Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Forgotten Legacy, Vittoria di Pirro

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view post Posted on 22/6/2016, 22:36
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Like a paper airplane


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Cause once this land was Heaven on Earth
Green hills were all you could see
But now it's soot and steel and brick
So it looks more like hell to me

m05qhtw


L’editto che aveva aumentato le tasse era giunto con la fine della primavera, solo poche settimane prima. Aveva aumentato il tempo trascorso nei campi e lo sforzo necessario per raccogliere i pochi frutti della terra di un altro. Aveva ridotto le dimensioni delle pagnotte scaldate alla bell’e meglio su un fuoco che non apparteneva a nessuno di loro.
Di notte, quelle notti sempre più tiepide, la tosse rauca della bambina era risuonata sorda, ma non avevano avuto tempo di curarsene. Poteva solo asciugarle le labbra con un fazzoletto di stoffa grezza, sperando che venisse a stare meglio. Non le aveva detto di riposare, di starsene a casa, perché nessuno di loro poteva permetterselo.
Con la schiena china sul terreno appena inumidito dalle piogge rade aveva raccolto, zappato, pregato. E così avevano fatto i suoi figli. E così aveva fatto quella bambina, che di tanto in tanto si portava il dorso della mano alle labbra, per trattenere un colpo di tosse. Il suo piccolo corpo era scosso fino alle caviglie, ma lei non le aveva detto di sedersi a prendere fiato.
Perché l’editto aveva aumentato le tasse. E loro avevano solo quella casa, quelle poche pagnotte di farina scura e la legna umida per il fuoco.
Ma la tosse non aveva taciuto mai, per settimane, forse mesi. Fino a quel momento. Mentre le patate ricadevano sorde nella gerla e i bambini canticchiavano una canzone cristallina e lievemente stonata, sul terreno si era fatto silenzio. Il vento aveva sussurrato un segreto all’erba che si era piegata frusciante.
Ma nessuno aveva tossito a rispondergli. Nessuno aveva interrotto il canto, il rumore degli zoccoli trascinati a fatica.
E lei aveva subito capito che qualcosa non andava, e anche se non aveva abbastanza forza per correre l’aveva trovata, nascosta nel fondo del cuore. Aveva abbandonato il carico e si era diretta correndo verso il punto in cui non vedeva più la testolina arruffata emergere tra l’erba. Era scivolata e si era immersa fino alle caviglie nel bacino acquoso dove erano state piantate le verdure del padrone.
Lei era lì, il volto nell’acqua bassa e le gambe strette vicino al petto, come una piccola sirena. La sua piccola sirena. Con la manina tesa, quasi avesse cercato fino all’ultimo lei. La sua mamma. E le labbra macchiate di sangue. Il suo sangue. Gli occhi, per tanto tempo lividi, segnati da occhiaie profonde, erano ora chiusi, distesi in un sonno pesante.
Non si muoveva, nemmeno dopo parecchi secondi. Stava a guardarla e si ripeteva che non poteva essere successo, non alla sua bambina tra tutti. Non a lei. Non come a tutti gli altri, dopo tutte quelle volte in cui si era inginocchiata nella cattedrale, davanti al letto sgualcito. Non dopo tutte le volte che si era alzata ad asciugarle il sudore dalla fronte gelida.
Si portò una mano sporca di terra alle labbra, disegnandosi una maschera fosca sul volto.
Poi il corpicino si sollevò. Come quello di un angelo, diretto verso il paradiso. Ma non aveva ali, solo due braccia che lasciavano gocciolare l’acqua verso il basso. Non si accorse subito che appartenevano ad una giovane donna con il capo chino e lo sguardo serio.
Non era rivolta verso di lei, né verso quel corpicino che pareva una piuma tra le sue mani, ma verso l’orizzonte. Contro il petto di quella sconosciuta la sua bambina pareva dormire beata, eppure la brezza calda raccontava un’altra storia, scompigliandole la lunga treccia e i capelli della fanciulla senza nome.
Le passò accanto. Indossava un mantello leggero e aveva le guance lievemente dorate dal sole.
Lascia tutto. Torniamo in città”.
Aveva una voce pacata ma vibrante, e non seppe opporsi a quell’invito. La bambina era per lei come una calamita, inevitabile seguirla. Si scoprì a zoppicare, con le caviglie tremanti. I suoi figli la seguivano senza cantare più, una processione muta.


And each day brings more and more suffering
And each night is silence and fear
And I wake to the sound of your voice
But you're not here

Why aren't you here?



Nella piazza della città si teneva uno scarno mercato, pieno di voci poco convinte e compratori dalla borsa floscia. Non c’era davvero nulla da vendere a quella gente che non aveva nulla con cui pagare, ma i mercanti facevano il proprio mestiere e la gente fingeva di credere alle offerte del giorno.
Si aggiravano con occhi che brillavano di desiderio per qualcosa che non avrebbero mai potuto avere, soppesavano con la mano tremante il cibo che anche per quel giorno non avrebbero mangiato.
La madre giunse sulla piazza, la sconosciuta davanti a lei, la sua bambina che ancora giaceva tra quelle braccia apparentemente esili. Nessuno fece domande, perché non era necessario: davanti alla chiesa altre due piccole bare erano state allineate.
La tosse mieteva vittime da troppo tempo perché vi fossero ancora stupore e lacrime. Ora l’avrebbe poggiata sui gradini e finalmente a lei, alla sua mamma, sarebbero rimaste ore per stringerle le manine magre. Amavano fare le trecce e disegnare ali d’angelo nell’aria. Avrebbe mosso quelle piccole dita per farle divertire un’ultima volta.
Stava già avanzando verso la terra di quei corpicini spezzati, quando si accorse che l’altra non la seguiva. Era immobile nel mezzo della piazza, il cadavere contro il petto, e fissava un punto oltre le teste dei presenti, là dove il torrione del Signore trafiggeva il cielo sgombro.
Nei suoi occhi brillava una strana luce, selvaggia come il suo mantello sventagliante o i suoi abiti da uomo. Immobile, come una statua, non pareva intenzionata a fare ciò che doveva essere fatto.
Si mosse verso di lei, ma senza riuscire a raggiungerla: una piccola folla di curiosi le si era stretta attorno come un anello, le voci come un brusio vorticante. E al margine di quel tornado di considerazioni, di pugni chiusi, di occhi arrossati c’era lei, la mamma senza più parole e lacrime, che cadeva in ginocchio.
E al centro di quella voragine di indignazione c’era una donna senza nome, incurante dell’attenzione che non la riguardava, con il corpo fremente e le narici dilatate. Socchiuse gli occhi scarlatti, aspettando che il primo parlasse, godendosi quell’attesa.
Elettrizzante.


So now I lay me down to sleep
I pray the Lord my soul to keep
Please let me die before I wake
So the Lord my soul can take



CITAZIONE
Qm Point

Salve e benvenuti al secondo capitolo di Forgotten Legacy.
Siccome si tratta di una quest aperta, vi ricordo che potete inserirvi e partecipare in qualsiasi momento, a patto di giustificare il vostro ingresso nella trama in gdr.
Al momento, chi posta si trova (a voi decidere per quale motivo) nella piazza di un piccolo feudo chiamato Illadyl, nei territori che appartengono al Dortan. Il signore locale, per quanto avete potuto constatare superficialmente, ha stretto la morsa sulle tasse e mantiene il potere con il pugno di ferro. Di più, al momento e senza usare abilità particolari, non potete sapere.
Assistete (se volete) agli eventi che sono narrati nella seconda parte del post. Siete liberi di reagire (in confronto, se vi serve di accordarvi per qualche scena particolare, o direttamente in quest) come preferite, interagendo tra voi o con i png presenti. Avete la massima libertà, a patto di non essere troppo autoconclusivi.
Per qualsiasi cosa, interazione, dubbio, informazione (compresa una mano a decidere perchè vi troviate proprio lì) c'è il confronto èwè

Per il post (eventuale fase di confronto compresa) avete tempo fino al 29 giuno.



Edited by Majo_Anna - 23/6/2016, 13:18
 
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view post Posted on 2/7/2016, 20:57
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Roma! Roma? Si, Roma.

