Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La mano di Vega, Atto III: Stormbringer شنت تقتحم

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Christine Chad
view post Posted on 14/1/2012, 23:56




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« FUOCO! »

Che caldo.
Si, un’afa atroce, niente di peggio che combattere una guerra con il sole che rode le spalle. Stava per cominciare dopotutto, niente più ripensamenti. Anche se…

Puoi chiedere ad Ahinoe di appartarsi, infiltrarsi, gestire vari tipi di traffici e governare al meglio una nave con un pugno di uomini. Gestire un reparto da guerra era una cosa che non sapeva fare né poteva riuscire a gestire. Non che non avesse mai sentito di strategie o di guerra, ma era comunque un’ambiente nuovo –e sottolineiamo dannoso per la pelle- e le sue macchina da guerra i suoi uomini quasi un giocattolo.
Sempre meglio che combattere in prima linea.

A momenti sarebbe cominciata, gli ultimi istanti in cui si sarebbe potuto ammirare le formazioni dell’esercito pensate come su una carta strategica, prima che queste comincino a fondersi in un mare di polvere. Ahinoe si avvicinò ad uno dei suoi uomini. Mise la sua mano sulla sua spalla.

« Come va soldato? »
Un giovane uomo, probabilmente non superava la trentina. Era l’unico fra tutti che fissava il cielo, invece di sgranare gli occhi di fronte all’evidente inferiorità del nostro esercito.

« Combatto per qualcuno, capitana. Se morirò oggi l’avrò fatto per lei. »

Ingenuo. Le battaglie sono pensate a tavolino, assecondando i desideri dei suoi generali. Una guerra per i soldati non è qualcosa da combattere per ricordare, ma solo sopravvivere. Ognuno di loro sfidava la sorte per tornare a casa dalla propria famiglia, potrebbero aver pensato all’utilità di questa solo prima di rendersi conto che in qualsiasi momento una freccia può sottrarti dal campo. E, ovviamente, dopo una vittoria, passando per eroi.

« Fai bene. Che ne dici di portarmi qualcosa da bere? Non è compito di un soldato, lo so, ma penso che di te avrò bisogno in questa guerra. Vediamo di vincerla. »
Gli sorrise stringendo davanti a lui la mano destra a pugno. In ogni caso, lo avrebbe ricordato.
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CARICATE LE ARMI E TENETE PRONTE LE MUNIZIONI!
Alzò il braccio destro impugnante sangre, rivolgendosi ai suoi uomini.

E comincia la guerra. Se Ahinoe non è capace di creare grandi strategie, può comunque suggerire cose ovvie da fare. Ordinare le riesce, e pure bene.

Frecce. Una freccia, per la precisione, aveva appena colpito il suolo vicino ad Ahinoe; una pioggia di frecce infuocate aveva dato inizio alla guerra mettendo a rischio fin dall’inizio i reparti di Ahinoe e Jevanni.

Fortunatamente, al contrario degli uomini sul campo, è sostanzialmente più facile ripararsi fra le macchine. La freccia che attentava a colpire Ahinoe, piuttosto che continuare sulla sua rotta preferì di gran lunga venir colpita da sangre per andare a far compagnia all’incredibile quantità di colpi a vuoto. Da sola non poteva aiutare certo tutto il reparto, così attese di essere al sicuro dietro ad una torre per dare nuovi ordini.

COPRITEVI LE SPALLE!
EVITATE LE FRECCE METTENDOVI DIETRO LE MACCHINE!



Ahinoe fece avvicinare l’uomo di prima, per dargli le ultime indicazioni. L’unico modo per dare man forte era colpire le mura e far fuori i vari arcieri che continuavano a tempestare di frecce. Per farlo era opportuno non rimanere senza munizioni viste già le poche di cui disponevano. Una cosa che stare in mare le aveva insegnato è che dentro un cannone ci può andare di tutto, e per catapulte e simili non era differente.
« Soldato, fai quello che ti dico e NON esitare! Continuerò a manovrare il fuoco, tu occupati di gestire alcuni uomini per il rifornimento. Qualsiasi cosa, non farti problemi ad usare ad usare anche i cadaveri. »

COPRITE LA PRIMA LINEA, FATE FUOCO SUGLI ARCIERI NEMICI SULLE MURA!

Ordinò, per cominciare a dare il suo contributo in questa guerra.

POSIZIONATE CANNONI ED ARIETI
PERCHE’ POSSANO SFONDARE LE MURA APPENA APERTO UN VARCO!


Vale almeno la pena di vincerla?


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ReC 200 ~ AeV 200 ~ PeRf 225 ~ PeRm 200 ~ CaeM 375
Immenso 40% ~ Alto 20% ~ Medio 10% ~ Basso 5%

Info Generali
Energia 95% (-5%)
Stato Fisico: In gran forma.
Stato psicologico: Cerca di controlarsi.
[Malus Manuka]: Danni ricevuti [Nullo - Malus Inattivo] - Uso [Nullo - Malus Inattivo]
Equipaggiamento: Sangre Inflamados [Katana - Sfoderata] - Manuka [Katana - Rinfoderata] - Breathings [Archibugi - Occultate - 5/5 - 15/15] - Cien Almas Abyss [Armatura - Equipaggiata] - Senza-Nome [Spada Bastarda - Rinfoderata]
Abilità Passive
In the cicada's cry - Manuka è indistruttibile.
In the cicada's cry - Manuka non può essere sottratta ad Ahinoe, questa tornerà sempre da lei.
Caricia - Ahinoe è immune alle influenze psicologiche passive.
Seguridad - Ahinoe non si lascerà influenzare dagli svantaggi in combattimento.
Eficacia - È possibile scorgere il punto debole di ogni oggetto (Tagliare oggetti/ disarmare con facilità)
Esgrima - Ahinoe noterà sempre i punti deboli dell'avversario e i suoi attacchi risulteranno più efficaci.
Abilità Attive
Seguridad Ogni arma ha un proprio flusso; un'armonia che, quando entra in risonanza con colui che la impugna, lo rende in grado di compiere imprese incredibili - mosse che tutti gli altri guerrieri non possono che ammirare, restando attoniti. Spendendo un consumo Basso, ad esempio, il possessore del dominio è in grado di cogliere - istintivamente o meno - lo scorrere della battaglia, e di immergersi in esso; così, egli potrà semplicemente deviare il proprio attacco rivolto alla sua persona, semplicemente lasciandolo scivolare contro la propria arma, deviandone la traiettoria. La particolarità di questa difesa di potenza bassa è indubbiamente quella di poter agire anche contro tecniche magiche scagliate dall'avversario, non solamente fisiche: eventualmente, il guerriero potrà decidere di deviare il corso di una scarica elettrica, o anche di una palla di fuoco. Essendo una tecnica che richiede principalmente addestramento e maestria, fonda la propria efficacia sulla CaeM dell'utilizzatore, e non sulla PeRm.
[Slot 2 - Libero]
Info Generali
Riassunto: Paro una freccia intercettandola con la bassa del WS, quindi poi ordino di attaccare le mura e di cominciare a muovere gli arieti. Stop.
Note: Niente da dire, linearissimo.


 
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Stray
view post Posted on 15/1/2012, 15:40




LA MANO DI VEGA
s t o r m {03} b r i n g e r

«EARTHBREAKER the HEARTBREAKER»


Dopo il primo passo, già Rohan non c’è più.
Continua a correre, continua a tenere alzate le proprie armi, ma la sua mente è altrove. A pochi metri da lui, il plotone nemico ha serrato i ranghi d’acciaio, ha puntato le lunghe aste di frassino contro la masnada inferocita, trema nelle armature sperando di resistere al primo assalto. Contano alla rovescia e stringono i denti. Meno tre. Arrivi a un punto in cui fai una cosa pensando ad altro, e non ti accorgi di nulla. Rohan volta la testa, come attratto da un richiamo, l’occhio cattura gli ultimi brandelli di stendardo che si sciolgono come carta bruciata nell’azzurro brillante del cielo. Vede tutto così al rallentatore che potrebbe contare le piume di un colibrì in volo. Meno due. La pupilla è pervasa da una strana luce, non sorride. Arrivi a un punto in cui leggi ad alta voce cinque righe senza capirci nulla, e continui ad andare avanti mentre la tua mente è altrove. Rohan guarda più indietro, senza smettere di correre, vede i brandelli cremisi del mantello che ondeggiano dietro di lui, i suoi capelli scuri infuocati dal sole nascente, le facce spiritate di cento uomini. Meno uno. Il tempo non esiste più, tutto si muove come immerso nell’acqua, i rumori arrivano ovattati. Una punta metallica gli sfiora lo zigomo, la morte gli passa accanto, ma Rohan ormai è diventato spirito, c’è e allo stesso tempo non c’è più, pensa ad altro ma continua a muoversi. Meno zero. E dopo, faccia a faccia con il primo fante nemico, il naso a pochi attimi dal suo elmo, occhi contro occhi, scompare.

Visto dall’alto, l’esercito è un mare di elmi e picche splendenti, sempre meno compatto allontanandosi dalla distanza zero, il primo scontro dell’onda di fanti sull’armata dei difensori. Rohan galleggia nell’aria, il corpo piegato come una parentesi, guarda le prime frecce tingere il cielo, eppure tutto succede così velocemente, è solo l’illusione di un movimento quasi immobile: non passa un’istante che già il salto culmina la sua parabola e inizia a scendere, terminando la rotazione. Sente il vento, sente gli schiocchi del mantello come piccoli baci, il rumore della mischia che lo risucchia sempre di più, e sussurra ad occhio socchiusi « Allora è questo che sentivi, Dormiente. ». Poi cade, nelle file nemiche, ed è terremoto.

Il terreno si schianta, tutto attorno a lui, crepato da improvvise fenditure che rovesciano il campo di battaglia. A denti stretti e sguardo perso nel vuoto, puntato sulle mura che vomitano frecce, i ciuffi affilati che tornano appena a posarsi sulla fronte e sugli occhi, reggendosi all’asta con una mancina e il ginocchio destro puntato al suolo, circondato dal plotone nemico riverso a terra, last man standing, Rohan comanda all’esercito.

« SPALANCATE LE ALI, SOLDATI! »

A ruggito risponde ruggito, urla di gioia, rumore di carne trafitta. La fanteria avanza, calpestando il terreno coperto di corpi che a malapena fanno in tempo a rialzarsi. Il gruppo di mercenari in corsa sorpassa Rohan, divora il vuoto che l’Eroe ha creato per schiantarsi sulle file nemiche trovatesi sguarnite, appena oltre il terremoto, penetra in esse come frecce sulla sabbia. Il clangore delle lame e le urla dei guerrieri ormai sono una cacofonia assordante. Il Generale si erge in piedi, mentre tutto attorno a lui l’esercito è un branco veloce e affamato ansioso di gettarsi nella mischia, sempre più a fondo, sempre più feroce. Lo schema nemico è spezzato, diviso in due gruppi attaccati non più solo frontalmente, corroso dalla fanteria di Crystal. Adesso, a malapena, Rohan comincia a sentirlo: il coro di angeli e demoni, la sinfonia del maelstrom, cielo e inferno che suonano per lui, artista del caos. Immobile in mezzo alla mandria che corre e combatte, nel trambusto polveroso, vestiti agitati dal vento e sguardo al cielo, l’Armigero sorride. Il suono della battaglia presto coprirà ogni cosa.

Poi, fulmine fra le nubi di polvere e frastuono, un grido. Schiva con mezzo passo un fendente incrociato, trafigge alle costole il soldato nemico con un affondo e ritrae la lama, roteandola per separare con un taglio netto il secondo incursore. Rohan, dice la voce. Poco lontano, un cavallo bianco scalpita, chiuso in mischie a corto raggio. Sopra il destriero, la ragazza samurai, circondata, stende i nemici senza infliggere ferite mortali. L’Armigero sospira, divertito dalla cortesia, ed è già lì.

« Hey, occhi a mandorla! »

Un picchiere viene scagliato via con un colpo di martello, al momento dell’impatto il corpo suona come una nacchera. Altri due si voltano, notando il sorriso affabile stampato sul volto del Generale. Dovrebbe essere rassicurante, ma forse vale solo per gli alleati. Il rumore dell’acciaio separato da un calcio, lancia e corazza compresa, è quasi impercettibile: un soldato cade in ginocchio, sbatte la faccia a terra mentre una pozza di liquido scuro sgorga dall’armatura. L’ultimo, in carica disperata, viene trafitto alla schiena e rovescia gli occhi al cielo, superato in un battito dal suo bersaglio. Rohan non smette di sorridere, estrae lo Stendardo dall’ultimo corpo e torna a guardare Motoko.

« Che ne dici di iniziare a combattere davvero,
prima che qualcuno ti uccida?
»


Dovrebbe essere un invito.
Rassicurante.




«« ReC: 225 AeV: 225 PeRf: 350 PeRm: 225 Caem: 250 »»
Basso: 02% Medio 06% Alto: 15% Immenso 33%

Stato Fisico » Illeso. {0/16}
Status Anormali » //
Stato Psicologico » Eccitato, concentrato. {0/16}
Energia » 100% -06%-02%= 92%
Equipaggiamento »
«Right Arm of th'demon» Innestata.
«Lascito dell'Alba» Dissolto.
«Stendardo di Gruumsh» Mancina – mezz’asta.
«Kharon» Dritta – tradizionale.
«SfregiaDiavoli» Equipaggiate a entrambe le gambe.


Abilità Passive & Derivate da Artefatti •
«Appetize for Opposition / Havoc Hormones» Difesa psionica passiva. / Possibilità di impugnare armi enormi con facilità, forza fisica eccezionale. «Overwhelming Will» Immunità al dolore.
«Oko Boga nie zna barier» Auspex passivo, visione delle auree. {Stendardo di Gruumsh}
«Era il loro campione e giusto il suo discernimento / La sua spada parrà incontrastabile, splendente e soverchiante.» Qualunque azione verrà commessa, gli altri la considereranno sempre giusta e necessaria. / Paura e timore di morire per chi fronteggia i colpi della spada. {Lascito dell'Alba}
«Fremito» Impossibile percepire la direzione del colpo, l’arma appare incredibilmente sfocata. {Kharon}
«Percuoticieli / Frangianimi » Creazione istantanea di appoggi immateriali orizzontali o in pendenza. / Ogni colpo o tecnica inferto da Rohan infligge il doppio delle sofferenze che potrebbe sortire, pur rimanendo invariato il danno in sé. / Rohan avverte dolore equivalente al danno inferto per mezzo degli schinieri. {SfregiaDiavoli}


Riassunto Azioni •
Rohan guida l’esercito con una formazione a cuneo, che apre le sue ali verso l’esterno dopo l’utilizzo della tecnica squarciaterra, avendo creato una scossa tellurica in grado di destabilizzare un’area consistente dello schieramento nemico, dopo essere piombato dentro questo per via della sua passiva che gli permette praticamente di camminare nel vuoto. In tal modo, approfittando di ciò, la fanteria e i mercenari, rimasti a distanza, spingono sui lati (fate un triangolo facendo combaciare polpastrelli di pollici e indici, e allargate verso l’esterno questi ultimi, in modo da creare un quadrato privo del lato superiore) per affrontare lo schieramento nemico lateralmente oltre che frontalmente, e chiuderne una parte fra l’attacco della cavalleria di Motoko.

Ah, sì, poi passa a salutarla, visto che, dai, è un eroe, e una donzella in difficoltà è una donzella in difficoltà.


Abilità Utilizzate •
CITAZIONE
Di ogni grande guerra, quel che è memorabile, è la prima folle carica. Il cheto silenzio infranto dall’impeto dei primi, che come un morbo appesta la titubanza delle linee poco dietro, per poi scatenare l’indicibile in ogni dove, fra le retrovie e nel fronte più vivo. Ogni lama possiede in sé il potere di tranciare una vita o di preservarla, ogni passo può rappresentare l’ultimo gesto compiuto, ogni mugugno sospinto dalla fatica l’ultima eco della propria voce; ma la guerra del Crepuscolo fu questo ed altro. Essa fu statuari colossi d’ombra, stridenti fenici di fiamme, miasmi d’ombre a caccia di un partito per cui lottare, sferzanti piogge oscure e profonde voragini. La normalità - o quel che di più prossimo vi potesse essere - fu perduta nello stesso istante in cui il conflitto si accese. E quella fiammella fu presto un rogo, e nonostante i plotoni contassero numeri incredibili, ogni guerriero fu solo nel gelido abbraccio della morte, e più che mai: chi fu solo fin dall’inizio.
Spendendo un quantitativo d’energie pari a Medio, Rohan sarà in grado di compiere movimenti sorprendenti, estremamente agili e quasi innaturali. Tale potenziamento delle facoltà fisiche perdurerà per quattro turni complessivi compreso quello di attivazione, risultando di grande utilità per evitare i semplici attacchi fisici o per portare a termine acrobazie da circense, senza il rischio di fallirvi o di farsi del male. In guerra, in fin dei conti, la forza bruta non è tutto. [TorciCorpo: Tecnica di potenza Media]

CITAZIONE
Una pioggia oscura si abbatté quel giorno, sferzate d’ombra tanto livide quanto reali. La battaglia si acquietò in quei frangenti, la ritirata presso le parche difese a disposizione fu frenetica e disordinata, al che parevano manipoli di ratti in fuga piuttosto che guerrieri, pavide fiammelle nella più impetuosa delle tempeste. In tanti perirono sotto i pesanti rintocchi del sole nero alto nel cielo, cianotico e sbronzo nel delirio più assoluto, grondante e pulsante come il cuore di quei fulgidi istanti. Ma l’ombra intrise la terra, la insozzò con la sua essenza ultraterrena - pressoché divina, asserirono i più. Dapprima solo sussulti, ma sempre più possenti, e infine profondi crepacci s’aprirono tutt’intorno, fenditure più o meno accentuate coinvolsero il campo di battaglia inghiottendo chiunque fosse stato troppo lento da evitarle. Un cataclisma dopo l’altro, una sequela di patimenti e sofferenze.
Spendendo un quantitativo di energie pari a Basso, Rohan sarà in grado di calciare il terreno per scatenare una lieve scossa di terremoto. Facendo forza sulla pianta del piede e impattandola al suolo, infatti, l’eroe genererà un’onda d’urto che, infiltrandosi nel terreno, lo spaccherà fendendolo a trecentosessanta gradi avendo lui come centro. Il colpo avrà valenza di attacco fisico, e baserà la propria efficacia sulla PeRf. La tecnica vanta molteplici utilizzi, potrà essere utilizzata per difendersi da attacchi fisici non tecnica, destabilizzando il baricentro dell’avversario nel momento in cui si avvicina all’eroe; come agente di disturbo prima di una tecnica di più larga portata; o come offensiva propriamente detta. [SquarciaTerra: Tecnica di potenza Bassa]

Note •
Alla fine, il numero di soldati complessivamente uccisi da Rohan e dai mercenari raggiunge la decina.



