Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Rakuen

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Andre_03
view post Posted on 25/12/2012, 20:38




« Corigliano. Francisco Alfredo Corigliano, castellano di RotteNhaz. »

Era disceso tra loro sorvolando la sala circolare, quel corvo nero.
Venuto a gracchiare minacce, recando con sé leggende che avrebbero dovuto restare sepolte tra le sabbie del deserto. Li aveva aizzati, spinti ad una lotta senza senso nel tentativo di sgombrare il castello da loro: gli intrusi. Metamorfi, evocatori, domatori; Sallahro non sapeva cosa fossero quei giovani, reduci di Waulsort, ma per certo non voleva averci a che fare.
Gli rimbombavano in mente ancora le parole del cortigiano, « Dovreste essere consapevoli di ciò che siete » sagge oltre misura, e per un involontario scherzo del destino. Alla luce delle fiaccole il prete rosso aveva visto cos'erano tutti, lui incluso: dei disgraziati scelti dal Signore della Luce per contrastare una tenebra profonda che rispondeva al nome di Viktor von Falkenberg. Salla aveva scrutato le fiamme danzanti sulle pareti fin dai primi passi dentro Rottenhaz, e la fortezza errante gli era parsa in grado di imbrigliare ogni barlume fino a costringerlo in una gabbia di nero pece impenetrabile.
Il sacerdote sollevò lo sguardo stanco, inspirando l'aria satura di odio a pieni polmoni.
Prendimi sussurrava ancora quella voce Possiedimi, fammi tua, stringimi e poi fottimi.
Per un istante lo sguardo gli cadde sulle forme voluttuose di Hýbris Naylah, la Bionda.
Come avesse fatto un castellano a entrare in possesso del terzo, perduto Etummu, non gli era dato sapere. Né era affar suo liberare l'arma dal giogo dell'attuale possessore, checché ne dicesse il Djinn stesso: da bravo figlio del Sud, Sallahro aveva imparato presto che immischiarsi nelle leggende poteva soltanto portare guai.
A fatica sollevò un braccio, afferrando il cumulo di macerie in cui giaceva da almeno un minuto.
Si issò in piedi con uno sbuffo stanco, sfinito: quello era stato un lungo crepuscolo, e la notte si preannunciava più oscura che mai. Mentre attorno a lui i ragazzi - o presunti tali - si accapigliavano come belve di fronte a una femmina in calore, l'uomo di Nysis prese in mano la situazione. Levò gli occhi ambrati al cielo nascosto dalla cupola.
Era armato di una spada sola, ferito e sporco.
Una statua porpora fiammante nel mare di tenebra.

« LORD FALKENBERG!!! »
La sua voce echeggiò possente per tutto il torrione, minacciando scalinate e corridoi;
riscaldò l'inverno perenne di Rottenhaz con un fuoco di arroganza: « SE SIETE IN ASCOLTO, MOSTRATEVI »
ghignava sardonico, i polmoni in fiamme.
Sallahro m'qahor era un uomo della peggior risma: pirata, doppiogiochista, mercenario.
« Ho un accordo da proporvi. »

Esalò, infine, con la mente tempestata di ricordi e la vista annebbiata dal delirio.
Si era già sentito così, inebriato da una follia primordiale; era l'istinto che prevaricava il raziocinio, il trionfo dell'incidenza. L'unica soluzione in momenti disperati. Rivide se stesso a sedici anni, imbarcato sulla Promessa d'Oriente - una galea mercantile di piromanti - e pronto a vendere sua madre, se ancora l'avesse avuta, pur di salvarsi la pelle dall'arrembaggio dei pirati. Allora credette di aver ceduto alla paura di morire, ma col senno dell'età era giunto a una diversa conclusione.
In lui albergava un rogo di insanità bramoso di imprevisti.
Lo stesso insaziabile desiderio di avventura proprio degli uomini liberi.


corollario


condizioni fisiche tumefazioni Alte diffuse su tutto il corpo; ulteriore contusione Bassa al torace;
condizioni psicologiche ottimali;
energie residue 94%;

equipaggiamento 6x spade (1x mano dx - 1x infoderata - 4x nascoste nella veste); veste rossa (indossata);

capacità speciali maestria nelle armi (4CS); velocità (1CS); agilità (1CS); intelligenza (1CS);
abilità passive qualsiasi oggetto diventa un'arma se impugnato come tale, il personaggio può tagliare le armi nemiche, le sue ferite causano sanguinamento passivo (Danza dell'acciaio); il personaggio non sviene al 10% di energie, resiste alle alte e basse temperature, non ha normale bisogno di mangiare o dormire e resiste alla fatica, i suoi consumi energetici sono ridotti (Benedizione della luce e del fuoco); la veste può nascondere fino a quattro armi al suo interno, e non produce suoni (La veste rossa);
abilità attive difesa psionica istintiva (Benedizione della Luce e del Fuoco - Medio); ammaliamento rivolto a Viktor (Benedizione della Luce e del Fuoco - Basso);

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note descrivere ogni cosa sarebbe stato inutile e prolisso. Ho optato per riprendere la narrazione dalla fine, ovvero dal punto in cui Sallahro si rialza dopo aver subito la tecnica di Chevèl. Spero risulti comunque un post chiaro e godibile. Come concordato col QM, il sacerdote conosce la leggenda delle Tre Puttane, in quanto originario del meridione. Riconosce ovviamente la Bionda a causa della passiva "Sussurri della Sgualdrina".

resoconto azioni colto di sorpresa dalla presenza di Corigliano prima e dalla reazione di Chevèl poi, Salla subisce in pieno la tecnica di quest'ultimo e viene scagliato contro una parete - anche se non prima di riuscire ad estrarre una spada per abbozzare un'inutile difesa (4CS in Maestria delle armi e 1CS in Agilità, per quanto l'azione non sia importante). Complici i danni subiti nell'arco della giocata, giace stordito per circa un minuto (arco di tempo che, secondo i miei calcoli, dovrebbe coprire le azioni compiute dal gruppo) e si rialza scacciando i sussurri della Puttana con la sola forza di volontà (Benedizione della Luce e del Fuoco, cfr. sotto). Non riesce del tutto nell'intento, e l'odio per gli altri si trasforma in egoismo che risveglia un tratto di personalità latente nel prete rosso: con l'intento di salvarsi a scapito di ogni cosa (1CS in intelligenza), cerca di attirare l'attenzione di Viktor in persona rivolgendosi alla fortezza (Benedizione della Luce e del Fuoco, cfr. sotto).

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CITAZIONE

Il primo compito di un officiante religioso è - da che mondo e mondo - imbrigliare le masse, come direbbero alcuni. Sallahro preferisce pensare che per diffondere il Verbo del Signore della Luce sia necessario saper scegliere con cura le parole da usare con ogni interlocutore, ascoltare e difendere i propri ideali con lucidità retorica e d'ingegno. Per fare ciò ogni accolito del Tempio rosso viene istruito sui metodi più basilari per liberare la mente dai turbamenti o dalle interferenze altrui al flusso dei pensieri: è sufficiente che il Prete rifletta sulla sua condizione perché ogni inganno - fatto salvo per quelli più invasivi - si dissipi in un istante. Così viene preservata la saggezza del sacerdozio e della verità divina. Al contrario però è possibile per Salla - così come lo è per altri Preti, talvolta più ferrati di lui nell'arte oratoria - fare breccia sulle menti più deboli con una menzogna. Sussurrare all'orecchio di un Re il consiglio sbagliato, la preghiera che lo porterebbe sull'orlo della sconfitta; far credere al cavaliere più valoroso che il suo onore è stato macchiato da un tradimento; ordire trame d'inganno per perpetrare un Bene superiore.
bassa/media; pergamena "Non sono stato io!" e pergamena "Rivelazione"


 
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Lenny.
view post Posted on 26/12/2012, 12:14




Rakuen ~


Oltre le dodici finestre della sala, il vento continua a soffiare sulla notte eterna di RotteNhaz. Continua a trascinare l'odore degli incendi, assieme a sbrindellati festoni grigiastri. Ceneri umane di Waulsort. O neve, forse.
Francisco Alfredo Corigliano scosta via uno dei fiocchi giunto a posarsi sulla sua spalla. Gesti calmi, pacati. Sembra una figura immobile ai confini della realtà.
« Spiacente, al momento il mio signore è occupato altrove. »
Fa in tempo a dire, prima di scivolare sotto l'allungo della creatura in possesso di lame al posto delle braccia, e arretrare di un passo. Un danzatore sull'orlo del baratro, i cui movimenti sono incuranti, superbi, e al contempo ineguagliabili da un avversario troppo debole, troppo lento.
Corigliano contrattacca in diagonale bassa-calante. Alla luce delle torce, la lama in oro puro di Hybris Naylah sembra ricoperta di sangue. Una sensazione che presto a diviene realtà: il ginocchio destro della creatura di spacca in due. Anche tutto ciò che c'è oltre si spacca in due. La scimitarra si fa strada tra ossa, tendini e legamenti come se fossero burro, e la creatura crolla di schiena a terra, priva di un arto.
La bocca del castellano si distorce in un sorriso simile a una ferita esangue. Ignora le urla gutturali di dolore, e va in ascendente obliqua. Colpo terminale di decapitazione. Il cranio dell'infima creatura rotea in un arco di sangue sino ai piedi di Ghin.
Corigliano stringe le palpebre nell'atto di concentrarsi sui quattro intrusi, come compiendo uno sforzo immane. Uno sforzo che potete leggere nei suoi occhi di metallo.
« Se avete intenzione di pregare per la vostra vita, fatelo al mio cospetto. »
E spalanca il mantello di velluto al nulla, come le ali immani di un pipistrello deforme.
Occhi di metallo.
Altri occhi di metallo.
Da ciascun lembo del mantello scuro di Corigliano sgorga fuori una densa foschia di tenebra, nembi sinistri che si contraggono su se stessi, amalgamandosi, ricompattandosi, agglomerandosi fino ad assumere forma umana. Fino ad assumere sembianze, lineamenti, aspetto ed essenza tali e quali a quelli del loro evocatore, Francisco Alfredo Corigliano.
Sono tre adesso, allineati lungo l'epicentro della sala come un piccolo stormo di rapaci sulla tresca di un albero.
« Anche se ormai è troppo tardi. »


Il Corigliano posto a sinistra avanza verso Ghin, il passo rapido di un soldato che sa quel che deve fare. E sa come farlo.
« Un fanciullo smarrito nel mezzo di una battaglia, la cui unica colpa è stata trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato. »
Gli dice in tono serio, seppur freddo. Nessuna irrisione, nessuna beffa nella sua voce. Solo la tetra ineluttabilità di come le cose si sono messe per il povero elfo, vittima degli sfortunati eventi che lo avevano trascinato in quell'inferno di tenebre. E mentre proferisce parola, la scimitarra nelle sue mani si dilata nello spazio, rimodellandosi in forma completamente diverse. La lama diventa diritta, cresce in lunghezza e si restringe in larghezza, la cuspide acuminata come il canino aguzzo di una fiera. Non più una spada, ma una picca completamente dorata, brillante come un raggio di sole del deserto.
« Tu la desideri ancora, vero? »
Sussurra languido, lasciando scivolare lo sguardo languido sul corpo dell'asta d'oro.
Si ferma a cinque passi da Ghin. Sorride.
E questa volta il suo sorriso è minaccia.
« Eccotela. »
Un guizzo nella tenebra. Nient'altro che uno scatto del braccio del castellano, proteso in avanti, improvvisamente disarmato.
E la picca scagliata con una rapidità a dir poco insondabile -e incredibile, giudicando l'aspetto emaciato del vecchio- contro il petto dell'elfo. Con il preciso, cristallino intento di vibrare all'altezza del cuore.
E passarlo da parte a parte.


Il Corigliano posto a destra avanza verso l'Inferi sententia, il passo rapido di un soldato che sa quel che deve fare. E sa come farlo.
« Un demente che passeggia tra mucchi di cadaveri leccando il gelato. Ce ne sono tanti come te, lì fuori. »
Bercia duramente, ammiccando col capo alle finestre della torre. Si passa la lingua a inumidire le labbra, come per accentuare ulteriormente il prossimo insulto che avrebbe rivolto alla piccola creatura demoniaca, in grado di evocare altre creatura demoniache ancora più piccole, ancora più insulse.
« Abbassa la cresta, sei solo uno scarafaggio sullo sterco. »
Estende il braccio armato. Altre strie rosse di sangue fluttuano via dall'acciaio, andando a mescolarsi al torrente di sangue che fluisce dal corpo decapitato alle sue spalle. La Hybris Naylah scintilla minacciosa, duro scettro del comando inflessibile del castellano. Uno scatto del braccio, e la lama sibila. Falciata obliqua trasversa volta a colpire il nulla, ma dalla quale si propaga all'istante un fendente aureo a forma di mezza luna, che schizza rapido contro il cranio di Infreri sententia. Con la ferocia di un attizzatoio scagliato contro un frutto marcio.
« In attesa di essere schiacciato. »


Il Corigliano posto al centro avanza verso Sallahro, il passo rapido di un soldato che sa quel che deve fare. E sa come farlo.
« Tu hai fede nella morte, prete? »
Non una voce umana. Una voce che, a dispetto del caos che la circonda, riecheggia nella testa di Sallahro come l'eco profondo proveniente da un abisso a lui sconosciuto. Un'improvvisa folata di vento trascina una coltre di neve all'interno della sala. Frammenti cinerei dispersi dal vento miasmatico che circonda la figura del castellano rendendola a dir poco spettrale.
Perché il servitore della luce possa inginocchiarsi al cospetto del seguace della tenebra.
Perché il prete del fuoco possa sentire per la prima volta il gelo dentro. Nella carne, nelle ossa, nello spirito.
« Tu hai fede nell'intrinseca purezza della morte? »
Nient'altro che un sussurro rauco che, nella mente di Sallahro, diviene un lamento di anime perse. La scimitarra brilla di fulgido splendore mentre la furia del demone si chiude sulla mente del prete, la serra in una morsa ad artiglio, la stritola sino a cancellare la coscienza. Cancellare la visione e distorcere la fede. Rendere quell'uomo debole e inerme, un fantoccio disarticolato dinanzi al dominio del Beccaio. Sconfitto, sconfitto nel corpo e nella mente. Per sempre.
Corigliano deve soltanto agire. Il suo fluido passo termina a un passo dal prete.
Apre la guardia Braccio sinistro armato esteso in avanti, dito indice e medio appena sollevati. Lo estende di lato, scimitarra in presa rovescia. Ruota il taglio dell'acciaio verso le finestre di RotteNhaz. Verso la notte eterna di RotteNhaz.
Sussurra una sola parola.
Meno di un sospiro perso nella tempesta.
« Liberami. »
Sallahro non può avere tempo per chiedersi cosa il suo avversario abbia detto. O se quella parola così enigmatica, così incomprensibile sia stata detta davvero.
La scimitarra sibila.
Nessuno riesce a definire il percorso dellìacciaio.
Nessun occhio umano è in grado di farlo.

