PRIMO COMBATTIMENTO: MAI PASSEGGIARE DI NOTTE IN UN BOSCO
Majo VS WorgEra riuscita ad entrare nel clan Toryu. Aveva passato la prova contro quella pazza scatenata. Aveva passeggiato per la città durante il pomeriggio e infine si era concessa un sonno ristoratore. Era certa che si sarebbe addormentata immediatamente, lasciandosi alle spalle il tempo trascorso nel deserto. Si sbagliava.
Cominciò subito a sognare, era un incubo. Nel suo sogno ritornava lui
bastardoche le rideva in faccia, con quei bellissimi occhi, con quelle labbra beffarde. Teneva tra le mani il coltello
il mio coltellocon il quale lei lo aveva ucciso. Ma non sembrava morto. Anzi camminava verso di lei, puntandole contro l'arma. Era come se giocassero a nascondino. Lei era accoccolata da qualche parte, aveva paura, e lui la stava cercando. Chissà come sapeva di essersi nascosta male, che da un momento all'altro lui l'avrebbe vista. Succedeva sempre così: era il loro gioco preferito.
Guardò verso di lei, riconobbe il brillio nei suoi occhi. Sei mia, dicevano, adesso non mi scappi. Aveva cominciato a correre. Lei avrebbe voluto scappare, ma non poteva, qualcosa la bloccava. Era la sabbia, sabbia bollente del deserto.
Si mise a sedere, completamente sudata, emettendo un debole grido. I suoi occhi, dilatati dalla paura, si guardarono intorno. Era nella sua stanza, nel buio accogliente della notte. Si accarezzò il viso umido. Le lacrime le scorrevano lungo le guance. Le faceva male il petto all'altezza dello stomaco, una fitta di paura e senso di colpa.
Decise che non si sarebbe riaddormentata. Guardò il suo ermellino accoccolato ai piedi del letto. Un sorriso amorevole le distese le labbra. Non l'avrebbe disturbato. Silenziosamente, senza che lui la sentisse, uscì dalla stanza indossando i propri vestiti. Aveva visto un bosco proprio fuori dalla città. Sperava che una bella passeggiata l'avrebbe calmata.
Si lasciò inghiottire dagli alti alberi della foresta, con i loro fusti severi e le loro chiome svettanti. Sembravano quasi le colonne di qualche segreto santuario. C'era pace in quella natura incontaminata, la nebbia la avvolgeva come una coperta, mille mani silenziose le davano conforto. Inspirò profondamente l'aria satura di umidità. La frescura stava asciugando dolcemente il suo sudore.
Le parve che qualcosa frusciasse alle sue spalle
nemicie si girò di scatto. Le rispose solo il silenzio impenetrabile. Cominciò a sentirsi inquieta. Quel luogo era l'ideale per un'imboscata e lei non era nelle condizioni adatte per scherzare. Strinse le labbra e tese le orecchie. Si concentrò, ma non sentì niente.
Fece qualche passo e di nuovo le sembrò che la seguissero. Erano rumori soffocati, quasi attutiti, eppure non erano normali. Si guardò ancora attorno, cercando di vedere oltre la parete di nebbia e oscurità
dove sei maledetto?Compì un giro su se stessa, tenendo il bastone fra le mani. Le nocche le divennero bianche per la tensione. I suoi occhi lampeggiavano nel silenzio. Poi due punti gialli si accesero davanti a lei. Sussultò e, prima che potesse rendersene conto, qualcosa di pesante e caldo le era atterrato sul petto.
Barcollò e cadde indietro, sentì l'erba bagnata contro la schiena. Un brivido la percorse. A pochi centimetri dal suo naso due fauci spalancate le mostravano il terribile panorama di una gola scura e profonda. Provò l'impulso di gridare
gridare fortema non avrebbe fatto altro che aizzare quella....quella cosa, di qualunque creatura si trattasse. Gli artigli le avevano graffiato le spalle, e il suo fiato le entrava nel naso. Sapeva di selvatico, di sangue
di morte.Ora cercava di azzannarle il collo. Non le sarebbe bastato continuare a spostarsi a destra e a sinistra. Era pesante, la teneva inchiodata. Dentro di lei montò il panico. Era veloce, scaltro, puzzava, era un animale. Doveva fare qualcosa per liberarsi. Poi avrebbe potuto attaccare.
Un'idea le crebbe pian piano nella mente. Per uscire da quell'incubo. Doveva tentare, prima che quelle gocce di saliva che le schizzavano sul viso si trasformassero in gocce di sangue
adesso, adesso oppure mi ammazza.Usò il potere dell'illusionista, trasformandosi agli occhi del nemico in un enorme orso, con i peli lucidi e gli occhi iniettati di sangue. Spalancò la bocca, che l'altro vide come una cavità irta di zanne umide. Vide i malvagi occhi gialli che si ingrandivano, quasi volessero uscire dalle orbite. Il lupo saltò indietro, dandole il tempo di rialzarsi.
Mi hai mollato, maledetto.Ma non aveva molto tempo. Si sentiva abbastanza bene. Qualche taglio, un vago dolore al polso dove le zampe l'avevano colpito. Il nemico la vedeva ancora come un orso, ma non credeva sarebbe durato. Non appena il vento gli avesse portato alle narici il suo odore si sarebbe accorto dell'inganno. Per ora saltava convulsamente da una parte all'altra, troppo veloce perchè potesse avere la certezza di colpirlo. Doveva usare di nuovo il potere, rimettere le cose alla pari.
