Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Verso Qashra, Arrivo di Elder "Oblivion" Aureum

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Ashel
view post Posted on 17/5/2016, 17:33






Nazeed: uno sputo di villaggio.
Afoso, polveroso, quasi del tutto deserto.
Era l'unico centro abitato nel giro di diverse miglia, quindi Elder avrebbe dovuto fermarsi in una delle due bettole che accoglievano gli stranieri appena giunti dal deserto, se non voleva passare la notte all'addiaccio, tra i coyote e i ladroni che scendevano dal mare di sabbia poco più a nord.
Entrambe offrivano letti caldi e donne compiacenti, ma nessuno delle due era famosa per la pulizia.
Comunque c'era poco da fare gli schizzinosi: Nazeed era un villaggio di minatori costruito dagli operai per se stessi e le loro famiglie proprio a ridosso della miniera di rame e l'unica fonte di svago erano, appunto, le due osterie situate al centro del paese.
Un barbiere, una drogheria e la bottega di un fabbro completavano la breve lista di attività commerciali di quella ridente cittadina in mezzo al nulla, troppo lontana dalle alte e avanzate tecnologie delle città naniche per assomigliarvi almeno un po'.
Durante il giorno le strade erano deserte. I lavoranti si affacciavano alla taverna dopo il tramonto e solo per bersi la paga o per farsi una partita a carte e perdere più di quanto guadagnavano.
Laggiù la gente non era particolarmente amichevole con gli stranieri. D'altra parte nessuno si sarebbe presentato a Nazeed senza un valido motivo, ad esempio per cercare lavoro alla miniera.
Eppure per arrivare a Qashra non si poteva che passare di lì, rimanervi quanto bastava per dare sollievo alle ossa spezzate dal viaggio e ripartire il giorno seguente sotto un cielo di fuoco, sperando di non incorrere in una delle violente tempeste di sabbia che spazzavano quella regione per buona parte dell'anno.
La prima bettola che Elder avrebbe incontrato sul suo cammino, La Vacca Grassa, recava, su un' insegna erosa dal vento, il disegno stilizzato di un gigantesco bovino.
Dall'interno non giungeva alcun suono, forse perché i minatori avrebbero portato il loro brutto muso al bancone solo qualche ora più tardi.
La seconda, poco distante, sembrava più in ordine; ma forse era solo apparenza.
Qualcuna delle donne che camminava per strada si voltò a osservare quel giovane straniero chiedendosi chi fosse e da dove venisse, complice anche l'aspetto decisamente inusuale per le genti del deserto.
La carnagione pallida e i capelli color paglia non lo aiutavano a sembrare un autoctono; e poi quegli occhi così particolari e affascinanti catturarono l'attenzione di più di qualche paesano.

- Ehi, tu! - gli urlò allora un nano dall'ingresso de La Vacca Grassa. Stava infatti prendendo un po' di aria in veranda, approfittando di quel momento di calma per fare due tiri dalla sua grossa pipa di legno. - Dico a te, straniero!

Si trattava di un individuo piuttosto robusto e ben piazzato con una grossa cicatrice sulla guancia destra; i capelli bruni gli cadevano senza alcuna grazia sulle spalle e il viso smunto e scavato era coperto da uno spesso strato di barba sudicia e incolta.

- Mica stai cercando il signor Faras? - gli fece, di nuovo, dopo averlo studiato per qualche istante. - Oh, che pensi di trovarlo qui? A quest'ora?


Benritrovato!
Innanzitutto è un piacere sapere che hai deciso di tornare a scrivere :)
Dal momento che sei un giocatore di lunga data della piattaforma ho pensato che ti servisse solamente l'occasione di introdurre il tuo personaggio nell'ambientazione. Approfitta quindi di questa giocata per approfondirne carattere, background e quant'altro in assoluta libertà.
Uno staffer provvederà quindi a valutare la scena e a conferirti una fascia energetica in base alla tua abilità e alla tua familiarità con le regole della piattaforma.

