Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Ray Vs. Neferpito, Esame Energia Blu

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view post Posted on 11/3/2008, 17:39
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CITAZIONE
Si applicano le normali regole di un duello ufficiale.

~ P r e s e n t a z i o n e ]



Tic, tac.

«Dovete, adunque, sapere come sono dua generazioni di combattere: l'uno con le leggi, l'altro con la forza: quel primo è proprio dello uomo, quel secondo è delle bestie: ma perché el primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo. Pertanto, a uno principe è necessario sapere bene usare la bestia e l'uomo. Questa parte è suta insegnata a' principi copertamente dagli antichi scrittori; li quali scrivono come Achille e molti altri di quelli principi antichi furono dati a nutrire a Chirone centauro, che sotto sua disciplina li custodissi. Il che non vuol dire altro, avere per precettore uno mezzo bestia e mezzo uomo, se non che bisogna a uno principe sapere usare l'una e l'altra natura; e l'una sanza l'altra non è durabile.
Sendo, dunque, uno principe necessitato sapere bene usare la bestia, debbe di quelle pigliare la golpe e il lione; perché il lione non si defende da' lacci, la golpe non si defende da' lupi. Coloro che stanno semplicemente in sul lione, non se ne intendano.
»

Memorie di ciò che gli era stato insegnato.
La mano fece scattare il meccanismo di un ciondolo portafoto, così da lasciare diffondere il ticchettio tutt'intorno alla sala. E quando'l funerario eco si perse fra le mura, le dita scivolarono lungo l'argento, per richiudere il medaglione in un secondo rintocco.
Presto lo riaprivano, scattando sulla molla, per poi richiuderlo altrettanto rapide, spingendo sul suo corpo. Puntuali solo come un orologio riuscirebbe ad essere.
Non stava ricordando, bensì concedendosi un breve momento di distacco dagli ultimi avvenimenti, lasciando che i pensieri lo riportassero ai tempi più a loro congeniali, senza obiettare in modo alcuno.
I tempi del suo apprendistato, quando ancora frequentava le scuole. Mai avrebbe creduto, allora, che tutte quelle idiozie scritte sui libri gli sarebbero tornate tanto utili, una volta perso il senno.

«E se gli uomini fossero tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma perché sono tristi, e non la osservarebbono a te, tu etiam non l'hai ad osservare a loro. Né mai a uno principe mancarono cagioni legittime di colorire la inosservanzia. Di questo se ne potrebbe dare infiniti esempli moderni e mostrare quante paci, quante promesse sono state fatte irrite e vane per la infidelità de' principi: e quello che ha saputo meglio usare la golpe, è meglio capitato. Ma è necessario questa natura saperla bene colorire, ed essere gran simulatore e dissimulatore: e sono tanto semplici gli uomini, e tanto obediscano alle necessità presenti, che colui che inganna, troverrà sempre chi si lascerà ingannare.»

Passò il dito indice della mano non impegnata sotto il mento, in un malcelato gesto di malizia, quasi si stesse asciugando da una goccia di sudore che avesse toccato la sua pelle.
Le labbra sussurravano senza voce ogni lettera che solcasse i suoi pensieri, ripetendole diligentemente in una muta e lenta litania.
Lo scatto del ciondolo scandiva il tempo e le pause fra le frasi, sapiente direttore d'orchestra.
Senza parole e cieco. Gli occhi vuoti, oltremare, contemplavano persi qualcosa che non riuscivano a scorgere. Stralci di una memoria che non riusciva a ricordare.
Nell'insieme, pareva un ingranaggio a cui era stato insegnato a muovere le labbra. Eppure, solo così riusciva a ricomporre le memorie.
Più che mele marce e bimbi gonfi, però, non riusciva a vedere nulla. Visioni di lezioni, sangue e odio si susseguivano sotto il suo sugardo spento, prive di significato alcuno.
Ancora una volta fece scattare il ciondolo; non importava se si stesse chiudendo o aprendo.
Attonito, lasciò che gli spettri del passato gli danzassero intorno, senza che riuscisse a ghermirli fra le sue zanne.
Vedeva i colpi delle persone; non una sola mano gentile.
Vedeva gli studi sotto il suo naso; non un secondo di svago.
Vedeva il desiderio; ingiustificato.
E poi, qualcosa che ancora non riusciva a ricordare. Un elemento importantissimo che gli sfuggiva, e che avrebbe potuto dare senso a tutto il resto.
Un meccanismo rotto nella sua testa, senza il quale nulla pareva funzionare.
Tuttavia, in quell'istante, qualcosa lo riportò alla realtà dei fatti.
Un rumore sordo, riecheggiante per la stanza, che interruppe il ticchettio provocato dallo scattare del ciondolo portafoto.
Non ci furono sobbalzi, né reazioni improvvise. Lentamente, i suoi occhi parvero mettere a fuoco ciò che stava intorno a lui, e la sua mano ripose con flemmaticità il medaglione in uno dei risvolti della veste, nascondendolo alla vista del Regnante.
Per terra, la sua corona tremava ancora, caduta poco prima dal trono. Sul volto di lei, le fattezze di Loec lo deridevano.
La sua espressione si contorse con negligenza, mentre con uno sbuffo scese dal proprio seggio per chinarsi e raccogliere la maschera, ripulendola un poco benché non fosse ricoperta dalla polvere.
La alzò innanzi al volto quasi per scherzo, senza indossarla, e si perse nella contemplazione della sala del trono. Buia, gigantesca e magnifica. Uno dei suoi migliori acquisti.
Un sorriso solcò breve la sua smorfia a quella vista, ma solo poco e scomparve anch'esso.
Tornò sui suoi passi, e si sedette sul trono di pietra nera che come solito lo attendeva con impazienza, caldo e accogliente.
Le tenebre della camera parevano chinarsi sul suo corpo, quasi volessero raccoglierlo e coccolarlo per donargli un po' di gioia, mostrando lui i visi contorti e stuprati dalla mancanza di luci e colori figurati sugli arazzi che tappezzavano la sala, ricchi e sfarzosi.
Poche candele illuminavano la camera che aveva scelto come altare, e le studiò una ad una, desiderando che si spegnessero. Nessuno avrebbe dovuto vedere il sangue di colui che aveva destinato ad essere il suo pasto.
La corona innanzi al volto ma non poggiatavi, infine, squadrò le porte innanzi a lui, enormi anch'esse.
Decisamente, non era dell'umore giusto per combattere.

CITAZIONE
Ferite: Nessuna
Energia: 100%
Tecniche e abilità utilizzate: S i i l a m i a F o r z a ~ Ray è in grado di incutere paura nelle persone a lui accanto. Il livello di paura sarà sempre presente, e non condizionato dalle caratteristiche psicologiche dell'altro, ma in quantità diverse, a seconda di quanto e come si entrerà in contatto con lui. Percepirne solo l'odore, infatti, provocherà semplicemente un leggero brivido lungo la schiena. Ascoltare le sue parole, o i suoi passi, accrescerà questa sensazione, alimentando i brividi e la paura. Entrare in un contatto visivo profondo e analitico, oppure troppo prolungato con Ray causerà un lieve senso di terrore. Percepirne la presenza ma non poterlo vedere aggiungerà a questo anche un lieve senso di ansia. Un contatto prolungato con il suo corpo provocherà vero e proprio terrore, e cercare di entrare nella sua testa per utilizzare un'illusione, o qualsiasi altra tecnica che necessiti di manipolare la sua mente, è un rischio che nemmeno i più coraggiosi potrebbero arrischiarsi a compiere, uscendone sani. Quest'ultimo effetto risulta praticamente inutile in quanto Ray, possessore della abilità "Sii la mia Astuzia", resterebbe immune alle illusioni in ogni caso. Questi effetti sono comunque attuabili solo su utenti di energia pari o inferiore. La paura, in sostanza, equivale a quella di ritrovarsi da soli in una stanza completamente buia, senza sapere da cosa si è circondati.
La paura non è né magica, né illusoria. E' semplicemente una sensazione emanata dal personaggio più assimilabile al concetto che "Ray fa paura" per i suoi comportamenti e il mistero che aleggia intorno alla sua figura. Un'abilità quindi più utile a scopo narrativo che all'interno di un duello. [...]

 
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Neferpito
view post Posted on 11/3/2008, 22:28




When does pleasure become pain?
When does sex become insane?

image
You say yes
As you feel it
Nyaah... ♥


C'è una cosa che salta all'occhio di lei: l'odore. Forte, dolce, molto delicato ad un primo acchito, ma ossessionante con il passare del tempo. E' un profumo difficilmente distillabile, l'odore che invero il debole olfatto umano può sentire più in determinati momenti, quando i sensi sono affinati da situazioni di tensione, quando il corpo di un'amante incontra l'altro e tutto diviene un'unica cosa, ed ogni singolo nervo del corpo è teso allo spasmo. In quel momento, e solo in quel momento, è possibile percepire un odore molto simile a quello prodotto inconsciamente dal corpo della gatta. Gatta, perché questo era, le orecchiucce bianche che sporgevano dai lati del piccolo cranio incorniciato da batuffoli di zucchero filato bianco, gli occhi grandi e felini dalle iridi verticali di un dorato impressionante per lucentezza e profondità, la codina diafana e le zampe artigliate... una gatta, ed altro ancora: chimera.

