I Regni del Leviatano - Campagne di Ladeca
«Vox Populi»
Non mi sono mai piaciuti gli scantinati, sono come delle cripte per poveri. Non importa quanto siano grandi, danno sempre quella sensazione di angusto e claustrofobia, come se le pareti ti si stringessero attorno per schiacciarti non appena gli volti le spalle. Sa tanto di prigione, con quei quattro architravi posti a sostenere il peso della casa soprastante, perfetti se ci si vuole legare o incatenare chicchessia. Legno nodoso, forte, ricavato dai pini della Roesfalda, lo si capisce semplicemente toccandolo. Inizia a presentare delle scanalature, colpa del lento sfracello del tempo, eppure è così liscio e morbido al tatto. Potrei stare qui a carezzarlo per ore, tenervi la testa poggiata sino ad addormentarmi, sarebbe davvero bellissimo. Ma non mi è concesso tale piacere, non a un prigioniero. Non ad uno sporco vampiro. Sono stata attenta, per Zoikar se lo sono stata, mai un passo falso o una mossa fuori dal normale! Porto il gregge a pascolare di buon mattino, come ogni santo giorno da quando sono arrivata qui. A mezzodì mi incontro con il gregge di Annabella, puntuale come un orologio nanico, mangiamo un boccone insieme, carote e zucchine. Lei mi dice di essere preoccupata, una delle sue pecore è andata dispersa. Le dico di non preoccuparsi, che tornerà se non le è successo nulla. Ma Annabelle la conosco fin troppo bene, non lascerebbe indietro neanche un agnellino, non importa se questo la porta a vagare per le campagne fino al tramonto. Ed io avrei anche potuto decidere di non pensarci su più di qualche secondo, quando al calare del sole il suo gregge non ha fatto ritorno come di consueto. Come un orologio nanico, mai in ritardo, è stato questo ad insospettirmi. Passi pesanti che scendono i gradini, assi di legno che scricchiolano minacciando di spezzarsi. Ma il legno della Roesfalda è buono, si flette senza spezzarsi, per questo lo usano tanto qui. Passi pesanti, così pesanti da poter appartenere solo ad una persona. La porta si apre, l'imponente figura dell'Orso avanza con fare lento, quasi controvoglia. Si china su un ginocchio, un lungo sospiro mostra quanto sia costernato e afflitto da quanto successo, quanto lui sia impotente giunti a questo punto. Le pesanti mani si poggiano sulle mie piccole spalle, avvolgendole come un mantello, gli occhi vitrei e tristi fissati su di me come se non vi fosse altro da guardare in quella stanza.
« Odetta, sono certo che c'è stato sbaglio, tu non è... » Inspira profondamente, osserva di nuovo la mia carnagione pallida, le iridi dorate dei miei occhi. Quei lunghi canini, che ora non mi importava più di tener celati. Sospira ancora una volta, le mani scivolano via dalle mie spalle e cadono flosce al suolo. « Tu no è cattiva, tu no è come vampiri di città. Tu aiutato me a creare Vox Populi, per Zoikar tu sceglie anche nome! Ma a te no importa di comandare, tu lascia me libero di fare scelte, aiuta me quando non sa che fare. Me no importa cosa pensa altri, adesso ti libera e se qualcuno obbietta gli spacco mascella! »
« Lo so Orso, lo so che ti dispiace, ma non puoi farci niente. Vedi è sempre stato questo il mio problema, mi piace aiutare gli altri, per quel poco che posso fare. Normalmente sono abbastanza cauta dal nascondermi, dall'aspettare o farmi da parte quando il rischio di espormi è troppo alto. Ma... quella sera... » Non mi maledico per ciò che ho fatto, nonostante ciò che è accaduto in seguito. Quando sei immortale i rimorsi ti braccano come un branco di lupi, fino alla fine dell'eternità. I rimorsi, non sono un lusso che posso concedermi, non più. « Vuoi sapere come è andata veramente, vero? Te lo dirò, così capirai. »
[...]
