Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Conquistadores - Invasione, Main Quest - Goryo

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.:Caronte:.
view post Posted on 26/4/2012, 22:24




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« C O N Q U I S T A D O R E S »
l e t b l o w u p e v e r y t h i n g

titolo-1-1

Seguirono gli ordini del Beccaio, assestando la sfondata definitiva nel ventre della Grassa Puttana.
Urlavano, nel baratro dell'Ora d'aria. Ululavano di selvaggio furore all'ultima notte della Purgatory.
Non erano mai stati un esercito. Non avevano mai fatto parte dei Falkenberg Korps. Erano solo un'orda feroce di prigionieri mostruosi e dementi, e come tali dilagarono nell'Ora d'Aria distruggendo tutto ciò che capitava loro a tiro, sollazzandosi con ogni carceriere che capitasse loro a tiro.
Due dei carcerati trovarono dell'olio da lanterne. Otri e otri con i quali -seguendo un suo comando- allagarono i quattro angoli dell'enorme sala; Caronte osservò interessato il dilagare viscido sul terreno coperto di sangue. Il demone di fuoco ghignò, prima di accostare la sua mano rossa a una di quelle chiazze oleose.

Uno dei carcerieri era stato inchiodato al muro, il suo corpo violato, come decine e decine di altri, là nella nave appartenuta a un tale Ramon Espejo. Un grappolo di prigionieri dalle fattezze solo lontanamente umane gli stava dinanzi.
« Vediamo il colore del tuo sangue, secondino! »
Il secondino aveva un rostro di spada piantato nella spalla. I quattro lo prendevano a calci, a sputi. Gli pisciavano addosso.
« Vediamo il bianco delle tue budella, secondino! »
Il secondino doveva accettare. La sua nave era stata inghiottita dalle forze raccolte del Beccaio. Che anche lui fosse inghiottito, andandosene assieme alla sua nave. Smise di scalciare, si arrese alla furia dei suoi aguzzini.
Tutti ridevano. Molti urlavano.
Uno, tra loro, era il demone del fuoco, il capo dell'orda, il traghettatore infernale. E quando dalla sua mano tesa serpeggiarono nembi di fiamma, questi avvamparono sulle scie tracciate dall'olio da lanterna, facendo in modo che tutto e tutti nell'Ora d'aria, fossero circondati dal
Fuoco.

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Due, e poi cinque, e poi dieci fulcri di fiamma. Le mura che circondavano l'enorme struttura ardevano, il fuoco ruggiva, torce semi umane di carcerati e carcerieri si contorcevano. Nel dilagare dei roghi, quasi un terzo dei carcerati erano soldati sfuggiti al comando, ebbri di strage, troppo presi nel pogrom per seguire qualsiasi ordine. Anime urlanti, anime dannate dell'Inferno. Non era più la Purgatory, quella, bensì il Settimo Cerchio. E loro erano centinaia, migliaia. Non aveva più importanza a quale fazione appartenessero, quale capitano seguissero, quale dio pregassero. Ora erano tutte uguali, quelle anime dannate precipitate sul lastrico in fiamme del Settimo Cerchio. Si ubriacavano tra i cadaveri. Stupravano i cadaveri. Bevevano il sangue dei cadaveri.
La battaglia doveva ancora iniziare. Eppure non sarebbe durata molto.
Presto tutto sarebbe stato inghiottito dal ferro e dal fuoco.

Oltre il fumo strangolante, fuori dall'aria satura di caligine del pogrom, Caronte raggiunse Rohan, Montag de Villers e il Beccaio. I tre si trovavano di fronte a tutto questo, presso la porta blindata che i prigionieri avevano abbattuto. Ivi giunse il demone del fuoco, e portò un ginocchio a terra, prostrandosi dinanzi allo stupratore della Fat Whore, mano artigliata portata al petto. Sue le fiamme. Suo il rogo. Suo il pogrom. Viktor von Falkenberg era un grande conquistatore. E Caronte lo avrebbe seguito, proprio come un tempo aveva seguito l'Innominabile. Sempre e comunque.

« È fatta, mio signore. »
Sentenziò il demone del fuoco con aria solenne, mentre alle sue spalle i vortici di fiamme lambivano il soffitto della Fat Whore. Portò lo sguardo ardente sul signore di RotteNhaz, scrutandolo dal basso verso l'alto.
« Presto, resterà un ricordo di cenere anche di tutta la nave. »

Attorno a loro, intanto, erano sopraggiunti altri soldati di ferro. Tlin-tlin, tlin-tlin. Quello delle loro giubbe era un tintinnare esile contro il ruggito dell'incendio. Alla loro guida, Caronte scorse la donna più brutta che avesse mai visto in vita sua. Un'orba dai capelli ramati e la faccia livida.

« Oberkommandierende, Hyena e i suoi uomini stanno arrivando. »
La donna riprese fiato. Boccheggiava, ansante per chissà quale sforzo compiuto. Il suo grugno era bello quanto il grosso culo flaccido del carcerato di nome Sedys.
« Quali sono gli ordini? »

Il vecchio col bastone volse le spalle al Settimo Cerchio. Respirò il fiato torrido della Grassa Puttana mentre ansava i suoi ultimi gemiti di dolore. Dall'espressione compiaciuta che aveva il vecchio, Caronte pensò che il sentore acre delle fiamme doveva essere per lui come un piacevole profumo di vittoria.
Alla fine, Viktor von Falkenberg diede gli ordini.
E per quella che forse fu la prima volta in vita sua, Caronte sentì un brivido gelido scendergli lungo la schiena.

Intanto, dove il baratro dell'orda era circondato dalle fiamme del Settimo Cerchio, torme senza volto sciamavano nell'enorme sala, penetrando nel relitto dell'Ora d'aria dal lato opposto a quello dove si trovavano i comandanti degli invasori. Un manipolo di altri carcerieri. L'avanguardia di Hyena, capeggiata da due vecchi guardiani del Goryo.
Il primo era un uomo dai radi capelli grigi, la faccia deturpata dal tempo ridotta ad un groviglio di cicatrici. Stringeva una frusta dalla lunga stringa di cuoio. Dave McKeane squadrò l'inferno che si dipanava dinanzi ai suoi occhi color silice con aria preoccupata.
« Ahi-ahi. Questo non piacerà a padron Hyena, mia cara. »

Al suo fianco, un colosso di carne verdastra si limitò a sghignazzare nervosamente. Ventre come un otre, braccia flaccide, fisarmonica di menti al posto del collo, grugno orchesco che tentava di dissimulare il proprio timore. Big Lucy serrò l'enorme mestolo di ferro nella mancina, ringraziando gli dei d'aver lasciato i suoi piccoli figlioletti lontano dalla battaglia. Ma lei, cuoca e guardiana del clan da tempo immemore, non poteva tirarsi indietro. Né poteva permettere che la sua casa volante fosse ridotta in povere da una selva di pazzi sanguinari.
« Adesso li faccio arrosto, a questi stronzi. »
Erano pochi. Una cinquantina di carcerieri, contro centinaia e centinaia di carcerati.
Ma erano compatti, disciplinati, determinati.
Un cuneo d'assalto che avrebbe inferto un grave colpo alla marmaglia urlante. E alla feccia traditrice che la accompagnava.



QM POINT: Stray non ha potuto postare, dunque dovrete ancora sorbire me, mentre muovo Caronte. Allora: la prima parte del vostro post dovrà descrivere l'arrivo di Viktor, la distruzione dell'Ora d'aria operata dai prigionieri e -se volete- anche dai vostri pg. Quando le fiamme dilagano e circondano tutti voi, dovreste intuire che forse sarebbe il momento buono per darvela a gambe. Peccato che invece il bello sta proprio per iniziare, e il fuoco farà da contorno alla battaglia finale. Nella seconda parte del vostro post, infatti, descrivete l'arrivo dell'avanguardia della fazione dei carcerieri di Hyena. Questa è condotta da un vecchio guardiano del Goryo, la cuoca Big Lucy, e da uno attuale, Dave McKeane. Oltre a loro ci sono una cinquantina di carcerieri armati di spade, roncoli, asce e mazze ferrate.

Il vostro compito sta nell'imbastire una strategia vincente per abbattere il prima possibile i due guardiani. ovviamente non sarete i soli ad attaccare: anche se parte dei carcerati è persa nell'anarchia della distruzione generale, molti conducono un attacco barbaro e disordinato contro i nuovi arrivati. Ciascuno di voi solo per questo turno potrà muovere un png fedelmente preso dalla fazione mostruosa "Feccia", di energia bianca (se la vostra è bianca o gialla) o gialla (se la vostra è verde o rossa). Lo potrete muovere come compagno animale-famiglio, dunque niente slot tecnica e niente particolari poteri attivi o passivi, se non volete minare il punteggio in sportività. Dave e Big Lucy hanno una scorta di due carcerieri a testa.

turni liberi, scadenza prevista per le 23.59 di Mercoledì 2 Maggio.
 
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view post Posted on 26/4/2012, 23:18
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Ci sono persone che si approcciano al mondo a testa alta,
con la sfrontatezza di chi non ha nulla da temere. Ci sono altri che invece si preoccupano di anticipare i loro nemici, senza sottovalutarli. Esistono anche personaggi valorosi e leali -uomini che danno al loro onore un valore più alto di quello che assegnano alla loro stessa vita. E infine ci sono gli incoscienti, che cercano nel loro orgoglio le risposte agli schiaffi del mondo.
Costoro hanno tutti una cosa in comune: non muoiono mai da vecchi nel loro letto.
« L'orgoglio è come un timone: o lo tieni ben stretto o finisce per sbatterti sui coglioni. »

[...]

c58Nc

La porta andò giù di botto. Caligine, scarsa visibilità che durò alcuni istanti. Il tempo necessario perché Laurens si voltasse a fronteggiare l'unico che avesse avuto il fegato (o l'idiozia) di lamentarsi per il modo in cui li aveva condotti.
Lo squadrò di sotto in su, soppesando ogni parola che gli aveva sentito pronunciare, non particolarmente impressionato dalla dimostrazione di forza che l'altro aveva voluto dare: sulla Purgatory vigeva la legge del più forte, cane mangia cane, e certi spettacoli erano all'ordine del giorno. Era importante mettere gli altri in soggezione, mostrare le proprie capacità e la propria forza. Chi non può permettersi il lusso di farsi amare deve accontentarsi di essere temuto. Ma nel caso specifico, il ragazzo cascava malissimo: Apocryphe temeva solo due persone a bordo di quell'inferno semovente, e quel bamboccio moccoloso dai modi rudi non rientrava nel novero.
Così, giusto per ricompensare il suo hablare claro y castizo, appoggio la mano destra sulla paratia rinforzata che fino a pochi istanti prima aveva retto la porta blindata. Delle piccole rughe a zampa di gallina fecero una breve comparsa di fianco ai suoi occhi, a testimoniare l'istante di profonda concentrazione che precedette il piccolo prodigio: la mano del demone passò attraverso l'acciaio, per poi tornare indietro.
« Le porte chiuse non sono un mio problema, coño. »

Tornò a concentrarsi sulla porta appena divelta, e rintuzzò un moto di sorpresa e disgusto nel vedere il Beccaio proprio di fronte a sé, a ghignare nel suo chiostro di denti giallastri e marciti ormai da un pezzo. Se Viktor era lì, poteva significare solo una cosa -una cosa non necessariamente piacevole.
« Ottimo lavoro, uomini. Della sala macchine ormai resta solo un ricordo di cenere.
Ma il tuo lavoro non è finito, non ancora. Sembra che presto dovremo ricevere ospiti tutt'altro che graditi.
»
La Bestia di Pirate's Bay accennò un mezzo inchino, come a dire che accettava di buon grado anche quel compito. Non rispose a Viktor -non lo riteneva necessario, in fondo avevano già preso i loro accordi, e l'unico nemico contro cui Apocryphe non si sarebbe mai battuto era destinato a ben altra fine che non vedersela con lui. Si volse invece nuovamente indietro, a fronteggiare lo sguardo di quell'unico uomo che si era permesso il lusso di rimbrottarlo.
« Come vedi » disse, con aria divertita, « questa notte è ancora lunga,
e nel ventre di una puttana c'è parecchio sangue di cui macchiarsi. Prega che non sia il tuo.
»

Fece alcuni passi, allontanandosi dal gruppo e avvicinandosi alla parte più in ombra della stanza. Dando le spalle a tutti, armeggiò alacremente con qualcosa che reggeva in mano. Un attimo prima di entrare nell'ombra -un solo passo prima dell'abisso- si fermò, scrollando le spalle come se non gli importasse granché di tutto quello che stavano facendo. Ed in fondo quella, come aveva già detto senza che nessuno potesse udirlo, non era la sua guerra -né la sua impresa.
« Ad ogni buon conto » asserì, « hai ragione: non mi sono ancora sporcato le mani.
Pero soy caritativo, hombre.
»
Si voltò di scatto, sollevando la canna della propria pistola, puntata in faccia al ragazzino dalla lingua lunga.
Ad armare il suo volto c'era una mezzaluna bianca, le labbra stirate in un sorriso che andava da un'orecchio all'altro,
spaccandogli a metà il viso dai tratti bestiali ulteriormente deformati. Se qualcuno avesse chiesto qual era il volto del diavolo,
avrebbero potuto rispondergli agevolmente indicando il Demone Corsaro.
« Voglio accontentarti. »
Il tutto avvenne in una frazione di secondo: il movimento secco della pistola che cambiava la direzione, il cane che veniva sollevato per poi riabbassarsi violentemente, il rumore secco della pallottola che veniva espulsa e l'odore acre della polvere da sparo che impiegò meno di un istante per mischiarsi con quello acre e disgustoso del sangue che fuoriuscì in un unico fiotto rossastro, screziato di materia cerebrale e frammenti d'osso, dalla fronte del vecchio che stava di fianco al cucciolo di drago.
Il corpo senza vita si accasciò al suolo con un tonfo, mentre Apocryphe reclinava il capo sulla spalla,
quasi incuriosito dalla scarsa reattività dell'anziano combattente.
« Così va meglio? » chiese, sardonico, a tutti e nessuno.

Senza aspettare una risposta si voltò, scoppiando in una risata cavernosa,
ed entrò nell'ombra. E non era più lì.
« Que se folla. »

[...]

Il Boccaporto principale della Purgatory.
Se davvero qualcuno stava per invitarsi autonomamente a quella speciale festa privata in onore di Iena, con le torri d'ancoraggio in balia dei combattimenti e la nave alla fonda nel pieno del Plakard, quella era la via d'accesso principale, l'unica sicura. Da lì sarebbero passati gli ospiti inattesi, su questo non aveva dubbi. Lievemente meno salda era la sua convinzione sull'evolversi degli eventi: con Iena a bordo la resistenza si sarebbe riorganizzata, e a dirla tutta l'interesse della Bestia per quella notte di tradimento e gozzoviglie a base di sangue e cervella stava scemando rapidamente. Di certo non aveva intenzione d'immolarsi per la causa, e se le cose si fossero messe male gli sarebbe bastato volatilizzarsi -e in culo Viktor, Iena, e tutti gli orsi di latta e le grasse puttane sanguinanti di quel fottuto mondo.

Sputò a terra, calpestando la polvere che si ostinava a sollevarsi al soffio placido di un vento leggero.
Il Plakard, fatta salva la Purgatory, era silenzioso. E non c'era nessuno all'orizzonte -almeno al momento. Lo sguardo del Flagello dell'Ovest cadde su quella che -malgrado la distanza- riconobbe come la propria nave.
"Un giorno" si disse "torneremo a casa". E quel giorno l'Overworld avrebbe pianto sangue. Ma era ancora lontano quel momento, come un faro sulla sponda opposta di un mare tempestoso dai flutti amaranto, fatto di sangue, gelosie, vendette, passioni. Il mare in cui tutti loro erano costretti a navigare, alcuni sollevando fieramente il capo e gridando le loro sfide in faccia allo Sconosciuto, altri con la testa fuoribordo a vomitare l'anima. Era un viaggio a cui tutti erano destinati, ma a cui pochissimi potevano sopravvivere. Era solo questo il punto, in realtà: non la lealtà, non l'onore, non il rispetto. Andate a fanculo tutti.
Per dispensare vendetta e distruzione, bisogna anzitutto sopravvivere.

E per sopravvivere, a volte, tocca nutrirsi di carogne.
L'importante è esserci quando verrà il momento.


Abilità Utilizzate: Void Runner, attiva del Livello 1 - Nulla di teletrasporto.
Riserva Energetica: 98%

Niente di che: Apocryphe fa un po' lo stronzo, secca il vecchietto amico di Lud e si sposta al boccaporto principale, ad attendere gli 'ospiti inattesi'.
 
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Leonhart
view post Posted on 30/4/2012, 21:39




Seguiva i suoi compagni di ribellione come un cane al guinzaglio,di passerella in passerella nelle intercapedini della Purgatory;
conscio di aver un ruolo ben di poco conto in quella marmaglia.
I suoi compagni erano su un gradino più alto del suo, ben più alto:
un drago e degli uomini - che di umano aveva poco o nulla;
e poi quella bestia sanguinaria che li "scortava".
Li aveva visti sfondare porte come se si trattasse di strati di carta, portando l'intero gruppo avanti senza sosta nell'intestino della Grassa Puttana. E la Bestia sempre davanti, abile nelle parole quanto nell'omicidio a sangue freddo.
Ezekiel temette per un secondo per la sorte del drago, quando lo sentì rivolgersi con stizza all'abominio prima di avvicinarsi alla porta di sbarramento.
E quando quella cadde, beh...
Ezekiel ebbe il malsano desiderio di alzare i tacchi.
Represso, di fronte alla figura che si ergeva sull'acciaio sfondato.

« Ottimo lavoro, uomini. Della sala macchine ormai resta solo un ricordo di cenere. »
Il capo dei rivoltosi, il Beccaio, Viktor von Falkenberg, quel nome che Ezekiel aveva sentito così tanto in quel poco tempo dallo scoppio di tutto quel casino. Si sentiva vecchio, davanti a quell'uomo dall'ineguagliabile terrore, e debole, come se la sua vita gli fosse stata risucchiata di colpo.
Eppure se l'era aspettato diverso, il Beccaio: forse non un vecchio, forse un grande guerriero in armatura, anziché un uomo intabarrato di nero; d'altro canto, doveva trattarsi di un uomo - sempre che lo fosse - del suo stampo, per poter controllare uno come Montag o il guerriero in rosso, o la Bestia che era con loro.
E fu infatti a quella che si rivolse:
« Ma il tuo lavoro non è finito, non ancora. Sembra che presto dovremo ricevere ospiti tutt'altro che graditi. Perché non vai a dar loro la dovuta accoglienza, Flagello dell'Ovest? »
Egli, il Flagello, fece un debole inchino verso il Beccaio;
poi rispose al drago uccidendo il vecchio a cui si era avvicinato,
e infine li lasciò tutti lì, come imbambolati, scomparendo con un soffio.
« Uomini di Falkenberg! In questa grande notte, il destino ci restituisce tutto ciò che noi abbiamo dato, e strappa a Hyena tutto ciò che lui ci ha preso. »
Erano nell'Ora d'aria, il centro della nave, dove carcerati ribelli, carcerieri e strenui difensori del Clan si davano battaglia.
Dove si sarebbe combattuta l'ultima battaglia.
E Viktor urlava, sollevando il bastone,
un vecchio che aveva la forza e la volontà per distruggere il Goryo.
« Adesso si proceda con la distruzione terminale.
Sfondiamola questa grassa baldracca!
»

E fu il caos.

I combattimenti all'interno della nave aprivano ferite e squarci nel ferro di questa, che lanciava stridii e urla come una puttana trattata in malo modo; era grassa e faceva rumore, la Purgatory, ma non abbastanza da coprire le grida dei secondini e di quegli altri poveri folli che si stavano opponendo alle truppe del Beccaio.
Ezekiel era in mezzo a loro, spinto dalla foga del momento, tagliando teste e arti, insieme a carcerati che non aveva mai visto e a membri di un clan a cui ancora non faceva parte sulla carta.
Caronte, quell'essere immondo che si era presentato a tutti sulla passerella generando tanto disgusto quanto soggezione, era anche lui nella battaglia; ma bastò un movimento delle sue braccia, intravisto da lontano, perché le fiamme ardessero in tutta l'Ora d'aria.