 
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view post Posted on 18/1/2012, 18:30
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Like a paper airplane


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Foster- Dono fece impennare il proprio cavallo, mentre con la katana recideva la testa di uno dei fanti. Avevano caricato dal lato, e come un lampo candido erano penetrati nelle loro schiere. Violenti come la grandine, caparbi come la neve, impetuosi come il vento. Le loro lame erano penetrate, chirurgiche, sotto le loro armature e i loro elmi. Avevano scalzato le loro teste dal collo, avevano separato il cuore dal petto, avevano deciso che avrebbero vinto o sarebbero morti quel giorno.
Li avevano feriti e avevano calpestato i loro corpi quando non si affrettavano a morire. E sui loro volti erano dipinte la pietà e l’indifferenza. Uno dei suoi era caduto, si era afflosciato sul collo del cavallo senza emettere un fiato, i piedi ancora fermati alle staffe. La cavalcatura, dignitosa, si era allontanata ai margini del campo. L’avrebbero seppellito poi, quando e se fossero tornati. E l’avrebbero trovato ancora lì, immobile come una sentinella in attesa, coperto dal proprio manto, dall’ultima effige che aveva servito.
Non guardava i suoi, ma li sentiva al proprio fianco, come le statue all’ingresso del tempio. Sentiva il rumore dell’acciaio delle loro spade. Sentiva le grida dei loro nemici. Quello sarebbe stato un giorno glorioso.
Fece impennare il proprio cavallo e dalle sue labbra non uscì un grido, ma la sua figura snella dominò per un attimo la battaglia, il sole gli brillò alle spalle. Sorrise vago, mentre con gli zoccoli calpestava i cadaveri che pavimentavano il campo.

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Rosental mulinò l’alabarda nell’aria. Non era più a cavallo, l’impatto con la fanteria aveva posto fine alla vita della sua bestia. Si era liberato velocemente dell’impiccio e ora era in mezzo a tutti gli altri, nella propria armatura pesante e con il lungo mantello. Il suo corpo possente dominava comunque su quello dei fanti orientali e così la sua lama enorme, mentre la roteava all’altezza delle ginocchia avversarie.
Cercava di azzopparli, menomarli, ucciderli. E lentamente avanzava, circondato dai propri uomini, da quelli che non si erano dispersi in mezzo all’esercito avversario. Quando le frecce si levarono sopra di loro, un verso di disappunto e una bestemmia gli proruppero dalle labbra. un altro corpo cadde. Si coprì la testa con un braccio e sputò sull’ultimo cadavere che aveva mietuto.
Erano dei bastardi, ma li avrebbero travolti, tutti quanti.

Crystal guardò le porte aprirsi e il nemico caricare.
Stupidi, credevano di poterli prendere in contropiede vincendoli nel numero.
Stupidi, pensavano che sarebbe bastata la paura a sconfiggerli. Che sarebbero bastati i loro archi, il loro sangue, i loro corpi, le loro mani. Che lei non avesse previsto ogni cosa.
Dalla propria posizione stese le braccia in avanti, i palmi rivolti verso le mura. Dalle sue dita la forza si propagò sul campo, dove nessuno poteva vederla. Scese fino agli inferi, richiamò coloro con cui una volta anche lei era giaciuto. Corpi senza coscienza, anime dannate per sempre, incapaci di risorgere alla vita.
Li richiamò a sé perché sorgessero come una cupola sopra i suoi uomini, talmente ampia da oscurare il sole, traslucida come il respiro, vibrante come le loro grida disperate, grigiastra al punto da oscurare parzialmente il sole. I dardi si schiantarono su di essa, rimanendo per un istante impediti. Il tempo sufficiente per evocare in mezzo al campo uno dei suoi servitori. Una creatura di ferro sorse dal suolo come una pianta demoniaca. I suoi pugni enormi, il suo corpo lucido come le spade, appena macchiato di terra e muschio, comparve come un monumento grottesco tra le fila dei fanti. Bastarono due spazzate delle braccia per schiantarne una fila.
Si levò una risata dalle sue labbra, ma non gli apparteneva. Era di lei, di Crystal, della regina di quella guerra. Solo lievemente filtrata da quella gola primordiale, resa più ancestrale, più metallica.

Arrendetevi ora, e sarò più veloce ad uccidervi”.

Rise ancora.
Sotto i piedi del monolito i corpi degli uomini di Rosental, di quelli del Sultano, le carcasse dei cavalli, le grida, il battito dei cuori, il sangue, le guance rigate di lacrime.
E sopra a tutto lei, senza più emozioni, con quel folle sorriso di vittoria. Lei che voleva un mondo nuovo, in cui tutti loro erano solo formiche inutilmente affannate. Sarebbero morti comunque, ma agli uomini serve pensare di morire per qualcosa. Agli uomini serve una guerra, un nemico.
E un vincitore.
O una vincitrice.
Per un attimo desiderò essere in mezzo a loro. Poi il suo golem stritolò tra le dita la testa di un combattente con la picca. Il sangue schizzò tutto attorno, le braccia continuarono a dibattersi ancora per qualche secondo.
E lei sentì quella sensazione sotto le proprie dita, l’umido contatto contro i polpastrelli. Provò piacere lì, dove si trovava. E decise che avrebbe aspettato. Aveva ancora tempo, prima di entrare in scena per il gran finale.



CITAZIONE

Co.Qm.Point

Allora, mi unisco alla battaglia e casto due tecniche del negromante a livello critico.
Golem di Ferro evoca il golem nel mezzo del campo di battaglia in aiuto della fanteria, mentre Dominio delle Ossa origina ad area una barriera che ripara per un attimo un totale Alto di colpi di freccia, dandovi un attimo di respiro.
In campo controllo semplicemente i due generali orientale e occidentale e parte delle loro truppe, per il resto vi lascio la libertà di movimento che avete scelto.
Il golem resterà sul campo fino al mio prossimo turno. E' di potenza critica e conta come un'energia Rossa.


 
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view post Posted on 23/1/2012, 13:09

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La mano di Vega
Atto III: Stormbringer
شنت تقتحم



Se sollevi lo sguardo e lo punti verso l' assoluto,
se senti un richiamo
provenire da oltre l' azzurro cielo.
li, io ti attendo.



Il sorriso gli si smorzò nel volto. Da lassù osservava il suo esercito sgretolarsi sotto i colpi degli avversari. I cavalieri aggirarono le loro difese sfondando di lato, mentre la fanteria penetrò nella barricata tramite un terremoto. Ci si mettevano anche le calamità naturali a giocargli contro. Beffardo scherzo della natura che fece tremare ogni cosa, dove persino gli uomini saldi d'Oriente tentennarono nel mantenere alto il loro scudo a difesa.
Invece la maggior parte degli arcieri mancó il bersaglio, le loro frecce in larga parte vennero intercettate ancor prima di arrivare nelle retrovie. Alcune inspiegabilmente deviarono il loro tragitto, come se una folata improvvisa di vento, altra calamità naturale improbabile in quel dì, mutò la loro traiettoria, spazzandole come rami secchi.
Altre, nel momento più bello dove iniziavano a cadere i primi corpi a terra, furono intercettate da un candido muro bianco, che, da quella distanza siderale, pareva essere nient'altro che una marea d'ossa legate insieme. Il sultano con lo sguardo vitreo, osservava quella scena piombando in un sconcerto che solo la visione del paranormale poteva creare.
A quanto pare non aveva ben capito, in un primo momento, le forze che erano scese in campo, in una normale battaglia campale tra due fazioni avrebbe vinto quella con il maggior numero di uomini e meglio organizzata tatticamente, ma non in quel caso.
Stregoni e maghi probabilmente infoltivano le schiere nemiche, guerrieri spietati con poteri fuori dal normale. Gente in grado di decidere della vita delle persone con semplici parole.
No, quella non era una semplice battaglia.
La fronte aggrottata madida di sudore era l'espressione meglio calzante delle preoccupazioni che attanagliavano il sultano, la paura crebbe nell'animo di quell'infido omuncolo, il respiro si fece affannato come se d'un tratto il nodo di una cravatta fosse diventato troppo stretto.

« Dannazione... CHIAMATE IL DRAGOOOO!!! »

Poi un corno, diverso da tutti gli altri per l'intensità del suono quasi inudibile dagli essere umani, risuonò nella città.
Non era nient'altro che un leggero sibilo simile agli ultrasuoni, nessuno in un primo momento si sarebbe accorto di quel rumore, ma tutti ne avrebbero carpito le conseguenze.
E in un attimo, mentre tutt'intorno piombò il silenzio più assoluto, successe il finimondo. Dapprima ci fu solo lo sferragliare delle catene, il rumore del metallo che si spezzava come strattonato da una forza di troppo più superiore, successivamente al cigolare di un portone che si apriva, si avvertì un ruggito di straordinaria intensità, passi come quelli di un gigante fecero tremare la terra sotto i loro piedi, poi un battito di ali simile a un rombo di tuono e una creatura leggendaria che si alzò sopra le loro teste.
Un drago nero dei più grandi mai visti.
Ovunque si videro teste alzate al cielo, grida di uomini che cercavano anche il più piccolo riparo, persone che cercavano di mettersi in fuga. E solo questo all'interno della città.
Poi, oltre le mura, una fiammata venne vomitata dalla bocca del drago, e quello che ne uscì non fu il solito fuoco rosso e incandescente, no, era nero e cupo come le tenebre ma nondimeno quel fuoco era meno letale degli altri, capace di bruciare qualunque cosa incontrasse sulla sua strada.
dragony
Perché per un drago non esistono amici e nemici, un drago non guarda in faccia nessuno.
Per loro tutti quanti sono prede da masticare con superiorità imbarazzante, loro vedono le persone come noi vediamo le formiche, completamente inoffensive.
Il sultano osservava gli uomini perire e una risata si scatenò dalle mura.
Avrebbero vinto anche quella battaglia.

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Amir Marehjà.

A quanto pare il padre aveva deciso di sfoderare la sua arma più temibile, un Drago, nessuno o quasi, tra le schiere nemiche, era a conoscenza dell'esistenza di quella creatura, tanto meno che servisse proprio quel popolo. Ma loro, i Marehjà, erano una dinastia antica, baciata dagli dei e supportata dagli stessi. Questi Dei avevano deciso di aiutare il loro popolo a prosperare e a crescere tramite l'ausilio di quelle bestie leggendarie. Infatti Akor' non era che l'ultimo drago a proteggere quelle terre, come suo padre e suo nonno prima di lui. Una discendenza al servizio dei Marehjà.
Tutti i guerrieri cercarono riparo durante la bordata del drago, lui no, ben conscio che le fiamme non potevano lambire il suo corpo rimaneva al centro della battaglia svettando il capo in alto con fierezza.
Amir era il figlio maggiore del sultano, per molti tratti somigliava al padre, stessi occhi, stesso viso, i Marehjà parevano esser fatti con lo stampo, e d'altronde non poteva essere diversamente, per anni avevano preservato la purezza del gene, trasmettendo sempre gli stessi caratteri così che presto il gene iniziò a migliorare, a plasmarsi con il tempo, fino a diventare sempre migliore e senza impurezze. Amir, per quelli del suo popolo era considerato perfetto, l'incarnazione di un Dio fatto uomo. E con fierezza il Principe svettava nel campo di battaglia con la sua armatura borchiata in argento, tuttavia era molto meno ingombrante di quella del padre, difatti solo il busto, gli avambracci erano coperti dalle placche d'argento, mentre ai piedi portava dei semplici gambali rinforzati, tutto il resto del corpo era sguarnito, ma Amir preferiva combattere così. Libero da restrizioni. Nella mano destra reggeva una scimitarra molto più curva delle normali, sangue fresco scendeva dalla lama fino all'impugnatura dorata.
Con un gesto stizzito si tolse l'elmo dalla testa gettandolo in mezzo alla cloache che si era formata ai suoi piedi. L'elmo oramai era fracassato in più punti ed era diventato pressoché inutile e ingombrante. Lo scudo era stato abbandonato molto tempo prima, dopo due/tre assalti respinti, Amir lo aveva puntato nel cranio di qualche nemico, e li era rimasto.
Ora avanzava tra le file dei nemici che si stavano dividendo in preda al panico, a destra e sinistra avanzava sgozzando teste e trafiggendo schiene, la sua furia era indomabile.
Nessuno poteva fermarlo.

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Dhaki Marehjà



« Io lo sapevo! »

Dhaki era spaventato, lui non era come suo fratello, lui non era alto e forte, lui non era neanche bello. No, Dhaki non era nemmeno coraggioso, arrancava in mezzo alle file nemiche spaventato, cercando di ripararsi il più possibile ed evitare gli scontri diretti. Dhaki era un codardo, tale che si proteggeva con i cadaveri di chi trovava, si riparava dietro le persone, Dhaki aveva paura e tremava come una foglia. Non capiva perché lui doveva stare lì in mezzo all'esercito a combattere, non capiva perché era stato preso con la forza dalla sua scrivania e dai suoi studi e buttato lì giusto per fare numero. Dhaki, agli occhi degli altri, poteva sembrare una pecorella smarrita per quanto era docile, non aveva nemmeno un'arma con sé, se non quel vecchio bastone nodoso sul quale si poggiava. No Dhaki non era un guerriero e persino il suo abbigliamento, poco consono a una guerra, lo gridava, non indossava nient'altro che una tunica nera, lunga fino ai piedi, in testa un elmo troppo grande per la sua taglia che ballava e ticchettava a ogni movimento. Era gracile il povero Dhaki, talmente gracile che con un colpo di vento abbastanza forte sarebbe potuto volare via, ed era almeno di dieci centimetri più basso del fratello, questo lo sapeva bene Dhaki, perché gli dicevano: "Quei dieci centimetri di altezza, li hai messi tutti lì, nella tua testa". Era la sua mamma, dolce e cara mamma a dirglielo, per rassicurarlo, perché lui era davvero intelligente, ma molto intelligente, ma di certo non poteva fare una guerra.
Nono.
Così rannicchiato sembrava ancor più piccolo di quello che in realtà era, ma di certo il povero Dhaki non brillava in coraggio.
Losapevolosapevolosapevolosapevo.
Si continuava a ripetere il povero Dhaki mentre scappava dalle fiamme del drago, e nonostante era ben conscio che quelle fiamme non gli avrebbero fatto alcunché non poteva far altro che scappare, perché si, le fiamme non gli avrebbero fatto niente, ma avete visto le zanne di quel brutto drago? Oppure mettete che cadeva proprio in testa al povero Dhaki, loro erano protetti dal fuoco mica dalla sua mole gigantesca.
Che ne poteva sapere il povero Dhaki?
Eppure, eppure se era stato gettato nella mischia un motivo c'era. Non poteva essere così inetto.
Ma intanto scappava invocando aiuto. Prima o poi qualcuno lo avrebbe salvato.
Prima o poi.

-----------------------------------------

Il drago era piombato nelle retrovie dell'esercito nemico, l'occhio azzurro, grande quanto la testa di un umano, scrutava le persone che terrorizzate cercavano di mettersi in fuga dalla sua ira. Volava sopra le loro teste, quando a un certo punto, piegò le ali e scese in picchiata. Con violenza atterrò, il terreno sotto le sue zampe vibrò nuovamente, gli artigli si conficcarono nella nuda roccia. E quando scodinzolò, due catapulte vennero distrutte come se non fossero nient'altro che burro.
Il drago sbuffò, dalla sua bocca, invece del fuoco come in precedenza, non uscì nient'altro che un denso vapore nero, parecchi uomini vennero circondati dal calore del vapore, e dopo essere spariti nell'oscurità, vennero azzannati nello stesso modo in cui un lupo azzanna un agnello.
Da predatori gli umani erano diventati prede, ironia di un destino che li voleva i primi su di una piramide e che in quel momento, grazie a una creatura superiore, venivano gettati giù con una brutalità inattesa, rendendoli pari alle altre prede molto più deboli. E di nuovo un ruggito sguarciò l'aria e di nuovo una lingua di fuoco usci dalla sua bocca.
E intorno a lui nient'altro che cenere e distruzione.


