsi che non ci siano traditori o infiltrati o persone dominate/influenzate nel gruppo di spie, e se vede sospetti li fa sparire con discrezione avvalendosi della collaborazione con gli scagnozzi della Corte degli Splendori.

2) Allargamento rete di spionaggio - 1 PP
Uso 1 PP per infiltrare i miei uomini nelle seguenti organizzazioni: Palazzo Reale, Ambasciata ed Edraleo. Per quest'ultimo considerare anche le azioni del prossimo punto.
All'Ambasciata ed all'Edraleo mando uomini che condividano il pensiero che accogliere gli Akaraniani sia una buona idea, in quanto una risorsa per Ladeca, e che possano quindi influenzare le decisoni che verranno prese in questi luoghi verso proposte più moderate.
* Edit: vedere anche "Occupazione" nel post di Orto.

3) Campagna propagandistica per le prossime elezioni dell'Edraleo. - 1 PP
Insieme a Vahram decidiamo i nostri candidati tra gli uomini che la Corte dei Superbi ha mandato a supportare il gruppo di spie seguendo le linee descritte sopra al punto 2 (in modo che essi "appartengano" ad entrambi i Progetti), e Adel-Numestàra si impegna a fare opera di propaganda facendo pressione sulle persone importanti (che possono condizionare la votazione in sè, o il cui parere sia significativo per orientare l'opinione pubblica) e presentando i candidati scelti come persone giuste, interssate a far rispettare i diritti di tutti e che hanno molto a cuore le necessità di Ladeca.
Lovisar essendo "non Dotraniano doc" ha ovviamente i suoi interessi nel far si che la tolleranza sia favorita.

4) Incantesimo divinatorio per trovare i/il covo/i dei vampiri - 2 PP
Visto che i metodi "convenzionali" usati in un'ambientazione low-magic e low fantasy come Dotran non funzionano con i vampiri, anzi portano solo perdite, Lovissar decide di seguire un approccio differente da quello di Shimmen ed usa un incantesimo simile alla pergamena IDENTIFICAZIONE AMPLIFICATA del Mago (citata sotto) per localizzare le posizioni ed i covi di tutti i vampiri presenti in città a partire da quello che ha ucciso Shimmen. Ottenute le informazioni le passerà a tutti quelli elencati qui sotto, in ordine di priorità:
Esercito Reale di Mark Smith.
Ordine dell'Artiglio
Corte degli Splendori
Vox Populi, la Maschera della Pietra Lucare e chiunque altro si metta in caccia dei vampiri in maniera "individuale".

L'Esercito e gli Artigli vengono avvisati con una giornata di anticipo rispetto agli altri, in modo che se devono fare piani di attacco abbiano tempo per farlo prima che l'informazione si diffonda.
A volte il mago ha necessità di percepire le presenze su un'area molto più estesa rispetto a quella di un semplice combattimento, come un'intera città o una foresta. Utilizzando questa tecnica, il mago può identificare con precisione la presenza e la posizione di tutti i personaggi presenti su un'area incredibilmente estesa, a discrezione del QM o del gestore della giocata. Questa tecnica non va considerata una rivelazione.


Edited by vulcano1 - 16/10/2015, 23:56
 
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{Don Duncan, Masuf}


Ladeca, da qualche parte nel quartiere della Malsana – dopo il tramonto

La saletta in cui era stato stabilito il luogo di ritrovo era alquanto angusta per il numero di ospiti. La modestia della piccola abitazione era stata però nascosta dietro variopinti tappeti e arazzi di foggia esotica, inoltre un corredo di mobilia in legno di bete riccamente dipinta e mucchi di cuscini multicolore contribuivano a ravvivare l’ambiente. Il fumo profumato degli shisha impregnava l’aria, un miscuglio di molti aromi che pizzicavano le narici e richiamavano alla mente ricordi nostalgici di terre lontane.

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«Ebbene, qual è la vostra risposta?»

Don Duncan si proferì in un lungo tiro della sua pipa nanica, scorrendo lo sguardo austero su tutti presenti dal suo divano di cuscini. Di fronte a lui, l’eterogenea consorteria si scambiò mormorii e occhiate titubanti. Vi erano mercanti dalla pelle scura, anziani guerrieri, nani delle etnie più disparate e altri individui di razze e sembianze poco comuni in quelle terre. Dopo alcuni istanti pieni d’incertezza, tutti gli occhi si spostarono al centro della stanza, verso il più anziano e saggio tra loro, lo sharif Masuf Ibn’Jedah. Era un anziano vecchio e dal fisico slanciato, il viso severo e vetusto ornato da una lunga barba bianca e il capo cinto da un vistoso turbante rosso. Se ne stava seduto a gambe incrociate sopra un tappeto, fumando pacatamente uno dei tanti shisha sparsi per la sala. Sentendo il peso degli sguardi su di sé, ripose il cannello tubato sul vaso di vetro bombato e squadrò l’anziano nano con aria indagatrice.

«Messer Duncan De Vreij, la vostra richiesta è stata più che chiara. Comprendiamo perfettamente cosa abbia portato voi e i vostri soci a pensare che noi potessimo saperne qualcosa, ma sfortunatamente per voi, non è così. Non conosciamo la persona che state cercando.»

«Cos’è? Uno Scherzo?» Don Duncan si proferì in un forzato sorriso divertito. «Ho di fronte a me la maggioranza dei capi-spedizione e dei capi tribù akeraniani di Ladeca, e nessuno di loro ha idea di chi ci sia dietro alle recenti ribellioni? Nessuno di loro sa chi fomenta la propria gente?»

«Mi rincresce, state parlando con onesti viaggiatori e imprenditori, signore. Noi non c’entriamo nulla con queste... brutalità.»

Non era chiaro al nano se quelle facce toste stessero facendo i finti tonti per coprire qualcuno o se stessero davvero dicendo il vero.