Ezekiel si scansò in tempo prima che un uomo in fiamme lo travolgesse, cadendo dall'alto.
Erano stati scaraventati, di punto in bianco, dal Purgatorio dritti nell'Inferno più caldo, dove le anime bruciavano in eterno in una danse macabre senza sosta, travolgendo gli stolti, accogliendo a sé i peccatori che avevano ogni motivo per ardere.
« Dannazione! »
Scartò di nuovo di lato, quando una fiamma scaturì dal nulla incenerendo uno di quei tanti attorno a lui.
Sentiva il braccio che reggeva la spada indolenzito, ancora per il colpo che aveva sferrato contro il generatore e l'onda d'urto che ne era conseguita: era rimasto intontito per dei buoni attimi, prima di riprendersi e notare uno squarcio sul petto - ringraziando i ferri sporgenti della sala macchine - che ora sanguinava meno copiosamente ma che, in ogni caso, gli strappava il fiato.
Spostò gli occhi in fretta e furia, cercando gli altri compagni di ribellione, staccandosi da quel branco di mostri che erano diventati i carcerati.
Perché, lui che cos'era?
Si fece largo a spintoni, evitando fiamme e quant'altro gli si proponeva davanti, finché non gli si parò davanti un nano, sporco e armato di martello insanguinato, in quella che sembrava una divisa da alchimista o da fabbro. In bocca teneva un sigaro acceso - E dove cazzo l'ha trovato?, si chiese Ezekiel - e lo guardò in tralice prima di avventarglisi contro mulinando l'arma.
Solo quando gli fu a contatto, spada contro martello, Ezekiel notò che il nano era cieco da un occhio.
Lo respinse con un calcio, girandogli attorno e puntandogli la spada alla gola.
« Hai scelto di morire in fretta, nano! Fuori dai coglioni! »
« Aspetta! Sei un ribelle? »
Alzò le mani in segno di resa, prima che la spada calasse il colpo.
Ezekiel rimase bloccato: com'è che dopo aver falcidiato tante persone ora non aveva ammazzato quel nano? Anzi, si era fermato ad un semplice sollevarsi delle mani.
« Se sei un ribelle, voglio aiutarti! Mi sei sembrato uno di quei dannati carcerieri... Io voglio andarmene da qui! »
Un'altro che voleva fuggire.
Secondo gli ordini ricevuti, i fuggiaschi rappresentavano una possibile minaccia: o con loro, o contro di loro, questo era stato detto. E chi voleva scappare non sarebbe servito a nulla.
Eppure, nell'unico occhio sano del nano ardeva quella che sembrava una sana proposta d'aiuto, lecita in un momento come quello dove ci si poteva aspettare una randellata alle spalle.
Aveva visto come persino nei ranghi dei ribelli non scorreva buon sangue.
E Ezekiel l'aveva già affermato: non voleva morire.
Tutti gli altri che aveva ucciso non avevano mostrato un briciolo di vera speranza nei loro occhi, solo quella bramosia di libertà che li accomunava alle bestie in trappola; il nano, invece, aveva consapevolezza di ciò che lo aspettava: del sangue da spargere prima di fuggire, della possibilità di morire dentro o fuori la Purgatory, del rischio corso con Ezekiel proprio in quell'istante.
« Ribelle, sì.
Gli tese la mano e lo tirò su.
« È la tua giornata fortunata. »
Gli abbozzò un sorriso, mentre si rimetteva in direzione degli altri, con il nano dietro.
Se voleva scappare, che facesse pure,
dopo averlo aiutato.

Quando finalmente furono tutti riuniti, le fiamme li circondarono.
Erano tutti lì, i ribelli, che assistevano con timore all'arrivo dei rinforzi in difesa della Purgatory,
capitanati da quelli che dovevano essere due dei guardiani del clan, a giudicare dalle loro facce così diverse da quelle della feccia di carcerieri che li circondavano.
Un uomo dai capelli grigi, raggrinzito, armato di frusta;
una donna (?) enorme, verdastra e ripugnante, con un mestolo.
Dietro di loro, circa una cinquantina di altre persone.
Ezekiel si morse il labbro, dando uno sguardo alla disposizione dei guardiani e a come poter imbastire un buon attacco.
Vide che ciascuno di loro, ai fianchi, pareva avere due carcerieri troppo vicini per essere una semplice coincidenza: quelli erano lì per difenderli. L'attacco frontale con urla belluine e suon di sparate non avrebbe reso granché; se poi davvero quei due erano tanto rinomati...
« Li vedi quei due di fianco alla cicciona? »
Lo disse piano al nano, al suo fianco.
« Ammazziamo quelli e lei è scoperta... Credi di farcela da solo? »
« Mi prendi per una mezzasega? »
« Ti prendo per un mezzuomo. »
« Razzista del cazzo... »
Il nano strinse il martello, pronto per l'assalto.
« Preoccupati di raccogliere i loro pezzi, più tardi.
Da solo.
»

Ezekiel fece un cenno verso tutti gli altri, draghi, uomini, demoni e quant'altro lo circondava e disse, abbastanza forte per farsi sentire da loro ma non dall'altro schieramento:
« Quando dico "Ora", copritevi gli occhi!
In qualunque caso, non guardate la mia figura!
»
Si inumidì la bocca priva di saliva.
Non era fatto per parlare.
« Poi avrete l'occasione di colpire!
Saranno accecati per un momento!
»

Con il nano al fianco, Ezekiel fece qualche passo avanti, diretto verso l'orda nemica.
« Come ti devo chiamare? »
« Non chiamarmi.
Augurati piuttosto che non ci rivediamo più per Asgradel quando tutto sarà finito.
»
Urlò.
« Ora! »

Un lampo di luce bianca scaturì dal corpo di Ezekiel, propagandosi in ogni direzione, pregando di accecare chiunque non fosse stato abbastanza rapido da difendersi.
I nemici si sarebbero ritrovati, in un battito di palpebra, travolti dai ribelli e martoriati fino a fargli uscire le budella.
I due guardiani avrebbero fatto bella mostra dei loro corpi mutilati sul cocuzzolo della piramide di morti, al termine di quell'ultima battaglia.
Ezekiel e il nano scattarono in avanti: il primo con la spada diretta dall'altro verso il basso alla testa della cuoca grassona, al fine di spaccarla come un melone maturo; il secondo diretto con un martello mulinante addosso ai suoi due difensori - e Ezekiel sperava che colpisse abbastanza in alto da renderli inabili a nuocere.
Dietro di lui, ai lati, dall'alto, da qualsiasi parte,
Ezekiel voleva vedere sbucare i suoi alleati,
pronti a dar man forte e a uccidere senza alcun risentimento,

e di essere vivo insieme a loro per vedere la fine.



ReC 250 ~ AeV 100 ~ PeRf 175 ~ PeRm 275 ~ CaeM 175

Basso 6% ~ Medio 11% ~ Alto 22% ~ Critico ~ 44%

Status fisico ~ Contusioni varie, dolore al braccio destro e squarcio al ventre (Basso, Basso, Medio)
Status psichico ~ Illeso
Energie residue ~ 65% – (6) = 59%

Passive

Stronghold: Ezekiel è un uomo come tutti gli altri, tenacemente attaccato alla vita al punto di non arrendersi quando le energie scarseggiano. A solo trent'anni, un vero uomo appena fatto, egli possiede un potere particolare che tutti vorrebbero: la difesa assoluta, ossia proteggere il proprio corpo in ogni situazione. La prima caratteristica di Ezekiel è la capacità di ricorrere alle proprie difese anche quando ciò sembra impossibile, quando l'offensiva del nemico sembra andata certamente a segno. Egli possiede la capacità di innalzare le proprie tecniche difensive in maniera istantanea, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione, anche nel caso in cui si trovasse a fronteggiare un attacco incredibilmente rapido o altrettanto inaspettato. Se poi per un uomo normale, lanciare una difesa che copra tutto il proprio corpo è molto più impegnativo che castare una normale barriera, lo stesso non si può dire per Ezekiel: qualsiasi difesa a 360° avrà una potenza pari al consumo impiegato per generarla, permettendogli di uscire indenne anche dagli scontri con più avversari o circostanze altrettanto pericolose.
Defence boost: Le difese di Ezekiel sono un concentrato di magia talmente elevato da risultare sovrumane, anche per gli altri possessori di questa particolare abilità. Per merito di neanche troppo lunghi periodi di allenamento, egli è in grado di erigere difese magiche aventi potenza di un livello superiore al consumo speso; tuttavia, tanta diligenza in questa branca del combattimento ha una conseguenza inevitabile: la potenza di tutte le tecniche offensive di natura magica sarà ridotta di un livello.

Attive

Sight's blind: Con un minimo dispendio di energie, Ezekiel produce dal proprio corpo o da una parte di esso verso l'esterno un flash di luce abbagliante, bruciando la retina degli occhi per pochi attimi, giusto il tempo di sferrare un attacco. Inoltre, la luce sarà talmente forte da riportare gli esseri demoniaci nella loro più debole forma umana, annullando la disparità di forze. (consumo Basso)

Note

La strategia è concordata con i miei compagni di ribellione e ho postato per primo giusto per attivare l'effetto di Sight's blind (Flash abbagliante). Non ho descritto altro che dal punto di vista del mio personaggio, che si limita a fare azioni generiche fino a quando non si ritrova con gli altri, come descritto da Caronte, nel cerchio di fiamme al centro dell'Ora d'aria: nello scritto, Ezekiel parte per primo all'assalto perché si deve avvicinare almeno un po' all'orda nemica prima di usare la tecnica; gli altri, nano compreso, partono tutti un secondo dopo il lampo abbagliante e l'essersi protetti dallo stesso.
L'attacco è molto semplice: approfittando del fatto che quasi tutti i nemici - o quantomeno le prime fila, guardiani compresi - dovrebbero essere accecati, Ezekiel e il nano si dividono Big Lucy e i due carcerati (che ho ritenuto essere comunque inferiori di un'energia bianca; poi, non dovrebbero esser in grado di vedere neppure arrivare i colpi del nano). Ezekiel cerca di uccidere sul colpo la cuoca, contando sul fatto che il nano si destreggia con i suoi due difensori.

Per il resto, lascio la parola agli altri, che sanno il fatto loro e che daranno manforte. :8):

Due parole per il nano: si tratta di un personaggio che, incrociando le dita, dovrebbe avere un ruolo nel futuro di Ezekiel. Volutamente non ha nome ma è abbastanza chiaro che, al termine della ribellione, sarà - o avrà cercato - fuggito dalla nave e sarà vagante per Asgradel.
È un personaggio derivato da un immagine che mi ha intrigato in passato e che ho inaspettatamente ritrovato; e poi, i nani sono i pg che preferisco nelle campagne di Dnd (anche se, vabbè, non c'entra una mazza).

 
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view post Posted on 2/5/2012, 14:43

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La vita non è mai semplice.
Ostacoli ti vengono posti durante il cammino.
La grande guerra, denominata poi come Valzer al crepuscolo, aveva dilaniato le zone meridionali poste sotto il dominio del Clan Toryu. Contadini erano finiti sul baratro di una crisi esistenziale. Molti dei loro figli erano partiti per fronteggiare una guerra dal quale certamente non avrebbero fatto ritorno. In questo panorama catastrofico di potenti che giocano alla guerra, un vecchio, piegato in un campo di grano a raccogliere il misero frutto che la stagione di raccolta gli stava donando, si proteggeva con un cappello composto da steli di paglia dal riverbero del sole. Poche gocce di sudore scorrevano su una pelle secca color daino, rughe intense scavate nella pelle, folte sopracciglia di un bianco senza tempo, le ginocchia reclamavano per un artrite sempre più dolorosa.
Poi, all’orizzonte, un trottare sommesso di cavalli, rumori di zoccoli che strepitavano sulla pietra. Due bravi ammantati in drappi rossi e verdi, nascosti dai raggi del sole che ne oscuravano i contorni. Uno dei due scese da cavallo. I piedi cozzarono sul terreno, il mantello verde sventagliò al vento.

« Dove sono i trenta sacchi di grano? »
La voce dell’uomo latrò nell’aria, come se un mastino ringhiasse contro il suo avventore.
« Lo sai cosa succede a chi non paga. »

L’uomo continuò, avvicinandosi alla figura del vecchio che perseverava a tenere la testa china sul grano, come a voler ignorare i due uomini, come a voler schermare ogni reazione.
La mano del bravo si chiuse sul mento dell’uomo, con forza gli alzò il viso per guardarlo dritto negli occhi.
Occhi verdi e salmastri.

« Tu hai chiuso qui. »

Un manrovescio colpì la mascella del vecchio. Sangue sgorgò dal suo labbro rotto, la testa si girò dalla potenza del colpo, il vecchio poggiò le mani a terra per reggersi. Poi ebbe un sussulto, un singolo lamento fuoriuscì dalla sua bocca devastata dal bravo.
Non avrebbe reagito, era un uomo bonario e inerme, qualsiasi cosa fosse successa intorno a lui non avrebbe mosso un dito.
Era cresciuto con il mito di un padre vigliacco campato fino a cent’anni senza rompere le palle a nessuno.
Era cresciuto con la semplice regola del sottomettiti e vivi.
Senza fiatare accettò per l’ennesima volta quella prova che la vita gli stava mettendo di fronte. L’ultima cosa che vide fu la sua fattoria in fiamme.
Poi nient’altro che il buio della Purgatory.
E il buio dei suoi occhi.


...

« Le porte chiuse non sono un mio problema, coño. »
La voce di Laurens tuonò in quel polveroso corridoio, la porta appena distrutta venne infilzata dalla mano del demone. Tuttavia, lo stesso Morpheus, avrebbe trapassato quell’acciaio con il semplice dimenar della sua coda. Sorrise all’uomo per nulla turbato da quella dimostrazione di forza.
« questa notte è ancora lunga, e nel ventre di una puttana c'è parecchio sangue di cui macchiarsi. Prega che non sia il tuo. »
La sua voce rimbombò nella testa del Dreams Maker, le risa di scherno divamparono a macchia d’olio nel cervello, ma non si scompose, troppi anni aveva vissuto per perdere la calma, troppi sfregi erano stati fatti alla sua persona. Troppo tempo avrebbe vissuto ancora per non godere di una vendetta lenta e dolorosa.
Oltretutto, nessuno dei due sarebbe morto.
Non quella sera.
« Ad ogni buon conto, hai ragione: non mi sono ancora sporcato le mani. Pero soy caritativo, hombre. »
Accadde tutto in pochi istanti, il demone corsaro si girò di scatto puntando la pistola contro Morpheus. Il giovane drago vide la canna della pistola puntata davanti ai suoi occhi, vide il sorrise malsano dipinto sul volto della bestia. Il sorriso del giovane si affievolì, i canini si mostrarono superando il labbro “Dispara, hombre” pensò “si es posible”.
Si sarebbe trasformato in un drago ancor prima che il proiettile avrebbe incontrato la sua pelle, avrebbe assorbito quella scheggia di metallo impazzita e si sarebbe scagliato sul demone banchettando con il suo corpo. Ma quello che accadde pochi secondi dopo fu al di fuori dalle possibilità - e dell'imaginario - del drago.
Il braccio che con uno scatto cambiava direzione, il rumore secco dello sparo e la pallottola che usciva dalla canna, poi il semplice tonfo di un corpo che cadde a peso morto in terra. Gli occhi sgranati a osservare quella scena, uno stupore che si tramutava in rabbia crescendo dalle viscere del corpo come un fuoco che lentamente divampa. Il puzzo acre del sangue, materia cerebrale riversa in terra, la faccia del vecchio con un buco al centro del cranio e gli occhi ciechi che ancora sorridevano. Le gambe dell'uomo che si alzarono in un ultimo sussulto, un ultimo riflesso muscolare prima che la vita abbandonasse del tutto il corpo.
Poi, un ruggito nell’aria. Il Drago si palesò davanti quella folla umana, le fauci spalancate in un latrato disperato, la rabbia che si impossessò completamente del corpo. Ma la bestia di Pirate’s Bay era già sparita nell’ombra, già scomparsa in quella serie di cunicoli. Si calmò, la rabbia scemò lentamente facendolo tornare in forma normale.



«Ti ucciderò » sentenziò semplicemente, con i pugni serrati e il corpo che ancora tremava, « ma oggi dobbiamo ridare la libertà a questi uomini. »
La calma serafica che solitamente avvolgeva il suo animo scalzò la rabbia inattesa, avrebbe assaporato la vendetta in un altro momento, e ora aveva un motivo in più per sfondare quella puttana.
Ridare libertà a quei uomini.

« Il suo nome era Roberto. »

Un uomo con i capelli lunghi raccolti in una coda di cavallo, barba ben curata e occhi neri e profondi, era appoggiato con un piede alla parete d’acciaio del corridoio, nella destra teneva in mano una sigaretta, nella sinistra una sbarra di ferro spezzata rubata a qualche cella. Vestiti semplici e stracciati, un ex carcerato che si era aggregato al gruppo d’invasori.

« Voleva solo rivedere suo figlio. »

Un uomo che per anni non aveva mai reagito ai soprusi, che si era sempre nascosto nell’ombra senza mai prendere una posizione, l’omertà l’aveva condotto alla cecità e alla Purgatory, un sussulto d’orgoglio l’aveva condotto alla morte.

« Raccontami la sua storia. »


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C O N Q U I S T A D O R E S

Ovvero uccidere per essere liberi

Accantonò il corpo del vecchio in un angolo buio, avrebbe donato all’uomo che fu l’onore di una degna sepoltura, sotto quel cielo che lui gli aveva promesso di fargli vedere.

Ma che promessa fu cancellata da un colpo di sparo e da un uomo – un demone – che avrebbe prima o poi incontrato il suo destino.
Magari in una giornata uggiosa e nel frastuono di tuoni e fulmini all’orizzonte.
E con un drago che vola tra le nuvole.

Altresì Edoardo, l’uomo con la coda di cavallo, decise di seguire Morpheus nel pandemonio dell’ora d’aria.
Fuoco e fiamme divamparono in quell’arena, il ventre della puttana fu inghiottito in una morsa infernale, il calore lambiva i volti degli uomini, sudore colava imperlando la fronte di tutti. Una parete di fiamme li circondò chiudendo qualunque via di fuga.
Centinaia e centinaia di indisciplinati carcerati che mettevano a soqquadro ogni cosa, mentre una cinquantina di carcerieri con ardite strategie cercavano di tenere a freno quell’ammasso informe di uomini.
La resistenza era guidata dai due guardiani del Clan Goryo.

« La cicciona viene chiamata Big Lucy. »

Edoardo indicò un colosso orchesco: pelle verde, menti su menti che coprivano un collo sprofondato nel grasso, braccia flaccide e la mancina che in mano manteneva un mestolo da cucina.

« L’altro è Dave Mckeane. »
Un vecchio con il volto deturpato da numerose cicatrici, radi capelli grigi e nella mano serrava una frusta di cuoio.
« Sono molto pericolosi. »
Asserì Edoardo.
« Non mi interessa. »

Morpheus sbuffò, una cuoca cicciona e un vecchio sadomasochista non si sarebbero frapposti tra lui e la sua promessa. Un altro uomo accanto a lui parlò, spiegò al gruppo che strategia aveva in mente, strategia impeccabile ma che a lui non cambiava nulla. Acconsentì con un movimento del capo, facendo intuire che si, avrebbe acconsentito all’utilizzo di quel piano, seppur non con particolare entusiasmo.
Solitamente era restio ad aggregarsi a gruppi di persone, combattere accanto ad alcuni di essi come un normale umano, ma in quell’occasione un po’ di aiuto non avrebbe guastato.

« Fai quello che dice. » Si voltò verso Edoardo, guardandolo negli occhi. « Poi attacchiamo. »
Sorrise debolmente, indicando i due guardiani.

« ORA. »
Il giovane si portò le mani davanti agli occhi, coprendosi per qualche secondo da qualsiasi infiltrazione di luce. Il guerriero esplose in un lampo fragoroso di energia luminosa, uno sfavillio baluginante che avrebbe interdetto i guardiani per una frazione di secondo.
E quando Morpheus riaprì gli occhi, intorno a se la luce era tornata normale, le fiamme predominavano ancora l’atmosfera. Eppure, anche quelle fiamme, sinonimo dell’eterno divenire nell’Eracliteo pensiero, ove tutto scorre, in quel momento esatto vennero inghiottite nell’immobilità totale.
Intorno alla figura di Morpheus, uomini plasmati in una statuaria immobilità di un tempo soggiogato dallo stesso drago. Eterno discorrere bloccato per qualche attimo, qualche secondo in cui il giovane si proruppe in una corsa attua ad aggirare i due guardiani.
Quando il tempo riebbe il suo normale scorrimento, il Dreams Maker era alle spalle dei guardiani.

« Vivrete il vostro peggior incubo. »

Sussurrò flebilmente ai due, sputacchiando quella minaccia tra le chiostre di denti e canini aguzzi. Un sorriso sinistro fu nascosto ai due, un divertimento malsano e corrotto lo avrebbe intrattenuto.
Poi, nel profondo intimo della loro mente, una visione si sarebbe prodotta:



Una bambola di porcellana dal viso roseo e riccioli biondi, dagli occhi insanguinati e traslucidi e dal vestito rosa a pallini bianchi. La bambola inclinò lentamente la testa osservando chi aveva davanti; che a quel punto avrebbe avvertito una morsa invisibile stringersi attorno al collo a soffocarlo. Poi una risata cristallina esplose nella stanza, la testa della bambola cominciò a ruotare con lentezza a trecentosessanta gradi.
Dentro di lei vi era l’animo di un serial killer.


E prima che i quattro si fossero risvegliato dall’incubo, Kajera sarebbe penetrata nella schiena di Dave trapassandolo da parte a parte, mentre Edoardo avrebbe infilzato nel petto – all’altezza del cuore – il compagno che era insieme a Dave. Una volta terminato l'attacco, i due sarebbero arretrati evitando di finire nelle offensive amiche.
Avrebbe fatto capire ai guardiani chi comandava.