« Neferpito... ♪ »
Disse sorridendo beffarda ed avvicinandosi, le mani unite dietro la schiena, i piedi posti l'uno davanti all'altro nel suo incedere aggraziato, il capo leggermente piegato in un breve cenno, il tono di voce musicale, quasi canzonatorio, insieme quei due elementi formavano una buffa via di mezzo fra la riverenza ed una presa in giro.
« E' il mio nome... sire. ♪ »

nel dirlo si fermò immobile a quindici metri dalla posizione del capoclan del Toryu, portando la destra al petto ed abbassandosi leggermente in avanti, sorridendo, i gesti sono cortesi ma l'espressione ed il tono di voce restano immutati.


Si dice che i gatti giocano con le prede prima di mangiarle.
Si dice che di notte balzino sui tetti più alti delle città
raggiungendo la luna con un singolo salto. Si dice che con
la loro esistenza siano uno scherzo a tutti coloro che
vorrebbero toccare l'astro lunare. Si dice che i gatti non
hanno padrone, che siano i signori unici di loro stessi.
Si dice che si può conquistare l'amore di un gatto... mai
comprarlo. Non con una ciotola di latte, non con mille monete
d'oro.

Si dice che i gatti non hanno un re.


image

« Prima di cominciare vorrei che... come dire? Vorrei che mi fosse assicurato di nuovo che avrò la possibilità di andarmene tranquillamente dalla vostra dimora una volta finito il duello... indipendentemente da ciò che potrà accadervi. ♥ »

Attende. Sembra tranquilla, pare non avere fretta. In realtà tranquilla è uno status psicologico solo superficiale, solo apparente, Nefe non è mai tranquilla, sempre tormentata, in questo caso addirittura inquietata nel profondo da qualcosa che la pervade e che non riesce a identificare, un sentimento che una come lei ha semplicemente dimenticato, perché controproducente a quello che doveva essere il suo scopo e la sua ragione di vita: guardia reale, elemento scelto al comando diretto del Re. Di UN re, forse è per questo che prova questa sensazione indefinita...? La stessa che ti pervade quando hai di fronte un essere indicibilmente più potente di te.

Si chiama paura. Ed è in conflitto con qualcos'altro, di ben più radicato nella gatta... voglia di uccidere. Come si fa ad aver paura di qualcosa ed al contempo desiderare ardentemente di immergere la faccia nelle sue interiora ancora calde...? Si può, quando non si è umani e non si ha niente di umano.
Evidentemente, i gatti possono.


CITAZIONE
SPOILER (click to view)
[NeFeRpiTo]

Considerando l'energia blu e la classe cacciatore, prendendo come base la razza mezzodemone, l'abilità "Destrezza Felina" e considerandosi con il dominio "libertà" al terzo livello, si ottengono i seguenti parametri:


(ReC): 250 (AeV): 525 (PeRf): 225 (PeRm): 150 (CaeM): 275
SPOILER (click to view)
Ferocia animale: Una creatura avente capacità sovrumane in status psicologico alterato (es: rabbia) tende a trasmettere in parte, tramite la propria aura, le proprie emozioni in chi la circonda. Nel caso di emozioni pacifiche (es: amore, affetto) queste emozioni trasmettono una sensazione gradevole, ma quando si parla di emozioni più feroci (es: rabbia, furia omicida) la sensazione trasmessa è di un pericolo imminente.
Parlando di creature poco al di sopra del sovrumano questi segnali sono a malapena percepibili come presentimenti o reazioni istintive dovute all'istinto di sopravvivenza, ma l'enorme aura della chimera combinata con il suo status psicologico che versa su di una costante voglia di uccidere, fa scattare in chi la circonda l'istinto di sopravvivenza che porta alla consapevolezza immediata della pericolosità rappresentata dalla chimera e dal suo potenziale omicida. Per lo stesso motivo, ovviamente, individui aventi sensi superiori a quelli di un normale essere umano percepiscono indistintamente la presenza di Neferpito anche a grandi distanze.

EDIT: Dimenticato di dichiarare la classe (nonostante l'avessi inserita in tabella)



Edited by Neferpito - 11/3/2008, 23:15
 
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view post Posted on 12/3/2008, 22:02
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CITAZIONE
150 di PeRm? Auguri. Ricorda che devi considerare tutte le mie tecniche di un livello superiore, con una forza magica così bassa.

~ C o m b a t t i m e n t o ]



image
Da dietro la maschera, schioccò le labbra in segno di disappunto, benché virtuosismi simili non gli suonassero per nulla nuovi.
Era destino dei Re, senza dubbio, che i loro interlocutori non potessero sottrarsi dal prendere una ferma posizione fronteggiandoli, dovendo scegliere se stare dalla loro parte o meno. Paradossale che coloro ai quali erano affidate le sorti di un regno finissero sempre col dividerlo.
La sua smorfia si contorse, seppur nascosta dal gesto carnascialesco, folgorato dalla delusione. Che si aspettasse un approccio differente?
Tuttavia, ignorando il disappunto, decise di non esimersi dal dare una risposta alla propria avversaria, concedendole quella piccola cortesia.

« Non hai nulla di cui preoccuparti, gattina. Io mantengo sempre la parola data. »

Spostò la maschera di un poco, scrutandola con l'occhio come si fa dallo spioncino di una porta, vorace.
Una piega del sorriso sfuggì alla copertura, troppo grande per poter essere nascosta. Bieca e animalesca, snaturatamente torta.

« ...E poi questa sera ho solo fame. »

Tornò a coprire il volto, gioviale.
Ricordava di un tempo in cui gli avevano detto che le maschere avevano assunto, nella storia dell'umanità, gli usi più disparati.
Maschere che celavano i pianti e i dolori; maschere che velavano il cuore. Maschere che rallegravano gli altri, e maschere che rallegravano se stessi.
Maschere che venivano indossate per portare a compimento i rituali più strani, e maschere che per la stessa ragione venivano adorate.
Maschere terribili, che servivano a terrorizzare, e altre maschere che invece venivano usate per rasserenare gli animi.
Gli dissero anche che tutti quanti indossavano una maschera, e fu per quella ragione che gli sembrò ovvio procurarsene una.
La aveva cercata a lungo, e alla fine il suo sguardo s'era celato su quella che in futuro sarebbe indubbiamente divenuta la sua corona. Una maschera scheletrica e denaturata, per nascondere un viso lacerato dalle pieghe dell'istinto di una fiera. Un volto indescrivibile a parole, velato per moderarne l'impatto.
Bastò quel sorriso, quel breve scorcio, e già le vesti del Re parevano distorcersi dalla follia, piegandosi e strappandosi, allungandosi nel vano tentativo di dilaniare le carni della Chimera.
L'unica cosa che pareva tenerle a bada era la volontà stessa del monarca, tanto labile quanto ferma e piena.
Ancora non avrebbe attaccato.
Dalle tenebre alle sue spalle prese forma una figura enorme, metallica, che cigolando si affiancò al trono, strisciando a terra una lama ricurva, ricoperta dalle viscere dei suoi nemici.
Silente, il cavaliere chiuse le ferree fauci, ristoratosi dall'ultimo combattimento. La figura intrisa del sangue di chissà quali vittima; l'odore dei morti che ancora si liberava dalle giunture.
Sazio, avrebbe atteso fino a che non gli fosse ordinato di morire per difendere il Monarca.
Fu una pausa innaturalmente lunga, la loro, ma poi il ragazzo si decise a parlare ancora, senza però dare il via al combattimento.

« Sai, Neferpito...? Mi hai sorpreso in un momento del tutto inaspettato. »

Non mentiva. Per quanto incredibilmente gracchianti, le sue parole trasudavano verità.
Strano ma vero, Ray era in vena di rivelazioni.

« Stavo ricordando i tempi del mio apprendistato... dei miei studi. Bé... si parla di un sacco di tempo fa. »


Mosse la testa dietro la maschera, accentuando le pause di riflessione con una teatralità degna del migliore degli attori, quasi si fosse preparato il discorso in precedenza.
Cercava di raccattare tutto ciò che riusciva dalle rovine della sua fatiscente vita, per poter continuare il discorso. Purtroppo però tutto ciò che la sua mente sembrava volergli offrire non erano altro che macchie d'inchiostro spennellate su di una tela sporca.

« ...A quell'epoca non esisteva nulla che non riuscissi a fare. Migliore negli esami, nei trattati e nelle prove... anche se dubito che a te tutto questo possa interessare. »


Scosse la mano con noncuranza, concedendosi un breve sunto della del racconto solo con quel gesto, che sembrava coglierne i risvolti più noiosi.

« Ciò che voglio che tu tenga a mente, Neferpito, è il motivo per cui ho deciso di divenire un Re. »


Un'altra pausa. Forse voleva accertarsi che la chimera cogliesse a pieno il significato della sua prossima affermazione, concedendole tutto il tempo che le serviva per concentrare su di lui la sua rinnovata attenzione.
Le labbra si mossero lente, proprio come quando si fa un'importantissima rivelazione. Il collo si allungò in avanti, costringendolo ad inarcare la schiena, e staccarla dalla pietra del trono.