CITAZIONE
Qm point: TA-DA!!
Ecco a voi Akor'.
Comunque scusate il ritardo, ho un esame fra otto giorni.
Comunque tutti voi dovete difendervi da un critico ad area, ovvero un alto che sarebbe la fiammata del drago.
Potete anche non difendervi o limitarne i danni (cosa che vi consiglio) uscirne indenni e spendere energie soltanto sarebbe una cosa inutile, anche perché qui è lunga.
Comunque passiamo a dopo.
Stray:
A te tocca Amir, un duello non autoconclusivo:
Energia Verde, pericolosità C, Umano, Guerriero, Forza del Toro III + Passiva di protezione dagli attacchi del Drago.

ReC: 225 | AeV: 175 | PeRf: 375 | PeRm: 150 | CaeM: 300
Attacchi prima tu, scegli come attaccare e come trovare Amir, non essere autoconclusivo ecc.
Sakura:
A te il povero Dhaki come sopra un duello non autoconclusivo:
Energia Gialla, Pericolosità D, Umano, Mago, Arcanismo II + passiva di immunità agli attacchi del drago.
ReC: 275 | AeV: 200 | PeRf: 125 | PeRm: 250 | CaeM: 200
Dhaki non è offensivo, non nel senso stretto della parola, tu lo vedi che scappa, libero di attaccarlo anche solo perché ha armature nemiche, ma se l'introspezione della tua pg ti spinge a non farlo allora sei libero di non attaccarlo ma di interagire con lui come meglio vuoi.
Chad e Coldest:
A voi vi tocca Akron'
Pensavate di fare i furbetti non venendo alla carica?!?! Bene bene!
Energia Rossa, Pericolosità B, Avatar, Mago, Forza del toro III
ReC: 200 | AeV: 100 | PeRf: 400 | PeRm: 400 | CaeM: 100
Avete voi il primo turno. Per il resto vale come sopra.
Turnazione: Questanti ordine sparso - Anna.
5 giorni di tempo per domande impiccagioni e altro usate il Thread in confronto.



Edited by Lud† - 24/1/2012, 10:17
 
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view post Posted on 25/1/2012, 19:30
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Suo padre, il Sultano, l’Usurpatore, il malvagio tra i malvagi. La formica più superba tra tutti gli striscianti abitanti di quella terra. Il più viscido dei vermi, avvolto dalla propria stessa bava in un bozzolo ormai impossibile da sciogliere. Non avrebbe mai potuto spiegare le ali da solo verso un mondo migliore. Eppure evidentemente era riuscito ad asservire una creatura superiore.
Guardò il mostro sorgere dalla terra come un magnifico fiore. Un corpo primordiale, dotato di armi naturali, più antiche degli uomini, delle loro tradizioni senza senso, dei loro dei, dei loro templi e delle città. Occhi incapaci di odio o di amore, occhi votati alla morte e alla guerra. Un drago ridotto ad un servitore, ad una creatura più infima e schiava del respiro stesso. Ma al medesimo tempo tanto imponente da togliere il fiato.
Lo guardò atterrare. Valutò la differenza di proporzioni tra lui, tra i suoi occhi azzurri e immensi, e il proprio corpo lilla. Le sue labbra si piegarono in un sorriso di scherno. Forse una qualsiasi altra donna si sarebbe intimorita e sarebbe fuggita gridando. Ma lei era Crystal, la prima di una nuova generazione di esseri puri, superiori. Lei era morta e tornata in vita con la propria missione racchiusa tra le labbra. Lei aveva avuto la forza di odiare oltre la morte, e il suo odio ora ne plasmava l’anima.
Non avrebbe potuto temere mai un’altra creatura del buio, lei a cui il buio stesso aveva donato la forza.
La bestia non pareva essersi concentrata su di lei, tanto piccola, quasi quanto un seme. Ma presto un albero imponente sarebbe sorto da quelle radici sottili. Lui puntava agli altri, ai guerrieri, inconsapevole di chi lei fosse.
Congiunse le mani davanti al viso. Non perché fosse realmente utile. Non perché nel suo nuovo mondo quello sarebbe stato un gesto di preghiera. Ma semplicemente perché loro ricordassero lei come l’evocatrice del peggiore incubo avesse messo piede su quel campo.
Un vortice nero le si formò sopra il capo. Presto fu chiaro che si trattava di un frullare di piume, grandi quanto un uomo adulto. Piume lucide, nere come la pece. Poi nel tumulto apparvero lampi di bianco, lampi d’oro.
L’aquila, gigantesca, lanciò il proprio stridio nell’aria con forza.
Regina del cielo, s’imponeva con forza nelle nuvole turbate dalle frecce.
Non fu necessario un gesto per indicarle quale fosse il suo bersaglio. Rapida nonostante la mole planò verso il drago. Gli sarebbe saltata addosso con gli artigli taglienti pronti a mirare agli occhi. dal becco affilato il grido prorompeva come un boato. Terribile, capace di assordare chiunque non ne fosse protetto.
Si sarebbero sfidati, due mostri dell’oltretomba, un incubo e un figlio della terra. Forse la realtà avrebbe prevalso sulla malata immaginazione. Ma Crystal non lo credeva. Perché il diavolo è sempre brutto come lo si dipinge. E non c’è modo di fermare un demone. E perché non lontano da lì la seconda parte del piano si stava compiendo, una parte sottile che avrebbe reso inutile quell’attacco disperato.

. . .

Ely-Sadhir guardò i pochi guardiani rimasti a sorvegliare l’apertura delle enormi porte della città. Se ne stava in piedi sulle mura. Letteralmente. Insieme ai propri uomini. Essere assassini concedeva loro alcuni particolari privilegi. Come potersi muovere liberamente su qualsiasi superficie, quasi le piante dei loro piedi fossero perfettamente adesive. Non facevano alcun rumore, come insetti, talmente silenziosi che perfino il loro sogghigno non produceva alcun suono.
Impossibile percepire la loro presenza, lo scivolare di una decina di ombre lungo il muro.
Impossibile finchè i loro coltelli dalla lama scura tagliarono chirurgici le gole dei tre soldati. La mano a chiudere le labbra, il gesto rapido delle braccia per lanciare i corpi di lato.
Il loro capo non aveva nemmeno dovuto muoversi dalla propria posizione. Osservò compiaciuto l’operato dei propri uomini, addestrati attentamente nelle terre dove le dune paiono tutte uguali, simili al corpo sinuoso di una donna sfuggente ed indecisa.

Aprite le porte. E’ ora che inizino i giochi”.

Ammiccò, mentre lentamente gli ingranaggi venivano mossi. Improbabile qualcuno arrivasse in tempo a fermarli: nessuno avrebbe potuto sospettare un attacco tanto infido, portato al cuore stesso delle loro difese. Un attacco di scalatori capaci di varcare un muro perfettamente liscio, di fantasmi che non avevano alcun bisogno di farsi infilzare dai pochi, incapaci arceri di un Sultano superbo.
Sentiva le grida all’esterno, supponeva che sarebbe stato un piacere per gli assalitori poter finalmente entrare.
I battenti si dischiusero scricchiolanti come un sipario rimasto chiuso per troppo tempo. Il campo di battaglia pareva un enorme occhio impazzito davanti agli osservatori, pieno dei riflessi e delle venature di un cielo turbato.
I primi a notarlo furono gli uomini d’Oriente. Non lo indicarono, ma il loro grido d’esultanza richiamò l’attenzione di tutti. Quei pusillanimi non erano stati capaci di farsi strada da soli.
Ely-Sadhir pregustò il momento in cui, attorno al banchetto della vittoria, dopo aver fatto rinchiudere nelle proprie stanze tutte le donne migliori, lo avrebbe rinfacciato al loro superbo capo, quella fichetta con i capelli lunghi.
Rise. E questa volta tutti poterono udirlo.



CITAZIONE

Co.Qm.Point

Vengo in aiuto ai combattenti come promesso ^^.
Ho utilizzato la pergamena negromante Dracolich per evocare un'enorme aquila. Questa ha le dimensioni di un grosso drago e ogni suo verso è abbastanza assordante (sebbene non sia una vera e propria tecnica). Ogni colpo di artigli o di becco conta come un colpo fisico. Ha potenza Bassa ed è un'energia rossa. Per ucciderlo è necessario infliggergli due mortali (essendo creatura demoniaca è capace di straordinaria rigenerazione). Potete muoverlo autoconclusivamente per combattere, vi lascio completa libertà.

Nella seconda parte del post vi apro le porte della città tramite le truppe scelte degli assassini. Sono ninja, e quindi hanno la capacità di camminare lungo i muri come se fossero terreno comune, sono Void Runner e perciò la loro aura e il suono dei loro passi è praticamente inudibile. Sono tutte energie verdi a parte Ely-Sadhir che, se a qualcuno interessasse, è una blu. Immagino comunque che nessuno di voi voglia combatterlo realmente dopo che vi ha aiutato.

Buona fortuna ^^.
Vi ricordo che, se vi servisse, potete sfruttare sia le truppe di Rosental che quelle d'Oriente. All'occorrenza vi do i dati.


 
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view post Posted on 29/1/2012, 20:18
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F I R E S T O R M
C O L O S S A L R E B I R T H



Le voci continuavano a ripetersi, una dopo l'altra, senza pausa. Senza pietà. Né per Jevanni, né per chi lo seguiva, né tanto meno per chi ne era perseguito.

Quasi non si riconosceva, mentre levava il braccio e lo abbassava ad intervalli regolari, seguito da tiri di frecce, sibili e spari tonanti. Nuvole di fumo che si levavano dai plotoni mentre facevano fuoco, e il cielo che veniva oscurato da forze che andavano a coprire a mo' di cupola l'esercito. Le poche frecce che guizzavano nell'azzurro ancora tinto di rosa del firmamento vennero fermate una dopo l'altra dall'energia pulsante.

"O i maghi sono arrivati" pensò Jevanni mentre gli occhi cercavano senza troppa speranza Ahinoe fra le retrovie.
"o Crystal ha deciso di fare la sua mossa. Finalmente.""

Però non ce l'avrebbero mai fatta, di questo passo, e il Guerriero non osò illudersi che di punto in bianco i reparti sarebbero riusciti a sfondare le difese più recondite. La battaglia stava volgendo a favore degli assediati.

Poi esistono quei momenti in cui si scorge un'ombra all'orizzonte, e si crede che sia una nuvola passeggera.
Che il sentimento di aver già visto un'ombra simile sia sola paranoia, e che si debba cercare di concentrarsi ancora una volta sul campo di battaglia.

Eppure, quasi contemporaneamente a questa sensazione, Jevanni udì il mormorio concitato venir sostituito da urla terrorizzate, alcune in lingue e dialetti a lui sconosciuti. Non distante da lui, il portavoce Henningsworth decise di rinunciare alla pacatezza sibilando fra i denti una decina di imprecazioni combinate in uno scioglilingua irripetibile.

E nemmeno l'albino poté dargli torto, quando la nuvola tetra levatasi dalla città prese una forma alata, dotata di una coda spinosa e un muso. Un ruggito squassò il campo di battaglia, facendo arretrare alcuni e fuggire altri.
Il drago avrebbe visto dall'alto una serie di puntini neri fuggire, emettere qualche suono, avvicinarsi e allontanarsi da altri, ballando come fiocchi di neve nella tempesta.
Tutti tranne uno.
Il puntino bianco, che ricambiava lo sguardo dritto negli occhi dalla pupilla sottile come la lama che portava nel fodero.

KHJtI

« Draghi. »
disse questo, l'espressione seccata. Afferrò l'asta con ambo le mani e la levò in alto per catalizzare l'attenzione dei sottoposti.

« Prima viverne, poi draghi.
Devo attrarre ogni sorta di lucertole anormali.
SOLDATI, MANTENETE LA FORMAZIONE!
E' solo un drago.
»
aggiunse sarcasticamente a mezza voce, per non demoralizzare ulteriormente le truppe.
Ma la realtà era che lui non poté non lasciarsi trascinare dal pessimo umore che si stava riversando nel suo corpo come un vaso d'acqua gelida colata nelle maniche.

La notte scorsa aveva previsto che qualcosa del genere sarebbe accaduto, prima di cadere vittima del sonno.
Ma aveva creduto non fosse una reale premonizione, quanto più paranoia.

Paranoia. Una parola che risuonava ormai troppe volte nel capo dell'uomo.
La paura che potesse in un qualche modo andar peggio.

Sparpagliatevi, allontanatevi dall'area di impatto! »)

E di paura ve n'era tanta, abbastanza da tramutarsi in panico persino nel cuore degli uomini più saldi.
Jevanni non era da tanto tempo saldo. Scosso da incubi, mosso da sogni.
Troppo nella sua testa, per permettergli di vivere.
Troppo nel suo cuore, per permettergli di morire.
Semplicemente, aveva nel profondo una morsa che lo stringeva, lo stritolava e lo forzava a rimanere fermo.

Tenetevi forte! »)

Non poteva sottrarsi. Forse non voleva nemmeno.
Era una necessità. Chi conduce la nave, chi conduce un esercito...
Tutti hanno bisogno di avere sempre sotto gli occhi ciò che si affronta.

Il panico non è necessario.
Solo la calma interna e la tempesta esterna devono sussistere in battaglia.

Conficcò Tempo nel terreno, reggendosi con tutte le proprie forze, e attese.

Oscurò il sole, quando le ali cupe si espansero del tutto, e inghiottì la fredda luce risputandola sotto forma di fumo incandescente.
I soldati fortunati riuscirono a sfruttare le crepe e le falde di grandezza notevole causata dall'atterraggio della bestia enorme, altri invece vennero schiacciati o travolti dalla coda, la loro vita spezzata assieme ad ogni osso sbriciolato. E cenere. Cenere infinita, che fluttuava costruendo volute tetre nell'aria, posando si come lenzuoli di fuliggine sui corpi carbonizzati.


L'arrivo di un drago porta sempre uno scenario simile: distruzione, devastazione incessante.
Ma sotto di essa, sotto la brace che si spegne lentamente, sotto la polvere e il sangue, qualcuno rimane sempre.



Jevanni s'era eretto come baluardo indistruttibile contro la tempesta, mulinando Tempo e facendosi schermo dall'eruzione di tenebra, solo per poi venir ugualmente inghiottito dal turbine nero.
Per un attimo gli sembrò d'essere tornato nel Crepuscolo, quando tutto si spense.
Strinse i denti cadendo in ginocchio. Le mani lasciarono scivolare il pentadente surriscaldato, ustioni rossastre a piagargli i palmi e il volto, annerito come fosse sporco di carbone.
Tossì violentemente chiudendo gli occhi lacrimanti, sputacchiando l'aria inquinata che s'era infiltrata prepotentemente nei polmoni.
L'ultima cosa che udì fu uno stridio assordante, che si unì al fischiare incerto delle orecchie dopo il soffio della bestia alata, il colpo di grazia all'albino ormai stremato.

.
.
.

divider8

Una manciata di secondi dopo, un altro battito d'ali che sparse aria fresca nei venti roventi,
Mise a fuoco lentamente la sagoma che s'era stagliata davanti a lui, cadendo dal cielo e atterrando sugli artigli delle zampe in maniera aggraziata. Due anelli di polvere, allargatisi dai punti in cui questa toccò il suolo, vennero violentemente dispersi da un poderoso battito d'ali.
Un paio di piume, vagamente annerite dal fumo, caddero davanti al Guerriero.
Questi le riconobbe quasi subito, poiché tante volte prima d'allora le aveva viste.
Solo, molto più piccole. Terribilmente più piccole.

"...un'aquila?"

Levò lo sguardo, e a ricambiarlo furono due occhi intelligenti che sovrastavano un becco acuminato, enorme, dall'aspetto letale. E riconobbe lo stridio di prima

« Ugh... » mugolò cercando di dire qualcosa, ma invece riuscì soltanto ad emettere dei versi strozzati prima di sputacchiare e soffocare conati di vomito.

Non riusciva quasi più a parlare, si rese conto. La gola, ustionata dall'inferno del drago e seccata dalle urla continue, sembrava volersi rifiutare di mettere in moto le corde vocali se non per qualche bisbiglio.

"Va bene così" si limitò ad accettare, rialzandosi e afferrando nuovamente l'asta ormai raffreddatasi. "Ora non ho più niente a cui urlare ordini."

Non aveva visto cosa restava del proprio reparto, ma le urla di colpo silenziate furono piuttosto esplicative.
Così come il rumore di legno spezzato e il leggero rumore pulsante di fuoco che arde come sottofondo.
"La metà del mio reparto, e credo anche qualcuna delle macchine di Ahinoe, siano rimasti distrutti."
Levò lo sguardo in alto, oltre l'aquila, fronteggiando il drago senza paura.
Che paura può avere, un umano che ha metodicamente eliminato ciascuna delle opzioni
che potevano evitargli lo scontro con la morte? Era ciò che aveva scelto.
E non sarebbe morto, non così facilmente, non così presto.

"Cronos, attendimi.
Sono ad una testa ruzzolante di drago da te.
"
E da Crystal.

Fece un passo in avanti, ma venne fermato da una mano serrata debolmente sulla caviglia.
Chinò lo sguardo e rimase sorpreso nel trovare la faccia annerita e ustionata in più punti, a tratti quasi irriconoscibile, di Maurice. Al limite della coscienza, questi tentò di ricambiare lo sguardo.

« ... »
("Soldato!")
Diede degli schiaffi leggeri sulle guance per mantenerlo sveglio, e lo aiutò a sollevarsi in piedi passando il suo braccio dietro la nuca per farlo appoggiare.

« C-capitano... » biascicò a fatica, appoggiandosi sulla gamba non ferita. L'altra era gravemente ustionata, quasi inservibile. Non sarebbe sopravvissuto in uno scontro fisico, non in quelle condizioni.