Ormai è quasi sera, perché Annabelle ci sta mettendo tutto questo tempo a trovare la sua pecorella smarrita? Con tutti i pasticci che quel branco di scemi degenerati sta combinando in città dovrebbe saperlo cosa si rischia a rimanere fuori nel cuore della notte. In fondo non si sono mai spinti così in campagna, prima d'ora. Ma con l'espansione di Ladeca la campagna è divenuta una parte integrante della città, cosa gli impedisce di ampliare i loro territori di caccia? Non posso lasciar perdere, ormai non posso più starmene in disparte mentre quelli la fanno il cavolo che gli pare. Prima troverò Annabelle e poi, dopo tanto tempo, sarà di nuovo una notte di caccia. Prendo lo stretto indispensabile, correndo col pallido bagliore della luna a farmi da guida, cercando di cogliere un minimo segno della sua presenza. Per diversi minuti è il nulla, poi lo sento, in lontananza. Un belato chiassoso, terrorizzato, risuona nella gelida aria notturna come un grido. Continuo a correre, l'aria si riempie di quell'odore ferroso, come di ruggine. Sangue fresco, ne posso ancora sentire il tepore, non è molto distante. Due figure, di taglia adulta, lunghi mantelli neri che li avvolgono da capo a piedi. Giocano con la pecore, la calciano, sghignazzano divertiti fra di loro. Ed eccola li, appena più a destra, riversa al suolo con un largo taglio che le apre la gola da parte a parte. Gli occhi appena riversi all'indietro, una smorfia di terrore e dolore impressa per sempre su quel volto dal rigor mortis. Ma loro ridono, giocano con la pecore. Si divertono a farla belare, a farla disperare, persino a farla rotolare nel sangue della sua defunta proprietaria. Smetto di correre, mi avvicino, passi silenti col vento che soffia alle mie spalle. Iniziano a discutere fra di loro, il più alto prende a vantarsi del taglio. "Una vera opera d'arte, sfido chiunque a trovare il segno dei morsi!" Lo dice con fare contento, orgoglioso del lavoro svolto, fiero di aver sottomesso una semplice bambina come nulla fosse. Ride, gli è piaciuto, forse ne vuole ancora. Chiamo il suo nome, la voce tremante, il cappuccio calato per coprire gli occhi. L'artista si avvicina, un ghigno divertito sul suo volto, deve considerarla la sua serata fortunata. Le mani si stringono sulle spalle, spalanca le fauci mentre si avvicina al collo. Lo schiocco distintivo di ossa spezzate, il rumore viscerale degli organi trafitti, i nervi delle vertebre che si spezzano di netto. Dentro fino alla spalla, la mano spunta fuori dalla schiena, il vento notturno soffia sul sangue facendomi provare un insolito freddo. Spingo via il cadavere, come un sacco di patate, sfilo via il braccio e stramazza al suolo. L'altro mette rapidamente mano al pugnale, gli occhi sgranati, quello sguardo. Quel bellissimo sguardo, il dolce brivido della caccia che mi scuote da capo a piedi. Mi mancava, questa sensazione. Per i dodici, quanto mi mancava.
« Ecco, vedi, era proprio questo che mi mancava. Quell'espressione di puro terrore, quella subdola realizzazione che si sta facendo strada nella tua mente mente. Se il tuo cuore potesse battere adesso dovresti tenere una mano sul petto, per evitare che salti fuori come un grillo impaurito. Te lo eri scordato, vero? La paura di non essere il più forte. Ed è per questo che morirai, proprio come il tuo amichetto qui. Non sprecarti a dirmi il suo nome, non mi importa minimamente. » Agisce d'impulso, scatta in avanti per colpirmi. E lo fa ancora, e ancora, e ancora. mancata, mancata, mancata e mancata. Gioco con il mio topolino, non rispondo ai suoi attacchi forsennati, alle sue minacce, ai suoi insulti. Dice che ho tradito la famiglia, ma si sbaglia. Non posso biasimarlo, probabilmente non glie lo hanno nemmeno insegnato che ci sono altre famiglie di vampiri, oltre alla sua. Aspetto un'apertura, squarci sulla destra, l'avambraccio staccato vola sospinto dal suo movimento e cade sull'erba brucata. Ed è bellissimo, l'euforia della battaglia, la preda ormai condannata che si dimena disperatamente per sfuggire al predatore, pur sapendo di essere spacciata. « Stai piangendo? Oh, si, si che stai piangendo! Perché piangi, vuoi suscitare empatia in me? Smettila di blaterare, se almeno vuoi implorare cerca di renderti comprensibile! Niente? Sei sicuro? Speri che qualcuno venga a salvarti? Eh no, ti sei allontanato troppo dal tuo territorio, piccolo bastardello randagio. hai fatto il passo più lungo della gamba. Ma, cosa più importante, hai fatto arrabbiare i lupi! Dimmi, lo sai cosa succede quando un branco di cani si contra con un branco di lupi? Oh, pardon, certo che lo sai. Quale miglior lezione di quella vissuta sulla propria pelle, giusto? Peccato che non potrai raccontarlo a nessuno, ma ti dirò questo. Sappi che adesso, sistemate un paio di cosucce, chiamerò la mia di famiglia. E spenderò il resto di questo anno a mettere in riga te e tutti gli arroganti figli di cagna che hanno mandato al sovrano più di un secolo di abile celarsi e far dimenticare. Arrivano i lupi. »
Spesi il resto della notte a tagliuzzarlo pezzo per pezzo. Prima le dita, poi il naso e le orecchie. Poi gli occhi, la lingua e il suo disfunzionale membro. Mi implorava di ucciderlo, perché nella sua condizione quel genere di ferite non bastano mica per farti morire, io lo so bene! Poi gli ho dilaniato le gambe, cominciato a tirar fuori le ossa pezzo per pezzo, una dolo l'altra. Poi le braccia. All'apertura della cassa toracica mi sono soffermata brevemente sui polmoni, li ho osservati mentre si gonfiavano e sgonfiavano rapidamente. ormai non poteva più urlare, gli avevo tagliato le corde vocali, proprio come si fa con un randagio. Ma lui ci provava comunque, quel rantolo soffocato, quella disperata richiesta d'aiuto. Poco prima che gli strappassi il cuore deve aver pensato a quanti ne aveva uccisi, con quanti di loro si fosse divertito, trattandoli come bambole di pezza da tagliuzzare e buttar via. Ad un passo dalla fine, sono certa, deve essersi persino ricordato cosa si prova ad essere umano. Ed io, lo ricordo ancora, cosa è l'umanità? Dopo quello che ho fatto stanotte forse si, forse me lo ricordo ancora cosa si prova ad essere umano. Fa davvero male, ma non vorrei davvero farne a meno. Perché è un dolore bellissimo, perché questo è ciò che ha sempre separato la mia linea di sangue dalle altre. Il controllo, prima su di noi, poi su gli altri. Ed è tempo che il controllo venga ristabilito.