« Lo feci perché mi venne detto che non esisteva compito più difficile di quello della Guida e del Monarca. Del principe e del Re. Lo feci, quindi, perché non c'era nient'altro che non potessi fare, e ne sono tutt'ora convinto. »


Sorrise compiaciuto. Sperava che la sua avversaria avesse colto il significato che stava dietro quell'ultima frase, e il motivo della sua convocazione.
Tuttavia Ray si sentiva misericordioso, e decise che non si sarebbe riservato dall'esimerlo, benché scontato.
Si rilassò nuovamente sul trono, distendendo le dita che, come ragni, s'erano strette lungo i bracci del seggio. Fece un sospiro, e concluse.

« Se oggi sei qui, Neferpito, e proprio per dimostrarmi che non esista compito più difficile di questo. Ma ricorda, tu non riuscirai a farmi alzare da questo seggio. »


E si sa, ciò che detta un sovrano, è legge. Specialmente quando le sue parole sono impregnate d'una potente carica psionica.
Ma il sovrano non aveva più intenzione di spendere tempo a dialogare, e alzò lentamente la mano non impegnata a mantenere la corona innanzi al viso.
Schioccò le dita, e le ombre, sue serve, si lanciarono sulla Chimera, fameliche, nonostante il banchetto fosse solo alla sua prima portata.


CITAZIONE
[ReC: 400][AeV: 325][PeRf: 125][PeRm: 325][CaeM: 275]

Ferite: Nessuna
Status Golem: 100%
Energia: 90%
Tecniche e abilità utilizzate: S i i l a m i a M a s c h e r a ~ Ray è una persona estremamente egoistica ed egocentrica. Questo suo modo di fare, a volte tipico da "sovrano del mondo", a volte scherzoso, ma sempre superiore a quello dell'avversario, la portato a rendersi ininfluenzabile sotto qualsiasi campo. Il ragazzo non sarà affetto infatti da attacchi che potrebbero influenzare ogni sua azione, sia fisica che psicologica. Ammaliamenti, timori, blocchi magici, nulla di tutto ciò funzionerà sul ragazzo che sarà talmente sicuro di se stesso da non poter essere influenzato, appunto, da niente e nessuno. Generalizzando, quest'abilità impedisce a Ray di essere influenzato da fattori esterni in ogni sua azione, sia fisica che psichica. [...]
S i i l a m i a F o r z a ~ [Parte già citata] Tuttavia, questo potere può essere canalizzato tramite la parola.
Come molti dei suoi avversari avranno potuto notare, infatti, Ray è una persona che ama molto ascoltare la sua stessa voce, nonché distruggere e infrangere l'orgoglio avversario tramite di essa, parlando e conversando all'interno del duello come se lui e l'altro fossero tranquillamente seduti a fare salotto. Tutto ciò ha conferito al ragazzo un carisma non indifferente, e un'invidiabile capacità persuasiva, impressionante a dire la verità. Impregnando le parole di terrore e paura, infatti, tutto ciò che Ray dirà alle orecchie dell'avversario passerà per vero, indipendentemente da ciò che lui dica. Le sue capacità di parlatore possono perfino convincere le menti più deboli del contrario di tutto ciò che pensano, distruggere i loro ideali, rigirarli a piacere o, addirittura, variarne i ricordi. In ogni caso, la veridicità delle parole di Ray sarà inoppugnabile in qualsiasi situazione, non importa quanto sia grande la bugia da lui architettata. Anche se questo non comporta all'avversario di comportarsi in un qualche modo. Non è infatti possibile per Ray ordinare a qualcuno di fare qualcosa tramite questo potere, e sperare che lui lo faccia, e non solo che vi creda.
S i i i l m i o C a v a l i e r e ~ Ray è in grado di evocare gratuitamente una sola volta durante il duello, il suo potentissimo cavaliere. Questi altro non è che un golem di ferro, rappresentato da un enorme guerriero in armatura, armato di una possente spada. Il costrutto va considerato d'un energia inferiore all'evocatore, com'è solito, ma anche come un'evocazione di livello critico priva di alcun potere che non sia rappresentato dall'altezza della creatura e dalla sua struttura in ferro. Il fatto che sia di così alto livello benché priva di poteri particolari implica che la sua forza, resistenza e qualsiasi altra statistica sia immensamente alta per i normali standard.
Nonostante le sue apparenze, infatti, è dotato di un'agilità considerevole, e di una velocità non dissimile. La sua forza è inoltre in grado di frantumare qualsiasi tipo di roccia col minimo impegno, rendendolo una delle creature più potenti di Asgradel. Essendo un costrutto, sarà immune a qualsiasi tipo di condizionamento psicologico e/o illusione, purché non sia votato a colpire appositamente le evocazioni.
Il degno cavaliere di Ray.
Il golem va considerato un'evocazione di livello critico. Se non richiamato, resta sul campo per quattro turni, compresa l'evocazione.
S i i l a m i a S e r v a ~ Ray estrarrà la persona di Loec dalle vesti, e la mostrerà all'avversario, schernendolo. Nello stesso istante, spendendo un consumo pari a Medio, le ombre sul campo di battaglia prenderanno vita, dirigendosi verso il proprio avversario e vorticando attorno a lui come animate di vita propria, serve dell'imponente Re Mascherato.
Queste conterranno i fedeli seguaci del Dio Loec che, come lame, feriranno l'avversario casualmente su ogni punto del corpo, graffiandolo e lacerandone la pelle, indemoniati, nascosti nelle ombre, provocandogli un danno complessivo pari a medio.
Successivamente torneranno al loro posto, riapparendo come normalissime ombre.



Edited by Ray~ - 12/3/2008, 22:40
 
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Neferpito
view post Posted on 14/3/2008, 00:14




Sono un pezzo della tua mente
Sono ciò che ti confonde ad ogni momento
Sono ciò che scorre nelle tue vene
Sono il tuo dolore
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E lascia che ti dica:
La morte verrà...
Ma solo se riterrò sia il momento
Solo se sarò buono

« Nyaah...♪ »
La linguetta rosea scattò fuori dalle labbra sottili umettando la bocca ed estendendosi a lato. Oh, quello era un suo brutto difetto, più un tic nervoso, retaggio di una razza che degli eccessi è signora quanto e più degli umani. Il gatto è simbolo di nobiltà e bellezza, ma di conseguenza anche di decadenza e lussuria, dei piaceri più sfrenati e della passione più lasciva. La sua maledizione era che al pari del sesso il sangue è osceno e bello, attraente e desiderabile, non esiste legame che riesca a contenere il piacere travolgente che solo il contatto sulla pelle del caldo liquido rosso può donare. Nonostante sia conscia della rigida scala gerarchica della sua stirpe, che come per le formiche da cui discende è immutabile e sacra, nemmeno questo è niente se paragonato al desiderio, perfino se sta alla base della sua esistenza, perfino se è peccato sovvertirla come andando contro gli dei sui loro troni dorati oltre le nuvole.

In fondo, i gatti non hanno degli dei, non hanno leggi, non hanno morale, non hanno un re.

Ombre vorticanti come nugoli di serpenti si allungano e si contorcono accerchiandola, distende le braccia in un movimento a spirale estendendo le braccia come preparando l'inchino che precede una danza sulle note di una musica lontana, un rondo di cui non conosce le note, ma di cui ben ricorda i passi.
Rondo des Chaires, la danza dei fili. Per le leggi del nen, concretizzare un filo di energia di resistenza immane è un gioco da ragazzi per chi ha le giuste attitudini, creando addirittura fili che potrebbero essere spinti da giganti grandi due volte il cavaliere evocato dal Re senza spezzarsi. L'impiego di speciali condizioni possono rendere i fili molto pericolosi, oltre che resistenti, letali e taglienti quanto affilate spade, di solito si parla di divieti che concentrando le energie in un unico punto e dimostrando la determinazione dell'utilizzatore, conferiscono proprietà addizionali senza costringere l'utilizzatore di nen a sacrificare la resistenza dei fili stessi.
Neferpito è andata oltre. Sadica, sprezzante, conscia della sua incredibile ed innaturale resistenza combinata con le sue capacità di recupero sorprendenti, ha imparato a macellare le sue stesse carni per dar via ai suoi fili, guadagnando qualcosa che va oltre il semplice "potenziamento".

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« E' vero, non posso farlo, ma non importa, non importa... non importa veramente. »

Già, non serve che si alza da quello scranno, non serve veramente, le interiora scendono giù per forza di gravità, oppure basterà frugarci dentro con la mano, per farle uscire tutte. Una mano nel ventre, dallo squarcio all'altezza dell'ombelico su, su... fino a sentire il tocco ruvido delle costole che ti dice che sei all'interno della cassa toracica, oltre il tessuto spugnoso dei polmoni fino al caldo anfratto posto al centro di questi, l'organo viscido e trasudante sangue. Quando lo tocchi si bagna, e non è il solo, il cuore è umido e molliccio e va stretto con delicatezza, altrimenti si comprime con un nonnulla. Ci vuole arte per strappare un cuore mentre è ancora pulsante.

Le ombre sono lame affilate che si muovono verso di lei da ogni direzione, i suoi fili -non a caso parte di lei- a quella vista si agitano, vorticano, danzano, sono impazienti come tanti, tanti, tanti bambini che reclamano la loro porzione di dolce a cena. dalle maniche strette del pullover nero emergono a decine per accogliere i fili, sono luminosi come piccoli soli filiformi perché Neferpito vi ha immesso parte della sua energia applicando il principio del nen che gli umani definiscono Shou.
I fili già di per se incredibilmente taglienti affondano nelle lame d'ombra come se fossero burro, le fanno a pezzi quando entrano nel raggio di due metri dalla gatta e non le lasciano avvicinare, alcune vengono ridotte a tocchetti come foglie mature gettate lentamente ed una ad una in un tritacarne. Una visione fantastica, magnifica.