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Regni del Leviatano - Illadyl
«Divide et Impera»

Avete mai parlato con un drago? A me è successo, un paio di volte, se li si riesce a prendere dal lato giusto della loro personalità sono persino sopportabili. Ma come, i draghi? Quelle maestose e sagge creature che dall'alto della loro lunga vita ne sanno più di chiunque altro? Lo so, lo so, non sta bene giudicare chi è più anziano di te, il contadinotto medio Dortaniano rispetta sempre i più anziani, stessa cosa per gli orchi con i loro sciamani, gli elfi con i loro saggi, e così via così discorrendo. Questa nozione a me non è mai andata giù, nemmeno un po, il concetto su cui si basa è semplicemente errato alla radice. Il tempo non è poi diverso da qualsiasi altra risorsa, prendiamo ad esempio l'acqua. Cosa ha più valore: Una cascata che si schianta su un suolo roccioso, o un piccolo fiume usato per irrigare una coltivazione? Non ha importanza la quantità della risorsa, quanto l'uso che si fa di essa. Il tempo non differisce, aver vissuto a lungo non significa essere più capaci di chi invece è ancora nel fiore degli anni. Guardate quel marmocchio di Rayner, aveva la metà degli anni di tutti i signorotti che ah sconfitto e sottomesso, eppure non ha avuto poi grossi problemi a conquistare il Dortan e porlo sotto la sua egida. Ed ecco, ogni tanto i draghi se ne escono con quella frase: Cento anni per me sono come un respiro per te. No grosso lucertolone rincoglionito, cento anni sono gli stessi per un uomo, un elfo, un drago e pure una tartaruga. Gli unici che possono permettersi una simile affermazione sono i Cronomanti, ma per quanto ne so -e ne so parecchio- ormai sono tutti morti o dispersi in chissà quale dimensione distorta dalla loro stessa magia. Ma in fondo è per questo che le lucertole volanti sono quasi estinte, no? Si consideravano i signori di tutto, l'origine di ogni cosa, i maestri della vita ed altri nomignoli che a sentirli sembrano usciti da un libro di fiabe per bambini. Perché è questa al grande realtà dietro i Draghi ed altre creature fin troppo longeve, si sentono così grandi da perdere di vista le piccole cose, che alla fine li hanno uccisi quasi tutti. Perché non c'è niente di meglio di una bella testa di Drago per adornare il camino della sala grande, un vecchio cimelio di un'era passata da appendere al muro. Perché l'unica cosa che ci impedisce di divenire passato è la capacità di comprendere ed adattarci al futuro, avanzare pari passo con gli altri, oppure superarli per ottenere un vantaggio. Non ci si deve fermare, per crogiolarsi nel potere, poiché questo potrebbe divenire nulla dall'oggi al domani in un batter d'occhio. Ma cosa c'entra tutto questo con un villaggio oppresso, sull'orlo di una piccola guerra civile? Non ci sono draghi, demoni, elfi o altre antiche creature, a parte me. Eppure se il paffuto signorotto di queste terre avesse saputo tutto questo, o lo avesse anche solo compreso parzialmente, la mia presenza qui non sarebbe stata necessaria. Invece, con i tempi che corrono, si è dipinto un bel bersaglio rosso sangue dritto dritto sulla fronte. La Democrazie a Ladeca, l'indipendenza dei piccoli regni, davvero un periodo spiacevole per giocare a fare il brutto tiranno cattivo. Sono stata qui per qualche giorno, seguendo la scia di malcontento, aspettando pazientemente per un'occasione propizia. Quando ho visto una bambina stramazzare al suolo per colpa della piaga che ha attanagliato il villaggio, ho capito che il mio momento era giunto.



[...]



A prima vista il luogo si presenta come un borgo pacifico e ben sviluppato, con un buon numero di campi che lo circondano e quella frizzante aria tipica dell'estate, ormai alle porte. Come il contadino che osserva il maniero del proprio signore da lontano, ed immagina la grande ricchezza, il lusso frenato, un piccolo angolo di paradiso senza infelicità e problemi. Magari all'interno di esso il Lord picchia la propria moglie, abusa le sue serve, sperpera la sua fortuna lasciando persino la sua stessa famiglia a bocca asciutta. Ed a me è bastato passare per una donnina di villaggio come tante altre, per poterlo guardare da vicino, per leggere quegli sguardi. Avrebbero potuto agire da messi, se solo lo avessero voluto, ma il problema di questa gente è che sono stati spezzati tante e tante volte. Hanno bisogno di qualcuno che dia loro fiducia, che dia loro speranza, che dia loro qualcosa in cui credere ancora una volta. Un ultima volta. Sempre, certo, che non sia già troppo tardi anche per quello. Perché un castello dopo un assedio può essere riparato, i segni della battaglia nascosti, ed il tempo può far dimenticare persino il dolore di quella guerra lontana. Ma se le guerre si susseguono, alla fine il castello non può essere riparato, non si può far altro che radere al suolo le rovine e ricominciare da capo. A parole sembra tutto facile, ma le difficoltà del ricominciare sono molte e varie, spesso troppe per permettere ad un popolo di sostenerle. Mi incammino nella città, curandomi bene di mettere addosso il vestito rosso, quello per le grandi occasioni. Bisogna sempre apparire al meglio dinanzi ai propri sudditi, specialmente quelli che devono ancora rientrare sotto la mia zona d'influenza. Questo villaggio rappresenta un ottimo punto chiave per raggiungere le rotte commerciali di Ladeca, ed in un modo o nell'altro dovrò averlo. Tanto per cominciare devo guadagnarmi la fiducia dee locali, ma per quello non ci vuole poi tanto. Converso brevemente con la madre affranta, qualcuno alza la voce, ma nessuno sembra disposto ad agire con cognizione. Poche teste calde, nessun coraggioso. Quando la mano non promette bene è meglio passare, cambiare le carte, lasciare che la partita volga a tuo favore. Se poi sei veramente bravo, allora puoi anche barare.

«Per i dodici, di questi tempi la gente si da per vinta con una semplicità a dir poco oscena.» Stringo l'Anhk tra le dita, apro un palmo verso il cielo per richiamare l'anima del piccolo angelo caduto. La farfalla vola, si poggia sul suo petto immobile, e si dissolve nell'aria. «Ritorna al tuo corpo, piccolo angelo. A questo mondo c'è chi ha ancora bisogno di te.»
Ed ecco che appare come un fulmine a ciel sereno, il punto di svolta. Non è tanto la bambina, quanto la donna che la teneva in braccio. Oh, giusto, dettaglio importante ma dimenticato, non è stata la madre a portarla sin qui. Una donna ammantata interamente di rosso, un'altra creaturina di fiaba, ma di Cappuccetto Rosso davvero ha solo il cappuccio. Perché darsi tanta pena per portarla qui? Non è stata gentilezza, no, la madre probabilmente non si sarebbe mossa da li per ore se non fosse stato per lei. Perché a lei, davvero, non importava davvero un fico secco della bambina. Non sono ipocrita, ammetto anche io che riportarla in vita mi è stato davvero utile per raggiungere i cuori di questi popolani, ma invero ho avuto un piccolo brivido nel vedere la madre stringere al petto la propria piccola. Quando è stata l'ultima volta che qualcuno ha abbracciato me a quel modo? Per lei invece era solo un pezzo di carne, ed il popolo i leoni da aizzare con l'odore del suo sangue, doveva essere la sua chiave universale, al sua carta vincete. Invece sono arrivata io, brandendo un poker d'assi, e ho ripulito l'intera puntata. Basta guardarla, quell'indecisione sul suo volto, la sorpresa che l'ha colta alla sprovvista, lasciata a bocca asciutta. Si fa da parte, ma non credo rinuncerà al suo obbiettivo tanto presto. Basta guardare la sua anima per capirlo, quella fiamma scarlatta e furiosa, l'ardore di un conquistatore. Non come me, no, lei vuole conquistare e distruggere. Come la fiamma antica, che tutto divora e tutto consuma. Ed ella sparisce nella folla, mi lascia in balia delle mie azioni, delle loro reazioni. La marea di parole che sopraggiunge naturale, un vorticare di fede e dubbio che si mescola alla paura e al sospetto, come un barilotto di polvere nera lasciato sotto un caldo sole d'Agosto. Sai che esploderà, ma non sai quando questo possa accadere, puoi solo stare seduto li ad aspettare. oppure, se sei un bastardo senza paura, puoi avvicinarti e togliere il coperchio. Ed io sono stata molto fortunata, la gente sembra essere divisa, ma lei mie parole hanno smosso il coperchio. Uno uomo, piuttosto giovane, sembra essere in disaccordo con la mia idea. Ma io so cosa vuole questo piccolo popolo, vuole ciò che non gli è mai stato concesso per anni, la possibilità di scegliere. Ed essi sceglieranno, perché io gli ho detto la verità. Gli ho detto che cosa voglio e cosa offro in cambio, una giusta offerta ed un equo risultato. Sta a loro decidere come ottenerla, quell'agognata libertà, tanto desiderata e tanto attesa.



jpg

« Are you ready to make a deal? »






¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Riassunto

CS { 0 }

Fisico {100%} ~ Mente {100%} ~ Energie {100%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (5/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (6/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (6/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (6/6)
» Passiva Razziale - Guida: (6/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (6/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (6/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (6/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (6/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (6/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (6/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (6/6)
» Passiva Personale - Volontà Estesa: (6/6)
» Passiva Personale - Chiaroveggenza: (6/6)
» Passiva Personale - Uno per Tutti: (6/6)


Attive & Oggetti:

Ankh: La Strega conosce il segreto per riportare indietro chi se ne è ormai andato, fintanto che vi sia un corpo ad accoglierne l'anima. Grazie a questo raro strumento ella è in grado di richiamare dalle tenebre dell'aldilà chi ormai ha passato la linea di non ritorno, rigenerando le loro membra così che essi possano sopravvivere. Eppure un simile viaggio lascia anche il più forte degli uomini debole e confuso, spesso richiedendo diversi giorni di riposo per potersi riprendere da un simile trauma.

[Artefatto + Nulla Magica di Player Killing]

Tutti per Uno: Pagando un prezzo equi-diviso fra Mente e Energia pari al Power-Up, Laica sarà in grado di donare Maestria e Coraggio a se stessa e ai suoi alleati, consumando l'Energia in caso di consumo Basso. A consumo nullo Laica sarà in grado di imporre la propria carismatica natura sugli altri, ispirando in essi un forte senso d'obbedienza nei suoi confronti.