RotteNhaz ~ cortile interno


Una figura si stagliava, enigmatica e letale, tra le felci del cortile interno di RotteNhaz. Forse vi era appena giunta, emersa dalle labirintiche tenebre della fortezza. O forse era sempre stata lì, memento e dannazione, studiando in un silenzio quasi sacrale -parola del tutto fuori luogo a RotteNhaz- l'arrivo dei quattro intrusi. Si trattava di un vecchio, nient'altro che un vecchio in una giubba colore del sangue disseccato, avvolto in da un mantello colore antracite, collo di pelliccia di volpe rossa, curvo sul suo bastone da passeggio dal pomo in oro massiccio a forma di testa d'aquila.
L'aria era gelida.
Viktor von Falkenberg sollevò lo sguardo.
Il cielo era un'oscurità violacea, invasa dal fumo di un incendio lontano. Waulsort. Stava cominciando a nevicare. Fiocchi grigi come cenere vulcanica cadevano con innaturale dolcezza attorno a lui, tra le fila di porcospini, baliste e cannoni che occupavano il cortile.

« Datemi un eroe, e vi scriverò una tragedia. »

Berciò d'un tratto con voce raschiante, come lo strofinare di utensili rugginosi. Gli occhi sanguigni del Beccaio frugarono il cortile, alla ricerca degli altri intrusi che quella notte aveva violato i suoi cancelli. Cercavano una donna. Una guerriera. Viktor riusciva a percepire la loro essenza nelle vicinanze, e proprio verso quelle tenui candele persa nella notte si dirigeva a passo caduco, scandito dal bastone da passeggio.

« Dimmi una cosa, Motoko Aoyama. »

Già durante il loro primo incontro -tempo diverso, medesimo luogo- Viktor aveva avuto modo di subire -di assaporare- l'odio bruciante, il furore combattivo che guidava la giovane sacerdotessa, accompagnati da una fermezza d'animo che il generale aveva quasi invidiato. Aveva sempre desiderato che un tale vigore fosse in possesso di ogni suo soldato, aveva sempre sognato che i Falkenberg Korps raggiungessero lo stesso scalino raggiunto da Motoko. Ma così non poteva essere, perché a lui non era dato sapere quale forza guidasse la spadaccina. Fino a quel momento.

I fiocchi continuavano a cadere.
Il vento continuava a soffiare.
La notte continuava ad avvolgere il mondo.
E lui non aveva nessuna fretta.

« Credi che uccidermi servirà davvero a qualcosa? »

Emersero dalla notte come spettri perduti nella neve. A Viktor bastò un solo sguardo nei loro occhi, oltre i loro occhi, per sapere chi fossero.
Un energumeno in armatura completa, armato di lancia. Takayanagi - così lo chiamavano. Un ragazzo sbarbato, ai suoi occhi buono solo per la poppata materna. Yohirei Asakura- quello il suo nome. Un sacerdote in lunga vestaglia, completamente bianca, albino. Yozoemon Mikado il suo nome.
E infine Motoko.

« Non siamo giunti fin qui per uccidervi. Ma per impedire che la minaccia che rappresentate si estenda come una pestilenza. E per far ciò, è necessario distruggervi una volta per tutte »

Viktor si puntellò sul bastone da passeggio. Non riuscì davvero a impedire che la sua raschiante risata prorompesse dalle labbra, riecheggiando nel cortile interno come il gracchiare di un corvo. La sua mano si strinse attorno alla Sesshoseki. Poteva sentire il gorgoglio di quell'immenso potere mentre inondava il suo corpo, la sua essenza.

« Ormai è troppo tardi, Motoko. Grazie al potere di queste pietre i miei Korps soffocheranno il mondo, corrodendolo sin quando l'Asgradel non sarà mio. »

« Sono diecimila anni che i Sette Grandi Casati proteggono l'oriente da creature come te. » Ribatté il Takayanagi, lancia protesa in avanti. « Non sei il primo e non sarai l'ultimo mostro assetato di distruzione che fermiamo! »
L'espressione del Beccaio tornò improvvisamente seria.
« ILLUSO! » Ringhiò imperioso, senza staccare gli occhi di dosso da Motoko. « Quello che voglio davvero è salpare verso l'oscurità dell'universo, con questo pianeta come vascello. E una volta trovato l'Asgradel... Io, Viktor von Falkenberg, costruirò un nuovo mondo... »
Fece un gesto ampio con le braccia. Con la punta del bastone segnò un tracciato immaginario nel cielo. Sorrise, terribilmente sorrise.

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« ..per un futuro più luminoso. »

Silenzio. Un silenzio duro come il granito, assordante come una battaglia.
« Questo non possiamo permetterlo. »
Motoko si fece avanti, sfoderando la katana.
« Gli uomini costruiranno da soli un loro futuro. Chiunque intenda imporre un proprio concetto di felicità, non sarà mai nient'altro che un tiranno. »
Disse con timbro atono, come svuotato da ogni sentimento. E si scagliò all'attacco.
Sarebbe stata lei ad affrontare Viktor von Falkenberg per prima quella notte. Lo aveva sempre saputo. Aspettava quel momento da un anno ormai. Solo lei era in grado di sconfiggere la sua nemesi nera
Era pronta.
Doveva esserlo.
Per il bene di tutti.

*si asciuga la fronte* mamma mia che fatica, sto post °___° partendo dalle spiegazioni più ovvie: la prima parte vi riguarda direttamente in game, la seconda è una scena allestita tra Viktor, Motoko e il resto della vostra compagnia. Ecco perché Viktor non può sentire/interessarsi alle parole di Salla: semplicemente è appena iniziato lo scontro finale tra lui e Motoko. Ma passiamo a voi.

-Corigliano si difende fisicameente e decapita la creatura evocata da Cjevel senza troppi sforzi. Non so cosa ti passasse per la testa quando hai castato una abilità che è meno-di-basso contro il boss di una quest, ma...no, non funziona così. Tra l'altro questo turno avete modo di scoprire che il buon Corigliano ha un bonus passivo di 2 CS in Maestria delle armi e 2CS in Velocità.
-Corigliano usa la seguente tecnica, potenziata da una passiva. Semplicemente crea altre due copie di se stesso, in tutto e per tutto uguali all'originale nella loro essenza. Pertanto, passive di auspex e simili varranno meno di nulla per trovare il Corigliano originale. Dovrete sfruttare una abilità più specifica o tirare a sorte tra i tre =D

CITAZIONE
~ Multiplikation__ _ L'oscuro potere entrato nel suo corpo lo ha reso in grado di moltiplicarsi fisicamente, sdoppiarsi una o più volte in modo non solo da confondere ma anche da demolire qualsiasi tipo di avversario. Dopo almeno un secondo di ferma concentrazione infatti genererà a breve distanza dalla sua postazione una o più copie di se stesso identiche in tutto e per tutto all'originale. Teoricamente non vi è limite al numero di copie creabili con questa tecnica sprecando lo stesso slot, se non quello imposto dalla propria energia. Queste copie potranno utilizzare tutte le tecniche dell'originale, attingendo alla sua energia, e provocare danno fisico, andando trattate come vere e proprie evocazioni in maniera non autoconclusiva. Al primo colpo subito, però, la copia svanirà in una nube di fumo dissolvendosi nel nulla. In quest si potrà utilizzare la copia mandandola in avanscoperta. Questa, infatti, avrà le stesse conoscenze e gli stessi atteggiamenti dell'originale, e tutto ciò che vedrà o sentirà verrà memorizzato dal suo creatore nello stesso momento in cui essa verrà distrutta. Non potrà allontanarsi troppo dal proprio creatore perché, se questo succedesse, svanirebbe nel nulla anche senza essere stata colpita. Nel caso in cui venissero utilizzate come scudo, avranno un potenziale difensivo pari a basso cadauna. Le copie svaniscono al termine del turno, dopo aver compiuto le loro azioni. Il consumo energetico per copia sarà sempre e comunque Medio.
{Pergamena Passiva Copia Reale Migliorata} & {Pergamena Copia Reale, consumo di energie: Medio}

Ricordo che tutti e tre fanno le loro azioni contemporaneamente. Quindi Salla, Ghin e Inferi dovranno seguire il giusto timing. Uno dei tre va contro Ghin, e casta la seguente tecnica.
CITAZIONE
~ Passione che cambia__ _ E' una delle poche tecniche impiegabili anche senza "liberare" il potere dello jinn rinchiuso in Hýbris Naylah. Si tratta di un'abilità molto particolare, deriva dal fatto che per spezzare la loro maledizione, gli jinn sigillano la propria essenza in alcuni oggetti, ed apparentemente in questo caso lo jinn avrebbe scelto una scimitarra. In realtà è probabile che gli jinn cambino l'aspetto degli oggetti in questione di volta in volta per aumentare le probabilità che qualcuno li ritrovi e ne faccia uso, pertanto qualora lo jinn all'interno di quest'arma decidesse che non è questo l'aspetto più consono al momento per spezzare la sua maledizione, è possibile che decida autonomamente (oppure dietro "esortazioni" vocali del proprio padrone) di mutare ancora aspetto.
La spada sarà quindi rivestita di una massa di oro fuso, del tutto innocuo nonostante le apparenze. Il liquido aureo si modellerà su se stesso come se fosse dotato di vita propria, prendendo l'aspetto e la forma di un'arma a scelta fra un arco dotato di una singola freccia per ogni turno, un pugnale dalla lama seghettata oppure un guanto d'arme che riveste l'avambraccio del possessore per tutta la sua ampiezza. Determinati dettagli come le dimensioni effettive delle armi sono decise sul momento dal caster. Quando Hýbris Naylah cambia la sua forma vi rimane per tre turni, al termine dei quali torna ad essere una scimitarra. Non è possibile far tornare Hýbris Naylah alla sua forma originale prima dello scadere dei tre turni, né risulta possibile cambiarne la forma una volta che è stata scelta. Questa tecnica consuma un quantitativo Medio di energie.
{Medio}

Trasformata la scimitarra in una picca, la scaglia contro il cuore di Ghin (ricordo che conta come attacco fisico, seppur potenziato dalle CS sopracitate)
Il secondo va contro Inferi sententia, e si limita a scagliare con la spada un fendente aereo di non-elemento (sottoforma di luce dorata) contro di lui. Considerala come una tecnica di potenza Alta. Il terzo, infine, si dirige contro Salla e casta una abilità psionica di entità Alta i cui effetti sono in tutto e per tutto simili a quelli della pergamena del negromante "Timore". Ovviamente le sensazioni che il pg proverà -se non si difende- sono personalizzabili da te, io mi sono limitato a descriverli in via generale.

Non mi piace il modo in cui ho gestito le turnazioni al giro scorso. Purtroppo se usate gli ultimi giorni per postare il giro diventa troppo lento, quindi per questo giro le turnazioni saranno Ephemeral prima - tutto il resto del gruppo dopo di lui (in fondo le vostre azioni sono scollegate le une dalle altre, e poi potete sempre mettervi d'accordo sul da farsi in via privata =) ). 12 giorni in totale, per tutti. Eph, cerca di postare prima del settimo giorno...purtroppo se posterai dopo il sesto dovrò penalizzarti un po' in sportività per non aver lasciato tempo agli altri =/ Comunque se finiamo il giro prima dei 12 giorni non mi offendo, eh.

dai, Lunedì 7 voglio trovare i vostri post pronti..aumentiamo un po' la velocità approfittando delle vacanze :asd:

EDIT: mi ero dimenticato di specificare un piccol oparticolare che qualcuno di voi può sfruttare, se vuole. Adesso che Viktor è uscito allo scoperto, ciascuno di voi può sentire la sua presenza aleggiare fuori dalla fortezza, nel cortile interno di RotteNhaz. Conformemente al mio malus passivo di seguito citato.

CITAZIONE
~ Canto dell' Anima__ _ La Sesshoseki è composta di materia d'anima. E' miasma demoniaco solidificato in cristallo: di una potenza e di una densità mai vista. E' la somma di tutte le energie negative scatenate nel mondo nel corso di un'intera era che si sono aggregate generando un colossale agglomerato di energia negativa che poi si è condensato in una minuscola gemma, a sua volta rotta in nove pezzi. In ogni momento il possessore è fuso con essa, ma la Pietra diviene visibile incastonata nel corpo del possessore solo quando viene effettivamente utilizzata. Essa muta radicalmente l'aura spirituale del portatore, la quale diviene più ampia e potente, tanto intensa da essere palpabile e percepibile anche da grandi distanze perfino in assenza di auspex. Interagisce con altre entità in forma demoniaca, rafforzandone l'anima e corrompendola al tempo stesso.
Tutte le creature di razza avatar demoniaco nelle vicinanze del possessore della pietra guadagnano un'abilità passiva che gli permette di subire due danni mortali prima di morire. Tutte le abilità attive di rigenerazione in possesso del caster hanno potenza pari al Consumo fintanto che sono attuate su personaggi di razza demoniaca, siano essi il caster stesso o eventuali alleati. Tutte le abilità utilizzate dal caster per attaccare personaggi di razza avatar demoniaco oppure per difendere altri personaggi di tale razza, inoltre, godono di un risparmio energetico variabile che va dall1% al 5%.
Malus: l'aura del possessore è sempre percepibile, anche da chi non ha auspex; passiva: gli alleati di razza demoniaca possono subire due danni mortali prima di morire; passiva: le abilità di cura effettuate su pg di razza demoniaca hanno potenza pari al consumo; passiva: risparmio energetico su tecniche usate su pg di razza demoniaca}
 
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Ephemeral
view post Posted on 28/12/2012, 17:02




Era il lamento di una vedova. Era l’ultimo respiro di un morente. Era il gracchiare dei corvi.
Era l’eco lontano, incessante. Era il sussurro di un ricordo perduto.
Era la voce di una donna senza nome e senza volto.

«Quanto sei disposto a perdere per avermi?»

Sussurra la donna nera.
Con occhi neri pieni di cupidigia lei lo guarda.
Lui risponde con un bacio, le sue labbra grondanti il sangue di lei.
Sono uniti nel dolore dell’agonia e nel piacere della carne.
E nel silenzio il demonio piange quella che era stata
sua amante e traditrice, sua madre e assassina.
Suo miracolo e sua tragedia.

«Quanto sei disposto a perdere per avermi?»

Sussurra la donna d’oro.
I suoi capelli sono fili d'ambra e il suo viso è luminoso come il sole.
Il demone fa per avvicinarsi, con lo sguardo del predatore, ma non riesce mai a raggiungerla.
Allora corre e urla, ma lei è inavvicinabile come una dea e sorda ai suoi richiami.
Piange lacrime nere che divorano quelli che un tempo erano gli occhi.
Ride. Di soddisfazione, ilarità, piacere, gioia, follia.
Finchè il suo corpo non diviene tenebra
e la sua risata un’eco distante.

Le loro voci si mischiano, si uniscono come le loro dita, sempre più lontane. Danzano nell’empireo finchè non rimane più traccia del loro passaggio, semplicemente cessano di esistere. Insieme. Nessun lieto fine per il ragazzo-burattino che danzava sorretto dai fili dell’amore. Nessuno parlerà di lui se non per avvertire i propri cari di stargli alla larga.
Un libro fatto di pagine vuote e macchie di sangue.

«Quanto sei disposto a perdere per avermi?»
«Un demonio non ha nulla»
Oltre il male che consuma tutti -lui compreso-
come un virus.