« Nyan...♪ »

Il suono musicale di un miagolio lieve, un brivido freddo che corre rapido lungo la spina dorsale e poi su, lungo la codina diafana. E' un moto di eccitazione che subito si trasforma in voglia di ammazzare, sete di sangue, ferocia animale, un misto di tutto ciò ed altro ancora: lussuria.
Lo scatto in avanti, rapida anche da fermo, pochi balzi per arrivare a cinque metri dal colosso, distanza utile per i dieci metri dei suoi fili. La zampa artigliata si distende, e venti filamenti di carne e nen si sarebbero mossi a quel gesto per cingere entrambe le gambe mastodontiche del titano, poi Neferpito avrebbe scartato alla sua destra arrivando parallelo alla mostruosità metallica tendendo i fili ad un gesto della mancina in modo da cercare di costringere l'essere ad unire gli arti per non cadere, rimanere fermo per non inciampare. Infine i restanti dieci, in massa, ad un gesto della mano dominante si sarebbero avventati sul Re in persona, muovendosi come tante spire animate di vita propria per legarlo al suo trono che non trema, insinuandosi nelle sue carni fino a tranciare le ossa come se fossero legno marcio, dividendolo quindi in due all'altezza del punto in cui da seduto lo avrebbero legato. Ed a quell'immagine, un ennesimo miagolio di piacere scappò via dalle labbra arricciate della chimera...

CITAZIONE
SPOILER (click to view)

Abilità innata:
Rondo des Chaires


Un utilizzatore di nen deve solo scegliere la sua specialità ed impiegarla nel modo giusto per ottenere un potere considerevole, ma una delle basi specifiche nell'impiego dell'hatsu, è che delle restrizioni o dei giuramenti, che limitano o rendono difficoltosa o specializzata l'applicazione del potere nen, rendono quest'ultimo più forte e potente.
Nel suo sadico piacere nell'impiegare il proprio stesso corpo come un'arma, Neferpito ha trovato il modo di sacrificare larghe parti delle sue stesse carni per dar vita a fili del diametro addirittura inferiore a quello di un capello (che già viaggia sulle unità di misura dell'amstrong), si diramano dal corpo della chimera emergendo da ogni lato e poi andando a conficcarsi nel terreno e negli oggetti, i quali vengono penetrati dai fili, i quali poi danno vita ad una piccola "radice" che li rende saldi e relativamente difficili da estrarre.
I fili così generati sono taglienti al pari di rasoi, invisibili una volta disposti perché sottilissimi (si considerano disposti nel momento in cui sono fermi e collegati ad un ripiano solido ed immobile da entrambi i capi del filo. Fintanto che si muovono, al contrario, sono perfettamente visibili) essendo di natura organica, ma generati dal nen di Neferpito potenziato dalla condizione necessaria per crearli, non conducono elettricità e sono molto resistenti al calore, senza però ovviamente risultarne immuni.
E' possibile disporre i fili in un'area attorno a Neferpito stessa, ed è possibile farlo in due modi: il primo è muovendoli tramite le mani, basandosi solo sulla consumata destrezza di cui la gatta è capace, in alternativa bruciando una slot tecnica, e quindi facendovi scorrere del nen al loro interno, riuscendo così ad impiegarli come veri e propri prolungamenti del proprio corpo, muovendo ciascun filo con la stessa facilità con cui si muove un braccio. I fili usati in questo modo vanno quindi ad allontanarsi per un massimo di venti metri dalla chimera, prima di slacciarsi e disporsi, oppure risultare inutilizzabili.
I fili possono dipanarsi dal suo corpo in una quantità massicce, ma ogni utilizzo dell'innata tende a produrre un dolore sempre maggiore, e che a partire dal terzo utilizzo provoca danni strutturali al corpo della chimera, anche seri se oltre il quinto utilizzo. Generalmente dopo il terzo si estrae materia solo da una parte del corpo (un arto) la quale però viene letteralmente sacrificata al Rondo des Chaires, la muscolatura estratta e quindi macellata dallo stesso nen della chimera per essere utilizzata come arma.
E' possibile muovere i fili, i quali ovviamente diventano immediatamente visibili nell'istante in cui sono "richiamati", ma questo è fattibile solo a patto che si stabilisca un contatto fisico almeno con dei fili che collegano ai fili che si vogliono muovere, oppure in alternativa si paghi una slot tecnica, spostando quindi fili che si trovano entro venti metri dalla chimera.
Il consumo energetico per l'attivazione del Rondo des Chaires è pari ad un medio, più un basso ad ogni turno per il mantenimento. Non pagare il mantenimento dell'innata, significa precludersi la possibilità di disporre altri fili nel turno corrente, nonché di farvi scorrere del nen, bloccando quindi quasi tutti i valzer minori, nonché il muoverli al massimo delle possibilità di Neferpito. Consumo medio, basso al mantenimento per ogni turno
SPOILER (click to view)
Ten: E’ il primo dei 4 Principi del Nen; implica la meditazione e la capacità di concentrarsi sui propri obiettivi per raggiungere le proprie mete e concretizzare i nostri scopi.
Una buona padronanza del Ten permette all’utilizzatore un controllo sull’aura che riveste il suo corpo, evitando in questo modo la dispersione inconscia e permettendo di incrementare la resistenza fisica rispetto a quella di un uomo normale. Grazie a questa tecnica basilare, una quantità variabile da basso a medio di aura può essere immessa in un arto, o comunque in una parte qualsiasi, del propri corpo, rivestendola e potenziandola enormemente, rilasciandola qualora si volesse attaccare. L'aura rende l'arto estremamente resistente, capace di resistere perfino ad un colpo di spada portato da armi di dimensioni e forza medie. Quando il possessore attacca, l'energia così accumulata può essere trasferita sul bersaglio consentendo un potenziamento molto elevato del colpo. Come pratica avanzata del Ten c'è lo shou, identico in tutto e per tutto al Ten, ma applicato ad oggetti impugnati. Consumo medio

 
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view post Posted on 20/3/2008, 18:31
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Ruggì.
Il suono si diffuse per l'intera sala del trono, con clangore, coprendo lo stridio dello stringere dei fili sulle sue caviglie. Un boato che nemmeno il Re, attonito in quell'istante, poteva dire di aver mai sentito in tutta la sua vita, più simile all'urlo di una donna che al canto del lione.
Una piega si formò sul volto grigio della bestia, lacerandone i ferri e aprendo un taglio sul suo viso, dividendolo faticosamente e lentamente in due parti ben divise, tremando.
Dall'alto del suo trono, lo sguardo del Re nascosto dalla maschera si fece stupito, quasi spaventato.
Nemmeno nella sua sapienza riusciva a dire che cosa stesse succedendo in quel momento, che fino a poco prima sembrava naturale come tanti altri che aveva vissuto.
Sfogliando l'archivio che era la sua testa, non riuscì a ricordare di aver mai assistito ad un simile episodio, né di averne mai sentito parlare.
D'un tratto, il suo cavaliere pareva vivo, e lui, il suo signore, non riusciva a spiegarsene il motivo.
Freddo, allungò una mano contro un braccio del trono, lasciando che i muscoli tesi si scontrassero dolorosamente contro la scheggiata pietra nera. In quel momento, l'unico motivo per cui il Re non s'era ancora allontanato dalla sua pericolosa posizione non era la sua ossessività verso il duro seggio sul quale aveva promesso di restare sino al termine dello scontro, bensì la cieca fiducia che provava nella sua creatura, nonostante non sapesse spiegarsi che cosa gli stava accadendo.
Si capacitava soltanto che, gracchianti, i ferri accanto a lui stavano lentamente divenendo vivi, e non più schiavi di un rituale processo d'evocazione.
Nello stesso istante, sul corpo del Cavaliere si piegavano lastre di metallo, cadendo le une sulle altre, in un clangore assordante.
La bestia cadde in ginocchio, allungò le braccia innanzi a se e strinse le dita contro la pietra del pavimento, bucandola, come se le sue membra fossero scosse da un dolore incredibile.
Ma la sofferenza, non era una giustificazione.
Anche in quei momenti, benché gli acciai non stessero facendo altro che prendere coscienza di ciò che erano, solo una cosa solcava i pensieri del mostro.
Persino nel giorno della sua vera nascita, il suo unico scopo era quello di difendere il Re. E quando vide Neferpito e le sue armi gettarsi contro il Monarca, il suo braccio saettò a velarne la figura, lasciando che i fili della chimera vi si avvolgessero intorno, cingendolo stridenti e intaccandone la superficie.
Nemmeno Golem sapeva a che cosa fosse dovuto tutto il dolore che stava provando in quel momento, dopo secoli passati senza nemmeno venire a conoscenza del più recondito significato di quella parola. Ma questo non lo avrebbe cambiato.
La sua cieca credenza nel signore, non sarebbe cambiata.
Stringendo le armi dell'altra nel pugno, poggiò l'altra mano in terra e vi fece leva per riuscire a rialzarsi.
Lentamente, i ferri che cigolavano ancora, la sua statuaria figura si rifece affiancata al Monarca, com'era stata fino a poco prima.
Il torace scosso da quello che sembrava un respiro, e gli occhi vivi, pieni d'odio.
________________________________________ _____ __ _

