Arriverà il giorno in cui otterrò la mia vendetta. Arriverà il momento in cui il tuo sangue nero scorrerà sulla mia spada e la tua testa rotolerà atterra. Mi ciberò del tuo rimorso e della tua paura. Sarò il tuo più terribile incubo. Ti ammazzerò, liberando ogni sensazione dal mio corpo e, poi forse, mi ricongiungerò a lei. Ma fino a quel momento, gustati il tuo potere, poiché la caduta sarà ancora più rovinosa.
Cronache dell'Abisso «Via per Umut Alev »
Aundara
Ciò che il mostro osservava nel suo castello lo compiaceva: la città era ormai diventata un dominio demoniaco. Orde di Caduti affollavano le strade, molti avevano gli occhi rossi, altre parevano persone normali, altre ancora avevano tratti inconfondibilmente demoniaci, altri ancora parevano reietti sputati dall’Abisso ma, ovunque si camminasse, non c’era un solo umano.
Ci aveva messo ben cinque anni per raggiungere quel progetto, cinque anni e numerosi villaggi distrutti.
Il mostro ora guardava la città dall’alto, affacciato alla finestra con un calice di vino purpureo, dall’aspetto pareva un vino rosso di ottima qualità, uno di quelli che abbondava nelle riserve delle cantine del Sultanato. Aundara lo roteava osservando la città diventata nera, una città in cui la speranza aveva da tempo abbandonato quelle mura, a scapito del suo nome di cui ormai il vero significato era andato mestamente perso. All’orizzonte, tuttavia, si celava solo una piccola e insignificante minaccia, che aveva affollato in quei giorni i pensieri vivaci del mostro: Lamrael Redskin sarebbe giunto a Umut Alev per combatterlo e possibilmente ucciderlo. Lo aveva visto nei fili del destino, tra le pieghe che avrebbe preso il futuro. Aundara semplicemente avrebbe lasciato che si distruggesse da solo.
Forse Aundara conosceva Lamrael Redksin come un padre conosceva il proprio figlio. Ne conosceva difetti e pregi, conosceva persino i risvolti più oscuri del suo essere.
« Zanroar, » disse il mostro sorseggiando un goccio di vino, « il figliol prodigo sta tornando a casa. »
Sorrise, mostrando il calice al suo sottoposto e braccio destro, Zanroar fu il primo Leone Rosso a cedere alla corruzione cinque anni prima.
« Le sue spie sono in città e monitorano la situazione, spargi la voce che una carovana di Shabāha giungerà da Dumašq nei prossimi tre giorni, tutto il resto lo farà lui da solo. »
Sorrise, rigonfio di aspettative, Lamrael sarebbe comunque giunto a Umut Alev, ma molti dei suoi uomini lo avrebbero abbandonato.
« Ok signore. »
Disse un sottomesso Zanroar prostrandosi in un inchino. L’uomo aveva rinunciato alla sua umanità e ceduto alla corruzione per avere più potere, quello che in realtà ottenne era solo un bieco riflesso e lui, in fondo, non era null’altro che un servo, tuttavia faticava ad accorgersene. Zanroar si sentiva imbattibile, un Dio sceso in terra che, però, rassomigliava più a un leone affamato e in gabbia. Nessuna promessa di corruzione è poi così vantaggiosa come si pensa. Dal male, si poteva ottenere solo e soltanto altro male.
« C’è altro mio signore? » Concluse l’uomo, ancora col capo chino in segno di estremo rispetto. « Inizia a radunare gli uomini, ci aspetta una gloriosa vittoria. » Aundara era la faccia felice della sicurezza, nel suo volto si stagliava un ghigno beffardo. Rise, buttando giù in un sol sorso il liquido restante.
Si affacciò nuovamente alle mura, osservando la sua città e l’esercito di Caduti che aveva faticosamente generato. L’Ahriman aveva portato nuova linfa al suo esercito di Caduti, con lui in campo schiacciare l’Akeran sarebbe stato molto più facile.
