| Alb†raum |
| | Ending Niente più come una volta
Armida rise nel vedere Aang trascinarsi verso la porta dove erano rinchiusi i bambini. Si mise una mano sotto il mento e rimase a osservare il suo strisciare, il suo zoppicare in costante. Ma soprattutto ghignò per quelle parole cariche di disprezzo con cui si rivolse a lei. Si carezzò la fronte e si ravvivò i lunghi capelli viola. Le ciocche fluttuarono dolci nell'aria prima di posarsi nuovamente sulle sue spalle, morbide. Tutta la sua figura era morbida, dolce, come lo era quella coda di gatto nera che tracciava cerchi muovendosi sinuosa. Accavallò le gambe e si lisciò la gonna perché non si spiegazzasse. I suoi occhi viola socchiusi scintillavano allegri riflettendo il lampadario. Occhi di bambolina, soffiati nel vetro. Tese mollemente un braccio verso il ragazzo, l'ampia manica di stoffa che lo lasciava visibile solo dal polso in giù.
«Hai frainteso le mie intenzioni, monaco. Tienitela pure, la tua bambina. In questo momento io non so che farmene.»
Spostò gli occhi su Priscilla, ancora legata. La squadrò per un istante sorridendo, ma le iridi le divennero vuote, come se le stesse guardando attraverso. Schioccò le dita meccanicamente, e le corde che avvolgevano la piccola si ridussero in mille pezzi. La bambina afferrò l'animale di pezza accanto a sé con foga, abbracciandolo stretto fra le braccina pallide e scoppiando in lacrime. Armida reclinò il capo poggiando la guancia su un palmo, le labbra a baciare l'aria in un atteggiamento pietoso del tutto artificioso.
«Non c'è mostro peggiore che possiate tenere in vita.»
Mormorò, dolce come il miele.
«Ora, se permettete, ho altre faccende urgenti di cui occuparmi.»
Batté le mani due volte, e l'applauso risuonò per tutta la stanza con più forza di quanto avevano fatto i colpi di bastone del monaco. Il suono parve viaggiare, spalancò porte con violenza mentre si allontanava. Lo si poteva udire chiaramente come un rumore che si allontanava sempre più, fino a divenire flebile, poi impercettibile. Infine il castello tremò con violenza. Armida salutò con la mano e un sorriso sulle labbra mentre lei svaniva, assieme a tutte le pietre, i fregi dorati, gli usci d'ebano della magione. Tutti si ritrovarono nuovamente nella radura, ma del bosco o del giardino non vi era più traccia. Solo un enorme pascolo verde si stendeva davanti agli occhi di Aang, Morpheus, Priscilla e del gruppetto di bambini che, come assonnati, si guardavano attorno confusi.
Il paese accolse con gioia il ritorno dei suoi bambini. Priscilla aveva guidato nuovamente i due ragazzi attraverso il bosco. Dietro di loro, quella folla mezza addormentata. A volte la piccola aveva gettato degli sguardi preoccupati verso di loro, occhiate tristi, insicure. Si era sempre voltata di scatto, abbracciando forte il coniglietto Piper e scuotendo la testa. Quando entrarono in piazza, erano ormai le cinque del mattino, e i mercanti cominciavano a riempire le proprie bancarelle di frutta, verdura, carne secca e pesce disponendoli con le proprie mani secche e callose. Scrutarono il gruppo con sguardo dubbioso. All'inizio nessuno si mosse. Forse i genitori, ormai rassegnati, non riuscivano a credere ai propri occhi; o forse semplicemente non capivano. Il primo che si mosse fu un ragazzo giovane, alto e moro. Mosse qualche passo dubbioso verso i bambini, allungano il collo per vedere meglio.
«Gabriel?»
Mormorò, ripetendo poi il nome ad alta voce. Uno dei bimbi si voltò, gli occhi spalancati. L'uomo gli corse contro e lo abbracciò con foga, ridendo. Anche il piccolo sorrise, ma pareva troppo stanco per manifestazioni di gioia più profonde.