Lentamente, le dita di Ray si fecero più morbide sul seggio, lasciando che la tensione scivolasse via dalle sue carni. Poteva sentirla pulsare ancora nel sangue, vanificandosi con l'andare della circolazione.
Il suo respiro si fece nuovamente piatto, sfuggendogli alle labbra in un sospiro.
Sentì una goccia di sudore terminare il suo tortuoso percorso andando a cadergli lungo il collo delle vesti, e con lei, abbandonò anche le spalle.
Per quei brevi attimi, aveva creduto che la sua stessa creatura stesse per rivoltarglisi contro.
Un dubbio che, celere, aveva preso forma nella mente del Re, stupito dall'inatteso comportamento del suo stesso Golem.
Ma aveva voluto credere nella sua creatura, e questa non lo aveva tradito, stando ora eretta alla destra del trono, com'era sempre stata.
Più tranquillo, lasciò che sul suo volto si disegnasse un sorriso, come suo solito.
Era ancora incredulo alle reazioni del suo Cavaliere, ma non sarebbe stato certo fermo ad aspettare un suo nuovo movimento. Decisa, si fece strada in lui la concezione che doveva terminare quel duello il prima possibile.
Allungò una mano dietro di se, e le sue dita si chiusero su ciò che raramente amava utilizzare in duello.
Pochi ricordavano che Ray possedeva un'arma da fuoco, e non solo i suoi poteri, come arma. Meno ancora ricordavano il sangue che quell'arma aveva sparso, in passato.
La allungò innanzi a se, lento, e mosse le labbra come in una sentenza.

~ Vedo che non sei di molte parole, Neferpito. Terminiamo dunque questo combattimento il prima possibile, o rischierò d'annoiarmi. ~

Mentiva. L'unica cosa che lo preoccupava, in quell'istante, era la sua stessa creatura, statuaria accanto a lui. Ma non per questo doveva darlo a vedere.
Si rese conto solo in quell'attimo di quanto utile il gesto carnevalesco di allungare la corona innanzi al volto si stava rivelando un saldo reggente della sua stessa reputazione, e per l'ennesima volta, ringraziò i suoi capricci dal profondo del cuore.
Passò solo un istante, e uno stormo gracchiante di corvi prese forma dalle tenebre della sala del trono. Da dietro le colonne, dalle ombre delle luci, una quantità incredibile di volatili si lanciò contro Neferpito, circondandola e stordendola, distruggendo ogni suo senso con lacerare delle ali e lo stridio dei versi.
Ray allungò ulteriormente il braccio, e il suo sparo fu coperto dal gracchiare dei corvi.
Forse il suo Golem non stava cambiando così tanto da dover essere una preoccupazione. Forse. Tuttavia la creatura sembrò cogliere quel pensiero e, dopo lo sparo, il suo braccio calò contro l'avversaria, ricoperta dalle ali dei corvi, nel violento tentativo di schiacciarla sotto il suo palmo.

CITAZIONE
[ReC: 400][AeV: 325][PeRf: 125][PeRm: 325][CaeM: 275]

Ferite: Nessuna
Status Golem: 80% [Secondo turno su Quattro]
Energia: 85%
Tecniche e abilità utilizzate: S i i l a m i a O c c a s i o n e ~ Ad un rapido e spiccio gesto di Ray e ad un consumo pari a Basso, una quantità incredibile di serici corvi neri scenderanno dal cielo, ammassandosi intorno al proprio avversario, pur senza provocargli alcun tipo di danno.
Questi, gracchiando e svolazzandogli a distanza molto ravvicinata, gli impediranno di vedere e sentire ciò che sta accadendo intorno a lui per qualche secondo, oscurandogli la visuale e torturandogli gli orecchi.
Dopo diversi secondi torneranno da dove sono venuti, volteggiando verso l'alto, ma potranno comunque essere eliminati prima.
La tecnica non provoca alcun tipo di danno, ma fornisce a Ray la possibilità di attaccare un avversario scoperto.
Nel caso in cui l'avversario non dovesse essere distratto dai corvi, questi provocheranno lui un danno pari a basso.
Nel caso in cui vi sia un soffitto, i corvi verranno magicamente generati da essi, emergendo dallo stesso come ombre.

 
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Neferpito
view post Posted on 22/3/2008, 03:08




Sfoglio pagine di fantasie perverse
Riconosco le mie ed inorridisco, eppure l'odio mi pervade.
Getterò la mia pietà in basso, sempre più in basso
Getterò il vostro corpo nella terra in basso, sempre più in basso...
Riderò quando vi vedrò urlare e dimenarvi


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Vi divertite? Sono diventato il vostro divertimento?
Non capisco, non capisco. Come avete potuto fare di me il vostro gioco preferito?
Va bene, lasciate allora che io capisca. Lasciate che adesso sia io a divertirmi.
E su di voi vomiterò le mie fantasie perverse ed il mio odio così profondo...
E riderò quando urlerete agonizzando come bestie in tutto lo schifo che avete fatto nascere in me.




Riderò perché sarà il momento in cui vi restituirò tutto ciò che mi avete ficcato giù nell'animo, tutto ciò che vedo fra le pagine di queste fantasie e che mi fa inorridire, e che fa accedere il mio odio. Odio... i gatti odiano? I felini sono indolenti, su di loro scivola il dolore e sembrano vivere fra il sonno e la veglia. Eppure si: i gatti odiano. I gatti sanno odiare come nessuna razza, perché sanno portare il loro rancore a lungo, e a lungo, e a lungo...
Si, oltretutto i gatti sono vendicativi. Mai, mai, mai dare ad un gatto motivo di odiarvi. Potrebbe essere una delle ultime cose che farete nella vostra vita, prima che questa vi sia strappata via.

Come rispondendo al gracchiare dei corvi, i fili sibilano sollevandosi come serpi e tornano alla loro padrona, la cingono e la circondano turbinando e falciando quei messaggeri ferali a decine, in un coreografico danzare di piume nere e sangue scarlatto che macchiarono copiosi il pavimento della sala del trono.
La gatta seguiva il re con lo sguardo ma i suoi sensi erano tutti puntati sul golem urlante, sentiva istintivamente che il pericolo maggiore veniva da quest'ultimo e non si curò dell'arma sollevata dal Re, la ignorò come si ignora un piccolo fastidio e quando questa eruttò fiamme e piombo si ritrovò come per magia ad osservare con un sorriso stupido sulle labbra un foro nel braccio delle dimensioni di una piccola moneta, ed il sangue... il suo stesso, rosso sangue denso ed impuro, portatore dei geni di almeno tre razze, se non di più.

Quasi tremando per tanto spreco, portò la ferita alla bocca leccandola in modo lento e languido, gustandone il sapore metallico e mordendola per strapparle via il proiettile che aveva cozzato dolorosamente sull'osso.

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« Mio re, lei si sbaglia, non sono affatto di poche parole ♪
E' che non ho tempo di parlare. Non ho tempo e non ci riesco, ho troppa voglia di ammazzarla, devo stare zitta e concentrarmi, altrimenti rischio di non pensare ad altro e sarei costretta a smettere di combattere.
»

In quel momento il golem attaccò, muovendo su di lei il grosso pugno, mentre ancora i pochi corvi rimasti le gracchiavano intorno abbattuti sistematicamente dai fili che sembravano muoversi autonomamente dalla sua volontà. La gatta raccolse il suo corpo all'indietro, le vene del suo braccio si ingrossarono al passaggio di una grossa quantità di nen mentre in un impeto di follia rispondeva al massiccio colpo del golem con un attacco identico, a mano chiusa, un pugno che con l'impatto provocò un rimbombare nella sala simile al rintocco di una campana. Le falangi della gatta cozzarono con la loro ben più grande controparte metallica, Neferpito venne spinta all'indietro ma subito la mancina dette man forte alla destra, contrastando l'immensa forza del golem.

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« Nyaah... ♪ »

Appena un sussurro, poi le parti si sarebbero invertite se la forza innaturale della chimera potenziata dal Primo dei Valzer Maggiori avrebbe saputo avere ragione sulla pura potenza del cavaliere di Ray. I suoi trenta fili sarebbero invece scattati in massa, cercando di cingere in egual numero Ray all'altezza del ventre ed alla giuntura di ogni arto, tranciandone le carni con facilità estrema mutilandolo ed uccidendolo, mentre lei avanzando avrebbe spinto il pugno con tutta la sua forza, cercando di torcerlo e farlo saltare dal suo alloggio per renderlo inutilizzabile. Sia che avesse avuto successo o meno, con un balzo e dando sfoggio di agilità felina avrebbe poi superato l'arto metallico arrivando poco sotto il ventre della creatura, balzando di nuovo e roteando in aria per colpire con un calcio la base del mento aperto a formare la grottesca parodia di una bocca, con la chiara intenzione di scagliare a terra con la pura potenza fisica il guardiano e balzare oltre, al fianco del trono su cui sedeva la sua vera vittima, che pure sapeva di non poter sollevare dalla sua posizione ma che era certa di poter uccidere... e divorare mentre ancora è seduta sul suo trono.