• • •

In quei pochi attimi precedenti la carneficina, Chevèl pareva in stato catalettico. Mentre il vociare di preti e stregoni si mischiava al sibilo dell’acciaio, e arcani sortilegi risvegliavano le dormienti forze della natura. Lui sentiva un unico suono, ma questa volta non’era la madre dei demoni o la puttana dorata, era qualcosa che si muoveva dentro il suo corpo e la sua anima. Lo stesso essere che si era impadronito di lui durante il Leviathan adesso anelava a prendere nuovamente possesso dell’involucro dell’arcidemone. Frazioni di secondi, istanti così brevi da non poter essere calcolati parvero eoni mentre Chevèl moriva e risuscitava al tempo stesso.
La pelle assunse una tonalità più pallida, simile a quella dell’alabastro. E dei cadaveri. Capelli e occhi erano divenuti più neri degli abissi e dei cieli senza stelle e nuvole; non parlava, ma dallo sguardo, la creatura che non rispondeva più al nome di Chevèl, sembrava priva di emozioni. Emanava solamente vuotezza, come se non avesse un’anima. Quando vide gli uomini ostentare grandiosità per mascherare la propria inadeguatezza, l’essere sollevò pigramente la mancina come per coprirsi il volto.
Tra scricchiolii e rumori viscidi i suoi simili affiorarono dal pavimento, diavoli e diavolesse emersero a decine per rispondere al richiamo del loro padrone. Il primo a raggiungerlo si gettò ai suoi piedi, il secondo cercò lo prese alle spalle ed entrambi gridarono in una lingua sconosciuta. Seguirono tutti gli altri fino al formarsi di un vero e proprio scudo di corpi, qualcosa di terrificante e aberrante. Il rumore di centinaia di ossa frantumate contemporaneamente fu per l’arcidemone una strana melodia, sicuramente migliore della cacofonia dei loro gemiti. Dopo averlo servito, i demoni divennero neri come l’inchiostro e si dissolsero nell’etere velocemente come si erano generati.
Il mostro di oscurità li guardava grondante tenebre liquide, il sangue dei suoi figli. Non provava pena per coloro che si erano immolati per lui, né furioso per l’affronto perpetrato dagli infimi esseri che si facevano chiamare uomini. Uno di loro faceva parte di una schiera demoniaca, ma adesso si trovava a fianco degli umani. Cosa credeva di trovare? Un titolo nobiliare e qualche pezzo di terra? Sacchi pieni d’oro e pietre preziose? Gloria per l’eternità? “Pazzo e traditore” avrebbe detto Chevèl il rosso. Poi l’avrebbe fatto a pezzi con il sorriso stampato sul volto e le viscere strette nelle mani. Ma lui non era più vermiglio come il sangue e feroce come un lupo affamato. E non era nemmeno quello alla ricerca della ragion d’essere sua e degli uomini nel torneo dei Corvi. Era un essere avido e machiavellico, gelido nello sguardo e sottile nei pensieri, guidato da un desiderio quanto mai folle e abietto. Certe battaglie si vincono con le spade, altre con le parole. Al suo fianco aveva un valido alleato, certo, ma il diavolo pallido sapeva come rendere ancora più corta quella farsa da guitti. In un attimo i suoi occhi puntarono quelli del demone traditore di nome Illidan. Avrebbe cercato di sovrapporre la propria grottesca realtà in quella del suo nemico. Allora avrebbe visto le tenebre farsi sempre più fitte, impenetrabili, una coltre nera, una notte perenne. Lì decine di demoni l’avrebbero braccato, cavandogli gli occhi e trafiggendo le cavità orbitali con daghe ricurve. Solo dopo essersi saziati della sua agonia, i servi dell’arcidemone l’avrebbero lasciato insieme al dolore.
«Illidan, è questo che vuoi?» Sussurrarono le tenebre con voce melliflua.
«Sofferenza, solitudine o disperazione, puoi avere tutto ciò. Se ti metti contro di me»
Una lancia lo avrebbe colpito, trafiggendolo alla schiena.
Una dura lezione che, a seconda dei casi, sarebbe potuta essere l’ultima o una delle prime.
«Uccidi l'elfo e il prete rosso, e scoprirai quanto posso essere riconoscente. A te la scelta»

CHEVÈL
archdemon of lust

FORMA DEMONIACA

c o n s u m i
[5] [10] [20] [40]

c s f o r m a u m a n a
4 [Agilità]

c s f o r m a d e m o n i a c a
4 [Astuzia]


Energia 40% ; Stato Fisico lievi ustioni sparse (1/2 basso) squarcio sul ventre (basso) ; Stato Mentale influenza psionica di desiderio verso la spada (alto)

Passive

- trascendere la forma -
Carne resistente come l'acciaio, armatura naturale. Passiva del dominio vampirismo.

- trascendere i sensi -
Visione nel buio, a meno che questo non sia di natura magica o illusoria. Passiva del dominio vampirismo.

- trascendere l'esistenza -
Immortalità, l'unico punto debole è la lingua. Passiva del dominio vampirismo.

- i am your deepest fear -
Tutti - esclusi i demoni e coloro che hanno un'energia superiore a quella di Chevèl - provano timore nei confronti dell'Arcidemone. Razziale degli avatar demoniaci.

Attive

- I am the one who bring the sin -
Durante i combattimenti non si faceva scrupoli a evocare i corpi dei defunti come scudo, facendo leva non solo sulla protezione da loro offerta, ma anche sulla morale dei suoi nemici che non volevano di certo colpire i loro conoscenti. Un altro tecnica che era solito utilizzare consisteva nel richiamare dalla terra le braccia dei cadaveri, sia per difendersi che per strangolare gli incauti. (Medio) Ora che è divenuto Arcidemone non ha più bisogno di affidarsi alla negromanzia, al posto dei fragili cadaveri può evocare potenti demoni, allo stesso modo le braccia putrefatte ora sono sostituite da arti sani e robusti. (Alto)

- I am your worse nightmare -
Un giorno alcuni mercanti in viaggio trovarono sulla strada un ragazzo privo di sensi, subito lo portarono nella carrozza, andando in direzione del villaggio più vicino. Si rivolsero allo sciamano locale, un elfo anziano esperto di magia curativa ed erbe mediche, ma ben presto comprese di non essere in grado di curarlo, in quanto non affetto da malattia. Decisero di lasciarlo riposare per una settimana, se non si fosse ripreso, l’avrebbero seppellito. Invero dopo qualche giorno riuscì a riaprire gli occhi, tuttavia non riusciva a formulare nemmeno una frase sensata, continuava a balbettare parole sconnesse e tremava in continuazione. Il giorno seguente lo trovarono vicino a una capanna, impiccato. Sotto i suoi piedi c’era un foglio, un disegno che rappresentava lui insieme a un ragazzo dalla chioma scarlatta. Gli occhi del giovane dai capelli rossi erano marcati fin troppo, mentre dietro al suicida c’erano delle creature che lo ferivano e violentavano. Gli occhi di quell’essere potevano far cadere chiunque in un’orrenda illusione, nella quale il malcapitato subiva torture inenarrabili. (Alto)


--------------------------------------------------------
Chevèl, sotto l'influsso psionico della spada di Corigliano impazzisce e la sua parte demoniaca prende il sopravvento. Per difendersi dagli attacchi utilizzo la pergamena "Muro d'ossa" del negromante, in seguito attacco Illidan con la personale psionica citata in "I am your worse nightmare" per torturarlo fisicamente e cercare di convincerlo a passare dalla mia.

 
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Andre_03
view post Posted on 6/1/2013, 14:55




"Le parole sono vento" soleva dire Maqqaro
"volano via con la stessa leggerezza di una brezza estiva. Fai attenzione, quando le usi."

Avrebbe voluto averlo accanto, a dispensare saggezza e proteggerlo come aveva fatto in gioventù.
Salla ricordava i suoi tratti duri e spigolosi meglio del volto della madre: la pelle nera ispida per la barba incolta; gli occhi dorati, come i suoi ma più profondi e saggi, che ardevano di una fiamma propria solo di chi ha visto il Signore della Luce. Ma lo stregone rosso non poteva più aiutarlo. Era morto da anni, in una terra molto lontana, e il suo spirito non sarebbe giunto in soccorso tra le sale vuote di Rottenhaz.
Né avrebbe fatto la sua comparsa Viktor von Falkenberg.
Per quanto Sallahro ne percepisse - come un'istintiva certezza - la presenza poco distante, il Beccaio restò sordo all'evocazione. E mentre il prete imprecava tra sé e sé, Corigliano mise all'opera una magia potente: divisosi in tre uomini distinti eppure identici, il mutaforma parve accorgersi allora della sua presenza. Prima ancora di abbassare lo sguardo sul castellano, Salla aveva già estratto una seconda spada: lo scontro si era fatto inevitabile, perché le parole volavano via trasportate da una corrente gelida e astiosa.

« Tu hai fede nella morte, prete? » occhi negli occhi, l'altro avanzava
« Tu hai fede nell'intrinseca purezza della morte? »

Un brivido gli percorse la schiena per intero, immobilizzandolo.
Lo riconobbe: era peggio che paura, un terrore penetrante che minacciava di propagarsi ad ogni lembo del suo spirito. Vacillò per un istante appena, ma si riebbe presto. Era cresciuto combattendo quell'emozione terribile, l'aveva affrontata innumerevoli volte e sapeva come liberarsene.

« Io ho un'unica fede, ser » mormorò, più a se stesso che al ciambellano
mentre un lampo dorato gli calava addosso, e il braccio della spada si muoveva come per istinto a intercettarlo.
Clangore, silenzio, un lieve crepitio che sorgeva dal nulla. Sentenziò, infine:
« Credo nel Signore della Luce, e nel suo fuoco purificatore. »


Entrambe le lame si infiammarono allora di un rogo folgorante, bellissimo.
Fiamme danzavano allegre sull'acciaio senza intaccarlo, scaldando l'atmosfera invernale e rischiarando il buio. In un attimo la spada che teneva bloccata l'arma nemica scivolò lungo quella stessa lama dorata, dirigendosi verso il polso e l'avambraccio per squarciarli di netto. Nel medesimo istante la gemella saettò da sinistra per lacerare in un crescente diagonale per intero, vicinissimo e disadorno, il petto di Francesco Alfredo Corigliano, castellano di Rottenhaz.
Gli occhi di Sallahro erano due scorci di incendio, come quelli che un tempo erano appartenuti al suo mentore Maqqaro. Baciati dal fuoco, sorretti dalla luce. Riflettevano il rogo divampato sulle scimitarre e spaventavano,
per quanto ferrea era la loro determinazione.


corollario


condizioni fisiche tumefazioni Alte diffuse su tutto il corpo; ulteriore contusione Bassa al torace;
condizioni psicologiche strascichi di timore Alti;
energie residue 76%;

equipaggiamento 6x spade (2x impugnate - 4x nascoste nella veste); veste rossa (indossata);

capacità speciali maestria nelle armi (4CS); velocità (1CS); agilità (1CS); intelligenza (1CS);
abilità passive qualsiasi oggetto diventa un'arma se impugnato come tale, il personaggio può tagliare le armi nemiche, le sue ferite causano sanguinamento passivo (Danza dell'acciaio); il personaggio non sviene al 10% di energie, resiste alle alte e basse temperature, non ha normale bisogno di mangiare o dormire e resiste alla fatica, i suoi consumi energetici sono ridotti (Benedizione della luce e del fuoco); la veste può nascondere fino a quattro armi al suo interno, e non produce suoni (La veste rossa);
abilità attive difesa psionica istintiva (Benedizione della Luce e del Fuoco - Medio); infiammate le spade (Benedizione della Luce e del Fuoco - Medio);

-------------------------------------

note anzitutto mi scuso, ché nel precedente post ho scordato di segnalare il danno (Medio psionico) subito dalla tecnica "Spasimante della Sgualdrina", da cui ho difeso solo parzialmente. In questo turno ho fatto pressoché lo stesso, aggiornando lo status psicologico del personaggio. Per quanto riguarda le azioni, pochi appunti: ho estratto una spada nel corso della lunga camminata di Corigliano (7CS vari credo che possano supportare una simile azione), e intercettato il colpo di spada con facilità grazie appunto a una superiorità in termini di CS rispetto all'avversario. La scelta di usare un consumo Medio che trasformi i danni in Bassi è puramente scenica e interpretativa, sono conscio di aver rinunciato ad un attacco molto più efficace.

resoconto azioni solo in parte deluso dalla mancata risposta di Viktor, Sallahro si ritrova a fronteggiare uno dei tre Corigliano. Mentre questi si avvicina a lui, il prete estrae una seconda spada per combattere al meglio (4CS in maestria delle armi) e reagisce all'influenza psionica di terrore con la solita istintiva prontezza di spirito (Benedizione della Luce e del Fuoco, cfr. sotto) anche se non riesce a scacciarla del tutto. Come a cercare quindi un'ulteriore ancora di salvezza dalla paura, rilascia un flusso di fiamme lungo le lame (Benedizione della Luce e del Fuoco, cfr. sotto) - non certo prima di aver bloccato l'attacco nemico (7CS totali contro 4CS). Infine, attacca Corigliano con un fendente al braccio che regge la spada e un diagonale sul petto, ciascuno dei quali ha portata Bassa.

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CITAZIONE

Il primo compito di un officiante religioso è - da che mondo e mondo - imbrigliare le masse, come direbbero alcuni. Sallahro preferisce pensare che per diffondere il Verbo del Signore della Luce sia necessario saper scegliere con cura le parole da usare con ogni interlocutore, ascoltare e difendere i propri ideali con lucidità retorica e d'ingegno. Per fare ciò ogni accolito del Tempio rosso viene istruito sui metodi più basilari per liberare la mente dai turbamenti o dalle interferenze altrui al flusso dei pensieri: è sufficiente che il Prete rifletta sulla sua condizione perché ogni inganno - fatto salvo per quelli più invasivi - si dissipi in un istante. Così viene preservata la saggezza del sacerdozio e della verità divina. Al contrario però è possibile per Salla - così come lo è per altri Preti, talvolta più ferrati di lui nell'arte oratoria - fare breccia sulle menti più deboli con una menzogna. Sussurrare all'orecchio di un Re il consiglio sbagliato, la preghiera che lo porterebbe sull'orlo della sconfitta; far credere al cavaliere più valoroso che il suo onore è stato macchiato da un tradimento; ordire trame d'inganno per perpetrare un Bene superiore.
bassa/media; pergamena "Non sono stato io!" e pergamena "Rivelazione"


CITAZIONE

In tutto il meridione, i preti rossi combattenti sono famosi per le loro spade fiammeggianti, sfoderate ai tornei o nei rituali del fuoco a cui essi prendono parte. Si tratta per lo più di vecchi artifici come cospargere la lama d'olio ed incendiarla, o mescolare polveri abbaglianti al fine di dare all'arma una parvenza incandescente. Pochi prescelti hanno veramente facoltà di avvolgere la propria spada nella luce del dio rosso, e Sallahro è fra questi rari uomini. A suo piacimento e talvolta accompagnando l'incantesimo con una buona dose di teatralità, può letteralmente dare alle fiamme una o più delle sue spade per un certo tempo, permettendo loro di causare maggiori danni all'impatto, sotto forma di ustioni minimali in aggiunta alle ferite che normalmente aprirebbero nel corpo della vittima.
medio; pergamena "Anima di fuoco"


 
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view post Posted on 7/1/2013, 22:52
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Eternal Light
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Ed all’improvviso Ghin la percepì di nuovo. Era lì, vicina. La forza che aveva schiacciato le sue ali da lucciola tornò a premere contro la sua mente. Potente quanto la zaffata di un cadavere di cui precedentemente si era solo percepito il vago sentore. Non c’era via di scampo, non c’erano più speranze. Sarebbero morti tutti, ne era più che certo ormai. Cos’era a confronto la testa mostruosa che era rotolata ai suoi piedi? Nulla più che il suo stesso volto sfigurato, staccato dal corpo e martoriato. Contratto in una pozza di sangue, poteva già vedere i capelli argentei macchiati di rosso.
Cos’era anche quel demone che aveva parato i suoi colpi in confronto al padrone del castello? Nulla. Una figura più potente del mezz’elfo, indubbiamente temibile, ma un misero insetto che sarebbe stato schiacciato non appena avesse perso la sua utilità. Già discutibile, se rapportata alla potenza del vero Demonio lì dentro.
Un fanciullo smarrito nel mezzo di una battaglia, la cui unica colpa è stata trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato.
Sì, Ghin non poteva non trovarsi d’accordo. Cosa ci faceva lì, in mezzo a preti dalle armi infuocate, cadaverici demoni deformi, vecchi corvi feriti? I suoi scoiattoli stonavano terribilmente in quell’ambiente, come lui stesso. Figuravano quanto un filo d’erba in mezzo ad un mare di sabbia. Era destinato a seccarsi, a bruciare come le foreste che erano state invase dal potere di quell’armata. Come Waulsort, la città che non erano nemmeno riusciti a proteggere.
Per lei.