In breve la notizia si sparse per tutto il villaggio. Davanti ad Aang e Morpeus si accalcarono donne e uomini per fare loro doni. Davanti a loro fu accatastata una pila di bastoni, forme di pane, verdure. Stava a loro scegliere se prendere qualcosa. Il sindaco stesso si presentò per porre le proprie scuse per l'iniziale comportamento ostile dei propri compaesani.
Fu un giorno di festa, balli e canti. Pochi non parteciparono alla sagra. Priscilla era una di loro. Lei non era da nessuna parte.
La corteccia dell'abete le graffiava la schiena. Seduta sopra gli aghi del sottobosco, Priscilla piangeva, il viso affondato nel pelo bianco di Piper. Ormai era abbastanza lontana perché i suoni di festa non la raggiungessero, e il vento fra le fronde degli alberi era l'unica musica che cullasse la sua disperazione. Non sentì passi leggeri scavalcare i rami secchi posati a terra, né il fruscio di una veste di seta scostata da quell'incedere veloce. Udì solamente una risatina gentile vicino a sé. Sollevò di scatto la testa, mostrando il viso paonazzo e gli occhi arrossati per il pianto.
«Perché piangi, mia piccola Priscilla?»
Era una donna alta quella che le stava di fronte. Aveva la pelle come porcellana, e un volto di bambola dalle labbra rosse le sorrideva. Sul capo aveva una cuffietta bianca stretta da un fiocco scarlatto. Da essa cadeva una cascata di capelli dorati che le cadevano fino a metà schiena; le ciocche ai lati del viso erano state legate da due fiocchettini. Sul petto e l'addome l'abito che indossava era di un viola sbiadito. Il resto era di un rosa pallido, quello di certi fiori investiti dall'aura. La lunga gonna le lasciava scoperte solo le scarpette rosse.
«Asciugati il viso, amore mio.»
Pronunciò, la voce tenera come il cinguettare di un uccellino. Nella sua mano sinistra era comparso un fazzolettino dai bordi di pizzo, e si chinò sulla bambina per porgerglielo. Priscilla rimase a guardarla per un lungo istante, senza muoversi. I suoi occhi acquosi la fissavano spalancati. Un tremito la scosse, mentre si alzava per gettarsi in grembo alla donna. Lei indietreggiò un poco a causa della foga, ridendo per la sorpresa. Passò una delle mani dalle lunghe unghie rosate fra i capelli neri della piccola.
«Car... Carmilla!»
Singhiozzò la bambina, la voce attutita dal tessuto in cui aveva affondato il viso. La stoffa si scuriva per le lacrime, ma la donna non parve dare importanza a ciò.
«Cosa ti è successo, piccola mia?»
Mormorò la Regina, chinandosi su Priscilla per abbracciarla e farla piangere su una propria spalla. La bimba le si avvinghiò al collo, ricoprendola di baci umidi fra un singhiozzo e l'altro.
«Io... io...»
«Va tutto bene adesso. Calmati, piccola. Mi racconterai ogni cosa quando saremo a casa.»
La donna attese che la piccola slacciasse l'abbraccio, poi si rialzò con lentezza, spolverandosi l'abito. Dove le sue dita passavano, le macchie di umido sbiadivano fino a scomparire. Il suo vestito era perfetto quando si chinò a raccogliere il coniglietto di pezza e a porgerlo nuovamente alla sua proprietaria.
«Sono contenta che Piper si sia preso cura di te. Era parecchio offeso per il fatto che tu l'avessi abbandonato, sai? Non farlo più.»
Disse ridendo la Regina, dando un buffetto sul naso alla piccola quando ebbe di nuovo il suo giocattolo fra le braccia. Carmilla fece un secco gesto con il polso sinistro. Nel suo palmo si aprì un grosso ventaglio colorato. Su uno sfondo rosa si stagliava il rosso di alcune rose dal gambo spinoso, tanto belle che a Priscilla sembrò di poter tendere una mano e coglierle.