[Consumo Nullo]






Come da confronto, schemino in fase di rifinitura.




Edited by Lucious - 2/7/2016, 23:38
 
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view post Posted on 4/7/2016, 13:35
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Davakas sbuffava pulendo energicamente il bancone. Quel gesto sembrava un clichè di ogni oste che poteva definirsi rispettabile; se ogni volta che il cliente abituale entrava non vedeva quella scena era inutile definire quel posto una locanda.
E Montu, che a "Le Tre Lune" poteva definirsi cliente abituale, puntualmente sorrideva mentre il suo amico abbandonava il compito e gli versava da bere.
Questa sera sidro? Mi è arrivato oggi.
Sfoggiò una bottiglia dell'alcolico raffigurante l'effige del Sultanato, il colore ambrato rifletteva la luce crepitante del fuoco.
E sidro sia. Ma ti vedo particolarmente agitato, è successo qualcosa?
Davakas era un uomo che raramente riusciva a nascondere le sue emozioni, il suo corpo o i suoi gesti lo tradivano sempre.
Da quando il Re è scomparso questa Democrazia non ha portato veramente a nulla di buono. La criminalità organizzata a Ladeca non è stata allontanata; omicidi ogni giorno, e sappiamo entrambi che qualcuno è ad opera dei vampiri; il popolo del Dortan, fuori da Ladeca, è assoggettato a mille signorotti che fanno di tutto per arricchirsi, ed ora non c'è una Corte a cui appellarsi o che può tutelarci: il Parlamento se ne frega.
Cosa comporta tutto questo casino? L'ennesimo Lord, a Illadyl, ha pensato bene di ammazzare di tasse i cittadini del suo feudo e di interrompere qualsiasi rapporto commerciale con Ladeca - quindi con me.

Illadyl, il Demone aveva sentito parlare del piccolo feudo, ma ricordava un villaggio abbastanza liberale.
Credo di sapere dove si trova, vuoi che vada a dare un'occhiata?
E cosa avrebbe fatto? Convinto un Lord chissà quanto avido di denaro e potere ad allentare la presa sui suoi "sudditi" e a commerciare con la sua locanda? Improbabile. Sarebbe sicuramente finito in qualche guaio più grande di lui.
Dubito tu possa fare granchè, che non sia rischiare di farsi ammazzare.
Appunto.
Ma se non hai di meglio da fare che perdere tempo vai pure.
Grazie per la fiducia.

A Illadyl la situazione era tragica, e non solo per il pugno di ferro del feudatario; sulla piazza antistante una piccola cattedrale si teneva un mercato povero, triste, così come le persone che si muovevano tra i banchi bagnandosi le gengive pregustando quei frutti e quella carne che non potevano comprare.
Due piccole bare sulla scalinata della cattedrale facevano da sfondo a quella macabra sfilata di malnutriti e malati. Solamente i mercanti cercavano di continuare il loro lavoro con un sorriso stentato sul volto, ma pochi ci riuscivano veramente.
Un capannello di persone si era raggruppato proprio al centro della piazza, e Montu si avvicinò non sapendo da dove cominciare - non sapendo nemmeno cosa dovesse fare, in realtà.
Il gruppo si era stretto intorno ad una donna che stringeva tra le braccia una bambina morta -per colpa della tosse dicevano- ma che, a giudicare dall'espressione fredda e priva di dolore, non poteva essere la madre. Un'altra donna prese a parlare, diceva di poter fare qualcosa, ascoltava i presenti lamentarsi del Lord e maledirsi per non aver fatto nulla per salvare quei tre innocenti. Ma cosa poteva fare lei contro la morte?
Una farfalla prese il volo dalle sue mani e si poggiò sul cuore della piccola, che dopo qualche istante aprì gli occhi e si rimise in piedi. La folla rumoreggiò, lo stesso Demone era esterefatto: non aveva mai assistito ad un prodigio simile e fino a quel momento l'aveva ritenuto impossibile. Ma un gesto simile, in un feudo di poveri e bifolchi, poteva essere visto molto male, i roghi delle streghe non erano poi così lontani nel tempo.
Accanto a lui comparve Àlfar.
Prevedo botte da orbi. E spero che la damigella lì in mezzo non sia dall'altra parte. Sembra che dopo Erydlyss, Baathos e Dorhamat sia il momento di aggiungere i Regni alla lista delle nostre disavventure!
Il Demone gli battè una mano sulla spalla per salutarlo, annuendo senza staccare gli occhi dalla scena.
Gli uomini attaccarono la strega, non avevano bisogno di un altro demonio nel loro feudo, nemmeno di uno che a quanto dimostrava poteva salvar loro la vita. Ma quello che fece storcere la bocca all'Eterno fu la seconda parte del discorso: prometteva agli uomini di asservire il Lord, prometteva loro un futuro da persone libere, chiedeva fiducia. Non riuscì a trattenersi, quelli non erano affari suoi ma veramente il Dortan non aveva imparato nulla negli ultimi anni?
Belle parole, certo, ma non è abbastanza lontano il ricordo dei Lorch per poterle prendere alla leggera. Lei ricorda molto gli ideali sovversivi della Guardia Insonne, e tutti sappiamo com'è andata a finire. Che il popolo di questo feudo si governi da solo, sorga se ne è capace e muoia se non è degno di sopravvivere. Chi è in grado può aiutarli a rialzarsi, ma che camminino da soli.
Fece un passo avanti, indicando la bambina che ora era stretta dalla madre entusiasta e in lacrime.
I suoi poteri sono strabilianti, è innegabile, ma che gli uomini muoiano per la loro libertà piuttosto che vivere per la loro schiavitù. È raccapricciante pasteggiare sui cadaveri come sciacalli per guadagnare potere.
Àlfar gli si avvicinò all'orecchio quando un'altra donna comparve tra la folla, e Montu si collegò telepaticamente con lui e con la donna che prima teneva in braccio la bambina.
Se ci sarà da sporcarsi le mani Alfar dice che basta un cenno. Io sono con voi.
Sembrava confusa, sentiva un accumularsi di voci concitate
Quando l'ultima arrivata finì di parlare il Demone si rivolse ancora alla folla.
Non è con la morte del vostro Lord che otterrete ciò che chiedete, la prima conseguenza sarà quella di piangere i cadaveri di chi impugnerà le armi.
La folla era cresciuta, buona parte del feudo ascoltava le parole delle varie posizioni, ma era evidente che non si fosse creata una maggioranza netta.
Montu si guardò intorno e non riuscì più a trovare la donna che aveva portato in braccio la bambina fino alla piazza.
Dove diavolo ti sei cacciata?
Ma la strega parlò prima che il Demone potesse cercare la donna tra la folla. Parlò, si difese, si allontanò dal modus operandi della Guardia Insonne e... gli sembrò convincente.



Energia: 150%
Fisico: 75%
Mente: 75%
Riserva CS: 0

Equipaggiamento Forma Demoniaca:
Katana

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]
Guanti in pelle di Drago

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
//

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

Note: Come da Confronto, scusa ancora per il ritardo.
 
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view post Posted on 5/7/2016, 20:53
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Forgotten Legacy
- "Ancora tu!?"





”Ah-ha! Full d’assi!” Le carte dei tre mercanti seduti al suo tavolo scivolarono svogliatamente tra le pinte di birra, mentre il braccio del viaggiatore trascinava la montagnola di monete verso una borsa ansiosa di riceverle. ”Signori, direi che con questo vi ho preso più di quanto fosse nelle mie più rosee aspettative. È stato un vero piacer!” Quelli si avviarono all’esterno masticando insulti ed imprecazioni, mentre Àlfar raccoglieva le carte in una pila ordinata. Finì la propria birra e ordinò un idromele per festeggiare la vincita.

Tra uno sbuffo di pipa e un sorso di Ape Regina, il salone principale si riempì un po’ alla volta di voci affannate ed imprecazioni violente: una folla di cittadini si stava portando sul piazzale con l’aria di essere sul punto di esplodere al seguito di una figura, che nella mente del Domatore accese una particolare scintilla, con un corpo esanime tra le braccia.
”Apri gli occhi, così che io possa vedere attraverso l’illusione della realtà” un drago dalle molte teste strisciò sereno fuori dallo stanzone, lasciandosi dietro una striscia di polvere cobaltina. Si inerpicò su per uno dei lampioni della città e schiuse gli occhi.