« L’ora della depurazione è ormai prossima. »
Lamrael
Lamrael cominciava a esaltarsi: quella fottuta montagna era tremendamente difficile da abbattere; le stava provando davvero tutte per metterla fuori combattimento,ma si rivelava essere più dura di quello che credeva. Non poteva provare scoraggiamento, né provare impotenza dinanzi a un avversario delle genere. No, l’unica cosa che poteva affollare la testa di Lamrael era la pura e semplice competizione. Dimostrare chi era il più forte tra i due, un po’ come due uomini che lo sbattono al muro per vedere chi ce l’ha più duro. Lamrael era così, l’essere umano più competitivo del mondo, uno di quelli che si sarebbe arreso solamente quando il suo cuore non avrebbe pompato più sangue e i suoi polmoni avessero cessato di prendere aria. Non sapeva spiegare con esattezza che cosa provasse in quegli istanti; era un turbinio di emozioni e di sensazioni: c’era la paura, la gioia, la fame, la rabbia, il desiderio di vittoria, l’adrenalina che riempiva i suoi muscoli. C’era tutto questo e molto altro ancora. Il guerriero si sentiva vivo, come tale, impugnando una spada e agitandola contro il proprio avversario, avvertiva il mondo tingersi di migliaia di colori e sfumature diverse. L’apatico grigio frapposto nelle sue pupille assumeva ora caratteri cromatici che persino un pittore avrebbe fatto faticato a definire.
La vita, l’adrenalina, il sentirsi vivo, in fondo erano la più bell’arte del mondo. e solo con la battaglia Lamrael riusciva a esprimere se stesso e il suo potenziale:
isolandosi dal mondo che lo circondava, Lamrael Redksin riscopriva se stesso.
Nel frattempo, intorno a lui, la battaglia imperversava in quell’ambiente ostico. Il sole all’orizzonte continuava a scendere allungando ancor più le ombre e portando sollievo ai combattenti. C’erano morti da ambo le parti seppur, la squadra di Lamrael, più avvezza al combattimento sembrava dominare il campo di battaglia, tuttavia molto sarebbe dipeso dalle sorti del suo comandante. In larga parte erano mercenari che, qualora non ci fosse stato più nessuno a pagare i loro vizi, avrebbero cambiato velocemente schieramento. Solo alcuni di loro combattevano per un’idea: quelli che erano stati toccati più nel profondo dalle conseguenze che la corruzione portava nel mondo, tutti gli altri seguivano soltanto la fama e il denaro d’un guerriero invincibile che, tuttavia, stava iniziando a scricchiolare. E qualcuno forse stava iniziando finalmente a dubitare della bontà di quell’attacco.
Troppi nemici cadevano con troppa facilità, molti crollavano senza porre particolare resistenza. Qualcuno decideva di combattere. Nessuno, in realtà, aveva mostrato particolari capacità.
Molti di loro non capivano, altri decisero di non farlo. D’altronde nessuno aveva mai visto uno Shabāha combattere, probabilmente il corpo a corpo non era propriamente la loro forza primaria.
Forti di questa scusante – e del fatto che Lamrael pareva non volersi arrendere né ora, né mai – i mercenari perseveravano nella battaglia, urlando e combattendo, menando le loro spade e parando coi loro scudi. Lamrael doveva portare i suoi uomini alla vittoria e nient’altro avrebbe potuto distoglierlo dal suo intento. Così, quando qualcosa provò a penetrare nella sua mente, la minaccia venne debellata come un cancro malsano da espellere. Vide avanzare il colosso come una mandria di bufali impazziti, Lamrael, di contro, accettò quello scontro fisico come una dimostrazione di forza. Bufalo contro leone. Toro contro toro. Guerriero contro guerriero. Erano due colossi dall’enorme forza e robustezza e, probabilmente, nessuno di loro avrebbe ceduto un centimetro. Il guerriero portò il piede sinistro indietro sbilanciando il suo corpo in avanti e verso il basso per aumentare la stabilità, in seguito chiuse le braccia dinanzi al suo viso a croce e attese che la mandria gli passò sopra. Fu uno scontro terrificante, il cui rumore si espanse per chilometri e chilometri di distanza. Il clangore e il boato che segui lo scontro fu sconcertante, due meteoriti di duro metallo che si scontravano alla massima potenza.
Ma entrambi rimasero lì fermi senza apparentemente accusare il colpo, come due montagne ben salde al terreno. Soltanto i bracciali dell’armatura del guerriero si creparono, a testimonianza dell’enorme violenza dello scontro.