«Sei stanca, tesoro? Avrai un letto subito. Dammi un istante.»
La donna diede le spalle alla bambina, poi con un rapido gesto fendette l'aria di fronte a sé con il ventaglio. Un rumore metallico echeggiò fra gli alberi. Dopo qualche istante, una linea bianca luminosa si tracciò nel vuoto in diagonale. Questa tremò leggermente, poi si spalancò mostrando oltre i propri bordi una stanza riccamente decorata, con un grande letto a baldacchino dalle coperte azzurre al suo centro. Dei fiocchetti rossi si legarono alle estremità del portale perché non si allargasse ulteriormente.
«Possiamo andare.»
Due cavalli camminavano per la strada maestra. Per i due cavalieri che li montavano, il rumore dei loro zoccoli sul selciato era l'unica musica che li aveva accompagnati per quella strada che ormai era attraversata da così poche persone. Erano soli, in silenzio. Non vi erano uccelli a cantare, né vento che frusciasse fra i fitti abeti. Le labbra dei due uomini erano secche, e così le loro lingue. Fu solo quando scorsero le mura del villaggio che uno dei due si voltò verso l'altro, facendogli con una mano il cenno di portarsi alla destra della via.
«Ci conviene lasciare i cavalli qua fuori.»
Mormorò, la voce cupa. L'altro annuì impercettibilmente, sfiorando con una mano tremante l'elsa della spada. Il freddo metallo del pomo gli fece accapponare la pelle, ma non gli diede più sicurezza. Legarono i cavalli a un albero. Le due bestie erano nervose, muovevano le lunghe orecchie in aria freneticamente, ascoltando suoni troppo sottili per orecchie umane. I peli della loro coda si agitavano come fruste, e le zampe posteriori scalciavano a terra lasciando profondi solchi. Il primo cavaliere accarezzò sul collo l'animale, sussurrando qualche parola, poi si voltò e fece segno al compagno di andare.
Attraversata la porta, non vi fu alcun viso amico a sorridere loro. Solo le fredde pietre delle case ai lati della strada, ingrigite dalla polvere come se fossero passati secoli da quando erano state pitturate. Il secondo cavaliere teneva la mano stretta sulla propria arma, esasperato, gli occhi che guizzavano a destra e a sinistra. Sentiva il fiato corto, il cuore pulsargli nel petto con forza. Teneva la bocca aperta e ansimava rumorosamente. L'altro lo guardò, non sapendo se insultarlo o chiedergli di calmarsi. Decise che comunque non sarebbe servito a niente, e rimase in silenzio.
«Per... per il Leviatano...»
Sussurrò il secondo uomo, stringendo i denti. Non vi era nessuno, più nessuno in vita. Non c'era vicolo in cui un corpo non fosse riverso sul terreno in una pozza di sangue coagulato, le vesti strappate e brandelli secchi di carne appiccicati sul muro. Ai lati della strada vi erano scheletri anneriti, gli ultimi brandelli di carne ridotti a patine scure che incrostavano il bianco delle ossa. Il primo cavaliere osservava sopportando senza fatica la nausea che gli opprimeva lo stomaco.
«Hai sicuramente già visto strazi del genere per le vie di Gerico, Jeff.»
Pronunciò dopo qualche istante, notando il pallore del compagno. Sembrava in prede alla febbre. I suoi occhi castani scintillavano umidi, le labbra si muovevano come in preda al delirio.
«Non... non così tanti.»
Mormorò, portandosi una mano alla bocca e scuotendo la testa.
«Non avvenuti in una sola notte.»
Si corresse. Al centro della piazza la chiesa di Tannenwald si ergeva attendendo con le porte aperte i fedeli che non sarebbero mai arrivati.