CITAZIONE

Morpheus Somniorum Illusio Caeli et Draconem


ReC: 275 - 250 | AeV: 125 - 100 | PeRf: 150 - 300 | PeRm: 250 - 450 | CaeM: 150 - 100


Energia: 49%
Status Fisico: Danno basso da perforamento alla zampa posteriore destra. Danno da ustione su tutto il corpo .[basso]
Status mentale:Concentrato.

Abilità attive:
L'ultima difesa di cui dispone Morpheus è la migliore di tutte, quella che sfodera solo in occasioni critiche senza via d'uscita. Infatti Morpheus grazie alla conoscienza anche del tempo potrà fermare lo stesso a suo piacimento, divenendo, per qualche attimo, l'unica persona in grado di potersi muovere liberamente, gli altri risulteranno essere come pietrificati. La tech, che ha un consumo pari a medio, potrebbe essere anche utilizzata per portarsi in una posizione vantaggiosa per un futuro attacco, ma se utilizzata in caso di difesa essa conta come una difesa assoluta. [Pergamena Stop].

I sogni sono il teatro della notte. Dove il cervello crea delle sceneggiature che esulano dal controllo del sognatore. Ritrovarsi in ambientazioni orride, calvalcare scenari del terrore, e il tutto senza poter far niente. L'unica possibilità è rimaere a guardare. Morfeo non è come l'antica divinità greca, lui non compare nella notte per allietare il sonno degli umani. Morpheus è il creatore dei sogni, belli o brutti. Felici o tristi. Talmente reali da non far distinguere la differenza tra realtà e finzione. In termini gdr Morpheus può riprodurre delle immagini nella testa del suo avvesario che prendono la sembianza di veri e propri sogni, essi possono essere sia sogni belli che veri e propri incubi, ma in ogni caso alla fine del sogno il sognatore avrà un danno alla pscihe pari al consumo speso. [Variabile personale].
Usato consumo medio ad area.

Abilità passive:

Il drago blu, come tutti i draghi, possiede una forza fuori dal comune, difatti, sia in forma umanoide che in forma draconica, qualsiasi arma, oggetto, che per altri sarebbe impossibile da smuovere, Morpheus sarà in grado di alzarlo con il minimo sforzo [Passiva personale]. Un drago, altresì, può cambiare la sua forma da draconica a quella umanoide, senza nessun impedimento esterno, non importa se giorno o notte, l'unico fattore davvero rilevante è il volere dello stesso drago, in quanto una creatura così letale raramente decide di dare un vantaggio all'avversario trasformandosi nella sua forma più miserabile [Amuleto ombra]. Qualunque essere, al cospetto di un drago, impallidirebbe. Indipendentemente dall'allineamento, indipendentemente dall'essere o meno in forma draconica, le altre razze diffideranno dal fidarsi, e in ogni caso, ogni essere avvertirà un lieve timore, purché questo non sia un esemplare della propria razza o di un demone, creature per certi versi similari a loro, e che sia di energia pari o inferiore all'agente [Abilità raziale]. Il drago, inoltre, grazie alla grande energia presente nel suo corpo potrà utilizzare qualsiasi sua tecnica, indipendentemente dalla natura, risparmiando il 3% sul consumo totale normalmente previsto. Se tale risparmio dovesse abbassare il consumo di una tecnica allo 0% o meno, il consumo totale della tecnica rimarrebbe fisso all'1% [Pergamena risparmio energetico].
Inoltre, il drago grazie alla sua conoscenza fuori dal comune, non ha più vincoli riguardanti le illusioni . Egli è talmente dotato da poterle castare istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere perchè la quasi totalità delle tecniche illusorie si attivi all'istante. [Passiva I livello dominio illusionista]. E grazie alle sue ampie conoscienze Morpheus ha la possibilità di risparmiare energie Per questo ogni sua tecnica illusoria, di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà il costo abbassato del 5%. Se una tecnica scendesse al di sotto dello 0%, il costo sarà automaticamente dell'1%. Questo effetto non è cumulabili ad eventuali altre tecniche di risparmio energetico [Passiva II livello dominio illusionista]. Arrivati a questo punto le conoscenze di Morpheus lo rendono un illusionista di primo livello, in grado di rendere tutte le sue tecniche illusorie o manipolatorie di un livello superiore. Ad esempio una tecnica Media provocherà danno Alto, una alta danno Critico e le tecniche di costo critico provocheranno un danno Mortale. Non c'è variazione nella potenza delle tecniche, ma solo nel danno risultante. [Passiva III livello dominio illusionista]

– Impact.
Un’arma di queste proporzioni non potrebbe essere impugnata da nessuno che non possegga una forza straordinaria. Il suo peso è considerevole, la lega metallica che lo compone è di una densità tale da non rassomigliare ad alcuna già presente sul continente. Ma chiunque riuscirà a far uso di un’arma simile, saprà certamente come utilizzarla. Ad essa è infatti legata una catena, e sfruttando principi basilari della fisica come forza centrifuga e gravità, ogni attacco fisico passivo portato dall’arma sarà come se fosse eseguito con il doppio della PeRf standard posseduta. {Abilità passiva}

Kajera
È la lama che infrange i legami. Ella si sazia dell'ardimento dei cuori, di qualunque tipo esso sia. Ella brama, invero, di rifrangere ciascuno di quei vincoli intensi, sussurrando direttamente negli animi delle sue vittime di quanto ogni vita donata a qualcun'altro altro non sia che la debolezza di un cuore che rinuncia alla propria dignità. Per farlo, però, deve poter comprendere ove colpire, oltre che chi colpire, naturalmente. Kajera, infatti, permetterà al suo portatore di scrutare nei cuori di coloro che amano, soffrono o vivono un sentimento, un legame di affetto di qualunque tipo e genere. Tale legame apparirà agli occhi del portatore che una scintilla che brilla nell'animo di chiunque, potendo finanche comprendere se due scintille, se ammirate insieme o distintamente, siano o meno legate l'una all'altra. Invero, però, ammirare una scintilla non farà comprendere comunque mai la natura del legame o il nome della persona con cui il legame esiste, avvertendolo unicamente della sua esistenza e, al massimo, della reciprocità del contatto. [Passiva, il portatore potrà vedere nel cuore di ciascuno la presenza o meno di un qualunque legame affettivo, di qualunque tipo questo sia, senza - però - poter conoscere con tale potere la natura o la storia dello stesso. Qualora il portatore veda due o più persone, inoltre, potrà comprendere se il legame che esiste nei loro animi le vincola l'una all'altra o meno. Inoltre, il portatore potrà vedere in ciascun avversario ogni scintilla per ciascun legame, per quanto grande o piccolo esso sia, in quando brilleranno di intensità variabile a seconda della forza dell'affetto.]


– Tail.
Nonostante ciò, Ramhat è tutto meno che poco visibile. Un diametro di tre metri di ineguagliabile metallo, una catena così robusta da poter reggere forze e tensioni impressionanti. Così come uno stocco è agile e maneggevole per merito di forma e peso, così una sfera di tali proporzioni sarà poco pratica nonostante la forza di cui si possa godere. Le traiettorie che percorrerà fino a impattare sull’obiettivo saranno lineari e quasi prevedibili all’occhio di un eventuale avversario, che avrà così il tempo di rizzare una difesa più o meno stentata. Questo malus agisce sulle tecniche e gli attacchi fisici portati con Ramhat, a meno che non vengano occultati a loro volta da particolari tecniche. Forza bruta a determinabilità, uno scambio più che equo. Dopotutto ogni cometa ha la sua coda. {Malus}

Note:
Sta cazzo di connessione mi sta facendo fare dei casini allucinanti. Mi era partito tutto lo specchietto.
Comunque dopo un'ora e mezza sono riuscito a caricare tutte le immagini.
Comunque la prima parte è un flashback di roberto raccontato da edoardo, nella seconda parte mi incazzo un po' con apo ma decido di lasciar perdere per ora. Nella terza arriviamo davani ai quattro mi copro gli occhi uso la pergamena stop per mettermi dietro ai quattro, uso la personale variabile per creare un illusione ad area a tutti i nemici che, grazia alla passiva, invece di un basso è un medio comunque, quindi produco nella testa un incubo, e mentre quelli sono sotto l'influenza dell'incubo attacco dave cercando di perforarlo mentre Edoardo attacca il compagno di Dave, infine ci spostiamo per evitare le tech degli altri.



Edited by Lud† - 2/5/2012, 17:46
 
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Ravenau De Lussan
view post Posted on 2/5/2012, 21:15




Diciamo che la lama gli trapassò di netto la scatola cranica, colpendolo esattamente nel centro del corpo calloso, sezionando magistralmente il suo cervello in due metà perfette. Grazie, mi aspetto i miei meritatissimi applausi, perché mentre il tipo parlava, sciorinava insulti, illazioni sulla natura della mia ormai defunta genitrice, parole a caso, la mia mente era solo occupata del prendere le giuste misure, fare i calcoli nella maniera più opportuna.
Provate voi a prendervi il tempo di giocare con qualcuno che vorrebbe solo strapparvi le viscere a forza nel bel mezzo di una battaglia, poi ditemi se non è qualcosa di cui vantarsi.
Un leggero riassunto di come sono andate le cose?
Mister "premio barba dell'anno" è sbucato sopra le macerie di quella porta che abbiamo abbattuto con quella sfilza di attacchi da lasciarci secco anche il capo stesso della Purgatory. E se c'era qualcosa di ovvio nell'aria, pareva capace di fiutarlo a naso, per istinto, cane per parole, e renderlo noto a tutti. Parlava di scontri non ancora finiti, di distruggere la subspecie di carcere che ci faceva da casa.
Poteva anche ricordarci di respirare, già che c'era.
Un rapido sguardo al mio superiore, prima di capire se quel tipo fosse davvero degno di un qualsivoglia rispetto.
Il Flagello Dell'Ovest non mi rispose, ma dedussi dal suo atteggiamento che una volta tanto era meglio non mettersi a giocare con gli altri. Avrei ritagliato cinque minuti di colloquio con lui quando il momento sarebbe stato opportuno.
Intanto, festa fu. Una di quelle feste che, davvero, non ti lasciano imbarazzi, nessuno seduto agli angoli. Ognuno si godeva il suo pezzo di torta, chi sballandosi e malmenando con violenza, chi con la pacatezza di chi ha un passato di classe, basato sull'eleganza dei movimenti. Alcuni sembravano non volersi sporcare i vestiti, e si limitavano all'uso indiscriminato delle armi da fuoco, senza alcuna pietà.
Se per caso la parola Pietà continui ad avere un senso.
Par mio, mi limitavo a lasciar giocare i miei burattini, lontano. Non avevo voglia di sprecare le mie energie verso i pesci piccoli se gli squali erano pronti ad entrare in gioco. Volevo arrivare alla fine di quel viaggio, poco ma sicuro, ed avevo già consumato fin troppe forze per i miei standard. Mi sarei limitato a giocherellare con i secondini che mi fossero venuti incontro. Nulla di eclatante.
Come quel tizio che mi si piazzò davanti, cercando di bloccare il mio passo.
Come se fosse un problema.
Come se alla fine non avessi tempo da perdere.
«Non passerai!»
Complimenti per l'uscita, vedevo già per lui un posto nei libri di storia.
«Ti fermerò io! Tu morirai qui!»
Fermatelo, prima che lo faccia quel tumore che evidentemente gli infesta l'area del cervello che si occupa del linguaggio.
Era un ragazzetto mingherlino con una spada in mano vestito con la tipica divisa di chi ha un contratto che costringe ad indossare roba stupida. Uno dei tanti, l'ennesima sardina in un mare di assassini.
E mi aveva già stancato.
Distava pochi metri, e si avvicinava strisciando i piedi, tremando. Patetico, nella sua pochezza.
Io, col viso ancora coperto dal mantello nero, con il corpo ancora circondato dal mio personale bozzolo di tessuto, gli andai incontro. Il passo flemmatico di chi sta cercando di ignorare qualcuno.
«Tu morirai ogg...»
Forse era vero, ma non avevo voglia di sentire come finiva quella ridicola filastrocca. La mia lama, stretta nella mano destra, penetrò il suo cranio come fosse burro. Affondai la lama con assoluta calma, fino a permetterle una risoluta uscita dal collo della vittima. Il rosso del sangue si sommava a quello della ruggine dell'arma, lasciando dietro di sé un quadro di raffinata poesia.
«Non vale neanche la pena che ti riporti in vita. Odio gli zombie senza senso dell'umorismo.»
Sfilai l'arma, riportandola alla mia cintola senza badare al sangue che ancora vi gocciolava silenzioso. Meglio continuare a restare concentrati, mentre quel piccolo cadavere restava così, immobile. Oltre la vita sembrava aver perso il tempo, ed era quello che non voleva perdere.
Finalmente entrarono in scena le prime star.
Almeno, così mi parve di intuire, dal comportamento dei ribelli, che all'improvviso parvero vedersi privati dell'anima ed annessi e connessi, mentre fissavano i nuovi arrivati. Mi voltai verso uno dei tanti compagni.
«Loro?»
«Si. Loro!»
«Uhm.»
Il mio viso era totalmente inespressivo, come fossero altri dei tanti. Chissà se valevano davvero la pena.
Chissà se bisognava farsi prendere dal terrore o darsi alla pugna.
No, non avrei fatto nulla. Era quella la mia strategia. Avrei lasciato gli altri indebolire gli avversari per me.
Mi bastava avere il piacere del colpo di grazia, sbucando dal nulla, nel pieno del caos.


Statistiche: ReC (250) ; AeV (175) ; PeRf (125) ; PeRm (250) ; CaeM (175)

Stato Fisico: Illeso.
Stato Psicologico: Ottimale.
Riserva Energetica: 89%
Dominio: Evocatore.
Evocatore; Effetto passivo: Per via degli studi affrontati e anche per via di una certa predisposizione alla materia evocativa, ogni evocatore può vantare di un tempo di evocazione superiore a quello di un comune mago o druido. Difatti le sue evocazioni sorgeranno sul campo a tempo zero, istantaneamente, senza bisogno di concentrazione ma solo di un consumo energetico.

Note&Sintesi: Ravenau resta da parte, osserva al più la scena. Cerca di farsi letteralmente i cazzi suoi finchè non succederà qualcosa di davvero interessante, ed il massimo che fa è uccidere un secondino.
Passo.

EDIT: Avevo dimenticato lo spoiler, scusate.


Edited by Ravenau De Lussan - 3/5/2012, 18:08
 
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Vikisix
view post Posted on 2/5/2012, 21:41




Colpi di ogni genere andarono a sfondare il portone. Cadde a terra fragorosamente. Erano finalmente giunti nel’Ora d’aria. Davanti a loro lui, Dio. Molti lo avrebbero considerato in questo modo. Il loro salvatore. Non era altro che un’altro sfruttatore che aveva giocato molto bene le sue carte.
Ottima mossa. In realtà non desiderava altro che potere e una volta che lo avrebbe ottenuto? Si sa. Un uomo di potere non desidera altro che un potere più grande. Sarebbe stato così anche per Vikotr, era così per Stein.
Lo guardava lì davanti a lui. Non era minimamente paragonabile a quell’essere. Immortale nella sua vecchiaia.
Aveva già provato quella sensazione. La pelle divenne secca e screpolata. Le vene si accentuarono e comparvero svariate rughe. I capelli già bianchi si schiarirono ulteriormente. Si incurvò leggermente. Odiava quel suo aspetto da vecchio decrepito. Non sarebbe mai arrivato a quell’età. Odiava essere così fragile e così bisognoso degli altri. Sarebbe diventato Immortale. Tutto ciò non sarebbe arrivato per lui. Al massimo avrebbe trovato la morte e da lì avrebbe continuato i suoi esperimenti.
Gli era stato ordinato di finire quello che aveva iniziato, la distruzione di quel posto. Non voleva. Aveva bisogno di sangue.
Fece qualche passo. Era come disorientato. Si guardava attorno con sguardo assente. La distruzione iniziò. Tutti gli ex-carcerati iniziarono a dar sfogo alla loro rabbia. Distruggevano qualsiasi cosa ci fosse a portata. Avevano preso alla lettera le parole del comandante.
«Figlio di puttana cazzo fai?»
Stein si girò di colpo. Era un umano molto magro. Scheletrico. Indossava vari stracci rovinati e sporchi. Capelli neri, crespi e unti. Viso rovinato dalla prigionia e segnato da alcune lievi cicatrici. Occhi come il catrame.
In quel momento arrivò un secondino. Diedero inizio alla tortura.
Franken si illuminò di colpo. Il cremisi lo aveva risvegliato e placato.
Andò lì e iniziò anche lui i suoi esperimenti. Con i bisturi lacerò la carne. Fece uscire le budella. Le prese con le mani e una volta che queste furono bagnate di sangue iniziò a leccarle e annusarle. Un ghigno malefico. Non era più un medico, era diventato un macellaio.
«Sei proprio un figlio di puttana amico...»
In mezzo alla mattanza il fuoco iniziò a divampare. Era un’inferno. Le fiamme alte erano alimentate dall’olio. A breve l’aria sarebbe diventata insopportabile. La fuliggine avrebbe riempito i polmoni di tutti i presenti. Il calore avrebbe fatto svenire i più deboli per poi divorarseli.
Stein era così preso dal suo lavoro che non si accorse di nulla fino al suo arrivo. Un’avanguardia di Hyena. Le urla degli altri ribelli lo avvertirono.
«Cazzone piantala con sta merda... non vedi c’è Big Lucy e...»
Non fece in tempo a finire la frase che Stein si illuminò. Quella vecchia puttana se la ricordava bene. Lo aveva accolto al suo ingresso. La detestava con tutte le sue forze. La odia. Voleva vederla morire e soffrire. Perchè? Perchè lo aveva umiliato.
Cicciona di merda che aveva avuto tutti i privilegi per via della sua posizione. Serviva piscio e feci per pranzo, mentre cucinava succulenti pasti per la gerarchia di comando.
Ora avrebbe avuto un solo privilegio, morire.
« Stronzo vuoi renderti utile? Vedi quella obesa? Bene... facciamola fuori o sei una mezzasega?»
« Io? Si vede che non mi conosci coglione!»
« Allora appena avremo un’occasione sii pronto.»
«So badare a me.»
L’occasione non tardò ad arrivare. Altri ribelli avevano notato i due pezzi da novanta e anche loro non volevano farsi scappare l’occasione. Incredibilmente sembrava una strategia ben organizzata.
Entrambi si coprirono gli occhi al segnale.
Aveva funzionato. Era il momento della vendetta.
«Cicciona Lucy ti ricordi di me? Il mio nome è Franken Stein! Franken Stein! Franken Stein!»
Mentre urlava a squarciagola concentrò le energie rimaste per un grande attaccò. Richiamò il potere di Ardens e scatenò il vero inferno di cui era capace.
Una pioggia di palle di fuoco cercò di colpire i guardiani. Diverse sfere fiammeggianti iniziarono a sfrecciare nell’Ora d’Aria fino a raggiungere i bersagli. Se non si sarebbero protetti avrebbero subito ingenti danni.
Avevano avuto un tempismo perfetto perché immediatamente dopo altri desiderosi di gloria attaccarono i guardiani fisicamente.
Erano loro i veri bastardi che li comandavano a bacchetta. Quelli che non sapevano nulla della loro reale condizioni. Quelli che vivevano dietro una teca di cristallo mentre gli altri spalavano la loro merda.
«Ora bastardo!»
Non finì neanche la frase che quel ladruncolo da quattro soldi scattò nel tentativo di colpire uno dei due che accompagnava Big Lucy. Cercò di trafiggerlo in pieno petto sperando che sarebbe stato disorientato dal flash e dalle esplosioni.
Anche Stein non aveva finito. Prese due bisturi, uno per mano, e con foga li scagliò contro il vecchio guardiano del goryo.
Sembrava impossessato. L’ossessione di portar morte lo guidava. In quel preciso momento esistevano solo lui e Big Lucy. La sua morte gli avrebbe portato gioia. Rappresentava l’odio che provava per i guardiani. Dovevano morire tutti. Dovevano liberarsi. Dovevano raggiungere a tutti i costi la libertà che tanto bramavano. Non era altro che un tassello verso il potere che lui iniziava a bramare.
Il goryo lo aveva cambiato. Ormai desiderava solo una cosa. Diventare il padrone di tutto. Prese principessa e l’accese concentrandosi su quei due così famosi e importanti. Era pronto nel caso in cui fossero sopravvissuti per inseguirli e dargli l’ultimo colpo di grazia.
Infine urlo di disperazione.
«FRANKEN STEIN!»






png
Dottor Franken Stein

~ Rec:275 ~ AeV:125 ~ Perf:125 ~ Perm:325 ~ Caem:175
~ Status Psicologico: Adirato.
~ Status Fisico:Bruciature superficiali e tagli sulla parte sinistra del corpo( Danni pari a Basso)
Contusione più lacerazione alla gamba dx. Lievi traumi da impatto sulla schiena. Stanco, sta riprendendo le forze.
~ Energia Residua: 46%-22%=23%
~ Energia Impiegata: 22%
~ Abilità Passive:
†Non sviene una volta raggiunto il 10% delle energie
†Lancia le difese istantaneamente [1°passiva Absolute Defense]
†Difese 360° stesso potenza dell'energia spesa [2° passiva Absolute Defense]
~ Abilità Attive[1/2] :
TAKE THE FLARE HIGHER .
Abilità ultima di Ardens, più volte utilizzata dal suo originario portatore per mettere fine a contese che lo vedevano in inferiorità numerica. Richiamando il potere della Fiamma Eterna, viene scatenata -su una parte particolarmente ristretta del campo di battaglia, che può contenere fino a un massimo di tre avversari- una vera e propria pioggia di fuoco. Le sfere sibilanti di fiamme esploderanno al contatto, provocando danni Alti da esplosione. Si tratta di un attacco ad area, la cui particolarità è che la potenza percepita da ogni avversario è esattamente pari al consumo utilizzato. [Consumo Alto - pioggia di palle di fuoco, dura un turno; attacco ad area di potenza uguale al consumo su area ristretta]

~ Riassunto:Arrivo lì trovo sto tizio x con cui attacco i guardiani. Prima, subito dopo il flash abbagliante scateno una pioggia di fuoco ad aria che fa danni alti a: Big Lucy, Dave e una loro guardia. Dopodichè il mio pet attacca la guardia che ho colpito con l'attacco di prima. Stein invece tira due bisturi a big Lucy.
~ Note: Scusate il post ma l'ho preparato in fretta e furia a causa della mia assenza.