« O...o...ordini? » chiese, tossendo più volte, anche lui ricoperto di cenere.
« Alc..uni del reparto...non..non ce l'hann-- »

Jevanni scosse il capo per non fargli completare la frase. Lo sapeva già questo, e non voleva che sprecasse fiato per quello.
« ... »
Indicò l'archibugio sul quale il soldato stava tentando di sostentarsi, usandolo come bastone, quindi puntò l'indice sul drago. Maurice aguzzò la vista, batté più volte le ciglia prima di riuscire a comprendere cosa intendesse. Non stava indicando genericamente la bestia, ma un suo punto esatto.

« L'...occhio? »
Il cenno di intesa di Jevanni fu sufficiente.
"Accecatelo."
« Ma... »
Le dita affondarono nella spalla del ragazzo, come artigli. Lo sguardo duro degli occhi del Guerriero si piantò negli occhi dell'altro. Un altro silente monito.
"Ora."

Dunque lo lasciò, in maniera che si mantenesse da solo, e lo guardò allontanarsi verso le crepe dove lo udì parlare agli altri, e si lasciò andare in un doloroso sospiro.

"So chi ti manda, bestia"
pensò avvicinandosi all'enorme aquila. Questa capì le sue intenzioni ed espose il dorso, permettendogli di salire in groppa.
Le mani scorsero fra le piume, accarezzandole per un attimo.
"Ma non posso fare lo schizzinoso.
Non ora.
"

Diede una pacca, e l'animale spiccò il volo. Udì per un attimo alcuni che gridavano per la sorpresa, nel vedere il capitano solcare l'aria a cavallo di un'aquila, ma non cercò nemmeno di dir loro di concentrarsi sulla bestia sputafuoco. A quello ci avrebbe pensato Maurice.

L'accelerazione gli fece lacrimare gli occhi, l'aria schiaffata sulle guance gli deformò appena il viso, spolverandolo di parte della fuliggine. Si strinse con tutte le forze, per evitare di cadere in basso, e pregò che tutto andasse bene.

divider8

jjJHb

Assieme alla cenere, c'era altro che volteggiava vorticosamente al di sotto delle ali dell'aquila.
A fatica, Jevanni riuscì a scorgere le macchine d'assedio sopravvissute venire manovrate e altri soldati muoversi per spegnere i fuochi. Il reparto dei genieri si stava attrezzando ad attaccare il drago, probabilmente proprio come il suo. E lui non sarebbe stato da meno.

Aveva imparato a manovrare abbastanza bene l'aquila, indicandole tramite lievi strattoni alle piume che teneva la direzione, il che servì anche un paio di volte per riguadagnare l'equilibrio quando scivolava.
Dopotutto era la prima volta che volava.

Si levò in alto, più in alto del rettile alato, e per un attimo dominò il campo di battaglia con l'intero sguardo. Un breve attimo. Poi, diede l'ultimo ordine all'animale.
Un leggero tocco sul cranio.
"Si va."
E questa cadde in picchiata, tanto forte che Jevanni temette di strappare le piume e di cadere. L'enorme cranio squamoso dell'ammazza-eserciti era il bersaglio.

E caddero.
Oltre le frecce che cominciavano a dirigersi verso il drago, oltre le prime cannonate e le baliste, oltre le torri incendiate che venivano mosse pericolosamente verso la coda.
All'ultimo momento, mentre l'aquila virava appena dalla testa per deviare e attaccare e lacerare la gola del drago con gli artigli e il becco uncinato, l'albino prese coraggio e spiccò un balzo. Un grande balzo, che lo avrebbe portato sulla nuca della bestia.
Mentre l'aria sibilava nelle sue orecchie, riempiendole assieme allo stridio insopportabile della creatura scagliatasi contro il rettile, il Guerriero afferrò Tempo con tanta forza da far sbiancare le dita annerite dal soffio vulcanico. Lo mosse abilmente, e delle correnti d'aria plasmarono attorno alla punta dell'arma un vortice letale.

Chiudendo gli occhi celesti lacrimanti, attese l'impatto.

Ahinoe, Rohan, Motoko.
Ciascuno di loro aveva sacrificato in un qualche modo qualcosa, per aiutare lui.
Forse ora sarebbe toccato a lui sacrificarsi.


"Non credere che sia finita qui, Crystal."







speedpaintbyheader

ReC 200 | AeV 200 | PeRf 325 | PeRm 150 | CaeM 450X

Nullo 0% | Basso 2% | Medio 6% | Alto 15% | Critico 33% | Mortale 69%

PJnzb
ͽH E A R T ~ B E A Tͼ
"of heart, soul and flesh"

energie
86%

stato fisico
2/16
Medio da ustione sull'intero corpo

stato mentale
0/16
. . .
PJnzb
ͽA R M A M E N Tͼ
"of steel and poison"

orizzonte
spada bastarda
stelle del tramonto
coltelli da lancio (12/12); pergamena 'stella' incastonata (4/4)
principe musashi
pugnale; poteri non attivi
tempo
pentadente; poteri non attivi; pergamena 'stop' incastonata (3/3)
brina
armatura media
dispense elfiche
abbagliante (1); fumogeno (1); esplosivo (1);
veleno indebolente -perm- (1); veleno psionico (1)


PJnzb
ͽI M M U N I T Yͼ
"of commitment and strength"

orichalcum
attacchi fisici più pericolosi e tagliano ogni materiale;
effetto boomerang applicato alle armi lanciate;
difese da attacchi fisici facilitate;
insensibilità al dolore;
velocità superiore non influenzata da confronto AeV;
risparmio del 3% su tutte le tecniche
sacrificio mu
abilità dell'artefatto attivabili solo tramite sacrificio del proprio sangue
tempo
calma mantenibile in ogni situazione


PJnzb
ͽO B L I T E R A T I O Nͼ
"of blows and earthquakes"

giaciglio di polvere
consumo variabile/difesa variabile fisica/istantaneo/caem/natura fisica
colpo di spada genera lama di vento gelido
consumo scelto, medio

danza dei cristalli
consumo variabile/danno variabile fisico/istantaneo/caem/natura fisica
colpo di spada genera lama di vento gelido
neve che si posa dopo attacco (effetto visivo)
consumo scelto, medio


PJnzb
ͽS Y N O P S I Sͼ
"of deeds and struggles"

Io...credo...credo di esserci riuscito.
Di aver finito.
Paro con la variabile difensiva a consumo medio l'attacco del drago, mando ordini vari al PNG per coordinare gli attacchi da sotto. L'aquila, dopo l'attacco del drago, atterra davanti a me. Io salgo sulla groppa e la faccio volare in alto, sia cercando di attirare l'attenzione del drago che per portarmi in situazione di vantaggio e "prendere la rincorsa". Ci si lascia andare in picchiata, e all'ultimo momento io salto dall'aquila per gettarmi verso la nuca del drago e affondare il tridente a cinque punte nella stessa. L'attacco è preceduto da una "trivella d'aria" a consumo medio che parte dal pentadente, e va ad "affiancarsi" all'altro attacco fisico, non sostituendolo. L'aquila invece emette un altro verso poco prima di avventarsi sulla gola con artigli e becco per tentare di fare qualche danno. E' un attacco che viene trattato da Jevanni come un attacco suicida, ma tecnicamente non dovrebbe esserlo. I particolari descritti nel campo, tipo le torri incendiate e via dicendo, sono tutte cose concordate con Christine.


 
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Christine Chad
view post Posted on 30/1/2012, 22:32




png

Sbandati e incapaci.
Interi plotoni di soldati a combattere per una causa che non è loro. Ognuno solo, fra le coltri di fumo e polvere che dominano la battaglia parteggiando l’esercito nemico.
Quanto nemico, poi? Quanto avverso, poi? Definiamo nemico: qualcuno o qualcosa che vuole nuocerci, no? Sbaglio, o siamo noi gli aggressori di un popolo che nemmeno conosciamo? Una sorta di contraddizione che non sopporto. Siamo noi a bramare la vittoria, pervasi dalla paura per Crystal e le sue parole corrotte.
Posso io, da sola, farcela?
Non ho desiderato io questi guitti, non io, in cuor mio, posso accettarli. Sono ribelle, sto fuggendo. E perché, allora, lei mi.. ci fa questo? Ora lo so, quello che voglio: la semplicità di una scelta, e, invero, continuano a negarmela.

Quella puttana di Crystal ci sta uccidendo, ci farà finire ammazzati. Sono qui, da sola, a comandare uno sputo di uomini contro un esercito preparato e numero, con spesse mura e un’avvantaggiata posizione a proteggerli. Siamo allo sbando, solo a pensare di poter vincere.
Almeno io e Jevanni per i nostri uomini possiamo fare qualcosa, ma Rohan e Motoko? Resisteranno quanto ancora?

Quanto vorrei saltare alla gola di Crystal, e sporcare un’ultima volta la mia lama. Sarei certa di morire –ma sarei stata io a scegliere questo.
Ma ormai abbiamo aspettato già così tanto, non sarà una guerra a caso ad uccidermi.
Ma un drago si.
png
« Aaargh! »

Lo spazio intorno ad Ahinoe si ricoprì di fiamme.
Un drago, un fottutissimo drago.
Ahinoe è terrorizzata dai draghi dopo l’episodio al Sorya, quindi…
Perché proprio un drago?
Sono avvantaggiati, ci stanno piegando e non riusciamo ad avanzare. Qualcuno spieghi il reale bisogno di un cazzo di drago. Le lucertole lasciano Ahinoe spiazzata, perché proprio a lei?
Di nuovo, peraltro. Ripeto, fottuti draghi.
Ruotò Manuka giusto in tempo per disperdere la fiamme a lato, lasciano lei illesa.
Illesa e ad occhi chiusi.
Strillando.

Pensò un attimo –e solo un attimo- di ragionare:
I soldati, dannazione. Perché Crystal le ha affidato degli inetti?

SCANSATEVI TUTTI.
ORA!

Tuonò loro, mentre si accingeva a correre verso una delle macchine –dei cannoni.
La prima cosa che aveva intenzione di fare? Coprire Jevanni, scoperto quanto lei nel fronteggiare un enorme mostro.
Piano: da quello che aveva imparato, quelle schifose creature parevano perdere l’equilibrio senza coda e senza ali. Ahinoe avrebbe provato a renderle inservibili, o quantomeno a dare a Jevanni il tempo di preparare una strategia vincente.

Notò i suoi uomini ancora intenti a sparare cannonate a caso, quelli sopravvissuti.
Vorrei dire che per poco non le saltarono i nervi a veder la scena, ma purtroppo così è andata. Mantenere i nervi saldi, e il controllo sulla situazione?
È Ahinoe, state scherzando?

png
D R A G O N S L A Y E R S
Beginners...

« Che cazzo fai, deficiente? »
CI FAI AMMAZZARE DANNNAZIONE!
Squarciò, davanti al povero soldato.
Eh, no. Non avrebbero sprecato le ultime munizioni mandando all’aria i suoi piani. Più volentieri avrebbe fatto da sola. Ahinoe gettò bruscamente il soldato a terra, prendendo le redini del cannone e puntando il drago.

FATE TUTTI COME ME!
Caricò il cannone, mirò le ali e accese la miccia, così che potesse fare fuoco. Con un gesto indicò bersaglio e cannoni, gli uomini si limitarono a prendere posizione e replicare le gesta di Ahinoe.

CARICATE I CANNONI,
FATE FUOCO SULLE ALI DEL FOTTUTO DRAGO!


A questo punto, afferrò uno a caso dei suoi soldati, afferrandolo per il colletto.
Vieni con me.

Lo scortò vicino a balliste e torri da guerra. Un impiastro come gli altri, gambe tremanti e forza di volontà a terra, al punto di non respingere la sua capitana. Inetti, sempre inetti.
-Vedi queste? Ordina di fare fuoco sulla coda, sposta le torri in direzione del drago, incendiale e, una volta vicine, falle crollare.-
In verità come idea era piuttosto folle. Rinunciava a macchinari d’assedio, forse uno dei pochi modi per scalare quelle mura, per un’avventata mossa contro un drago di quelle dimensioni.
O la va, o la spacca…

« Siamo intesi. »
Fissò il soldato negli occhi, questo tremò.
« S-si, Lady Solis. » Balbettò, prima di girarsi e iniziare il suo lavoro.
Fu compiaciuta. Una delle poche volte che le davano retta, ma ciò non voleva dire che probabilmente non avrebbe combinato guai. Anzi.

-Io penso a tagliare-
Afferrò Sangre e Manuka al contempo, e fissando la coda –e non osando avvicinarsi- sferrò verso di essa un due buoni fendenti. Era grossa e spessa, si, ma Ahinoe aveva un certo sesto senso per queste cose.
Facciamogli del male. Non sia mai che scacci la fobia.
-Forza, Jevanni. Ce la possiamo fare!-




png

ReC 200 ~ AeV 200 ~ PeRf 225 ~ PeRm 200 ~ CaeM 375
Immenso 40% ~ Alto 20% ~ Medio 10% ~ Basso 5%

Info Generali
Energia 55% [-5, -20, -20]
Stato Fisico: In gran forma.
Stato psicologico: Molto agitata, nevrotica e sul limite del terrorizzata.
[Malus Manuka]: Danni ricevuti [Nullo - Malus Inattivo] - Uso [Alto - Malus Inattivo]
Equipaggiamento: Sangre Inflamados [Katana - Sfoderata] - Manuka [Katana - Sfoderata] - Breathings [Archibugi - Sfoderate - 5/5 - 15/15] - Cien Almas Abyss [Armatura - Equipaggiata] - Senza-Nome [Spada - Rinfoderata]
Abilità Passive
In the cicada's cry - Manuka è indistruttibile.
In the cicada's cry - Manuka non può essere sottratta ad Ahinoe, questa tornerà sempre da lei.
Caricia - Ahinoe è immune alle influenze psicologiche passive.
Seguridad - Ahinoe non si lascerà influenzare dagli svantaggi in combattimento.
Eficacia - È possibile scorgere il punto debole di ogni oggetto (Tagliare oggetti/ disarmare con facilità)
Esgrima - Ahinoe noterà sempre i punti deboli dell'avversario e i suoi attacchi risulteranno più efficaci.
Abilità Attive
[How son it must die.] Se il guerriero ruoterà la katana nell'aria spendendo un consumo Alto, la sua maestria nei movimenti originerà uno scudo traslucido in grado di bloccare un colpo fisico o una tecnica per un ammontare pari ad Alto dal lato in cui lo scudo è stato evocato. La difesa si basa sulla maestria con cui il combattente sa maneggiare la spada e quindi sulla CaeM.

[Caricia] Un pirata come Ahinoe, di esile corporatura, dunque, basa i suoi colpi sulla velocità e la precisione per compensare la forza fisica. Dopo un attimo di concentrazione, la spada brandita da Ahinoe si ricoprirà di una forte aurea rossa. Dopo aver poggiato la mano sinistra - o destra, se impugnata con la sinistra - sulla lama eseguirà due potenti fendenti a croce in avanti, preceduto dal fascio luminoso, per colpire l'avversario. La tecnica si basa sulla CaeM del guerriero, ovvero con la precisione con cui riuscirà a fendere i due colpi, e non la velocità o la forza con cui lo farà. Consumo: Alto
Info Generali
Riassunto: Parata la fiammata, prende un soldato e indica di mirare ad ali e coda. A quest'ultima pure come le torri. Infine usa un alto per tentare di tagliare la coda, vista la passiva del WS che "agevola" questo.
Note: Niente da dire. Cioè, da dire ci sarebbe, ma non ne ho voglia adesso =_= DormireeeH

 
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view post Posted on 31/1/2012, 01:52

~ A Red Soul
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Era la prima volta in vita sua che non aveva la più pallida idea di che cosa fare, ed era (quasi) ironico notare che le veniva il blocco proprio ora che attorno a lei si scatenava una versione in piccolo dell'apocalisse. Avrebbe riso, fosse stata spettatrice, invece no. Invece le veniva da piangere. Perché si era infilata lei in quel casino, di sua spontanea volontà, e non se la sentiva nemmeno di dare la colpa alla piratessa cafona ed ai suoi modi! Era rimasta troppo indietro rispetto al resto della cavalleria, e nel casino generale della battaglia aveva pure perso l'orientamento ed ora non riusciva nemmeno a capire come diavolo erano disposti i fronti, le linee di battaglia si erano confuse l'una con l'altra e ai suoi occhi non c'era una parvenza d'armonia in quel caos. In buona sostanza: non sapeva dove andare, non sapeva che fare, non sapeva dove fossero gli altri e c'era un drago sopra la sua testa.

Eggià. Un drago. Non un kami, ad occhio e croce, proprio un drago come quelli che infestano il nord. Bello, eh?
E che cosa ci doveva fare, lei, con un drago? Le discipline shinmei che permettono di muoversi liberamente nell'aria si chiamano Kūkyoku Ryūbu, "Danza del Vuoto Assoluto", e non erano assolutamente niente di adatto ad un vero e proprio combattimento aereo, bruciano grandi quantità di energia spirituale e richiedono tutta la concentrazione necessaria a mantenersi sospesi nella nuda aria. Quindi che fare, urlare al drago di scendere giù e portarsi a gittata della sua spada? Certo, e magari anche di offrirle il collo in modo da decapitarlo meglio! Ahahahah...
Che situazione deprimente.

