Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Castello di Carte - Picche

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view post Posted on 30/11/2015, 13:07
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Fosso dei Lamenti
Qualche minuto dopo.

Lo carezzava, riempiendolo di attenzioni.
Il suo volto non sembrava sofferente, quasi. Sembrava sereno, con un sorriso appena abbozzato e disteso; i capelli sparsi sulle sue gambe adagiate sul pavimento freddo, con la guancia che gli toccava il polpaccio, rivolgendogli il naso verso il petto. Gli occhi si erano chiusi da poco, riservandogli l'ultimo sguardo pieno di affetto.

Non piangere
Sembrava dire.
Non soffrire.

E lui ubbidì. Gli accarezzò nuovamente il viso e con la manica della camicia sporca gli pulì un rivolo di sangue trapassato tra le labbra chiuse; lo fece in fretta, prima che il dolore rovinasse quel momento di magica estasi. Era bello, nonostante tutto. Nonostante la morte se lo fosse chiamato a se con tanta violenza, lui poté ammirare come l'Imperfetto numero uno sembrasse la meravigliosa magia di un uomo in pace con se stesso. Quell'attimo di libertà se l'era goduto tutto, rasserenando il prossimo e intimando l'uomo che amava alla professione di una pacifica lotta di ideali. Più che di armi e di follia.
L'aveva amato dall'inizio. Come se non si fossero mai lasciati; come se le sbarre, il tempo e la malignità del mondo non avesse mai decretato che due esseri nati in provetta dallo stesso gene non dovessero volersi bene, non dovessero conoscersi e nemmeno comprendersi. Ma erano fratelli, di un legame che altri avevano deciso fosse sintetico e artificioso; lui, invece, l'aveva sentitmo immediatamente quel legame. Un amore rozzo, eppure così puro; quello di un fratello per l'altro fratello.
Un amore votato alla comprensione. E, alla fine, al sacrificio.

Ti amo.
Disse a mezza bocca, mentre piangeva.

Le lacrime gli bagnarono i capelli e lui con una mano li pettinò, spargendo l'umidità del suo pianto entro tutta la folta chioma.
Più distante aveva visto Viluca morire di una morte ancor più atroce. Il suo corpo rubato da Erein. Il suo corpo da Ainwen; tutto di lei sottratto e sopraffatto.
Lei che era stato abituato a considerare sorella; lei che odiava e amava al tempo stesso, in un cordoglio rappreso di rancore che spesso gli aveva giocato al corpo e al sollazzo, in un turbinio di emozioni controverse e perverse. Era stato anima e cuore con lei nelle situazioni più terribili e più aggraziate, condividendo la follia del loro padre e gli ardimenti preposti a quel legame gerarchico e familiare così pesante. In un certo sensi, lei era stato tutto per molto e molto tempo.
Eppure, non aveva provato niente.
L'aveva vista morire come un cane; strappata e dilaniata nella dignità. Non aveva nemmeno urlato. Le labbra viola si erano riempite di sangue e gli occhi sbarrati si erano rivolti a lui, imploranti. Con quanta sfacciataggine l'aveva implorato? Con quanta arroganza gli aveva chiesto di salvarla, quando fino a un attimo prima aveva tentato di ucciderlo?
E lui non aveva risposto. Era rimasto fermo, immobile, contratto dal dolore per la perdita dell'Imperfetto numero uno.
Con un solo rimpianto nel cuore: ovvero quello di non averla uccisa personamente, Viluca.

TUMP

La porta sbatté nuovamente.
Sentiva i loro respiri. Sentiva gli artigli grattare sul metallo, desiderose e avide di bramare la loro carne.
Le guardie del Fosso non avevano smesso di inseguirli, di volerli. Anzi, la morte di Viluca aveva verosimilmente armato ulteriormente la loro brama, spingendoli quasi sull'orlo della pazzia. Desideravano follemente abbracciarsi ai loro corpi inermi e ricondurli in cella, in quanto l'odore del sangue poteva averli soltanto ispirati ulteriormente in quel nefasto bisogno di giustizia. E lui sembrava impotente, incosciente. Raffermo in quell'immobilità rapita e stupita; continuava a carezzare il corpo morto sul suo grembo, come se dall'altra parte della porta non ci fosse un esercito di mostri pronti a entrare.
« Teslat » disse una delle aberrazioni, guardandolo con serenità. « Il tuo dolore è anche il nostro. »
« Ma ora dobbiamo andare » aggiunse, indicando la botola di uscita.
Lui lo guardò, come se si fosse ricordato della loro presenza solo in quel momento. « Andare... » disse, perplesso. « Andare... dove? »
L'aberrazione aveva mezzo lato della bocca paralizzato, adorno di pustole e peli che gli spuntavano dai margini dell'occhio sinistro. Si contrasse in un'espressione che voleva essere un sorriso sincero, ma che si paleso come un'amara dimostrazione di mostruosità. « Comprendo il tuo stato » disse, serafico, « anzi, lo comprendiamo tutti. »
« Ma lui non si è sacrificato per vederti morire subito dopo » aggiunse, secco. « Lui si è sacrificato per donarti la libertà. »
Lo guardò con aria esterrefatta. Poi, pose gli occhi sul volto morto dell'Imperfetto numero uno.
Infine, guardò in avanti, vedendo la sua figura riflettersi in uno specchio a distanza.