«Comunque sia, ponendo che noi “conoscessimo” questa persona, cosa vorreste che le dicessimo? Perdonatemi, è solo una mera curiosità.»

«Che cosa vorremmo dirgli?» Duncan sorrise. «I miei soci vi hanno aiutato, sostenuto e difeso fino ad oggi. Siamo compari, amici in questa città, dopotutto. Noi però siamo in questa città da molto più tempo di voi, abbiamo contatti, influenze e molti alleati. I vostri rivoltosi invece non hanno fatto che fomentare odio e intolleranza.» La sua espressione di fece seria, maledettamente seria. «Io lo so cosa serve a voi, e a ogni uomo dell’Akeran che risiede a Ladeca. Volete difendere i vostri diritti, avere sicurezza per le vostre famiglie, dare un futuro ai vostri figli e ai vostri nipoti, svolgere in pace i vostri affari... Ebbene noi abbiamo una soluzione più... politica ed efficacie per ottenere tutto ciò.» Punto l’indice verso l’alto come per indicare qualche mistica figura.

«Ma per farlo ci serve lui. E se accetterà, avrà un posto assicurato alla nostra mensa. Non so se mi spiego.»


L’uditorio rumoreggiò ancora.

«E abbiamo bisogno anche di voi!» Il nano alzò la voce, riportando l’attenzione su di sé. Non aveva ancora finito di parlare. «Ci serve solamente un traguardo preciso, e ben orchestrato... e un bersaglio importante da colpire.»

Gli occhi di Masuf strabuzzarono. «Ci state proponendo di organizzare un altro tumulto?» Mostrò i palmi delle mani, inarcando un’espressione sorpresa e al contempo contrariata. «E che cosa ci sarebbe di diverso rispetto a tutto ciò che quegli scapestrati hanno fatto fin ad ora?»

«No, non mi sono spiegato bene.» Si ostinò Don Duncan, agitando con foga la pipa verso il suo interlocutore. «La vostra gente finora ha fatto solo casino. Quello che noi vi stiamo proponendo è un gran casino, uno coi contro cazzi.» Pose l’accento quelle due parole contraendo il volto in una smorfia eloquente e minacciosa. «Qualcosa che il Re e tutti quei fessi nordici di Ladeca non potranno ignorare...»

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{ Vahram, Lord Falque, caposquadra}


Ladeca, Locanda Le Tre Lune – Notte fonda

«Occuperemo l’Edraleo.»

Nell’angusta stanza dello scantinato della locanda si respirava un’aria pungente, pregna di frenesia. Alla luce delle poche candele che illuminavano l’ambiente, si stava architettando un grande colpo. Al centro, una grande pelle di cammello era stesa sopra una tavolata, la sua superficie incartapecorita era stato vergato un lungo testo.

«Colpiremo di notte, tra cinque giorni esatti. Inizieremo creando un diversivo sul lato Nord, attirando le guardie, per poi colpire dall’ala Sud. Don Duncan in questo momento si starà lavorando a dovere i capi dei pionieri akeraniani; se tutto andrà come previsto, saremo in grado di sopraffare le guardie rimaste nell’edificio con la forza del numero e raggiungere la Sala del Consiglio. E lì ci asserraglieremo.»

Di fronte ad Al Patchouli, un piccolo gruppo di persone ascoltavano il suo piano. Alcuni tra i capitani fidati della Corte dei Superbi e Lord Falque in persona. Il nobile mercante di Basiledra si lisciò il pizzo, ancora leggermente dubbioso riguardo la spiegazione.

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«Senza dubbio è una strategia di grande impatto, a mio parere, ma non vi sembra decisamente rischioso. L’Edraleo è ben difeso.»

«È un tentativo rischioso, assolutamente.» Proseguì Vahram. «Ma se orchestriamo bene la sortita, tutto andrà per il verso giusto. L’importante sarà raggiungere la Sala, e a darci una mano vi saranno anche gli uomini dell’Adel-Numèstara. Corromperanno e distrarranno le guardie nei punti nevralgici della nostra azione e ci apriranno le porte. Se saremo rapidi, tutto si concluderà nel giro di una quindicina di minuti.» Alzò l’indice come per mettere chiaramente il punto sulla successiva parte del discorso. «Ma si badi: le forze dell’ordine e della corona non si toccano. Si tratta di una dimostrazione, non di una battaglia. Tollererò piccoli incidenti, ma niente uccisioni e spargimenti di sangue, sia chiaro. In testa alla sommossa vi saranno i miei uomini migliori, ben addestrati: disarmeranno e ridurranno all’impotenza le guardie più problematiche senza ucciderle. Sono stato chiaro finora?»

Ci fu un attimo di silenzio, poi, uno dopo l’altro, i presenti annuirono.

«Bene. Dunque sarà in tale momento che al Palazzo Reale giungerà questa.»

Batté il dito sulla pelle di cammello. Scritto in una calligrafia piena di grazie e ornamenti, il lungo testo esigeva in toni solenni l’elezione di rappresentanti del popolo dell’Akeran che difendessero le necessità e i diritti degli stranieri extracontinentali in cambio della restituzione pacifica dell’Edraleo da parte dei rivoltosi.
In calce era riportata una manciata di nomi. Coloro che presumibilmente gli Akeraniani intendevano candidare come rappresentanti.

Ser Al Patchouli. Valoroso guerriero, Campione di Ardeal e servitore della corona. Più di una volta affiancò la paladina Fanie Elberim in molte battaglie e missioni, rischiando in innumerevoli occasioni la vita per onorevoli cause. Egli medesimo combatté al fianco di Lady Ryellia Lancaster per liberare Basiledra dall’invasore. Richiediamo che quest’uomo illustre sia nominato Cavaliere dal Re in persona e che sia introdotto a corte al suo cospetto per difendere i diritti dei suoi conterranei.