Non credo di doverti dire altro, nel caso sono sempre disponibile sia su skype che per messaggio privato ^_^




Edited by Ashel - 17/5/2016, 22:31
 
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view post Posted on 18/5/2016, 16:52

Lamer
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Il crepuscolo del deserto è una cosa bellissima. Vedi alla perfezione tutto il cielo stellato con una chiarezza tale da far perdere completamente qualunque sorta di malumore o di tensione che si ha addosso. L'incrocio tra le tenebre della notte e la luce del giorno, dove il sole decide di diventare di quel colore che molti della sua tribù paragonavano al cremisi della sua iride sinistra, anche se lui non era per niente d'accordo, era uno di quegli eventi che ogni volte gli mozzavano il fiato.

Quella sarebbe stata la sua ultima notte all'interno della tribù che dieci anni prima lo aveva accolto come uno di loro. Aveva lavorato per loro, aveva vissuto come loro, ma nonostante ciò, nonostante avesse provato in ogni modo ad essere come loro, lui non era mai riuscito a diventare realmente parte di quel gruppo di persone.

Sotto quel cielo del colore del suo occhio destro e con quel sole paragonato al suo sinistro la tribù di una quarantina di persone si era radunata come ogni sera introno a un fuoco per scaldarsi dallo sbalzo termico della gelida e secca notte della parte meridionale del Deserto dei See; e lui era tra loro.

La maggior parte dei giovani giocavano tra le tende ridendo e scherzando. Chissà se lui un giorno avrebbe mai ricordato se si divertiva anche lui, pensò guardandoli così pieni di vita e allegria. Il suo sguardo passò poi su quelli che parevano della sua età, intenti a fumare pipe, a raccontare storie e per i più fortunati a pomiciare con la loro donna.

Lui aveva mai avuto la possibilità di pomiciare? certo che no. Lui era troppo diverso per farsi piacere una delle poche donne che avevano provato in ogni modo a conquistare il suo cuore inespugnabile e troppo menefreghista per capire quanto i suoi no fossero dolorosi per quelle povere ragazze autoctone del luogo.

Il suo sguardo infine si posò sui tre saggi della tribù. Erano loro che gli avevano consigliato di scoprire l'origine dei suoi poteri, poteri che in passato li avevano salvati più volte da svariate minacce preservando vite che senza di lui sarebbero state perse per sempre.

Vide Ealor, il più anziano di tutti chiamarlo con un semplice gesto della mano e senza pensarci si alzò avvicinandosi ai tre uomini. Ealor era vestito con indumenti bianchi che facevano un certo contrasto per via della carnagione scura dell'anziano, i suoi occhi, di un verde intenso, esprimevano a pieno la sua saggezza.

Mentre li raggiungeva Elder vide Ogho e Bruter, gli altri due saggi, allontanarsi per far in modo che Ealor potesse parlare in privato con lui. Non sapeva cosa avrebbe potuto chiedergli, ma sapeva che quella molto probabilmente sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe udito la sua saggia voce.

Sapeva che il viaggio che avrebbe iniziato al vespro sarebbe durato troppo a lungo per far ritorno e trovare ancora Ealor in vita, l'età avanzava per tutti, anche se su di Elder sembrava non procurare il minimo cambiamento.

"Oblivion siediti, ho delle domande da porti prima che tu vada a coricarti per il viaggio." Disse l'anziano signore parlando in tono pacato e indicando il posto alla sua sinistra e appena il ragazzo si fu seduto ricominciò il dialogo. "Domani è un giorno speciale per te. Inizierai probabilmente una nuova vita alla ricerca delle due cose che più ti assillano, mio caro figlio di drago. Il tuo passato e i tuoi poteri. Mio caro ragazzo, però ti devo avvertire, nessuno di questi due compiti ti risulterà facile."

Era da tempo che Ealor non menzionava il suo sangue. Era una delle poche cose che si ricordava o che era riuscito a riprendersi dall'abisso dell'amnesia insieme al suo nome; Elder Aurelium. Nessuno però nel villaggio lo chiamava in quel modo da molto tempo poichè per loro lui era Oblivion, che secondo loro in dragoniano significava " Colui che ha dimenticato".

"lo so saggio. Quello che mi aspetta sarà un'ardua impresa, ma se ci riuscirò capirò finalmente qual è il mio destino e forse scoprirò le mie origini." E mentre lo diceva voltò la testa verso una ragazza come lui, adottata dalla tribù per non lasciarla morire nel mare di sabbia.

Il suo nome era Isabel, l'unica vera amica che avesse mai avuto. Forse per il colore della pelle, fin da quando la trovarono cinque anni fa gli andò subito a genio e in poco tempo erano già diventati migliori amici e, forse per lei, anche qualcosa di più, anche se lui non ne era sicuro.