« Non vi fate ingannare, » urlò Redskin come a voler fugare ogni possibile dubbio, « loro sono abili nella manipolazione della mente. »
Lo disse, senza che nessuno glielo chiese, forse come a voler esternare una sicurezza che nemmeno lui possedeva, rafforzando così il suo inconscio, liberando la sua mente dal dubbio e concentrando ogni parte di sé sulla battaglia. Lamrael parlava più per se stesso che per loro, parlava più per il suo personale convincimento che per quello degli altri. L’attacco alla sua mente gli aveva dato la conferma che si trattasse dell’ennesimo mostro che s’era parato sulla strada della sua vendetta; una strada dura e impervia, ma tremendamente appagante per il suo ego. Il secondo dopo aver detto quella parola, Lamrael Redksin ruppe la sua guardia, e con la massima potenza e velocità che disponeva sfruttando anche la posizione di partenza delle braccia, cercò di colpire l’uomo con lo spadone, il colpo era in diagonale, dall’alto verso il basso e da destra verso sinistra. Era un colpo micidiale e rapidissimo che, forse a stento, il colosso sarebbe riuscito a vedere. In seguito, per esaltare la crudezza e la bassezza dello scontro, Lamrael avrebbe sputato contro il viso del suo avversario un grumo di saliva misto a sangue prima di tirare un secondo fendente nella direzione opposta al primo con tutta la forza di cui disponeva. Successivamente Lamrael arretrò di qualche passo, quel colosso corpo a corpo poteva risultare letale.
Lamrael Redskin si sentì per un attimo un mostro, uno di quelli a cui dava la caccia. Ma nello stesso istante sentì il suo cuore ebbro di gioia.
Fu un richiamo irrefrenabile, come quando un bambino sente l’odore della torta preparata dalla madre. La vidi lì, un monolitico pezzo di metallo pesante; grezza. Afferrai il cuoio dell’impugnatura e per la prima volta l’alzai al cielo, con fatica. Non era solo più una spada o un’arma. Era diventato il mio braccio, il mio corpo, la mia compagna. Lei era parte del mio tutto, l’incarnazione stessa della mia voracità. Sentiva ciò che provavo, ciò che avevo dentro: mi capiva.
Lì dove c'era solo morte, lei lo riempì con la gioia del sangue.
Cronache dell'Abisso «Via per Umut Alev »
Se avesse udito le parole del colosso, forse Lamrael si sarebbe fermato. Se la parola mostro fosse giunta alle orecchie del guerriero cremisi, forse tutto sarebbe finito con un pugno in faccia – giusto per vedere chi dei due restava in piedi – e una stretta di mano energica. Forse quel massacro si sarebbe scongiurato; ma la realtà era ben diversa da ciò che sarebbe potuto essere. Nella confusione della battaglia le parole di Oppa si persero nell’aria come polvere nel vento. La mente di Lamrael, ormai chiusa a qualunque tipo di comunicazione verbale, rifletteva non sulle parole del colosso, ma sul suo modo di combattere, quanto meno inusuale. Nella sua breve vita da guerriero, Lamrael aveva combattuto contro molti nemici, che utilizzavano per altro uno svariato numero di armi ma mai, in vita sua, si era ritrovato a combattere contro un avversario armato di scudo. Il mercenario non riusciva a inquadrare quel mostro, il suo modo di combattere, ed evidentemente di affrontare una guerra, stridevano totalmente con il suo: Lamrael, tralasciando l’armatura leonina, non usava difese che lo proteggevano da eventuali attacchi. Era uno spavaldo, uno di quelli che, in fondo, pensava di essere immortale. E che non lo fosse poco importava, la sua pelle dura, la sua enorme forza di volontà, erano più forti di qualsiasi altro nemico. Lui non si difendeva mai, mai arretrava dinanzi al nemico né lo avrebbe mai fatto. Uno scudo, non poteva essere un’arma che poteva appartenergli. Tuttavia, il guerriero rimase sorpreso dalla resistenza e dall’offensiva del nemico. Tra sé e sé sorrise, soddisfatto di aver scelto bene il suo avversario, forse quel giorno si sarebbe riuscito persino a divertire. O per lo meno si sarebbe divertito se non fosse stato per Magnitudo: il