†Bisturi[16/20]

 
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Orƒ
view post Posted on 2/5/2012, 22:06




Conquistadores - Invasione
capitolo secondo; di come prese parte alla rivolta

Solo quattro degli invasori colpirono la porta, ma l'attacco fu abbastanza potente da accartocciarla e scagliarla via, facendola rotolare rovinosamente sul pavimento dell'Ora d'Aria.
Ad attenderli, sopra quella carcassa di ferro e metallo, un’ombra scura dalle fattezze umane e due occhi scavati in uno scheletro coperto da brandelli di pelle, sorretta da un'aquila dorata impalata su uno scuro bastone da passeggio.
Forse vomitato dalle tenebre stesse, forse era detentore di un qualche arcano segreto che gli permetteva di spostarsi rapidamente da un luogo all'altro. Qualunque fosse la risposta non c'erano dubbi, quel delirio ambulante non poteva che essere lui,
il Beccaio!



L'unico che aveva avuto il coraggio di opporsi a Hyena, l'unico che era riuscito ad abbattere la Fat Whore creando una complicata rete di sotterfugi e intrighi, ammaliando numerosi abitanti di quella puzzolente carcassa.
Ludvic rimase stupito da quell'apparizione improvvisa e inattesa, indietreggiando addirittura per lo stupore, per poi subito ricomporsi.
La Lingua Oscura stessa reagì alla presenza del diablo, riaprendo le cicatrici sulla pelle che lentamente si rinsecchiva, minando la salute mentale del cavaliere.

Dapprima il Falkenberg si rivolse al demone, asserendo che il lavoro era tutt'altro che finito e, anzi, presto sarebbero arrivati i rinforzi.
Come temeva Ludvic, c'era ancora qualcuno che cercava invano di rialzare quel rudere che era la Purgatory e di riportarla al suo stato originale, senza accorgersi che era marcia dentro e lo stato originale era più corrotto di quello attuale.
Viktor von Falkenberg altri non era che un esorcista, deciso ad annientare il demonio che avvelenava il cuore della nave: Hyena.

« Uomini di Falkenberg!
In questa grande notte, il destino ci restituisce tutto ciò che noi abbiamo dato, e strappa a Hyena tutto ciò che lui ci ha preso.
» Falkenberg biascicò quelle parole con voce roca e pregna di malvagità, con cui ghermì l'attenzione di tutti i presenti per porre fine a quella farsa.
« Adesso si proceda con la distruzione terminale.
Sfondiamola questa grassa baldracca!
»
E così firmò la condanna a morte della nave e di tutti coloro che ancora si ergevano a sua difesa. In un modo o nell'altro, Ludvic avrebbe portato a compimento il volere del Beccaio.

• • •

L'orda di carcerati si riversò al centro dell'Ora d'Aria, mettendo a ferro e a fuoco quella putrida macelleria. Le favelle ondeggiavano nella sala, rendendo mastodontiche le ombre dei decerebrati che si agitavano ed esultavano in onore della carneficina che si stava consumando nell'arena.
Ludvic s'incamminò verso quella bolgia, parlando con alcuni suoi compagni d'armi tra cui un carcerato, probabilmente l'unico che aveva un pizzico di qualità in quel cumulo di reietti incapaci e senza cervello. Misero assieme un piano, semplice nella sua complessità d'azione che sicuramente avrebbe messo a dura prova i due guardiani appena apparsi e i quattro carcerieri che come cagnolini li seguivano sbavando.
Nomi e storie di questi non gli interessavano, per lui, erano solo un ostacolo al raggiungimento del piano del Falkenberg e chiunque si frapponesse tra quest'ultimo e ciò che gli che spettava di diritto era semplicemente spazzato via, annientato immediatamente. La stessa sorte sarebbe toccata a quei due: un alto uomo bianchiccio e un’orripilante cuoca.

« Guardate ragazzi, sono Dave "stronzetto" McKean e quella vacca di Lucy!
E' tempo di prenderci la rivincita!
»
Un carcerato urlò ai suoi compagni poco distante da Ludvic, che non fece fatica a individuarlo: era un grosso panzone, pochi denti, barba sfatta e capelli unti.
Tutto nella norma, pensò il cavaliere mentre estraeva la bastarda e la posava di fronte al carcerato.
« Tu sembri conoscerli molto bene quei due.
Mi darai una mano a sconfiggerli.
»

« Non abbiamo armi con noi e non ci sono abbastanza carcerieri cui rubarle. Non possiamo nemmeno avvicinarci a quei due. » Lo sguardo del Marchiato si fece più acuto, un pugnale che trapassava il corpo da parte a parte del carcerato.
« Armi!?
Siete carcerati, non avete bisogno di meri pezzi di ferro quando avete i vostri compagni che anche dopo la morte vogliono partecipare alla battaglia!.
»
Esclamò, indicando con la punta della spada un cumulo di corpi in decomposizione, parzialmente coperti del fuoco.
L'iniziale stupore del carcerato si dipinse in breve in un grosso sorriso, gli occhi brillarono mentre lanciava un'ultima occhiata e un cenno d'assenso a Ludvic, per poi gettarsi sui cadaveri strappando arti e ossa.

« Combattete e immolatevi,
per rispetto ai Flakenberg Korps,

in onore del Beccaio!
»

E l'uomo si gettò nella mischia, mentre il ragazzo drago riapparve dietro i due guardiani e i quattro carcerieri, pronto a colpirli con le sue migliori tecniche. Ludvic era giunto poco distante dal gruppo dei nemici e fu in quell'istante che decise di corrompere ancora una volta la propria anima, un sacrificio ben felice di fare in onore del Falkenberg e dei suoi apostoli.

« azaghâl nâla zirak. »
Parole pregne d'odio quelle che esclamò il giovane Ludvic, necessarie per accedere al potenziale oscuro che la Lingua Oscura gli metteva a disposizione e mettere alle strette gli avversari.
Un ampio e vistoso cerchio si formò sotto i piedi dei carcerieri, accompagnata da numerosi tentacoli pronti ad avvinghiarsi ai loro corpi per impedirgli di muoversi e sopire ogni loro istinto. Una tecnica che abbinata con i successivi attacchi portati dagli invasori e carcerati poteva rivelarsi mortale.

Infine, il giovane Marchiato si diresse con un unico scatto a poca distanza dai carcerieri, seguendo il carcerato armato di arti ed estrasse la bocca di fuoco.
Mirò con la canna alla testa di Dave, probabilmente sotto l'influsso delle capacità del drago, tirò indietro il cane accompagnato da un forte sfrigolio metallico, il grilletto scattò in avanti e rapido l'indice lo riportò alla sua posizione originaria.
Quello che seguì fu un rumore metallico assordante e un forte odore di bruciato.


Ludvic Dmitri Greymoor
275 ~ 200 ~ 200 ~ 300 ~ 225
Consumi - 46 -10= 36%;
Status - Ferito leggermente su parti esposte (Basso), Deciso/Corrotto;

Cuore d'Ossidiana | la spada - Spada bastarda (estratta, dx);
Bocca di Fuoco | la pistola - Pistola a pietra focaia [4/5] (estratta, sx);
Anima d'Acciaio | l'armatura - Corazza di Piastre (indossata);
---
words can not say, words full of vile darkness - passiva razziale (immunità alle influenze psioniche passive), alzare difese istantaneamente in modo inconscio, difese 360° con potenza pari al consumo;
---
azaghâl nâla zirak
consumo medio
CITAZIONE
Neri tentacoli appaiono all'improvviso, unica avvisaglia è un ampio cerchio di stampo vagamente alchemico su cui sono incise numerose rune arcane da cui dipartono le oscure lingue che cercano di ghermire tutto ciò che trovano nel loro raggio d'azione. Non importa dove o a che altezza, essi riusciranno sempre a imbrigliare la loro preda, costringendola ad una resa lenta ma inevitabile, sedando i suoi istinti bestiali e più profondi. Nonostante il cerchio runico che appare sia uno solo, le rune al suo interno gli permettono di esprimere le sue capacità in modi differenti, a seconda della situazione e del volere del caster. I neri tentacoli possono, ad esempio, imbrigliare il nemico per mani e piedi, riuscendo a rallentare i movimenti della preda causandogli un forte torpore. Un'altra possibilità, ben più subdola, è quella di infiltrarsi nella mente nemica e, tramite un attacco psionico, creare una fitta oscurità illusoria, causando una temporanea cecità alla vittima. Queste capacità agiscono su chiunque si trovi nel cerchio, ad esclusione del caster stesso. (trappola + trappola annullante)

---

Dunque, secondo la strategia che abbiamo ideato gli attacchi dei miei compagni avvengono prima della trappola che invece si attiva poco prima degli attacchi puramente fisici. In questo modo, sfruttando il fatto che non possono muoversi al danno mentale, dovremmo rendergli davvero le cose difficili.
Per inciso, il mio png (energia gialla) attacco uno dei carcerieri mentre io sparo in testa a Dave.

L'improvviso delirio di Ludvic è dovuto alla passiva di invecchiamento di Viktor che intacca fisicamente il giovane. Di conseguenza, la Lingua Oscura avvertea la sua presenza oscura che comincia ad intaccare mentalmente Ludvic rendendolo, appunto, delirante.
Ah il png usa come armi degli arti umani (braccia o gambe, osso o carne, non cambia molto).
 
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The Grim
view post Posted on 2/5/2012, 22:15




Conquistadores,
Conflitto, interno ed esterno.







infernoze


Libertà o morte era stato il nostro motto.

Libertà o Morte era stato il nostro - il mio - credo, quello per cui avevo sacrificato tutto.
Quello che avevo tradito.
Avevo lottato per quella causa, mi ero fatto ribelle per quel motto, per liberare i miei simili ed ogni altro oppresso, anche a costo della mia stessa vita. Avevo rubato, rapito, assaltato, razziato ed anche ucciso per rendere tutti uguali e liberi, ero diventato un masnadiero. Ma per quanto nobile, un brigante rimane un brigante: i contadini lo temono, le guardie ti danno la caccia, il tuo volto vola da villaggio in villaggio. Ed alla fine ci trovammo circondati da un esercito di soldati e contadini, dieci volte i nostri numeri, traditi per qualche pezzo d'argento da chi volevamo salvare. Molti erano caduti con la spada in pugno, trafitti da lance e forconi come ci eravamo promessi, molti ma non io che avevo buttato la faccia a terra ed avevo supplicato pietà alla fine. Mi picchiarono tanto da non riuscire a stare più in piedi, da non sentire più le braccia e le gambe, bruciarono la mia pelle con i marchi per il bestiame, ma nulla mi fece tanto male quanto sapere di essere un codardo. Mi avevano chiamato bestia, animale, mezzosangue, ma nulla era stato peggiore di guardare la vita attraverso le sbarre di una prigione. Della consapevolezza di aver venduto me stesso, soltanto per poter vivere un altro giorno.
Di aver supplicato per non ricevere la Morte e prendersi pure la mia amata Libertà.



ɲ Ɏ ɳ


Finalmente Lui, colui che aveva incitato e permesso quella rivolta, si era mostrato alla sua armata.
Un vecchio austero in abiti da generali che torreggiava sulla carcassa dell'enorme porta blindata, un nero demone che si nutriva di tutto quel sangue e di tutte quelle morti,

il Beccaio.

Il condottiero scrutò il suo esercito con sguardo rapace, passando in rassegna i suoi soldati ed i luogotenenti che li comandavano. Anche Jace li scrutava, il capo nudo dal suo consueto cappuccio, ma vedeva soltanto un branco di cani randagi, la bava bianca di rabbia a colare dalla bocca giù per il collo, e pochi guardiani a tirare con forza guinzagli e catene corrose e sul punto di spezzarsi.
La voce di Viktor non era piacevole e suadente, non era quella di un mercante capace di vendere il mare ai pesci, ma infervorò lo stesso l'animo di quella marmaglia, le parole giuste sussurrate alle orecchie adatte. Lo Stregone stesso rimase impressionato dal quel discorso, sentiva qualcosa bruciare dentro si sé, salire dal basso ventre fino alla testa; un'eccitazione folle e furiosa. E lui stesso - Jace - alla fine non era che un animale come gli altri, per quanto distinguo facesse dentro di sé, per quanto si nascondesse all'interno della propria cappa, per quanto si ammantasse di freddezza ed egoismo; pronto ad abbaiare davanti ad un padrone, pronto a mordere chiunque gli venisse indicato. Poteva far finta di essere più furbo e lucido di tutti gli altri, ma invece di rimanere nascosto ed in disparte, per salire sul carro dei vincitori alla fine della battaglia, si era fatto irretire dal dolce canto della Vendetta, dall'odore del sangue e della violenza. Questa consapevolezza non addolciva la pillola, rendeva solo più amaro e doloroso obbedire come la pedina, che per quanto non volesse, era e rimaneva. Ma che gli rimaneva da fare se non obbedire? Soltanto morire con le zanne conficcate nella mano del padrone; un'alternativa per nulla allettante. E quel dubbio, quello che l'aveva portato a scappare dalla Torre del Guanto, l'aveva nuovamente raggiunto, quel dilemma insolvibile che l'agitava sempre: vivere al sicuro, come un cane al guinzaglio, scodinzolando a comando per un tocco di pane, o correre libero come un lupo, ma con la fame, il freddo ed il cacciatore pronti dietro l'angolo a farlo fuori? L'ultima volta aveva scelto di cambiare padrone, posticipando il rompicapo senza trovargli soluzione; adesso però cosa avrebbe fatto?



ɲ Ɏ ɳ


Il vecchio sapeva come avere presa sugli uomini, come mantenerla, come stringerla attorno ai loro colli per renderli completamente Suoi. Osservavo impietrito la scena, sempre più divorato dai rimorsi della mia coscienza, vergognandomi della mia codardia perché sopravvivere per partecipare a questo massacro non aveva alcuno scopo se non torturarmi. L'orda lasciò sfogare i suoi istinti più bestiali, facendo scempio della Puttana Volante e dei suoi secondini, che non venivano semplicemente uccisi ma mutilati, torturati e violentati, sia che fossero vivi o morti. Non vi era sistematicità o rigore nelle sevizie, semplicemente ognuno faceva ciò che voleva, soddisfacendo i più repressi fra i propri istinti; lasciando uscire dalla cella la parte più mostruosa e bestiale di ognuno di loro. Esorcizzando così ogni propria paura, facendo agli altri ciò che temevano fosse fatta a loro. Un personale viaggio negli inferi che presto si rivelò da metaforico a reale, mentre il demone dal teschio infuocato, incendiava la scena -letteralmente. Carcerati e Carcerieri venivano divorati dalle fiamme, le loro urla di dolore erano colpi di maglio che mi facevano esplodere il cuore, l'odore della carne che bruciava mi contorceva le budella. Molti ridevano divertiti del massacro, indicando le torce umane che correvano impazzite per l'arena, che si gettavano a terra nel vano tentativo di spegnere le fiamme. Nessuno cercava in alcuna maniera di soccorrere i propri compagni, anche se ciò era impossibile, gli unici che mostravano un briciolo di residua umanità erano coloro che assistevano sdegnati allo spettacolo, voltando lo sguardo da un'altra parte o scuotendo il capo in segno di disapprovazione. Da parte mia ero troppo impegnato a vomitare me stesso dal disgusto per fare alcunché; ed a quanto pare non ero il solo a farlo. Uno degli ex-carcerieri, ora seguace del Beccaio, stava a pochi passi da me, chino su una pozza di quello che prima era contenuto nel suo stomaco. Avevo visto la cappa azzurra più volte nel mio soggiorno lungo ormai quasi un anno, non era uno dei migliori carcerieri né uno dei peggiori; uno che faceva il suo lavoro ed evitava ogni tipo di rogna. L'avevo considerato un ignavo come tanti altri, ma in questo momento mostrava tutta la sua fragile umanità; non era per nulla diverso dai contadini che ci avevano massacrato, null'altro che un uomo terrorizzato. Chi ero io per giudicare, in ogni caso?

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Lo sguardo dello Stregone incrociò quello di un mezzorco, uno dei tanti disperati del branco del Beccaio. Nei suoi occhi poteva vedere il riflesso dei propri, lo stesso schifo che provava per quello spettacolo, lo stesso disgusto per l'odore di escrementi e carne umana che bruciavano fino a carbonizzarsi; come lui anche il prigioniero aveva rimesso. In condizioni normali, Jace non avrebbe parlato con un prigioniero, con qualcuno che avrebbe reputato inferiore, se non per manovrarlo od usarlo in qualche maniera, di fraternizzare. Ma adesso lui era conscio di non essere migliore o superiore alle altre pedine, anzi di essere proprio una di loro.
I due non parlarono, non era il momento adatto né lo Stregone avrebbe saputo quali parole usare, ma l'uomo alzò la mano verso il mezzorco in segno di saluto, a cui l'altro rispose chiedendo come stesse. Un semplice cenno per dire tutto bene ed i due si pulirono dai resti che avevano appena rimesso. Il Cartomante sentiva come se fosse cambiato radicalmente rispetto alla mattina del giorno stesso, ma come poteva un gesto così minuscolo essere indice di un cambiamento radicale? E di che cambiamento si trattava?
Non vi era tempo per rispondere a quelle domande: una donna malridotta era giunto allo schieramento, avvisando l'avvistamento di un gruppo di nemici. A breve ci sarebbe stato da combattere.



ɲ Ɏ ɳ


L'avanguardia dell'esercito di Hyena arrivò all'Ora d'Aria. Il loro numero era di molto inferiore all'esercito del Beccaio ma dove mancavano i numeri vi erano disciplina, ordine, e determinazione; gli altri potevano contare solo sulla frenesia e l'eccitazione. Al centro dello schieramento dei difensori della Purgatory si stagliavano due figure: l'enorme cuoca Lucy, per una volta senza la sua frotta di bambini, ed il sorvegliato speciale Dave McKean; quattro uomini attorno a loro a fargli da guardia del corpo.
Il mezzorco si era avvicinato al Cartomante che studiava la situazione. L'ex prigioniero fu il primo a dire ciò che l'ex carceriere già pensava: per fermare un reggimento così ordinato la migliore delle tattiche era eliminare i comandanti; i combattenti avrebbero perso tutto il loro mordente e si sarebbero dati alla fuga. Jace però pensava più in grande: uccidendo i due ufficiali avrebbero di certo vinto quella battaglia, ma non li avrebbe avvertiti dei piani del Comandante della Purgatory; interrogarli sarebbe stato più proficuo. Non vi era però di certo tempo per un interrogatorio in quello scenario infernale, lo Stregone avrebbe dovuto usare ad un metodo più rischioso ma al contempo più sbrigativo. Il mezzorco stava al suo fianco silente mentre l'altro palesava i suoi pensieri ad alta voce, ed entrambi concordarono che sarebbe però servito un diversivo. Che non tardò ad arrivare.

Mentre gli schieramenti impattavano uno sull'altro, Ezekiel evocò un lampo di luce talmente intenso da accecare chiunque lo guardasse. Chi dell'orda aveva sentito l'avvertimento, era già pronto al flash, chiuse gli occhi. Jace lo fece, sperando che l'espediente avesse l'utilità sperata. Attese qualche secondo più a lungo e poi riaprì gli occhi. Il guerriero orchesco era già corso avanti, l'enorme maglio stretto saldamente tra le due mani, diretto verso il gruppo di comando. Lo Stregone non aveva bisogno di abbandonare le retrovie per fare ciò che doveva e rivalersi di un torto ormai vecchio di anni, la cuoca non era stata clemente con lui al suo arrivo nel Plakard e lui adesso le avrebbe rivolto la stessa accoglienza. Incrociati i suoi occhi evocò il Tarocco del Diavolo, che avrebbe creato nella mente dell'Orchessa uno scenario terribile. Essa si sarebbe trovata davanti un rosso demone ermafrodita armato di pesanti catene in acciaio brunito che si sarebbero strette attorno a lei, lacerandola con mille rostri. Poi il suo sguardo volò all'altra guida, a cui avrebbe riservato un trattamento molto diverso, meno letale ma non per questo meno importante. Anziché giocare con la sua mente, l'avrebbe scrutata alla ricerca dei suoi segreti.