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Risultato della quest -Priscilla è sotto la protezione di Carmilla. -Aang e Morpheus sono sopravvissuti, Andrea è dispersa. -Tannenwald è stata distrutta. Giudizi e Ricompense PARACCO TRAVESTITO ALOGENO:Pulito. Chiedo scusa se non ho trovato parole migliori per definire il tuo stile, ma l'idea che mi danno i tuoi post è di estrema pulizia, ordine e ariosità, anche grazie al layout molto spaziato. Non spendi due parole dove ne basta una, alterni con scioltezza descrizioni sensoriali a pensieri e riflessioni. La scorrevolezza e il ritmo degli scritti è piacevole, e alla leggerezza non viene sacrificata la caratterizzazione di Aang, che appare come un personaggio vivo, realistico. L'unica critica è rivolta alle tue descrizioni, a volte poco esaurienti. Non dico poco chiare, ma spesso ciò che scrivi appare insufficiente per rendere vivida la scena. Allo stesso modo, di tanto in tanto salti alcuni avvenimenti per rendere maggiormente scorrevole il testo, e questo è bene finché non arrivi a escludere intere descrizioni. Credo che ciò sia uno dei lati negativi di cercare una scrittura pulita. Tenta di trovare il giusto equilibrio tra pesantezza e leggerezza. Riguardo alla strategia, bene, anche se nel combattimento contro Edel non adotti altra tattica che quella di sopportare i colpi, attaccare di tanto in tanto e attendere che l'avversario termini le proprie energie per finirlo. Ma dopotutto riesci a creare uno scontro interessante. Nel combattimento finale, buono l'utilizzo iniziale della psionica, che ha costretto Hansel a subire un Alto o a perdere le proprie passive. Non ti posso poi biasimare l'utilizzo di sole tecniche di danno contro un boss tanto pericoloso avendo un solo slot disponibile. Riguardo alla sportività, non ho nulla di cui lamentarmi. A te spettano l'artefatto in fondo al post e 700 gold, oppure 2200 gold se decidi di rifiutare l'artefatto. Subisci, come tutti, il malus "Solo una fiaba", riportato prima dell'artefatto. Se ti servono i codici, contattami via MP. Ricevi, se la accetti, l'Anima di Due Gemelli: CITAZIONE L'anima appartenuta a Johann e Sarah, due gemelli del villaggio di Tannenwald. Ha la forma di una gemma azzurra che emette una flebile luce iridiscente, e se tenuta in mano emette un debole tepore pulsante. Avvicinandola all'orecchio, ci si accorge che dal centro della pietra scaturiscono sottili risa infantili, bambini che giocano contenti. Catturati da una strega, i due fanciulli sono stati costretti a servirla fino alla propria morte. Lo strazio dei corpi li ha liberati dalla maledizione, e finalmente possono tornare a essere puri e innocenti. Ma ancora il loro spirito non è libero di andare: questa gemma luccicante indica che vi è ancora un compito da assolvere, per loro e per la persona che la riceve. Ma quale? [ Malus: Aang non può liberarsi della pietra né scagliandola lontano né distruggendola. Essa apparirà fra le sue vesti il mattino seguente, qualunque sia il modo in cui se ne è sbarazzato.