colosso, aveva distrutto – con un colpo dello scudo – la sua arma. Nel momento stesso in cui il metallo andò in frantumi in mille pezzi, qualcosa nel cuore di Lamrael si ruppe, come gli strascichi d’un cuore infranto. Non era solo una spada, o un monolitico blocco di metallo, era qualcosa che s’era legata in maniera viscerale nell’animo di Lamrael, animando la sua stessa essenza, animando quella vorace consuetudine di caccia. Lamrael si sentì un attimo perso e, con lui, anche tutto il suo battaglione. Il rumore del metallo rotto tuonò nell’aria come una cristalliera che esplode. Tutti, nel raggio di qualche centinaio di metri, parvero aver udito la caduta di Magnitudo. I combattenti erano per lo più sorpresi e spaventati, quale essere aveva tale forza da distruggere Magnitudo? Lo stesso Lamrael, che fino a quel momento si sentiva superiore al suo avversario, per un solo momento lasciò che il dubbio penetrasse nel suo corpo, lasciando così che, il successivo attacco di Oppa, riuscisse ad andare a segno. Sentì una botta tremenda al viso, forse addirittura qualche ossa s’incrinò eppure Lamrael non sentì niente. Né dolore, né neanche un singolo fremito di sofferenza. Sentì solo improvvisamente la terra sotto i piedi mancare. Il guerriero fu sbalzato via, volò in aria come la più leggera delle creature.
Nello scorcio viola del cielo, per un’istante, si vide passare una chiazza cremisi che pareva una stella cometa. Il ragazzo atterrò violentemente sul culo e si accorse che intorno a lui era piombato il silenzio.
Si guardò per un attimo intorno, scrutando lo sguardo sperso e impaurito dei suoi uomini, cogliendo la sfumatura d’insicurezza dentro i loro occhi. Durò solo un’istante, prima che la rabbia gli montò indosso animata dall’orgoglio d’un leone ferito. Lamrael Redskin si alzò in piedi, con l’eleganza d’un felino. Gli occhi si tinsero di rosso, come due globi di fuoco misto a sangue pronti a esplodere. Un sorriso bieco squarciò il viso del guerriero, mostrando fauci bianche che spuntavano dall’elmo come chiostre fameliche, la faccia, dal naso in giù, era una terrificante maschera di sangue. Il suo corpo si gonfiò, riempiendosi di striature nere come la pece ma che – tuttavia – rimasero nascoste coperte dall’armatura. Genzaniku pendeva al suo fianco, il martello gli sarebbe tornato utile in quell’occasione, tremendamente utile. Lo estrasse, con la mano destra ma ciò che s’innalzo al cielo non fu un piccolo martello a due facce, ma rispuntò lei in tutta la sua grandezza. Magnitudo, o qualcosa che ci assomigliava tremendamente, svettò in alto nel cielo, nuovamente dominante. Chi la osservava non avrebbe trovato differenze, ma Lamrael, che la conosceva alla perfezione, la reputò solamente una copia malfatta. Per quanto ci si avvicinasse all’originale, erano alcuni dettagli a infastidire il ragazzo: il peso era leggermente differente – talmente ben bilanciato da essere un problema; il filo della lama non era irregolare come l’originale, anzi avrebbe tagliato persino un blocco di metallo; l’impugnatura non era rovinata e sfregiata, il colore era bello e lucente, non impregnato dal sangue nero dei caduti. Mancava la fame, la gloria, la voracità dell’originale.
A mancare, infine, era l’anima che la contraddistingueva.
Quella non era Magnitudo e non lo sarebbe mai stata, ma per quella volta poteva andare bene, poi ci avrebbe pensato Seagon a riparare l’originale, come sempre.
« Non temete compagni! » Urlò Lamrael incitando la propria squadra. « Non sarà quel mostro ad abbattermi. Noi siamo più forti di loro. »
Con la spada indicò Oppa, mettendo in mostra l’arma, per incoraggiarli maggiormente. Gli uomini urlarono un sol grido d’assenso che fece tremare il deserto. Rinvigoriti tornarono a combattere più forti di prima e più violenti di prima. Rabbiosi sembravano aver ripreso la fame di morte che Lamrael si portava dietro, sembravano aver scatenato la bestia che lo stesso Lamrael covava dentro di sé e che ora aveva sciolto.