R&C: 350 - A&V: 200- P&Rf: 100 - P&Rm: 325 - Ca&M: 225
Costi energetici: Critico 40% | Alto 20% | Medio 10% | Basso 5% | Costi Illusioni: Critico 35% | Alto 15% | Medio 5% | Basso 1%
Passive in Uso: Nessuno svenimento al 10% di energie, nessun tempo di concentrazione per le tecniche illusorie, risparmio energetico del 5% sulle illusioni, le tecniche illusorie fanno un danno di un livello più Alto;
Stato Fisico: Abrasioni sul petto (Danno Basso); | Stato Psicologico: Illeso; | Energia: 60 - 15 - 5 = 40 %
Arcana minori: 6 su 20 usati;
Tiro Esplosivo: 1 su 3 usati;


Riassunto Post: Il post è diviso in vari segmenti. Il primo post è un piccolo riassunto di Bg dell' Npc concessoci in gestione per questo turno (Un mezzorco bandito nel mio caso).
Il secondo paragrafo vede l'incontro con il Beccaio.
Il terzo paragrafo vede Jace e l'npc incontrarsi a seguito dell'inferno scatenato da Caronte.
Il quarto infine vede l'assalto vero e proprio. Mentre il mezzorco si scaglia sulle truppe dei "Lealisti", Jace usa la pergamena Illusione imprigionante su Lucy, e poi la pergamena Spia su Dave McKean.


CITAZIONE
Illusione Imprigionante: Il ninja si insinua nella mente del proprio nemico, assoggettandolo ad una potente illusione, facendogli credere di essere trattenuto da dei ceppi.
La tecnica ha natura psionica. Per essere castata vi è necessità che l'utilizzatore possa percepire il bersaglio in qualche modo, anche solo visivamente. La vittima, subito l'attacco, vedrà il proprio corpo trattenuto da dei ceppi dai quali le sarà impossibile liberarsi. A seconda della personalizzazione è possibile far apparire lacci, corde, serpenti, creature mostruose o qualsiasi altro mezzo che possa bloccarle l'avversario - solo lui sarà suggestionato al punto di vederli, mentre tutti gli altri astanti lo vedranno contorcersi, avvolto nella lotta contro un nemico invisibile. Per l'avversario sarà possibile liberarsi dalle costrizioni - che non lo immobilizzeranno mai completamente - ma queste si rigenereranno sempre sotto il suo sguardo e tenteranno di trattenerlo, impegnandolo in un combattimento senza uscita. Mentre la vittima è così impegnata, il caster può ovviamente approfittarne per attaccarla - la lotta con le creature, i lacci o simili non impedirà alla vittima di difendersi, anche se sarà inevitabilmente distratta dall'illusione. La tecnica ha potenza alta e infligge un danno alto alla mente del bersaglio.
Consumo di energia: Alto

Spia: l ninja si insinua nella mente del proprio nemico, venendo a conoscenza del suo passato, delle sue debolezze e dei suoi tormenti più nascosti.
La tecnica ha natura psionica. Per essere castata vi è necessità che l'utilizzatore possa percepire il bersaglio in qualche modo, anche solo visivamente. Dopo aver colpito la vittima con successo, l'utilizzatore della tecnica verrà immediatamente a conoscenza della storia del suo bersaglio: di tutti i suoi segreti, del suo background, di ciò che teme di più in assoluto e simili. La tecnica non provoca alcun danno alla mente della vittima, avendo la sola funzione di raccolta di informazioni, che potranno poi essere impiegate come meglio si crede.
Consumo di energia: Basso

Note tecniche: Credits to my little Sister for the images! Grazie Lili :*
Spero che non sia troppo pesante! Il narrato in Arial in prima persona è il Mezzorco(che ancora non ha un nome! :D), quello in terza persona ed in Georgia invece è incentrato su Jace :P
 
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Lenny.
view post Posted on 4/5/2012, 10:27




Conquistadores ~ Invasione
VI - Veni, vidi, vici


Tutto era livido, lì dentro.
Le luci inghiottite da soffocanti esalazioni fumarie, le macerie roventi che crollavano sugli invasori, il metallo delle armi. Nelle fiamme, il paesaggio dell'Ora d'aria era un'illusione rossa. L'orda dei carcerati sembrava composta da spettri inquieti. Uno di quegli spettri era tornato nel mondo morto.
Hilsa Makoved, la cagna orba, prode tenente della fazione dei Korps denominata Legione Nera, era pronta a eseguire gli ordini impartiti dal Beccaio. Aveva passato tutta la vita a eseguire ordini dai superiori e a impartirne agli inferiori. Perché allora sentiva quel cupo disagio pesarle nel petto più del dovuto?
Si voltò. In fondo alla navata, a circa venti passi da dove si trovava lei, il Beccaio attendeva. Circondato un manipolo di soldati allineati ai lati della porta -o meglio, dei resti della porta- e affiancato da Montag, il nobile signore di RotteNhaz ingollava acquavite dalla sua fiasca d'ottone. Hilsa poteva vedere il liquido scivolare sulla sua gola simile a sangue inquinato.

Mugugnò qualcosa, facendo cenno ai Korps che la seguivano di riprendere a marciare. Avanzarono tra tumuli di morti nel sangue e tra grappoli di morenti che si attorcigliavano tra le fiamme. Erano riusciti a depredare, saccheggiare, devastare completamente la Purgatory in una sola notte. Eppure, senza la testa di Hyena, il suo signore l'aveva chiamata soltanto mezza vittoria. E adesso che avevano inforcato la Grassa Puttana con un tutto il demente gaudio di carcerati appena messi in libertà, era ora di tornare ai propri doveri.
« Ehi, tu! »
La mano guantata di Hilsa bloccò un carcerato in fuga. Nudo dalla cintola in su, capelli radi, mascella prognaza chiazzata di sangue. Sangue non suo, apparentemente. Ma prima il tenente aveva bisogno di informazioni sullo stato attuale delle cose nell'Ora d'Aria, essendo appena tornata dallo scontro con i difensori della nave.
« Fammi rapporto sulla situazione della Purgatory. »
L'ex carcerato scrutò Hilsa con un'espressione indecisa. Alla fine, decise che il muso della cagna orba gli ricordava troppo il culo di una scrofa appestata. Non valeva la pena prenderla né davanti né da dietro.
« Inizio rapporto. »
L'uomo dalla mascella sporgente si liberò della presa dell'orba con una spallata.
« La Purgatory è caduta. »
Gettò un'ultima occhiata storta alla donna soldato. Ad Hilsa non sfuggì il lampo di derisione nei suoi occhi, mentre si allontanava, immergendosi nel caos fiammeggiante dell'Ora d'Aria.
« Fine rapporto. »

Hilsa si mosse verso di lui. Scivolò su una qualche oscenità grondante, riuscendo a malapena a tenersi in euilibrio. Abbassò lo sguardo su ciò che che aveva calpestato. Viscere. La parte femminile che lei tentava perennemente di scacciare inorridì, disgustata. Viscere grigie. Serpenti deformi e bulbosi, strappati a chissà chi, chissà dove. La cagna orba si piegò in avanti, mano alla bocca. Represse un conato.
« Datemi un eroe, e vi scriverò una tragedia del cazzo. »
La voce di Montag de Villers la raggiunse alle spalle. Anche il braccio dell'orso di ferro la raggiunse, cingendole le spalle. Qualcosa a metà strada tra una morsa letale e un caloroso abbraccio.
« Qualche problema di sorta, tenente? »
Hilsa sentì le proprie guance avvampare. Tornò in posizione eretta, sguardo alto e impettito. Eppure, vicina a quell'uomo, Hilsa non poteva fare nulla per evitare di sentirsi debole e fragile come una bambina. Sapeva d'aver sempre provato qualcosa per lui, covando i propri sentimenti dentro la ferrea gabbia del suo cuore. Qualcosa di impossibile, di irrealizzabile per due cani dei Falkenberg Korps. Eppure, anche solo sognarlo riusciva a rinfocolare il suo cuore.
Montag era l'unico ad averla accettata nella Falange.
L'unico ad averla strappata dal tugurio in rovina del suo villaggio natale.

« Nossignore. Procedo a eseguire gli ordini dell'oberkommandierende, signore. »
« Aye. »
Montag fece un gesto vago con la mano. Dietro di lui, attraccata alla schiena larga quanto l'apertura alare di un'aquila reale, l'alabarda lunga sei piedi ondeggiò lievemente. Una ventina di soldati in giubbe nere borchiate da anelli di ferro, ancora più dietro, erano rigidi come blocchi di marmo.
« Il Beccaio ha avuto ciò che voleva. »
Una brutale orda di carcerati da trasformare in un'amigdala di soldatini demoniaci e disciplinati nella magione di RotteNhaz. Hilsa e Montag lo sapevano bene. C'era qualcosa d'altro che la cagna orba non sapeva altrettanto bene.
« Signore, devo chiamare a raccolta anche i carcerieri che hanno tradito Hyena? »
Montag aggrottò le sopracciglia, pensoso. Il Beccaio non aveva detto nulla riguardo ai membri del Goryo voltagabbana, e ciò voleva dire soltanto che effettivamente non gli importava di loro. Ottime pedine per aizzare la rivolta, certo. Ma correre il rischio che i fuochi di una qualche ribellione scoppiassero anche a RotteNhaz era troppo rischioso.
« Questa è la cloaca in fiamme dalla quale sono usciti. Che ci restino. »
Sancì, con una scrollata di spalle.

Quella notte doveva essere ricordata come la notte della vittoria dei Falkenberg Korps. E della fine totale del Goryo. E della morte di Hyena.
« Sissignore. »
Ribatté Hilsa, con voce atona. Si inchinò, col dovuto rispetto nei riguardi del suo capitano, di colui che l'aveva salvata da una eterna dannazione nelle mura di RotteNhaz, di colui che aveva spinto il Beccaio a riprenderla tra le sue file, perché dopotutto Hilsa Makoved era un ottimo elemento, certo, un ottimo elemento..
Un sorriso di denti storti e di labbra spaccate si fece largo sul brutto grugno della cagna orba. Gli ordini di Falkenberg erano semplici: raccattare i pochi Korps e i molti carcerati rimasti nell'Ora d'aria -perlomeno, coloro ancora in grado di intendere ordini- dopodiché, abbandonare immediatamente la nave, e fare ritorno ai cancelli di RotteNhaz. E lasciare alle fiamme e alla benevolenza di Hyena, qualora fosse tornato, i suoi fedelissimi uomini.

Senzatitolo-1
« Finalmente si torna a casa, Montag. »



Attendere il post successivo prima di postare.
 
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view post Posted on 5/5/2012, 21:27

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« C O N Q U I S T A D O R E S »
h e l l o n e a r t h

demoni




Cacofonia di suoni e orrori.
La carne dilaniata dalle armi rugginose. Il risucchio liquido delle lame estratte dai corpi martoriati. I tendini che si laceravano con strappi secchi e striduli, i muscoli sfilacciati ed esposti alla vista. Le fiamme facevano ribollire il sangue caldo con gorgoglii ributtanti. Le ossa si spezzavano e squarciavano la pelle, creaturine bianche curiose di vedere il mondo che non si ponevano problemi a forare polmoni e trafiggere organi vitali, pur di emergere all'esterno. Nell'aria risuonavano le grida di chi viveva e i lamenti di chi moriva; vincitori e vinti, fusi insieme in un abbraccio di sangue e ferro, che intonavano una splendida sinfonia di morte e disperazione. Caronte avanzava serafico nell'Ora d'aria, e si godeva lo spettacolo. Gli sembrava di essere tornato all'Inferno, ma più probabilmente era l'Inferno che lo aveva seguito in terra. I piedi scheletrici avvolti in fasce luride e sbrindellate sciaguattavano nella pozza di liquami infetti, budella eviscerate e intestina marcescenti che giacevano per terra. Schizzi cremisi zampillavano attorno a lui, misti alle bestemmie dei combattenti, di ammutinati e difensori, misti al baluginare di metallo e alle membra recise, agli ordini impartiti a vuoto e alle frattaglie sanguinolente, e tutte le cose si intrecciavano in magnifici arabeschi cangianti e tessevano i fili di una trama vasta quanto l'umanità, una trama che giungeva alla sua epica e miserevole conclusione proprio lì, proprio allora, nel ventre devastato di una lurida puttana obesa.

E Caronte, in cuor suo, gioiva. Perchè quello, a ben pensarci, non era l'Inferno: era molto meglio. Dai corpi bucati profondevano fiotti accesi come fiamme, non gli sbuffi di cenere morta di anime antiche come il mondo. I guerrieri, la loro carne era solida e morbida sotto le dita che le si avvinghiavano e la strappavano a brani, non come gli schifosi spiriti impalpabili quanto la nebbia al mattino. La paura negli occhi degli uomini era vera, non quel sentimento ormai banale e quasi dovuto che il Traghettatore leggeva all'Oltretomba sui volti sfatti dei dannati. Era per questo che aveva abbandonato il suo regno, era per questo che era salito sulla terra e si era messo al servizio dell'Oberkommandierende per guidare la ribellione: voleva elevarsi da uno scialbo turbinio di polvere grigia, dalle profondità di un abisso temuto dai vivi ma dimenticato nei fatti, voleva portare il dolore e lo strazio a chi ancora doveva sperimentarlo nella sua forma più totalizzante, voleva godere del male arrecato sui chi poteva ancora soffrirne. Non come quelle carogne incancrenite che scontavano il fio dei loro peccati all'Inferno: ormai avevano già raggiunto il fondo. I vivi, invece, no. I vivi avevano tutto da perdere. E l'avrebbero perso, grazie a lui.
Ma perchè qualcuno perda, altri devono guadagnare: chi stava dalla sua parte non aveva niente da temere. Almeno per il momento. Forse.
Mentre fendeva l'orda in tumulto in una tempesta di arti mozzati e teste decapitate, gli capitò sotto tiro un giovane dai capelli paglierini e i lineamenti imbrattati di macchie cremisi. Gli vide brillare negli occhi un terrore così puro e sublime che non resistette al desiderio di farlo suo. Senza curarsi dello schieramento del combattente - carcerato o secondino - gli ghermì la spalla con una mano, e con l'altra si avvinghiò al suo volto. Le dita ossute strisciarono qualche attimo alla ricerca della preda, mentre al contatto il volto bruciava e fumava e già piaghe crude si aprivano sulla faccia carbonizzata e la carne si squagliava e subito per il calore si saldava alla mano, prima che Caronte con uno strattone brusco tirò indietro il braccio e l'occhio destro venne sradicato dalla sua orbita, lasciando dietro di sé un cratere vuoto e nero. Il demone sollevò sopra la propria testa il bulbo, dal quale pendevano nervi ottici e colavano umori vitrei vischiosi e cristallini, filamenti densi che pendevano fino a lambire come un bacio viscido il suo teschio sbiancato; stette per qualche attimo in estasiata ammirazione di quel capolavoro di espressività, della pupilla dilatata e dei capillari rotti che iniettavano l'iride di venature rosse, mentre il ragazzo accanto a lui mugghiava di dolore, piegato sulle ginocchia. Infine mollò la presa e l'occhio precipitò fra le fauci spalancate. Masticò soddisfatto, residui organici che gli colavano agli angoli del ghigno come bava schifosa.


occhio


Caronte assisteva estasiato al massacro che si stava consumando attorno a lui. L'Ora d'aria era serrata in un cerchio fiammeggiante, lingue di fuoco che ondeggiavano verso l'alto come bandiere insanguinate che garriscono al vento; il fumo acre pizzicava gli occhi e strappava lacrime amare ai combattenti, la cenere si depositava sui volti e i corpi dei morti come un sudario farinoso. Ovunque c'erano petti trafitti e ferite grondanti, ovunque gli uomini lottavano fra di loro e si dilaniavano e si ammazzavano, fra i rottami bruciati e le carcasse metalliche di antichi macchinari, fra le fiamme che correvano per tutta l'arena, fra i guizzi di energia e i flash abbacinanti, le scariche magiche e le subdole illusioni. Il calore ammassatosi nella conca dell'Ora d'aria increspava l'aria come fragili onde sul mare spazzato da una brezza leggera; i riflessi delle vampe dipingevano abissi scuri sui volti dei guerrieri, ne distorcevano i tratti e ne deformavano le fattezze, creando dei veri mostri. Il Traghettatore vedeva ghigni spaventosi incrinare le espressioni malevole, vedeva occhi spiritati e grugni deformati, vedeva la pelle cascante ripiegata in rotoli di lardo e le membra sgraziate e disumane, vedeva i lineamenti alterati dall'ira e piegati dalla rabbia, lineamenti bestiali e primitivi, non appartenenti a persone normali. Quelli non erano uomini, non più: erano demoni, perdutamente persi in uno sfrenato baccanale di morte, una danza orgiastica a base di sangue e carogne. E si sentiva un po' più a casa, fra quei dannati che per non soffrire loro, infliggevano sofferenze agli altri. E che nessuno gli venisse a dire che combattevano per degli ideali, che combattevano per degli obiettivi, per la libertà, la giustizia o qualunque altro motivo. No, lui conosceva bene la natura umana: aveva avuto modo di osservarla e studiarla, all'Inferno, nei lenti millenni scivolati via a traghettare anime di peccatori oltre il fiume dell'Acheronte.
La verità era che combattevano per il puro gusto di farlo. Perchè niente è più bello di un fiotto caldo sulla pelle, sgorgato dalla ferita di un altro, o della sensazione liquida delle viscere di uno sbudellato che ti scorrono sulla pelle e lasciano dietro di sè tracce umide e verdastre. Era come se l'orrore ributtante strappasse strati di pelle dai finti simulacri che gli uomini chiamavano corpi, strappasse i muscoli e poi le ossa, e mettesse a nudo ciò che stava sotto. Le guerre, le rivolte, gli scontri: per gli uomini erano solo pretesti per poter sfoderare la propria vera natura: bestie assassine e solitarie, che banchettavano coi cadaveri degli altri.
Ed era proprio quello che stava succedendo, là sulla carcassa in rovina della Purgatory, nel mezzo di una landa desolata e ardente: gli avvolti si avventavano sulla carogna.

Scoccò un'occhiata alla sua sinistra, verso il fulcro del combattimento, dove i rivoltosi si avventavano in massa contro i Guardiani fedeli a Hyena e il ristretto manipolo accorso insieme a loro. I suoi seguaci sembravano sul punto di avere la meglio, ma gli altri si battevano con coraggio, o più probabilmente pazzia.

«Tu dove credi di andare? »

Un giovane dello schieramento avverso era riuscito a sgusciare fuori dal groviglio di ferro, ossa e carne e si era lanciato lontano dall'epicentro della strage, con la speranza di guadagnare l'uscita dell'arena. Sfortunatamente per lui, stava scappando proprio nella direzione di Caronte: il Traghettatore gli si parò davanti, ostruendogli ogni via di fuga. Il codardo si paralizzò sul posto e lo fissò atterrito. Il demone gli sorrise di rimando, poi sollevò una mano e la tenne in quella posizione per qualche momento.
Il braccio scattò, la mancina sfondò la gabbia toracica dell'uomo con lo scricchiolio di ossa rotte piegate verso l'interno e sprofondò all'interno del suo corpo, scavando fra gli organi e le arterie. Ne riemerse con uno schizzo copioso di sangue, divellendo le ossa al passaggio: in mano stringeva il cuore ancora pulsante dello sciagurato.
Mentre quello collassava al suolo, Caronte serrò il pugno e dagli spiragli fra le dita macilente colò polpa rossa.

Gettò la testa al cielo e scoppiò in una risata sguaiata e immonda.


_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _



Prima venne la luce. Vivida, potente, inghiottì l'intero campo di combattimento in un manto di luminosità accecante. Big Lucy, Dave e i loro scagnozzi strizzarono gli occhi, tentarono di ripararsi portando le mani davanti al capo, ma i dardi incandescenti li crocifissero senza possibilità di appello, privandoli della vista. I rivoltosi, condotti all'Ora d'aria dagli ordini del Beccaio, parevano non aspettare altro: come se il subitaneo flash fosse il segnale concordato da tutti per attaccare, come se quella luce improvvisa avesse squarciato le tenebre residue della paura e della prudenza che attanagliavano i loro cuori e li avesse catapultati direttamente verso l'atto cruciale della loro lotta. In un istante, il tempo si fermò: le fiamme che danzavano nella colossale arena simili a invasati nel pieno del delirio si cristallizzarono in lingue di pietra tortuose e cangianti, trasparenti come giada fossilizzata, venate di sottili ragnatele carminio; le volute di fumo spiralizzanti arrestarono il loro dispiegarsi e si solidificarono in blocchi frastagliati di ossidiana; le armi levate al cielo scintillarono, immobili all'apice della loro parabola, vessilli della strage che già si era compiuta e che ancora doveva compiersi; i volti dei combattenti erano irrigiditi in linee fisse scolpite nel granito, che disegnavano sui visi espressioni di rabbia, di terrore o determinazione. Pareva che il Tempo stesso, incuriosito dalla monumentale battaglia, avesse pensato di rallentare tutto, per goderne ogni singolo istante e particolare. Solo un uomo si muoveva ancora nella stasi generale, serpeggiava fra i fuochi simili a sculture di ghiaccio e si incuneava trai grumi informi di uomini in lotta fra loro, con la spada seppellita nello stomaco e gli schizzi di sangue induriti a mezz'aria: si trattava di Morpheus, il ragazzo drago. Solo quando giunse alle spalle dei Guardiani l'esistenza riprese il normale corso, e a quel punto per loro non c'era più via di scampo. Anche perchè l'offensiva era tutt'altro che conclusa: avevano appena riacquistato la vista, quando nella mente dei difensori calò un velo cremisi, e dalla pozza vermiglia emerse una figura terrificante, nella sua apparente innocenza. Una bambola, la pelle di porcellana liscia e levigata, boccoli biondi che le ricadevano sul viso da bambina in mezzo al quale erano incastonati due occhi brillanti come rubini; il volto delicato era lordato da chiazze di sangue e umori ributtanti, si muoveva con gesti disarticolati e scatti innaturali.

