Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La crociata del traditore ~ la fine del mondo

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view post Posted on 5/7/2016, 20:19
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Maestro
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Folli. Più folli di lei.
Stette lì immemore tempo a fissare le persone che blateravano fandonie. Nel mentre, la mente le pulsava e quelle cadenzate speranze, che grondavano dalle labbra di quei disperati, assurgevano al rango di macigni sempre più pesanti sulla sua già provata psiche.
Lei doveva esser sembrata pazza. Correndo a perdifiato nella foresta, piangendo lacrime disperate e richiamando a gran voce aiuti o speranze di cui non ricordava il nome. Era stato tutto molto confuso: ricordava le ombre che l'avevano circondata. Poi la corsa sul terreno umido del sottobosco; il fango che schizzava ai lati del vestito e lei che cadeva più volte, ferendosi le cosce e le ginocchia, ma riprendendo a correre disperata, mossa dalla paura per tutto ciò che si lasciava alle spalle.

Eppure, ciò che aveva trovato all'arrivo - se possibile - l'aveva spaventata ancora di più.
Un muro alto centinaia di metri si ergeva imponente sulle teste di quei disperati. Lo fissavano quasi con scherno e con altrettanto gioco riferivano a lei di come o di quando l'avrebbero superato, anelando la libertà che v'era alle spalle.
Quando? Mai, probabilmente. La ragione l'abbandonava lentamente. Sentiva rumori più ovattati; lo sguardo pesava e si racchiudeva in una coltre di contorni sfumati e odori che divenivano fumi. Eppure, benché pazza, sembrò sufficientemente lucida da comprendere come la disperazione aveva reso quelle persone più cieche di lei. Non avrebbero mai superato quel muro e benché meno avrebbero raggiunto la libertà. Piuttosto, ogni piccone conficcato nella parete, seppur di un metro più su, li avvicinava pericolosamente alla morte. Ogni passo fatto verso l'alto avrebbe appesantito il tonfo della prossima caduta, rintuzzando nel fragore cromato di quella radura ai margini del bosco al pari di un rutto. Come se la foresta li ingoiasse lentamente; e il muro si prendesse beffe di loro.

Non avrebbero mai vinto.

E le parole ripiene di orgoglio sembravano non accorgersene.
Più persone le parlavano intorno, più si straniva. Nel mentre, sentiva le ombre chiamarla e avvicinarsi a lei. Rivide l'ombra famelica che l'aveva rincorsa nella foresta. Le parve, poi, di vederne una seconda carezzarle il braccio e leccare a più riprese il sangue che le sgorgava da una ferita. Pagava il tributo, come lo chiamavano loro; ma, con esso, pagava pegno verso quel mondo fatto d'ombra e paura, follia e cecità. Diveniva qualcosa di loro, appartenente a quei meccanismi illogici come meglio non poteva essere. Un destino infame che presto l'avrebbe vista a parlar di tributi ai futuri avventori, o a scalar muri che mai avrebbe potuto superare. Solo per cadere giù e venir ruttata dalla foresta.

No. Mai.

Non avrebbe mai pagato quel pegno ingrato.
Non si sarebbe mai assuefatta a quel mondo, divenendo parte di un lento ticchettio verso la morte. Quei folli erano già tutti morti, solo che non sapevano di esserlo. E quella tetra lucidità fu la goccia di ragione che ancora la distingueva da tutti loro. Che ancora la chiamava al reale, implorando una seria riflessione su quel creato privo di raziocinio. E si sforzò con tutta se stessa di chiamare la ragione e analizzarla tra le parole degli uomini. Di cercare tra tutte quelle informazioni la follia meno folle, la logica più logica in un sogno privo di logica.
La trovò, dopo un po'. Un raggio di speranza in un nugolo di amenità.

« ...fiume... »

Disse qualcuno. E in attimo parvero illuminarsi i suoi occhi di diverso colore. Si sbarrarono, portandosi al momento in cui era giunta in quel luogo. Al suo risveglio, privo di coraggio e ricordi.
E rimembrò quel fiume, scorrere impetuoso sotto il ponte di pietra. E quando ci pensò, provò un'inarrestabile voglia di tuffarcisi dentro.

« Acqua... » balbettò, boccheggiando al pari di un pesce. « Acqua... »
« Acqua...? » Disse una delle signore, quasi contenta di sentirsi rivolgere la parola. « Avvicinati al campo, abbiamo tutta l'acqua... »
E le prese la mano, tirandola a se. O provandoci, almeno. Iride, infatti, puntò i piedi. Sentì quel braccio come una tenaglia che la trascinava verso la morte e, quasi istintivamente, si tirò indietro. Poi si alzò di scatto. Sentì la terra umida trascinarsi dietro la sua gonna e gli occhi dei presenti infilzarla come lame.
« D-dove vai? » Chiese qualcuno. « Ma... sei pazza? » Gli fece eco qualcun altro.
No. Pensò. I pazzi siete voi. Disse, solo con lo sguardo.
Si voltò indietro e riprese a correre con tutta la sua forza. Dietro di lei sentì le urla di sgomento e, attorno a esse, le occhiate di odio che si era attirata. Nel mentre, scorse le ombre seguirla; mangiarsi la sua lucidità una boccata per volta e - nel frattempo - anelare quella rincorsa come il gatto col topo. Un acchiapparello divertente, che sarebbe durato secoli per loro. Per il loro gioco, probabilmente.