« Ricordatevi! » Tuonò pervaso dall'adrenalina. « Più sono grandi. » Fece una pausa inspirando a pieni polmoni. « Più fanno rumore quando cadono! »
Come un leone furioso che si libera dalle catene della gabbia, così Lamrael – pervaso dalla corruzione – corse verso il proprio avversario. Ogni passo era violenza pura, ogni passo era un movimento d’incredibile forza. Lamrael Redskin era un demone rosso che solcava il deserto, affamato e assetato, malato di rabbia e arrogante. Grazie alla corruzione aveva spazzato via ogni più piccolo dubbio, a sentirsi nuovamente invincibile, anche senza la sua arma preferita.
Da fuori, pareva uno di quei mostri che lui e i suoi compagni volevano sterminare. Dentro, lui era identico a loro: una bestia che si cibava d’odio e sangue, un demone che fremeva dalla voglia di dilaniare il proprio avversario.
Lamrael, giunto a portata di lama, si chinò per portare un roverso tondo alle gambe, nel medesimo istante, mentre la mano sinistra afferrò un pugno di sabbia, con la destra spazzò lateralmente da destra verso sinistra mirando alle ginocchia del colosso: persino uno grosso come lui, una volta colpito alle gambe, sarebbe caduto in terra per il dolore. Ma Lamrael non avrebbe aspettato fino a quel momento, immediatamente avrebbe lanciato, nell’atto di rialzarsi, la sabbia negli occhi del mostro e, cogliendo al volo qualsiasi falla nelle sue difese, avrebbe colpito, con la punta della lama, con un montante il corpo dell’avversario. Quell’ultimo attacco sarebbe stato letale, intriso di tutta la forza del guerriero, aveva come intento di dividere letteralmente il corpo del mostro in due, dal cavallo alla testa. Lamrael sorrise, mostrandosi sicuro e per nulla intimorito dall’attacco precedente. La belva ruggì, ostentando la fame che possedeva. Mentre la battaglia sulla via di Umut Alev continuava a imperversare, continuando a celare l’insensatezza di quello scontro, qualcuno, a pochi chilometri di distanza se la stava ridendo di gusto.
Nome pg: Lamrael Redskin Link alla scheda: Qui Fascia:Verde Pericolosità: A Sinossi: Sicuro di sé, caparbio e spietato; Moro, alto e muscoloso Giocate attive: 1 da qm 1 duello Giocata per l'assegnazione della fascia: No Assenze estive: Quando si vive al mare si lavora e basta.
Nome personaggio: Lamrael Redskin Link alla scheda del personaggio: Qui Livello del Talento: II
Numero di abilità passive: 7 (6 UTILIZZI) 1 (3 UTILIZZI) 1 (1 UTILIZZO) Numero di abilità nulle: 1 Numero di abilità basse: 6 Numero di abilità medie: 12 Numero di abilità alte: 8 Numero di abilità critiche: 2 Numero di abilità variabili: 6 Numero di abilità immense:
Oggetti: Corallo (X2); Amuleto dell'auspex; Erba medicinale + costituente + tonificante. Almeno una difesa assoluta: Si
Il fetore di morte rendeva l’aria irrespirabile. Un odore del genere Lamrael lo aveva sentito soltanto nelle viscere più recondite dell’Abisso, lì dove la morte, la putrefazione e l’aria stantia la facevano da padrone. Il guerriero guardò il suo piccolo gruppo di uomini, lo guardò fiducioso, se era riuscito a fuggire dall’Abisso con ben diverso accompagnamento, fuggire da Dumašq non sarebbe stato poi così tanto difficile solo che, quella volta, non aveva un vero piano di fuga. Lamrael si era fatto influenzare dai sentimenti, si era gettato a capofitto in quella missione per recuperare la madre senza pensare alle conseguenze. Voleva rivederla, voleva vedere quanto di lei ricordasse e quanto in lei fosse ormai cambiato. Credeva, magari erroneamente, che la sua comparsa l’avrebbe riportata alla luce, che il suo gesto avrebbe destato le tenebre e la corruzione nel suo cuore. Ma quanto essa fosse radicata nel suo animo Lamrael non lo sapeva e, solo in quell’istante – col puzzo di morte nelle narici – si fermò a pensare. Forse aveva fatto una cazzata. Per un attimo il suo corpo tremò, tuttavia nessuno parve accorgersi del suo dubbio e della sua incertezza. Li guardò per un attimo, tutti e quattro, con i suoi occhi d’oro che brillarono nel buio, come spinti da una luce pura. Sorrise, brevemente per sciogliere la tensione. Annusò l’aria, come un predatore a caccia.