Era una ragazza dai capelli castani lunghi fino ai gomiti, lisci e soffici come la seta. i suoi occhi azzurri gli ricordavano l'acqua delle oasi e la pace che trovava quando guardava il vespro e il crepuscolo,tutto adornato da un naso piccolo e una bocca graziosa. Il suo corpo era snello mentre le sue forme erano nella media anche se ha lui personalmente non gli erano mai interessate in confronto al resto del corpo di quella ragazza che a volte lo faceva volare.

"Isabel rimarrà qua, probabilmente si sposerà ed avrà dei figli e se mai tornerai credo che sarebbe la prima a notarti e ti correrebbe incontro a braccia aperte..."

Ealor respirò forte come se gli fosse mancato il fiato, ma dopo qualche secondo era già nella sua solita posizione a braccia e gambe incrociate e girando la faccia verso Elder riprese il discorso.

"Ma io non la conosco bene come te, forse il legame tra te e lei è così forte che ti vorrà seguire e tu sai cosa gli dovrai rispondere."


A quel pensiero nella mente di Eldar si presentò un quesito che non si era posto per la preparazione del suo viaggio. Cosa gli avrebbe risposto se Isabel gli avesse proposto di andare con lui e di viaggiare insieme a quella persona che reputava così preziosa, carina, dolce e furba?

"Non la deluderò saggio."

A quel punto Eldar si alzò incamminandosi verso la sua branda e riflettendo su quei dieci anni che aveva passato insieme a quella tribù. Si facevano chiamare "güneş ışığı ", che in nanico significava "la luce del sole". Ironico pensare che il suo potere arcano sembrava rimandare proprio ai raggi solari. Eppure prima che entrasse nella tenda per coricarsi una mano lo afferrò per la spalla.

"Aspetta Oblivion, ho un consiglio da darti."

Dietro di lui Ioer, un suo coetaneo che sarebbe diventato il capo tribù, lo fissava con occhi intensi e fieri che rispecchiavano la sua indole altruista e il suo ego smisurato. Era un uomo più alto di lui di una decina di centimetri dalla carnagione relativamente più chiara rispetto a tutti gli altri. Dai capelli neri spuntava un treccia adornata di anelli di avorio, simbolo che i capi si tramandavano alla generazione successiva appena un nuovo giovane veniva ritenuto degno del ruolo di capo e che, in un prossimo futuro, gli sarebbe stato affidato.

"Cosa vuoi? Per caso non trovi più il tuo piccolo amore? Perchè sai, io mi dovrei preparare per un viaggio abbastanza difficoltoso."

Ioer lo guardò per qualche secondo. Tra i due non era mai scorso buon sangue, sia perchè le donne che lui voleva di solito seguivano Elder, sia per il fatto che loro due erano i guerrieri più forti della tribù e molto spesso si ritrovavano a combattersi per vedere chi era il più forte.

"Nulla di ciò, "il mio piccolo amore" mi aspetta già nella tenda. Sono qui per augurarti buona fortuna, anche se so che non ne hai bisogno, e di dirti di andare verso Qashra." Lo disse cercando probabilmente di pavoneggiarsi un'ultima volta davanti al suo rivale dall'alto delle sue informazioni reperite sicuramente dai capi. "Dicono che i nani abbiano ottime biblioteche e visto che tu sai leggere forse potresti trovarci qualcosa di utile per la tua ricerca. Con ciò mi dileguo, buona fortuna fiocco di neve."

Ironico come una scelta radicale nella propria vita possa modificare i rapporti tra due persone. Fino a quando non si era sparsa la voce che a breve sarebbe partito Ioer addirittura neanche lo salutava e ci parlava solo quando era costretto, ora invece che se ne stava andando il suo atteggiamento nei suoi confronti era nettamente migliorato.

"Grazie, allora mi dirigerò verso la capitale nanica. Ti auguro di diventare un capo forte e giusto."

Eppure nonostante le sue parole fossero un segno palese che Elder aveva finito la conversazione, Ioer rimase immobile dietro di lui fissandolo intensamente. In cuor suo sapeva cosa voleva dirgli o, per meglio dire, ciò che voleva sentirsi dire.