Ma Iride non ne aveva nessuna intenzione.
Si lanciò nuovamente verso gli alberi. Due rami secchi la tagliarono all'altezza del bacino, ma lei non si fermò. I capelli volteggiavano alle sue spalle lasciando uno strascico di ramato profumo, come la coda di una cometa che si abbatte al suolo. Passò oltre il sottobosco, il bosco e le altre ombre. Deviò i loro sguardi e, con essi, tutte le loro malignità, decidendo semplicemente di ignorarli. Corse a perdifiato e, quando arrivò a destinazione, sentì l'aria fuggire dalla sua bocca.

Si fermò, ansimando affannosamente.
Solo in quel momento sentì il fruscio compassionevole dell'acqua. La vide, azzurra e impetuosa, scorrere al di sotto del fiume di pietra. In quel mondo nero e privo di lucidità, vedere l'acqua scorrere impetuosa fu la più grande delle soddisfazioni. Un sollievo che le strappò una risata, e una lacrima subito dopo. Si portò le mani alla bocca e prese a piangere come una bimba che rivedere il padre dopo tanto tempo.
Quell'acqua azzurra che defluiva senza sosta parve sorriderle, con un volto compassionevole. E desiderò berla; abbeverarsi di essa e lasciarsi abbracciare, avvolgere. Come se potesse proteggerla da quel vuoto sperduto. Boccheggiò e la chiamò ancora, immaginandosela già nello stomaco e desiderandola ancora di più.
Nella follia che la circondava, infatti, morire in un fiume azzurro le parve la più sensata delle ipotesi.

« Aspetta! » Le disse un'ombra, chiamandola dai margini del bosco. « Non farlo, non lasciarci! » Le fece eco l'altra, poco distante.
Le guardò entrambe, fissandone i tratti apparentemente sconcertati. Lei sorrise, per la priva volta: le irrise con uno sguardo beffardo. Le sembrò quasi di far loro un dispetto e quel pensiero, ironicamente, la rendeva più forte. E più sicura.
« Andate al diavolo » rispose e si lanciò oltre il muretto.

Una nuvola azzurra l'avvolse e una sensazione gelida le permeò la pelle e le ossa nel giro di qualche istante.
Era un sogno piacevole, ora. Un lento abbandonarsi a una frescura che aveva appena riscoperto. Le sembrò di vivere, proprio mentre probabilmente moriva.
L'acqua fu un pensiero dolce; la tenerezza di una persona cara. Nonostante non ricordasse nemmeno di averne, di persone care, per un attimo fu come sentirle vicine.
E si lasciò andare. Lasciò che la corrente la trasportasse via, verso la fine del mondo. O verso l'inizio di un altro.



45 (- 5) / 105 (-20 - 20) / 75

Stato fisico: stanca, ferita da taglio al braccio, escoriazioni varie;
Stato mentale: agitata, provata, instabile;

Passive:
-

Attive:
-

Riassunto
Pago la tassa, mentre assisto attonita al discorso dei tizi che mi accolgono. Nel pieno della disperazione / follia, sentendo del fiume, Iride fugge nuovamente da quel posto, ritenendo che gli "scalatori" siano ancora più folli di lei. Si dirige al fiume e vi si butta dentro, lasciandosi trasportare dalla corrente.

Note. Rileggendo tutta la quest, mi sono reso conto che forse il "lago" è l'unica vera via di uscita da quel posto (sempre che lo scopo sia ancora trovarne una). In tal senso, non può esserlo il muro, né la città. Un particolare, infatti, ha attirato la mia attenzione: il fatto che l'acqua "non ristagni". Una specifica inutile, apparentemente, se non per definire una via di fuga. Se l'acqua non ristagna, forse c'è uno sbocco da qualche parte. Sopra ho letto che le correnti del fiume portano al lago. Quindi possono essere tutti segnali in tal senso, forse. O forse - più probabilmente - ho cannato clamorosamente. In game Iride cerca solo di "morire", pensando che sia la scelta meno folle in un sogno folle; facendo un po di "metagame", invece, il mio scopo è raggiungere proprio il lago e venire inaspettatamente risucchiato in un qualche sotto canale misterioso. Non ho ben capito quanti punti servissero per arrivare al fiume, in ogni caso ce ne sono due a disposizione (oltre a quello speso per pagare il tributo). Spero di non aver fatto una vaccata. In coda: scusate per la qualità non eccelsa. Non avevo tempo, ma volevo postare.
 