Scoprì i denti, in un sorriso per nulla rassicurante, e cominciò la sua danza. Lui non si avvicinava, la lasciava fare. L'istinto lo teneva ancora
per pocolontano. Sentì la velocità che entrava in lei, il suo corpo che seguiva sciolto i movimenti. Prima le gambe, poi le braccia e le mani. Tutto le vorticava attorno, incredibilmente lento rispetto ai suoi movimenti. Pareva che il tempo fosse diventata melassa, in cui lei vorticava senza potersi fermare. Eccolo, il suo avversario, che saltava qua e là evitando perfino di guardarla. Ora erano ugualmente veloci, anzi le sembrava perfino piuttosto
lento...si portò davanti a lui, atterrando in ginocchio con una veloce capriola. Le sue mani corsero agli spilloni che le reggevano i capelli. Quando si fermò aveva acquistato la velocità necessaria. Lasciò cadere l'illusione, ma l'altro non fece in tempo a rendersene conto. Le sue mani erano già fulmineamente scattate, conficcando negli occhi dell'animale i due spilloni.
Crepa, maledetto figlio di una cagna rognosa.Sentì la pelle che cedeva sotto le punte affilate. Spinse, finchè non fu certa che fossero penetrati fino al cervello. Il sangue le schizzava fino agli avambracci, ma non se ne curava. Provava una specie di gioia selvaggia che era difficile domare. Emise un grido soffocato, quando ogni resistenza del cranio cedette e il corpo muscoloso si afflosciò sulle sue ginocchia.
Una scossa, un rantolo. Le fauci schioccarono un'ultima volta, prima che la vita abbandonasse del tutto la bestia. Quel
maledettissimo animalefece in tempo a morderle una caviglia. Gridò di dolore, di rabbia di frustrazione, mentre estraeva con veemenza le armi. Si sbilanciò e ricadde all'indietro. Ormai nessun tono muscolare tratteneva le mascelle in posizione. Cedettero sotto il suo slancio, poco prima che subentrasse il rigor mortis.
Aveva il respiro affannoso, sentiva la caviglia pulsare come se fosse stata chiusa in una tagliola. Il cuore batteva a mille rimbombandole nelle orecchie, cercando di fuggire dal petto. Si guardò le braccia, sporche, le mani, le gambe graffiate.
Si sentì
immondapiena di quel sangue malefico. Si sentì un'assassina per essersi esaltata nell'uccidere
come quella volta.Cosa le era venuto in mente di andare nella foresta di notte. Le lacrime ricominciarono a caderle lungo il viso. Allungò una mano verso quell'animale morto, facendola scorrere sul suo pelo lucido, dalla coda fino al muso orrendamente mutilato
da me, da un mostro.Voleva essere una guerriera? Ebbene, da quella notte lo sarebbe stata. Ma non le sarebbe piaciuto, sospettò. Già le mani correvano a ripuntare i capelli, il suo cervello cercava di estraniarsi da quella situazione. Sentì ululati lontani. Qualcuno cercava quel lupo, che probabilmente aveva una compagna, dei cuccioli, delle speranze. Un po' come lei.
Il più forte sopravvivepensò corrugando la fronte. A volte è solo questione di fortuna. Altre è la volontà ad avere la meglio
ma è sempre uno schifo.Si alzò e si avviò verso la fortezza Toryu. Dietro di lei il branco dei Worg stava intonando un canto funebre per il loro compagno morto.
CITAZIONE
x Statistiche: [ReC: 250] [AeV: 150] [PeRf: 200] [PeRm: 225] [CaeM: 200]
x Energia: 70%
x Condizione Fisica: Ferita e morsa alla caviglia
x Condizione Psicologica: All'inizio esaltata, poi abbattuta
x Consumi: 65%
x Abilità Utilizzate: Salomè's Dance
Essendo un'umana, la velocità di Dalys non è normalmente molto elevata. Questa abilità le consente di aumentarla per breve tempo. Iniziando una sinuosa danza orientale, i suoi piedi si muovono sempre più velocemente. Rispettando i passi rituali la ragazza può aumentare a dismisura la propria velocità per ingannare il nemico.
Durante questo processo la ragazza non può compiere nessun'altra azione e non può attaccare. Può quindi sfruttare questa abilità soltanto per spostarsi da una parte all'altra del campo di battaglia per preparare l'attacco e solo una volta ogni combattimento.
Se qualcosa la distrae o la interrompe, impedendole di portare a termine i passi rituali, la sua velocità diminuisce del doppio di quella che aveva fino a quel momento guadagnato, con la possibilità di raggiungere uno stato di paralisi.
Dalys ha appreso questa arte durante la fanciullezza. Essendo una nobile era stata educata all'arte della danza dalla sua maestra, un'elfa di grande esperienza. La giovane avrebbe dovuto usare questa abilità per sedurre il suo futuro promesso sposo e perdere per sempre la capacità. Come la sua storia dimostra non avrà la possibilità di compiere questo sacro rito e non perderà mai l'abilità che aveva acquisito.
Costo: medio
x Dominio Utilizzato: Illusionista liv.1
x Pergamene Utilizzate: //
x Armi Utilizzate: Shaimal-Norhas