Passiva: I possessori delle Anime saranno scelti per una futura quest. Questa passiva non si applica nel calcolo della pericolosità.] Lud:Spoglio. Posso perdonarti in parte i primi post che, a tua detta, erano scritti da cellulare, oppure il post di interpretazione nei panni di Maddalena, che, sempre a tua detta, è stato rovinato dal file non salvato. Ma tutti i tuoi scritti sono troppo brevi, accalcati in un layout troppo compatto, con un centrato che rende solo più sgradevole seguire gli a capo. Ti consigliere di impostare giustificato per rendere meno disordinati i post. A questa sgradevolezza, comunque, si aggiunge il cattivo uso della punteggiatura. A volte utilizzi virgole dove invece sarebbe adatta la pausa di un punto creando così periodi contorti, a volte sono semplicemente messe in posti dove non dovrebbero stare. Ti consiglio di riguardare i tuoi post dopo averli scritti, confidando che siano errori dovuti alla foga. Il tuo stile è ridondante, e a volte ripeti due o tre volte lo stesso concetto con parole non troppo diverse, e ciò non fa altro che sottolineare la brevità dei tuoi post.Ma il difetto principale dei tuoi scritti non è tanto la poca lunghezza, quanto la scarsità di contenuto e di vividezza nelle immagini che presenti. Tutto è confuso. Psiche e descrizioni si alternano senza ordine logico, e a volte non si capisce se stai scrivendo quello che pensa Morpheus o ciò che sta accadendo. Le percezioni sensoriali sono quasi del tutto limitate alla vista, mentre dovresti dare più importanza a tutti i sensi, sempre. Ti consiglio di provare uno stile meno introspettivo e più volto alla descrizione. Pensa a un testo teatrale di didascalie e dialoghi: la psiche dei personaggi deve essere resa dai loro gesti e dalle loro parole, nient'altro. In questo modo allenerai il tuo ordine e la tua scorrevolezza. Riguardo a Morpheus, non posso dire che non sia un personaggio presente. I suoi pensieri si sentono, a volte un po' troppo prepotentemente. Tuttavia faccio fatica a giustificare alcune delle tue scelte ruolistiche: ad esempio, se affermi che il tuo pg ha pietà della bambina, come può attaccarla al buio con il solo motivo “non la vedo”? Non intendo dire che avresti fatto meglio a lasciarti ammazzare, ma potevi trovare una spiegazione migliore e più complessa. In generale, poi, Morpheus manca di particolari che lo rendano “unico”, o almeno non li lasci trapelare da ciò che ho letto. Il tuo pg mi sembra infatti un guerriero più o meno stereotipato. Non si trasforma neppure durante lo scontro finale, lasciando la sua parte “dragonesca” del tutto fuori dalla quest. Riguardo alla strategia, ti comporti bene sia contro Maddalena che il boss, mirando a inabilitare completamente il nemico per finirlo rapidamente. Non infliggi danni particolarmente alti, ma riesci a fornire una buona distrazione per supportare il danno di Aang. Purtroppo, data la scarsità delle tue energie nel secondo scontro, non riesci a fare molto altro. Riguardo alla sportività, nulla da eccepire. A te spettano 1800 gold. Subisci, come tutti, il malus "Solo una fiaba", riportato prima dell'artefatto. Yvenna:Approssimativa. Di per sé il tuo stile non è male, ma sono tanti, piccoli errori e imprecisioni a rendere la lettura meno gradevole. Riesci a rendere bene immagini e descrizioni, ma a volte appaiono poco comprensibili e visibili. Tracci a grandi linee l'aspetto di ogni cosa che ti si para davanti, aspettandoti che ombreggiature e colori li metta chi sta leggendo. Fa piacere poter completare con l'immaginazione ciò che si legge, ma tu sei veramente troppo vaga, in alcuni momenti. Dovresti tentare di visualizzare bene ciò che vuoi scrivere e poi di renderlo in maniera ordinata. Inoltre alterni descrizioni e introspezione in maniera confusa, a volte legandoli con cattiva punteggiatura. Non è un tuo atteggiamento costante, ma in alcuni casi tendi a mescolarle troppo. Tenta di separarle perlomeno con un punto, in modo che si capisca la differenza fra pensiero e azione. Riguardo all'interpretazione, Andrea è un personaggio piuttosto piatto. Si comporta come un maschiaccio: è impulsiva, facile all'ira, senza vergogna. L'unico accenno di femminilità lo mostra quando tenta di proteggere Priscilla. Tuttavia, alla fine ricalca sempre l'archetipo del paladino, senza molte variazioni sul tema. Visto che te ne sei andata a metà quest, non posso sapere come avresti interpretato Andrea più avanti; forse avevi in mente qualche svolta. In ogni caso ti consiglio di conferire al tuo personaggio qualche tratto aggiuntivo per renderlo più interessante. Riguardo alla strategia, non avendo tu un parco tecniche molto ampio, hai costruito un buono scontro nel combattimento con Samuel. In sportività, non ho nulla da dire, se non il tuo abbandono. Certamente avrai avuto le tue ragione, ma non posso lasciare impunito un comportamento che avrebbe potuto causare il fallimento della quest. Ti viene assegnata una penalità di 100 Gold alla ricompensa per non essere arrivata al finale e un malus interpretativo. Ricordo che i malus si possono rimuovere con una pozione del rimodellamento. A te spettano quindi 300 gold e il seguente malus: CITAZIONE Divorata dalle fiere
Gettata in una camera buia, dall'odore fetido di escrementi e urina. Assalita da decine di occhietti scintillanti, accompagnati da fauci candide come la neve. La carne che viene masticata, il dolore insopportabile delle ossa spezzate e dei muscoli strappati. L'aria che lentamente viene a mancare dalla gola recisa. L'incapacità di morire.