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view post Posted on 6/7/2016, 08:47
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INDICAZIONI
k3hQPky

All'inizio di questo turno subite il consueto danno Alto per ombra a una risorsa a vostra scelta. Delle scelte compiute nel post precedente, solo una ha conseguenze (qualsiasi punto non speso nel turno precedente resta a vostra disposizione):

• Chiunque di voi abbia ucciso la propria ombra, vede una parte del proprio corpo trasformarsi lentissimamente in armatura (l'aspetto dell'armatura dipenderà dal carattere del vostro pg) e guarirà di un Medio a una risorsa a scelta.

Come potrete capire dalle indicazioni, due di voi sono molto vicini a scoprire la via d'uscita e mettere fine alla quest. Potrebbero riuscirci già nel prossimo post. Casomai riuscissero a spezzare la prigionia della fine del mondo, questo implicherebbe la fine della quest anche per tutti gli altri. Di conseguenza, in questo post accadono meno avvenimenti "di trama" e viene lasciata più libertà a voi per dare una degna conclusione dal punto di vista dei vostri personaggi; concentratevi pure sullo scrivere un post di chiusura, quindi.

CITTÀ: dopo la lunga discussione con Alexander, il guardiano si risiede e aspetta che qualcuno lo raggiunga. Si rimette a spennare il pollo che aveva lasciato da parte. Probabilmente ci farà un bel pranzetto. Le persone devono pur mangiare qualcosa, per sopravvivere, anche alla fine del mondo.

BOSCO: anche qui non succede niente di particolare. Se non interrotti, i padroni delle ombre portano via i corpi dei loro compagni e parlano tra di loro di sepoltura. Seppellire i se del passato non è facile, ma è meglio che lasciarli lì in bella vista a sanguinare per terra.

MURO: chi si reca al muro vede le proprie ombre moltiplicarsi come è successo a Stig, in numero a piacere. Il muro stesso, poi, si rivela impossibile da superare. Qualsiasi tentativo per oltrepassarlo (che è possibile compiere senza consumare punti) è inefficace. Volando e scalandolo, la parete da l'impressione di continuare ad alzarsi all'infinito. Tentando di abbatterlo, invece, si rivela indistruttibile. Gli studiosi di Lithien confessano di aver provato in tutti i modi, senza risultato; eppure la libertà è dietro quelle mura, ne sono certi! "E comunque è meglio morire qui, a un passo dalla libertà, tenendoci tutto ciò che ci ha reso ciò che siamo, piuttosto che vivere in quella schifosa città dove si è sistematicamente costretti a uccidere il proprio passato, fino a trasformarsi in nulla."

LAGO: Airin continua a parlare con gli animali presenti come se fossero persone vere. È evidente che le ombre non perdono il proprio carattere dopo la trasformazione, né la capacità di parlare. Osservandola attentamente si può notare come l'elmo e il guanto d'arme che ha addosso non siano lì per nascondere qualcosa: sono parti del suo corpo, trasformate in armatura. Ciò dovrebbe gettare l'ultima inquietante luce su come funziona la fine del mondo.
Passano due interi minuti prima che la ragazza si accorga di Alexander: è bassa, esile e dalla voce gentile, e gli si avvicina accompagnata da un cavallo e un maiale molto protettivi nei suoi confronti. "Oh, un nuovo arrivato!" esclama radiosa, variando poi sulla confusione. "Non ricordo più quanto tempo è passato dall'ultima volta che abbiamo avuto visite... ricordo così poco, ultimamente. Sei venuto a godere della splendida vista che ci offre il lago? Stai attento a non caderci, o la tua armatura finirà con l'arrugginirsi e non riuscirai più a muoverti."
Nel frattempo, Iride si lascia trasportare dalla corrente del fiume e finisce al centro del lago. Quando gli animali scorgono la sua figura sotto il pelo dell'acqua, iniziano a indicarla allarmati, temendo per la sua vita. Sul fondo dello specchio d'acqua, Iride vede uno stuolo di cadaveri pallidi e bianchicci: decine di uomini con la spilla di Lithien, con fattezze in parte umane e in parte simili ai pezzi di un'armatura, che sia per un elmo, uno schiniere, un guanto, uno spallaccio o altro. I pezzi di armatura sono arrugginiti e legati al fondo, e quel peso li ha fatti affogare. In mezzo a tutti quei cadaveri, c'è un ancora. Una grossa ancora di ferro.

I punti non cambiano granché, ormai; c'è un'azione specifica da compiere per porre fine alla quest, e se siete stati attenti, l'avete già capita!