« Ci sono quattro caduti lì dentro. » Disse, per nulla preoccupato o per lo meno fingendo di non esserlo. « Facciamoli fuori facilmente, due sono miei, Seagon tu prendi il terzo e il quarto a voi due. »
Lamrael era sicuro di sé come non mai, la sua forza avrebbe spazzato via i Caduti con facilità. Magnitudo avrebbe finalmente assaggiato di nuovo il sapore del sangue. La sua sicurezza, si trasmise ai suoi compagni, lo avrebbero seguito, nonostante tutti i suoi dubbi e le sue paure.
Perché Lamrael Redskin non poteva semplicemente cadere.
Con un calcio spalancò le porte dell’armadio, la rabbia invase il suo corpo, come una droga potente. Poi fu solo sangue, nient’altro che una danza mortale. E il sangue nero invase la stanza come una pioggia nefasta.
L’aria per Lamrael non fu mai più fresca e pulita; inebriante.
Günter Turgay
L’aria era stranamente fresca. Si trovavano in un giardino dalle mura alte e dalle piante rigogliose e verdi. Con molta probabilità era il giardino del palazzo principale, con molta probabilità l’unica zona dell’intera città ad avere aria respirabile e fresca. La sensazione per Turgay fu inebriante, si sentiva come un bambino in un’immensa fiera di città. Osservava quel posto con ammirazione, seguiva le farfalle che volavano felici da un lato all’altro e, persino i cadaveri dei caduti, non gli parvero poi così tremendi. Fece la prima boccata d’aria pura e fresca da molto tempo tant’è che s’era quasi scordato come fosse. L’ombra degli alberi copriva in larga parte il cielo fornendo ombra e refrigerio alle persone che visitavano il giardino; esso, in verità, non era molto grande, né sterminabile né uno dei più ricchi ma, dopo giorni del deserto, quel giardino parve al nano come la più maestosa delle foreste. Dopo qualche attimo di stupore, lo scienziato finalmente volse il suo sguardo verso i prigionieri: Essi erano vestiti di stracci, ma puliti e in ottima forma. Turgay li osservò curioso, mille domande gli frullavano in testa come piccole libellule che ronzano da una parte all’altra. Dare fiato ai propri pensieri fu difficile, per cui non disse niente, semplicemente agi. Come una trottola impazzita si avvicinò ai superstiti, afferrandogli la faccia tra le sue piccole mani tozze. Qualora non ci arrivasse, vista la sua altezza, li tirava giù senza tanti complimenti osservandoli negli occhi.
« Mmh. » Diceva ogni volta, dinanzi a ogni prigioniero. « Mmh. » Disse afferrando quello successivo.
Il loro occhi erano dei più disparati colori: azzurri; gialli; marroni; neri; verdi; grigi. Ma, nei pressi della pupilla, i loro occhi stavano iniziando a divenire rossi: Piccole striature si ramificavano dall’interno dell’occhio spargendosi verso l’esterno.
« Sono corrotti! »
Disse Turgay, in un misto tra l’entusiasmo e la paura. Difatti, tutti loro, evidentemente erano quelli in cui la corruzione si era radicata più nel profondo, partirono all’attacco. Cercando di uccidere il nano, cercando di uccidere tutti loro. Il nano osservò per un attimo gli occhi degli uomini baluginare di rosso, prima che un urlo strozzato gli morisse in gola. Qualcuno doveva salvarlo.
L’aria divenne un macigno nel petto del nano; irrespirabile.