Una nebbia simile a ghiaccio si distese dietro gli occhi di Àlfar, rivelando un oceano di anime grigie e di poco conto. Tra queste spiccavano i battiti di alcuni individui più affascinanti.
La ragazza che aveva riconosciuto prima era decisamente impaziente, ad ogni battito del suo cuore il colore rosso acceso pulsava come una fiamma accarezzata dal vento. Ti si addice proprio…come cenere che nasconde braci ancora vive e pronte a reclamare nuovi pasti di legno, anche il tuo aspetto calmo non la racconta mai tutta giusta… sorrise calorosamente al ricordo degli eventi in quella tenda. Quindi…che cosa intendi fare? L’attenzione dello Sciamano cadde su di una seconda anima particolarmente densa, nera come pece e bordata di blu, in un certo senso era placida come l’abisso. Il tipo di abisso in cui si celano creature in grado di spezzare una nave a metà con un solo schiocco di mascelle. Non conosceva la donna in questione, ma per il momento non poneva alcun tipo di pericolo.
La curiosità si impadronì del suo corpo.
Uscì e si aggregò alle fila più esterne della folla.
Paesani, straccioni, contadini.
Vecchi, bambini.
Uomini e donne.
Lutto.
Ira.
Rassegnazione.
Fiamme.
Fiamme? Non ci credo. Ormai non è più una coincidenza.
L’energia dirompeva come un turbine di fuoco, avvolgendo la figura dell’ormai troppo familiare Montu. Sbuffando nuvole di fumo azzurro fece un paio di passi verso l’amico.
In piedi alla sua sinistra, fissando la scena in via di sviluppo tra le due donzelle, proferì l’ennesima profezia. ”Prevedo botte da orbi. E spero che la damigella lì in mezzo non sia dall'altra parte. Sembra che dopo Erydlyss, Baathos e Dorhamat sia il momento di aggiungere i Regni alla lista delle nostre…disavventure!”
In quel momento, l’esanime corpicino divampò in un misto di grigiore e pece.
Dove prima non c’era più anima, ora un lento fiume di fiamme grigie si diramava tra le membra e riprendeva controllo del corpo che aveva prematuramente abbandonato.
La folla si divise.
Voci d’ira contro il lord locale e le sue tasse.
Frustrazione ed assenso.
Stupore e timore nei confronti dello straordinario. Del miracolo?
Lo stesso sciamano non sapeva cosa pensare.
L’unica cosa che sapeva per certo era di voler attirare l’attenzione di Dyke.
Ammiccò in direzione della giovane.

Un’esplosione di colore rosso pallido emerse prepotente tra le ali di folla.
Chiamò tutti alla calma e invitò a quietarsi tutti quelli con l’animo più ardente. Persino Montu era entrato in scena per provare a contenere la folla. Ma in mezzo al trambusto Dyke era sparita.
Non agli occhi della Sentinella, ma al resto della folla, abbastanza vicina da permettere ad Àlfar di intercettarla in uno dei vicoli lì vicino.

La fermò al muro con una presa salda.
”Che intenzioni hai? Se lo ammazzi di nascosto le cose non miglioreranno…””E allora convincili ad ammazzarlo prima loro.” lo sguardo divertito era lo stesso che aveva quella sera. Lui strinse la presa, inquieto e indeciso sul da farsi. Ma soprattutto preoccupato. ”Conosci la donna che è appena arrivata? Non mi fido di quella…fai attenzione!”
Lei rise. Una risata infantile accompagnata dall’espressione meno comprensibile che avesse mai visto. ”Io non conosco nessuno qui” in qualche modo quell’attitudine da bambina era sufficiente a rassicurarlo di qualcosa. Non sapeva cosa. Ma ricordava perfettamente quanto lei fosse in grado di arrangiarsi ”Conosci me. Se le cose vanno male, alloggio al Favo d’oro. Primo piano, balcone di destra che dà sul retro. La finestra è aperta…ora va’ e vinci, che se ti rompi poi ti ricucio io.” Le arruffò i capelli con fare amorevole e le diede una pacca d’incoraggiamento, come un allenatore prima di una gara.
Lo aveva palesemente ignorato e lui lo sapeva.
Con l’ultimo gesto di saluto le aveva infilato il pacchetto di fiammiferi del Favo nel borsello. Ci vediamo…spero. Ora, meglio tornare a vedere cosa fa la folla.

Gli occhi della Sentinella tornarono a scrutare la piazza, così come quelli del Domatore.




Scheda Tecnica & Note

Fisico: 75%
Mente: 100%
Energia: 125 - 10 = 115%

Attive:

1) “Sentinella Blu” (Colore: toni di blu) Consumo: Medio
  • CS: 1 – Precisione
  • Resistenza/Durata: Basso/2 Turni (Evocazione inclusa)
  • Abilità: Auspex – Lo sguardo di zaffiro trascende i limiti della vista comune, tanto che può identificare il battito cardiaco di chiunque – nascosto o meno che sia.
  • Aspetto: “Una serpe dalle molte teste piumate, solo un paio di zampe dotate di ventose in corrispondenza del torace. Dopo essere stata evocata, si avviluppa al busto del caster con la lunga coda e con le zampe si mantiene stabile. Le cinque testoline scrutano ogni direzione con i propri occhi di zaffiri in cerca di prede su cui far piovere i dardi cartilaginei prodotti e sputati con la lingua. Attacca dalla distanza. Su comando del Domatore può anche allontanarsi dal caster per difendere una diversa postazione.”
  • Quantità: 1 esemplare


Passive:

None


Dialoghi:
"Parlato" / Pensato "Telepatia" - Àlfar
Montu
Dyke

Note:

Finalmente sono arrivato pure io! scusate per il ritardo >.<



 
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view post Posted on 10/7/2016, 21:43
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Like a paper airplane


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Gli uomini e le donne sulla piazza discutevano del futuro di quel regno. Di pugnali alzati e forconi nella luce ondulata delle torce, di fedeltà e ribellione. Di giustizia.
Ma a lei non importava.
Perché sapeva come sarebbe andata: uomini come un’onda si infrangono continuamente contro i dogmi della storia, contro le differenze che li dividono, si arrampicano gli uni sugli altri per salire sulla vetta. Eppure il primo che vi mette piede è sempre pronto a spingere gli altri nel baratro, a spalancare la bocca e inspirare quell’aria pulita, quei pochi secondi di potere prima di essere nuovamente trucidato.
I buoni non potevano che soccombere, mentre i malvagi erano sempre i primi a farsi strada.
No.
Non era di quel popolo che si interessava, di quella massa dove ingenui e ignoranti si mescolavano e pochi millantatori avevano la meglio. A lei importava il sapore
Acre
Di quella piccola morte. L’aveva sollevata tra le braccia, leggera come una piuma. Aveva inspirato il fiato che avrebbe dovuto essere suo, aveva sentito i suoi capelli sul petto
Sterile,
che mai avrebbe osato generare una creatura in quel mondo distrutto. Aveva percorso i campi sfiniti, piegati sotto la zappa di lavoratori che non potevano fermarsi. Aveva percorso le strade quasi deserte e letto il dolore e la rabbia negli occhi. E poi aveva guardato verso il palazzo, inspirato l’odore nobile dei profumi e delle sete. Sentito quasi premerle addosso il sudore dell’eccessiva sazietà, il fumo croccante di un arrosto.
E aveva deciso di fare quello che doveva.
Che peccato mh ~
Si era allontanata senza nemmeno starli a sentire, a passo sempre più accelerato. Il suo cuore era un maglio mosso da un fiume impetuoso, dita veloci sui tasti di un pianoforte, gli ingranaggi ticchettanti di un pendolo. Ogni scatto era nuova adrenalina, che acutizzava tutti i suoi sensi. Sgattaiolava con la schiena piegata.
E vedeva i primi soldati, davanti alla porta, e una dama imbellettata a una finestra, che si faceva aria con un ventaglio. E un uomo alle sue spalle, che le avvolgeva i seni con le mani. Provava un certo
Piacere
Nell’immaginare che faccia avrebbe fatto.
Poco prima di tirare il proprio pugnale verso di loro, inchiodandoli uno contro l’altro. La donna moriva sul colpo, cadendo verso il basso come un fiore dal ramo, le gonne gonfie che le coprivano la faccia quando si schiantava a terra. Non portava le mutande
Che buffo.
Quei dettagli per cui non valeva affatto la pena di soffermarsi a provare disprezzo. Sospirò, mentre l’uomo chiamava aiuto, forse credendo di fermarla e invece facendole un favore. Poggiò la mano contro la parete di grosse pietre squadrate e, mentre le guardie si precipitavano dentro, spogliò il mantello.
Lei le aveva le mutande
Brutta sgualdrina
E aveva anche guanti a coprirle le mani. E un corpo agile. Per questo sarebbe arrivata in cima prima che loro uscissero a cercarla. Ora sì che era il momento di soffermarsi.
Osanna, Osanna for the tormented.
Sputò con rabbia.


~


La folla, incerta, guardava i protagonisti di quel dialogo. La ragazzina che si era offerta come regina e il giovane che aveva proposto loro di farla finita. L’uomo con la barba, in silenzio, che ancora non aveva parlato e la loro guaritrice, i capelli scarmigliati e la voce rotta, mentre cercava di evitare la catastrofe. E ancora quegli stranieri, che si erano intromessi senza motivo.
Ragioni e torti scivolavano attorno a quella folla sempre più nutrita come serpenti affamati, ghermendoli per le caviglie e risalendo dentro le narici, fino alle menti. Alcuni stringevano le mani attorno ai loro rudimentali strumenti, altri sentivano il grido della vendetta raggrumarsi dietro le labbra, aspettando solo qualcuno desse il via alle danze.
Il giovane rimuginava, dietro il sorriso sarcastico, quale fosse la mossa migliore. La guaritrice aveva ancora presa, ma quella nuova arrivata, capace di scuotere i cuori con solo qualche frase, poteva essere una risorsa per Loro.
Il suo compagno, gli occhi socchiusi, pareva pensarla uguale. Dopo tutto, per quanto fosse il giovane il più forte, quello che un giorno avrebbe comandato, quello ambizioso, senza l’altro uomo sarebbe stato difficile prendere decisioni. E lui sapeva come interpretarne il silenzio. Erano una bella squadra loro due.
La rossa stava per parlare, stupida bisbetica, ma lui allargò le braccia, guadagnando di nuovo l’attenzione.