CITAZIONE
SPOILER (click to view)
Ferite: Foro di proiettile all'altezza del polso, ferita sanguinante ed aggravata da un successivo morso, lievissimi danni strutturali per l'uso del "Primo Valzer".
Rondo des Chaires: Un utilizzo, nessun danno alla muscolatura.
Consumi: bassox1 mediox3 altox0 criticox0
Energia: 72%
SPOILER (click to view)
Mentalità Selvatica: Neferpito è una chimera, basta guardarla per capire che di umano ha ben poco. Artigli e zanne sono presenti ed usati in alternativa ai suoi fili, anche se la caratteristica più marcata in lei è l'istinto e la ferocia. Vanta un auspex naturale, che le consente di rilevare qualsiasi forma di energia nell'arco di cinquanta metri, potendo addirittura valutarne la natura (l'elemento) riconoscendone le sfumature in base ai colori che presentano.
SPOILER (click to view)
Rondo des Chaires: Mantengo l'innata e pago la slot tecnica necessaria per il movimento dei fili indipendente da quello delle mani di Neferpito
Il primo Valzer: Analogamente al Valzer notturno, il controllo sul proprio corpo consente alla chimera di sforzare le ghiandole di adrenalina di cui dispone, a cui si aggiungono altre sostanze chimiche altamente dannose per il corpo ma che permettono di potenziare all'inverosimile la forza fisica. In questo modo si ottiene come effetto collaterale la distruzione sistematica del proprio sistema nervoso, ma la chimera ottiene, per la durata di una singola azione, velocità e riflessi potentissimi ad un consumo energetico nullo. Sarebbe una tecnica decisamente vantaggiosa in termini effetti/consumo, non fosse che la totalità dell'apparato muscolare -cuore compreso- cede immediatamente al termine del flusso di droghe. Per ovviare a ciò si immette energia che fa da cuscinetto per preservare i muscoli dai danni altrimenti fatali ed inevitabili. Non c'è limite al flusso di droghe che il corpo della chimera può secernere, c'è invece un limite all'energia che ella può utilizzare per evitare morte certa, la tecnica ha quindi una potenza che va da medio a critico, con il malus che a partire da un power-up medio, Neferpito si autoinfligge un danno pari al 5% della propria integrità fisica moltiplicato per gli utilizzi del primo valzer e/o del valzer notturno, per rappresentare il fatto che il suo corpo si assuefà alle droghe e queste devono essere immesse in quantità maggiori per ottenere gli effetti sperati, risultando quindi difficilmente arginabili con la semplice immissione di energia. Consumo Medio per un pari potenziamento in forza.

 
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view post Posted on 26/3/2008, 18:06
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~ R i c o r d i ]



« E dai, bello. D'accordo lo studio, ma tu esageri! Cos'è, hai forse intenzione di diventare un Re o simili? »
Le parole scivolarono lente lungo la pelle del ragazzo che, di spalle, concentrava il suo sguardo e i suoi pensieri solo sul libro che aveva sotto gli occhi. "Il principe", di Macchiavelli. Una lettura che il loro professore aveva trovato talmente interessante dal costringersi a condividere tale sapienza anche ai suoi alunni, durante le vacanze.
L'aneddoto ironico dell'amico non era quindi sfuggito a Ray, che di sovrani e monarchi, in quel momento, ne aveva piena la testa.
« Davvero, non puoi mancare! Hanno detto che i vecchi stanno organizzando un poker per aggiudicarsi quelle del secondo anno. Devi venire per forza! »
Questa volta le parole dell'altro riuscirono a catturare la sua attenzione. Non tanto perché gli interessassero le ragazze del secondo anno, quanto più perché se i vecchi organizzavano un poker, lui, effettivamente, non poteva assolutamente mancare. Lui che era la guida di tutta l'accademia.
Le sue dita scivolarono sulla copertina del libro, chiudendolo.
« Forse hai ragione. » Disse con voce atona. « Non ho la minima intenzione di diventare un Principe, e qualcuno li dovrà pure spogliare delle loro vesti, quei vecchi bastardi. »
Sul volto di Ray si delineò un sorriso, mentre il suo amico gli rispondeva con un gesto eloquente prima di reindossare la giacca e scortarlo fuori.
I corridoi dell'accademia erano sempre bui, a quell'ora della sera. Il coprifuoco era rigido, e spegnere le luci era un modo per far desistere gli alunni dall'uscire dalle loro camere la notte, a rischio di inciampare negli sfarzosi ostacoli che avrebbero trovato sulla loro strada. Comodini, bacheche, lampade morte e lucernari ambigui. Persino lui s'era stufato di contare la quantità esorbitante di persone che andavano a sbattere contro i vetri, ogni volta che calava la sera.
Fortunatamente quel giorno la luce della luna proveniente dai lucernari era abbastanza per concedere ad entrambi di seguire un percorso ben preciso.
Ray allungò lo sguardo verso l'ampio cortile al centro dell'accademia, che faceva da parco per gli studenti stanchi che cercavano riposo tra una lezione e l'altra.
Vuoto, solo la grande fontana di marmo bianco al centro sembrava viva, e come lei la grande scritta che la circondava da capo a capo. "Trône du Roi ~ Charles Étienne Chevalier ".
Sollevò un sopracciglio, scettico.
Ancora non riusciva a capire chi avesse il coraggio di sponsorizzare un progetto simile. Una scuola per geni. Il così chiamato "Trono del Re". E non riusciva nemmeno a spiegarsi chi diavolo trovasse il coraggio di dare dei soldi ad un preside che di cognome faceva "Cavaliere". Ma decise di non soffermarvisi più di tanto, e continuò a seguire il suo amico.
Non dovettero camminare molto. A discapito delle sfarzose apparenze, il Trono del Re non era una grande scuola, e si poteva dire che di maestoso, in qualsiasi senso lo si voglia intendere, vi era solo il cortile centrale e la grande fontana di marmo bianco. Così bastò una rampa di scale per giungere nell'atrio, e da lì andarono verso sinistra, innanzi a un pesante drappo argenteo che pendeva dall'alto.
Ray lo scostò con la mano, rivelando un passaggio celatovi alle spalle, e i due vi si inoltrarono, scendendo una scalinata di pietra tanto nera e tanto lunga da sembrare dover portare all'inferno stesso. Un passaggio nascosto che sembrava stare lì sin da prima della scuola stessa, buio e lugubre.
Quando la musica sostituì il rimbombo dei loro passi, seppero di essere arrivati.
Come già detto, il Trono del Re aveva ben poco di maestoso. E non solo per quanto riguarda l'aspetto esteriore dell'edificio, ma anche per la fine che facevano, prima o poi, tutte le persone che vi si trovavano, per una ragione o per l'altra.
Innanzi ai due si apriva un salone di proporzioni gigantesche, illuminato dal fuoco di un camino che da solo conteneva lo spazio necessario per costruirvi un salotto. Lugubri, le lingue di fuoco illuminavano gabbie appese al soffitto, tavoli di ferro battuto e le mura vermiglie di quella che una volta doveva essere stata una perfetta sala delle torture.
La musica, più che altro grida e ruggiti, battevano con forza contro la roccia, graffiandone le pareti, e la folla non aiutava.
Persone ovunque. Sedute ai tavoli, dietro a quelli che sembravano banconi destinati all'alcool, distesi sopra a brande o, peggio ancora, dimenandosi dietro a sbarre o allacciati a macchine dall'aspetto tutt'altro che innocuo.
Nessuno piangeva, però. Tutti sembravano divertirsi come mai avevano fatto in vita loro, e nonostante ogni tanto si vedesse volare anche qualche schizzo di sangue, nessuno sembrava farci caso per più di qualche secondo. Gli uomini ballavano e ridevano dietro a lugubri e contorte maschere scheletriche, corteggiando le donne che, dal volto e dal corpo tutt'altro che celato, civettavano fra le poltrone.
Il suo habitat.
Lento, infilò una mano fra le vesti picee, cercando il suo specchio di tragedia. Trovatolo, le dita si permisero di chiudersi con ossessione sulla candida porcellana solo per qualche istante, prima di coprire il volto del proprietario. E ora che aveva indossato la corona, poteva muoversi nel suo regno.
L'amico lo seguì innocuo, anche lui la maschera ghignante a velarne il viso.
Man mano che Ray camminava, la gente sembrava accorgersi della sua presenza, e terminava quello che stava facendo, concedendosi qualche secondo solo per ammirarne il portamento, muti. La musica smetteva di suonare e gli uomini di corteggiare. I baristi non servivano da bere, e i torturati non gridavano più. Per qualche attimo, gli unici suoni nella camera delle torture sembrarono essere i passi dei due ragazzi, o meglio, di Ray, che s'avvicinava al tavolo da poker.
Col passare del tempo era diventato una sorta di leggenda, in quella scuola.
Migliore negli studi, nelle giocate, di bell'aspetto e carismatico, potente nelle arti magiche e talmente influente da poter sottomettere a se gran parte del corpo docenti. Comparso dal nulla, e proclamato il vero sovrano del "Trono del Re", incontrastabile da chiunque.
Un genio che non aveva mai conosciuto la sconfitta.
Sedutosi al tavolo, riconobbe delle maschere familiari, e si sorprese di quanti tra i vecchi avessero deciso di partecipare a quel gioco. Neanche a dirlo, una folla incredibile si accalcò alle sue spalle, rapida e silenziosa, quasi ognuno di essi volesse essere il primo a sentire Ray parlare, e assaporarne le parole. Lui, dal canto suo, non si sarebbe certo fatto attendere.
Si accoccolò al suo seggio porpora, lascivo, e non si sorprese vedendo alle spalle dei suoi avversari una quantità incredibile di ragazze impaurite e nude, chiuse in una gabbia.
« Ma guarda un po'. Allora non era una balla quella di giocarsi quelle del secondo anno. » Disse ad alta voce, sorridendo mefitico. « Non preoccupatevi ragazze... presto vi tirerò fuori di lì. »
L'affermazione fu tutt'altro che rassicurante. Forse per il tono sarcastico, o forse per lo sguardo folle, o forse ancora perché il gruppo alle sue spalle, sentendo quell'ultima sentenza, scoppiò in una risata incredula e fragorosa, che s'insinuò fin nelle ossa delle tremolanti ragazze.
Il divertimento, però, non sembrava destinato a durare.
« Zitto, stronzo! » Una delle maschere davanti a lui batté un pugno sul tavolo, scatenando un boato di sdegno. « Fin che ci saremo noi in questa scuola, non ti permetteremo di fare il bello e il cattivo tempo! Pensi forse che ci divertiamo a minacciare delle ragazze e portarle qui, solo per insegnarti un po' di disciplina?! »
Ray rise, da sotto la maschera. Ridicolo, come sempre.
« Come non mi diverto io a leggere i libri che lei mi da per compito, professore. Trovo "Il Principe" una delle peggiori letture che abbia mai affrontato... dunque lo scambio non può essere più equo di così. E' sempre comunque triste denotare come l'unico modo che abbiate per mettermi in riga sia... il Poker. »
Aveva colpito nel segno. La maschera ritrasse la mano e si abbandonò sul suo seggio, dedicando uno sguardo impietosito alle ragazze catturate alle sue spalle.
Il Re però non aveva terminato, e allungò un mazzo di carte verso un'altro personaggio che, il volto celato, scrutava tristemente abbattuto le sue stesse ginocchia.
« Cavaliere, prego... a lei la mano. »
________________________________________ _____ __ _