"Ti devo chiedere esplicitamente di impedire a Isabel di seguirmi? Non è un tuo dovere da futuro capo impedire a un membro della tribù di compiere gesti folli?"

A quel punto il giovane autoctono si girò alzando il braccio sinistro in segno di estremo saluto dato a coloro che abbandonavano la tribù per percorre la strada scelta per loro dal destino e tutti coloro che poterono vedere il gesto del futuro capo lo imitarono in segno di affetto verso Oblivion. A quel punto entrò in tenda e appena tocco la soffice branda si addormento.






Erano passati tre giorni e tre notti da quando era partito. Le dune di sabbia, le paludi salmastre e il calore del deserto lo avevano provato come poche volte aveva sperimentato. Non si ricordava fosse così difficile viaggiare da soli nel Deserto dei See, ma per sua fortuna davanti a lui il villaggio di Nazzed si stagliava sui primi affioramenti rocciosi e tra le prime colline dell'Akeran.

Il sole era ormai a più tre quarti del suo percorso e probabilmente tra una o due ore sarebbe arrivato il crepuscolo. Davanti a lui quella piccola città si stagliava come la bettola delle bettole. Raramente aveva visto un tale degrado di igiene, addirittura i pelleverde sembravano più puliti di questi poveri abitanti dei confini settentrionali del Sultanato.

Percorrendo le strade notò subito come le poche persone presenti nel villaggio costruito con pietre e argilla a quell'ora del giorno fossero nani con boccali pieni di birra e donne che venivano soprannominate" lucciole" per via del faro di gioia che portavano agli uomini durante la notte.

Le uniche due locande presenti in quel sudiciume erano una peggio dell'altra, anche se dall'aspetto esteriore la più lontana da lui sembrava quasi decente. Fu però dalla prima locanda, chiamata "la vacca grassa" che udì un voce possente.

"Ei tu! Dico a te a te, straniero!"

Il nano che lo aveva richiamato era decisamente robusto e massiccio, probabilmente non uno studioso dello Qatja-Yakin immaginò dato il suo approccio e vista la cicatrice sulla guancia destra di quell'individuo. Pure ad igiene non sembrava un granché vista la condizione della sua barba.

"Mica stai cercando il signor Faras? Oh, che pensi di trovarlo qui? A quest'ora?"

A quel punto Oblivion si avvicinò al nano probabilmente abbastanza da far notare al soggetto il colore dei suoi occhi. Dall'alto della piccola terrazza al livello del terreno di quella disgustosa baracca i loro sguardi si trovavano esattamente alla stessa altezza. Lentamente diede un'altra occhiata veloce al nano notando un piccolo coltello legato alla cintura e un fiaschetta, probabilmente contenente un liquore.

"Senza offesa mio caro sir nano, ma chi diavolo è sto Faras?" Disse in tono quasi disinteressato. "Sono qui di passaggio e voglio trovare una branda su cui posare il mio stanco culo, siete voi il proprietario di questa bettola?"

Certo non il più gentile degli approcci, ma lui era così. Gentile nelle azioni e sgarbato nelle parole, e poi quel nano per qualche strana ragione gli suscitava un tale senso di ignoranza che usare termini più gentili o colti sarebbe stato addirittura uno spreco ed intanto che aspettava una risposa iniziò a sentire il rumore dei primi e fortunati lavoratori che tornavano a casa pronti a bersi la paga.




Come si nota, la maggior parte del post è incentrato sulla sera prima ella partenza dove appaiono i tre personaggi fondamentali dell'adolescenza di Elder. La seconda parte be... Non sapevo se spingere troppo o no, quindi ho optato semplicemente per una risposta. Dal post si capisce l'ora del giorno e se ti serve il meteo è ovviamente senza nuvole (siamo in un deserto)
 
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Ashel
view post Posted on 19/5/2016, 12:23