Molto bene”.


La sua voce era tesa, ma cercò di non tradirsi. Aveva il respiro accelerato.


Molto bene, amici miei. Abbiamo una fanciulla che si propone di guidarci, addirittura di combattere la nostra battaglia”.
Tch.
Ma ha ragione: nessuno può apprezzare una libertà che non si è conquistato. Per questo io dico: trasciniamo questo porco ai piedi del suo trono, e poi decideremo chi mettere al suo posto”.


L’uomo, finalmente, annuì lentamente. La folla si strinse attorno a loro, i volti scuri per l’ira. E l’uomo, che fino ad allora non aveva detto nulla, silenziosa ombra degli eventi, prese la parola. Aveva una voce grave, saggia, da nonno.


Questo sovrano, al potere per un vincolo di sangue che si è slavato nel tempo, ci ha oppresso fino allo stremo. Ha lasciato morire i nostri figli e inaridito i nostri campi. Non ci sono più eroi, a questo mondo, ma di certo ci devono essere uomini liberi”.


Si passò una mano nella barba folta.


Da oggi non saremo più schiavi di nessuno. E se vorremo una regina, allora sarà quella da noi scelta”.


Rivolse una lunga occhiata alla nuova arrivata, senza tradire alcuna emozione. Un grido corale si levò dalla folla. La guaritrice taceva, le mani sulle guance e il colorito pallido, ma ben presto, mentre tutti si avviavano verso il palazzo a passo sostenuto, rimase in disparte.
C’era chi correva a casa a procurarsi un’arma e chi invece aveva già qualcosa in mano. C’era chi esortava gli altri. Mescolato tra tutti, ma con un lungo coltello già impugnato, il giovane sobillava la folla. Era forte, e di certo si sarebbe battuto, per questo gli si facevano vicini.
La madre, con la sua bambina, rimase a guardarli con un misto di terrore e rabbia nello sguardo. Erano loro tre, tre femmine, le ultime rimaste dopo che la carica era iniziata.
Loro e l’uomo, con le braccia conserte e un sorriso soddisfatto sul volto.
Quel giorno il popolo si sarebbe guadagnato la sua libertà, e un giovane rivoltoso per ora ignoto li avrebbe guidati. Forse perendo nell’impresa, forse scampando. Con una sola certezza: a lui non interessava affatto.



CITAZIONE
Qm Point

Avete un'ultima occasione per cercare di influenzare o organizzare la folla prima che si lanci in marcia verso il castello del signorotto. Ovviamente la parte in confronto non si fermerà a questo, ma consideratelo il punto di inizio del turno.
Il pg di Lucius è stato invitato ad unirsi alla gente, i vostri sono liberi di scegliere cosa fare. A voi la penna in totale libertà.
Mi scuso per il ritardo, ma la mia vita da pendolare con affitto scaduto mi rallenta più di quanto pensassi ç_ç

Per il post (eventuale fase di confronto compresa) avete tempo fino al 17 luglio.

 
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view post Posted on 21/7/2016, 20:37
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Time Lost Centurion (3dh Economic Crisis Edition)
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Roma! Roma? Si, Roma.

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Regni del Leviatano - Illadyl
«A Witch's Dream»

Ho vissuto a lungo, forse l'ho già detto, ma davvero ho visto ogni genere di cose nella mia lunga vita. Non solo cose, persone, una moltitudine di individui dai più variopinti talenti, ognuna delle loro personalità che esplodeva di mille colori o moriva in un tetro grigiore. Eppure di tutti questi individui quasi una dignitosa metà erano esseri umani, che sono come le formiche, esistono in diversi colori e taglie ma sono praticamente dappertutto. Ed è normale pensare che ogni cultura sia profondamente diversa, come possono degli uomini che vivono così lontani condividere delle similitudini all'infuori dalla loro natura antropomorfa? Eppure l'ho visto nei loro occhi, udito nelle loro parole, letto nei loro gesti. Quegli uomini così simili, che perseguono i propri scopi, sulle spalle di chi invece non ha ambizione all'infuori di una vita pacifica. Ed essi erano dappertutto, non importa se fossero città o villaggi, capi tribù o baroni. Erano li che facevano la loro parte, che seguivano quel loro modo di fare, come se qualcuno li avesse istruiti prima ancora che essi fossero venuti al mondo. Ormai ho imparato a riconoscerli, quelli come loro. Come il bambino che sbraita con convinzione, ed il vecchio che annuisce a tutto quel che dice. Wat a perfect couple! Non avrei nulla in contrario in quello che stanno cercando di fare, se non fosse per due motivi ben specifici. Primo fra tutti questo villaggio e la sua gente sono già miei, non ve discussione alcuna, così ho deciso e così sarà. Numero due, il bastardello ha osato fare proprie le mie parole per portare la gente dalla sua parte, e questo non lo accetto. Con quale diritto osa usarmi, con quale coraggio si azzarda anche solo a pensare che io possa seguire lui e la sua convulsa idea di giustizia. Lo sgozzerei seduta stante se non fosse per la circostanza, ma devo comportarmi bene, devo far capire a tutti loro che io sono la salvezza. Mentre loro non sono altro che dei piantagrane, approfittatori, parassiti, poco di buono e usurpatori senza ti la forza necessaria a sostenere il peso delle proprie azioni. Il debole che si crede più forte di chi il vero potere ha già avuto modo di tenerlo tra le mani. Disguisting. Piccoli sudici scarafaggi, li schiaccerò tutti e due, non appena ne avrò l'occasione. Al diavolo, sono stanca di fare la recita della brava viandante.

«Perché sprecare tempo con mattarelli e padelle, quando lasciate le vostre vere armi dentro casa, senza nemmeno accorgervene? Credete veramente che il nobile o la sua servitù sia capace di lavorare al terra? Allevare animali? Cielo, non siamo ridicoli, gente come lui si è scordata persino come pulire il proprio piccolo culetto di nobil sangue e con altrettanto nobile sterco.» Il loro momento arriverà, dopo, adesso devo fare in modo che la mia gente non vada al massacro per inseguire sogni di gloria e libertà. Devo proteggerli, nel solo modo che conosco, incantandoli con le mie parole. «Perché fare tanta fatica per andare li e morire per un paio di teste, quando lui d'altro canto ha reclamato decine e decine dei vostri fratelli e sorelle? Figli, figlie, mogli... per i dodici, sembra la lista della spesa al mercato della morte! Siate più scaltri di lui, una volta che vi avrà uccisi cosa gli impedirà di continuare a fare quello che ha già fatto? O ancora peggio, di osare ben di più. Voi in una fossa comune, divorati dai vermi, mentre lui si porta a letto le vostre figlie e... per quel che ne so... anche i vostri figli. Tornate nelle vostre case, mangiate il vostro cibo, perché per i dodici è a voi che appartiene! Quando le sue cucine si svuoteranno, vedrete, sarà lui a venire da voi, con i suoi piccoli soldatini di latta, affamati e stanchi, arrabbiati e furiosi.»
Ed il passo falso, dettato dall'irruenza, da quella vittoria dapprima certa ed ora strappata dalle loro mani in poco più di un attimo. Il bamboccio si dimostra esattamente per quello che è, un bambino irascibile e scosso troppo facilmente dalle proprie emozioni, si mette ad additare il popolo e li paragona a semplici bestie. Ed io non devo fare altro che incalzare su questo, portare il popolo alla realizzazione che per quanto il loro numero possa essere considerevole, alla fine sono solo dei contadini e dei fattori. Non sanno combattere, non è questo il loro scopo, e non dovrebbero sprecare i loro talenti per morire in nome di un falso ideale. Perché in fondo questa è la Libertà, un concetto suscettibile alle molteplici interpretazioni dell'uomo, storpiato e mutilato dai tiranni che ne fanno uso per costruire i loro regni di terrore sulle ossa e sul sangue degli ingenui, degli eroi. Qualcuno avrebbe il coraggio di dire che non ci sono più Eroi, che di questi tempi non ci sia bisogno di loro. Non hanno torto, ma non hanno nemmeno ragione. Gli Eroi fanno sempre comodo, sanno ispirare la gente, si ergono al di sopra dell'oscurità. Ma un'eroe non può comandare, un'icona non può divenire figura di potere. L'essere un buon eroe sta anche nella capacità di saper sparire quando il momento è propizio, lasciare spazio a chi di dovere. Io non sono l'eroina di questa storia. But I need an hero E mentre parliamo e pianifichiamo, mentre gli altri giocano a fare i burocrati, a scrivere foglietti di pretese che di certo cadranno su orecchie sorde, io penso. Ed è solo quando ci avviciniamo alla Villa che la vedo di nuovo, quella fiamma, così rossa e furiosa, che cerca di scappare dal suo involucro per divampare e consumare tutto. Come la fiamma antica, che tutto consuma e nulla risparmia. Lei è capricciosa, vuole fare le cose a modo suo, ma non ha bisogno dell'aiuto di nessuno per riuscirci. Ed io non posso fare altro che starmene qui ad aspettare, mentre il barbuto boscaiolo mette nel sacco una delle guardie che va a chiamare il lord. Ma lei è li dentro, ed il Lord? C'è solo un'altra fiamma degna di nota, per ora è accesa, ma quanto durerà? Quanto ancora prima che lei lo trovi? Quanto giocherà con lui prima di finirlo? Cosa ne sarà di tutti gli altri? Quest'attesa è snervante, ed in fondo potrei anche andarmene, scavalcare un muro, entrare nel palazzo proprio come ha fatto lei. Vagare silenziosamente per quei corridoi, proprio come sta facendo lei. Forse potrei incontrarla, parlarle. Ha! Che sciocchezza, lei non ha l'anima di qualcuno a cui piace parlare. Eppure, potrei avere l'occasione che mi serve per asservire il Lord, dovrei solo proteggerlo da lei. Ed incroceremo le nostre lame, parleremo, come piace fare a lei. C'è ancora tempo, se la situazione dovesse degenerare non mi farei problemi a sgozzare qualche patetico mercenario, entrare da una finestra. Aspetterò, voglio proprio vedere come si evolverò questa bizzarra situazione.






¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
Riassunto

CS { 0 }

Fisico {100%} ~ Mente {100%} ~ Energie {100%}




Passive:

» Amuleto dell'Auspex: (4/6)
» Passiva Razziale - Scurovisione: (6/6)
» Passiva Razziale - Sensi Migliorati: (6/6)
» Passiva Razziale - Mira precisa: (6/6)
» Passiva Razziale - Guida: (6/6)
» Passiva Acrobata - Funanbolo: (6/6)
» Passiva Acrobata - Caduta Lenta: (6/6)
» Passiva Acrobata - Scalatore: (6/6)
» Passiva Acrobata - Contorsionista: (6/6)
» Passiva Ladro - Celarsi: (6/6)
» Passiva Ladro - Velo Sonoro: (6/6)
» Passiva Ladro - Velo d'Ombra: (6/6)
» Passiva Personale - Volontà Estesa: (6/6)
» Passiva Personale - Chiaroveggenza: (6/6)
» Passiva Personale - Uno per Tutti: (6/6)


Attive & Oggetti:

Tutti per Uno: Pagando un prezzo equi-diviso fra Mente e Energia pari al Power-Up, Laica sarà in grado di donare Maestria e Coraggio a se stessa e ai suoi alleati, consumando l'Energia in caso di consumo Basso. A consumo nullo Laica sarà in grado di imporre la propria carismatica natura sugli altri, ispirando in essi un forte senso d'obbedienza nei suoi confronti.

[Consumo Nullo]






Come da confronto :sisi:


 
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view post Posted on 26/7/2016, 22:50
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Avevano continuato a discutere, urlare, ciarlare. Inutilmente.
Il giovane del villaggio avrebbe voluto poter sfondare le pareti della casa del Lord a testate, uccidere le sue guardie in armatura a mani nude, decapitare il feudatario con un calcio. Ma con la forza di volontà ci si fa poco e avrebbe finito per spaccarsi la testa sulla roccia, per essere infilzato da una delle spade d’ordinanza della guardia privata, ed era umanamente impossibile decapitare qualcuno con un calcio.
Era un furore, e la strega continuava a vantarsi dei suoi poteri, e insisteva nel voler assumere un qualche ruolo all’interno del feudo. Certo era sembrata convincente poco dopo, aveva aggiustato le sue parole rendendole incredibilmente più… piacevoli, ma nonostante ciò il Demone proprio non riusciva a vederla di buon occhio. Àlfar poi non sembrava minimamente turbato, era sparito tra la folla insieme alla donna misteriosa e poi era ricomparso con il suo solito fare decisamente diplomatico, e Montu -che diplomatico non lo era affatto- in quel momento non digeriva nemmeno lui.
Aveva raggiunto il feudo svogliatamente, era un periodo… così; non voleva parlare, non voleva complicarsi la vita, non voleva muovere i muscoli per azioni evidentemente inutili.
E quella diatriba nel bel mezzo della piazza andava ben oltre l’inutilità. Il giovane, tutto fumo e nient’arrosto probabilmente; la diplomazia di Àlfar, una perdita di tempo; la strega, non sembrava avesse mai calcato un campo di battaglia, uno vero in cui le teste saltano e il sangue tuo e del tuo nemico ti schizza negli occhi e in bocca e devi evitare di fermarti a vomitare altrimenti la carica della cavalleria nemica ti spezza le ossa.
Sentiva rimbalzargli contro la coscia il dono dell’Akeran: se volevano veder esplodere le mura l’al-Iksīr sarebbe bastato. Poi? Ah, giusto, i soldatini in armatura: sarebbe bastato uno sguardo per farli cadere in coma o fargli colare il cervello giù dal naso. E alla fine il Lord, vero, il patetico esempio di governante che senza dubbio non riuscirebbe a tenere in mano la spada senza che i polsi gli tremino fino a far cadere l’arma a terra, e una volta estratta la katana e aver appoggiato la lama sulla sua giugulare l’abdicazione gli sarebbe risultata una soluzione sufficientemente appetibile.
E invece no. Invece parole.
Va bene pensò Montu parlate, ma alla fine finirà male e toccherà salvarvi il culo perché le vostre chiacchiere non parano gli affondi.
Avevano stilato una sorta di documento, una richiesta ufficiale da parte della popolazione e i tre stranieri, accompagnati da quelli che in piazza avevano cercato di far valere le proprie ragioni, si erano “offerti” di portarla all’attenzione del Lord. Lord che ancora non aveva nome, tra l’altro.
Come avete detto che si chiama il vostro amico, lassù?
Chiese agli uomini mentre Àlfar terminava di scrivere.
Il Demone si scrocchiò il collo e riscaldò le spalle quasi impaziente, sarebbe finita male, lo sapeva, lo sentiva, andava sempre così. Eppure il mezzo drago si ostinava. Beato lui che riusciva a vedere -o a sperare in- una soluzione più pacifica.
Si diressero verso la loro tetra mèta, Montu sempre qualche passo indietro, sempre in silenzio.
E furono quattro armature, con dentro quattro uomini, a sbarrare la strada picche alla mano ai prodi salvatori del feudo.
Alt! Chi siete e cosa volete?
Il legno della picca è secco, non viene evidentemente oliato da giorni e il sole dell’ultimo periodo l’ha reso terribilmente fragile, si potrebbe spezzare a mani nude esattamente a metà quindi la risposta potrebbe essere quelli che stanno per levarvi quella sottospecie di bastoni per spaccarveli ancora sui denti ma Àlfar anticipò tutti:
Salve! Il mio nome è Àlfar, questi sono Laica e Montu. Abbiamo un'udienza fissata col grande capo per discutere di un proficuo progetto commerciale...io sono appena arrivato dall'Erydlyss. Gradire vedere subito il futuro socio d'affari del mio datore di lavoro. Parliamo di un incasso netto di 50000 pezzi, più il 40% dei profitti di lavorazioni varie...ma perché devo perdere tempo a spiegare a voi...su su! Fate largo!
Dannatamente convincente, ma come faceva ogni volta?
Se il Demone non fosse stato sicuro di conoscerlo per chi era realmente sarebbe stato invischiato dalle sue parole. Ciò che successe ai quattro davanti a loro, che non lo conoscevano affatto.
Aspettate qui.
E la guarda si allontanò, probabilmente per annunciare i nuovi arrivati -falsi mercanti- al Lord, che avrebbe mangiato la foglia e avrebbe fatto tornare la guardia con al seguito un’altra ventina di uomini.
Spero tu sia stato abbastanza generoso da convincerli ad aprirci le porte anche se non ci aspettavano, altrimenti possiamo dire addio alle buone maniere.



Energia: 150%
Fisico: 75%
Mente: 75%
Riserva CS: 0

Equipaggiamento Forma Demoniaca:
Katana

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]
Guanti in pelle di Drago

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Corallo [+1 Forza, +1 Velocità, +2 Maestria nell’uso delle Armi]
Corallo [+2 Forza, +1 Velocità, +1 Intelligenza]
Gemma della Trasformazione
[Anello del Tuttofare - Immortalità]

Pergamene Usate:
//

Abilità Usate:
//

Passive Usate:
Immortalità. Passiva (Numero di utilizzi: ∞)
Il Demone sfonda lui stesso la barriera della non vita, divenendo un immortale e sconfiggendo la morte una volta per tutte.
La tecnica ha natura magica e conta come un'abilità passiva - si potrà dunque beneficiare dei suoi effetti in qualsiasi momento nel corso di una giocata. Il caster diviene a tutti gli effetti immortale, rimanendo in vita indipendentemente dalla quantità di danni subiti. Non potrà comunque continuare a combattere con una somma di danni mortali sul corpo, non sarà immune al dolore né agli effetti dei danni - ad esempio, con una gamba spezzata non potrà camminare. La tecnica garantisce una difesa dalle scene in cui è possibile perdere il proprio personaggio o al termine di un duello con Player Killing attivo: i personaggi possedenti questa passiva non potranno essere uccisi in nessun caso.
[Il Demone potrebbe comunque essere ucciso qualora gli si cavassero gli occhi]

[15/25] Telepatia. Passiva (Numero di utilizzi: 53)
Montu può comunicare telepaticamente con chiunque, purchè il suo interlocutore non sia eccessivamente lontano. Ostacoli fisici -quali possono essere muri, vetri, persone etc.- non precludono la possibilità di usare la telepatia.