In questo topic sono ben accette critiche - costruttive - apprezzamenti, mandate a quel paese e interessamenti vari riguardanti la campagna Cronache dell'Abisso, di cui potete trovare il Manifesto Qui. Nel mio piccolo, e senza alcuna presunzione, spero che il ciclo possa essere apprezzato dall'utenza.
D’un uomo le imprese d’arme io canto. D’amori svaniti e donne perdute, di battaglie epiche, e d’eroi il pianto. Racconto di onestà e di virtù sperdute, d’un contadino che innalza il guanto. Obliato dagli Dei, e di fortune mute, mosso dal furor di chi nulla stringe, del sangue dei demoni la spada si tinge.
Dell’ira funesta narro l’ascesa, d’un uomo buono e non malvagio, che solo corrotto ha firmato la resa. Del cuor nell’Abisso ci fu il naufragio, allor la malattia nelle viscere fu estesa, di rabbia, pazzia e furor fu il contagio; viola e nero, torpido e corrotto il cuore così per sempre fu rotto.
Negli albori della furia trovo l’ispirazione, così vi dirò di quest’uomo, d’umile origine, che del marito e del contadino avea l’aspirazione. Venne la notte lugubre, in cui ebbe inizio la fine, la terra bruciò, ella morì, così nacque l’abiezione, Il rosso in viola cambiò e di tutto la vendetta fu cardine. Di Lamrael Redskin permettetemi di parlare, l’uomo che volle, nella sua tana, l’Ahriman stanare.
Vi scrivo di Maegon ed eroi, di draghi e demoni, di speranza e disperazione, di cambiamento e paura. Di segreti nascosti e svelati, di potenti allucinazioni, del viaggio nel Baathos e della sua congiura. Nel ricordo della madre giacciono le allusioni, d’una verità che spaventa, cruda e dura. Io, che d’un pover uomo narro le suicida gesta, ahimé, ne compiango, l’ira funesta.
Cronache dell'Abisso «E di come l'uomo sfidò il Fato. »
Successivamente alle vicissitudini di ʤɛna Lamrael Redskin, guerriero che aveva preso parte alla spedizione di Mehmet, intuisce che la corruzione si è radicata troppo in profondità nel suo animo e che la fine della sua umanità è ormai vicina. In un disperato tentativo di vendetta, prima di cadere soggiogato dal seme della corruzione, il guerriero organizza una spedizione suicida nel cuore stesso dell’Abisso, con l’intento di trascinare con sé quanti più caduti possibile. La compagine si ritrova a fronteggiare le malie e le illusioni dell’Ahriman; lo stesso Lamrael cade vittima del Signore dei Demoni, ivi scoprendo che sua madre, seppur divenuta un caduto, è ancora viva in qualche luogo del Bekâr-şehir. L’umano, pervaso dal desiderio di ricongiungersi alla propria madre, riaccende la fiamma d’umanità insita nel suo cuore; così, con ultimo disperato attacco, riesce a respingere temporaneamente l’Ahriman nei meandri più reconditi dell’Abisso e a trarre in salvo i suoi compagni. Lamrae si lascia alle spalle l'Abisso e il deserto, per far ritorno finalmente ad Arcae, città natale del guerriero, per radunare uomini con l'intento di trovare la propria madre perduta e magari salvarla dalla corruzione.
Lamrael parte alla volta di Dumašq nel tentativo di ricongiungersi con sua madre. La madre con molta probabilità nel post corruzione ha preso le sembianze di Lady Siyah, una dama in nero che terrorizza tutto l'Akeran. Hebiko e il suo compagno si aggiungono alla spedizione per aiutare Lamrael, tuttavia, in una missione speculare, Gunter parte insieme a Odette e Ral per somministrare la cura a Parsa e Tulunai, due nani corrotti che accompagnano sempre la dama. Le due fazioni giungono allo scontro, a sorpresa Hebiko tradisce Lamrael ma viene allontanata da Seagon, Odette infilza Lamrael con una siringa che, tuttavia, fa partire un'esplosione gigantesca che travolge tutti. Ral, infine, riesce a salvare tutti tranne Odette, diventata ormai un caduto rimane alla corte ormai distrutta di Lady Siyah.