Andrea ha fallito nello spezzare l'incantesimo con cui è stata colpita, e per tutto il resto della sua vita dovrà patirne le conseguenze: ogni volta che si addormenterà, lei diverrà il piccolo Samuel. Gettato dalla strega in mezzo a una tana di lupi affamati, il piccolo venne divorato più e più notti mentre la sua carne si rigenerava. Questo sarà ciò che il Paladino dovrà vivere, senza possibilità di fuga. __________________________________ Questo Malus è assegnato a tutti voi, nessuno escluso. CITAZIONE Solo una fiaba
Una strega nel bosco che rapisce bambini per trasformarli in mostri. Questa è la storia che vorrebbero raccontare gli unici tre sopravvissuti di Tannenwald. Hanno visto con i loro occhi il castello in mezzo alla foresta, quella fortezza d'incubo dove decine di bambini hanno trovato la morte senza che loro potessero fare nulla per evitarlo. Hanno parlato con quella ragazza dalla coda di gatto, quella che, senza battere ciglio, ha tagliato la testa a una bimba che l'abbracciava. E poi hanno visto scomparire tutto quanto. Niente rimane a confermare le loro parole. E nessuno crederà mai loro.
[Malus: il pg non verrà mai creduto riguardo al suo racconto dei fatti avvenuti a Tannenwald, né riguardo al castello o alla strega. Questo malus non si può rimuovere con una pozione del rimodellamento.] Questo è l'artefatto per Paracco (si ringrazia Coldest per la scrittura e la realizzazione e per cui riceverà 200 G): CITAZIONE -once upon a time-
C'era una volta la mamma. Era dolce, occhi come il cielo e la chioma di campi di grano. Persino la pelle, pallida e fragile come porcellana -eppure morbida come le nuvole- resta ferma come ancora nelle nostre memorie. Una figura angelica che con la sua gentilezza riscaldava la casa e le strade persino nelle notti più gelide di Tannenwald, illuminando i volti degli abitanti tanto quanto quella dei suoi figli.
C'era una volta: prima che la tosse e i fazzoletti rossi la portassero via, prima che le coperte dovessimo rimboccarcele da soli. Prima che il suo letto rimanesse vuoto.
Una volta in cui eravamo spensierati, in cui la vita era una fetta di torta dolce come la ninnananna che accompagnava il sonno nelle notti più scure. Prima della pece...prima della ragazza con la coda. Prima della madre.