Tu la desideri ancora, vero?
La voce di Corigliano lo trafisse. Osava impugnarla, toccare la sua superficie levigata. Che diritto aveva, lui, un povero vecchio malconcio, di sfiorare quelle meraviglie dorate? Le mani rugose strette intorno al corpo dell’arma provocarono a Ghin un formicolio lungo la schiena. Ma qualcosa nel sorriso del castellano tradì le sue vere intenzioni.
Con la fionda ancora in pugno dall’ultimo colpo scoccato, il mezz’elfo incoccò di nuovo e questa volta il rapace andò a schiantarsi contro la traiettoria dell’arma, deviandola un poco mentre il ragazzino si gettava di lato. Un rumore di strappo, un vuoto per aver agito più istintivamente che razionalmente. Un lembo era stato sfiorato dalla lancia dorata… Ma era di stoffa, non di carne. Ghin si era salvato da quell’attacco.
Riprendendo fiato, si tirò in piedi sorreggendosi alla lunga fionda.

Tu…
L’ira risuonava nella sua voce puerile mentre fissava con gli occhi infuocati il castellano di RottenHaz. Le mani tremanti intorno al bastone divennero purpuree quanto il suo volto incollerito.
Tu… hai osato gettarla via così…
La lancia giaceva a terra, alle spalle del mezz’elfo, crollata rovinosamente dopo essere andata a sbattere contro il muro. I riflessi della luna sul metallo sembravano lacrime luminose. Lacrime di una bellissima donna innocente appena maltrattata da un uomo crudele e mostruoso,come quasi ogni cosa in quella fortezza.
Attaccatelo!
Un sussurro e gli scoiattoli si diressero contro il bersaglio che stava di fronte al mezz’elfo, colui che l’aveva appena attaccato. Avrebbero cercato di farsi strada nella ferita al braccio dell'uomo, ancora fresca e grondante sangue dell’uomo. Avrebbero provato a farlo urlare di dolore con le loro zampette mentre il Ghin lanciava un altro colpo con la fionda, un sasso appuntito rivolto alla testa dell’uomo. Avrebbe provato ad accecarlo, a far provare almeno dieci volte il dolore che aveva causato all’arma dorata.
E’ ben lontano dal prezzo che dovresti pagare.

Capacità Straordinarie: Intelligenza 1
Status Fisico: Piccola scottatura alla gamba destra; livido al fianco sinistro; ferita alla spalla sinistra. - 10/16.
Status Psicologico: Incontrollato desiderio verso la spada. – 9/16.
Energia: 72%
Equipaggiamento: Bastone-Fionda.

Passive Utilizzate:

Figlio degli Elfi - Visione nel buio, nella nebbia e simili.
Figlio dei Boschi - Evocazioni istantanee.

Attive Utilizzate:


Proiettile del Rapace - Non godendo di una mira e di una gittata formidabili con la sua arma, il mezz'elfo preferisce fare affidamento sui suoi compagni animali, quando riesce. Ghin può infatti sparare un proiettile con la sua fionda, il quale, a mezz’aria, si trasforma in un pennuto diverso a seconda della potenza del colpo: può quindi diventare un piccolo gheppio o un elegante falco. L’animale, presa forma, si dirige verso l’avversario del mezz’elfo, colpendolo con gli artigli o con il becco, per poi volare via.
Abilità Personale
Natura Magica
Danno Fisico
Consumo Variabile usata a Basso

Riassunto:

Ghin para il colpo sfruttando il CS di intelligenza insieme ad un basso che intercetti il colpo, mentre si getta di lato. La lancia finisce dietro il mezz'elfo, ai piedi del muro, e Ghin attacca Corigliano con un colpo di fionda rivolto alla testa e ordinando agli scoiattoli di assalirlo, mirando più che altro alla ferita che già ha il vecchio.

Note:

Perdonate ancora il ritardo, sono stato un bel po' indaffarato fisicamente e mentalmente. Spero che il post non faccia troppo schifo.


Edited by Desdinova - 8/1/2013, 20:59
 
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Lenny.
view post Posted on 9/1/2013, 01:52




Rakuen ~


Nella vasta sala circolare, le ombre si muovono oltre il chiarore delle torce. Il corpo di Illidan viene sopraffatto dall'assalto di Corigliano -di una delle ombre di Corigliano- e dalla furia di Chevèl come una spiga investita da una folata di vento troppo forte. Il corpo si piega in avanti, le mani tremanti strette sulle ferite appena aperte. Illidan prova a dare una risposta al suo simile ma dalla sua bocca esce solo un fiotto di sangue scuro, prima che il demone crolli definitivamente al suolo, privo di sensi.
Intanto le lame di Sallahro si chiudono sul corpo dell'oscuro avversario, mutilando la carne all'altezza del petto come se si trattasse di pergamena bagnata. Il lungo manto di Corigliano si apre in due. Anche tutto ciò che c'è sotto si apre in due. I muscoli labiali del castellano hanno un guizzo, una specie di osceno sogghigno mentre il corpo si disfa in un groviglio di ombre prima di svanire nel nulla. La seconda, pallida emulazione di Corigliano è stata distrutta.

« Tu invochi il nulla, piccolo prete. Tu predichi la polvere. »

La voce di Francisco Alfredo Corigliano -quello vero- vi raggiunge da un angolo della sala, ai margini del buio. Si contorce e si divincola dallo sciame di fetidi roditori evocati da Ghin, che lo assalgono assieme come uno sciame scarafaggi. Una inutile e patetica offensiva alla quale il ciambellano riesce a resistere stringendo i denti, per poi ricacciare indietro gli scoiattoli con una secca spazzata. Raccolta la picca d'oro Hybris Naylah da terra, torna a ergersi su di voi, contro di voi. I suoi tratti si irrigidiscono.

« È il vuoto della tenebra a contenere il tutto della luce. »

Continua come se nulla avesse interrotto il dialogo, accompagnando un gesto ampio con le braccia.
Il protagonista di una tragedia teatrale al centro del suo proscenio.

« La tenebra permea la globalità dell'universo, racchiude i confini dello spirito, estingue il calore della vita. »

Gli occhi di Corigliano si stringono.
E uno strano sentore serra improvvisamente la gola dei presenti, sgradevole e penetrante. Una foschia livida sale dal suolo maledetto di RotteNhaz dilatandosi tra voi e il ciambellano, un vapore malsano che aleggia nell'aria come una malattia mortale ottenebrando i vostri sensi. Respirare è dolore. Muoversi è arduo. Scorgere qualcosa -qualsiasi cosa- a dir poco impossibile. Corigliano è il solo in grado di farlo, eppure non si muove dalla sua postazione, sfruttando la nebbia come distrazione per una offensiva dalla distanza: punta la mano contro i due nemici, dita serrate ad artiglio. Per un breve istante l'aria nei pressi di Sallahro e Ghin oscilla leggermente e attorno al loro busto compare un anello. Anch’esso ha un uncino, ma non si può scorgere a causa della fitta foschia. Esso punta verso l’interno, verso la pelle molle del ventre. Mira ad aprirlo da parte a parte, a squarciarlo di netto. Un trattamento di riguardo riservato agli animali migliori che il macellaio mostra in vetrina.

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« Grazie ai poteri del Beccaio,
noi Falkenberg Korps siamo in grado di dialogare con la tenebra.
»

Afferma con timbro che, stranamente, non trasuda la fierezza e la goliardia che ci si potrebbe aspettare. Ma più roco, più incrinato. Come se Corigliano fosse stanco. Amaramente, terribilmente stanco. E molto più vecchio di quanto il suo aspetto non dia a vedere, mentre si avvicina a Chevèl e gli sussurra a un orecchio.

« Ammazza il prete, e diverrai uno di noi. »

Continua lo scontro con Corigliano così come da qualche altra parte continua un altro scontro. Comunque, il ciambellano "originale" era quello che ha attaccato ghin -lo si poteva intuire dal fatto che la spada si è trasformata in picca. Le copie assumono aspetto e poteri dell'originale, ma non gli artefatti..- Quindi l'attacco di Salla colpisce un falso che, come quello che ha attaccato Illidan, questo turno va in pezzi. Intanto, il ciambellano subisce l'offensiva di Ghin (che avendo i caratteri di un semplice attacco fisico gestito da evocazioni non sembra fargli troppo male ;D) per poi evocare sul campo di battaglia una foschia livida in grado di rendere i movimenti difficoltosi, ottenebrare la vista e appuzzolire i vestiti dei vostri personaggi. E' contrastabile come una semplice psionica di entità Media. Subito dopo, attorno al busto dei vostri personaggi si crea un cerchio dal quale spunta un grosso uncino (non ben visibile se prima non contrastate la nebbia) che cerca di squarciarvi l'addome. Tecnica magica di entità Alta. Chevèl, dopo la dipartita di Illidan non ha che da decidere se continuare per la sua strada al fianco dei Korps o se voltare le spalle a Corigliano adesso che è più facile colpirlo. Chomp, non appena riuscirà a darmi notizie di un suo eventuale ritorno, sarà reintrodotto in quest.

5 Giorni per Ephemeral. A partire dal suo post, una settimana in totale per Andre e Dani (non una settimana per ciascuno eh, quindi organizzatevi in privato).


Edited by Lenny. - 9/1/2013, 16:14
 
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Ephemeral
view post Posted on 17/1/2013, 11:56




«Inutile cercare di fuggire» sussurrò la creatura fatta tenebre e nichilismo.
Il demone traditore fu il primo a precipitare nell’abisso che gli uomini chiamavano “morte”. Il suo spirito corrotto dalla debolezza e dalla luce era stato annichilito, anche il suo corpo aveva ceduto, insieme alla mente, a un potere troppo grande. Taceva, ora e petr sempre. Lo sguardo di Chevèl, di colpo, si fece più sinistro, e d’un tratto la sua mente tornò nel baratro più profondo e oscuro, come per rispondere al richiamo dell’inferno stesso. Perché lui non apparteneva a quel mondo di mortali che non hanno nemmeno il tempo di sognare che arriva il giorno della mietitura; lui aveva vinto la morte e si era appropriato della sua falce. E ora era circondato da cose prive di senso, insignificanti come la fede e la morale in un mondo privo di dei e colmo di peccati. Amavano indossare delle maschere e si dimenticavano il loro vero volto. Ma l'Arcidemone avrebbe posto fine a tutto questo. Lui avrebbe ricordato loro chi erano.
«Inutile aggrapparsi alla vita, desiderare l'amore, tentare di essere ricordati» parlava da solo e a tutti quanti, ma la sua voce era talmente bassa che non poteva essere udita nel furore della battaglia. Osservava il castellano essere tagliato in due dal predicatore del Signore della Luce, tuttavia la sua divinità non gli aveva concesso gli occhi per vedere l'inganno. Nemmeno l'elfo riuscì nel suo intento, la sua era una razza più debole di quella umana, come poteva illudersi di riuscire a scontrarsi con un demonio? Stolto, giovane e stupido, uno di quelli che sogna la gloria e diventa niente più che un cadavere tra mille su un campo di battaglia. Tutto quello che vedeva era due disperati, spinti uno dalla fede e l’altro da chissà quali valori cavallereschi che esistevano soltanto nelle storie dei bardi.
Peccato che nella vita vera quegli dei non esistono. Perché sono solo delle menzogne.
Peccato che nella vita vera quei cavalieri non esistono. Perché sono i primi a morire.
È il male a essere ricordato. È il male a perpetuarsi nelle ere. È il male a lasciare le cicatrici.
Il bene dura un istante, simile a una luce che guida gli esseri che brancolano nel buio, allora questi iniziano a assuefarsi di essa e la chiamano speranza o miracolo. E quando arriva il dolore o la morte, loro continuano a pregare i loro falsi dei perché hanno bisogno della loro luce per sopravvivere. Tuttavia è solo un’illusione, quando la fama ghermisce i popoli e il padre divora il proprio figlio, l’uomo si dimentica dei valori nei quali aveva creduto e torna a essere una bestia guidata dall’istinto. Il loro tempo era finito, il massacro di Waulsort non era che il prologo di una storia che sarebbe stata vergata con il sangue di uomini e orchi, elfi e nani.
«Inutile come la vostra effimera esistenza»
La tenebra dal corpo d’uomo e dall’anima marcescente puntò il prete rosso, indubbiamente il meno debole fra i due. Non si mosse, né i suoi occhi smisero di fissare l’uomo che predicava menzogne spacciandole per oro «Spero che il tuo sia un Dio misericordioso»
Ma nessun Dio sarebbe intervenuto, questo Chevèl lo sapeva meglio di tutti gli altri. Alcuni lo chiamavano Sovrano e lo adoravano in templi maestosi, altri lo appellavano Signore della Luce e pregavano intorno ai roghi. Nonostante ciò, tutti alla fine dovevano inginocchiarsi di fronte all’unica verità: la morte, il nulla. La mano dell’Arcidemone si mosse rapidamente, stringendo la gemma nera nascosta nelle sue vesti del colore della notte che un giorno avrebbe permeato il mondo. Infuse al suo interno la sua energia negativa, quella che per gli altri era morte per il cristallo era linfa vitale. Pulsava, il cuore di tenebra aveva ripreso a battere. Lo lasciò cadere a terra e questo cominciò prima a ingrandire, poi delle braccia cominciarono a formarsi seguite dalle gambe, infine il volto e il resto del corpo. Eccolo il miracolo, quello di donare la vita, gli uomini divinizzavano gli astri e le leggende, ma di fronte a esseri soprannaturali si rivoltavano. Il figlio delle tenebre era nato di nuovo, il suo volto era mostruoso e conosceva solo il dolore. A un cenno della mano del suo padre e padrone il demonio appena nato spiccò il volo, proprio mentre la nebbia iniziò a ricoprire tutta la sala. Memorizzata la posizione dell’uomo da uccidere, il demone volò in picchiata con la lama protesa in avanti, tentando di impalarlo con la sua lama.
«Ammazza il prete, e diverrai uno di noi» sussurrò Corigliano.
«Lui è già morto. Solo che non lo sa»
Ma l'avrebbe saputo presto.