Che vuoi? La scrofa di tua madre non ti ha dato la poppata?
Beh, non sperare di scroccare qualcosa da me: la cucina è chiusa!


Bofonchiò Big Lucy contro la bambola assassina: le sue parole affogarono fra gli sputi e i respiri strozzati, tanto era reale la sensazione di soffocamento che la investì mentre parlava. In preda al panico, mulinò il grande mestolo d'acciaio davanti a sè, a mo' di sciabola: fu per puro caso che intercettò e deviò il fendente di Ezekiel: la lama scivolò di lato e le raschiò via parte della spalla. Poi però non potè niente contro i successivi attacchi: le sfere di fuoco scagliate da Stein la fagocitarono per intero, bruciandone la carne flaccida e molle e carbonizzando gli strati di lardo cascante. E subito dopo giunsero anche i bisturi, stilettate di dolore inferte al fianco e al braccio sinistro, che ne fiaccarono ancora più la resistenza: Big Lucy crollò a terra, quasi incosciente, mentre un'altra illusione terribile le si palesava davanti agli occhi, un demone abissale e perverso che la flagellava con pesanti catene di ferro, dilaniandone il corpo. Giacque, scossa da spasmi violenti, piaghe fumanti aperte nella carne floscia verde come bile, il respiro mozzo e il brutto grugno scrofoloso contratto in quella che sarebbe potuta essere l'ultima smorfia della sua vita.

Dave non se la cavava molto meglio. Un po' sì, ma non molto.
Subito dopo il bagliore sfolgorante e l'illusione, Morpheus aveva tentato di trafiggergli la schiena da parte a parte con la sua spada, invano: ancora mezzo intontito dalla visione spettrale si era voltato di scatto, avvertendo la disarmonia di una nota stonata risuonare cacofonica alle sue spalle, ed era riuscito quanto meno a sollevare il braccio destro per proteggersi dalla lama: l'arto venne infilzato, ma il Guardiano scongiurò danni peggiori. L'amico del ragazzo ibrido attaccò uno dei due uomini al suo fianco, lo perforò in pieno petto e gli sradicò il cuore dal corpo, prima di essere a sua volta decapitato dal secondo scagnozzo: non si era avveduto della sua presenza, e pagò a caro prezzo quella disattenzione. Anche Dave fu investito dai globi infuocati: strinse i denti e sfoderò la frusta, che sibilò verso lo sfrontato che aveva osato ferirlo:

Bastardo, non mi scappi!

Il flagello raggiunse Morpheus al volto, ma riuscì soltanto ad aprirgli un sottile taglio rosso sulla guancia prima che il giovane si fu allontanato con la rapidità di una freccia scoccata da un arco di frassino. Il Guardiano rimase sorpreso e contrariato dalla velocissima ritirata: solo allora si accorse del cerchio intessuto di rune arcane apparso ai suoi piedi e nell'area circostante, da cui si dipartivano appendici tentacolari e viscide che si avvinghiavano alle sue membra e a quelle degli altri combattenti, rallentandone i movimenti: inizialmente le aveva confuse per filamenti di fumo, ma ora dovette ricredersi. Chiunque entrava nell'area del cerchio alchemico subiva l'influsso di quella diavoleria, chi ne usciva tornava alle normali condizioni di movimento: ecco spiegata la repentina sparizione di Morpheus.
Intanto un altro nemico gli si era avvicinato, puntandogli la nera canna di una pistola dritta verso la testa. Dave lo squadrò con sguardo di fuoco, rassegnato all'inevitabile colpo, ma all'ultimo istante altre due figure in lotta comparvero a intralciare la traiettoria: si trattava del suo secondo uomo, quello che aveva decapitato l'avventato assalitore, intento a lottare contro un avversario: adesso sfoggiava segni di ustioni evidenti, e sfregi grondanti sangue sparsi su tutto il corpo: la pallottola partì e lo colse in piena testa, folgorandolo all'istante.

Dave si guardò intorno, scosso e allucinato: Big Lucy giaceva a terra, moribonda. I suoi due uomini erano morti entrambi, mentre quelli della cuoca se la stavano vedendo con un nano dall'aria bellicosa e altri combattenti accorsi al suo fianco: ci fu uno scambio di colpi, e uno dei rivoltosi cadde a terra, seguito poi dagli altri combattenti. Alla fine solo il nano barbuto e tarchiato si ergeva ancora in piedi.
Le cose, decise, si stavano mettendo davvero male: doveva fare qualcosa. Si piazzò davanti alla compagna in agonia e lo scoccò un'occhiata significativa. Big Lucy annuì, poi sollevò una mano tremante e sfregiata da vesciche ricoperte di bollicine verso gli invasori. Non ci furono effetti visibili, ma di certo aveva usato le sue ultime energie per aiutare la causa come meglio poteva.
Dave socchiuse gli occhi per un istante, e subito dalla sua figura si propagò una deflagrazione invisibile e silenziosa che distorse l'aria al passaggio e incrinò il vuoto: l'esplosione supersonica si allargò in ogni direzione, urtando uomini e macchine al passaggio, incrinando le ossa e spezzando il metallo. Ghignò come uno squalo famelico: quei traditori avrebbero avuto ciò che si meritavano.
Dietro la bordata sonora si mossero altre tre figure, superstiti della battaglia fra gli evasi e l'avanguardia avversaria: si trattava di un colosso dai muscoli guizzanti e il cranio rasato alto sette piedi, che impugnava una lunga mazza di metallo ricoperta di liquido rosso; un omuncolo dall'aria infida che sembrava avanzare strisciando come un serpente, armato di pugnali dal filo seghettato; individuò il suo bersaglio in un umano dalla carnagione chiara e i capelli castani vestito con una lunga cappa turchese e gli scagliò contro due coltelli, dritti al petto. Infine, il terzo era uno spadaccino dinoccolato e longilineo che roteava con perizia una spada sottile e affusolata.
Ma prima di loro, sarebbe arrivato l'attacco di Dave.

L'ondata compatta di suono si abbattè sull'Ora d'aria, devastandola.



{ SpecialQm Point }

Allora. Vi siete comportati abbastanza bene con la combinazione di attacchi, anche se avreste potuto fare ancora meglio. Ad esempio usare qualche tecnica in più per infliggere danno diretto, invece di sprecare la maggior parte degli slot per sole abilità di supporto; comunque non male. Orf, Trappola è attiva ad area, quindi anche i tuoi alleati che si ritrovano nella zona ne subiscono gli effetti: per questo non l'ho tenuta in grande considerazione nel descrivere lo svolgersi degli attacchi fisici. Come accennato nel post, se tutti si muovono con la stessa lentezza, è come se si stessero muovendo a velocità normale. Lud: gli avversari in tutto sono 6, non 4 come ripeti più volte: Dave, Big Lucy e due png per ciascuno. Ti ho "punito" con la morte del png (ma del resto anche gli altri sono caduti o dispersi nel combattimento, eccezion fatta per il nano di Leonhart, ferito ma ancora vivo) e un danno fisico quantificabile come Basso (autoconclusivo). Comunque siete riusciti a provocare seri danni ai vostri nemici: Big Lucy è in agonia, i png avversari sono morti e anche Dave non se la passa proprio bene. La cuoca con le ultime energie rimaste casta la tecnica "Menù fisso": per il prossimo turno non potrete usare abilità personali o di artefatto, ma solo pergamene e dominio. Dave invece usa la sua Variabile a potenza Alta, che riporto dalla scheda (PeRm 275).

CITAZIONE
Menù fisso: Combattere è un po' come lavorare in cucina. Ci sono giorni di scarsa affluenza, in cui i commensali sono pochi e Big Lucy può anche permettere che ognuno ordini quello che gli pare, tanto col poco lavoro che c'è non è un problema cucinare piatti diversi - si parla naturalmente dei pasti per i membri della Gerarchia Goryo: per gli altri, un tozzo di pane e una fetta di formaggio è già troppo. Altre volte invece, quando l'affluenza è maggiore, bisogna per forza di cose stabilire un Menù fisso: ci si prepara i piatti in anticipo e quello che c'è c'è. Niente stravaganze culinarie o cibi esotici e raffinati. Così in un combattimento: a volte si possono usare le abilità che si preferiscono e far sfoggio di tutte le proprie capacità personali, altre è meglio virare su un repertorio più standard di tecniche, soprattutto quando il numero dei lottatori cresce. Ecco che, sollevando una mano verso i propri bersagli, Big Lucy imprime nell'aria un'energia invisibile che li colpisce inevitabilmente e inibisce l'uso di ogni abilità particolare e fuori dal comune. In termini tecnici, per un turno sarà impossibile attivare abilità personali - anche le passive verranno disattivate - e derivanti da artefatti; si potranno usare solo le pergamene e le tecniche di Dominio. E per chi si lamenta, a pranzo zuppa di piscio.

CITAZIONE
Sound shake: Sentire i suoni, una capacità probabilmente unica al mondo ma che Dave è riuscito a controllare alla perfezione; la sussistenza vitale del suo nuovo corpo dipende infatti esclusivamente dall'assorbimento delle vibrazioni sonore. McKean è infatti in grado di assorbire le oscillazioni longitudinali che si espandono nell'aria: non importa che provengano dal vento, dal mare o da un essere vivente. Dopo pochi istanti di assorbimento di ogni vibrazione nelle vicinanze all'interno del suo corpo, egli è in grado di trasformare il suono per sfruttarlo a proprio vantaggio in combattimento, come arma e come scudo.
In fase offensiva è in grado di proiettare dalla sua figura una esplosione di forza concussiva visibile ad occhio umano come una distorsione dell'aere, un riverbero di forma variabile che, lanciato contro la vittima, può provocare seri danni da botta.
In fase difensiva avviene pressappoco similmente la proiezione di intense onde sonore semi-solide dal suo corpo, che lo circondano come una barriera globale incolore. Così che il guardiano possa efficacemente difendersi da ogni tipo di attacco nemico. Questa abilità si fonda unicamente sulla caratteristica PeRm.

Il timing dei vostri attacchi nel post non è sempre preciso e rigoroso, ma non è facile gestirne così tanti. Spero di non aver dimenticato nessuno :v: Per questo turno difendetevi dall'offensiva di Dave e dai tre png (per te, Grim, ci sono anche i due coltelli: troppo facile rimanere nelle retrovie) e contrattaccate contro questi ultimi - senza più png ad aiutarvi. Non siate autoconclusivi.
Avete tempo fino alle 23.59 di giorno 12.
 
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Ravenau De Lussan
view post Posted on 7/5/2012, 00:19




L'aria gelida taglia il fiato.
Un nuovo urlo mi colpisce dentro.
Dopo il boato segue il silenzio.
Io dove sono?




Non so se avete presente come girava, ad un certo punto, l'idea dello spettacolo teatrale.
Dove il palco era solo un lontano ricordo, dove i piedi degli spettatori si mescolano a quelli degli attori, dove non c'è scena se non l'intorno. Immaginate la stessa situazione, senza pagare il biglietto. Dove il solo pedaggio è qualche violento colpo di spada a caso, qualche vestito logoro sporco di qualcosa che difficilmente sarà disposto ad abbandonare il suo affitto.
Non dico che mi sentivo emozionato allo stesso modo, ma ero ben catturato da questa pièce teatrale. Potevo percepirlo distintamente, il dramma. L'entusiasmo del ribelle quando si lasciava catturare dal budello del suo antagonista ormai moribondo. Il sollievo nel volto di chi riusciva a portarsi a casa la vita un secondo di più, e la delusione nell'attimo in cui si accorgeva che era troppo tardi.
Tutto
sembrava
muoversi
al
rallentatore
.
L'apoteosi, il massimo raggiungibile per il genere umano: la regressione al livello di belva.
Ora, ora che li vedevo lottare per la vita, potevo dire di conoscere più profondamente gli istinti di questi uomini di chi con loro aveva diviso parte dell'esistenza. E così davo un senso alla mia.
Rullo di tamburi come colpi di pistola.
Colpi di pistola per i rulli di tamburi.
E così le sciabole divennero violini, e le grida dissennate, quelle di terrore e quelle del furore, le voci perfette tra contralti e soprani.
Avrei voluto potermi permettere il lusso di distrarmi. Avrei voluto poter allargare le braccia e sollevare il capo, abbandonandomi a questo lusso sfrenato.
C'era poesia nell'aria. Ed andava vissuta in pieno, senza essere centellinata, senza fare i preziosi. Ma le coincidenze della vita sono diavoli tentatrici, e non potevo permettermi di concentrare la mia attenzione sull'ambiente senza pensare anche alla mia incolumità.
Il clou dello spettacolo erano la donna cannone ed il clown che si lasciavano sopraffare dai ribelli. A mio modo, l'unico pericolo tangibile proveniva esattamente da lì, ed era tutto ciò che i miei oggi giudicavano come meritevoli di un qualsiasi spessore. La grassona, buona per diventare un agnello sacrificale od un soufflé da festa religiosa, ormai era ad un passo dalla fine, mentre l'altro tipo sembrava avere ancora abbastanza forze per reggersi in piedi.
E per attaccare, a quanto pareva.
Non si sforzò di limitare la sua appariscenza, colpì e basta. Ed era un colpo secco, perché l'intento era di far male, far male davvero. Riuscii appena a distinguere la vibrazione spargersi nell'aria, prima di pensare che era meglio difendersi. Allungai semplicemente il braccio, solo un attimo. Accanto a me c'era il ragazzo con cui stavo parlando prima, con la sua corporatura che sembrava quasi simile alla mia, le sue mani occupate da due pistole, il suo corpo scoperto e vestito solo di una canottiera logora e sudata, il suo volto sporcato da barba nera che sembrava voler crescere a chiazze disinteressate a qualsiasi gusto estetico. Avevo scelto il mio agnello sacrificale.
«Sei stato scelto per onorare il tuo paese.»
Nella foga lo strattonai per il braccio, portandolo davanti a me. Non era uno scudo perfetto, non era niente se non il massimo che potessi e volessi permettermi a quel momento. Il giovane urlò. Aveva davanti semplicemente l'inevitabile. Io mi limitai a racchiudermi, a mio modo, dietro di lui, sollevando gli arti superiori davanti il mio viso e chiudendo gli occhi.
L'urto fu un colpo terribile.
Il mio corpo venne travolto da quello del ribelle ed entrambi finimmo qualche metro più indietro. Il suolo e la mia schiena erano a stretto contatto, più di quanto non avessi voluto, e sul mio petto, la testa del mio scudo, il cui viso ormai aveva tutto tranne un'espressione umana. Il terrore, congelato sul suo volto. La mandibola aperta, bloccata, mentre un rivolo di sangue la abbandonava. Gli occhi ormai spalancati e privi di anima.
Oh, beh, meno un altro peso.
Restai riverso, fissando il soffitto. Nessuno si sarebbe accanito su un uomo morto.
Inoltre provavo un brivido. Non riuscivo a capire, non riuscivo a comprendere. Era come se le mie bestie si stessero rifiutando di comparire lì, con me, a farmi da guardia, a provare a muovere un'offesa.
Mi dispiaceva ammetterlo, ma al momento ero inerme, mentre le mie orecchie fischiavano ancora, ed i muscoli dolevano del colpo appena subito. Mi sentivo rigido, almeno sulla mia parte frontale, vittima di dolori disordinati. Avevo bisogno di un attimo per riprendere fiato.
Forse non c'era tempo per pretendere una sigaretta.



Statistiche: ReC (250) ; AeV (175) ; PeRf (125) ; PeRm (250) ; CaeM (175)

Stato Fisico: Lesioni da urto concentrate nella parte frontale del corpo, diffuse a livello epidermico e concentrate su braccia e gambe. Torpore all'interno delle orecchie con relativa confusione e senso di giramento di testa.
Stato Psicologico: Non ottimale, tendente alla confusione, una leggera perdita di lucidità dovuto al colpo subito.
Riserva Energetica: 89%
Dominio: Evocatore.
Evocatore; Effetto passivo: Per via degli studi affrontati e anche per via di una certa predisposizione alla materia evocativa, ogni evocatore può vantare di un tempo di evocazione superiore a quello di un comune mago o druido. Difatti le sue evocazioni sorgeranno sul campo a tempo zero, istantaneamente, senza bisogno di concentrazione ma solo di un consumo energetico.

Note&Sintesi: Ravenau approfitta dei ribelli per attutire il colpo e per quanto cominci ad essere invogliato all'azione avendo le abilità bloccate preferisce restare fermo ed attendere gli sviluppi delle azioni.

EDIT: Non ho editato niente, ma mi sembrava maleducazione non scriverlo anche questa volta. C'è anche un file audio da youtube, ma a quanto pare non c'è grazia d'inserirlo.
 
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Leonhart
view post Posted on 10/5/2012, 22:09




Solo i suoni della battaglia:
nient'altro riempiva le orecchie di Ezekiel, al momento.
L'attacco combinato - sì, così lo si poteva chiamare - che avevano portato i compagni di ribellione ai difensori della Purgatory si era rivelato un successo insperato. Il lampo aveva accecato gli occhi dei nemici, che erano caduti sotto i colpi di spada, i pugni, l'impeto travolgente di quelle bestie liberate che ancora combattevano nell'inferno fiammeggiante che era diventata la nave.

Big Lucy, la cuoca, aveva deviato la spada di Ezekiel ma, anziché la testa, questa strappò la spalla della donna e palle di fuoco dalle retrovie, opera di un qualche mago ribelle, l'avevano fagocitata per risputarla più morta che viva.
Il drago aveva fatto il suo dovere, qualunque esso fosse, toccando i due guardiani: l'espressione che era comparsa sui loro volti faceva intendere che quello che avevano visto non era piacevole. Ezekiel scacciò il conato, pensando a quale visione potesse averli turbati poco prima, e cercò con gli occhi il nano, mentre veniva trasportato dalla folla in combattimento.
Sangue e sudore colavano dal braccio destro, giù fino alla punta della spada, mentre si avvicinava al mezzuomo che aveva combattuto al suo fianco: il martello era impregnato di quella che doveva essere materia cerebrale ed egli non si voltò quando sentì Ezekiel andargli spalle contro spalle. Ansimava come un dannato e aveva dei visibili tagli ai fianchi e al costato.

« Morta la vacca grassa? »
« Così pare. »
Tranciò il braccio ad un difensore che aveva provato ad attaccarlo,
ed Ezekiel e il nano si scambiarono di posto.
« Hai visto l'altro guardiano? »
Il nano diede due martellate ad un uomo vicino, spaccandogli la gamba e poi il cranio.
« Non ho visto quello che è successo. Ero troppo impegnato a slavarmi la pelle contro i due cani della grassona. »
« Eppure non lo vedo da nessuna parte. Che sia...? »

L'onda d'urto partì con un rombo di tuono e corpi vennero sbalzati in aria da tutte le parti: chi volò nelle fiamme; chi giù, fino alle fondamenta; chi si scontrò contro gli altri corpi ammassati, come proiettili umani, spaccando ossa e carne in una cacofonia sormontata dal suono dell'attacco improvviso.
Ezekiel perse di vista il nano, in quella frazione di secondo in cui era stato distratto dall'accaduto, e non fece in tempo a fare altro che proteggersi dall'onda:
lo scudo di energia crebbe immediatamente per proteggerlo, mentre attorno a lui il suono spazzava il cerchio di combattenti.
Lo scudo prese a creparsi in più punti e l'attimo dopo un Ezekiel stupito fu travolto dal colpo, volteggiando all'indietro in una miriade di schegge per poi cadere rovinosamente qualche metro più indietro dalla sua precedente posizione.

Avrebbe dovuto resistere al colpo senza problemi!
Cosa cazzo è successo?!

I combattenti erano in molti di nuovo in piedi, dopo l'inaspettata offensiva.
Ezekiel sentì una fitta al braccio sinistro e capì di non poterlo muovere: vi era caduto sopra in modo non proprio gentile, cos'altro poteva aspettarsi?
Si rialzò a fatica, appoggiandosi alla spada che, per puro caso, si era andata a conficcare nella schiena di un carcerato qualsiasi e ora spuntava come un palo verso il cielo di ferro della Purgatory. La rimosse con un risucchio.
Cercò con lo sguardo appannato il nano, ma era scomparso.
Si augurò che non fosse morto:
gli doveva un favore e la promessa di libertà.