Una volta, e mai più. C'era una volta in cui persino noi, stringendo in sprazzi di purezza questo medaglione, siamo stati . i n n o c e n t i . ~ Le braccia della mamma ~Era minuta rispetto agli altri nel villaggio, ma nonostante tutto noi eravamo ancora più piccoli: tanto da poter essere stretti in un abbraccio tenero. Noi lo ricordiamo. Ricordiamo mentre ci cingeva le spalle quando eravamo arrabbiati, terrorizzati o tristi, dita a carezzare i nostri capelli, e ci premeva delicatamente contro il suo grembo. Il suo profumo, il suo calore, e soprattutto il suo silenzio: erano tutto ciò che serviva perché il mondo diventasse lontano e innocuo, di fronte alla sua figura. Era minuta, vero: ma lei era il bastione più alto, erso a proteggerci dalle paure e dal dolore. [Passiva, permette di erigere tecniche di difesa inconsciamente. Alta, barriera Media per due turni. Attivabile a 360° o meno. Nel primo caso, sarà di potenza Bassa anziché Media. La barriera ha forma sferica o a cupola, si manifesta come una distorsione luccicante dell'aria attorno, ed ha una consistenza morbida, non rigida, seppur impenetrabile. Può essere utilizzata anche per attutire le cadute o forti urti non-tecnica, una volta evocata. Natura magica.] ~ Il bacio della mamma ~Eravamo bambini, privi di rimorsi e troppo curiosi per fermarci. Amavamo ciò che era straniero, non avevamo timori di dire il nostro nome a chi non lo conosceva - non avevamo ancora conosciuto il mondo. Ci avventuravamo spesso fuori da casa, cadevamo e ci facevamo male. I lividi erano il marchio sulla nostra pelle su quanto lontano eravamo andati, il rosso del sangue sulle ginocchia quanto forte avevamo corso. E ogni volta che tornavamo con le lacrime di coccodrillo, lei era sempre lì per accoglierci: un rimprovero severo, seguito sempre da acqua gelida, e infine un bacio: gentile e caldo, lì dove prima bruciava e faceva tanto male. Diceva che il bacio sarebbe servito a farlo curare in fretta e a fare meno male, ma solo se eravamo bambini buoni che ascoltavano la propria mamma. Siamo davvero stati bravi bambini, però? Lo siamo stati, mamma? [Media, per quattro turni le cure sono al livello del consumo; non le rende di un livello superiore al consumo se c'è un'altra passiva di mezzo. Natura magica. Passiva, 2CS in Prudenza ogni volta che il possessore del medaglione attiva una tecnica di cura. Media, consiste in una cura Alta verso il proprio fisico attivandola tramite tocco, o su sé stessi. Utilizzabile solo una volta, e solo se sono attive le precedenti tecniche attive "Le braccia della mamma" e "Il bacio della mamma". Cura da ferite fisiche.] ~ Il sorriso della mamma ~Era grave. Lo sapevamo, perché ogni volta che menzionavamo i fazzoletti rossi gli altri chinavano il capo e si lanciavano occhiate tristi. Le faceva tanto male. E sapevamo anche quello, perché quando lei non ci guardava ma noi guardavamo lei il suo volto era triste e addolorato; eppure inevitabilmente ogni volta che le chiedevamo se andasse tutto bene lei rispondeva di sì. Sì, piccoli miei -diceva- mamma ha solo avuto un pensiero brutto. I pensieri brutti fanno male a tutti, sapete? Per questo bisogna combatterli così. E sorrideva. Non riuscivamo a capirlo: come poteva sorridere nonostante la tosse le facesse tanto male? Eppure ogni volta che lei distendeva la piccola bocca e mostrava i denti bianchi, noi facevamo lo stesso. Forse la tosse era davvero solo un pensiero brutto, e sorridendo scacciava sia lei che le nostre paure. Ma allora perché di lei ci rimane solo questo medaglione? [Bassa, consiste in un'influenza psionica amichevole sul bersaglio designato. Non lascia danni, ma una piccola impronta di affetto e non-ostilità che perdura per il resto della giocata. Affrontabile come una tecnica di natura psionica di potenza bassa.] A me vanno 1650 Gold per aver gestito la quest. Faccio aggiornare i conti il prima possibile. Paracco deve comunicarmi in confronto o per vie private se tiene gli artefatti o meno. Ringrazio tutti per la partecipazione, spero di ruolare un'altra volta con voi!
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