CHEVÈL
archdemon of lust

FORMA DEMONIACA

c o n s u m i
[5] [10] [20] [40]

c s f o r m a u m a n a
4 [Agilità]

c s f o r m a d e m o n i a c a
4 [Astuzia]


Energia 20% ; Stato Fisico lievi ustioni sparse (1/2 basso) squarcio sul ventre (basso) ; Stato Mentale influenza psionica di desiderio verso la spada (alto)

Passive

- trascendere la forma -
Carne resistente come l'acciaio, armatura naturale. Passiva del dominio vampirismo.

- trascendere i sensi -
Visione nel buio, a meno che questo non sia di natura magica o illusoria. Passiva del dominio vampirismo.

- trascendere l'esistenza -
Immortalità, l'unico punto debole è la lingua. Passiva del dominio vampirismo.

- i am your deepest fear -
Tutti - esclusi i demoni e coloro che hanno un'energia superiore a quella di Chevèl - provano timore nei confronti dell'Arcidemone. Razziale degli avatar demoniaci.

Attive

- embrace the darkness -
Ma come fare a risvegliare la terribile creatura che si cela sotto le false spoglie della pietra nera? L'oscurità reagisce alla forza di volontà delle creature che la abbracciano, plasmando se stessa e modificandosi per soddisfare al meglio coloro che si affidano al suo potere. Immettendo un consumo Alto di energie nella pietra, questa inizierà lentamente a mutare: abbandonerà la consistenza solida per accrescere in grandezza e assumere la forma della creatura che era prima di cadere nel torpore millenario. Un mostro d'ombra dalla forma umanoide, dotato di ali per volare e una rozza lama oscura. Questa creatura possiederà 2 CS in Forza e 2 CS in Velocità, e rimarrà sul campo di battaglia per ben due turni attivi. Naturalmente un mostro simile, riuscito a raggiungere la sua forma completa, non sarà indifeso: esso sarà connesso al cuore del suo padrone, potendo quindi utilizzare liberamente ogni sua tecnica purché faccia uso della sua riserva energetica. Potrà subire un danno pari a Medio prima di dissolversi, ma sarà quasi immune alle tecniche di elemento oscuro poichè potrà considerare il loro danno di un livello inferiore. Al contrario però, le tecniche di elemento sacro se andranno a segno avranno effetti devastanti e causeranno danni di un livello superiore.

--------------------------------------------------------
Chevèl utilizza la tecnica del suo artefatto per evocare un demone che tenta di attaccare Salla. Precisamente, l'azione avviene qualche istante prima del cast completo della nebbia, quindi vede il prete rosso e vola in quella direzione prima che sia impossibile vedere. Ho optato per un assalto così scarno visto che ho davvero poca energia ç_ç

 
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view post Posted on 22/1/2013, 17:45
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Memento mori.
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« Sei solo uno scarafaggio sullo sterco in attesa di essere schiacciato. »
«Sofferenza, solitudine o disperazione, puoi avere tutto ciò. Se ti metti contro di me»
«Uccidi l'elfo e il prete rosso, e scoprirai quanto posso essere riconoscente. A te la scelta»


Cos'è la sofferenza se non un metodo per elevarsi ad uno stato superiore ed una giusta punizione agli errori? No.
La solitudine è magnifica per due motivi: Permette di stare da soli e impedisce la possibilità di stare con gli altri. No.
La disperazione è un asilo nel quale ci si può riposare e pensare. No.

I due si ritrovarono nella stessa stanza, di nuovo. Pareti blu come l' abisso della sua anima, enciclopedie ricolme di libri contenti storie incomplete e strani meccanismi che tenevano in funzione una prigione.
Una prigione distrutta da tempo.
Le sostanze, la bava e la rabbia che disperdeva in quella stanza non riuscivano a contaminare niente di fronte alla presenza che gli si ergeva davanti.
La presenza più oscura con cui fu mai riuscito ad interagire.



L' entità rimase ferma come una statua davanti all' Inferi sententia. Sembrava non provare emozioni dietro il sorriso scolpito sulla sua maschera. Gettò il suo sguardo sul protetto della dea bendata, rilasciando un respiro somigliante ad una risata soffocata.
Illidan non aveva idea di cosa stesse agendo su di lui in quel momento: Aveva paura, tremava e temeva per ciò che sarebbe potuto succedergli.
Sono... morto?!
Eppure non ricordava nessuna bara, nessuna cerimonia ne funerale.
Il virus scrollò la testa, cercando di far schizzare via la paura dal suo cervello. Guardò nei due baratri di infinita oscurità sopra il naso dell' essenza e cominciò a parlare con voce cauta, stando attento a non farsi sovrastare dal terrore.

Tu sei... un dio? Terminò, sorpreso di non essere ancora svenuto.

Affatto, demone. L' Inferi sententia riuscì a sentire l' aria di rimproverò che quella voce così profonda possedeva.
Cos'è un Dio? Non è un entità sovrannaturale adorata dalla gente, in controllo di una consistente parte del tuo mondo? Disse l' essere, sospirando.
Io sono un mero osservatore, un' entità il cui compito è realizzare l' essere più recondito di ogni essere capace di morire. Agisco in funzione dei vostri cuori e delle vostre anime. Finì, enfatizzando quelle due parole per ricordare all' Inferi Sententia chi fosse veramente quest'ultima.

Quindi...perché sei qui? Chiese Illidan, rassicurato dal fatto che la sua ora non fosse ancora giunta.

Questioni la mia presenza? L' entità oscura sembrava infuriata.
Questiona la tua piuttosto. Sai perché sei qui? Chiese, sorridendo dietro la maschera.

Illidan fu colpito dalla risposta dell' essere come se fosse una martellata diretta al suo ventre, pronta a spappolarlo. Sì ricordò di essere stato colpito da due potentissimi attacchi portati da Chevel e Corigliano, nel tentativo di metterlo fuori gioco. Man mano che anche il ricordo del momento in cui Corigliano gli dava dello scarafaggio affluiva nella sua mente, la sua espressione faceva sboccare un senso di rammarico grandissimo.
Poi si ricordò il buio.

No, non sono ancora morto. Rispose Illidan, sicuro della sua risposta.

Il sorriso celato dalla maschera della creatura fatta di tenebra e morte si trasformò in un ghigno di scherno. Sospirò, lasciando trasparire la compassione che provava per l' ignoranza di quella creatura mortale.
Sei qui per sapere il tuo vero scopo. Niente accade per caso, prodotto dell' uomo. Le parole sembravano distorcersi, una volta uscite dalla maschera dell' essere.
Il corpo di Illidan iniziava a volatilizzarsi, trasformandosi in chicchi di sabbia.
Non poteva rimanere lì dentro a lungo.

La sua nuova guida sorrise. Cercò di arrivare al punto il prima possibile.
Tu devi realizzare il sogno più recondito dell' umanità. Sei nato per ciò... Ghignò, notando che Illidan aveva quasi finito di dileguarsi, ascoltandolo.
E probabilmente morirai per ciò.
Ci incontreremo ancora.





Diventerà il pacifico mondo che l' umanità ha sognato per secoli.

Cos'è la sofferenza se non un metodo per elevarsi ad uno stato superiore ed una giusta punizione agli errori? Appoggiò il palmo della mano sinistra a terra, puntando il gomito verso soffitto.
La solitudine è magnifica per due motivi: Permette di stare da soli e impedisce la possibilità di stare con gli altri. Appoggiò il palmo della mano destra a terra, puntando il gomito verso il soffitto
La disperazione è un asilo nel quale ci si può riposare e pensare. Sputò il sangue che aveva ancora in gola nella sudicia pozza cremisi che aveva attorno e si rialzò, facendosi leva con le braccia.

Rifiuto.
Accetto, Demone. Disse, sorridendo.

Il campo di battaglia era coperto da una densa nebbia che ottenebrava la vista. Fortunatamente Illidan era riuscito a memorizzare le posizioni dei guerrieri e, basandosi sull' ipotesi che non si fossero spostati di molto, agì.
Ancora tremante puntò il palmo destro verso il tetto dell' edificio, concentrando gran parte della sua forza in quell' ultima, premeditata e magnifica offensiva.
Nessuno, a parte Illidan, ora sapeva che sopra RotteNhaz si ergevano due globi più incandescenti dell' inferno, pronti a ricadere sul suo nemico.

Gli umani guardano le cose come meglio credono. Disse, sorridendo nella bruma.
Non desiderano la verità e preferiscono essere rinchiusi nella nebbia.
Eppure, temono ciò che non riescono a vedere.
Si fermò a riflettere.
Questo principio è applicabile a gran parte degli abitanti di questo mondo.




Inferi Sententia

CS: Astuzia (1)

Basso 6%; Medio 11%; Alto 22%; Critico 44%




Status fisico: Piccole ustioni su tutto il corpo e squarcio sul ventre (Mezzo Basso + Alto)
Status mentale: Strada verso la pazzia (Alto + Alto + Basso + Mezzo Basso)
Energie: 78% - 44% = 34%
Abilità passive:
I'm a systematic error!!! : Passiva di timore verso non demoni ed energie pari o inferiori (razziale)
»Geneticamente superiore: Capacità passiva di discernimento di illusioni e tecniche psioniche (Mente Lucida I)
Abilità utilizzate:

Rising darkness (x2):
L' abilità nello sfruttare l' energia oscura del proprio trofeo di battaglia ha consentito ad Illidan di poter incalanare quest'ultima in un unico, grande, maestoso ammasso di materia incandescente di forma sferica dell' elemento sacrilego.
La sfera di energia verrà espulsa dalle fauci del mostro - una volta rivolte verso il cielo - e parrà incastonata nella volta celeste, come un gioiello. Un sadico, dannatamente malato gioiello.
L' emanazione energetica, dopo un turno, cadrà inesorabilmente sul suo obiettivo, causandogli un danno Alto da ustione.
Essendo il globo di elemento sacrilego, contro gli angeli il danno procurato sarà Critico mentre contro i demoni si abbasserà a Medio, la potenza non subisce alcuna variazione.
Consumo di energia: Alto

Note: L' avatar ha rotto la prigione nella quale era custodito (Aka l' Inferi Sententia ha perso la ragione) ed Illidan non lo riconosce, scambiandolo per una qualche sorta di divinità che non conosce. Il sogno più recondito dell' umanità lo scopriremo in qualche scena free (spero). La "dissolvenza" del corpo dell' Inferi Sententia sta a significare il suo risveglio.
Accetta la proposta di Chevel a modo suo e usa due volte "Costellazione" per preparare la sua offensiva non interferendo troppo nel turno attuale .
Le posizioni dei personaggi sono ricordate grazie al CS in Astuzia.
Ringrazio di nuovo Lenny per avermi dato la possibilità di rimanere in quest e non avermi cucinato in padella.
A voi la tastiera.

Edit: Corretto lo status fisico


Edited by Chomp - 23/1/2013, 14:04
 
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Andre_03
view post Posted on 22/1/2013, 22:41




« Grazie ai poteri del Beccaio,
noi Falkenberg Korps siamo in grado di dialogare con la tenebra.
»

Il falso castellano si era spezzato.
Era scomparso in un lembo di stoffa che forse non aveva mai veramente spazzato la polvere sul pavimento di Rottenhaz. Sallahro fendette il vuoto di un'immagine illusoria, una falsa presenza con la quale si era trovato a duellare, e dialogare. Non certo un affabile conversatore, quel Corigliano: blaterava di tenebre e onnipotenza, come un corvo di bassa lega qualsiasi. Corroso dalla fatica, persino il prete rosso si vide costretto a vacillare dinnanzi al metamorfo ed alla sua magia. Si trastullava con loro, giocava a manovrarli come marionette o grottesche bambole dalle sembianze umane. Li faceva scontrare, incoraggiando una forma di inimicizia latente nell'animo umano - e in quello d'altre razze, anch'esse inclini alla violenza. E ancora biascicava parole, il ciarlatano. Una dopo l'altra le inanellava in discorsi senza senso, carichi di disillusione e distopia. Ammorbava l'aria, la rendeva irrespirabile.
Ritto sulle gambe salde nonostante la stanchezza, il sacerdote lo osservava.
Era sfinito, doveva esserlo: aveva scatenato sugli inattesi ospiti della fortezza un gran numero di stregonerie e trucchi da guitto. Oramai vacillava al di là dell'androne, ponendo la più grande distanza possibile tra sé e i contendenti, rimasti in due. Altrettanti parevano aver scelto la via dell'oscurità come aveva fatto lui in passato. Servire il più forte, per sopravvivere un giorno ancora. Chinare il capo, offrendo la propria spada a un male ingiustificabile. Salla sorrise, e si rivide in quei giovani. Poi il suo sguardo calò sul terreno: "Signore, dammi la forza" disse a se stesso, ancora una volta "perché la mia veglia questa notte è più difficile che mai."
Levò gli occhi alla nebbia che sopravanzava, al demone alato che ruggiva minacciando morte.
Vide in un istante tutti i presagi e gli avvertimenti che il Dio rosso gli aveva mostrato nel fuoco; ne sarebbe stato l'unico custode, e mai nessun altro uomo avrebbe saputo della tempesta che si profilava all'orizzonte. Per questo, si rincuorò, non poteva fallire. Né morire come un cane in quell'arena disgraziata. Ghignò, il prete rosso, mentre levava le spade in fiamme a fronteggiare le tenebre. Con la luce intramontabile ad infiammare le pupille di nuova forza.

« Conosco l'oscurità, corvo » ansimava, ma la sua voce era salda e ferma;
« È per questo che la temo, e la contrasto con tutte le mie forze. »

La bestia fu lenta, sgraziata, inefficace.
Lui scivolò appena di lato, mosse le lame in un gesto insieme dolce e letale, squarciando di netto il ventre di quell'animale. Nel medesimo istante la foschia morbosa si dipanò, recando con sé il lezzo indegno della putrefazione. Fu allora che, sconcertato, Sallahro vide l'uncino sorgere dal nulla; poté poco, con lo scarso tempo a sua disposizione per reagire. Vi contrappose ambedue le lame indorate dal rogo danzante, e poté appena deviare la stoccata di quell'abominevole stregoneria. Venne trafitto, e un lampo di dolore acuto si propagò dalla ferita sul fianco fino alla testa; fu un momento di strazio assoluto in cui il suo corpo si ribellò allo sforzo sovrumano cui era costretto. Sangue caldo gli imbrattava i vestiti, e non solo all'esterno. Combatteva da troppe ore perché potesse reggersi in piedi ancora a lungo, lo sapeva. Tuttavia scacciò quella sofferenza con un'immane prova di volontà.
Non poteva fermarsi.
Non ancora.
Ignorò l'evocatore di diavoli, non prestò attenzione al giovane domatore e al silenzioso mutaforma.
Il suo bersaglio aveva molti nomi: Francisco Alfredo Corigliano.
Gli corse incontro con tutta la rapidità di cui era capace, fulmine rosso bordato d'oro; fendeva le tenebre della fortezza come un lume di speranza, dai lineamenti duri d'un uomo maturo - ma dal cuore in fiamme, caldo come un giorno d'estate. Fu addosso al nemico in un baleno, e scrutandolo negli occhi quasi a sondargli l'anima, gli sorrise.