Via per Umut Alev- giocata tutelata - duello ufficiale - Lamrael vs Oppa
Le spie di Lamrael, situate a Umut Alev, gli raccontano che una carovana di Shabāha è diretta da Dumašq a Umut Alev per rafforzare l'esercito di Aundara, pronto a sferrare l'attacco finale al Bekâr-şehir con l'intento di conquistarlo tutto. La priorità di Lamrael dunque diventa il demone a cui serba rancore e vendetta e dunque di rallentare e sterminare la carovana. Tuttavia Aundara stesso ha divulgato false informazioni per portare Lamrael allo scontro con Oppa per decimare il suo esercito e minare la fiducia che gli uomini ripongono in lui. In extremis Seagon risveglia Lamrael dalla trance della battaglia il quale, affranto, propone a Oppa di aiutare la carovana a giungere a destinazione e al guerriero di unirsi a lui nella battaglia contro il demone.
« Protagonisti » «E di come il caso cambiò gli uomini. »
Lamrael Redskin- l'uomo del destino
Lamrael Redskin è un guerriero forgiato dalla necessità. Tuttavia, nel suo cuore e fin dalla nascita, si annida il seme della corruzione. Elizabeth, la donna che lo ha dato alla luce, era un'umana che durante la gestazione stava volgendo la sua anima alla corruzione, sedotta dal potere e dalla forza che quel parassita poteva concedere. Lamrael crebbe quindi senza una madre, seguendo il destino contadino di suo padre, fin quando un mostro di nome Aundara non distrusse il suo villaggio e non uccise gran parte dei suoi concittadini, comprese l'amore della sua vita. La vendetta dunque forgiò un guerriero, uno dei combattenti più spietati di tutta Theras. Un umano, molto più che un umano, semplicemente quello.
Seagon Tigersoul- il compagno d'arme
La tigre del meridione era un ex guerriero dell'esercito del Dortan, ritiratosi a vita privata ad Arcae successivamente agli avvenimenti del Crepuscolo, del quale non ha mai voluto far parola. Tirata su famiglia, come Lamrael ha perso tutto durante l'attacco di Aundara al villaggio, giurata vendetta, accompagna Lamrael nella sua guerra perenne contro i caduti. Seagon Tigersoul è un ottimo comandante e stratega di guerra.
Günter Turgay- lo scienziato pazzo
Nano geniale e folle, scienziato e alchimista, Günter è uno dei pochi essere viventi ad aver trattato la corruzione come se fosse una malattia da debellare e non uno status fisico irreversibile. L'intento di Turgay è quello di cercare una possibile cura per salvare Theras dalla corruzione e debellarla definitivamente. Il Sultanato, in segreto, appoggia le sue ricerche.
Aundara- il demone da uccidere
Lord della città di Umut Alev è stato sedotto dalla corruzione ed è diventato un mostro assetato di sangue. Ha distrutto numerosi villaggi per rinforzare il proprio esercito di caduti per conquistare l'Akeran. Sembra avere un collegamento particolare con Elizabeth e Lamrael, tant'è che secondo Aundara, Lamrael sarà destinato prima o poi a diventare uno dei più forti corrotti che Theras abbia mai visto. Il suo nome da umano è sconosciuto, bandito a Umut Alev.
Lady Siyah- la Dama Nera
La Dama Nera è una donna avvenente e procace, che nasconde le sue curve sotto vesti nere e lunghe. Ha capelli corvino lunghi e una pelle candida ed eterea, grosse labbra carnose e rosse e mani lunghe e affusolate. Nessuno pare sapere altro su di lei, è un fantasma che guida un esercito di mostri con l'intento di conquistare tutto il Bekâr-şehir. Ha contatti con Aundara e Umut Alev, inoltre è spinta da un forte desiderio di potere.
Ok. Il caduto che colpisci alla gola muore. I prigionieri, vestiti di stracci logori ma in ottima salute, non tutti si lanciano addosso, alcuni sono ancora spaventati, altri sorpresi e non capiscono come di fatto la guardia sia morta. Tre di loro, tuttavia, si gettano sulla guardia più vicina e la uccidono solo che, la guardia rimanente, uccide uno di essi infilzandolo con i suoi artigli dalla schiena.
I due si ritirano spaventati e un po' scossi, un loro compagno è morto, mentre la guardia si gira verso di te, come se ti vedesse.