Altre grida lo riscossero dai suoi pensieri e, d'improvviso, la vista tornò a funzionargli bene. Nascoste dalla bordata sonora, tre figure si erano mosse in avanti dalle retrovie dei difensori, una più raccapricciante dell'altra: una creatura imponente, armata di quello che poteva sembrare un randello deforme, grondante liquido rosso, era quella che si stagliava al di sopra dei combattimenti e che catturava l'occhio.
Un essere serpentiforme guizzava qua e là, tra vivi e morti, armato di lunghi pugnali. Ezekiel lo vide lanciarne due verso quella che sembrava la tunica blu del suo alleato.
L'ultimo della triade era forse il più umano, anche se sproporzionato: magro e alto, le giunture del corpo fin troppo visibili sotto la pelle, roteava una spada sottile come un ago con una maestria incredibile, ben al di sopra di qualsiasi altro umano che Ezekiel avesse mai visto.
Ora erano entrati in scena i veri demoni di quella partita,
le ultime pedine che avrebbero dato a loro ribelli del filo da torcere.

E poi lo vide.
Lo riconobbe per il bullone che aveva in testa, mentre cercava di alzarsi dopo l'attacco che li aveva tutti colti di sorpresa. L'uomo pieno di cuciture che era insieme al suo gruppo, imprecante per i danni subiti.
Gli si avvicinò in fretta e, gettando a terra la spada, gli porse la mano destra per invitarlo ad alzarsi.
« Tutto ok? Riesci ad alzarti? »
Lo disse d'un fiato, tenendo d'occhio i tre nuovi arrivati.
Specialmente il gigante.
« Bene certo... Tutto va fuoco e quei tre hanno tutta l'intenzione di ucciderci. » Lo vide raccogliere una lama seghettata da terra, quella che doveva essere la sua arma, non senza un po' di affanno. « Che ne dici se gli facciamo la festa? Gliela faremo pagare a quei bastardi! »
Ezekiel incrinò le labbra in un leggero sorriso. « Sì, si può fare... Senti, dobbiamo cooperare per uscirne vivi: ho un'idea. Il tuo nome? »
« Hai fottutamente ragione. Il mio nome è Dottor Franken Stein, lasciamo perdere i convenevoli, il tuo? »
« Ezekiel. Lo vedi il gigante, laggiù? Credo di poterlo attirare su di me, renderlo cieco ad ogni altra cosa. Niente lampi di luce, stavolta. » Inspirò. « Pensi di poterlo aggirare e colpire da dietro? Mortalmente, intendo! Posso competere con lui in agilità e schivare o deviare la mazza, ma non in forza... E non due volte.
Capito?
»
« Ci sto! Farò del mio meglio, ma non ti prometto nulla. »

Ezekiel fece qualche passo avanti, lasciando che Stein si preparasse al meglio per l'offensiva, coprendone la posizione alla creatura armata di mazza, che si divertiva in mezzo alla folla.
Urlò verso di lei, con disprezzo.
« Ehi tu! »
Teneva le mani a coppa, per farsi sentire sopra gli ultimi rumori della battaglia e il crepitio delle fiamme.
« Con quella mazza e la zucca pelata! Sì, gigante del cazzo, sto parlando con te! » Alzò il dito medio con un ghigno, e poi raccolse la spada:
Ezekiel gli fece segno di farsi sotto.
« Perché non vieni a prendere qualche calcio in culo? »
Se era tanto bello quanto intelligente, quel mostro di muscoli non avrebbe esitato ad avventarglisi contro con foga, concentrando tutta la sua attenzione su di lui.
Giusto quei pochi attimi per permettere a Stein di coglierlo alle spalle e staccargli quella testa tonda dal tronco del collo.
Era follia pensare che Ezekiel sarebbe potuto sopravvivere ad un attacco diretto di un colosso del genere: levò la spada e si mise sulla difensiva alla bell'e meglio, con un solo braccio a disposizione.
Se la strategia fosse riuscita, non avrebbe neppure dovuto tentare di scartare all'ultimo momento il colpo di randello della creatura; tuttavia era pronto ad ogni evenienza, a schivare anche quell'offensiva.

Prego di non dover raccattare nessuna parte del mio corpo.



ReC 275 ~ AeV 100 ~ PeRf 175 ~ PeRm 300 ~ CaeM 175

Basso 6% ~ Medio 11% ~ Alto 22% ~ Critico ~ 44%

Status fisico ~ Contusioni varie e al braccio destro, braccio sinistro pressoché inutilizzabile e squarcio al ventre (Alto, Medio)
Status psichico ~ Illeso
Energie residue ~ 59% – (11, 11) = 37%

Passive

Stronghold: Ezekiel è un uomo come tutti gli altri, tenacemente attaccato alla vita al punto di non arrendersi quando le energie scarseggiano. A solo trent'anni, un vero uomo appena fatto, egli possiede un potere particolare che tutti vorrebbero: la difesa assoluta, ossia proteggere il proprio corpo in ogni situazione. La prima caratteristica di Ezekiel è la capacità di ricorrere alle proprie difese anche quando ciò sembra impossibile, quando l'offensiva del nemico sembra andata certamente a segno. Egli possiede la capacità di innalzare le proprie tecniche difensive in maniera istantanea, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione, anche nel caso in cui si trovasse a fronteggiare un attacco incredibilmente rapido o altrettanto inaspettato. Se poi per un uomo normale, lanciare una difesa che copra tutto il proprio corpo è molto più impegnativo che castare una normale barriera, lo stesso non si può dire per Ezekiel: qualsiasi difesa a 360° avrà una potenza pari al consumo impiegato per generarla, permettendogli di uscire indenne anche dagli scontri con più avversari o circostanze altrettanto pericolose.

Defence boost: Le difese di Ezekiel sono un concentrato di magia talmente elevato da risultare sovrumane, anche per gli altri possessori di questa particolare abilità. Per merito di neanche troppo lunghi periodi di allenamento, egli è in grado di erigere difese magiche aventi potenza di un livello superiore al consumo speso; tuttavia, tanta diligenza in questa branca del combattimento ha una conseguenza inevitabile: la potenza di tutte le tecniche offensive di natura magica sarà ridotta di un livello. (inattiva)

Attive

Shields: Il possessore di questi poteri può evocare scudi di forma, dimensioni e colore variabili, a seconda del desiderio di Ezekiel, costituiti di pura energia magica concretizzata atti a difenderlo da qualsiasi attacco non mentale. Egli potrà evocarne di potenza Bassa e Media.

Come here and try: Ezekiel è abbastanza confidente nelle sue abilità difensive da essere talvolta portato a comportarsi in modo provocatorio, aggredendo verbalmente l'avversario per indurlo a colpirlo - o quantomeno a provarci - o a rivolgere l'attenzione verso altro da sé. Se sprovvisto di adeguate difese psioniche, la rabbia che si riverserà nell'altro al suono delle parole di Ezekiel, lo impossibiliterà ad elaborare strategie complesse in combattimento per una durata complessiva di due turni. (consumo Medio)

Note

Molto raccontato, questo post, e con molti dialoghi. Ma non è che mi sia venuto proprio benissimo. In compenso, ringrazio Vikisix con cui mi sono accordato per la strategia.

Allora, Ezekiel si ricongiunge con il nano per un momento, per poi perderlo di vista dopo l'offensiva ad area di Dave. Uso l'attiva di dominio per difendermi in parte dall'attacco, ma vista la passiva personale disattivata - quella che mi potenzia le tecniche difensive - Ezekiel si prende comunque un danno Medio: lui stesso non capisce perché la sua difesa non abbia funzionato come doveva.
Dopo essere stato sbalzato via, Ezekiel si riprende, nota i tre png che sono arrivati e vede Stein, al quale si avvicina per concordare una tattica d'attacco. L'obiettivo dei due è presto detto: il gigante armato di randello. Ezekiel usa la pergamena Provocazione (Come here and try) sulla creatura per renderla cieca d'ira ad ogni altra cosa; in questo modo, dovrebbe ignorare Stein che, non visto, tenta di attaccarla da dietro per ucciderla sul colpo.
A Ezekiel non rimane altro che mettersi sulla difensiva e sperare di potere/riuscire a schivare/deviare il colpo di mazza, se questo dovesse arrivare.

N.B.: Il dialogo con Franken Stein è stato accordato, ovviamente.

Contorto? Naaa. :nah:

 
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Caccia92
view post Posted on 10/5/2012, 23:00




Osservò il pugnale roteare con infinita lentezza a mezz'aria, come se volesse rimanere sospeso nell'etere a sottolineare l'importanza di un gesto mistico. Allungò la mano buona e serrò le dita sul manico di metallo. Guardò Zaide: era diversa da come la ricordava, sotto la scorza dura e fredda trapelava un nuovo tipo di atteggiamento. Sicurezza. Tensione. Evidentemente, la carcassa semidistrutta della Purgatory non era lo spettacolo che si aspettava di ammirare. Era così bella, così brillante e ardente...la grassa puttana. Nell'inferno rosso e nero dell'Akerat, la guerra imperversava con esplosioni, urla e sangue. Quello era il mondo che voleva, quello era il mondo adatto alle sue caratteristiche.
Era tutto merito della strega, della dama bianca e della selvaggia. Loro lo avevano condotto per la strada nera, loro lo avevano condotto a quella visione decadente e magnifica. Fece un cenno di ringraziamento -un cenno che non aveva mia fatto in vita sua- verso Zaide e lanciò un'occhiata obliqua al demone dai tre occhi. Non riusciva a comprendere l'ostilità e la fredda sensazione di paura che dilagava nell'aria, ma era certo che il demone non fosse giunto per accoglierli con benevolenza. Detestava l'idea di lasciare aperto uno scontro che sarebbe stato interessante, tuttavia sentiva l'impellente bisogno di obbedire ad un ordine implicito: entrare nella Purgatory. Per cosa? Non lo sapeva. Si avvicinò a passi lenti alla carcassa fumante della nave volante, scrutando e sondando le pareti metalliche per individuare un buon punto d'entrata; c'era un grosso squarcio sopraelevato che poteva fare al caso suo. Uno scoppio violento rimbombò da qualche parte.
Allungò il braccio destro verso l'alto e agguantò una parte di lamiera grigia. L'acciaio era probabilmente bollente, ma lui non sentiva nulla grazia alla protesi che si era installato al posto della mano...era utile, per certi versi. Fece forza e balzò all'interno della prigione in fiamme.
Rage entrava ufficialmente a far parte della guerra per la supremazia del Goryo.


jpg

~


Puzza di fumo, macchie d'olio verdastro, scintille e una cospicua montagna di cadaveri. Il corridoio si allungava per diversi metri nelle viscere della nave e sboccava in diverse stanze rettangolari piene di sporcizia. Celle, dovevano essere celle. Molte delle grate erano state divelte da colpi di spada o di mazza, alcune erano state letteralmente disintegrate. Rage assaporò il dolce profumo di sangue e terrore. C'erano addirittura rivoli di urina che scorrevano lentamente sul pavimento del corridoio: qualcosa aveva spaventato a morte i carcerati. Poi li aveva massacrati.
Un colpo di pistola risuonò lontano, seguito immediatamente dalle urla e dal clangore delle lame. Rage camminò con estrema lentezza lungo il perimetro esterno della Purgatory. Era dentro la guerra, una guerra che non conosceva, combattuta da persone che non conosceva; i carcerati e i loro macellai...mostri con artigli e bocche di fuoco, mostri con tre occhi e appendici nere. Nella sua mente comparve la figura scheletrica e rapace di Zaide, una Zaide dalle fattezza demoniache. Quante altre creature si nascondevano nell'Akerat? Quante possedevano la sua stessa sete di morte? La curiosità di ammirare la battaglia lo costrinse ad accelerare il passo.
I corpi di uomini devastati, dilaniati e squartati coprivano buona parte del passaggio e l'assassino, per avanzare, era costretto a calpestare le vittime di quella turbolenta rivolta. Non che gli dispiacesse profanare la memoria dei defunti, non gli importava nulla, ma tutte quelle ossa scricchiolanti avrebbero potuto tradire la sua presenza. Il corridoio sembrava deserto...
Poi giunse la voce.

« Vattene! Vattene di qui! »

Rage si voltò per osservare il pazzo.
Il pazzo era un ragazzo dall'aria sciupata che indossava vestiti lerci e sembrava avere il doppio dei suoi anni. Un rivolo di bava schiumosa colava dalla bocca screpolata e i suoi occhi parevano due palle da bigliardo. Era letteralmente in preda al panico. Non un panico genuino...sembrava più terrore misto a schizofrenia.
Scosso dalle convulsioni, il pazzo fuoriuscì dal suo buco per avvicinarsi. Reggeva un bastone.

« T-tu non ha idea...tu n-non hai la più pallida... » balbettò « ...c-cosa puoi fare? Eh? »

Il ragazzo, in preda a visioni immonde, si avventò con un urlo rabbioso su Rage. L'assassino guardò sprezzante quel relitto di uomo, poi gli scaricò addosso una palla oscura. La sfera colpì il pazzo in pieno petto e, sfrigolando, bruciò carne, ossa e polmoni.
Il nuovo cadavere cadde sopra i suoi predecessori.

Lo aveva attaccato, così, senza un apparente motivo. Qualunque cosa stesse succedendo a bordo della Purgatory, i prigionieri stavano perdendo la ragione. Liberi e morenti. Chi aveva aperto le gabbie sapeva bene che nessuno poteva permettersi il lusso di abbandonare la grassa puttana senza prima aver scelto una parte nello spettacolo. E, forse, c'era qualcuno che aveva scelto la parte di protagonista del massacro...qualcuno che Rage desiderava incontrare.
La prima necessità sul campo di battaglia era quella di acquisire il maggior numero di informazioni. Tutt'intorno al corridoio si scorgevano soltanto morti e pezzi di carne sanguinante, ma niente era impossibile per chi possedeva l'arte della negromanzia. L'assassino accolse tra le sue fredde mani il bastone maledetto: la spolpa cadaveri; sollevò la falce oltre la testa, individuò il bersaglio e colpì. La lama affondò nel cuore marcio e spento di un uomo in armatura, un uomo che aveva un mazzo di chiavi legato alla cintola. Un carceriere.
Occhi bianchi e vacui, putrido, privo di un arto. Lo zombie si rimise in piedi.

« Dimmi ciò che sai sulla guerra in corso. »
Schietto, deciso. Nessuna pietà per chi era morto.
Lo zombie parlò con voce fredda.

« C'è stata una rivolta. Viktor von Falkenberg ha sfidato apertamente Hyena, capo del Goryo. »

Nomi che non gli dicevano nulla. A lui interessava soltanto una cosa.
Due, per la verità.

« Zaide da che parte sta? »

« Con Hyena. »

« Chi ti ha ucciso? »

« Un demone fatto di ossa. »

Un demone fatto di ossa. Eccezionale. Un mostro che valeva la pena di vedere.

« Dove si è diretto il tuo assassino? »

Lo zombie piegò il capo verso destra e indicò una zona imprecisata in fondo al corridoio. La battaglia doveva trovarsi in quella direzione, poiché schianti e grida giungevano esattamente da quel punto. Una buona informazione.

« Bene. Ora puoi morire di nuovo. »

E per la seconda volta il corpo del carceriere si afflosciò sul pavimento.

~




Si era mosso nell'ombra, aveva seguito il suo fiuto per il sangue e il suo istinto. Coperto dall'oscurità delle pareti, Rage aveva raggiunto un ottimo punto d'osservazione: c'erano corpi, c'erano spade, c'erano mazze e scudi, gli uomini si combattevano con estrema ferocia e le vittime aumentavano ancora. Nel trambusto della guerra spiccava altissima una figura ammantata di nero, un essere dal corpo scheletrico e dal volto malvagio; occhi rossi che ardevano dentro un cranio privo di espressione e privo di denti, mani adunche e sottili, vene pulsanti e brandelli di carne sulle ossa sporgenti. Un dio. Rage sapeva che il mostro non poteva essere altro che un dio, un demone dell'inferno risalito per condurre la sua battaglia maledetta. Si chiese quali altre straordinarie scoperte avrebbe fatto all'interno della Purgatory. Non sapeva nemmeno lui quale parte prendere in quella storica e grandiosa carneficina; probabilmente avrebbe scelto la più conveniente: la sua.
Si avvicinò con calma al demone dalle vesti nere, camminando a viso aperto. Non c'era più un motivo preciso per nascondersi, nessuno lo poteva notare nella confusione generale. Era solo un altro uomo con un altro desiderio. Non voleva attaccare lo scheletro, non ancora. C'erano troppe domande da fare e troppi dettagli da sapere.

« Se questa è opera tua... » disse, indicando la pila di cadaveri squartati « ...hai tutto il mio rispetto. »
Squadrò l'essere immondo dalla testa ai piedi. Era veramente brutto.

« Questo è l'inferno? »






——— R a g e ———

ReC {275} ~ AeV {225} ~ PeRf {200} ~ PeRm {400} ~ CaeM {225}

Critico {37%} ~ Alto {17%} ~ Medio {7%} ~ Basso {2%}


Fisico: Illeso.
Mente: Illeso.
Energia residua: 75% - (6% + 2%) = 67%

Passive ———
Prima Iride ~ Rennen: Riconoscimento di qualsiasi fonte magica e illusione ambientale. Occultamente nell'ombra.
Seconda Iride ~ Komat: Attivazione istantanea di tecniche magiche, nessun svenimento al 10% di energia.
Terza Iride ~ Tuer: Danno magico di un livello superiore al consumo speso, danno fisico di un livello inferiore al consumo speso.
Imputazione: acrimonia: Ammaliamento passivo che obbliga ad attaccare prima l'evocazione della Spolpa Cadaveri.

Attive ———
Profanazione: anatema: Imprimendo nell’arma un quantitativo di energia pari a Basso e colpendo al petto un cadavere presente sul campo di battaglia - approssimativamente in direzione del cuore – Rage lo asservisce a sé fino a che sarà sua intenzione. Il prezzo del legame instaurato equivale a un consumo Basso per ogni turno che segue a quello di attivazione, e non richiede l’utilizzo di slot tecnica aggiuntivi; non appena il negromante deciderà di troncare il dazio imposto, il cadavere crollerà giù vittima della fisica perdendo ogni utilità. La spoglia della quale si prende possesso può essere animale, bestiale, umana, demoniaca o angelica senza differenza alcuna. Esso non è che un fantoccio privo di vita e sensibilità; non può infatti saggiare emozioni o sensazioni, e neppure il dolore potrà scalfire l’atarassia di un pupazzo d’ossa e carne putrescente. Sarà gestito dal negromante e non andrà trattato autoconclusivamente. L’evocazione perde ogni funzione una volta che avrà incassato un danno totale pari a Mortale, e la sua potenza è pari a Basso e di un grado energetico inferiore a quello posseduto. Se nel campo di battaglia non v’è alcun cadavere disponibile, mediante un fendente discendente nel terreno, Rage può eviscerare dalla superficie un corpo a proprio piacere purché consono all’ambientazione nella quale si trova. In un castello potrà evocare e sottomettere un cavaliere a lungo dimenticato, così come in un bosco un lupo dal manto logoro e consunto dalla decomposizione. La modalità con la quale ciò avviene è racchiusa nel mistero della negromanzia, nella sottile linea che si interpone fra vita e morte.
Consumo: Basso

Distruzione ~ Oscurità della Mente: L'energia rabbiosa che si spreme dal cranio e dal cervello. L'elemento che viene scaturito è la manifestazione delle maledizioni delle vittime e si riversa sui nemici di Rage tramite il controllo della negromanzia. Spendendo un consumo pari a Basso, viene generata una scarica di proiettili oscuri che si scaglieranno a forte velocità; con un consumo pari a Medio, la tecnica assume una forma sferica che colpirà singolarmente; a consumo Alto, Rage può utilizzare l'elemento per condensare una lancia nera e appuntita, piuttosto lunga, che punterà ad infilzare il nemico. Ogni manifestazione causa danni da ustione in base al consumo speso. Tutte le tecniche hanno origine magica e si basano sulla potenza magica di Rage. Gli angeli subiranno danni di un livello superiore al consumo, mentre i demoni subiranno danni di un livello inferiore.
Consumo: Medio.

Riassunto/Note ———
Ecco! Rage penetra nella Purgatory, deciso a vedere la battaglia. Incontra un ragazzo fuori di senno che, in preda al panico, lo attacca. L'assassino lo uccide con una sfera oscura, poi, incuriosito dalla pazzia del giovane, decide di scoprire cosa sta succedendo; riporta in vita un carceriere con la falce (non ci sono persone vive nei paraggi) e si fa spiegare a grandi linee la situazione. Viene a conoscenza dell'esistenza di Charon, così inizia a cercarlo. Si muove nell'ombra (sfruttando la passiva) per avvicinarsi al demone e, infine, sbuca fuori per parlare. SOLO parlare. Per il momento.
 