I suoi capelli rossi erano diventati molto più chiari; la prigionia, la sofferenza, per qualche ragione sembrava averne spento il colore.
Anche la sua pelle era ancora più pallida, tendente al grigio. Sul viso aveva un'espressione attonita, cupa e quasi inespressiva. Non c'era traccia di quel sorriso che un tempo lo pervadeva con costanza, consentendogli di schernire il mondo e ballare sul suo cadavere.
Aveva perso il sorriso.

« Perché sei così serio? »
Disse tra se e se, fissando il suo volto scuro nel riflesso.
« Alla fine, è solo morta una parte di te » aggiunse, ironico. Eppure, qualcosa lo mosse mentre accarezzava ancora il volto del suo amato.
Come un senso di rivolta che partiva dal di dentro e gli faceva realizzare, solo in quel momento, l'ironia di tutto quello. Aveva capito il significato del suo essere; aveva compreso il senso del suo esistere. E proprio in quel momento, aveva perduto l'unica persona con cui avrebbe voluto condividerlo.
« Hai ragione, non c'é motivo di esser seri » asserì, sornione. « Il mondo è a nostra disposizione. »
L'aberrazione lo fissò preoccupata. Poi guardò gli altri, fino a voltarsi nuovamente verso di lui. « Teslat...? »
« Non chiamatemi Teslat » disse, secco. « Io... non sono nessuno. »
« Anzi; d'ora in avanti sarò... Medeo. »

Si levò da terra. Il capo dell'imperfetto numero uno gli scivolò dal grembo, finendo sul pavimento sporco.
Lui sì pulì le vesti e con le mani sporche ancora del sangue del suo amato, si disegnò un sorriso ironico sul volto.
Riempiendosi le labbra di rosso grumoso, come fosse un nobilissimo rossetto.
Infine, si lasciò andare a una grassa risata.

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« O-ora perché r-ridi? » Chiese l'aberrazione, visibilmente interdetta.
« Come, non capisci? » Rispose Medeo, ironicamente. « Perché il mondo è a nostra disposizione. »
« Possiamo portare la felicità tra le genti » asserì, allargando le braccia, « intonando canti allegri mentre impicchiamo i signorotti dei palazzi. »
Poi li guardò uno a uno, con aria famelica.
« Forza, amici miei » asserì, secco « liberiamo tutti i prigionieri di questo posto. »
« E poi andiamo... » aggiunse, infine « ...andiamo a uccidere Caino. »

E li invitò ad armarsi.
Da quel momento, iniziò la lotta. Un combattimento spietato che vide le aberrazioni trucidare tutte le guardie della prigione. Una lotta infinita, soffocata nel sangue dei caduti, che si trascinò in un gorgo di perversione, durato infinite ore. Alla fine della notte, quando l'alba tornò a illuminare il Fosso dei Lamenti, il nuovo esercito di medeo si levò.
Inizio a camminare lento, diretto verso lo stesso Regno che li aveva abbandonati li.
Non erano più prigionieri, né schiavi o pazienti. Non erano uomini, ma nemmeno mostri. Non erano guerrieri, ma nemmeno contadini.
Sapevano soltanto chi non erano. In effetti era un esercito molto strano.
Poteva quasi definirsi un esercito di nessuno.



CITAZIONE
QM Point
Eccoci alla conclusione. Non ho giudizi singoli; in generale, sono molto compiaciuto da come abbiate gestito la quest, quindi non saprei davvero cosa dirvi oltre ai soliti consigli. Ho preso appunti dalle vostre decisioni finali per modificare le ricompense con qualcosa di simbolico e/o utile al tempo stesso. Di seguito i dettagli. Alla quest farà seguito un evento di grandi proporzioni cui spero (anche eventuali lettori) possano apprezzare. A presto e grazie a tutti!

Malzhar Rahl Riceve 1000 gold e un incanto di caratterizzazione chiamato "il Cuore di Viluca". Il cuore di Viluca è, appunto, un incanto di caratterizzazione con al suo interno una passiva da 6 turni, che consente al possessore di avvertire le emozioni provate da Caino, Dulwig o Teslat (ora Medeo) in quel momento (1 slot consente di concentrarsi su uno solo di loro). Inoltre, avvertire l'emozione consentirà al possessore di sapere se il personaggio prescelto è presente nei paraggi o meno. Al termine dell'evento "Castello di Carte" l'oggetto perderà i suoi poteri e potrà essere incantato nuovamente dal possessore. A te il layout.

Majo_Anna Riceve 1000 gold e un incanto di caratterizzazione chiamato "il Corpo di Viluca". Di fatto il corpo di Viluca rimane nelle mani di Ainwen in tutta la sua florida bellezza, conservando la giovinezza o ogni suo connotato fisico anche dopo la morte. L'incanto, però, consiste in una passiva da sei utilizzi che consente al corpo di Viluca di generare un'attrazione sessuale nei confronti di un suo interlocutore; l'attrazione agisce come una malia psionica. Al termine dell'evento "Castello di Carte" il possessore potrà decidere se mantenere l'effetto o incantare nuovamente il corpo di viluca.

Misato Kojima Riceve 1000 gold base + 300 gold aggiuntivi per la scelta di scappare 1300 gold totali). In compenso, non ricevi alcun incanto di caratterizzazione.

Snek Riceve 500 gold per la quest, più un malus permanente. Il personaggio di fatto è morto durante i combattimenti che ci sono stati in quest; anche nel caso in cui dovesse resuscitare (circostanza che è rimessa al giocatore), si risveglierà col volto deturpato da una terribile cicatrice che lo rende, di fatto, irriconoscibile. Il malus è determinato dalla morte in quest è può essere rimosso soltanto nei modi previsti dal regolamento.

Mi assegno 500 gold per la quest.
 
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