Mastro Lovissar Furdenbarg. Uomo eclettico di brillante arguzia e intelletto. Dotto studioso e professore presso la prestigiosa Università di Ladeca. La sua mentalità aperta, la sua esperienza e la grande intraprendenza hanno contribuito allo sviluppo e alla prosperità della nascente capitale.

Ser Montu, uomo di Basiledra. Si propone come Rappresentante del Popolo. Veterano della Guerra del Leviatano, difensore della Capitale, partecipò all'assedio che vide la liberazione del Dortan dal giogo dei Lorch. Promotore del multiculturalismo nel Dortan. Domandiamo che sia ammesso all'Edraleo in veste di difensore del popolo e consigliere di guerra.

Lord Guido Mercës Falque stimato imprenditore di Basiledra, prodigatosi a lungo per la causa cittadina e della corona reale. Protettore e sostenitore delle attività commerciali dei popoli del Grande Sud.


C’era posto per altri nomi in quella lista, maggiormente legati ai diretti interessati. E c’era posto soprattutto per quella persona, se mai avesse accettato la proposta della Corte dei Superbi.

«Suppongo sia tutto chiaro. Discuteremo dei dettagli più avanti.» Concluse Vahram, squadrando dal primo all’ultimo i presenti.

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«Perdonate, signore.» Uno degli uomini alle spalle di Lord Falque si fece avanti. Una faccia da brigante, da tagliagole. «E per quanto riguarda le ronde come facciamo? Quelle istituite dalla banca, intendo.»

L’aramano contrasse un’espressione alquanto infastidita. «Ah... finché non intralciano i nostri piani o minacciano il nostro territorio lasciamole pure fare. Quegli idioti che sono andati a sputare sul loro zerbino riceveranno una punizione esemplare. Scoprite chi è stato, se è dei nostri, e portateli a me.»

«E... se gli amici della banca dovessero crearci problemi?»

«Non chiedetelo a me... siete voi i professionisti. Date ai magnati di quelle bande di pagliacci qualcosa di meglio a cui pensare.»

Lo scagnozzo afferrò al volo cosa significassero quelle parole. Estorsioni, rapimenti, minacce... Potevano giocare quanto volevano con i ladruncoli per strada o con i teppistelli in cerca di rogne, ma non si poteva scherzare con la criminalità organizzata senza incorrere in conseguenze spiacevoli. Terribilmente spiacevoli.

CITAZIONE
Progetto: La Corte dei Superbi

Azioni svolte:
1) Aggiungi un posto a tavola: Spendo un altro PP sugli akeraniani per contattare i loro capi tramite Don Duncan (akeraniano anche lui) per fargli due proposte. La prima è convincerli a rivelargli chi si cela dietro le recenti sommosse degli stranieri. Il motivo? Intendo invitarlo a far parte della Corte dei Superbi garantendogli appoggio per i suoi progetti e un maggior potere all'interno della città grazie all'aiuto della malavita. D'altra parte cercheremmo di farlo per ottenere il controllo dei rivoltosi e veicolarne le azioni per in nostri scopi.
In secondo luogo li contatto per convincerli a collaborare per effettuare il colpaccio descritto nel punto n.2.

2) Occupazione: Vahram ha un piano per ottenere più potere a Ladeca e proteggere le attività della Corte dei Superbi, ossia introdursi ufficialmente nella corte del re insieme ai suoi alleati. Intende usare l'appoggio degli akeraniani per far eleggere se medesimo, Lovissar (vulcano), Montu (Ramses), Lord Falque e qualche altro esponente dei popoli dell'Akeran eletto da loro stessi (compreso il capo dei rivoltosi, nel caso accettasse la proposta del punto n.1) Rappresentanti e Difensori dei diritti delle genti dell'Akeran a Ladeca.
Per riuscirci, spendendo un PP sull'Edraleo, organizza un grosso colpo a cui la corona non potrà rimanere certamente indifferente. Ossia occuperemo l'Edraleo. Agirò di fatto in accordo con l'Adel-Numèstara appoggiandoci a vicenda. Gli uomini di Lovissar - che in questo turno tentano di infiltrarsi nell'Edraleo - si adopereranno per corrompere o distrarre le guardie a protezione dei punti nevralgici della nostra azione, in modo da facilitarmi le cose. Al momento dell'assalto, inizierò creando un diversivo lontano dal nostro punto d'attacco. Dunque, insieme a degli akeraniani di Porta del Sole e dei combattenti fedeli alla Corte dei Superbi e, sperando di essere riusciti a convincere gli akeraniani del punto n.1 a sostenere il nostro progetto, a un nutrito gruppo di dissidenti, ci introdurremo nell'Edraleo sfondando con la forza del numero (e grazie all'aiuto dei miei combattenti) al fine di occuparne almeno le sale principali e asserragliarci all'interno dell'Edificio.
Contemporaneamente, spendo un PP sul Palazzo Reale per fargli ricevere la pelle di cammello con sopra redatta la petizione citata nel post, in cui gli akeraniani domanderanno l'accettazione a corte dei candidati nominati in cambio dell'abbandono pacifico dell'Edraleo da parte dei rivoltosi.

3) Ronde: La malavita alle dipendenze della Corte dei Superbi lascia libero spazio alle ronde organizzate dalla Banca. Spendo però un PP per pedinare i debitori che le finanziano. Nel caso queste ronde cominciassero a intralciare le attività della Corte oppure entrassero nel quartiere di Porta del Sole e minacciassero con le loro azioni il nostro territorio, i miei uomini riceveranno l'ordine di minacciare con atti di violenza, rapimenti ed estorisioni di vario genere i debitori della banca e i loro familiari per dissuaderli a fare passi falsi contro di noi.
 
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view post Posted on 16/10/2015, 22:53
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Un difficile epilogo.