I due si fissarono in silenzio per alcuni, interminabili secondi che il nano utilizzò per tirare dalla sua pipa ed espirare un paio di anelli di fumo.
Lo straniero aveva del fegato: rivolgersi così al vecchio Hasan e per giunta appena arrivato!
Tutti sapevano che a comandare in quella città merdosa era il signor Faras e - solo quando lui non c'era - il suo tirapiedi prediletto, il nano con cui Elder voleva probabilmente attaccare briga.
Per quarant'anni si era spaccato la schiena giù alla miniera, diventando in seguito capomastro nonché principale incubo dei lavoranti.
Si era divertito un mondo a picchiare e umiliare quegli stronzi dei suoi vecchi compagni per leccare il culo al suo padrone; lo aveva fatto così bene che il signor Faras l'aveva infine esonerato dal lavoro in cantiere per farlo restare in città e controllare che nessuno combinasse guai in sua assenza.
Hasan pensava che quello fosse il ringraziamento per gli anni spesi a sputare sangue per lui, ma si era trattato soltanto di una contromisura per far fronte alla sua veneranda età e ai problemi causati da quella gamba difettosa sulla quale una volta era crollato un grosso pezzo di roccia - ragion per cui non sarebbe più stato in grado di fare il duro con i suoi sottoposti.
Comunque, anziché mitigarne l'indole da carogna, quel nuovo ruolo aveva sicuramente contribuito ad inasprirne il carattere, tirandone fuori il peggio.
Si aggirava per la città con un'aria da spaccaculi e si comportava, a tutti gli effetti, come una specie di sceriffo a cui tutti dovevano rispetto. Con quella scusa approfittava delle scorte di rum de La Vacca Grassa a titolo gratuito, nonché delle sue poche e brutte cameriere alle quali ogni tanto veniva chiesto di scaldare il letto, sempre senza sborsare una sola moneta.
Si lamentava sempre di quanto fossero grasse e sudicie, ma ogni volta ci ricascava con la scusa di una botta e via.
Nessuno osava controbattere a un suo ordine e di solito tutti si rivolgevano a lui con sottomissione e reverenza.
Per questo quando quello straniero si era comportato in modo tanto scortese il vecchio Hasan aveva finito per prenderlo in antipatia.

- Oh, perdonatemi, Vostra Altezza! - gli rispose, schernendolo. - Non ero al corrente che fosse arrivato in città il Principe di Sto Cazzo!

Si tolse la pipa di bocca e sputò del muco per terra.

- Nessuno abbastanza sano di mente metterebbe piede in questo buco di culo di villaggio se non per pregare il signor Faras di dargli un lavoro. Ma visto che voi siete un ospite d'eccezione, spero che non vi faccia troppo schifo fermarvi qui, con noi comuni mortali. - continuò. Prese quindi a fissarlo con una certa insistenza, evidentemente sorpreso dallo strano colore delle sue iridi. - Ora fatemi il piacere di togliervi dalle palle. - riprese, abbandonando il tono di scherno di poco prima. - Mi rovinate la vista.

Si rimise la pipa in bocca e tornò a fumare come se niente fosse.
Gliel'avrebbe fatto vedere, a quello spilungone effeminato, chi era a comandare.
A un certo punto la porta della locanda si aprì di scatto; ne uscì una donnetta poco più che ventenne, piuttosto magra e dal viso ossuto ed emaciato. Vestiva con abiti semplici, perlopiù logori e lerci, e la sua espressione era un misto di timore reverenziale e timidezza che avrebbe senz'altro colpito il giovane straniero.

- V-vi ho sentito parlare con qualcuno, s-signor Hasan... - esordì, visibilmente nervosa. - Ehm... Vi prego di non spaventare i nostri clienti... C-ce ne sono talmente pochi che è meglio non farli scappare...

Quando il suo sguardo si spostò infine sul profilo longilineo del draconico arrossì all'istante.

- Beh?? - le fece il nano, seccato. - Che cazzo vuol dire?
Non lo sai che sono io a dare gli ordini, qua?


Si alzò di scatto e si diresse a grandi falcate, gamba permettendo, verso la poverina, che indietreggiò malamente fino a sbattere la schiena contro la parete.
Il divario in altezza tra i due era tale da rendere quella scena del tutto assurda; il vecchio stava infatti per menare un grosso manrovescio alla ragazza, che nel frattempo si era come rimpicciolita coprendosi il viso con le braccia.


Secondo giro.
Come vedi il nano che ti ha dato il benvenuto in città sta per picchiare la povera ragazza. A te decidere se intervenire oppure se non immischiarti.
Nel caso in cui decidessi di fermare il nano, però, sappi che il manrovescio è da considerarsi come un attacco fisico di potenza Media.




Edited by Ashel - 19/5/2016, 21:51
 
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