« Quando incontrerete la tenebra » la lama destra si sollevò in un fendente diagonale mirato al petto,
mentre la gemella tagliava l'aria per cercare la gola del castellano: « portatele i miei più cari saluti. »

Quale che fosse il motivo per cui Shivian l'aveva mandato così a nord,
ora Sallahro era sicuro di avere una missione precisa:
uccidere quel corvo e il suo padrone.


corollario


condizioni fisiche tumefazioni Alte diffuse su tutto il corpo; ulteriore contusione Bassa al torace e squarcio Medio sul fianco destro; ancora in grado di combattere, ma non per molto;
condizioni psicologiche strascichi di timore Alti;
energie residue 58%;

equipaggiamento 6x spade (2x impugnate - 4x nascoste nella veste); veste rossa (indossata);

capacità speciali maestria nelle armi (4CS); velocità (1CS); agilità (1CS); intelligenza (1CS);
abilità passive qualsiasi oggetto diventa un'arma se impugnato come tale, il personaggio può tagliare le armi nemiche, le sue ferite causano sanguinamento passivo (Danza dell'acciaio); il personaggio non sviene al 10% di energie, resiste alle alte e basse temperature, non ha normale bisogno di mangiare o dormire e resiste alla fatica, i suoi consumi energetici sono ridotti (Benedizione della luce e del fuoco); la veste può nascondere fino a quattro armi al suo interno, e non produce suoni (La veste rossa);
abilità attive difesa psionica istintiva (Benedizione della Luce e del Fuoco - Medio); attacco fisico potenziato (Danza dell'acciaio - Alto);

-------------------------------------

note il post, mi rendo conto, è pesante. Purtroppo non sono riuscito a trovare molta ispirazione per quest'azione, ma tant'é: ho preso un impegno e intendo portarlo avanti fino alla fine. Ho dovuto abusare della Pergamena "Anima di fuoco" per ovvie ragioni - il mio PG è già abbastanza martoriato senza bisogno di ulteriori danni - e mi scuso con tutti i partecipanti. Non è un buon esempio, e sono consapevole delle conseguenze a cui vado incontro.

resoconto azioni forte delle spade ancora in fiamme (Benedizione della Luce e del Fuoco, cfr. sotto), Sallahro riesce a contrastare l'evocazione di Chevél abbattendola in un sol colpo [n.b.: sono stato autoconclusivo in merito su precisa indicazione del QM, e ho affrontato la tecnica prima della nebbia per coerenza cronologica] causandogli un danno Medio complessivo. Successivamente dirada la nebbia con una difesa psionica (Benedizione della Luce e del Fuoco, cfr. sotto) e contrasta l'uncino sempre usando le spade. A questo punto scatta verso Corigliano ignorando gli altri, e cerca di ucciderlo con un nuovo doppio attacco: il fendente che mira al petto - e al cuore - è da considerarsi tecnica Alta (Danza dell'acciaio, cfr. sotto), mentre il contemporaneo attacco alla giugulare è a discrezione del QM. Come detto, ho abusato di "Anima di fuoco" per scopi difensivi, quindi - nonostante le spade siano ancora in fiamme per espediente scenico e narrativo - lascio a chi di dovere la decisione se considerare questo attacco come un Basso o un colpo fisico normale, portato coi 7CS di cui dispone Salla.

-------------------------------------

CITAZIONE

Il primo compito di un officiante religioso è - da che mondo e mondo - imbrigliare le masse, come direbbero alcuni. Sallahro preferisce pensare che per diffondere il Verbo del Signore della Luce sia necessario saper scegliere con cura le parole da usare con ogni interlocutore, ascoltare e difendere i propri ideali con lucidità retorica e d'ingegno. Per fare ciò ogni accolito del Tempio rosso viene istruito sui metodi più basilari per liberare la mente dai turbamenti o dalle interferenze altrui al flusso dei pensieri: è sufficiente che il Prete rifletta sulla sua condizione perché ogni inganno - fatto salvo per quelli più invasivi - si dissipi in un istante. Così viene preservata la saggezza del sacerdozio e della verità divina. Al contrario però è possibile per Salla - così come lo è per altri Preti, talvolta più ferrati di lui nell'arte oratoria - fare breccia sulle menti più deboli con una menzogna. Sussurrare all'orecchio di un Re il consiglio sbagliato, la preghiera che lo porterebbe sull'orlo della sconfitta; far credere al cavaliere più valoroso che il suo onore è stato macchiato da un tradimento; ordire trame d'inganno per perpetrare un Bene superiore.
bassa/media; pergamena "Non sono stato io!" e pergamena "Rivelazione"


CITAZIONE

In tutto il meridione, i preti rossi combattenti sono famosi per le loro spade fiammeggianti, sfoderate ai tornei o nei rituali del fuoco a cui essi prendono parte. Si tratta per lo più di vecchi artifici come cospargere la lama d'olio ed incendiarla, o mescolare polveri abbaglianti al fine di dare all'arma una parvenza incandescente. Pochi prescelti hanno veramente facoltà di avvolgere la propria spada nella luce del dio rosso, e Sallahro è fra questi rari uomini. A suo piacimento e talvolta accompagnando l'incantesimo con una buona dose di teatralità, può letteralmente dare alle fiamme una o più delle sue spade per un certo tempo, permettendo loro di causare maggiori danni all'impatto, sotto forma di ustioni minimali in aggiunta alle ferite che normalmente aprirebbero nel corpo della vittima.
medio; pergamena "Anima di fuoco"


CITAZIONE

Prima che Sallahro conoscesse il fuoco, già aveva stretto amicizia con il ferro e l'acciaio. Il primo approccio avvenne in tenerissima età: ad appena sei anni - come tutti i bambini del suo medesimo rango sociale - venne condotto presso un maestro di scherma. Presso di lui si allenò mattina e sera, apprendendo pian piano la cosiddetta danza dell'acciaio, una tecnica spadaccina tipica di Braavos - città d'origine del suo precettore - fondata sulla rapidità e fluidità nei movimenti dell'esecutore. Equilibrio, concentrazione e precisione sono le chiavi per la padronanza di questo stile di combattimento raffinato eppure brutale come pochi: agli apprendisti si insegna fin da subito quale punto del corpo sia meglio colpire per provocare danni oppure dolore -o entrambe le cose. I danzatori sono temuti sul campo di battaglia poiché, sebbene spesso protetti soltanto da morbide e flessibili armature di cuoio bollito, possono uccidere senza fatica molti uomini in cotta di maglia o di piastre, in virtù della loro superiore mobilità nonché di un'accuratezza degna dei migliori cerusici.
variabile; abilità personale


 
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view post Posted on 23/1/2013, 21:02
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Eternal Light
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Tenebre, buio dappertutto. Quella sensazione opprimente e quel tanfo insopportabile, che avevano impestato la fortezza dall’atrio, si condensarono in una nebbia che circondò Ghin. Quest’ultimo, superato il momento d’ira, si ritrovò spaurito e di nuovo solo in mezzo al pericolo e alla minaccia nascosta nella foschia. Sudore freddo imperlava la pallida fronte mentre il suo corpo tremava, di nuovo terribilmente conscio del pericolo in cui si era cacciato.
Preso dall’agitazione, si guardò intorno sapendo che indietreggiare sarebbe stato inutile: davanti c’era il vecchio castellano, dietro solo il massiccio muro di pietra. Aveva attaccato il vero nemico, lui. Non una semplice illusione, ma il Corigliano reale gli era andato direttamente addosso. Si trovava ancora a pochi passi da lui, lo sapeva fin troppo bene, anche se non poteva vederlo.
Non poteva certo sperare che non l’avrebbero attaccato in quella nebbia, circondato com’era da nemici. Anche un piccolo ago, se l’avesse colpito nel punto giusto e di sorpresa, sarebbe potuto essere mortale. Ma… dove? Maledetti occhi inutili: gli permettevano di vedere quando mancava la luce solare, ma se la necessità richiedeva veramente il loro utilizzo, diventavano semplici sfere bianche e nere decorate con cerchi rossi.
Poteva solo fare una cosa per provare a vedere tra quelle tenebre, la più logica d’altronde. Chiuse la mano a pugno e, quando la riaprì, si accese una luce. La lucciola che già era giunta in quella fortezza era di nuovo integra sul palmo di Ghin, il quale la guardò stupefatto. In qualche modo c’era ancora! Non l’aveva dunque mandata inesorabilmente a cercare la distruzione, si era salvata! O almeno così voleva credere: per quanto ne sapesse, poteva benissimo trattarsi di un insetto diverso da quello morto tra le dita del demonio.

Indicami il pericolo più imminente!
Non c’era tempo da perdere, erano già passati troppi secondi da quando quella nebbia puzzolente l’aveva circondato. La lucciola si limitò a brillare maggiormente nel buio, illuminando fino a pochi passi attorno a Ghin. E il mezz’elfo lo vide. C’era un anello attorno a lui, un uncino enorme e pericolosamente acuminato si avvicinava verso l’addome. Il ragazzino interpose istintivamente il lungo bastone per contrastarlo, ma non aveva forza sufficiente per riuscirci efficacemente e il cerchio si stringeva sempre più. Trattenne il fiato affinché la sua vita diventasse ancora più sottile e poi si abbasso, cosicché la punta andò a ferirgli la spalla, bloccandosi quasi contro l’osso. Il caldo del sangue andò a sostituirsi al freddo del metallo, e assieme ad esso arrivò il dolore lancinante. Ghin lasciò andare il bastone e le sue gambe si piegarono portandolo a terra. I denti trattenevano i gemiti di dolore e la mano provava a bloccare il flusso del sangue, mentre digrignava il viso premendo contro la ferita. Ma non sarebbe morto per una cosa simile, non era ancora sufficiente. Il mezz’elfo si stava rivelando ben più longevo di quanto sperasse, grazie alle sue abilità o, più probabilmente, a uno sguardo affettuoso della dea bendata. Ma era difficile ritenersi fortunati ritrovandosi quasi circondato da nemici, stanco e ferito all’interno di una torre sinistra dalla quale sembrava non ci fosse via d’uscita. Erano soltanto in due, forse tre, contro altrettanti nemici. Ma se il prete rosso compensava le abilità di uno di loro, Ghin non poteva nemmeno lontanamente sperare di essere all’altezza. Poteva solo sperare che con il vantaggio numerico avrebbe supplire alle sue mancanze.

Linciateli.
Vicino a lui, al posto della nebbia che era scomparsa insieme alla lucciola, comparvero due grossi felini dal morbido manto maculato. Si muovevano con passo felpato studiando il loro bersaglio, pronte a balzargli addosso. Scattarono rapidamente, dopo aver posto un breve agguato. La prima attaccò Corigliano da dietro cercando di azzannarlo al collo mentre quest’ultimo affrontava il prete rosso; la seconda, invece, caricò contro l’altro nemico, l’essere che per primo si era rivelato ostile nei confronti del mezz’elfo. Avrebbe provato piantargli i denti acuminati nella gola, mentre Ghin, troppo esausto per combattere, rimaneva a terra appoggiando a fatica la schiena contro il muro piuttosto che sul pavimento.
Poteva solo sperare che la mostruosità verde sarebbe rimasta dalla loro parte, che continuasse ad agire come aveva fino allora fatto. Soltanto così, pensava, ci sarebbe potuta essere qualche speranza di sopravvivere.

Capacità Straordinarie: Intelligenza 1
Status Fisico: Piccola scottatura alla gamba destra; livido al fianco sinistro; ferite gravi alla spalla sinistra. - 6/16.
Status Psicologico: Incontrollato desiderio verso la spada. – 9/16.
Energia: 44%
Equipaggiamento: Bastone-Fionda.

Passive Utilizzate:

Figlio degli Elfi - Visione nel buio, nella nebbia e simili.
Figlio dei Boschi - Evocazioni istantanee.

Attive Utilizzate:


Supporto della Lucciola - E' facile perdersi all'interno di foreste sconosciute, ma, per fortuna, i loro abitanti conoscono sempre la via d'uscita. Ghin, in caso di necessità, può chiedere loro aiuto accostando tra loro i palmi delle mani, per poi riaprirli, facendo apparire tra di essi una lucciola dalla lucentezza leggermente più forte del comune, la quale gli indica la posizione e la potenza del bersaglio indicato dall’evocatore, andandogli incontro quando possibile, per poi scomparire nel nulla.
Pergamena Stella
Natura Auspex: potenza Bassa
Durata Un Turno
Consumo Basso

Richiamo della Lince - Ghin è in grado di richiamare sul campo fino a due linci dal manto bruno maculato di nero, lunghe quattro piedi. Eleganti e particolarmente agili nei movimenti quanto pericolose e aggressive negli attacchi, caratterizzati da scatti improvvisi e balzi eccezionali, aiutano il loro evocatore ed ubbidiscono a lui nonostante i felini siano solitamente difficili da sottomettere. Dopo poco tempo, o dopo aver subito danni ingenti, scompaiono abbandonando la scena.
Pergamena Tigre Bianca
Natura Evocazione: 4 CS, resistenza Media
Durata Due Turni
Consumo Alto

Riassunto:

Ghin evoca la lucciola (auspex) ed individua l'uncino. Prova a pararlo, ma riesce solo ad evitare di essere sventrato. Dopodiché evoca delle linci: una attacca da dietro Corigliano, l'altra Chèvel. Ghin, vista l'entità dei danni, crolla contro il muro e ci rimane.

Note:

Scusatemi se faccio sempre all'ultimo, davvero. Spero con il tempo di diventare più sciolto nello scrivere e metterci meno. Quando sarò in vacanza, vedrò di fare meglio... Ho ritardato anche per altri motivi di delucidazione, a 'sto giro. @.@
 
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Lenny.
view post Posted on 30/1/2013, 00:45




Rakuen ~


La lama infuocata di Sallahro passò il castellano da parte a parte. Tre pollici di acciaio gli spuntarono dietro la schiena, mentre dalla gola squarciata su un lato ruscellavano fiotti di sangue cremisi. Come se tutto ciò non fosse stato sufficiente, la fiera evocata da Ghin lo azzannò al polpaccio destro, costringendolo in ginocchio.
Corigliano ammiccò nella penombra.
Come se fosse stato accarezzato da un fresco vento primaverile.
Lentamente, riaprì il pugno. Dentro di lui, avvertiva le ombre impresse tempo prima dal demone dilatarsi, deformarsi, sciamare lontane in moti caotici, privi di logica. Il fuoco di Sallahro era riuscito a scardinare le nere catene con cui Viktor von Falkenberg aveva avvinghiato il suo cuore. Era bastata una sola, pura essenza di luce a cancellare ogni traccia di tenebra, a fargli aprire gli occhi su un mondo nuovo, a dare finalmente senso alla sua esistenza. Corigliano sapeva che di lì a poco sarebbe morto, ma l'unica cosa di cui realmente aveva rammarico era non avere abbastanza tempo per fare ciò che avrebbe dovuto fare. Non avrebbe mai potuto rimediare a così tanti peccati, eppure...
Strinse forte gli occhi e si piegò in avanti con uno scatto repentino, per poi allungare la mancina verso il cranio del prete rosso. La mano premette sulla sua fronte, dita serrate ad artiglio, stringendo con tutta la forza che gli era rimasta nel corpo e nello spirito.
Sallahro doveva vedere.
Gli uomini, tutti gli uomini, dovevano sapere.