~ C o m b a t t i m e n t o ]


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Assistette alla disfatta del suo Golem con sguardo freddo, traditore dei suoi pensieri. Che tutta la scenata di pochi attimi prima non avesse fatto altro che indebolirlo? O aveva forse sottovalutato la forza fisica di Neferpito?
Si passò un indice sulle labbra con malizia, mentre il boato provocato dalla caduta del cavaliere ancora gli tuonava nelle orecchie.
Poteva sentire le armi della Chimera avvicinarsi alle sue carni, ma non aveva fretta. I suoi pensieri erano ancora concentrati sulla sua stessa evocazione e suoi suoi comportamenti, che gli avevano suggerito dubbi che parevano non voler scrollarglisi di dosso.
Gli era tornato in mente un altro "Cavaliere", del suo passato... ma non riusciva a capacitarsi di come la sua psiche avesse trovato un filo logico tra le due figure.
Purtroppo la minaccia del nemico incombeva, e persino Ray non poté permettersi il lusso d'attardarsi oltre nel trarre le sue conclusioni. Sentì i fili sibilare accanto a lui, e mosse la mano libera in un gesto vuoto, roteandola a mezz'aria.
Subito un sanguine fascio d'energia sembro liberarsi dalle semplici e eloquenti mosse delle dita, andando a frapporsi fra l'attacco di Neferpito e il suo signore, saettando come le spire di un serpente.
Il Monarca schioccò le labbra, indispettito, utilizzando la stessa forza per impedire alla Chimera, ora a fianco del trono, di avvicinarsi a lui. Aprì il palme innanzi a lei, e l'aura formò quello che a prima vista sarebbe potuto sembrare un muro piceo, macchiato del color del sangue. Una volta convintosi che Neferpito si fosse fermato, rilasciò la tecnica.
La scrutò gelido da dietro la maschera, studiandola con più accuratezza ora che era lì accanto a lui, e decise di rispondere all'arroganza di lei di poco prima combattendo il fuoco col fuoco.

« Bé, gattina... correggimi se sbaglio, ma il discorso non cambia. Non puoi certo definirti una tipa loquace. »


Non aveva intenzione di allontanarsi dal suo seggio nonostante la pericolosità della situazione, così non lo fece.
Sorridendo, si limitò a constatare che la sua creatura, rialzatasi alle spalle di Neferpito, era nuovamente pronta a combattere e stava attendendo solamente un suo ordine per muoversi.
Allontanò Persona di Loec dal suo volto, e concesse una smorfia superiore alla gatta innanzi a lui, squadrandola dall'alto del suo seggio.

« Comunque, giacché ti sei spinta fino ai miei piedi, inchinati... no? »


Solleticò la domanda con un gesto dell'indice verso le gambe di lei, e sotto i suoi piedi improvvisamente l'aria parve contrarsi in uno spasmo. Un particolare che sfortunatamente con ogni probabilità non sarebbe sfuggito a Neferpito.
Subito dopo la sua tecnica l'avrebbe fatta cadere in avanti, e il Cavaliere, dietro di lei, l'avrebbe schiacciata sotto il suo pugno nello stesso istante in cui l'avesse vista perdere l'equilibrio.
Tuttavia, il regnante non era famoso per sottovalutare i suoi avversari. Dopo il precedente attacco s'era reso conto di quanto efficaci potessero essere le pallottole sulla chimera e così, Ira accanto a lui, se Neferpito avesse dovuto schivare l'attacco della sua creatura, lui l'avrebbe non con troppa difficoltà seguita con lo sguardo, per poi spararle due colpi diretti al torace, ovunque lei si fosse rifugiata.
Avrebbe imparato quanto pericoloso potesse rivelarsi andare a provocare un Re proprio sotto al suo trono.

CITAZIONE
[ReC: 400][AeV: 325][PeRf: 125][PeRm: 325][CaeM: 275]

Ferite: Nessuna
Status Golem: 75% [Terzo turno su Quattro]
Energia: 75%
Tecniche e abilità utilizzate: S i i i l m i o O c c h i o ~ La capacità di percepire le auree è da sempre ritenuto un potere abbastanza comune e di relativamente facile apprendimento, tanto che esistono molti oggetti magici e artefatti in grado di donare simile forza, o addirittura creature nate con già a disposizione tale capacità. Per Ray il potere di percepire le auree è stato sviluppato in maniera grezza e dozzinale, quasi lui stesso non ne trovasse il bisogno di usufruirne; tuttavia risultando comunque efficace. Gli basta infatti concentrarsi intensamente per poter percepire con estrema facilità le auree di ogni creatura attorno a lui nel raggio di venticinque metri.
Questo gli permette di seguire sempre con estrema precisione gli spostamenti avversari, ma anche di poterli trovare con facilità quando questi sono invisibili, nascosti o mimetizzati. A questo livello di sviluppo, però, sono necessari qualche secondo di concentrazione per percepire le presenze, e nel corpo a corpo è facile perdere il contatto interrompendo momentaneamente questo potere.
In particolare, Ray ha potenziato il suo Auspex in visione di riuscire a percepire anche gli avversari più veloci, facendo leva sul potere "Sii la mia Audacia". La sua mente si muoverà infatti più velocemente di qualsiasi altra cosa, permettendogli di seguire le mosse anche del più rapido dei nemici.
I n g a n n a r e l e O m b r e ~ Ma chi non sa che le risate e gli scherni si nascondono nelle ombre? Trovano agio nelle tenebre, e fanno dell'oscurità la loro umile dimora? Tramano contro i passanti, disegnando sul terreno creature terribili e orrendi incubi, seguendo le loro vittime fino a casa, dove troveranno sollievo solo accendendo la luce del vialetto. Altro non sono che i figli e le figlie di Loec, i suoi fedeli folletti che, sotto suo ordine, tramano nell'ombra per terrorizzare i mortali, piegarli al volere del loro signore, prendendo forma dal suo stesso potere.
Anche parte di questo potere si riversa all'interno dell'animo dell'adepto, che può trasformare la propria forza in un fedele servo delle tenebre, in grado di difenderlo e sconfiggere i suoi nemici per lui, pur non indossante Persona sul volto, come fosse, e anzi lo è, una sua propria tecnica.
In termini di gioco, il portatore è in grado di dare vita alla propria aura, trasformandola in fasci d'entità magica, composti d'una energia del colore della notte e altrettanto sanguine, non appartenente ad alcun elemento ["Non elementale"].
Questi possono essere creati in svariati modi, a fantasia dell'adepto stesso, per generare raggi, scudi, fasci d'energia e quant'altro, e imprimere in essa tanta energia quanto desidera, facendo di questa tecnica la sua "Forza portante".
Naturalmente la tecnica ha un consumo Variabile, a seconda di quanto si desidera sia forte il fascio d'energia/scudo, generato. [Utilizzato un consumo pari a Basso da considerare Medio nei riguardi di Neferpito.]
S i i i l m i o S c h e r n o ~ Una tecnica tanto ridicola e divertente quanto inaspettatamente utile, degna d'un seguace di Loec avvezzo alla divinità a tal punto da divenirne un'eguale copia, non dissimile né nella superbia, né nello schernire i propri avversari.
Spendendo un consumo energetico pari a Basso, il Re è in grado d'emanare una piccola spinta d'energia pura che, posizionandosi sotto ai piedi dell'avversario, li colpirà, spingendoli, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo cadere in avanti, senza provocare alcun tipo di danno.
La tecnica risulta un'ottima tecnica difensiva contro cariche e colpi fisici di livello basso o inferiore, e non necessita di particolari gesti per essere attuata o tempi di concentrazione. Allo stesso modo può essere utilizzata in combinazione ad altre offensive, rendendosi particolarmente insidiosa.
Tuttavia, Ray è solito utilizzarla per schernire i suoi avversari.