  1. • 1p. il personaggio paga la tassa di sangue (è possibile selezionare questa scelta solo se si è a conoscenza di questo metodo per mitigare il danno alto all'inizio di ciascun turno, subendo un basso per ombra invece che un alto).

  2. • 1p. il personaggio parla o si approccia in modo pacifico con il PnG che ha incontrato (il guardiano in città, le ombre nel bosco, Airin e gli animali sul lago, gli abitanti del bosco alle mura). Il risultato va determinato in confronto.

  3. • 1p. il personaggio si sposta in un'altra zona (può essere fatto sia all'inizio del turno - e quindi consumare tutti gli altri punti per interagire con chi si trova nella nuova zona - che alla fine del turno - dopo aver interagito normalmente con chi è nella zona in cui ci si trova ora).

  4. • 2p. il personaggio attacca o si approccia in modo ostile con il PnG che ha incontrato o con l'ambiente circostante.

  5. • 2p. il personaggio utilizza una tecnica.

  6. • 3p. il personaggio uccide tutte le proprie ombre.
Il post va scritto come un post normale, anche breve, seguendo queste indicazioni. La quest avanzerà in una settimana di tempo; su su, la soluzione è evidente!

k3hQPky

 
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view post Posted on 12/7/2016, 19:32
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Maestro
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Quando le vestigia presero a confondersi con l'acqua, capì che doveva essere vicina alla fine.
Il languido andirivieni della corrente trascinava vesti e capelli come fossero foglie abbandonate al vento. Se le chiamava a se, restituendo al creato una morbidezza che quel mondo infausto aveva provato a toglierle. In un certo senso, fu come abbandonarsi a una nuova nascita, benché nemmeno di essa Iride ricordasse gran che.

Morire, era un po' come nascere.
Dormire, sulle ali spiegate dell'acqua che la conducevano a braccia aperte entro le fronde di un nuovo domani. Qualunque domani, qualunque nuova realtà che sarebbe stata migliore di quella, migliore di lei e di quegli occhi famelici che boccheggiavano col suo nome tra i denti.

In un certo senso, non aveva mai smesso di percepirli.
Con la coda dell'occhio vide una delle ombre artigliare a più riprese il pelo dell'acqua, salvo poi arrendersi all'idea che ne avrebbe dovuto sopportare l'umida compattezza. Percepì quella patina di umido ricoprire il pelo della sua pelle, come un capello stopposo che si bagna d'unguento. Percepì i loro occhi squadrarsi e squadrarla, rintuzzandole contro ogni immondo improperio per quell'idea così bislacca e folle.
In cuor suo si sentì di ridere a quel pensiero. Era immobile, in verità, carpita da una sordità ovattata che le impediva ogni diversa percezione e frapposta nel gelo pungente dell'acqua dolce, che le permeava le ossa fino a scavarla nel profondo.
Era gelida in quel preambolo della morte che la vegliava fino all'ultimo dei suoi cammini. Eppure, nonostante quello volle irriderle quelle due fameliche ostilità, mentre si riempivano gli invisibili e neri polmoni dell'acqua azzurra del fiume, ove il suo sangue vi si scioglieva in minima parte - incapace di saziarli e di soddisfarli.
Spero moriate anche voi si disse, nonostante la vita le scivolasse di dosso. In qualche modo, l'idea che non sarebbe stata l'unica a patire quella fine, la fece stare bene.

Divertita. Soddisfatta.

« ...guardate la! »
Fu una voce che richiamò la sua attenzione. Invero, fu tanta la compiacenza di ammirare le sue ombre soffocate dall'acqua, che parve non accorgersi del destino del suo corpo. Solo dopo, dunque, si rese conto che la sua tetra marcia funebre si era perduta in se stessa. L'incedere languido, carezzato dalle maree, era divenuto concentrico, simile a se stesso e costretto in un circolare immobile sentiero. Si rigirava in uno stesso punto e da quello stesso punto vide occhi ignoti che la fissavano, chiamavano e chiedevano aiuto.
La sua morte sembrava divenuta uno spettacolo aperto al pubblico; un pubblico, però, fatto di maiali, cervi e animali vari. Scherzi del destino che si straziavano nel carpirne il fatale destino e richiamavano a gran voce un aiuto che ella non desiderava.

« Andate via » boccheggiò, bisbigliando con la gola piena d'acqua. « Lasciatemi in p--- »
Non fece in tempo a finire la frase. Una figura possente, nuda e muscolosa, la afferrò con tutta la propria forza. Sentì l'acqua spostarsi e, con essa, si spostò la sua coscienza, sballottandosi da una parte all'altra della pozza nella quale si era arenata. Quell'uomo parve udire il suo richiamo, desiderare la morte al suo pari e - pertanto - quando la colse la trascinò ancor più giù, verso il fondo.