Frugò sul viso col palmo aperto, dandosi mentalmente dell'idiota. Portata com'era a deprimersi con poco non riusciva davvero a capacitarsi di quanti disastri era riuscita a inanellare nel giro di pochi minuti, adesso avrebbe dato tutto ciò di prezioso che possedeva (salvo la sua preziosissima spada) pur di uscire da quella situazione portatrice di un carico di frustrazione troppo eccessivo per le sue possibilità. Fece girare il cavallo per un po' cercando di orientarsi, poi ci rinunciò e notò invece un tizio dall'aria patetica che si nascondeva dietro un cumulo di corpi.

« Senti... »
Gli ingiunse, puntandogli contro la sciabola da cavalleria.
« Non ho molto da spartire con questa guerra... »
(e a dire il vero non so neanche perché sto combattendo dalla parte del demonio che vorrei esorcizzare...)
« ... quindi ti faccio una proposta e ti do una possibilità: »

Senzanome-8

« Conducimi dal tuo capo. Sono una Shinmei fedele allo shogunato, e una sacerdotessa shinto, in questo conflitto sono del tutto neutrale. »
Cercando una pala, con cui cominciare a scavare una volta toccato il fondo.

    Status

    Status Fisico Eccellente.
    Status Psicologico Demoralizzata come poche volte nella sua vita.
    Riserva Energetica 100%
    Ferite Nessuna


    Abilità Passive

      Discipline dell'Ougi « Immune alla spossatezza da perdita di energia
      Discipline di Infusione « Passive di dominio Warrior Style liv I, II e III
      Discipline di Vera Vista « Auspex passivo
      Discipline di Forza « Vince sempre i confronti basati sulla PeRF
      Discipline di Fedeltà « Permette di richiamare la spada
      Discipline di Fermezza « Resistenza al dolore
      Discipline di Distruzione « Capacità di raddoppiare consumo e potenza delle tecniche
      Discipline di Consapevolezza « Non può sottrarre oggetti; -200 CaeM con armi che non sono Shisui

    Abilità Attive

      Nessuna

    Note

      -


Edited by Sakura Kyouko - 31/1/2012, 17:49
 
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view post Posted on 31/1/2012, 17:41




LA MANO DI VEGA
s t o r m b r i n g e r

{04}


Tutte le voci della battaglia, mano a mano che il rimbombo nascosto diventava più pressante, si zittirono una dopo l’altra: quando la mole della bestia scavalcò le mura, coprendo i soldati con la propria ombra rapida e scagliosa, entrambe le fazioni la osservarono in silenzio, i corpi nella mischia schiacciati l’uno contro l’altro e immobili. Sul volto di Rohan si lacerò un sorriso, seguendo il salto del drago che atterrava nelle retrovie, ripiegando le ali e girandosi bruscamente verso l’esercito nemico. Dalle fauci spalancate, dopo aver indugiato per qualche istante, scaturì un’immensa fiammata, e il campo di battaglia fu inondato da un ruggito di luce e calore. I soldati rimasero immobili, alcuni con le braccia alzate e lo sguardo impietrito, le ombre iniziarono ad allungarsi e i contorni degli oggetti si fecero sfumati, le superfici più leggere furono sollevate dal vento e iniziarono ad ondeggiare. Il Guerriero, attorniato da statue allibite, puntò il palmo della mancina contro la fiamma rombante, sempre più vicina, stringendo gli occhi. Sentì l’energia fluire e condensarsi nell’aria di fronte a lui, mossa dalla pura volontà, facendosi scudo.

« …che caloroso benvenuto »

Disse, e il fuoco lo avvolse totalmente, schiantandosi sulla barriera traslucida come acqua spezzata da un cuneo. Alcune lingue di fiamma penetrarono all’interno, senza che il Guerriero facesse una piega, strinando gli abiti e mordendone il corpo come frustate roventi, ma tutto scivolò oltre. Il monile al collo brillò fino a che le fiamme, pochi secondi dopo, non si dissiparono, lasciando l’Eroe in piedi sulla striscia di terreno bruciato e fumante. Aspirò a pieni polmoni l’odore acre e dolciastro dell’incendio, buttando fuori il tutto con un respiro di soddisfazione: la scrematura era stata completata. Di fianco a lui, alcuni elementi del plotone mercenario si alzarono dal manto di cenere, gettando via spesse coperte di pelo e terriccio. Lo guardarono con occhi esaltati, sorridendo di rimando, mentre estraevano i ferri di battaglia. Il drago ruggì, falciando con un colpo di coda una fila di macchine d’assedio. Le urla ripresero, i sopravvissuti si lanciarono di nuovo l’uno contro l’altro, con foga rinnovata, calpestando i corpi carbonizzati.

« Il reparto artiglieria ha tutte le fortune:
si è beccato il cucciolo del sovrano
»

Rohan riprese in mano lo Stendardo,
estraendolo dal terreno e puntando la lama prima contro il drago, poi verso il portone della cittadella,
che iniziò lentamente a schiudersi lasciando intravedere all’interno un manipolo di uomini intabarrati.
« Ma noi, uomini…
ci prenderemo la città!
»


Il boato di approvazione fece ancora più fragore, e nuove voci rabbiose si aggiunsero al manipolo.
Accarezzò il manico dell’alabarda, ad occhi socchiusi, mentre le tinte del campo si facevano più nitide e contrastanti, calate dentro un’aria vibrante e quasi palpabile. I contorni degli uomini tremavano, lambiti da un’unica fiamma dipanata dalle loro membra: i mercenari in carica erano roghi d’energia, i moribondi fiochi lumicini mossi dal vento. Si leccò le labbra, asciugate dall’arsura: metri e metri più avanti, nell’incendio della mischia, era comparso un fuoco ancora più grande, bardato con simboli nemici.

« Fatevi da parte, bestie… »

Ringhiò, disperdendo con un’occhiata più che eloquente la fanteria che già accerchiava il figlio del sultano, ancora affamata e numerosa nonostante le perdite subite, riverse a scaldare il suolo nei paraggi. I mercenari fecero spazio, pronti a subentrare, molti altri si rassegnarono e corsero via a mietere vittime che ancora potevano toccare.

« …il primo giro è sempre del generale.
Il problema per voi è che non ce ne sarà un’altro.
»


Non disse altro: serrò la presa sull’alabarda - dopo due rotazioni improvvise che sibilarono a pochi centimetri dal terreno - e portò l’asta al petto, lanciandosi contro il comandante nemico. I piedi morsero l’aria, appoggiandosi quasi in diagonale ad ogni metro divorato per uno slancio e una rapidità maggiore, fino a che non gli fu di fronte, entrambe le braccia mantenute al lato sinistro. All’unisono, fece scattare il fendente e la mazzata: il martello ronzò, ridotto ad un agglomerato di scosse e nebbia, verso la cassa toracica del principe. Lo Stendardo, invece, avrebbe colpito pochi istanti dopo, superato il bersaglio, per conficcarsi fra nuca e collo, con forza ancora maggiore, approfittando dell’apertura combinata di gomito e polso – e poco importava se l’armatura d’argento resistesse alle fiamme: i suoi morsi erano ben più pericolosi.




«« ReC: 225 AeV: 225 PeRf: 350 PeRm: 225 Caem: 250 »»
Basso: 02% Medio 06% Alto: 15% Immenso 33%

Stato Fisico » Danno medio da bruciatura ~ {2/16}
Status Anormali » Torcicorpo {2/4}
Stato Psicologico » Divertito, concentrato ~ {0/16}
Energia » 92% -6%-6%= 80%
Equipaggiamento »
«Right Arm of th'demon» Innestata.
«Lascito dell'Alba» Dissolto.
«Stendardo di Gruumsh» Mancina – tradizionale.
«Kharon» Dritta – tradizionale.
«SfregiaDiavoli» Equipaggiate a entrambe le gambe.


Abilità Passive & Derivate da Artefatti •
«Appetize for Opposition / Havoc Hormones» Difesa psionica passiva. / Possibilità di impugnare armi enormi con facilità, forza fisica eccezionale. «Overwhelming Will» Immunità al dolore.
«Oko Boga nie zna barier» Auspex passivo, visione delle auree. {Stendardo di Gruumsh}
«Era il loro campione e giusto il suo discernimento / La sua spada parrà incontrastabile, splendente e soverchiante.» Qualunque azione verrà commessa, gli altri la considereranno sempre giusta e necessaria. / Paura e timore di morire per chi fronteggia i colpi della spada. {Lascito dell'Alba}
«Fremito» Impossibile percepire la direzione del colpo, l’arma appare incredibilmente sfocata. {Kharon}
«Percuoticieli / Frangianimi » Creazione istantanea di appoggi immateriali orizzontali o in pendenza. / Ogni colpo o tecnica inferto da Rohan infligge il doppio delle sofferenze che potrebbe sortire, pur rimanendo invariato il danno in sé. / Rohan avverte dolore equivalente al danno inferto per mezzo degli schinieri. {SfregiaDiavoli}


Riassunto Azioni •
Here we are, post breve e scritto in rapidità: mi dispiace, dovrei fare tante altre cose in questo periodo. Anyway, Rohan si difende dalla fiammata con uno scudo a consumo medio, per poi, percepito il livello leggermente superiore di Amir grazie all’auspex (il pezzo nel post è meramente descrittivo) attaccarlo con un fendente – sempre a consumo medio, teniamo il bello per dopo. Nelle vicinanze, vari mercenari hanno fatto cerchio per garantire un’area di combattimento ai due “generali” :zxc:


Abilità Utilizzate •
CITAZIONE
CUORE »» Rohan trovò questo sasso nel deserto, quasi per caso. Lo raccolse e lo portò con se, appeso al collo, ricordandosi di alcune vecchie parole. La pietra si presenta come un monile rossastro, di provenienza e composizione sconosciuta, incastonata in una gabbia di metallo dorato che l'avvolge saldamente. Non ha alcun valore materiale, è solo un oggetto che Rohan tiene in ricordo di alcune vecchie parole, un appiglio a cui fare riferimento in una realtà troppo confusa e distorta per poter vivere da soli. Grazie a questo oggetto, però, tutti i consumi energetici dell'eroe sono ridotti del 3%. In situazioni di pericolo, poi, la pietra brillerà di una luce sempre più intesa, creando uno scudo rossastro e traslucido di fronte al proprio protetto con valore difensivo pari a medio e di uguale consumo, attraverso il quale - guardando con attenzione - potrà distinguersi una giovane figura femminile, dalle fattezze offuscate, come dentro uno specchio. Questo strano spettro, inoltre, avrà la facoltà, con il medesimo procedimento e consumo, di proteggere Rohan da qualunque attacco psionico di potenza media, apparendo dietro di lui in forma eterea e dissipando con il solo contatto ogni illusione o influsso. «La pietra racchiude in sè gli effetti dei seguenti oggetti: Anello del potere maggiore - Bracciale dello Scudo - Fascia Protettiva»

CITAZIONE
Mój wróg ujrzy światło » Ma il guerriero non può godere solamente di poteri futili o adatti ad un fine stratega. Un guerriero è anche colui che si getta nella mischia senza fuggire o sottrarsi al proprio destino. È colui che si getta sul nemico, privandolo prima degli arti e poi della vita, senza provare alcuna pietà. È per questo che il suo Signore l'ha messo al mondo ed è questo l'unico modo onorevole in cui andarsene. Con un consumo Medio, il valoroso potrà rovesciare sul nemico un fendente che potrà essere contrastato solo con una tecnica di uguale spesa. [Si basa sulla PeRf]

Note •
Sto diventando troppo gentile :v:





 
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view post Posted on 5/2/2012, 15:15

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La mano di Vega
Atto III: Stormbringer
شنت تقتحم


Un guerriero pensa alla morte quando le cose si fanno nebulose. L' idea della morte è la sola in grado di temprare il nostro spirito.



Sentì soltanto un lieve pizzico.
Come se un fastidioso ago gli avesse punto il collo. Alla coda, invece, non sentì proprio nulla. Fu tranciata di netto come se la sua pelle fosse fatta del materiale più fragile a questo mondo. Ma se non avesse visto la pulce avvicinarsi con la katana in mano, lui nemmeno si sarebbe accorto della mancanza.
E un drago, solitamente, non si arrabbia, esso può covare risentimento per secoli e secoli prima di cercare la sua vendetta. Un drago è semplicemente apatico agli avvenimenti, reagisce con svogliatezza a tutto ciò che c'è intorno, e se qualcuno gli avesse tagliato la coda avrebbe reagito solo per una questione di sopravvivenza. Ma lui no, lui avrebbe reagito perché era il suo animo oscuro a richiederlo, avrebbe chiesto immediata vendetta perché aveva voglia di squartare, tranciare, mangiare e uccidere. Lui era un drago diverso.
----
Si ricorda ancora di quel giorno.
Era poco più di un cucciolo. Molto simile ad altri della sua specie, né buono né malvagio. Pensieri semplici ed elementari, mossi da un motore primordiale chiamato istinto di sopravvivenza. A quell'epoca non era nemmeno tanto grande, non più di altri cuccioli della sua specie. Lui era il primo di una nidiata di dodici uova e il primo di ogni nidiata doveva essere donata alla famiglia Marehjà per divenire il futuro protettore delle loro terre.
Gli dei avevano deciso di affidare proprio lui. Si ricorda ancora il volto di sua madre quando lo abbandono davanti a quella città, un volto duro e fiero che non lasciava trasparire emozioni. Si ricorda ancora la cinta muraria di quella piccola città, che sarebbe divenuta la sua nuova casa. Si ricorda ancora la lingua bagnata di sua madre che lo lecca per l'ultima volta. E poi quelle lacrime raramente che si vedono sul muso di un drago. Un cucciolo che piange sperando di rivedere la sua mamma ancora.
« Mamma, non mi abbandonare. »
Ma sua madre con un balzo spiccò il volo, e in pochi attimi spari oltre l'orizzonte, dove gli occhi del piccolo non potevano arrivare, e l'ultimo ricordo che ebbe di sua madre fu quella massa nerastra che sparì oltre l'azzurro del cielo.
Poi i ricordi divennero sfocati, come se la gioia di vivere abbandò quel piccolo corpo. Vide un uomo, un re, prenderlo in braccio e coccolarlo non con amore ma con avidità. E quella fu l'ultima volta che vide il cielo da Drago libero.
Poi fu tutto nero.
Crebbe in cattività, senza una madre che lo accudisse e senza dei compagni della sua specie con i quali giocare. Crebbe dentro una stanza enorme, che prima di lui aveva contenuto altri draghi, una stanza abbastanza grande per permettergli di volare fin quando non divenne troppo grosso da riuscire a malapena girarsi, ma anche se quando era piccolo poteva volare era comunque confinato in quattro pareti e con un catena troppo resistente per essere spezzata.
Vide parecchie generazioni di Marehjà, vide come il morbo della loro cattiveria si radicava sempre di più a ogni generazione. Vide come era flebile la loro esistenza, vide come una semplice malattia poteva distruggere quegli uomini. Lui fu presente ad almeno dodici dei sultani di quelle terre, gli altri aveva semplicemente smesso di contarli, gli ultimi decenni della sua vita si era semplicemente abbandonato a se stesso, in un claudicante proseguire della sua vita, godendo solo di quei pochi attimi in cui gli era permesso di uscire fuori per vincere una guerra.
E già questo avrebbe fatto di lui un drago cattivo, malvagio. Ma nella sua storia c'era molto di più. E traboccava tutta la sua tristezza, tutta la sua rabbia, un senso di libertà che ormai si era sopito dentro di lui e che ormai non poteva essere più risvegliato. Aveva perso la gioia di vivere in quelle quattro mura. E squartare, tranciare, mangiare e uccidere era l'unico modo per sentirsi veramente vivo.
----
Era sommerso dalla rabbia, accecato da una furia omicida senza eguali, lì dove aveva una coda ora non era rimasto nient'altro che un moncherino, e se il dolore lo avesse avvisato appena la lama iniziò ad affondare la pelle forse avrebbe salvato la sua coda. Ma l'insensibilità al dolore a volte non è necessariamente un vantaggio, è vero ti permette di continuare a combattere fin quando le forze te lo permettono, di ridere in faccia alla morte, ma il dolore ti permette di carpire eventuali tue mancanze, di scampare a certi pericoli all'ultimo istante, il dolore è vita.
Di scatto si girò verso la nanerottola che aveva osato mozzargli la coda, una zampata poderosa l'avrebbe colpita, un solo artiglio l'avrebbe lacerata in due dividendo il suo esile corpo in tronconi diversi, ma lui non l'avrebbe colpita con gli artigli bensì l'avrebbe schiacciata con il peso della sua mole, così come un essere umano schiaccia una formica, gli avrebbe fatto capire come loro erano inferiori rispetto a lui e come di loro si sarebbe potuto sbarazzare facilmente.
Poi sbatte le ali e si alzò in volo, ben conscio che l'aquila l'avrebbe seguito fin quelle altezze.
I due mostri si sarebbero affrontanti nel loro habitat naturale.
Il cielo.


-----------------------------------------



Amir Marehjà.

Il martello andò a colpire il petto del principe, esso risuonò con un clangore metallico quando incontrò la resistenza dell'argento. Amir, apparentemente illeso, non si mosse di un solo millimetro, insensibile al dolore e addestrato a non arretrare mai la forza d'urto del martello si spense contro di lui. Come se Rohan avesse colpito una montagna per cercare di spostarla, e chi ha provato a spostare una montagna in vita sua saprà di certo che è impossibile muoverla da lì, come se le radici della montagna fossero radicate ben sotto al sottosuolo rendendo impossibile l'impresa. Così le gambe del principe rimasero ben salde al terreno non tremando sotto l'offensiva del giovane.
L'alabarda invece, diretta al collo, si schiantò anch'essa contro la durezza del suo corpo. Questa volta, tuttavia, non ci fu l'armatura a frapporsi tra lui e la lama, no ci fu solo la pelle diventata dura all'improvviso, come pietra di montagna inscalfibile.
Il principe rise alla vista di quel moscerino, un piccolo uomo di tali dimensioni non poteva di certo fargli paura. Non a lui. Amir osservò i suoi uomini e quelli del moccioso mettersi in cerchio come a voler inneggiare a uno scontro. Gli uomini si fidavano molto del moccioso e li vide addirittura inneggiarlo durante l'offensiva, ma quando entrambi gli attacchi non trovarono il risultato che speravano i loro occhi traboccarono di paura, i loro corpi iniziarono a tremare e molti cominciarono a scappare.