Nella mente di Sallahro m'qahor do Maqqaro le immagini presero a fluire una dietro l'altra, una dentro l'altra, come in una sorta di delirio onirico. Con gli occhi di Corigliano vide Viktor cancellare eserciti luterani dalla Germania del diciassettesimo secolo, condurre stragi di innocenti nel nome del suo dio oro, compiere bagni di sangue di dimensioni bibliche. Rivide la Guerra del Crepuscolo, lo scontro a Pioggia di Sale, l'inferno a bordo della Purgatory. Trionfi del potere oscuro, apoteosi del potere dei Falkenberg Korps.
Egli è immortale, prete, sentì sussurrare nella sua testa dalla lontana voce del castellano, E né le tue lame né la tua fede avranno la meglio su di lui. Ma sappi questo: l'enorme forza del Beccaio è il suo stesso punto debole, e un giorno sarà la sua condanna. Viktor ha sigillato la sua essenza vitale nei tre involucri da lui ritenuti più degni, impregnandoli di malvagità oscura, e di un potere che nessun mortale dovrebbe possedere.
Il primo è un ciondolo della morte chiamato Klarthagg, che il Beccaio porta sempre al collo.
Il secondo è la Pietra dell'Uccisione, la Sesshoseki, incavata nel suo corpo al posto del cuore.
Il terzo..

La visione cessò di colpo, catapultando Salla ancora una volta nella sala oscura, al cospetto del fu castellano di RotteNhaz. Corigliano riuscì appena ad abbozzare un mesto sorriso.

« ..ero io. »

Da tempo il riposo aveva cessato di appartenergli. La speranza stessa aveva cessato di appartenergli. Da quando era stato trascinato via dall'aldilà per venire assoggettato ai dettami di Falkenberg, nessun dio lo aveva mai protetto dal demone che portava dentro. Soltanto la luce del prete rosso aveva spezzato quelle terribili catene d'ombra, e l'unico modo in cui aveva potuto ripagarlo era stato svelargli il segreto per abbattere Viktor. Soltanto dopo aver fatto ciò, Francisco avrebbe ricevuto in dono il meritato riposo.
Come morendo, Corigliano si buttò a peso morto su Sallahro, stringendolo forte per i lembi della veste. L'ultimo appiglio prima dell'ultima caduta.

« Fa sì che un giorno Viktor von Falkenberg cessi di esistere, come tutti i folli che hanno voluto credere alle loro stesse menzogne d'immortali...COFF-COFF! »

Corigliano si piegò, stroncato da un improvviso accesso di tosse emorragica.
Crollò al suolo supino, come una marionetta a cui son stati recisi i fili.

« Tu mi hai liberato, prete, e io ti sarò per sempre grato. »

Lentamente, i suoi occhi si chiusero. Ma con dolcezza.
In fondo era solo un vecchio guerriero a cui il riposo era stato negato da troppo tempo.
Troppo tempo..

« In questa vita...e nell'altra. »

Esalò infine.
E spirò.

______ __ _______

L'aria vibrò, tesa al punto da sembrare solida e costringere i presenti alla totale immobilità, statue viventi incapaci di muovere un passo. Per un attimo non vi fu suono alcuno, poi si udì un mugghiare sordo come quello di pietra che implode su se stessa, infine vi fu uno spostamento d'aria che investì i presenti con la forza di un uragano. Souzaemon Mikado e Yohirei Asakura furono spazzati via, scagliati con forza contro le vicine pareti e lì crocifissi, schiacciati contro la pietra di RotteNhaz dalla furia dell'incarnazione del male che lì si era manifestata. Motoko Aoyama fu abbastanza rapida da roteare la spada e conficcarla al suolo, e l'acciaio di Shisui stridette fendendo il pavimento per un buon mezzo metro, prima che la devastante scarica di potere non andò lentamente scemando. Dietro di lei, solo il Takayanagi dal volto sfigurato riusciva a resistere, prostrato al suolo.

Viktor von Falkenberg aveva la faccia premuta contro il granito delle scale. A ogni respiro, veli di polvere d'ossa volavano via. Si agitò nel lago di sangue in cui era immerso, gli occhi sbarrati verso il nulla. Era il suo sangue, ma neanche questo aveva importanza. Soltanto eliminare gli intrusi penetrati nel suo castello aveva importanza.

« Fredo.. »

Biascicò il Beccaio. Sulla faccia deturpata, sudore venato di rosso, striato di nero. Esattamente all'altezza del suo cuore brillava la Pietra dell'Uccisione, fonte del maelstrom di energia che aveva investito Motoko e tutti gli altri.
Gli occhi del Takayanagi furono attraversati da un riflesso di collera.

« ADESSO!!! »

Gridò lui, tentando di arrancare in avanti ma venendo respinto indietro di un passo dalla forza della Pietra.

« COLPISCI IL SUO CUORE!!! »

Con uno sforzo di volontà Motoko aprì gli occhi, ma l'aria era tersa di detriti e di miasma oscuro, fu come osservare il mondo attraverso una cortina di acqua putrida. Al centro del cortile, Viktor von Falkenberg si ergeva adesso con il corpo sventrato, il sangue nero che fluttuava in pezzi, come frammenti di rocce strappati ad una montagna dalla furia di un Dio e defluiva al contrario, formando sottili filamenti scuri che lentamente scorrevano verso la spaventosa ferita aperta nel corpo.

« STA RIPRENDENDO LE FORZE!!! NON AVREMO PIU' UNA SECONDA POSSIBILITA'!!! »

Distruggere quel demone non era mai stata la prima preoccupazione dei capicasata, poiché per quanto distruttivo e corrotto egli fosse, Viktor von Falkmemberg non sarebbe mai stato una minaccia paragonabile alla Sesshoseki, la Pietra dell'Uccisione che portava in corpo, motivo per cui apporre un sigillo a quest'ultima era stato fin da subito il primo e principale obbiettivo di quella missione suicida. Solo una volta recuperata la Pietra dell'Uccisione avrebbero potuto tentare di distruggere il mostro, non prima. Adesso però, con l'apertura di quell'inaspettato varco nell'apparente invulnerabilità del loro nemico, un'altra possibilità si era presentata inaspettatamente ai loro occhi.

« COLPISCI IL SUO CUORE ED UCCIDILO!!! SIGILLEREMO IL SUO CADAVERE E LA SESSHOSEKI IN QUESTO CASTELLO INFERNALE!!! »

« IN QUESTO MODO RESTEREMO BLOCCATI QUA DENTRO!!! »

Gridò in risposta per farsi sentire sull'ululato dell'energia liberata dalla Pietra che andava via via scemando, mentre al centro del circolo di potere Viktor recuperava le sue forze e la ferita letale andava rimarginandosi. Lembi di carne si riformavano ai margini, sotto lo sguardo languido e compiaciuto di Viktor.

« FALLO!!! IL MIKADO PUO' PORTARCI FUORI DA ROTTENHAZ!!! »

Il Takayanagi avanzò di un passo, sempre meno impedito nei movimenti dalla furia della tempesta di energia nera.
Motoko strappò la spada dalla pavimentazione ed esitò, doppiamente in equilibrio precario perché destabilizzata fisicamente ed emotivamente. Poco lontano da lei, il Mikado era crollato in ginocchio, visibilmente esausto. Non avrebbe retto ancora a lungo. Si voltò con un'espressione disperata in volto, e rispose con voce spezzata:

« CONDANNEREMO COLORO CHE CI HANNO SEGUITO FIN QUI A MORTE CERTA! I LORO CORPI RESTERANNO SIGILLATI ASSIEME A QUELLO DEL BECCAIO!! »

« ERANO DESTINATI AL SACRIFICIO FIN DALL'INIZIO, AOYAMA!!! COLPISCI IL DEMONE, O CI CONDANNERAI TUTTI!!! »

Motoko sollevò lo sguardo verso il cielo.
Le prime tracce dell'alba rosseggiavano all'orizzonte. Lentamente, anche quella notte così profonda cessava di avere dominio sul mondo degli uomini.
Doveva soltanto colpire al cuore. E ammazzare Viktor von Falkenberg una volta per tutte.
Al cuore.
E distruggere la Sesshoseki, cancellarla dal regno degli uomini.
Al cuore.
E condannare all'oblio eterno lei e coloro che l'avevano seguita. Non una vera e propria morte, ma qualcosa di estremamente peggio. Una attesa senza fine, fermi in mezzo al nulla, persi nell'oscurità fino al tramonto dei tempi.
Motoko Aoyama non avrebbe mai saputo spiegare a se stessa cosa in quel momento la spinse a gettarsi contro il Mikado.
Paura? Timore?
A gridargli in faccia un ordine completamente diverso, totalmente contraddittorio.
Esitazione? Pietà?

Senzanome-19

« PORTACI SUBITO FUORI DA QUI!!! »


Andiamo con ordine.
Nella torre di RotteNhaz, il combattimento con Corigliano ha finalmente fine. Il castellano viene costretto in ginocchio dalla evocazione di Ghin e colpito a morte dalla falciata su un lato del collo e l'affondo al cuore. La luce di Salla riesce in un certo senso a esorcizzare il potere dell'Unbennenbar, che aveva legato lo spirito di Corigliano al corvo/castellano di Viktor. Nei suoi ultimi istanti di vita Corigliano tradisce i Korps e sfrutta i poteri rimasti per toccare la fronte di Salla, trasportandolo in una illusione che nel mondo reale durerà solo un secondo.
Salla viene a conoscenza di tutti gli eventi a cui ha preso parte Corigliano e che hanno coinvolto anche Viktor, sia nella Germania che su Asgradel. Ma sopratutto, gli viene svelato il segreto del Beccaio: il corpo di Viktor è immortale, ma la sua essenza vitale è stata veicolata in tre involucri che, se distrutti tutti, causeranno la sua dipartita. Il primo è un ciondolo, il klarthagg, il secondo è una pietra, la Sesshoseki, il terzo è, o meglio era, Corigliano.

La morte di Corigliano causa l'improvvisa esplosione di forze oscure nel cortile interno, rendendo Viktor in quel momento più debole che mai. Ma Motoko, invece che cercare di ammazzarlo, decide di sfruttare quell'unica occasione per portare tutti quanti in salvo. I vostri personaggi vengono avvolti ancora una volta da una improvvisa luce, tale e quale a quella che vi ha portati a RotteNhaz. Terminate il post ritrovandovi nel posto per il vostro personaggio più si avvicina al concetto di "casa". Stavolta nessuna ferita sanata né energia ricaricata. Ovviamente prima -nei limiti del buonsenso- avete modo di interagire tra voi, e difendervi da attacchi evocati al turno scorso. O tentare un ultimo attacco con "costellazioni" su qualcuno o qualcosa. Questo, btw, è l'ultimo giro prima del mio post di chiusura.


Turnazione libera, 7 giorni in totale per tutti. Entro il 6 Febbraio alle 00.45 vorrei i vostri post.


Edited by Lenny. - 30/1/2013, 01:41
 
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Andre_03
view post Posted on 31/1/2013, 17:28




Sallahro affondò la lama violentemente nel petto dell'uomo.
La spinse con forza ben oltre il necessario, mosso da una crudeltà fredda, glaciale nonostante le fiamme che bruciavano quelle stesse carni ferite. Guardò gli occhi di Corigliano mentre lo strazio coglieva il suo corpo, permeando ogni recesso di quell'animo corrotto. Li vide spalancarsi per la sorpresa, e contrarsi nel momento dell'accettazione. Il castellano era sconfitto, ma Salla non si aspettava che fosse anche redento. Quando l'avversario moribondo sollevò una mano, lui fece per ritrarsi ma trovò impossibile sfilare la spada dal corpo trafitto; così fu costretto a vedere, forzato a comprendere e sapere. I suoi pensieri furono invasi da ricordi estranei, che andarono a mescolarsi in un passato mai vissuto di cui, tuttavia, ora riconosceva l'esistenza.
La visione fu un'esperienza insieme familiare e nuova, diversa dal solito danzare di focolai cui era abituato.
Conobbe Viktor von Falkenberg per quel che era: conquistatore, traditore, generale di eserciti e condottiero impareggiabile. Lo vide galoppare verso la morte con gioia, coprirsi di gloria e affrontare il Crepuscolo da uomo libero - no, meglio: da vittima della stessa bramosia del Sovrano. Ancora si levò contro il tiranno dell'Akerat, muovendo guerra al mondo intero con la sua armata di aberrazioni immonde.
"Egli è immortale, prete" era Corigliano a parlare, in un ultimo straziante sussulto. Ne percepì la gratitudine chiara come il sole in una mattina d'estate, altrettanto calda e rassicurante; ascoltò le sue parole con attenzione commista a soddisfazione, perché aveva vinto non solo sul campo di battaglia. Era riuscito a sconfiggere la tenebra nel cuore di quell'uomo, azzoppandone un'altra ben più fitta e profonda.

« Fa' sì che un giorno Viktor von Falkenberg cessi di esistere, come tutti i folli che hanno voluto credere alle loro stesse menzogne d'immortali-- » l'uomo che era stato suo nemico gli crollò addosso, ma non fu un peso gravoso. Sallahro lo sostenne con un abbraccio « Tu mi hai liberato, prete, e io ti sarò per sempre grato. In questa vita...e nell'altra. »

Francisco Alfredo Corigliano morì tra le sue braccia, in silenzio.
Il prete rosso sentì allora incombere su di sé tutta la fatica accumulata e di nuovo fu stanco, sfinito. Ma stavolta non trovò le forze per combattere ancora, era svuotato da ogni sentimento di audacia o coraggio. Sostenne il corpo del castellano di Rottenhaz con il poco vigore residuo che gli restava, affatto impensierito dagli altri nemici ancora presenti attorno a lui. Per qualche istante credette di vedere una luce circondarlo come un bozzolo amorevole del Signore, giunto a confortarlo negli ultimi attimi della sua vita.
Poi si avvide che il paesaggio intorno a lui cambiava, in un barlume bianco meraviglioso.
Riconobbe la magia di cui era già stato vittima quando si trovò in piedi, esausto, tra i vicoli di una città. Non era Nysis: era più sporca, trascurata e rozza della città dei piaceri. Gli bastò volgere lo sguardo al cielo per capire di essere a Taanach, sovrastata dall'ombra immensa del carcere volante. Sorrise amaramente, perché aveva ottenuto ciò che voleva da quella spedizione al nord: informazioni, notizie di un passato remoto e recente sul quale ancora doveva fare luce.
Ma ci sarebbe stato tempo anche per quello.
Ora aveva cose più urgenti da fare.

----

Erano passati pochi giorni dai fatti di Waulsort.
Sallahro recava ancora su di sé i segni di quella tragedia, sotto forma di bendaggi e fasciature. Doveva ingurgitare alcuni intrugli ogni mattina, che gli facevano i denti verdi ma promettevano di risanare le ferite inferte al corpo e alla mente dai barbari del Beccaio, e dal suo castellano. Un uomo migliore di quanto non fosse sembrato all'inizio, dovette ammetterlo: col suo ultimo respiro Corigliano aveva fornito a lui e a tutto il continente la chiave per sconfiggere Viktor von Falkenberg. Gli aveva donato anche risposte, per domande che il prete rosso non aveva posto. Il signore di Rottenhaz non era coinvolto nella morte di Kavash Drevosh, apparentemente. Ancora non poteva escludere la Iena dal complotto, né Shivian e nessun altro. Ma era comunque un primo passo, e a Salla tanto bastava per ritenersi soddisfatto.