Iride sospirò.
Un destino ballerino la voleva viva, poi morta, poi ancora viva.
Ma quando sentì la mano dell'uomo tirarla verso il fondo, capì che - forse - il suo destino si compiva. Capì che quell'essere bramava forse la sua vita e che da quel gesto non avrebbe avuto altra sorpresa.
E di questa cosciente sicurezza si bagnò gli occhi, fino al punto da riscoprirsi fragile e restia.
Non voleva morire. E lo capì quando l'uomo la tirava al fondo; quando lo specchio d'acqua diveniva piccolo e le figure degli animali spettatori nient'altro che ombre confuse in un miscuglio di luci iridescenti. Lo capì e si stizzì, divincolandosi da quella stretta. Strappandogli un lembo di carne con le unghie e abbozzando un morso alla mano callosa, per quanto poco le forze ancora le consentissero.
Non voleva il fondo. Voleva la vita; voleva quegli animali spaventati quanto lei e - forse - coscienti della follia di quel luogo. Speranzosi e pregni di un rinnovato desiderio d'amore, che le avrebbero consentito di trovare conforto, speranza e, chissà, anche una via di uscita.

Poi vide qualcosa.
Al di sotto del lago dimoravano infinite figure umanoidi, bianche e spettrali. Avevano volti intirizziti e spauriti, nonché immobili e morti. Si erano lasciati andare alla paura, distrutti da maledizioni indicibili che ne avevano trasformato il corpo in armature e trascinato il coraggio sul fondo del lago. O, forse, la disperazione li aveva chiamati a se, come stava per fare con lei.
Erano coraggio divenuto disperazione, forza divenuta follia.
Si dispiegavano a cerchio, intorno a un grosso pezzo di ferro. Quest'ultimo, invero, era la più grande particolarità del luogo: non era umano, né animale. Era l'unica deformità di un cimitero altrimenti normale, nella propria tetra distorsione. Quel pezzo di metallo arrugginito, infatti, dalla forma così simile a un'ancora, tratteneva se tutte le curiosità di chi si fosse spinto fino a quel punto.
Un centro di domande che iniziavano e finivano con esso. Che ci faceva li? Cosa voleva significare?

E solo allora comprese. L'uomo non voleva trascinarla a morte; voleva tirarla su dal lago e - con lei - tirar su anche l'ancora. Voleva provare a fare quello in cui tutti i cadaveri avevano fallito. Voleva tirar su l'ancora e scoprire i segreti di un mondo così folle e così sconclusionato, da non poter lasciar senza senso un'ancora arrugginita sul fondo di un lago.
Doveva esserci una logica. Una folle logica razionale.
E quando l'ancora fu tirata su con lei, sulle rive di quel piccolo lago, le sue domande ebbero conferma.

Una donna, l'unica spettatrice umana si avvicinò all'ancora con aria tra il perplesso e lo spaventato. Poi, balbettò: « Oh, ma questa potrebbe essere...? »
Iride tossì vigorosamente, vomitando acqua di lago sul bagnasciuga. Aveva gli occhi rossi e irritati, la veste fradicia e le mani ancora intirizzite dal freddo. Aveva voglia soltanto di scomparire, porre fine a tutto. E in quella maledetta sintonia di spaventi, il suo unico pensiero fu quello di andar a fondo con la verità. Anche al di là delle buone maniere.
« ...t-tu... la riconosci? » Disse, indicando l'ancora. E senza nemmeno presentarsi.
La donna rimase sorpresa ancor di più dal vederla capace di parlare, apparentemente. Poi lanciò un altro sguardo all'ancora, alternandolo alla sua gonna fradicia e ai suoi occhi momentaneamente rosso fuoco.

La donna scosse il capo, timidamente.
« Non l'ho mai vista » rispose, sussurrando, « ma se Shahryar ha la fantasia che credo abbia, questo oggetto potrebbe essere ciò che tiene insieme la fine del mondo, legandola alla trama dell'Oneiron. »
« Dovremmo ributtarlo in acqua prima che qualcuno se ne accorga! »
Iride sorrise; questa volta davvero. Vide attorno a se gli animali crucciarsi a loro volta, stringendosi intorno al pesante oggetto divenuto incredibilmente così interessante. Oltre di loro vide le proiezioni di uomini coraggiosi, donne voluttuose, artisti e semplici cittadini; vide le loro anime prender la forma dei pensieri e, tutte quante, armarsi di odio contro quell'unico oggetto di metallo. Li vide com'erano una volta e, nei loro occhi, scorse come avrebbero voluto essere. Vivi e fuori da quel posto.
Tirò su col naso e decise di dar sfogo ai loro pensieri.
« Non so di cosa tu parli cara signora » biascicò lei, con un fil di fiato, « ma so per certo che questa cosa non tornerà nel lago. »
Vide gli uomini prender forma, sopra le teste degli animali. Ciascuno di loro impugnò un'arma, una pala, un coltello o un semplice bastone e - tutti insieme - concentrarsi intorno all'ancora. Per poi colpirla ripetutamente, con avida apprensione.
Iride sorrise da lontano, mentre il mondo attorno a loro si crepava come uno specchio colpito nel mezzo.
Era la fine. La fine della fine del mondo.
E l'inizio di Iride.