Note: Come da Confronto, non ho riportato tutti i dialoghi per evitare noiose ripetizioni. Ho aggiunto una domanda ai due che ci seguono e sul finale comunico telepaticamente con Volk (ho scalato anche l'utilizzo del turno precedente, l'avevo dimenticato).
 
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view post Posted on 29/7/2016, 19:41
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Forgotten Legacy
- Missione Diplomatica





Fuori dal vicolo, dentro la massa di contadinotti accalcati e scalpitanti divisi tra codardi e finti coraggiosi.

Montu era nel mezzo e cercava di convincerli a sceglierlo come leader della carica, mentre la donna con il potere di rianimare i morti cercava di convincerli a tornare a casa e iniziare una qualche rivolta non violenta. La gente che vive sulle spalle degli altri non mangia perché ne ha bisogno. Mangia perché può mangiare. Non soffre la fame.
Nella mente del mezzodrago, l’idea di Montu era più che pratica: una gruppo ristretto, con spade celate e pugnali con il nome del Lord impresso sulla lama sarebbero potuti penetrare nel castello con più facilità. Ma chi può garantire che uno dei presenti non si faccia – più che giustificabilmente – prendere la mano dall’ira e dal risentimento? Il piano salta e ti trovi con più lance al collo che capelli in testa. No…bisogna essere sicuri della capacità di mantenere la calma. Bisogna agire con discrezione e con rapidità. Non mi dispiace l’idea di una soluzione diplomatica…questa gente ha bisogno di cambiare, ma il vuoto di potere si riempirebbe con qualcuno di altrettanto inadatto. E Dike è a caccia. Sarà già al palazzo a questo punto... Una parte dei radunati stavano facendo dietrofront, la necromante doveva aver toccato la corda giusta con le proprie parole. A quelli che erano rimasti tremavano ancora le mani.
Decine di aure grigie, insignificanti e tremolanti, simili a candele esposte al vento che per orgoglio non si lasciano spegnere pur sapendo di essere completamente inutili.
Con passo deciso si fece largo dalle retrovie fino a stare di fronte all’amico e alla straniera dalla lingua sciolta. Non poteva vantare la stessa eloquenza, ma saper domare un Guforso non era certo più facile che convincere un gruppo di sbandati a vedere la strada che nessuno ha considerato.

Si girò di scatto, affrontando gli sguardi dei presenti, sulla sua spalla era appollaiato il serpente blu dalle molte teste e ogni coppia di vispi occhi dardeggiava lo sguardo a destra e sinistra.
Negli occhi del Domatore si accese un bagliore azzurrino, il tono della voce si fece caldo e morbido. Rilasso i muscoli del corpo e aprì le braccia verso la folla.
Venite, non vi farò del male.
È tutto a posto.

Il calore di un padre, di un amante, di un fratello appena ritrovato.
Così come si avvicina un animale ferito per poterlo curare, così si rivolse ai cittadini.
Come un amico.
Il più fedele e antico di tutti gli amici di tutti i presenti.
"Chi di voi sa scalare un muro? Nella maniera più silenziosa possibile, si intende. Un attacco frontale non farà altro che dare al vostro oppressore qualcosa di cui ridere alla sua prossima cena di cittadini ridotti all'osso. Posso proporvi di affidare la cosa a noi tre buone anime viandanti? Se tra due ore non avrete condizioni di vita migliori o la testa del conte, avrete tutto il mio sostegno nell'assalto al forte." Si rivolse dunque ai Montu e l’altra dibattente, e a quella particolarmente. "Voi cosa ne dite? Salviamo il popolo cercando di passare per le due strade che prospettano meno sangue? Se vuoi salvare la testa del cocco ti conviene decidere presto perché sulla sua testa pende una scure decisamente assetata di sangue e decisa...ehm...Non credo di aver afferrato il tuo nome. Àlfar, il piacere è condiviso." Abbozzò un inchino e sorrise sfacciato.
”Io sono d’accordo con te.” Montu si era immediatamente schierato con lui. Forse un po’ se lo aspettava, ma la cosa gli diede comunque una scarica di adrenalina. Fianco a fianco. Sempre.
La donna si dilungò in un discorso fin troppo complicato per dei popolani, che terminò con fare teatrale e presentandosi come Laica Ashwood.
”Vorrei prima assicurarmi che non vi siano altre malelingue pronte a sobillare velenose parole di rivolta nelle orecchie di questa brava gente. Poi, magari, potremmo andare a far visita a questo…Conte? Barone? Marchese? Per i dodici, gli uomini e i loro bizzarri titoli!”
Nella mente del Viandante non era sorta alcuna vera preoccupazione di trovare opposizione da parte della donna: per quanto in maniera eccessivamente pomposa e ridondante, era sempre stata in prima linea a proporre un approccio pacifico da parte dei cittadini. Anche lei come Montu avrebbe desiderato vedersi affidare la situazione, per quanto con fini differenti.
Era opinione del mezzodrago che fosse di origini quantomeno altolocate.
Un vocabolario di quel genere non è alla portata di tutti.
Forse era per quello che non tutti avevano ceduto alle sue idee. Chiedi loro di affidarti il proprio futuro, con epici discorsi di rivolta pacifica e scioperi e “mettere il muso” e usi parole che fanno di te un emissaria dell’altra trincea…non c’è da stupirsi che non tutti abbiano apprezzato. Specialmente Billy Boy lì.
A quel punto, comunque, il resto della platea aveva deciso di lasciare la scena.
Rimanevano Montu, Laica, Billy Boy e lo zio Tom e Àlfar.
Cinque persone.
Squadrò i locali prendendo un pezzo di carta, una penna e un calamaio.
”Bene, ora siamo un numero molto più ristretto di persone. Metterci d’accordo sul metodo più veloce sarà una bazzecola! Ehm…voi sapete scrivere o preferite dettare? Ci serve una lista di richieste da far firmare allo scroccone…con inchiostro o sangue.”
Billy Boy faceva il duro cazzuto e arrabbiato, con le braccia conserte e la bocca sigillata. Aveva visto ragazzini imbronciati più efficaci, ma soprassedette.
”Il Lord deve cedere innanzitutto il proprio posto. Solo poi dovremmo aggiungere le condizioni che il suo sostituto dovrà rispettare.” Gli piaceva come idea. Diretta e semplice. L’avrebbero comunque rimosso dal trono, quindi eventuali altre richieste era meglio risparmiarle per chi fosse venuto dopo.
La penna incise la carta, l’inchiostro si insinuò rapido tra le fibre come un avido conquistatore.
Si schiarì la voce e lesse.
”Il popolo tutto ... bla bla bla ... alla luce delle recenti sovrattasse ... ta ta ta ... per messo dei presenti Laica Montu e Àlfar... donzelle prima che fa più educato... bla bla bla ... esige che il presente capoccia abdichi alla propria posizione in favore della scelta diplomatica di un nuovo leader. Pena: rivolta popolare e. Rimozione. Forzata. Della. Testa! Ok per me può andare… ALLA VOLTA DELLA MAGIONE, MIEI PRODI!” Chiuse il rotolo con un nastro rosso e un po’ di cera fusa. Prese la testa della combriccola e si diresse verso il palazzo del Lord. Il cuore gli batteva a ritmo di carica.
Doveva arrivare prima di Dike.
Doveva assicurarsi di…beh, forse non c’era nulla di cui assicurarsi, ma voleva essere lì. Per potersi rendere utile se le cose fossero andate a rotoli.

Il silenzio che copriva le strade era quasi innaturale.
Dormono tutti? Hanno tutti paura?
Quattro punte di picca arrestarono la loro avanzata al suono della domanda di rito. ”Alt! Chi siete e cosa volete””
Gli occhi di Billy Boy erano una presenza irritante, portatori di sfida e astio anche in quella situazione. Potrei cavargli gli occhi prima della fine della vicenda. Ma ora ci sono materie più pressanti. Chissà se tutti i topi del mondo danzano al suono delle stesse note…
Sollevò la pergamena che teneva arrotolata nella propria mano, chiusa nel nastro porpora, compiacendosi di aver preparato lo specchietto per eventuali allodole.
Negli occhi brillava lo stesso luccichio della piazza, il tono era ancora caldo come una tazza di tè fumante in un girono d’inverno. La postura invitava ancora una volta a cedere e farsi abbracciare da quelle braccia che mai avrebbero mollato la presa.
E il pifferaio suonò le note della canzone più vecchia della società civile.
”Salve! Il mio nome è Àlfar, questi sono Laica e Montu. Abbiamo un'udienza fissata col grande capo per discutere di un proficuo progetto commerciale...io sono appena arrivato dall'Erydlyss e gradirei vedere subito il futuro socio d'affari del mio datore di lavoro. Parliamo di un incasso netto di 50000 pezzi, più il 40% dei profitti di lavorazioni varie...ma perché devo perdere tempo a spiegare a voi...su su! Fate largo!”
Danzano i topi.
Danzano.
Dietro al vile danaro.
Danzano intorno al pifferaio.
E a passo di danza s’azzuffano per il formaggio.
Danzano.
Danzano i topi in tutto il mondo.
Perché il marcio nuota nell’oro per mostrarsi pulito.
Non è l’oro che corrompe.
È il corrotto che brama l’oro.

