Gli uomini e le donne sulla piazza discutevano del futuro di quel regno. Di pugnali alzati e forconi nella luce ondulata delle torce, di fedeltà e ribellione. Di giustizia.
Ma a lei non importava.
Perché sapeva come sarebbe andata: uomini come un’onda si infrangono continuamente contro i dogmi della storia, contro le differenze che li dividono, si arrampicano gli uni sugli altri per salire sulla vetta. Eppure il primo che vi mette piede è sempre pronto a spingere gli altri nel baratro, a spalancare la bocca e inspirare quell’aria pulita, quei pochi secondi di potere prima di essere nuovamente trucidato.
I buoni non potevano che soccombere, mentre i malvagi erano sempre i primi a farsi strada.
No.
Non era di quel popolo che si interessava, di quella massa dove ingenui e ignoranti si mescolavano e pochi millantatori avevano la meglio. A lei importava il sapore
Acre
Di quella piccola morte. L’aveva sollevata tra le braccia, leggera come una piuma. Aveva inspirato il fiato che avrebbe dovuto essere suo, aveva sentito i suoi capelli sul petto
Sterile,
che mai avrebbe osato generare una creatura in quel mondo distrutto. Aveva percorso i campi sfiniti, piegati sotto la zappa di lavoratori che non potevano fermarsi. Aveva percorso le strade quasi deserte e letto il dolore e la rabbia negli occhi. E poi aveva guardato verso il palazzo, inspirato l’odore nobile dei profumi e delle sete. Sentito quasi premerle addosso il sudore dell’eccessiva sazietà, il fumo croccante di un arrosto.
E aveva deciso di fare quello che doveva.
Che peccato mh ~
Si era allontanata senza nemmeno starli a sentire, a passo sempre più accelerato. Il suo cuore era un maglio mosso da un fiume impetuoso, dita veloci sui tasti di un pianoforte, gli ingranaggi ticchettanti di un pendolo. Ogni scatto era nuova adrenalina, che acutizzava tutti i suoi sensi. Sgattaiolava con la schiena piegata.
E vedeva i primi soldati, davanti alla porta, e una dama imbellettata a una finestra, che si faceva aria con un ventaglio. E un uomo alle sue spalle, che le avvolgeva i seni con le mani. Provava un certo
Piacere
Nell’immaginare che faccia avrebbe fatto.
Poco prima di tirare il proprio pugnale verso di loro, inchiodandoli uno contro l’altro. La donna moriva sul colpo, cadendo verso il basso come un fiore dal ramo, le gonne gonfie che le coprivano la faccia quando si schiantava a terra. Non portava le mutande
Che buffo.
Quei dettagli per cui non valeva affatto la pena di soffermarsi a provare disprezzo. Sospirò, mentre l’uomo chiamava aiuto, forse credendo di fermarla e invece facendole un favore. Poggiò la mano contro la parete di grosse pietre squadrate e, mentre le guardie si precipitavano dentro, spogliò il mantello.
Lei le aveva le mutande
Brutta sgualdrina
E aveva anche guanti a coprirle le mani. E un corpo agile. Per questo sarebbe arrivata in cima prima che loro uscissero a cercarla. Ora sì che era il momento di soffermarsi.
Osanna, Osanna for the tormented.
Sputò con rabbia.
~
La folla, incerta, guardava i protagonisti di quel dialogo. La ragazzina che si era offerta come regina e il giovane che aveva proposto loro di farla finita. L’uomo con la barba, in silenzio, che ancora non aveva parlato e la loro guaritrice, i capelli scarmigliati e la voce rotta, mentre cercava di evitare la catastrofe. E ancora quegli stranieri, che si erano intromessi senza motivo.
Ragioni e torti scivolavano attorno a quella folla sempre più nutrita come serpenti affamati, ghermendoli per le caviglie e risalendo dentro le narici, fino alle menti. Alcuni stringevano le mani attorno ai loro rudimentali strumenti, altri sentivano il grido della vendetta raggrumarsi dietro le labbra, aspettando solo qualcuno desse il via alle danze.