45 (- 5) / 75 (-10 - 20) / 75

Stato fisico: stanca, ferita da taglio al braccio, escoriazioni varie;
Stato mentale: agitata, provata, instabile;

Passive:
Personale n. 1, Passiva. Iride può percepire i sogni e le emozioni di chi le è difronte, che ella vede come immagini reali attorno a se. In senso tecnico, le emozioni / sentimenti saranno di volta in volta compresi dal testo o dal gestore della giocata, ma è Iride che le "interpreta" usando una passiva. Come mero effetto scenico, Iride vede continuamente queste immagini attorno a se, anche quando non vi vuole interagire. Uso 2/6

Attive:
Personale n. 3, Attiva, magica, Attacco, Potenza Variabile, Autodanno alla mente. Iride domina le immagini che scaturiscono dalla coscienza delle persone, potendo loro dar forma fisica e utilizzarle per attaccare / danneggiare. A consumo nullo, si limita a dar forma alle immagini senza che causino danno. Usata a consumo alto

Riassunto
Come deciso in confronto, pago la tassa di sangue poi mi lascio trascinare dal mio nuovo amico tutto ignudo e insieme tiriamo su l'ancora. Infine, dopo aver interagito con Airin, distruggo l'ancora con la tecnica citata.

Note. Mi avanzava un punto dal turno precedente, credo (avendo solo pagato la tassa e cambiato zona). Uso quindi un punto per pagare la tassa (un medio, avendo due ombre), un punto per approcciarmi pacificamente ai png e un punto per usare una tecnica. Spero vada bene. Scusate gli errori e la scarsa qualità, ma ho dovuto di nuovo scrivere il post in maniera affrettata.
 
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Caccia92
view post Posted on 12/7/2016, 23:49