«Ce l'hai con me... »

Sorrise un attimo prima di partire alla carica, lo avrebbe ridicolizzato davanti a pochi uomini di lui rimasti.

«...Scricciolo?! »

La scimitarra dall'impugnatura dorata divenne rossa come il sangue di cui s'era macchiata, un aura rossa e tremolante la contornò.
Il piede sinistro puntato avanti nel terreno mentre il destro poco arretrato, torse il busto mentre con la destra reggeva la spada alzata mentre caricava un colpo micidiale.
La montagna vibrò un fendente diretto al collo o a qualsiasi cosa potesse colpire.
E alla fine ci sarebbe stato un grosso botto a sancire la sua vittoria.

-----------------------------------------


Dhaki Marehjà



«

Il-il mio capo? »

Forse voleva dire suo padre, no davvero non lo sapeva, che voleva quella femmina-tantocarina-ebella- che avrebbe voluto sposare in un'altra vita e magari in un altro momento? Ma Dhaki aveva paura e anche se la femmina-tantocarina-ebella- non era molto spaventosa, anzi era gracile e tenera a Dhaki pareva comunque come un grosso Tyrannosaurus rex, brutto e grosso con delle fauci enormi che lo avrebbero azzannato facilmente. Ma lui era piccolino e tutto ossa, cosa voleva da lui quel grosso bestione? Non poteva mangiarsi il povero Dhaki non era nemmeno poi tanto buono.
« Ti-ti ho visto uccidere. »
Quindi non era neutrale, nono lei mentiva, e lui odiava chi mentiva, lo odiava più di ogni altra cosa al mondo e per quanto gli piacesse la femmina-tantocarina-ebella- non poteva negare che gli aveva mentito.
E quando a Dhaki mentono lui va su tutte le furie e diventa incontrollabile. La rabbia prende possesso del suo corpo e non c'è niente che lo può fermare.
« Tu... »
Una risata profonda, gutturale, il tempo che si ferma d'improvviso. I muscoli che si gonfiano seguendo battito cardiaco che aumenta, e aumenta. Gli occhi strabuzzati si girano come impossessati da un demone, le pupille diventano lattee senza l'iride a predominare con il suo colore. Bianche come se fossero inesistenti.

« ...Mi hai mentito! »
E il piccolo Dhaki cresce, non è più il piccolo umano che scappa in preda al panico. Ora è persino più grande del fratello. Si trasforma in un gigante grande e grosso. Un gigante di quelli che fanno paura alla gente.
Questo è il segreto di Dhaki, gli anni passati sui libri alla spasmodica ricerca di diventare grosso come il fratello lo hanno portato a diventare qualcosa di molto di più.



Si rivolse a tutti quelli che per anni lo avevano deriso, a tutti quelli che lo avevano definito la pecora nera della famiglia. Con un pugno colpì il terreno. Una grossa voragine si aprì davanti i suoi piedi aprendosi a triangolo con lui come vertice. Avrebbe colpito chiunque si fosse trovato a meno di venti metri da lui, così come il drago a lui non interessavano se amici o nemici.
Anche perché lui era solo.


CITAZIONE
Qm point:
Stray:
Amir
Energia Verde, pericolosità C, Umano, Guerriero, Forza del Toro III + Passiva di protezione dagli attacchi del Drago.

ReC: 225 | AeV: 175 | PeRf: 375 | PeRm: 150 | CaeM: 300
Energie: 60%
Danni: Basso da contusione al petto.
Si difende con un alto a 360% dal tuo medio invece la martellata giocando sul fatto che è più forte + di immunità al dolore più corazza fa si che lui riceva solo un basso da contusione e non faccia una piega al tuo attacco, dopo di che cerca di colpirti con un unico fendente potenziato tramite questa perga:
CITAZIONE
Effetto esplosivo: il guerriero circonda la propria spada di un'aura che provocherà un'esplosione ad ogni impatto.
La tecnica ha natura magica. Il guerriero circonda la propria arma di un'aura scintillante dal colore tendente al rossastro, liberamente caratterizzabile. L'aura indicherà l'attivazione della tecnica. La tecnica si potrà attivare anche sulle armi da tiro, da lancio o da fuoco. Da questo momento, ogni volta che l'arma impatterà contro qualcosa, genererà un'esplosione in grado di provocare danni e ustioni per un livello totale di Medio. La tecnica dura due turni compreso quello di attivazione, ma può essere terminata anticipatamente per volontà del caster. La tecnica è basata sulla PeRf, in quanto la potenza dell'esplosione è equivalente alla quantità di forza impressa dal guerriero
Consumo di energia: Alto

Sakura:

Energia Gialla, Pericolosità D, Umano, Mago, Arcanismo II + passiva di immunità agli attacchi del drago.
ReC: 275 | AeV: 200 | PeRf: 325 | PeRm: 250 | CaeM: 200
Energia: 50%
Usa un abilità personale che lo fa diventare un gigante e in più gli da 200 di perf in più. L'abilità è a costo critico.
In più utilizza la perga voragine del guerriero.
CITAZIONE
Voragine: il guerriero, colpendo il terreno, apre davanti a sè una voragine.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero colpisce il terreno o con la propria arma o con le mani e davanti a lui si apre una voragine a forma di V che ha come vertice il punto colpito. La lunghezza sarà variabile e la profondità aumenterà all'aumentare della lunghezza stessa. Cadendovi all'interno, una persona subirebbe soltanto danni fisici e lesioni da caduta ma nessun danno magico. La voragine rimarrà aperta per il resto della scena o del combattimento. La tecnica si basa sulla PeRf del guerriero e non sulla sua PeRm.
Consumo di energia: Basso

Data la tua disattenzione sulla fiammata del drago ho deciso tuttavia di non punirti né in gdr né in sede di premiazione semplicemente faccio cadere a vuoto il tuo tentativo, in un'altra situazione magari Dhaki ti avrebbe portato da suo padre, ma converrai con me che non potevo soprassedere al tuo errore e spero non capiti più.
Chad e Coldest:
Akor'
Energia Rossa, Pericolosità B, Avatar, Mago, Forza del toro III
ReC: 200 | AeV: 100 | PeRf: 400 | PeRm: 400 | CaeM: 100
Energia: 28%
Danni: Medio + medio al collo. Coda mozzata [alto]. Basso da lacerazioni muso.
Allora.
A Chad una zampata mirata a schiacciarti abilità personale consumo usato alto, basata sulla perf.
Coldest tu ti becchi un attacco psionico di livello alto basato sulla perm. Se non ti difendi Il drago incosciamente crea un canale tra la sua mente e la tua, tu rivivi i ricordi descritti in quel breve paragrafo, i tremi trattati sono: separazione dalla madre e dai suoi fratelli, crescita dentro una stanza senza uscite né visione del cielo, quei pochi attimi in cui lui esce ad attaccare i soldati dove si sente vivo. Senti la sua malvagità, la sua rabbia verso il sultano, sei partecipe di ogni sua emozione.
Turnazione: Questanti - anna. 5 giorni.
Per domande thread di confronto.

 
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view post Posted on 5/2/2012, 15:52

~ A Red Soul
···

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Stranamente, nonostante fosse in arcione mentre il piccolo uomo spaventato era privo di cavalcatura, si scoprì a dover sollevare il mento per guardarlo in volto. E non solo! In un istante, dovette alzare la testa, ritrovandosi quella figura che un istante prima era sembrata indifesa che incombeva su di lei come un adulto incombe su di un bambino. Tirò le redini del cavallo e lo fece voltare un istante prima del disastro.

« U... UN GIGANTE??! »
Non riusciva a credere ai suoi occhi, ma fu abbastanza lesta di riflessi da spronare il cavallo ad una corsa a rotta di collo attraverso il campo di battaglia.
Fuggire... stava davvero fuggendo?? Lei, Motoko Aoyama degli Shinmei, stava veramente abbandonando la sua prima (ultima?) battaglia???
La terra tremò come una bestia impazzita, rispondendole. Sì: stava fuggendo. E di gran lena, anche!!!

« Aspetta, io non ho mai... occavolo!!! »
Brandì la spada in un ampio movimento circolare, sebbene non ci fosse alcunché se non aria sul suo percorso. Ci fu un lampo di luce e la pressione dell'energia spirituale da essa scaturita fendette il terreno, aprendo uno squarcio perpendicolare ai crepacci che si spalancavano sotto di lei minacciando di ucciderla. L'ougi bianco degli Shinmei incontrò lo spirito aggressivo del gigante, impedendogli di proseguire oltre il suo cammino distruttivo.
Da quel momento, smise di guardarsi alle spalle.
Di certo era un disastro personale, ed una sconfitta che non avrebbe rimosso facilmente. Altrettanto certo era che non poteva (non doveva!) ferire quell'individuo, che per quanto il suo aspetto gigantesco fosse mostruoso conservava comunque la sua natura umana, al pari di quella dozzina di soldati che aveva steso poc'anzi. Come si fa a combattere con un nemico del genere senza ferirlo? E peggio ancora: come si fa a combattere una battaglia del genere, quando il tuo desiderio è quello di abbattere il demone che si cela dietro le spoglie del capo della tua stessa fazione??

Aveva davvero toccato il fondo. E la soluzione era una ed una sola...
Continuò a spronare con foga il destriero da guerra, fino a lasciarsi alle spalle il gigante, la battaglia, Crystal e gli altri.

    Motoko si difende dall'attacco con una tecnica Alta e abbandona la battaglia, e con essa la quest, come già preannunciato in via privata a ciascun partecipante. Grazie della comprensione dimostrata, spero di poter rimediare in futuro per ciascuno di voi! Alla prossima!! ^^
 
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view post Posted on 6/2/2012, 21:04
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S O A R I N G M E M O R I E S
R O A R I N G H E A R T S



L'armatura accusò il colpo abbastanza da non ferire seriamente il Guerriero.

Un normale uomo sarebbe rovinato pesantemente e violentemente sulle scaglie, tingendole del rosso del proprio stesso sangue. Ansimante per la mancanza di aria dovuta all'impatto con il torso, in preda al dolore più atroce, e stordito per il colpo improvviso. Facile preda per un drago che, una volta mossosi, lo avrebbe fatto rotolare giù dal suo dorso, nel fango.

E una zampa colossale a chiudere l'ultimo capitolo della sua vita, sotto forma di una tomba scavata con un passo.
Non tutti possono combattere ad armi pari con i draghi, per questa ragione.
Un solo passo e tutto è finito. Un soffio più forte del respiro, o un movimento incontrollato.
Ed è la fine.

Non si nasce Cacciatori di Draghi, avrebbe detto Asmus.
"Spiegami che cazzo devo fare allora" gli avrebbe replicato in un atto isterico un normale Jevanni.

Ma non era tempo per essere normali, da ormai tantissimo tempo.

Affondò il pentadente con tutte le forze e con tutto il peso nella carne, scoperchiando la squama colpita e divellendola dal gigantesco collo corazzato. Ignorò il dolore allo stomaco e smise di respirare per una decina di secondi, in attesa che i polmoni smettessero di bruciare. Mantenne la testa lucida nonostante l'attacco di vertigini, e si aggrappò con la mente e il corpo all'asta metallica che spuntava dal rettile, come una bandiera scarlatta il cui tessuto liquido e sventolante era formata dal sangue schizzato dalla ferita.

Una piccola, quantomai temporanea bandiera
a commemorare che l'uno percento degli uomini che s'erano ersi contro una di quelle bestie volanti
aveva successo.

Non s'è mai perfetti. Si rimane sempre, sebbene in minima parte, normali.
Era per quello che i draghi venivano uccisi più dagli umani che non dai loro stessi compagni.

Scaglie dure come -forse più- dell'acciaio, zanne affilate come le spade benedette dagli dei
occhi luminescenti del sole, veggenti come quelli delle bestie più ferali
respiro mortale, più della morte stessa
Ma gli umani sono peggio.
[...]

E Jevanni, a dispetto di tutto ciò che era divenuto negli ultimi avvenimenti, rimaneva fondamentalmente umano.

Q8ltS

"E ora?" chiese a sé stesso senza poterlo dire con la propria voce bruciata.

La domanda più legittima, più pura e sincera. Quella che chiunque, sul dorso di una figura mitologica emblematica
nella lista delle creature più pericolose di tutti i tempi e i mondi, reali o frutto di immaginazione,
quali sono i draghi
si chiederebbe.

"E ora che diavolo faccio?"
Le ginocchia stremate cercarono di mantenere in piedi il corpo dell'uomo, ma queste crollarono sotto il movimento del colosso che prima s'era voltato su sé stesso per scagliare una zampata ad un umano non visibile al Guerriero, poi aveva spalancato le ali membranose. Le scaglie si mossero sotto la sua degli stivali, che persero la presa costringendolo nuovamente ad aggrapparsi all'arma spasmodicamente.

Un attimo prima, avrebbe potuto buttarsi di sotto verso il drago e sperare che si rompessero solo metà delle costole.

Ma un istante dopo, quell'opzione sparì. Dissolta nell'ampissimo cerchio di polvere sollevato dal battito d'ali del drago
che aveva spiccato il volo.
divider8

« CESSATE IL FUOCO! SMETTETE DI TIRARE! »
L'ordine di Maurice lasciò spiazzati alcuni, che credettero di aver capito male.

Il soldato aveva rapidamente guadagnato il controllo dei compagni rimasti dopo l'attacco, quelli più vicini.
Gli altri più distanti avevano seguito con lo sguardo e con le orecchie le azioni dei colleghi, e avevano scoccato frecce e sparato proiettili nella stessa direzione in cui gli altri lo stavano facendo.
Con un brivido che era sceso lungo la schiena, egli aveva compreso cosa significava - per la prima volta -
comandare.

Non era semplicemente sbraitare un verbo, metterlo in fila magari con qualche avverbio come specifica.
Era qualcosa di diverso: dozzine, centinaia di uomini che fanno esattamente ciò che dici.
Affidarsi a loro, che si affidano a loro volta a chi li comanda.
Un patto equo, che se tutto fosse andato bene li avrebbe fatti uscire tutti vivi.

Forse come l'amicizia. Forse come l'amore.
Ma quella era guerra.
E la guerra poteva devastare come un fiume in piena, se non arginata con una rapida vittoria.

O pazienza.

« HO...HO DETTO FERMI TUTTI! »
Urlò ancora, cercando di darsi più tono, e finalmente
dopo qualche angosciante momento in cui si spense l'eco dell'ultimo sparo
tutti si fermarono.

« Ma cosa ti salta in mente, Maurice!? » strepitò Louis, uno dei compagni di branda, rompendo le righe e avvicinandosi con un cipiglio minaccioso. Levò il braccio ad indicare il drago che s'era librato in volo a diversi metri d'altezza, schivando le frecce e le cannonate, mentre le pallottole finivano di rimbalzare sulle scaglie.

« Quel bastardo ci sta scappando, DOBBIAMO riportarlo a terra! »

Ma il nuovo vice-capitano scosse vigorosamente il capo, lo sguardo reso più freddo e calcolatore dalla situazione.
« Non comprendi?
Non riusciamo più a colpirlo con le frecce, e le pallottole potrebbero colpire il capit-
»

« VUOI DIRMI CHE QUELL'IDIOTA CHE E' SALITO SULL'AQUILA ERA QUEL COGLIONE DELL'ALBINO? » insorse con aria stravolta l'amico, che divenne improvvisamente pallido nel notare il cenno affermativo dell'altro. Molti si voltarono, chi inarcando le sopracciglia chi sbottando in una risata, come credendo fosse una battuta. Maurice circondò con un braccio l'ampia spalla di Louis, e abbassò la voce in maniera che nessun altro lo sentisse.
« Lo so, può sembrare una cosa stupida...ma sono sicuro che abbia un piano. » affermò, gli occhi colmi di fiducia e sicurezza. « E sta solo attendendo il momento per metterlo in atto. »

divider8

Mai come in quel momento, il Guerriero ringraziò di avere la gola troppo arsa per poter urlare.
"MORTOMORTOmortomortomortomortomortomortomortomorto"

.
.
.

S'era sentito come schiacciare dalla gigantesca massa d'aria che lo aveva schiacciato sul dorso squamoso della bestia, quando questa s'era sollevata. Gli occhi nuovamente ricolmi delle lacrime causate dal vento pungente si annebbiarono, e il senso di vertigini si acuì ulteriormente provocandogli un senso di nausea tale da forzarlo a tentare di raggomitolarsi su sé stesso quasi in una posizione fetale e calare le palpebre. E poi? Poi vi fu il colpo di grazia. Il ruggito. Quando si dipanò nell'aria come l'esplosione di un vulcano, quasi fosse il suo stesso soffio infuocato che divampava, l'aria stessa vibrò di qualcosa ch'era ben più che semplice terrore: era puro odio, riversato nel mondo con la stessa nitidezza di una macchia di vino su una tovaglia di cotone candido. Aggrappato come si trovava, questi non poté nemmeno tentare di coprirsi le orecchie. Come aveva fatto sino a quel momento serrò la presa su Tempo, concentrando tutti gli sforzi mentali e fisici in esso, ma questa volta non bastò. Il corpo rimase saldo, ma la coscienza scivolò in un baratro cupo di tenebra, portata via dal boato assordante.