-Montu, Signore! Una terribile notizia.-
Un giovane ragazzo correva verso di lui mentre il Sole iniziava il suo cammino verso l'orizzonte.
-Calmati, cosa succede?-
Il giovane era una delle poche spie dell'Adel-Numestàra la cui identità non era stata scoperta dalla banda di vampiri che infestava la città. Li stavano massacrando tutti, e forse quel ragazzo aveva perso un amico; l'ennesimo figlio, fratello, marito massacrato da quelle bestie. Quando gli arrivò davanti cadde in ginocchio nella polvere di Ladeca afferrando la mano di Montu e portandosela sul volto, bagnato dalle lacrime. Alzò gli occhi rossi verso il Demone che lo sovrastava e urlò con la voce strozzata dal dolore:
-LORD SHIMMEN! Lord Shimmen è caduto! L'hanno trovato questa mattina sulle scale del Tempio, ancora non hanno riconosciuto il corpo ma ho visto mentre lo portavano dentro. Sono sicuro! Era Lord Shimmen! L'ho cercata per tutto il giorno signore.-
Singhiozzò per alcuni istanti mentre Montu cercava di collegare i pensieri.
-Aveva i segni sul collo.-
Shimmen era morto? No, era impossibile che i vampiri avessero scoperto chi c'era a capo dell'Adel-Numestàra. Non così in fretta!
L'Eterno senza dire una parola tirò via la mano e iniziò a correre verso il Tempio di Zoikar. Non era vero. Non poteva essere vero. Corse. Corse con i polmoni che gli scoppiavano urtando i passanti e non preoccupandosi di ciò che gli urlavano contro.
Arrivato al Tempio salì la scalinata con il fiatone e il cuore in gola, raggiunse le stanze in cui i corpi aspettavano di essere riconosciuti ed entrò, trovando ad aspettarlo un sacerdote e un uomo con indosso la divisa degli ufficiali dell'esercito cittadino.
-Lo conosco. Lord Shimmen Kasumaki.-
L'ufficiale conosceva Shimmen, perchè steso su quel tavolo di pietra riposava proprio il Kasumaki. I segni del morso dei vampiri erano evidenti, ma gli angoli della bocca erano verdi e la lingua nera: non serviva certo un cerusico per capire che era morto per avvelenamento. Forse era riuscito ad ingerire qualche sostanza velenosa prima di trasformarsi. Meglio morto che vampiro.
Era rimasto impietrito davanti al cadavere dell'uomo, l'ufficiale si voltò e Montu vide il suo volto chiaramente toccato dall'evento.
-Signore?-
Il Demone lo fissò per alcuni istanti senza riuscire a dire una parola. Quella morte significava tanto, troppo. Ormai conosceva Shimmen da quasi un anno, erano diventati buoni amici seppur non molto in confidenza, ma il danno che quella notte aveva subito Ladeca era incalcolabile. La prontezza di spirito del Lord e la voglia di migliorare ciò che lo circondava anche quando sembrava impossibile sarebbero mancante alla città e all'Adel-Numestàra. Già, l'Adel-Numestàra. Ora erano rimasti lui e Lovissar a capo dell'organizzazione. Doveva trovare il compagno. Probabilmente sarebbe andato a Le Tre Lune una volta appresa la notizia, in fondo la locanda era stata il punto di ritrovo dei tre -più Davakas- in quei mesi, e stava anche calando la notte. Non era più sicuro girare per le strade quando, vista la morte di uno dei fondatori, chiunque appartenesse all'organizzazione di spie rischiava la vita.
I membri rimanenti non dovevano scoraggiarsi, non dovevano gettare la loro vita in pasto a bestie fameliche quali erano i vampiri, si poteva ancora lottare. Avrebbero trovato altri uomini, e potevano far pressioni sulla popolazione ormai stanca dei continui omicidi chiaramente imputabili al Popolo della Notte.
Doveva raggiungere Le Tre Lune, informare Davakas dell'accaduto e sperare che Lovissar si facesse vivo presto, altrimenti l'avrebbe cercato la mattina dopo.
Tornò a passo svelto verso la locanda dell'amico, ormai il Sole dipingeva sui tetti della città le ultime sfumature rosse e rosa prima di cedere il posto alla notte.