« Un luogo chiamato Fine del Mondo »
— una sezione del tempo Theraniano


Senza alcun pensiero nella mente. Strano. Era strano. Impossibile, per certi versi. Eppure, in quel momento, non possedevo le energie per immaginare cose diverse da sbarre di metallo e posti vuoti. La conversazione con il fabbro in città mi aveva dato la certezza di non poter uscire da quel luogo spaventoso. Le mura, in lontananza, sembravano sempre più alte man mano che avanzavo attraverso le abitazioni. L'unico punto che serbava ancora speranza - o qualcosa di simile - era la figura femminile adagiata sulle sponde del lago. Le gambe avanzavano prive di controllo, seguendo una linea perfettamente dritta. Ironicamente, mi trovai a sostituire la strada con un legnetto e la mia figura con la punta di un coltello. E andavo sempre dritto, perché non potevo deviare e creare altri Alexander. Non c'era spazio per altri Alexander.
La donna, piccola e vestita candidamente, indossava un elmo e un guanto d'arme. Non percepii quella cosa come una stranezza: anzi, provai empatia per la ragazza. Mi avvicinai ancora, abbassando il ritmo dell'andatura. I pezzi di metallo cigolavano, parzialmente arrugginiti e parzialmente scontenti per la trascuratezza cui erano stati sottoposti nel corso del tempo.
Sì, perché io non possedevo una sola personalità. Ero come la mia armatura, bella, terribile, grottesca, argentea, nera. Soprattutto nera.
« Oh, un nuovo arrivato! » esclamò radiosa.
Sembrava felice. Sorrisi, anche se lei non poteva vedermi. L'elmo sulla mia testa pareva quasi appiccicato alla pelle.
Vi erano tanti animali differenti nelle vicinanze. Cavalli, maiali, pecore, mucche, tori, scoiattoli.
« Non ricordo più quanto tempo è passato dall'ultima volta che abbiamo avuto visite... ricordo così poco, ultimamente. Sei venuto a godere della splendida vista che ci offre il lago? Stai attento a non caderci, o la tua armatura finirà con l'arrugginirsi e non riuscirai più a muoverti. »
Il lago? Perché mi sarei dovuto buttare nel...
Poi la vidi. Era appena sotto il pelo dell'acqua, come un pesce senza pinne in preda alla corrente. Era innocente e i suoi occhi esprimevano paura. No, un momento: era rassegnazione. La mia stessa rassegnazione. Ma...perché si era buttata nel lago? Voleva morire? Non era possibile! Un ragazzina, forse nemmeno matura, che aveva ancora tutta la vita dinnanzi a sé; una damigella dai tratti delicati, addirittura nobile nell'aspetto.
« Bisogna...bisogna salvarla. » balbettai, fissando a turno gli animali intorno a me. Ma questi, smarriti, grufolavano e nitrivano e scalciavano, impossibilitati a fare alcunché. Anche la dama bianca pareva spaventata, eppure non muoveva un muscolo.
E s'intuiva il perché: il metallo arrugginiva nell'acqua, era pesante. Portava, spesso, alla morte.
Cominciai a respirare rumorosamente. Il fiato ristagnava nella calotta e mi faceva sudare. Tolsi il pettorale; gli spallacci; i gambali; gli stivali. Persino camicia e pantaloni caddero sull'erba soffice.
« Non riesco...non riesco a toglierlo... »
L'elmo non si sfilava. Provai più volte a far pressione, usando i gomiti come perno. Non era incastrato...pareva più come una seconda pelle. Nonostante i continui strattoni, l'elmo restava ben raccolto attorno al cranio. Ero diventato talmente irrequieto da scindere la realtà?
Dovevo prendere una decisione, in fretta. La ragazza non poteva resistere ancora a lungo. E cosa diavolo stavo aspettando? Ero l'unico a poter fare qualcosa. A dirla tutta, forse poteva essere una morte dolce. Non rapida, ma onorevole. Una cosa giusta in mezzo a tanti errori.
Mi buttai. L'acqua era tiepida e s'insinuava velocemente nelle fessure dell'elmo. Il metallo mi portava giù e dovetti compiere uno sforzo abnorme per restare appena sotto il pelo del lago. Diedi una bracciata vigorosa, poi una seconda, poi una terza. I muscoli dolevano, ma ad ogni bracciata mi avvicinavo alla figura che stava lentamente scendendo sul fondo. Allungai un braccio nell'ultimo slancio per afferrare la ragazza. Strinsi la sua piccola mano con risolutezza.
La damigella mi fissò: aveva due occhi luminosi, di colore diverso. Riconobbi in lei il disperato bisogno di fuggire dal quotidiano, dall'esistenza misera riservata dal destino, dagli errori, dalla brutalità della vita. Proprio per questo non la lasciai andare quando mi morse il polso. Non avevo modo di farle capire le mie intenzioni.
"Ancora uno sforzo e saremo in superficie."
Scoccò la domanda nella testa: perché dovevamo tornare in superficie? Perché non lasciarsi cullare dalla corrente e dalla delicatezza dell'acqua, inabissandosi nella tranquillità della morte? Là sopra, dove il sole illuminava le teste degli animali, ci attendeva una prigione fatta di rimpianti. Per un momento persi la forza nelle braccia e i nostri corpi calarono tra le mille particelle brillanti del lago. Le bolle fuoriuscivano con rapidità dalla bocca e dall'elmo. E vidi ciò che attendeva nel fango e nelle alghe: decine di cadaveri bianchicci, relitti di uomini e donne che, come noi, avevano deciso di abbandonare la pazzia per la fine. Non ne ero spaventato, potevo comprendere le loro ragioni. Era pur sempre una forma di coraggio.
Anche un'àncora giaceva sul fondale. Arrugginita e ricoperta di molluschi, immobile come i morti annegati. Cosa ci faceva un'àncora nel bel mezzo di un lago, senza catena, senza scafo, senza argano? Era un dubbio sciocco. Un dubbio che mi fece tentennare.
Guardai i corpi gonfi. Erano annegati...per qualcosa. Per prendere quel pezzo di ferro?

Quando ritrovai l'aria fresca, i miei polmoni stavano per esplodere. Avevo schiena, gambe e braccia in fiamme, la testa bollente a causa della pressione dell'elmo e l'anima a pezzi. Una parte di me non riusciva ancora a ragionare con lucidità e non si spiegava le azioni appena compiute. Nella mano sinistra stringevo la ragazzina, salva e incolume; nella destra, invece, portavo l'àncora. Era stato necessario anche l'ultimo briciolo di energie per portare lo strumento a riva. Una follia.
« Oh, ma questa potrebbe essere...? »
« ...t-tu... la riconosci? »
Fissai le due donne senza comprendere le loro parole. La testa girava fortissimo.
« Non l'ho mai vista...ma se Shahryar ha la fantasia che credo abbia, questo oggetto potrebbe essere ciò che tiene insieme la fine del mondo, legandola alla trama dell'Oneiron. Dovremmo ributtarlo in acqua prima che qualcuno se ne accorga! »
Ributtarla in acqua? Dopo lo sforzo fatto per recuperarla?
« Non so di cosa tu parli cara signora, ma so per certo che questa cosa non tornerà nel lago. »
Esattamente.
Osservai, sbalordito e stordito, immagini di uomini e donne che prendevano forma a mezz'aria. Fantasmi traslucidi, coscienze sudate dai corpi degli animali che brulicavano nella valle. Accerchiarono l'àncora, come in una sorta di rituale.
Senza dire una parola, recuperai la spada dalla riva del lago e mi affiancai ad una delle presenze eteree. Eravamo tutti prigionieri, tutti vittime di quel luogo infame. Anche se distruggere un pezzo di metallo poteva risultare perfettamente inutile, la disperazione era troppa per rinunciare. Non avevo più forza, sia nel corpo che nella mente.
Erano state spezzate molte cose durante quell'incubo infernale: spiriti, speranze, ramoscelli, certezze, identità e ombre. Era il momento di spezzare la realtà.
Così divenne buio.