Venne dunque il silenzio.

divider8

Ci volle qualche attimo perché Jevanni comprendesse. Qualche lungo attimo.

Era buio.
Tutto buio. No, non è buio: un mezzo respiro dopo il cielo s'è tinto di stelle d'ogni colore e scintilla, ammicca agli occhi celesti dell'uomo. Passano le stelle infinite, roteando attorno a lui, e solo quando si sollevarono l'albino riuscì a capire del tutto.
Era un drago nero, che sino a quel momento era stato sopra di lui. Le stelle non erano altro che i bagliori luccicanti delle scaglie.
Eppure non aveva sentito dolore, schiacciato come sarebbe dovuto essere sotto il peso
Come se lo stesse...covando?

xA6Xc

Uova. Tre, quattro. Altre tre alla propria destra, ne scorge cinque alla sinistra.
Dopo essersi guardato attorno, ne conta una dozzina circa, probabilmente. Non saprebbe dire con certezza: mamma drago copriva il sole con la sua enorme mole dall'aspetto letale. Jevanni non si intendeva granché di tipologie di draghi, sapeva solamente che non tutti soffiavano fuoco, ma non poté non notare la somiglianza cromatica fra lei e il drago che aveva affrontato sino a quel momento. Non poteva essere una coincidenza.

Tentò di arretrare, allontanarsi, fuggire da quello che da un momento all'altro sarebbe divenuto un nido di draghi
("mortomortomorto")
ma semplicemente non ci riuscì. Un passo dopo l'altro sembrò richiedere più sforzi del dovuto, e distogliere lo sguardo da quelle visioni sembrava costringerlo a crollare nell'oblio - per sempre. Come se si trovasse su una piattaforma scivolosa di cristallo sospesa sopra un abisso, sul quale era costretto a viaggiare.
Ebbe un giramento di testa, e tutto accelerò improvvisamente: le uova si schiusero, i cuccioli di drago si mossero a velocità insensata, la madre, le nuvole, il sole, la luna, luci ed ombre, giorno e notte si alternarono per secondi che parvero infiniti.

Quando sembrò di non potercela più fare, di essere sopraffatto, il mondo fittizio riprese a girare, i contorni più netti.

Ora non era più nel nido. Una cappa di angoscia gli s'era avvolta alla gola, assieme alla sabbia del deserto spinta dal vento che sbatteva sul viso delle zaffate calde delle dune. Come se respirassero. Come se fossero vive.

Uno sguardo più attento a ciò che lo circondava, e mura gigantesche si eressero, celandogli una città evidentemente esotica - svettavano solamente le punte dei palazzi più alti.
Un posto che d'un tratto gli parve stranamente familiare.

"...Vento d'Oriente?"
Forse lo era. Forse qualche secolo addietro, a giudicare dallo stato delle mura. Sicuramente prima dell'assedio in ogni caso. Non vedeva nessuno nei paraggi, v'era silenzio. Se non per due figure gigantesche, scure, che si stagliavano davanti alle porte. Riconobbe al volo il drago di prima, mentre l'altra era un cucciolo che veniva lasciato.

Jevanni non sapeva nulla dei draghi, si rese conto: non era a conoscenza di pressoché niente - sapeva che sputavano fuoco, che erano talmente grandi da essere calamità persino se non aggressivi, e tutte le cose che persino i bifolchi sapevano. Favole dei draghi, leggende vaghe, ballate imbecilli o abbellite.
Eppure, quando vide lacrime scintillare sul piccolo muso e udire una voce provenire dal corpo piccino, il Guerriero rimase spiazzato.
"Mamma, non mi abbandonare"
aveva sussurrato. Ma lei non rispose. Non disse nulla, ammesso che anche lei potesse, e con un battito d'ali già s'era portata al di fuori della visuale dell'uomo.
In quel momento comprese da cosa provenisse l'angoscia.
Da chi provenisse quell'angoscia.
E cosa stesse vedendo in quel momento.

"Sono i ricordi di quel drago..."
pensò, e il vortice di immagini si susseguì senza pietà nella mente del Guerriero, il quale non poteva certamente combattere gli spettri della memoria, non con la spada, né con la propria mente spezzata.
Si limitò a lasciarsi trasportare dalla corrente, come un corpo privo di vita in un fiume macchiato dello stesso sangue.

Doveva essere una sorta di tradizione, quella? Per quale motivo una madre abbandonerebbe un proprio figlio, il proprio primogenito, per lasciarlo poi alle braccia umane dei fragili umani?
Umani che, dall'alto della loro falsa sicurezza, s'erano illusi di poter dominare persino quelle creature tanto più alte di loro?
Poi fu tenebra, illuminata solo a sprazzi, nei punti in cui comparivano i padroni che si succedevano incessabilmente ad ordinar lui di spazzare gli eserciti.

Li vide tutti.
Uno per uno, coloro che portavano la corona tempestata di diamanti e gioielli.
Uno per uno, tutti quanti.
Erano simili. Tristemente simili, sia nei lineamenti, negli zigomi
come nel loro portamento.
Nero, cupo, avido.
Uno dopo l'altro. Tutti quanti.
Li chiamavano Maharajah, sultani.
L'equivalente dei loro re.
L'equivalente dei loro criminali.

Anarchia.
Libertà.
Parole che risuonavano nell'anima del drago e del Guerriero ogni giorno di più.
Ogni attimo con più forza.
E ad echeggiare,
nell'ombra che tornava ad inghiottirlo,
il cigolare assordante della catena che lo tratteneva.


Ma ora per il rettile ciò era solo una fiamma sopita, assieme al turbine di emozioni e memorie che s'andavano spegnendo nella mente di Jevanni, e l'aria gelida che tornò a graffiargli ferocemente la pelle sbattendo i capelli sulle guance e negli occhi.

Tutto sfumò, nuovamente. Ma l'angoscia, la tristezza, il disprezzo
tutto ciò che Jevanni aveva udito e sentito
quello rimase.

A quella sensazione, tuttavia, l'uomo poté finalmente dare un nome.

Sorrise, le labbra arse, mentre la mano batté debolmente su una delle scaglie, e la voce fievole fuoriuscì prepotentemente riempiendogli la gola di dolore.

« A...kron. »
divider8
Si rimise in piedi e staccò una delle mani dall'arma, sventolando il braccio vistosamente cosicché l'aquila capisse. Questa stridette e planò verso lui, sfuggendo alle fauci ed artigli del drago, spalancando le ali e avvicinando il capo a lui per poter udire i suoi ordini.

"Un animale intelligente"
riconobbe l'albino portando la mano libera al proprio fianco.
"Troppo per la sua incolumità."

La lama scarlatta del pugnale commise l'inaspettata efferatezza, perpetrata con la stessa facilità con cui si taglia il burro.
Prima nel cranio, perpendicolarmente al becco, poi lungo la gola, infine sulla nuca per ultimare la decapitazione.
La testa e il corpo dell'animale glorioso rotolarono per le squame nere come la notte, venendone lacerati ulteriormente dall'impatto poderoso con le spine di cui era ricoperta il carapace della bestia sputafuoco, per cadere infine nel vuoto in una pioggia di sangue.
« Akron. » ripeté Jevanni, guardando fisso il cranio sperando d'essere ricambiato. Sperò che lo udisse, dato che non aveva ancora la facoltà d'urlare. Non aveva idea se i draghi avessero fra le tantissime caratteristiche anche un udito sopraffino.
Non si narrava di eroi che bisbigliavano le condanne a morte ai loro arcinemici squamosi.
« E' questo il tuo nome, vero?
Il mio è Jevanni. Per quanto sembri idiota da parte mia crederlo,
voglio che tu mi ASCOLTI.
»
Perse per un attimo l'equilibrio per un giramento di testa e cadde in ginocchio, cercando di resistere alla nausea.
« Conosco il tuo passato oltre che il tuo nome,
e che ti sembri vero o meno, io sono come te.
»
Batté la mano sul petto, lo sguardo arrossato dal pulviscolo nero della fiammata di prima ma ancora sincero.
Perché Jevanni era sincero.
Akron, Abdel.
Jevanni, Crystal.
« Serviamo chi odiamo.
Chi ci ha schiavizzato.
Ci stiamo scannando per loro,
ma a che pro, ti chiedo?
»
Indicò in direzione di dove era caduta l'aquila, o dove credeva che essa fosse in quel momento. Alzò la voce sforzandosi un po' di più, sentendo la zona del collo stridere per la sofferenza, ma la ignorò. Tolse Tempo dalle carni del drago e si gettò sulle scaglie tentando di trovare un nuovo appiglio. Strinse i denti mentre l'aria cercava di trascinarlo via.

« Ho...ho appena tradito chi mi ha aiutato.
Sotto i tuoi occhi.
Non voglio ingannarti né prenderti per stupido,
come vedi non uso nemmeno stregonerie per piegarti a me.
Conosco il tuo passato, e in esso intravedo un frammento del mio.
Non sarò tanto arrogante da dire che io te siamo simili.
Io penso - no...CREDO
che adesso, ora, sia il momento di ribellarsi!
Akron Squamanera, non come padrone
ma come compagno di sventura
io chiedo il tuo aiuto per liberare te
e porre fine a quest'insensata schiavitù!
Aiutami ad uccidere chi ti trattiene, io ti prego!
»

Disse l'uomo al drago.



divider8
"Scaglie dure come -forse più- dell'acciaio, zanne affilate come le spade benedette dagli dei
occhi luminescenti del sole, veggenti come quelli delle bestie più ferali
respiro mortale, più della morte stessa
Ma gli umani sono peggio.

Gli umani hanno un cuore.
"









speedpaintbyheader

ReC 200 | AeV 200 | PeRf 325 | PeRm 150 | CaeM 450X

Nullo 0% | Basso 2% | Medio 6% | Alto 15% | Critico 33% | Mortale 69%

PJnzb
ͽH E A R T ~ B E A Tͼ
"of heart, soul and flesh"

energie
86%

stato fisico
2/16
Medio da ustione sull'intero corpo

stato mentale
4/16
Alto da flashback strappalacrime
PJnzb
ͽA R M A M E N Tͼ
"of steel and poison"

orizzonte
spada bastarda
stelle del tramonto
coltelli da lancio (12/12); pergamena 'stella' incastonata (4/4)
principe musashi
pugnale; poteri non attivi
tempo
pentadente; poteri non attivi; pergamena 'stop' incastonata (3/3)
brina
armatura media
dispense elfiche
abbagliante (1); fumogeno (1); esplosivo (1);
veleno indebolente -perm- (1); veleno psionico (1)


PJnzb
ͽI M M U N I T Yͼ
"of commitment and strength"

orichalcum
attacchi fisici più pericolosi e tagliano ogni materiale;
effetto boomerang applicato alle armi lanciate;
difese da attacchi fisici facilitate;
insensibilità al dolore;
velocità superiore non influenzata da confronto AeV;
risparmio del 3% su tutte le tecniche
sacrificio mu
abilità dell'artefatto attivabili solo tramite sacrificio del proprio sangue
tempo
calma mantenibile in ogni situazione


PJnzb
ͽO B L I T E R A T I O Nͼ
"of blows and earthquakes"

.
.
.


PJnzb
ͽS Y N O P S I Sͼ
"of deeds and struggles"

Subisco interamente il danno Alto e cerco per tutto il post di non cadere dal dorso in vari modi descritti all'interno del testo.
Oh beh ovviamente c'è tutta la parte descrittiva in cui subisco effettivamente la psionica e mi becco tutti i ricordi, ma non me la sento di riassumerli. Dopotutto ci ha già pensato Lud, mi sono limitato ad inserire Jevanni a livello "materiale" come se li stesse vivendo lui come spettatore.
Non tento nemmeno di attaccare, perché Jevanni vede in Akron una figura simile alla propria (schiavitù etc.) e implora aiuto. Altra cosa: uccido autoconclusivamente l'aquila sfruttando la mia passiva di rapidità e l'effetto sorpresa per evitare che magari questa possa ribellarsi o riferire a Crystal (???), per cercare di ingraziarmi il drago e fargli capire che non voglio attaccarlo.
Inoltre descrivo una breve scena del mio reparto che smette di far fuoco per i motivi citati nella discussione fra i due PNG - ho concordato anche questo con Chad riguardo al suo - per effettivamente cessare ogni ostilità verso il drago all'interno di questo turno.

 
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Stray
view post Posted on 10/2/2012, 20:30




LA MANO DI VEGA
s t o r m {05} b r i n g e r


Sei un bastardo, Rohan.
La verità è che non te ne importa niente, come un bambino che getta a terra il gelato per inseguire una farfalla. Certe volte sei grottescamente infantile, non negarlo, lo sai bene e lo trovi divertente. Perché non te ne importa niente né dei tuoi compagni, né dell’esercito di Crystal, né dell’armata di Vento d’Oriente. Tutti, fin da subito, si sono dimostrati degli ipocriti: giustificare il male è peggio che farlo. Vinceremo la guerra, questo è sicuro, ma non importa cosa accadrà dopo. Finché c’è qualcosa che riempie il vuoto, va tutto bene. Finché ci sono le urla dei soldati, i loro corpi che intralciano la vista e l’odore acre del sangue, finché tutti i sensi sono premuti e tappati dalla battaglia, va tutto bene. Finché ci muoviamo rapidi, perdendo la cognizione di ciò che ci sta di fianco, senza guardare dove mettiamo i piedi, senza guardare i volti dei morti che calpestiamo, va tutto bene. La ragazzina samurai è fuggita? È comparso un gigante in campo? Va tutto bene. Ne abbiamo mille, di samurai in kimono, e se qualcuno si lamenta della carenza di quota rosa, non è stata una gran perdita. Il gigante aspetterà l’arrivo dell’unico generale che ancora tiene la posizione: ora è impegnato altrove, da uno che è come un maglione ai saldi di fine stagione.
Scontato

Quella lama, poi, è troppo lenta. Grande, affilata e lucida quanto vuoi, ma troppo lenta. Hai fatto male a giudicare dall’aspetto esteriore, Rohan, sempre la solita storia dell’apparenza che inganna: lui ti credeva più debole, tu lo credevi più forte. Ma credimi, Amir, feccia del sovrano, la mia delusione è maggiore del tuo sconcerto. Spostiamoci all’ultimo istante, lasciamo che il ferro ci accarezzi i capelli, pieghiamoci come un giunco frustato dal vento, mentre la scimitarra sibila feroce a pochi centimetri dal naso.

Di nuovo in posizione, con un colpo di reni, di nuovo nel turno d’attacco. Questa volta, diventiamo più cattivi, generale Rohan. Colpiamo al viso, colpiamo duro, colpiamo veloce. Senza tempo di realizzare per quale arcano sortilegio quel “moscerino” lo abbia raggiunto con una ginocchiata al volto. Le armi, adesso, non ci servono più, restano abbandonate a terra: abbiamo lame affilate dovunque e zanne pronte a sbranarvi, ogni centimetro di pelle è duro come il ferro, i capelli sono filo spinato. Allegro, figlio del sultano, il tuo onore è venire ucciso dal Generale, poco importa la sua età e la sua altezza. Una spada è sempre una spada, non importa né dove né chi la impugna.

« Non sei all’altezza. »

La farfalla, stretta fra le mani, si è spezzata.
È morta così, senza motivo, per pura curiosità.
Sembrava più interessante, vista da lontano.




«« ReC: 225 AeV: 225 PeRf: 350 PeRm: 225 Caem: 250 »»
Basso: 02% Medio 06% Alto: 15% Immenso 33%

Stato Fisico » Danno medio da bruciatura ~ {2/16}
Status Anormali » Torcicorpo {3/4}
Stato Psicologico » Divertito, concentrato ~ {0/16}
Energia » 80% -15%= 65%
Equipaggiamento »
«Right Arm of th'demon» Innestata. «Lascito dell'Alba» Dissolto. «Stendardo di Gruumsh» Nelle vicinanze. «Kharon» Nelle vicinanze. «SfregiaDiavoli» Equipaggiate a entrambe le gambe.