Quando entrò nella locanda lo investì il calore del fuoco e il profumo della carne che stava cuocendo per la cena; erano ancora pochi i clienti, ma Montu si avvicinò comunque al bancone e si sporse verso Davakas per comunicargli la morte dell'amico. Non potevano rischiare che orecchie indiscrete collegassero la locanda all'Adel-Numestàra, nonostante era più che sicuro che nessun vampiro potesse mettere piede nell'edificio: erano state prese precauzioni.
-Sono arrivati a lui? C'è anche un'altra cosa...-
Cos'altro poteva essere successo? Non era troppo per una singola giornata?
-Giù in cantina ci sono due uomini. Uno dice di conoscerti, si è mostrato molto convincente. Per quello che mi ha detto sono sicuro che avresti condiviso la sua causa, quindi ora stanno facendo non so cosa al riguardo di sotto.-
-Grazie Davakas. Scendo a dare un'occhiata. Non abbassare la guardia, questa notte dobbiamo stare tutti molto attenti. Se arriva Lovissar mandalo giù.-
Scese le scale che portavano alla cantina, e tra i prodotti che la locanda vendeva ogni giorno vide un uomo con cui aveva condiviso una sola avventura, ma di cui era sicuro poteva fidarsi. Nonostante le preoccupazioni era felice di rivederlo, un volto amico era sempre gradito; bisognava solo capire cosa cercasse nella sua locanda.
-Al Patchouli, cosa ti porta da queste parti?-
Strinse la mano all'uomo, che la ricambiò stringendogli la mano con entrambi i palmi.
-Menr achper, quanto tempo... vedo che ti sei sistemato bene.-
Parlarono per alcuni minuti mentre l'uomo alle spalle di Al Patchouli continuava a scrivere su di una pergamena. Il mercante gli parlò del piano che stava mettendo a punto con i capi delle tribù dell'Akeran che si stavano spostando verso l'Edhel alla ricerca dei giacimenti d'oro: occupare l'Edraleo. Era comprensibile il voler far ascoltare la voce degli Akeraniani ma occupare il nascente Parlamento poteva essere la mossa giusta? E l'idea che aveva il Demone di candidarsi come rappresentante del popolo? Poteva anche bruciare la pergamena che aveva in tasca se aveva intenzione di occupare l'Edraleo, seppur in maniera pacifica come era loro intenzione.
-Usa pure le Tre Lune, concordo pienamente sul fatto che gli Akeraniani siano una risorsa per la città e l'intero Dortan. Per quanto riguarda l'Edraleo non potrò aiutarti, ho intenzione di candidarmi.-
-Una linea di pensiero che condivido. Se vogliamo cambiare le cose a Ladeca, abbiamo bisogno di validi uomini che difendano i diritti delle genti dell'Akeran. Ma prima di coronare questa aspirazione, bisogna riuscire ad avvicinarsi al re, e far sì che le nostre richieste giungano direttamente alle sue orecchie. Il nostro scopo è candidarci come rappresentanti dei cittadini del Sud presso la corte reale.-
Ma non seguendo quella strada!
-Il Re... Proverò anche io a chiedergli udienza, se ha buona memoria dovrebbe ricevermi senza troppi problemi. Speriamo di trovarci nell'Edraleo come colleghi! Possiamo tentare di cambiare il Dortan.-
-Il nostro progetto coinvolge l'Edraleo...- proseguì Al Patchouli -Ma non giungere a conclusioni affrettate: si tratterà di una manifestazione ordinata e, se tutto va secondo i piani, senza violenze... almeno questo è il nostro proprosito.
Se riusciremo nel nostro intento, ovviamente metteremo una buona parola anche per te. Oppure puoi farlo subito...-
Gli indicò una pelle sull'improvvisata scrivania -...ponendo il tuo nome su questa petizione.-
Montu gli sorrise, non doveva pensarci molto, la mentalità del Dortan doveva cambiare.
Prese la piuma, bagnò la punta d'argento nell'inchiostro e firmò.
L'amico rise dandogli una pacca sulla spalla. -Hai fatto la scelta giusta, achper.-
L'uomo, finora rimasto in silenzio, prese la parola rivolgendosi al carismatico mercante:
-Messer Al Patchouli, siete certo che sia una buone idea?-
Per tutta risposta quello gli strinse le spalle rassicurandolo:
-Ma certo. Montu è un amico e una persona fidata.- Poi lo fece alzare per presentarlo al Demone -Ti presento Lord Guido Mercës Falque, affiliato alla nostra causa.-
-Sono onorato della fiducia di Al Patchouli, dissiperò anche i suoi dubbi Lord Falque, molto piacere.-
-Me lo auguro con tutto il cuore...-
Lord Falque tornò a sedere, e i due uomini conversarono ancora qualche minuto prima che Montu venne richiamato da Davakas. L'Eterno consegnò la pergamena con su scritta la sua candidatura e tornò al piano superiore.

Era convinto fosse finalmente arrivato Lovissar, senza dubbio il Sole era tramontato ormai da un po', ma seduto al bancone vide Kayres, il giovane Sacerdote di T'al.
-Ho saputo del tuo amico. Mi dispiace molto.-
-Grazie Kayres. Come va il dormitorio?-
-Il popolo è felice, qualcuno segue anche il culto di T'al ma non come speravo. Seppur non sono riuscito nel mio intento non voglio smettere di aiutare le persone. Il Creatore vuole anche questo, ormai non voglio più convincere nessuno, mi basta vivere come credo che sia giusto.-
-Sei maturato molto in un anno, mi fa piacere.
Ci sono due favori che però vorrei chiedere ad entrambi: ho intenzione di candidarmi all'Edraleo, e la popolazione dell'Akeran che si sta stabilendo in città mi aiuterà; fate in modo che si integrino, convincete gli abitanti di Ladeca che sono una risorsa se il governo interverrà nei giusti modi. Se qualcuno crea problemi, nel dormitorio o nella locanda, cacciatelo via.-

-Non è un favore che facciamo a te Montu, l'avremmo fatto comunque.- l'oste scoppiò a ridere mentre Kayres si limitò ad abbozzare un sorriso, evidentemente preoccupato di dover usare la forza con qualcuno.
-Il secondo favore potrebbe essere molto pericoloso, per questo vi chiedo di impegnarvi ma senza esporvi troppo: dirottate e fomentate l'odio degli abitanti di Ladeca verso i vampiri. Usate qualsiasi mezzo, raccontate qualsiasi macabro dettaglio riguardo i loro omicidi, la loro depravazione e la prostituzione della loro anima al Male. Ladeca dovrà odiare i vampiri, il popolo dovrà chiedere a gran voce al Re di intervenire. Solo così possiamo debellare questa piaga.-
-Nessun problema.Nessun problema.- risposero all'unisono.
-Qualsiasi cosa accada da domani fino a che il problema non sarà risolto non uscite più nelle strade dopo il tramonto. Per nessun motivo.-
-Se è tutto io tornerei al dormitorio, domani all'alba devo aiutare alcuni contadini con il raccolto.-
-Grazie mille Kayres. Fa attenzione.-
Il ragazzo si congedò stringendo la mano ai due compagni e si avviò verso il suo dormitorio, pieno di preoccupazione per i terribili eventi che avevano inghiottito la città. T'al l'avrebbe protetto.
-Davakas, c'è un'ultima cosa di cui voglio parlarti, Kayres è ancora troppo giovane e inesperto. Ma è ancora solo un'idea, quindi ti raggiungerò qui quando si saranno tutti ritirati nelle loro stanze. Se i due uomini vanno via dì loro che mi scuso per non averli aspettati, mi farò vivo nei prossimi giorni... Ora ho bisogno di un bagno.-