ALEXANDER



Mente: 75%
Energia: 40% - 10 % = 30%
Corpo: 85%

Punti: 3
Punti spesi: 2
Azioni eseguite: il personaggio utilizza una tecnica (2).

Passive utilizzate:
- La tecnica, che includeva tutti i tipi di offensive portate con una lama lunga, era affinata a tal punto da fornire ai Cavalieri l'eccellenza assoluta nella scherma (passiva razziale, 1 CS aggiuntivo ogni volta che si utilizza un Power-Up, della stessa categoria, 3/6 utilizzi)
- Alexander, a dispetto della sua magrezza, è un uomo forte e pieno di energie. Azioni normalmente precluse agli altri umani, come spostare grandi pesi o distruggere ostacoli massicci, sono tratti peculiari della sua carriera militare (passiva talento 1.1, forza straordinaria, 5/6 utilizzi)
- il terzo dogma, quello dell'unione, rendeva i Cavalieri una singola unità da battaglia, consentendo loro di condividere la propria forza con i fratelli per resistere unitariamente agli assalti (pergamena Vigore condiviso, quando si utilizza un Power-Up si può donare 1 CS in Resistenza ad un alleato, 3/6 utilizzi)

Attive utilizzate:
- il quarto dogma, quello della possanza, permetteva agli spadaccini più abili di trasformarsi in veri e propri semidei, fulcri e rappresentazioni del volere di Greion. A seconda dell'intensità della preghiera, questa poteva fornire abilità sempre maggiori (pergamena Fortificazione comune, Power-Up di 4 CS alla Forza, necessita di un consumo Medio di Energia)

Riassunto/Note/Altro:
Post di scarsa qualità, ho avuto poco tempo per realizzarlo. Spero risulti comunque piacevole. Se ho fatto errori o dimenticanze, chiedo perdono.
 
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view post Posted on 13/7/2016, 13:45
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GIUDIZI
k3hQPky

Sono soddisfatto di com'è andata la quest. Nel finale, i vostri personaggi si limitano a riprendere coscienza su Theras, nel luogo in cui erano stati assorbiti dall'Oneiron. Ricordano tutto ciò che gli è accaduto. Per quanto riguarda Stig e Raell, i personaggi si risvegliano al mattino del giorno dopo, quando non c'è più traccia di Raymond, Shahryar, Leanne, Aedh o chiunque altro. Terra Grigia è ormai una rovina abbandonata (vi invito a seguire l'ultima scena della crociata del traditore per scoprire cosa succede ai personaggi succitati).
Caccia, invece, viene nominato vincitore della quest e, se lo desidera, questo gli da il permesso di partecipare all'ultima scena della crociata del traditore come giocatore (la scena non verrà aperta prima di una settimana). In quel caso, Alexander si sveglierà prima degli altri due e vedrà Raymond scendere da Terra Grigia. Nel frattempo scoprirà che Aedh ha fatto ammazzare Leanne. Se Caccia non desiderasse partecipare a questa scena, Alexander si sveglierà la mattina successiva come Stig e Raell.

Le ricompense per la giocata (comprensive del vostro ruolo in Terra Bruciata se avete partecipato anche a quella) sono le seguenti. Ad esse allego un giudizio di poco più di una riga, ben consapevole che questa giocata non era la modalità adatta per tirare fuori il meglio che potete dare:

Caccia92: 1200G - comportamento da giocatore pressoché perfetto. prova a lavorare sulla levigatura dei contenuti introspettivi dei post.
miky1992: 900G - ottime interazioni con la quest e con le possibilità date dal mondo circostante. attento alla grammatica!
Numar55: 900G - buona caratterizzazione e coerenza con il personaggio. attento a non chiuderti nella mente di Raell al punto da non vedere che cosa sta fuori!
Janz: 800G - grandi iniziative e intuito. la ricompensa è più bassa per la mancata partecipazione a terra bruciata. occhio a non esagerare con l'introspezione, come al solito!
John.Doe: 100G - non ho granché da valutare, ma ho molto apprezzato il tentativo di inserimento. sarà per la prossima volta!


Io spero che a voi la giocata sia piaciuta e, come detto in confronto, vi invito a lasciare un commento sulla particolare modalità di gioco. Il topic resta aperto per l'inserimento dei vostri post conclusivi!

k3hQPky

 
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