Il giovane rimuginava, dietro il sorriso sarcastico, quale fosse la mossa migliore. La guaritrice aveva ancora presa, ma quella nuova arrivata, capace di scuotere i cuori con solo qualche frase, poteva essere una risorsa per Loro.
Il suo compagno, gli occhi socchiusi, pareva pensarla uguale. Dopo tutto, per quanto fosse il giovane il più forte, quello che un giorno avrebbe comandato, quello ambizioso, senza l’altro uomo sarebbe stato difficile prendere decisioni. E lui sapeva come interpretarne il silenzio. Erano una bella squadra loro due.
La rossa stava per parlare, stupida bisbetica, ma lui allargò le braccia, guadagnando di nuovo l’attenzione.
“Molto bene”.
La sua voce era tesa, ma cercò di non tradirsi. Aveva il respiro accelerato.
“Molto bene, amici miei. Abbiamo una fanciulla che si propone di guidarci, addirittura di combattere la nostra battaglia”.
Tch.
“Ma ha ragione: nessuno può apprezzare una libertà che non si è conquistato. Per questo io dico: trasciniamo questo porco ai piedi del suo trono, e poi decideremo chi mettere al suo posto”.
L’uomo, finalmente, annuì lentamente. La folla si strinse attorno a loro, i volti scuri per l’ira. E l’uomo, che fino ad allora non aveva detto nulla, silenziosa ombra degli eventi, prese la parola. Aveva una voce grave, saggia, da nonno.
“Questo sovrano, al potere per un vincolo di sangue che si è slavato nel tempo, ci ha oppresso fino allo stremo. Ha lasciato morire i nostri figli e inaridito i nostri campi. Non ci sono più eroi, a questo mondo, ma di certo ci devono essere uomini liberi”.
Si passò una mano nella barba folta.
“Da oggi non saremo più schiavi di nessuno. E se vorremo una regina, allora sarà quella da noi scelta”.
Rivolse una lunga occhiata alla nuova arrivata, senza tradire alcuna emozione. Un grido corale si levò dalla folla. La guaritrice taceva, le mani sulle guance e il colorito pallido, ma ben presto, mentre tutti si avviavano verso il palazzo a passo sostenuto, rimase in disparte.
C’era chi correva a casa a procurarsi un’arma e chi invece aveva già qualcosa in mano. C’era chi esortava gli altri. Mescolato tra tutti, ma con un lungo coltello già impugnato, il giovane sobillava la folla. Era forte, e di certo si sarebbe battuto, per questo gli si facevano vicini.
La madre, con la sua bambina, rimase a guardarli con un misto di terrore e rabbia nello sguardo. Erano loro tre, tre femmine, le ultime rimaste dopo che la carica era iniziata.
Loro e l’uomo, con le braccia conserte e un sorriso soddisfatto sul volto.
Quel giorno il popolo si sarebbe guadagnato la sua libertà, e un giovane rivoltoso per ora ignoto li avrebbe guidati. Forse perendo nell’impresa, forse scampando. Con una sola certezza: a lui non interessava affatto.
CITAZIONE
Qm Point
Avete un'ultima occasione per cercare di influenzare o organizzare la folla prima che si lanci in marcia verso il castello del signorotto. Ovviamente la parte in confronto non si fermerà a questo, ma consideratelo il punto di inizio del turno.
Il pg di Lucius è stato invitato ad unirsi alla gente, i vostri sono liberi di scegliere cosa fare. A voi la penna in totale libertà.
Mi scuso per il ritardo, ma la mia vita da pendolare con affitto scaduto mi rallenta più di quanto pensassi ç_ç
Per il post (eventuale fase di confronto compresa) avete tempo fino al 17 luglio.