Era ormai notte fonda quando Montu scese nuovamente nel grande salone, ormai vuoto con le sedie capovolte sui tavoli. Il fuoco morente proiettavi tremolanti ombre sulle pareti.
Davakas era intento a pulire il pavimento, quando lo vide si fermò, posò la scopa e rovesciò due sedie, prendendo da dietro il bancone una bottiglia di buon whiskey.
-Allora, amico mio, è stata una giornata pesante. Ci meritiamo un goccio, tu più di tutti. Di cosa volevi parlarmi?-
-Un'idea stupida, non so, forse è impossibile da realizzare qui a Ladeca.-
L'oste riempì entrambi i bicchieri e Montu afferrò il suo sorseggiando piano e inghiottendo l'alcool, che subito gli scaldò la gola.
-Come vi dicevo prima ho intenzione di entrare nell'Edraleo, o almeno tentare. E già questa potrebbe essere una follia, ma mentre soppesavo i motivi per cui voglio tentare la via politica, seppur senza grandi aspirazioni, mi è balenato in mente il ricordo di una storia che ho sentito molto tempo fa riguardante una terra lontana, ad Est, oltre l'oceano.-
Il bicchiere di Davakas era già vuoto, e mentre questi lo riempiva ancora il Demone ne approfittò per svuotare il suo.
-Ad Est, ti dicevo, c'è una terra di cui non ricordo il nome. Solo una volta mi sono avvicinato all'Oceano di Zar, e non crederesti ad una parola se ti raccontassi la mia avventura su "La Ghigliottina", quindi non ho motivo di dubitare di quella che l'uomo che me ne ha parlato ha definito leggenda. Comunque, andando avanti, in questa terra il governo combatteva da anni contro una sorta di organizzazione criminale diffusa largamente, numerosissime bande che si davano battaglia minando la pace del regno. Come ultima risorsa il governo aveva perfino messo delle taglie sulle teste degli uomini più pericolosi di ogni banda. Sette di questi uomini, però, erano liberi di dominare su alcune aree definite: le loro taglie erano "congelate", e il governo - ovviamente in cambio di aiuto da parte dei sette nella cattura delle taglie più alte o in caso di rivolte troppo grandi- permetteva loro questa cosa, evitando che venissero arrestati e trattandoli adirittura come un gruppo esclusivo.
Mi sembra si chiamassero Shichibukai.
Uno di questi Shichibukai, una donna, era a capo di una banda chiamata Kuja, che nella loro lingua significava "nove serpenti".-

-Credo di aver capito dove vuoi andare a parare.-
-Voglio proporlo a Re Julien! Nove uomini scelti dal nascente governo, ognuno con caratteristiche diverse, che servono la Corona in casi di emergenza. L'asso nella manica del Dortan, da calare quando ogni altra strategia fallisce, ma con la certezza che schierando i Kuja qualsiasi problema può essere risolto.-
-Interessante. E in cambio?-
-In cambio i Nove Serpenti potranno curare i loro affari, senza mettersi i bastoni tra le ruote a vicenda e senza preoccuparsi troppo della legge. Il Re dovrà chiudere un occhio su quelle che saranno le attività dei Nove in cambio del loro potenziale.-
-Non ti sembra troppo eccessivo? Potrebbero sfuggire al controllo della Corona e ribellarsi, potrebbero instaurare il terrore in una regione del Dortan e soggiogarla. Non ti sono bastati i Lorch?-
-È questo il punto! Non sarà una carica a vita. Il governo potrà revocare in ogni istante il titolo di Kuja per darlo a qualcun'altro, rendendo di fatto l'escluso un criminale, e l'Esercito Reale potrebbe intervenire. I Nove saranno frenati dalla paura di perdere il loro privilegio e gestiranno meglio il loro potere, in più, essendo il gruppo sotto il controllo diretto del governo eviteremo nuovi colpi di testa come quello della famiglia Lorch.-
-Potrebbe funzionare. Io sarei d'accordo se fossi il Re... forse.-
I due scoppiarono a ridere.
-Non mi sei molto di conforto amico mio!-
Risero ancora.
-Quando hai intenzione di proporre a Julien questa cosa?-
-Domani. Farò tutto domani. Ora sono veramente troppo stanco, voglio dormire.-



Sacerdote di T'al: Kayres rinuncia all'intenzione di diffondere il culto di T'al iniziando a servire il popolo in maniera del tutto altruistica. Terrà i precetti del Daimon per sè o per chi gli chiederà aiuto, senza seguire la strada del predicatore. Utilizzerà l'influenza del Dormitorio per convincere il popolo di Ladeca (o almeno quelli che dormono lì) della positività nella presenza degli Akeraniani, e alimentando l'odio verso i vampiri.
Le Tre Lune: la locanda, diventata nei mesi sede d'incontro dei vertici dell'Adel-Numestàra manda avanti la sua attività garantendo un porto sicuro per gli affari di Montu. La Corte dei Superbi, nella persona di Varham Al Patchouli, utilizza la locanda solo nell'ultimo periodo per mettere a punto il piano di occupazione pacifica dell'Edraleo. Davakas convincerà i suoi clienti che gli abitanti dell'Akeran non sono una minaccia ma una risorsa, alimentando al contempo l'odio verso i vampiri.