La guardia che aveva parlato si era allontanata.
Così come l’aria trasporta le note, quella guardia trasportava una proposta allettante.
Nel mentre, Laica si era incuriosita riguardo al ruolo delle tre guardie.
Mercenari. Era la risposta più plausibile. Ma sembravano aver bevuto la storia del contratto e avevano reagito come da copione.
Il palazzo era molto modesto nel suo genere: una villa leggermente più robusta, priva di mura, con quattro torri angolari e un cortile interno che racchiudevano il torrione principale e le quattro ali perpendicolari.
Poteva vedere il viavai di anime che popolavano le mura, per la maggior parte luci tremolanti ed irrilevanti da sole o in piccoli gruppi. Nel ventre del palazzo, ad occhio e croce nel torrione principale, sedeva un’aura più potente delle altre, insieme ad un nutrito gruppo di energie minori. Interessante…oh! Dike è qui. Sola per ora…Quella macchia anomala mi fa pensare di aver trovato il Lord…ma potrebbe essere un visitatore o una guardia del corpo. Dovrei insegnarti a distinguere le gerarchie politiche Sentinella.” sorrise e aspettò la guardia. Aveva già un piano di emergenza.

Balla topolino, balla!




Scheda Tecnica & Note

Fisico: 75%
Mente: 100%
Energia: 125 - 10 = 115%

Attive:

1) “Sentinella Blu” (Colore: toni di blu) Consumo: Medio (Ultimo turno)
  • CS: 1 – Precisione
  • Resistenza/Durata: Basso/2 Turni (Evocazione inclusa)
  • Abilità: Auspex – Lo sguardo di zaffiro trascende i limiti della vista comune, tanto che può identificare il battito cardiaco di chiunque – nascosto o meno che sia.
  • Aspetto: “Una serpe dalle molte teste piumate, solo un paio di zampe dotate di ventose in corrispondenza del torace. Dopo essere stata evocata, si avviluppa al busto del caster con la lunga coda e con le zampe si mantiene stabile. Le cinque testoline scrutano ogni direzione con i propri occhi di zaffiri in cerca di prede su cui far piovere i dardi cartilaginei prodotti e sputati con la lingua. Attacca dalla distanza. Su comando del Domatore può anche allontanarsi dal caster per difendere una diversa postazione.”
  • Quantità: 1 esemplare


Passive:

“Dialogare” - {1/6}
  • Utilizzi: 6
  • Descrizione: “Domare altre creature richiede abilità coercitive straordinarie. Con la pratica e l’allenamento, l’abilità del Domatore è divenuta tale da permettergli di esercitare un’influenza passiva per farsi percepire come innocuo e cordiale dall’interlocutore. Richiede un utilizzo”


“Tutt’uno” - {2/6}
  • Utilizzi: 6
  • Descrizione: “Tra Domatore e Convocati esiste un legame tale da permettere al primo di sfruttare i sensi dei secondi come estensione dei propri. Al consumo di un singolo utilizzo infatti Àlfar potrà sfruttare i sensi delle creature evocate per una percezione caleidoscopica del mondo.”
  • Bonus: sensi condivisi



Dialoghi:
"Parlato" / Pensato "Telepatia" - Àlfar
Montu
Dyke
Laica
Guardia
Uomo del villaggio (zio Tom)
Billy Boy (il duro silenzioso)

Note:

Finalmente sono arrivato pure io! scusate per il ritardo...spero di essermi fatto perdonare con la qualità! >.<



 
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view post Posted on 3/8/2016, 09:19
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I corridoi del palazzo erano per lo più deserti, ricchi delle memorie di un tempo in cui quel feudo era stato ricco, prosperoso, probabilmente temuto. Gli arazzi erano sbiaditi nella luce che si insinuava, soffocata dalle tende e dal pulviscolo. Dovevano esserci state risate tra quei corridoi, forse intrighi, forse sguardi.
E ora c’era solo lei,
come uno sciacallo,
con la bava alla bocca e i passi silenziosi, elastici di una danzatrice mortale. La mannaia in una mano, il braccio allungato in avanti, a bilanciare il busto piegato. Gli occhi socchiusi
ma solo per far scena,
falci insanguinate nella semioscurità.
Fuori si udivano delle voci. Dentro rimbombavano degli ordini, ma nessuno interruppe la sua marcia. Dietro qualche porta delle voci, solitarie, ansimavano, pregavano o cantavano, dei respiri si adagiavano su lenzuola indurite dai troppi lavaggi. Nobiltà simulata
Ridicola
Sporca
Come roccia erosa dal tempo e pronta per essere spezzata.
Poteva quasi sentire dove si trovava il signore di quel castello
Facile seguire un bel puzzo di merda
E poteva quasi assaporare il suo sangue sulla lingua.
Un soldato troppo giovane le si parò davanti, sorpreso, gli occhi che si spalancavano, la bocca distorta dallo stupore. Quasi
Tenero
Si tagliava con un
Colpo solo.
Non gli diede il tempo di domandare chi lei fosse, cosa facesse, cosa volesse, generalità, ci possiamo vedere miamammavorrebbe.
Quelle cose le facevano i cattivi e i perditempo.
Quando lui scivolò a terra, le mani al ventre squarciato, gli poggiò una mano dietro la nuca, evitando che facesse rumore.


~


La guardia, con l’inutile picca nella mano, entrò nel portone del palazzo, chiedendosi se fosse davvero il caso di annunciare quegli scocciatori. Si disse che avrebbe contato fino a dieci e poi sarebbe uscito dicendo che il signore del castello non accettava di vederli.
O forse fino a venti.
Che noia quel lavoro per lui, che aveva combattuto la guerra del Leviatano e che aveva visto un impero nascere e cadere. Che noia quel luogo dove nemmeno le mosche ronzavano troppo forte. Sbadigliò, chiuse gli occhi. Li aprì.
Un gruppetto di guardiani armati correva verso di lui. Ma naturalmente non era lui il loro bersaglio, quella non era la guerra. Distese lo stomaco che si era contratto in un sussulto.


Avete visto una giovane donna armata?


Cercò di ricordare se nel gruppo giunto alla porta ci fosse una giovane donna. Sì, pensò, doveva essere una ragazza in età pubere. Se fosse armata, beh, quello non avrebbe saputo dirlo. Ma di certo non sarebbe uscito a verificare. Si limitò a spiegare brevemente chi vi fosse all’ingresso e si dileguò rapido. Una cosa dalla guerra l’aveva imparata: l’annoiato non muore, è il ficcanaso che ci lascia sempre le penne.


~


Arrivarono verso gli uomini che li attendevano a passo svelto, gli elmi calati. In quel palazzo c’erano più guardie che corte, aveva commentato un giorno una gentile donzella che passava spesso nel letto del comandante. Lui l’aveva pagata un extra per la sua sagacia.
E ora l’attendente pensava che davanti a loro non c’erano visitatori o stranieri, ma solo un mucchio di grane. E pensava anche che il suo comandante era stato troppo furbo a voler restare nel palazzo. Tutte palle quelle storie sulla fedeltà al Signore del castello e sulla necessità di proteggerlo personalmente. Loro intanto stavano cercando una pazza che aveva ucciso a sangue freddo con straordinaria precisione. E che ora, forse, era lì davanti a loro. In effetti quella ragazzina non sembrava del tutto a posto.


Domando perdono, stranieri, ma nel palazzo si è introdotto un intruso. Ho ordine di non far entrare nessuno finchè non ce ne saremo occupati”.


Nell’elmo sentiva il volto in fiamme, il sudore che gli aveva già inumidito i capelli.


Vi pregherei dunque di allontanarvi e tornare più tardi.
Tranne Voi, signora. Vorremmo chiederle di rispondere a qualche domanda
”.


Lui non aveva alcuna inutile picca, e per sottolinearlo portò la mano all’elsa della massiccia spada che aveva al fianco. La sua voce dentro l’elmo era impersonale, quasi metallica.
Gli altri erano uomini, è vero, ma erano pochi. E uno era perfino un vecchio. Quindi pensava se ne sarebbero andati con la coda tra le gambe, come tutti i mercanti fifoni e i popolani che si rispettino.
Invece uno di loro, abbastanza giovane, gli rise in faccia.


Non siamo venuti fin qui per andarcene, damerino.
Farai bene ad ascoltare quello che abbiamo da dire, o i tuoi problemi saranno ben lungi da un semplice intruso
”.


Desiderò ucciderlo subito, le sue dita ebbero uno spasmo, ma si trattenne all’ultimo. Aveva ancora tempo, tutto quello che voleva, prima di procedere.



CITAZIONE
Qm Point

Mi scuso subito per il ritardo nel post, dovuto al fatto che mi trovo in vacanza al mare èwè #senzavergogna.

Immagino sappiate cosa fare: organizzate in confronto le vostre azioni e vedete come comportarvi. Avete davanti i guardiani del turno precedente, armati di picca, e i nuovi soldati arrivati, armati di spada e decisamente più pericolosi anche al primo sguardo.
In confronto vi risponderò puntualmente, quindi andate tranquilli e buon proseguimento.

 
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