[...]
« Ed ero così arrabbiata, Orso, non me lo ricordo nemmeno l'ultima volta che qualcuno mi ha fatto arrabbiare a quel modo. Vorrei essere arrivata prima, per poterla salvare, per fermarli prima che banchettassero sul suo corpo. Ed ho corso, con tutta me stessa! Ma non è stato abbastanza, purtroppo. » Ed era la verità, era tutta colpa mia. Quando il problema cominciava a farsi evidente avrei dovuto provvedere io stessa, ammazzarne un paio di dozzine, rimetterli in riga. Perché col loro fare spavaldo non solo si sono rivelati, ma hanno anche messo alle strette qualunque vampiro non fosse collegato a loro. Non riesco proprio ad immaginare chi abbia tirato su un simile cretino, ma ormai è tardi per simili considerazioni. « Se avessi agito prima, invece di continuare a fare la pastorella felice, forse sarebbe ancora viva. Lei, gli abitanti massacrati alla piazza del mercato, le figlie e le mogli ghermite dai propri letti nel cuore della notte. Ed è solo colpa mia, ma ora è giunto il momento di rimediare. »
« Odetta, se c'è qualcosa che me può fare... » Non posso e non voglio coinvolgere nessuno di loro in questa faccenda, ma non posso neanche permettere che qualcuno, spinto da empatia, venga a cercarmi per dare una mano. Ma ho pensato a tutto, eh si! Non posso mica lasciare certi dettagli al caso! « In merito ai problemi attuali Vox Populi dovrà sfruttare il clima di paura e xenophobia a suo vantaggio, fa in modo che i mercanti non gonfino i prezzi verso i nuovi arrivati. Se lo fanno, stessa procedura fatta con Don Corneo, niente materie prime, tieni il surplus per bisogni futuri. Nel mentre cerca di sensibilizzare la gente in merito alla cosa, fagli capire che avere elfi e nani come amici conviene di più che averli come nemici. Permetti a quanti vogliano creare botteghe d'ingegneria o erboristerie di farlo al sicuro, nei quartieri edificati da poco. Forma una piccola milizia notturna, lampade in abbondanza, fa in modo che le strade rimangano al sicuro da teppistelli e bande di sempliciotti razzisti. Dall'Akeran stanno giungendo parecchi cacciatori di mostri, a breve Ladeca diventerà un silenzioso campo di battaglia. Tu e gli altri dovete pensare esclusivamente a tenere la gente al sicuro, chi di competenza provvederà a dare una ripulita alle strade cittadine. Questo sarà il mio ultimo consiglio, mi fido di te. »
« Sta bene, riferirò tutto tra qualche giorno, a prossimo incontro. Ma adesso... cosa tu fa? » Senza farmi ulteriori problemi mi libero con allarmante facilità dalle corde, scrollandomi di dosso la polvere accumulata sulle spalle, sorridendo con fare fanciullesco verso orso. « Adesso scapperò dalla finestra, Occhio sa già tutto, sta dietro alla porta a posta per rendere il tutto credibile. Ti afferrerò per un braccio e ti scaraventerò di lato, un paio di lividi ma nulla che tu non possa sostenere. A quel punto occhio, allarmato, entrerà brandendo il suo arco e mi tirerà un paio di frecce. le eviterò e me ne scapperò dalla finestrella li in alto, non riusciranno a prendermi. Una volta sistemato tutto tornerò, nel frattempo ti affido i miei angioletti, trattali bene. Oh e... grazie, di tutto. Certo è stato un anno piuttosto movimentato, ma... mi sono trovata bene qui, con tutti voi. Spero di poter assaggiare un'altra delle crostate di Balalaika, un giorno. Bene, si alzi il sipario, si va in scena! »