Tirate le somme su questi due progetti altre due cose:
Montu si candida all'Edraleo come Rappresentante del Popolo. La sua candidatura è meglio definita nel post di Orto :sisi:
Kuja: Ultimo progetto, presentato in extremis in una Ladeca ormai matura. La citazione mi sembra evidente :lul:
 
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view post Posted on 27/10/2015, 23:49
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All'esterno del palazzo il sole si muoveva velocemente nel cielo, spostando l'ombra della grande meridiana che gli architetti reali avevano fatto costruire al centro della piazza. Ogni singolo uomo presente lì quel giorno attendeva con impazienza il momento in cui l'ombra avrebbe raggiunto il solco centrale, quando il Re avrebbe fatto l'annuncio che Ladeca e l'intero Regno attendevano da ormai un anno a quella parte.
Gli abitanti di Ladeca fremevano: per ascoltare il discorso del Re avevano abbandonato le loro case nei quartieri periferici riversandosi su quello centrale e invadendo ogni strada non solo nei pressi del palazzo, ma anche le vie circostanti. Mark Smith prevedendo un simile comportamento aveva sparso le sue guardie in goni angolo della città, che insieme ad attenti osservatori posti sui tetti avrebbero evitato qualunque disordine di sorta.
Sparsi per le vie del quartiere inoltre, diversi uomini addobbati con l'effige reale tenevano fra le mani una pergamena sigillata, da aprire e leggere ad alta voce allo squillo delle trombe: era lo stesso discorso che avrebbe fatto Julien, pronunciato in sua vece ad ogni angolo delle strade in modo da farlo arrivare chiaro e senza fraintendimenti ad ogni suddito giunto in quelle zone per ascoltarlo.
Mancavano appena cinque minuti.





La schiena del Re era protesa in avanti, con lo sguardo fisso sulla lunga pergamena. La gamba si muoveva nervosa mentre gli occhi scorrevano velocemente tutte le frasi che avrebbe dovuto pronunciare. Aveva scritto quel discorso nei giorni precedenti, e i suoi collaboratori più fidati lo avevano modificato dove necessario per renderlo più semplice da comprendere da parte del popolo in modo da risultare più efficace.
Alle sue spalle, Nicolaj Luciano lo osservava in silenzio ormai da qualche minuto. Decise di parlargli nonostante il divieto assoluto di disturbarlo: ne aveva bisogno, e lo sapevano entrambi.
Pochi passi, poi la mano sula spalla.

« Non è mai facile. Non lo è mai nonostante tutto. »
« Zitto Luciano! Lasciami memorizzare tutto: non posso certo leggere di fronte i mie sudditi. »
Un sorriso gentile, come fosse un padre gentile. Era di questo che aveva bisogno quel ragazzo?
« Se posso permettermi, maestà, non dovete impararlo a memoria. Non è questo che cercano i sudditi: non vogliono ascoltare parole efficaci ma tentennate, piuttosto vogliono essere coinvolti nell'entusiasmo. »
« Si, appunto. » rispose seccato da quella interruzione « E' proprio per questo che sto imparando queste parole: sono le più efficaci, senza ombra di dubbio. »
« Vero. Persino io ho revisionato il discorso, ma non per forza le parole più efficaci sono quelle che giungono meglio al cuore degli uomini. Tu non hai mai conosciuto Kuro, per questo non comprendi. »
Era vero: Kuro era il primo Sussurro durante il suo regno, quando era un piccolo burattino nelle mani di Caino. Kuro era stato il motore e la mente dietro ogni evento nei suoi domini, ma non ne aveva mai colto l'essenza. Per questo rimase ad ascoltare.
« Kuro era un uomo che avrebbe dato la vita per il Regno. Ogni sua azione, ogni suo discorso, ogni sua avventata discussione era finalizzata allo scopo ultimo di migliorare la situazione del momento. Lui aveva un gruppo di uomini che seguiva ogni suo gesto, e che mossa da una cieca fedeltà avrebbe risposto di si ad ogni richiesta per quanto bizzarra.
Per perseguire il suo ideale e continuare ad avere un folto seguito faceva molti discorsi, capaci di unire i cuori e infiammare gli animi. Ma nessuno di questi era preparato prima.
»

Julien ascoltava, ma continuava a chiedersi dove voleva arrivare il capo delle sue spie. Stava forse insultando la sua capacità dialettica?

« No maestà, non voglio insultarla. » Lo stava leggendo, era così chiaro. « Il punto è un altro: lui preparava dei discorsi, ma non li rispettava quasi mai, lasciandosi prendere dall'entusiasmo. Il suo cuore parlava per lui, e per questo riusciva a raggiungere gli altri. Nulla era pianificato, ma il suo carisma faceva tutto il necessario. Lo stesso carisma che lei possiede, ma che perderà del tutto provando a ripetere a stento qualche parola scritta su un foglio di pergamena. »
« E quindi? »
Il Re aveva compreso, ma non riusciva a capire come uscire da quella spinosa situazione. Il Sussurro tese la mano per impugnare la pergamena, osservandola nel suo insieme. Poi lo sguardo verso l'altro capo della stanza, sulle pesanti tende che coprivano il balcone sul quale sarebbe dovuto affacciarsi.
« E quindi? Quindi questo non servirà.
Julien Roi Chevalier. Sia il Re che merita questo popolo.
»
Di fronte agli occhi spaventati del ragazzo, le mani dell'uomo si mossero velocemente facendo a brandelli il discorso preparato. Non ebbe il tempo di rimproverarlo terrorizzato: le trombe all'esterno iniziarono a squillare, annunciandolo all'intera città.





Quando le tende si spalancarono rivelando la sua figura, un boato venne dalla piazza sottostante.
Fece qualche passo in avanti, superando i due uomini che attendevano all'esterno: Mark Smith e Zeno. Entrambi gli rivolsero uno sguardo rassicurante, notando al risposta preoccupata nello sguardo del sovrano. Giunti a quel punto però, Julien era l'unico artefice del proprio destino. Due passi ancora per sporgersi definitivamente. Una altro boato.
La piazza di Ladeca vista dal balcone centrale dell'Edraleo appariva immensa. Le persone coprivano ogni punto calpestabile, continuando ad estendersi anche nelle strade circostanti letteralmente a perdita d'occhio.
Chiuse gli occhi per farsi coraggio, poi vennero le parole.