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Vikisix
view post Posted on 11/5/2012, 22:36




Un brivido, una scossa leggera e piacevole, percosse la spina dorsale. Iniziò a diramarsi lungo tutti i nervi. I peli si rizzarono. Un sorriso involontario. Stava godendo.
Quella vecchia cicciona giaceva a terra. Soffriva. Ogni spasmo di dolore era pura poesia per Stein. Era quello che si meritava quella puttana. Dal primo momento in cui l’aveva vista, al suo arrivo, l’aveva detestata. Iniziato come un’odio a pelle che era maturato con il tempo. Viktor gli aveva dato solo l’occasione di prendere ciò che era suo di diritto, la vendetta.
Perché la odiava? Non lo sapeva neanche lui. A ogni uno nella vita capita di incontrare qualcuno da detestare, non si conosce il motivo, lo si odia e basta con tutto se stesso. Big Lucy era questo tipo di persona per Stein. Forse si trattava dell’umiliazione subita, forse, qualcos’altro. Ora rimaneva solamente una cosa. Doveva vederla morire davanti ai suoi occhi.
Il desiderio più profondo era sezionarla, sarebbe stata pura estasi paradisiaca. Ma non c’era il tempo di pensare al futuro quando il presente era così incerto.
Del sudore freddo scendeva lungo la fronte. Bagnava il viso deformato dalle smorfie della fatica. Poi il disastro.
Un’onda d’urto devastò l’intera ora d’aria. Era stato l’amichetto di Big Lucy.
Istintivamente le mani andarono al volto nel tentativo di proteggerlo. Serrate. Il colpo fu violento. Franken volò a terra di schiena. Principessa cadde a terra fragorosamente. Quella dolce donzella veniva trattata così male. Nessuno che aveva pietà di lei. Ogni uno ha un limite di sopportazione, questo valeva anche per Principessa. Voleva del sangue. Voleva vendicarsi.
Il vestito era lacerato in più punti. Diversi erano traumi sull’intero corpo. I muscoli dolevano e respirare era faticoso. Sicuramente si era incrinata qualche costola.
Un ronzio nelle orecchie. Un lungo fischio che lentamente sparì. La vista era appena appannata. Forse la mancanza di forze, forse l’offensiva appena subita, forse il fuoco che dilagava come una piaga.
Stava per rialzarsi quando, quello che a prima vista sembra un’estraneo, giunse.
Poi lo riconobbe, un rivoltoso che prima aveva dato la possibilità a tutti di attaccare e a Stein di vendicarsi.Tese la mano e accolse volentieri l’aiuto. Orgoglioso sì, ma non stupido. Semplice e pura sopravvivenza. Grazie all’aiuto si alzò in piedi.
Era ridotto male: stanco e ferito. Sospirò affannosamente.
«Tutto ok? Riesci ad alzarti?»
«Bene certo... tutto va fuoco...»
Le pupille si strinsero nello sforzo di osservare oltre il fumo. Li vide, quei tre esseri che sembravano essere stati vomitati dal ventre di una meretrice con la sifilide.
«... e quei tre hanno tutta l'intenzione di ucciderci.»
Raccolse principessa, la sua amata motosega e continuò.
«Che ne dici se gli facciamo la festa? Gliela faremo pagare a quei bastardi!»
« Sì, si può fare... Senti, dobbiamo cooperare per uscirne vivi: ho un'idea. Il tuo nome? »
Un ghigno di dolore. Doveva sopravvivere.
Vivere, un’obbiettivo che ogni volta sembrava sempre di più un miraggio.
«Hai fottutamente ragione. Il mio nome è Dottor Franken Stein, lasciamo perdere i convenevoli, il tuo?»
« Ezekiel. Lo vedi il gigante, laggiù? Credo di poterlo attirare su di me, renderlo cieco ad ogni altra cosa. Niente lampi di luce, stavolta. » Inspirò. « Pensi di poterlo aggirare e colpire da dietro? Mortalmente, intendo! Posso competere con lui in agilità e schivare o deviare la mazza, ma non in forza... E non due volte.
Capito? »
Lo scrutò dai suoi profondi occhi verdi. Si si poteva fare.
«Ci stò! Farò del mio meglio, ma non ti prometto nulla!»
Il dottore analizzò per bene la situazione. I tre non avanzavano in formazione e per fortuna il loro obiettivo si trovava sull’estrema sinistra. Lo avrebbe aggirato da quel lato dove non c’erano apparenti minacce.
Impugnò principessa a due mani. Strinse la cinghia dell’accensione e vigorosamente la tirò. Il motorino partì causando un gran rumore. L’intera arma vibrava. Ah, si era dimenticato di dire che le azioni furtive non erano il suo pane quotidiano. In un modo o in un’altro se la sarebbe cavata.
Dolcemente l’accarezzò e gli sussurrò.
«Tranquilla mia cara, a breve avrai ciò che ti meriti.»
Era tempo di agire. Ma non si erano concordati nemmeno un segnale. Il piano faceva acqua da tutte le parti, ma per questo lo amava.
Appena Ezekiel iniziò a parlare Stein partì.
Con le forze rimanenti scattò aggirando da sinistra il pelato. Cercò di farlo il più rapidamente possibile. Sperava che il rumore della battaglia coprisse il suo rumore e che la confusione lo avrebbero nascosto.
Non appena l'enorme avversario sarebbe giunto in combattimento con Ezekiel, Stein lo avrebbe attaccato alle spalle.
Avrebbe affondato la motosega nel centro della schiena nemica. I dentelli avrebbero dilaniato la carne e poi le viscere. Avrebbe cercato di passarlo da parte a parte. Il sangue sarebbe schizzato ovunque. E inoltre per farlo soffrire maggiormente avrebbe cercato di muovere Principessa una volta infilzato.
La presa sull’arma non era salda. Le gambe tremavano. Doveva resistere.
Doveva dimostrare a lui che non era più lo scarafaggio di allora.




png
Dottor Franken Stein

~ Rec:275 ~ AeV:125 ~ Perf:125 ~ Perm:325 ~ Caem:175
~ Status Psicologico: Adrenalinico a causa del combattimento.
~ Status Fisico:Bruciature superficiali e tagli sulla parte sinistra del corpo( Danni pari a Basso)
Contusione più lacerazione alla gamba dx. Traumi da impatto sulla schiena e sulla parte frontale del corpo (Danni pari a Alto). Stanco.
~ Energia Residua: 23%
~ Energia Impiegata: //
~ Abilità Passive:
†Non sviene una volta raggiunto il 10% delle energie
†Lancia le difese istantaneamente [1°passiva Absolute Defense]
†Difese 360° stesso potenza dell'energia spesa [2° passiva Absolute Defense]
~ Abilità Attive[0/2] :
~ Riassunto:Allora incontro Ezekiel che mi aiuta ad alzarmi. In pochi secondi stabiliamo una strategia. Lui attira il pelato. Io lo aggiro e cerco di trafiggerlo in piena schiena con la motosega. È tutto.
~ Note: Si il discorso è concordato attraverso messaggi privati con l'utente LeonHart come ha detto. Io confermo e basta.

†Bisturi[16/20]

 
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view post Posted on 12/5/2012, 16:26

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C O N Q U I S T A D O R E S

Ovvero come il predadore rincorre la preda.

In un freddo e distaccato raziocinio, osservò con noncurante interesse la morte di Edoardo, ben più sensata di quella di Roberto, e si accorse di non provare nulla se non una profonda apatia. Morte dissimile da quella del vecchio, perire sul campo di battaglia era una cosa accettabile, una morte che i grandi guerrieri annoverano come prima nelle loro preferenze. Nel culto di qualche religione politeista che li vedeva, una volta caduti, raggiungere il Valhalla accompagnati da divinità femminili mezze nude. L’eccezionalità brutale della guerra risiedeva proprio nella morte, una guerra non esisteva senza caduti, una sommossa non era tale senza vincitori e vinti. Ognuno, in quel gioco perverso, sapeva i rischi che correva e le ricompense che avrebbe guadagnato in caso di vittoria. Quindi la morte di Edoardo – nel contesto in cui si versava – era un evento crudele, ma pur sempre normale e per questo accettabile. Non pianse dunque alla sua morte, né il suo cervello rallentò il suo lavoro, in quella battaglia ogni fibra del suo corpo, ogni nervo, doveva essere scattante e concentrato, poiché – per aver salva la vita – non ci si potevano permettere distrazioni di sorta.
Si portò una mano al viso, dove una taglio, non troppo profondo, si era aperto e poche gocce di sangue rosso cinabro minacciarono la perfezione di quella tela candida sul quale scivolavano.
Ma non fece in tempo a contemplare l’entità di quel graffio che un rumore sordo, simile a quello di un esplosione, invase l’arena. Vide le fiamme distorcersi leggermente, come se una folata di vento improvvisa variasse l’ondeggiare delle stesse, vide l’aria diventare quasi solida. Infine non vide più niente, ma sentì soltanto. Sentì l’impatto sul suo petto, come se un grosso blocco di cemento si fosse abbattuto a piena potenza contro di lui. Sentì quella forza indescrivibile iniziare a premergli contro la pelle, sentì le ossa scricchiolare, le costole incrinarsi e il fiato mancare. A quel punto l’onda lo sollevò letteralmente da terra, i piedi persero il contatto con il terreno, e Morpheus atterrò dolorante sul suo sedere qualche metro più dietro.
Si ritrovò piegato sulle ginocchia, con le mani poggiate al terreno, ansimava: il fiato rotto, il sudore che colava. Poi un colpo di tosse, sangue venne spruzzato dalla sua bocca, piccole macchioline rossastre tinsero il terreno sotto i suoi occhi. Provò ad alzarsi in piedi, si rese conto quanto fosse difficile, in quella condizione umana, mantenere l’equilibrio se ferito. Le gambe tremarono minacciando di cedere sotto il suo peso.
Riuscì ad alzarsi in piedi dopo qualche tentativo a vuoto. Si mise in piedi e barcollò ondeggiando pericolosamente a destra e a sinistra con la testa china. Il mondo sotto i suoi piede sembrava aver iniziato una danza tribale e incostante.
Le braccia tese distese lungo il corpo e la mano destra che reggeva, con una presa serrata, la sciabola Kajera.



« Mckeane. »

La voce flebile e quasi inudibile in quel caos venne accompagnata da una risata sinistra, quasi come quella di un demone. Morpheus alzò la testa, il viso era adombrato, gli occhi color del cielo spiccavano sulla tetra oscurità in cui il volto era caduto; irradiati dalla stessa luce delle fiamme, come se il fuoco che circondava nell’arena fosse lo stesso che si animava all’interno dei suoi bulbi.
Intorno a lui grida orgiastiche e primitive. Un marasma di gente che latrava come lupi durante l’accoppiamento. L’eccitazione e la follia di una battaglia che imperversava a colpi di spada.

« MCKEANE. »

La voce crebbe di un tono, quasi a sovrastare il cozzare del metallo e il lamento dei feriti.

« VIENI FUORI. »

Si trovò ad urlare sovrastando tutta quella baraonda intorno a lui.
Poi tutto divenne calmo, silenzioso, come se la sua mente fosse ricoperta da una cupola silenziosa.
Cadde in quel limbo ovattato: i fragori svanirono come risucchiati da un vortice impermeabile, il tintinnio delle spade si perse ovattato nei meandri della sua mente, i lamenti divennero gli ultimi rantoli di dolore che si spegnevano in un sospiro.
Non era la rabbia ad animare quella sensazione, bensì la determinazione di un predatore a caccia che avvista la sua preda. Aveva scorto il codardo in mezzo alla folla, mentre come un vile si nascondeva dietro altra carne da macello che si ostinava a mandargli incontro.
A bloccargli la strada, un uomo, i capelli lunghi e unti che gli cadevano sul viso, spessi occhiali rotondi adagiati su un naso simile al becco di un rapace, nelle mani stringeva un set di pugnali dal filo seghettato con il quale ostentava un aria minacciosa che il suo fisico gracile e infido come quello di un serpente non gli assecondavano.
Quello non era un guerriero, verosimilmente sarebbe potuto essere qualche pazzo scienziato fuggito dall'estenuante vivisezione sui ratti, uno che quella guerra la viveva come un modo per sfuggire alle noie del proprio lavoro. Nei suoi occhi lesse un insano divertimento quasi feticista, come se il solo combattere lo eccitasse come un dannato porco. Vide quella luce malata nei suoi occhi e fu l’unica cosa che vi lesse.
Non c’era terrore, non c’era paura. Non c’era la voglia di aggrapparsi alla vita.

Quell’uomo era già morto.
Lo avrebbe reso sordo, lo avrebbe fatto morire senza poter più carpire ciò che all'esterno si agitava, lo avrebbe fatto cadere in quel limbo in cui lui stesso si trovava.
Sarebbe morto nel silenzio della sua mente.

Si avvicinò con calma glaciale, cadenzando i propri passi al ritmo del battito del cuore, lo scienziato avrebbe visto l’immagine del drago – che lui era – innalzarsi verso l’alto. Lo sguardo dello scienziato sarebbe cambiato, l'eccitazione della guerra avrebbe lasciato spazio al puro terrore, forse avrebbe tremato, forse avrebbe esitato quel secondo di troppo che gli sarebbe costata la vita.

Morpheus roteò la spada nell’aria come un abile circense, sbeffeggiando quasi chi aveva di fronte e quando avrebbe colto il terrore, o qualsiasi altra emozione dipinta sul volto dello scienziato, avrebbe colmato rapidamente i pochi passi che li separavano - sentì le costole trafiggere il suo corpo, sentì le ossa scricchiolare - e a quel punto Kajera si sarebbe impattata contro il collo dell'avversario, l'acciaio avrebbe attraversato la pelle e reciso le ossa decapitandolo.
Una volta ucciso, avrebbe ripreso la sua camminata verso Dave.

Perché una preda, rimaneva pur sempre una preda.




CITAZIONE

Morpheus Somniorum Illusio Caeli et Draconem


ReC: 275 - 250 | AeV: 125 - 100 | PeRf: 150 - 300 | PeRm: 250 - 450 | CaeM: 150 - 100


Energia: 46%
Status Fisico: Danno basso da perforamento alla zampa posteriore destra. Danno da ustione su tutto il corpo .[basso]
Status mentale:Concentrato.

Abilità attive:

Morpheus è in grado di scombinare anche le percezioni sensoriali del proprio avversario, insinuandosi nella mente dell'avversario Morpheus, tramite contatto visivo, può renderlo completamente sordo per la durata di un turno. La tecnica ha potenza Bassa e provoca un danno Basso alla mente della vittima in caso di successo. [Pergamena sordo].

Spendendo un consumo basso di energie Morpheus può generare nella mente del nemico una singola immagine che può essere un ricordo o un'apparizione momentanea. Un volto noto, una sensazione angosciosa, un'immagine di apocalisse. Oppure il momento migliore della sua vita, capace di distrarlo ed impedirgli di combattere. Le percezioni del nemico saranno quindi modificate ed egli potrà reagire e liberarsi della malia soltanto spendendo una difesa apposita di livello Basso e non provocheranno alcun danno psionico. L'immagine verrà vista all'interno del campo di battaglia, ma sarà visibile solo per colui che è affetto dall'illusione in se. [Attiva I livello dominio illusionista].

Abilità passive:

Il drago blu, come tutti i draghi, possiede una forza fuori dal comune, difatti, sia in forma umanoide che in forma draconica, qualsiasi arma, oggetto, che per altri sarebbe impossibile da smuovere, Morpheus sarà in grado di alzarlo con il minimo sforzo [Passiva personale]. Un drago, altresì, può cambiare la sua forma da draconica a quella umanoide, senza nessun impedimento esterno, non importa se giorno o notte, l'unico fattore davvero rilevante è il volere dello stesso drago, in quanto una creatura così letale raramente decide di dare un vantaggio all'avversario trasformandosi nella sua forma più miserabile [Amuleto ombra]. Qualunque essere, al cospetto di un drago, impallidirebbe. Indipendentemente dall'allineamento, indipendentemente dall'essere o meno in forma draconica, le altre razze diffideranno dal fidarsi, e in ogni caso, ogni essere avvertirà un lieve timore, purché questo non sia un esemplare della propria razza o di un demone, creature per certi versi similari a loro, e che sia di energia pari o inferiore all'agente [Abilità raziale]. Il drago, inoltre, grazie alla grande energia presente nel suo corpo potrà utilizzare qualsiasi sua tecnica, indipendentemente dalla natura, risparmiando il 3% sul consumo totale normalmente previsto. Se tale risparmio dovesse abbassare il consumo di una tecnica allo 0% o meno, il consumo totale della tecnica rimarrebbe fisso all'1% [Pergamena risparmio energetico].
Inoltre, il drago grazie alla sua conoscenza fuori dal comune, non ha più vincoli riguardanti le illusioni . Egli è talmente dotato da poterle castare istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere perchè la quasi totalità delle tecniche illusorie si attivi all'istante. [Passiva I livello dominio illusionista]. E grazie alle sue ampie conoscienze Morpheus ha la possibilità di risparmiare energie Per questo ogni sua tecnica illusoria, di manipolazione o di evocazione illusoria, avrà il costo abbassato del 5%. Se una tecnica scendesse al di sotto dello 0%, il costo sarà automaticamente dell'1%. Questo effetto non è cumulabili ad eventuali altre tecniche di risparmio energetico [Passiva II livello dominio illusionista]. Arrivati a questo punto le conoscenze di Morpheus lo rendono un illusionista di primo livello, in grado di rendere tutte le sue tecniche illusorie o manipolatorie di un livello superiore. Ad esempio una tecnica Media provocherà danno Alto, una alta danno Critico e le tecniche di costo critico provocheranno un danno Mortale. Non c'è variazione nella potenza delle tecniche, ma solo nel danno risultante. [Passiva III livello dominio illusionista]

– Impact.
Un’arma di queste proporzioni non potrebbe essere impugnata da nessuno che non possegga una forza straordinaria. Il suo peso è considerevole, la lega metallica che lo compone è di una densità tale da non rassomigliare ad alcuna già presente sul continente. Ma chiunque riuscirà a far uso di un’arma simile, saprà certamente come utilizzarla. Ad essa è infatti legata una catena, e sfruttando principi basilari della fisica come forza centrifuga e gravità, ogni attacco fisico passivo portato dall’arma sarà come se fosse eseguito con il doppio della PeRf standard posseduta. {Abilità passiva}

Kajera
È la lama che infrange i legami. Ella si sazia dell'ardimento dei cuori, di qualunque tipo esso sia. Ella brama, invero, di rifrangere ciascuno di quei vincoli intensi, sussurrando direttamente negli animi delle sue vittime di quanto ogni vita donata a qualcun'altro altro non sia che la debolezza di un cuore che rinuncia alla propria dignità. Per farlo, però, deve poter comprendere ove colpire, oltre che chi colpire, naturalmente. Kajera, infatti, permetterà al suo portatore di scrutare nei cuori di coloro che amano, soffrono o vivono un sentimento, un legame di affetto di qualunque tipo e genere. Tale legame apparirà agli occhi del portatore che una scintilla che brilla nell'animo di chiunque, potendo finanche comprendere se due scintille, se ammirate insieme o distintamente, siano o meno legate l'una all'altra. Invero, però, ammirare una scintilla non farà comprendere comunque mai la natura del legame o il nome della persona con cui il legame esiste, avvertendolo unicamente della sua esistenza e, al massimo, della reciprocità del contatto. [Passiva, il portatore potrà vedere nel cuore di ciascuno la presenza o meno di un qualunque legame affettivo, di qualunque tipo questo sia, senza - però - poter conoscere con tale potere la natura o la storia dello stesso. Qualora il portatore veda due o più persone, inoltre, potrà comprendere se il legame che esiste nei loro animi le vincola l'una all'altra o meno. Inoltre, il portatore potrà vedere in ciascun avversario ogni scintilla per ciascun legame, per quanto grande o piccolo esso sia, in quando brilleranno di intensità variabile a seconda della forza dell'affetto.]


– Tail.
Nonostante ciò, Ramhat è tutto meno che poco visibile. Un diametro di tre metri di ineguagliabile metallo, una catena così robusta da poter reggere forze e tensioni impressionanti. Così come uno stocco è agile e maneggevole per merito di forma e peso, così una sfera di tali proporzioni sarà poco pratica nonostante la forza di cui si possa godere. Le traiettorie che percorrerà fino a impattare sull’obiettivo saranno lineari e quasi prevedibili all’occhio di un eventuale avversario, che avrà così il tempo di rizzare una difesa più o meno stentata. Questo malus agisce sulle tecniche e gli attacchi fisici portati con Ramhat, a meno che non vengano occultati a loro volta da particolari tecniche. Forza bruta a determinabilità, uno scambio più che equo. Dopotutto ogni cometa ha la sua coda. {Malus}

Note:
Bene, in sintesi per meri motivi strategici - devo risparmiare le energie - mi prendo in pieno il colpo di Dave, mi rialzo e non ho occhi che per lui, comunque mi attengo agli ordini del qm, e, sempre per il discorso delle energie, uso prima la pergamena sordo che è un attacco psionico basso su quello con i coltelli, poi gli creo l'immagine di me in forma draconica nella mente e infine lo decapito (ovviamente se il qm ritiene meritevole il mio attacco, sia chiaro) comunque se tutto va bene mi dirigo verso Dave.



Edited by Lud† - 13/5/2012, 00:25
 
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