« Possa la tua anima trovare pace nella luce del Signore » pregò, mentre poggiava la torcia che stringeva in mano sul legno « e le fiamme accompagnarti in un viaggio colmo di calore, ove la tenebra non potrà più insidiarti. »

Le sterpaglie che aveva posizionato alla base della pira presero subito fuoco.
Pochi attimi dopo, di fronte a sé ardeva un rogo solenne e crepitante al cui centro giaceva composto il corpo di Francisco Alfredo Corigliano - un nome lungo, che tuttavia Sallahro non avrebbe mai dimenticato. Nonostante il calore delle fiamme, lui stette immobile a brevissima distanza dal fuoco. Impassibile e solitario, non distolse mai lo sguardo dal compianto; nemmeno quando una figura lo raggiunse in silenzio per assistere a quel triste commiato.
"Addio, Francisco. E grazie" chinò il capo, in rispettoso cenno di saluto.
Mai avrebbe creduto di ringraziare un servo dell'oscurità, e tanto meno un corvo.
Erano tempi strani, quelli che stava vivendo; strani e pericolosi.

« Pregate con me, lord Shivian » esortò l'uomo alle sue spalle e, incurante della sua reazione, si inginocchiò:
« Dobbiamo a quest'uomo molto più di quanto possiate immaginare. »

Più di un ringraziamento, più di una preghiera.
In effetti, gli dovevano tutto.


Considerando che questo era l'ultimo intervento della giocata, non ho ritenuto necessario appesantirlo con uno specchietto riassuntivo superfluo. Spero che il commiato a Corigliano sia cosa gradita, e in generale anche il post non sia pesante. La presenza di Shivian nel finale è concordata per motivi di background.

Ringrazio i QM (entrambi, anche se dovrò prenderli a schiaffi alla prima occasione) e soprattutto i giocatori, con cui mi piacerebbe avere di nuovo a che fare in futuro. Magari con maggiore interazione tra i vari personaggi.

Alla prossima, signori. :v:
*schiaffi di saluto*
 
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view post Posted on 3/2/2013, 11:25
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Eternal Light
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Quando vide spuntare la punta della lama del prete rosso dalla schiena nera di Corigliano, Ghin sbarrò gli occhi. All’improvviso parte dell’oppressione che lo stava divorando scomparve, lasciandogli un vuoto da riempire.
Con un gesto della mano richiamò a sé la lince che aveva contribuito a far crollare il castellano, la quale si avvicinò lentamente, le orecchie basse e lo sguardo perso nella ferita del mezz’elfo. Una pozza di sangue stava cominciando ad allargarsi attorno al ragazzino e le membra stavano diventano sempre più pesanti, come se le ossa fossero sul punto di diventare di piombo. Ma non importava. Avevano sconfitto il nemico più pericoloso e rimaneva soltanto il demone contro il quale si era gettato l’altro felino. No, non era ancora l’ora di riposare: il nemico continuava a essere presente. Tremante, si puntellò con la mano al bastone, ma, quando provò a tirarsi su, le gambe non riuscirono a seguire la sua volontà e rimasero piegate. Sarebbe crollato sulla fredda pietra se la lince a lui vicina non si fosse frapposta per parare la caduta. Il respiro era sempre più pesante e rapido, ma il dolore manteneva accesa la sua mente abbastanza da forzarlo a ragionare, da permettergli di parlare nonostante la stanchezza.

Che cosa fai? Vai ad aiutare il tuo compagno!
Ma il felino rispose abbassando il muso verso la spalla del mezz’elfo e leccando delicatamente il sangue che colava, mentre continuava a tenere le orecchie basse. Ghin piegò il capo verso terra e le sue occhiaie marcate si arrossarono.
Se anche avessero sconfitto l’ultimo, ormai infiacchito, avversario, sarebbe rimasto il vero padrone del castello. Poteva ancora percepirne la presenza che aleggiava attorno a loro, il suo potere che probabilmente aveva raso al suolo foreste e villaggi. Non l’avessero fermato, tutta la fatica fatta fino a quel momento sarebbe stata inutile. Era stata inutile: non avrebbero avuto alcuna possibilità di vincere se l’avessero affrontato ora, com’erano ridotti. Ghin portò il braccio destro a coprire le lacrime salate, come per mantenere un po’ di pudore anche nel momento di disperazione più viva, resa incontenibile dal dolore fisico.
Fu improvvisamente travolto da lampo di luce accecante che oltrepassò l’ampia manica nera. Attraverso le palpebre riuscì a scorgere soltanto un bagliore bianco, troppo potente perché fosse sopportato dai suoi deboli occhi, ma non fece nemmeno in tempo a provare a riaprirli che era già finito.

Quando riuscì a riprendersi, la prima cosa che sentì fu il cinguettio degli uccelli sopra di lui e lo stormire delle foglie attorno. Era solo con il suo bastone, perso alla periferia di una foresta illesa, del tutto ignara di quello che era stato, di ciò che avrebbe potuto rischiare. Solo le membra pesanti e il sangue restavano come memento di quello che aveva appena affrontato. L’aria era ancora fredda per la notte, il sole aveva appena iniziato a innalzarsi nel cielo.
Cosa ne era stato degli altri? Non poteva più percepire la presenza oscura lì attorno, non poteva più udire alcuna voce umana né il rumore dell’acciaio contro altro acciaio. Era finita? Di sicuro era ormai lontano dal pericolo, ma i suoi, i loro sacrifici erano serviti a qualcosa? L’avrebbe presto scoperto attraverso i cinguettii della gente che non sarebbe stata in grado di tacere notizie di distruzione, ancora una volta. Ma solo se fosse sopravvissuto alle ferite.

Il lieto rumore del vento e delle creature che invadeva la sua testa divenne sempre più confuso, più ovattato mentre la sua mente sembrava riempirsi di nebbia fino a fargli perdere ogni facoltà di pensiero e farlo crollare a terra, svenuto.
Solo la pietà di qualcuno avrebbe potuto salvarlo, ma, dopotutto, se l’era meritata.


Ho pensato che lo specchietto fosse inutile.
Non avendo Ghin una casa, ho deciso di farlo giungere in un posto tranquillo, una foresta in Oriente alla periferia di un villaggio, dove verrà trasportato e curato. Continuerò la faccenda in una scena free con Anna, dove spiegherò meglio.

Fiuuu, finita la mia prima quest. Mi è piaciuta, anche se, devo ammettere, la seconda parte è stata per me più pesante a causa della perdita del ritmo e dei maggiori impegni personali. Comunque complimenti a tutti e grazie per avermi scelto, anche se temo il mio livello fosse un po' troppo basso per una quest di tale difficoltà: ho avuto l'impressione di essere un poco inutile. ^^' Mi dispiaccio per i vari abbandoni, ma spero di ruolare nuovamente con voi e di aver dato l'impressione di meritare la verde, non di rischiare un ritorno alla gialla. >.<

Edit: corretto una ripetizione di "mente". So che non dovrei editare dopo che altri hanno postato, ma, essendo in teoria -tutti- nello stesso turno... beh, faccio finta che sia ancora il mio. >.<


Edited by Desdinova - 4/2/2013, 15:13
 
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view post Posted on 4/2/2013, 14:43
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Memento mori.
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Era finita.
Sebbene la sua vista era appannata dai residui di nebbia ormai svaniti nel nulla, riusciva a vedere una delle tante lame del prete rosso trapassare il ventre di Corigliano. Le sue ciglia si aggrottarono, Corigliano era il suo obiettivo principale, ed ora era stato sconfitto.
Improvvisamente si ricordò delle parole di quello strano essere.
Tu devi realizzare il desiderio più recondito dell' umanità.
Ricchezza? Fama? Potere?
No, niente di tutto ciò. Sorrise, aveva capito cosa fare. Però non poteva rimanere in mezzo a quella rissa, doveva liberarsi di uno dei due schieramenti una volta per tutte.
Il demone era rimasto solo, senza energie. La sua unica speranza di uscire da quella situazione era Illidan.
Dall' altra parte c'erano il prete rosso ed il piccolo evocatore di animali. Il prete rosso era un bersaglio troppo potente, non poteva divorarlo in quel momento.
La scelta fu ovvia. Prese la pistola da terra e si avvicinò barcollando verso Chevel, ormai sicuro che lo considerasse un suo alleato.
O uno strumento.

Una voce gli penetrò nella testa come un giavellotto puntato al suo cervello. Era Corigliano.
Fa sì che un giorno Viktor von Falkenberg cessi di esistere, come tutti i folli che hanno voluto credere alle loro stesse menzogne d'immortali... Parole rivolte al prete assassino, accecato dalla luce dei suoi dei. Illidan sapeva già cosa fare.


Lo squarcio faceva sempre più male, le gambe sembravano cedere da un momento all' altro, tutto intorno a lui era sfocato, non riusciva a distinguere il materiale che componeva la stanza dalle librerie ricolme di antichi tesori. Un passo significava un metro di terra in più sopra la sua bara.
Digrignò i denti, si fece forza ed arrivo dietro Chevel. Il suo attacco avrebbe arrecato maggiori danni ad angeli o uomini, ma non aveva altra scelta.
Sai, demone. Io non sono come voi. Sospirò, sorridendo e lasciando colare un po' di sangue dalla bocca.
Sono superiore, più evoluto di tutte le entità presenti in questa stanza. Strinse la pistola e la puntò a qualche metro dalla testa di Chevel.
E quindi decido io chi vince e chi perde.
Adagiò l' indice sul grilletto, cominciava a perdere il controllo del braccio.
Tu hai perso. Lo presse, producendo un rumore che rimbombò per tutto il castello.

Le palle di energia si stavano per schiantare insieme al proiettile sul corpo del suo avversario, quando una luce familiare lo avvolse, non permettendogli di vedere cosa stesse succedendo.
Abbassò la pistola, rassegnato e sanguinante mentre quella luce divina lo accarezzava e cercava di rassicurarlo.




Si rialzò da terra, sputando i residui di polvere ed il sangue che gli si erano accumulati in bocca. Dove sono capitato? Si chiese, prima di alzare lo sguardo.
Era tornato a Fortescuro con -più o meno- tutte le membra al loro posto. Con la bocca increspata e sporca di sangue abbozzò un sorriso, vedendo i guerrieri della Nera Regina marciare, come al loro solito, sulla fu Rockwhite, teatro della decapitazione di Asad e della morte dei suoi sciocchi uomini.
I suoi occhi rivelarono Colonius, un espediente per incontrare la persona che cercava.

Devo parlare con Rekla. Tossì sangue, guardando gli occhi di Colonius con aria infuriata.



Noway

Ora.





Tutto sommato è stato molto divertente giocare con voi, spero che Illidan possa incontrare i vostri pg anche in altre occasioni.
Tutti gli attacchi rivolti a Chevel, come già stabilito in confronto, verranno schivati grazie al teleport. Speravo di poter rendermi utile infliggendo il critico a Corigliano, sfortunatamente (o fortunatamente?) è morto prima.
Se questo ultimo post non vi è piaciuto probabilmente è perché ho la febbre da venerdì. O magari ce l' avete voi :glare: .
gg wp all
 
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Ephemeral
view post Posted on 5/2/2013, 20:50




“Perché?” l’Arcidemone guardò impotente la sua creatura cadere tra strazianti grida d’agonia. Cercò le tenebre che gli appartenevano, ma non trovò altro che un corpo sfinito dallo scontro prolungato. Per quanto grandi fossero i suoi poteri, nel mondo terreno non superavano quelli di uno stregone. “I demoni non combattono mai troppo lontano dalla sorgente dell’ombra”
Il suo demone era morto, e Corigliano… gli occhi di Chevèl incontrarono il corpo del castellano ferito a morte dal prete rosso. Doveva andarsene da quel posto, la tenebra aveva smesso di ghermire quel castello e presto la luce sarebbe tornata a splendere. Non poteva più impedire il dissiparsi della notte perenne, ma forse sarebbe riuscito a fuggire dalle fiamme del predicatore. Forse il risorto Illidan gli sarebbe stato leale. «ILLIDAN!» gridò, il prete era intento ad ascoltare la penosa confessione di quello che rimaneva del castellano. «UCCI-» la voce gli morì in gola. Una bestia uscita da chissà dove si gettò addosso a lui, le zanne strette come una morsa sul suo collo. Addentò, strappò e divorò la sua carne viva mentre l’oscurità ruscellava sulle sue mani, tentò di colpire l’animale prima con i pugni e poi con i calci, ma la sua presa era troppo forte e lui aveva esaurito le sue forze. Le sue mani, il suo volto, il suo corpo, il dolore, il rimpianto, la sconfitta, provò a urlare ma dalla sua gola uscì solo l’ennesimo rivolo di sangue nero. Ma la morte non arrivò, lasciando l’Arcidemone nell’abisso di sofferenza a cui aveva condannato tante creature. Improvvisamente la lince si allontanò da lui, mostrando i denti e alzando lo sguardo, questo gesto costrinse anche Chevèl a voltarsi tra mali lancinanti. Per un attimo credette di trovarsi di fronte l’elfo venuto per finirlo, ma quel ragazzo non possedeva una pistola e non sorrideva così maliziosamente.
«Sai, demone. Io non sono come voi» Illidan, il traditore, l'uomo di Fortescuro «sono superiore, più evoluto di tutte le entità presenti in questa stanza» il folle, il superbo, il demone che combatte per la luce.
«E quindi decido io chi vince e chi perde»
Falso e viscido, infimo e riluttante. Ma aveva, a suo modo, ragione. Ora aveva nelle sue mani di infame la vita dell'Arcidemone, se avesse fatto centro l'avrebbe ucciso per sempre, in ogni altro caso avrebbe ritardato l'inevitabile. Tutti facevano delle scelte, a volte imprevedibili, altre volte scontate come una vecchia canzone. «Tu hai perso»
Le sue dita parvero lente, impacciate, il tempo sembrò congelarsi in quei pochi attimi. Avrebbe davvero voluto rispondere al diavolo buono, al prete spadaccino, al giovane elfo, al castellano deceduto... ma soprattutto al se stesso che si rassegnava alla morte.

“Le tenebre non moriranno mai. Io sono l’ombra così come anche il tuo cuore appartiene alla tenebra. Tutti voi siete corrotti, impuri, figli del male prima che di questa terra, avvezzi a ogni genere di nefandezza se si presentasse l’occasione. Ognuno cresce un demone, ognuno è parte della tenebra che permea l’universo. Nessuno è santo, nessuno. Oggi morirò io, domani morirai tu, ma verrà il giorno in cui le notti non avranno mai fine e i miei figli banchetteranno con la carne degli uomini”

Il proiettile sibilò nella sua direzione mentre una strana luce lo avvolse. “No!”

[...]
Quando riaprì gli occhi venne inghiottito dalle tenebre, riconobbe torri deformi e una cattedrale familiare che torreggiava fra tutte le strutture. Il suo corpo mutilato sulla pietra, il suo respiro incostante, l’ombra di ciò che un tempo era stato. E ombre, neri artigli protesi verso di lui, occhi freddi e famelici. «Ti stavamo aspettando, traditore»

Chiedo venia per il post orribile, ma in questi giorni sto davvero male fisicamente e questo è il massimo che sono riuscito a tirare fuori. In pratica Chevèl subisce in pieno l'attacco della lince di Ghin che gli causa danni gravissimi alla gola (non potrà mai più parlare) , ma grazie alla sua passiva di immortalità rimane in vita. Il proiettile non lo colpisce per un soffio per via del teletrasporto che riconduce l'Arcidemone nel Mondo Oscuro dove incontra un gruppo di demoni. Il resto verrà narrato in una scena a parte. Infine voglio ringraziare Lenny, Yomi, Chomp, Andre, Desdinova e Shinodari per la bellissima giocata e gli spunti narrativi. ^^
 
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60 replies since 6/9/2012, 21:35   2217 views
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