« P...popolo di Ladeca! Uomini, donne, madri e lavoratori... è giunto finalmente il giorno che tutti attendevamo! L'Edraleo... » Pausa.
Panico.
Un silenzio di appena qualche secondo, percepito come se fosse durato ore. Lo sguardo veloce alle spalle per cercare un conforto non trovato in Zeno e Smith. Aveva dimenticato le parole, ma una voce si fece spazio nella testa: "lasci parlare il suo cuore". Lo vide nell'ombra, Nicolaj Luciano.
Un respiro profondo prima di continuare.
« Scusate. » Di fronte lo sbalordimento di tutti, fece una piccola riverenza. « Non era questo che dovevo dire. Non era questo che volevo dire. Quello che importa è altro: io ho paura. »
Lo stava facendo: stava parlando sinceramente.
« Troppi errori sono stati fatti in passato, e non escludo che ce ne saranno ancora. Guardatevi attorno, guardiamoci attorno: tutti noi nel corso della nostra vita ci siamo fidati delle persone sbagliate, abbiamo compiuto errori di valutazione, abbiamo rischiato e abbiamo perso.
Ma ci siamo rialzati. Guardatevi attorno: guardate Ladeca.

Noi abbiamo costruito tutto questo dal nulla, con le nostre sole forze. Noi abbiamo creato una capitale degna di questo nome, perchè dopo il crollo di Basiledra e l'inutile lotta per il potere siamo riusciti a trovare noi stessi.
Questo è il nostro pregio, il nostro punto di forza: la capacità di rialzarci.
Noi, uomini del Leviatano, siamo capaci di evolverci.
»

Gli uomini sulla piazza si guardavano spaesati. Si aspettavano qualcosa di completamente diverso, ma non erano delusi. Le parole di Julien passavano di orecchio in orecchio sovrastando lungo le strade quelle dei paggi pagati per leggere un discorso di tutt'altro stampo.

« Ladeca è sorta nonostante tutto. Non siamo perfetti, è vero, ma sappiamo non mentire a noi stessi! Per costruire la nostra città abbiamo dovuto lottare principalmente con noi stessi, con i nostri pregiudizi, con le nostre paure e la nostra ignoranza. Il nostro più grande nemico siamo noi stessi, l'istinto tipico degli uomini di mondo che li spinge a raggirare gli altri, a complottare ai danni di qualcuno o per accrescere il proprio potere. Tutto questo dicono di noi, e tutto questo è vero.
Ma noi, sudditi del Leviatano, siamo questo e molto altro. abbiamo affrontato e superato ognuno di questi ostacoli, e alla fine ci siamo riusciti: questa è Ladeca, ed è la vostra casa.
Questo è l'Edraleo, ed è la nostra voce!
»

Un boato.
All'inizio erano pochi, timidi applausi. Ma la sincerità aveva pagato e tutti seguirono gli entusiasti pionieri nell'ovazione verso le parole del Re.

« L'Edraleo è il nostro nuovo inizio. In questa struttura le voci del Regno si riuniranno e guideranno il Regno verso un periodo di nuovo splendore. Perchè una persona sola può sbagliare, ma la ragione dei molti alla fine porterà consiglio dove necessario! Per questo risorgeremo, più forti e potenti di prima! »
Un'altra pausa, un altro applauso.
« Lasciatemi concludere con poche parole: un gruppo di saggi sta studiando il miglior metodo di selezione per i seggi dell'Edraleo, e presto verrà reso pubblico. Ma ricordatevi che da oggi in avanti tutti, nessuno escluso, sarete responsabili del futuro del Regno del Leviatano.
Noi siamo una cosa sola. Noi siamo il Leviatano.
Abbiate l'accortezza di non dimenticarlo.
»


Concluse in quel modo, con quelle parole rievocate da qualche parte nei suoi ricordi. Il giovane Re osservava dall'alto il popolo che applaudiva entusiasta, mentre alle sue spalle Zeno e Smith si scambiavano uno sguardo compiaciuto.
Nessuno di loro poteva prevedere il futuro, ma su una cosa tutti quanti erano certi: era l’inizio di una nuova era.





CITAZIONE


QM POINT

Signori, che dirvi. Scusatemi in anticipo per la qualità infima di questo post, non perderò tempo neppure con tediose spiegazioni riguardo il grave e ingiustificato ritardo. Semplicemente mi dispiace, sul serio. Ma abbiamo terminato.

Ladeca è stata terminata, e io ringrazio tutti voi della grande partecipazione indipendentemente dalla qualità della stessa. Come Julien ha sott’inteso si può sempre fare di più e meglio, specialmente a ridosso di determinate situazioni compromettenti anche in real. Mi avete riempito di orgoglio, e vi ringrazio.

In questo post le ricompense, ma NON l’esito dei vostri progetti: quello che avete costruito è troppo grande e importante per rientrare all’interno di un mero QM point: a breve –presumibilmente subito dopo il termine del Lucca Comics, sarà scritto il nuovo topic d’ambientazione della capitale, in cui TUTTI i vostri progetti saranno elencati nel dettaglio, descrivendoli in uno status quo in attesa solo di essere giocato da tutti!
Forse vi aspettavate di più, forse vi aspettavate di sapere tutto subito, ma fidatevi per l’ultima volta: ne varrà la pena! :*

Ancora una volta, grazie di cuore della partecipazione.
A voi le ricompense!

Last Century: 1500 Gold
Lucious: 1300 Gold
Y u u: 500 Gold
Miky1992: 750 Gold
Vulcano1 900 Gold
Ashel 300 Gold
Stella alpina 900 Gold
Malzhar 1400 Gold
Majo Anna 1300 Gold
Liath: 350 Gold
Orto33: 750 Gold
Ark: 500 Gold
Lill': 400 Gold
RamsesIII: 700 Gold

Personalmente rinuncio ad ogni ricompensa. Grazie ancora della partecipazione e... a fra qualche giorno con la descrizione completa e definitiva di Ladeca!


 
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70 replies since 2/9/2015, 22:44   3074 views
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