Abilità Passive & Derivate da Artefatti •
«Appetize for Opposition / Havoc Hormones» Difesa psionica passiva. / Possibilità di impugnare armi enormi con facilità, forza fisica eccezionale. «Overwhelming Will» Immunità al dolore. «Oko Boga nie zna barier» Auspex passivo, visione delle auree. {Stendardo di Gruumsh} «Era il loro campione e giusto il suo discernimento / La sua spada parrà incontrastabile, splendente e soverchiante.» Qualunque azione verrà commessa, gli altri la considereranno sempre giusta e necessaria. / Paura e timore di morire per chi fronteggia i colpi della spada. {Lascito dell'Alba} «Fremito» Impossibile percepire la direzione del colpo, l’arma appare incredibilmente sfocata. {Kharon} «Percuoticieli / Frangianimi » Creazione istantanea di appoggi immateriali orizzontali o in pendenza. / Ogni colpo o tecnica inferto da Rohan infligge il doppio delle sofferenze che potrebbe sortire, pur rimanendo invariato il danno in sé. / Rohan avverte dolore equivalente al danno inferto per mezzo degli schinieri. {SfregiaDiavoli}


Riassunto Azioni •
La tech di Amir fornisce danno da tecnica solo per contatto, non nel colpo in sé, che rimane un semplice – oltre che impreciso – fendente. Considerando poi la tecnica TorciCorpo ancora attiva, Rohan lo evita con facilità, per colpirlo con una ginocchiata alla testa utilizzando la tecnica FrantumaOssa, grazie alla sua velocità e alla passiva di appoggio. Ricordo che oltre al colpo della tecnica, il gambale è dotato di una lama appena sotto il ginocchio, che dovrebbe conficcarglisi sotto il mento. La sua battuta è così banale da meritargli una morte simile :v:


Abilità Utilizzate •
CITAZIONE
Chi defunto, chi caduto accidentalmente in terra sospinto dalle frementi linee alle sue spalle. I grani amaranto della piana desertica si macchiarono di vermiglio, si imputridirono d’ogni marcescenza possa secernere un corpo in decomposizione, in taluni punti si fecero persino fango. Al di là di ogni premura o accortezza, Rohan e altri mille assieme calpestarono i morti per la sopravvivenza dei vivi, frantumarono ossa e spaccarono crani impunemente per strappare un altro respiro a quel mondo infame. E sarà così che l’eroe potrà replicare quanto ha già compiuto, e perpetrare nuovamente l’orrore di cui si macchiò non sarà che un colpa misera, null’altro che un infelice ricordo in confronto a quanto potrà ultimare in futuro per mezzo di questo omaggio.
Spendendo un quantitativo energetico pari ad Alto, Rohan potrà eseguire un calcio dalla forza sconcertante. Il colpo potrà essere portato a termine in qualsiasi modo l’occasione o la volontà lo imponga, ma percuotendo l’avversario, sarà in grado di generare un forza cinetica talmente elevata dal ledere le ossa ancor prima delle carni, incrinandole o spezzandole del tutto con le logiche conseguenze. La forza d’urto scatenata dalla tecnica attraverserà qualsiasi genere di protezione fisica come armature e simili, non danneggiandole in alcun modo ma oltrepassandole, e baserà la propria potenza sulla PeRf dell'eroe. [FrantumaOssa: Tecnica di potenza Alta]

Note •
Sono stanco, che razza di settimana :v:


 
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Christine Chad
view post Posted on 11/2/2012, 22:47




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F I F T E E N •
M E N O N A ~
S I L V E R F L A T
»


Scosse la testa, scostando la ciocca di capelli che le era caduta fra gli occhi e prese fiato. Fissò un attimo Sangre e il sangre incrostato sulla lama: troppo per distinguere o datare le varie macchie. Un bel cimelio, in effetti. Quanti avrebbero tenuto una lama così rovinata, una lama opaca e irregolare? Non osava affilarla, però, di generazione in generazione era passata fra le mani di tanti pirati, eppure suo padre era stato l’unico a non trattarla con cura. No non è un ricordo, e nemmeno un cimelio prezioso: sarà la stessa lama che lo trafiggerà, con la medesima crudeltà usata per tagliare la gola a Ravén.
L’uomo che l’ha fatta nascere, e poi soffrire.
E Sangre farà bene a tenersi allenata per il giorno che dovrà trapassare il suo vecchio padrone.


Ha tagliato la coda, ma non che questo fosse motivo per la capitana di gioia. Odiava, come già detto, quella guerra, e se non fosse stato per Crystal, per quella puttana, non avrebbe solo disertato il suo esercito: sarebbe arrivata a schierarsi con la controparte, senza motivi ipocriti. Pura vendetta, per la quale aveva bisogno di mezzi.
Mezzi che lei e Jevanni non avevano.
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S E I A N C O R A T R O P P O S O L A
come un topo in gabbia ~
Ahinoe odia i draghi, sapete? Si, lo sapete.
E questo non andava bene, non andava affatto bene. Adesso qualcuno si metterebbe a parlare del dannato destino, di come sembra tutto fatto a posta. Viverne e drago, di seguito e senza scampo. D’altronde, rassegnarsi è inutile.
Così si voltò, scacciando le decine di pensieri che le si stavano cumulando in testa, fuorviandola dal tenere i piedi per terra, ma non dal rimanere pietrificata, per la paura della creatura squamata. Non è lei a volerlo, e non è terrorizzata per il disgusto: suda, trema e non riesce a coordinarsi, un effetto sortitole solo da queste.
Ha provato, per un istante, a combatterla, e scivolando, Sangre, aveva tranciato di netto la coda del drago, rimasto comunque apatico.
SI sarebbe dovuto infuriare, avrebbe perso la concentrazione ed equilibrio, i cannonie le frecce lo avrebbero colpito e sarebbe, infine, caduto al suolo. Si voltò e basta, non dando conto ad Ahinoe della sua pur minima importanza. Per quanto fosse fuori luogo, era un generale dell’esercito nemico: il che, senza conoscerla, doveva voler dire come minimo, ch’era su tutt’altro piano rispetto agli ordinari –e inutili- soldati su cui aveva soffiato le sue fiamme.
Non la considerava, invece. Lei era uno dei tanti e basta.
No. Forse aveva anche più paura dei suoi sottoposti, così occupata a pensare di averne che non fece caso a come l’essere aveva deciso di reagire. Questo mosse la zampa contro la povera capitana, deciso a schiacciarla.
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Lei non avrebbe fatto niente per fermalo, non finché la pressione dell’impatto non l’avrebbe spinta a saltare. L’urto è tremendo, Ahinoe sente il frantumarsi di alcune coste sulla parte sinistra e la spalla del braccio. Fatica a respirare e riesce a malapena a muoversi; tocca con l’elsa di Sangre la zampa che sta per schiacciarla e salta via.
Si girò, non prima di sussultare.

-Ugh! C-che diavolo?

Lo sguardo di soppesò sul drago, sulla montagna che voleva schiacciarla e pensò.
No, in verità non pensò proprio a niente. O Crystal o quel mostro, in ogni caso avrebbe fatto una pessima fine. Meglio il più tardi possibile, comunque. Sivoltò di scatto, tenendo su il busto con il braccio sinistro e cominciò a correre, dando le spalle ai suoi uomini, più spaesati che mai.

Si avvicinò ad una delle macchine, fra le macerie, e sperò che il drago non si fosse accorto di lei –non lo aveva toccato apposta. Si sfilò la camicia, tenendo la schiena appoggiata ad una trave e, strappandola, si fasciò nel modo più stretto possibile il petto, per lenire un poco il dolore. Era rimasta, si, col solo reggipetto, ma tanto era caldo.

Passò la mano destra fra i capelli, portandoseli all’indietro e sbuffando. Aveva due opzioni: tornare da Jevanni a combattere il drago, o rimanere la sperando che ce la facesse da solo.
Si convinse quasi di tenere tanto a lui, da andare, ma prima di rendersi conto della scelta, l’avvicinò un soldato.
-Lady Solis! Il generale Glacendrangh ha fermato il fuoco, e sembra stia… tentando di parlare a quel mostro. Cosa dobbiamo fare? Gli uomini sono pronti a ricominciare il fuoco, ma non vorremmo compromettere il generale… o lei, signora.-


Recuperate le forze, Jevanni sa cosa sta facendo.


Era OVVIO che lui lo sapesse –anche se poi non era così scontato, ma non Ahinoe. La domanda di quel soldato aveva spinto Ahinoe nella direzione della scelta che stava scartando.
Si alzò in piedi, e si resse al soldato.

-Forza, andiamo a vedere cosa vuole fare-






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ReC 200 ~ AeV 200 ~ PeRf 225 ~ PeRm 200 ~ CaeM 375
Immenso 40% ~ Alto 20% ~ Medio 10% ~ Basso 5%

Info Generali
Energia 45% [-5, -20, -20, -10]
Stato Fisico: Danno alto diviso fra spalla e costato sinistro.
Stato psicologico: Agitata, stanca e spaventata.
[Malus Manuka]: Danni ricevuti [Nullo - Malus Inattivo] - Uso [Alto - Malus Inattivo]
Equipaggiamento: Sangre Inflamados [Katana - Sfoderata] - Manuka [Katana - Sfoderata] - Breathings [Archibugi - Sfoderate - 5/5 - 15/15] - Cien Almas Abyss [Armatura - Equipaggiata] - Senza-Nome [Spada - Rinfoderata]
Abilità Passive
In the cicada's cry - Manuka è indistruttibile.
In the cicada's cry - Manuka non può essere sottratta ad Ahinoe, questa tornerà sempre da lei.
Caricia - Ahinoe è immune alle influenze psicologiche passive.
Seguridad - Ahinoe non si lascerà influenzare dagli svantaggi in combattimento.
Eficacia - È possibile scorgere il punto debole di ogni oggetto (Tagliare oggetti/ disarmare con facilità)
Esgrima - Ahinoe noterà sempre i punti deboli dell'avversario e i suoi attacchi risulteranno più efficaci.
Abilità Attive
[Caricia] La maestria di colui che è nato sotto il segno del Warrior Style è insuperabile; egli è il più capace dei guerrieri, capace di affrontare qualsiasi tipo di avversario. Questa seconda capacità è solamente un modo per rimarcarlo: spendendo un consumo Medio, infatti, il possessore del dominio sarà in grado di lanciare un'offensiva molto insidiosa, costituita da due attacchi pressoché contemporanei portati a due parti distinte del corpo nemico. Potrà quindi decidere di fenderlo contemporaneamente alla gola e alla caviglia, o alle due braccia, o altro ancora - l'importante è che i due punti vittima dell'offensiva possano essere raggiunti entrambi dalla posizione dalla quale quest'ultima viene scagliata. Ognuno dei due attacchi avrà potenza bassa, e potranno anche essere rivolti al medesimo punto del corpo avversario, se così si desidera. Anche questa capacità si fonda sulla maestria del guerriero, e dunque sulla sua CaeM, piuttosto che sulla PeRm.
Info Generali

Note: Usa l’attiva del secondo dominio del WS, subito dopo il colpo, che ovviamente è andato a segno. Solo per evitare di essere schiacciata, il colpo in se va a vuoto –non toccando quindi il drago. Abbiamo deciso di non attaccare a questo turno, per far fare il post figo a Jev :v: Anyway, c’entra anche il fatto, che con spalla sinistra e coste varie rotte, la voglia di attaccare di Ahinoe è scesa proprio al minimo: si riazlza, si allontana, e si rifiugia dietro una delle impalcature per fasciarsi usando la stoffa della camicia. Ok, si, rimane un poco scoperta, ma non ti azzardare a pensare a certo cose, luddo :addit:
Ad ogni modo, chiedo scusa per il ritardo. Non mi so organizzare per gli impegni :|



Edited by Christine` - 11/2/2012, 23:07
 
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view post Posted on 13/2/2012, 22:06
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Lo spettro si aggirava come un sogno. Traslucido, candido, avvolto in vesti eteree che parevano cangianti. Cambiavano ma senza che alcun vento le scompigliasse. A tratti erano le lunghe maniche di una veste, a tratti le pieghe di una tunica, e poi ancora ali, o acqua a lambire le caviglie. Una figura dai tratti indefiniti, dai colori indefiniti.
I capelli color dell'oro, o neri come la pece, o ambrati quanto fiamme ardenti. Le iridi ora smeraldo ora acquose, quasi incolori. Si guardava attorno come smarrita, le braccia abbandonate lungo il corpo, le lunghe dita mosse in una danza. E si muoveva come in sogno, i passi ora brevi ora rapidi.
La sua figura pareva sfuocare e poi ritornare nitida, la statura ora aumentare ora diminuire. E se la nebbia attraversava il suo addome sospingendola in avanti, l'oscurità subito restituiva definizione ai suoi contorni. Non aveva espressione, ma le sue labbra si muovevano lentamente in una nenia sempre uguale.
Perchè lei era l'inviata della sua signora, un sogno materializzato. Un sogno con poche parole soltanto, con una vita breve e privo di ogni coscienza. Aleggiava tra i servi condannati di quel luogo, che inutilmente avrebbero tentato di sfiorarla. Non avrebbe mai potuto essere loro, poichè lei non era di nessuno se non di Crystal, fondatrice di un nuovo mondo.
Sulle sue labbra un nome.
Il nome del signore di quella rocca. E nella sua gola una missione. Reclutarlo.
Perchè lui sarebbe stato l'ultima arma. Quella definitiva. E Crystal sapeva che non sarebbe stato facile averlo dalla propria parte. Sapeva ci sarebbe voluto del tempo. Eppure ancora lo attendeva.
Perchè Crystal non si fidava di quelle formiche umane che la seguivano. Sapeva quanto potessero essere intuili ed infide. E sapeva che solo i peggiori tra loro potevano realmente servire ai suoi scopi. Tra i peggiori lui. In assoluto il fondo di un pozzo oscuro. Lo stesso che voleva epurare. Curare la malattia con il proprio stesso principio velenoso.
Prima o poi la avrebbe vista, avrebbe udito la sua proposta. E avrebbe accettato. Allora lei sarebbe stata libera di svanire nel nulla, come polvere, e tornare nell'oblio. Lei, l'ombra di un'anima, il rimasuglio di una coscienza senza volontà. Lei, per cui ogni respiro era solo un antico dolore, e ogni morte la felice scomparsa.
Lei cercava Viktor von Falkemberg.
Le sue labbra si mossero ancora, invocandone il nome.

L'esercito sciamava ovunque. Rosental grugnì un ordine e i suoi si gettarono come cavallette tra i vicoli della città espugnata in maniera tanto imprevedibile. Le alabarde calavano su qualunque cosa si muovesse. Lui sapeva di dover andare avanti, sapeva che per ultimo sarebbe giunto il fuoco, e che il fuoco si sarebbe portato via tutto. Lui era un mercenario. Aveva imparato con il tempo a prendere il proprio utile prima degli altri e prima che sparisse. Alcuni dei suoi uomini stavano già attardandosi sulle donne.
Le afferravano per i capelli e ne soffocavano le grida ridendo. Avevano vinto e l'ebbrezza di quella conquista facile scorreva nei loro corpi sostituendosi all'adrenalina. L'ansia della battaglia stava sfuggendo dai capelli e dalle pupille, impregnandoli dei colori dell'eccitazione. Erano i vincitori, anche se era ancora troppo presto.
Si fermò un attimo, domandandosi se dovesse fermarli.

"Non trova sia stato tutto troppo facile?"

Il nobile Foster storse la bocca davanti a quello spettacolo. Grezzo, per la guerra a cui loro erano abituati, le battaglie campali, la morte con onore, il suicidio rituale del guerriero ignomignosamente sconfitto. Roteò la spada sopra la testa una, due volte. La lama calò con precisione chirurgica alla gola di un fuggitivo.
Loro non concedevano pietà. Loro non si concedevano sollazzi. E lui, Ta-yo Foster, sapeva che non poteva essere finita a quel modo. Sentiva ancora nell'aria l'odore del pericolo, di piscio e sacrificio. Sapeva che qualche altra paura silente strisciava attorno a loro, pronta a stritolarli nelle proprie spire.
Il suo interlocutore si strinse nelle spalle. Il suo interlocutore rise. L'uomo dello Shogun chinò il capo. Ciocche scure gli scivolarono lungo le guance.

Gli uomini ovunque, attorno a loro, godevano a modo proprio della vittoria. Chi baccagliava, chi si aggirava come smarrito, chi ringraziava i propri dei. Alcuni avevano già iniziato le razzie, altri cercavano di snidare gli ultimi difensori rimasti all'interno.
Lei avanzava completamente indifferente ad ogni cosa. Tesa verso il proprio obiettivo. Lo percepiva, mentre a cavallo incedeva leggera. Non l'avevano quasi notata, solo un punto di colore. Chi avrebbe potuto mai badare a una donna, una volgare femmina vestita di lilla?
le dita strette attorno alle redini, i suoi uomini che non si facevano più da parte come all'inizio. La vita esplodeva in loro senza ritegno, il desiderio si condensava in agglomerati caldi che impedivano un autocontrollo. Grugnivano come i porci che erano, mentre lei, elegante pantera, si dirigeva verso il palazzo del sultano.
Le sue cupole d'oro, le decorazioni candide, tutto ciò che ricordava, erano ancora al proprio posto. Non era cambiato nulla da quando lei era morta. Nemmeno suo padre.
Sebbene fosse lontano poteva scorgerne già il profilo aguzzo al balcone a cui era affacciato. Proprio come se lo aspettava, proprio come quando l'aveva condannata a morte. Forse aveva pensato di scamparla, di sopravvivere. Forse si era convinto che non esistesse vendetta, che i morti rimanessero tali, che l'anima non esistesse.
Sorrise sarcastica, mentre i piedi toccavano terra.
I passi silenziosi come quelli di un fantasma nel castello in subbuglio. La testa china, perchè non potessero guardare in quegli occhi dalla sfumatura d'oltretomba.
E senza quasi accorgersene era alle sue spalle. Il mondo in guerra al di fuori, loro due ai margini della penombra. Non parlò, ma respirò. Seppe che lui l'avrebbe udita, e poi lentamente si sarebbe girato. E l'avrebbe vista. E il terrore gli avrebbe attanagliato le viscere maledette, il sesso volgare con cui le aveva dato la vita, le dita che aveva teso per scagliarla nel buio.
Li avrebbe spazzati via tutti, era vero. Ma lui avrebbe avuto l'onore di essere il primo.



CITAZIONE

Co.Qm.Point

Lenny, sono stata appositamente molto vaga. A te la possibilità di sfruttare a tuo piacimento questo sogno che ti è inviato da Crystal. Ti prometterà terre, ricchezze, qualsiasi cosa possa convincerti, per reclutarti al fianco del demone.

Da tutt'altra parte Crysta stessa giunge nel palazzo del sultano sfruttando la confusione che è derivata dall'apertura delle porte ^^


 
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84 replies since 24/12/2011, 13:05   2537 views
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