 
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Neferpito
view post Posted on 28/3/2008, 16:46





The doors open into the room
a fulfilled life and a lot to regret for the
summers rays and winters cold and not regretful

i will not survive
sombody will save me



Aveva colpito il cavaliere, era quasi riuscita ad atterrarlo, ma il re ancora resisteva sul suo trono, del tutto insensibile ai danni subiti dal suo difensore. Neferpito atterrò di fianco al trono, oltre il colosso metallico, piegò le ginocchia assorbendo l'urto dell'impatto col terreno e con uno strattone richiamò a se i suoi fili, dopo che questi avevano fallito nell'uccidere la preda.
Leccò le labbra percependo l'ombra del mastodontico guardiano stagliarsi su di lei, contemporaneamente i suoi sensi furono allertati dalla consapevolezza di avere quell'arma che già aveva morso le sue carni puntata contro. Sorrise inviando al cervello l'impulso necessario a costringere le ghiandole surrenali del suo corpo a secernere le droghe necessarie a sfuggire ad entrambi quei due attacchi che per quanto provenienti da due direzioni diverse rimanevano lenti, facili da schivare per una creatura che ha nella velocità il suo punto di forza.

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Fu allora che le sue gambe cedettero sotto la pressione di una forza invisibile ed imprevedibile, costringendola in ginocchio. Non sussultò nel rendersi conto di non poter più schivare né il pugno del gigante, né i proiettili a lei diretti, non gridò, non mutò espressione. Sul suo viso rimase immobile il sorrisetto felino esibito finora, e gli occhioni grandi e azzurri come zaffiri rimasero spalancati non in un'espressione di sorpresa, bensì in quella di muta, divertita, semplice curiosità felina.

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« Oh ♥ capisco... »
Le aveva detto "non sei loquace"...
... In effetti anche stavolta il re aveva senza ombra di dubbio ragione.
No, lei non era decisamente una persona loquace. Qualsiasi cosa significasse "loquace", ovviamente.


Era una cosa strana e buffa, le veniva voglia di sorridere. Non sapeva cosa volesse dire la parola loquace ma si rendeva conto di esserlo. E' strano! ♪ Strano-strano-strano, e fa anche venire fame!


I suoi fili si erano tesi a formare una rete che aveva assorbito l'urto del pugno del gigante. Il peso notevole del cavaliere risultava troppo perfino per un campo di forza di basso livello, tuttavia nei suoi fili scorreva del nen, energia pura, era quella che a renderli taglienti come rasoi ed era sempre quella a renderli resistenti quanto l'adamantio. Sacrificando la totalità delle capacità offensive dei fili si poteva raggiungere una elevata trazione nel tenderli, formando quindi una rete tesa nel vuoto come se ci fosse una squadra di elefanti a tirare ogni singolo filo. Si chiama Valzer dei filamenti color zaffiro, il suo difetto è che finché sono tesi in questo modo i fili cessano di risultare taglienti... non un problema, dato che era comunque del tutto impossibile (e per di più inutile ) penetrare la corazza di acciaio di quel colosso. Per questo Nefe avrebbe rinunciato ad usarli per cercare di tranciare quell'arto delle dimensioni di un tronco d'albero, preferendo richiamarli di nuovo a se.

Rialzandosi, la chimera sollevò il braccio destro osservando incuriosita i fori che affiancavano quello già presente. C'era sangue, e faceva parecchio male, ugualmente però l'affascinava vedere così tanto fluido vitale. Stavolta uno dei proiettili aveva centrato l'osso scoprendolo poco più resistente dell'ossatura umana, provocando danni di certo non trascurabili perfino per una come lei, però anche così andava bene. Era abituata a vedere il suo corpo in pezzi in ogni scontro impegnativo, e in effetti... forse la divertiva. Sicuramente la emozionava... era bello sentire il proprio corpo bagnato da getti di dolore, le piaceva, la eccitava.

« Ancora... » Sussurrò con un filo di voce, in modo talmente lieve da essere appena percettibile. Ancora.

Con tutta la potenza di cui era capace, spiccò un balzo da ferma, per giungere esattamente sopra il trono. Sarebbe scesa in picchiata, sferrando in acrobazia un calcio diretto al cranio della sua preda con tutta la forza animale di cui era capace, preceduta di pochi istanti dai suoi fili, i quali sarebbero scattati ai due lati e di fronte al trono, dieci per parte, tentando di stringere il re in una morsa, di ghermirne gli arti e di strapparli dal resto del corpo. Indipendentemente dagli esiti del suo attacco Neferpito avrebbe cercato di atterrare sullo schienale del trono, da dove si sarebbe chinata ed avrebbe cercato di sferrare una seconda spazzata, sempre con la gamba destra, anch'essa diretta al cranio del Re, alla tempia destra.

CITAZIONE
SPOILER (click to view)
Ferite: Due fori di proiettile all'altezza del polso, ferita sanguinante, osso danneggiato, il tutto aggravato da un successivo morso autoinflitto. Altro foro di proiettile sullo stesso braccio ma poco sotto la spalla. Lievissimi danni strutturali per l'uso del "Primo Valzer".
Rondo des Chaires: Un utilizzo, nessun danno alla muscolatura.
Consumi: bassox3 mediox3 altox0 criticox0
Energia: 64%
SPOILER (click to view)
Rondo des Chaires: Mantengo l'innata e pago la slot tecnica necessaria per il movimento dei fili indipendente da quello delle mani di Neferpito
Valzer dei filamenti color zaffiro: Neferpito tiene sempre alcuni fili collegati al suo corpo, non fa mai un uso completo di tutta la trama di cui può disporre. Questi fili in eccesso vengono tenuti nel suo corpo, sono isolati dagli altri dall'aura della chimera e pertanto non risentono delle tecniche attivate, ma tuttavia si caricano sempre più di energia, tanto che a partire dal secondo turno attivo possono essere utilizzati per il valzer dei filamenti color zaffiro. In questa tecnica, questi fili emergono istantaneamente fornendo una barriera fisica ottima per bloccare attacchi fisici improvvisi e difficili da parare diversamente. Nel momento in cui sono utilizzati come difesa, i fili concentrano tutta l'energia di cui sono capaci per assorbire l'impatto, e non sono quindi affatto taglienti, ma nel momento in cui termina l'attacco, i fili tornano perfettamente taglienti ed aggrediscono l'arto o l'arma che ha portato l'offesa, tentando di farla a pezzi. Consumo medio, istantanea. Consumo Basso.

 
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view post Posted on 29/3/2008, 17:44
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~ R i c o r d i ]


Non fu un gioco di molte mani. Ray sapeva muovere le dita così che gli assi gli tornassero al momento buono, e nessuno dei suoi avversari era dotato di una simile destrezza.
Non vinse solo le ragazze, ma anche la loro dignità, chiedendo ad ognuno dei "Vecchi" professori un lungo esonero da esami e test che non pregiudicasse i suoi voti, e il permesso di compiere qualsiasi nefandezza in qualsiasi momento desiderasse.
Lo sguardo di Chevalier, il preside, s'era spento sempre più con l'andare della partita, fino a scoppiare in un pianto disperato. E quando i "vecchi" decisero che era tempo di lasciare spazio ai giovani, scoppiò la festa.
I baristi regalarono tutto ciò che avevano da bere, le ragazze si concessero ai loro più sfrenati desideri e i pazzi strinsero ancor di più le loro torture. La musica si alzò e tutti iniziarono a ballare e graffiare, sotto lo sguardo divertito di Ray, fino a quando qualcuno non fece l'errore di voler toccare il vincitore.
Uno studente del terzo anno, probabilmente ubriaco, si lanciò verso il ragazzo, e gli diede una pacca sulla spalla come se nulla fosse, per complimentarsi con lui.
Fu un attimo. Ray afferrò la mano dello spudorato e la sollevò, per poi rovesciarlo sul tavolo da poker girando su se stesso, spezzando quello che una volta era stato il suo braccio.
Il boato fu assordante, e tutti terminarono di festeggiare.
« Non devi toccarmi, merda. » Dichiarò tremante di rabbia al povero studente, che ormai non poteva più sentirlo. Poi si voltò verso gli altri, e alzò in alto una chiave grigia, in modo che tutti potessero vederla. Era ora di liberare le ragazze.
Le urla ricominciarono, e le persone tornarono a ballare. Gli uomini si accalcarono ai lati della gabbia nel tentativo di trovare e afferrare già una donna di loro gradimento, mentre quelli troppo ubriachi o feriti per farlo si limitavano a gridare volgari apprezzamenti.
Ray aprì la gabbia, e gli studenti vi si fiondarono dentro, ghermendo le ragazzine più terrorizzate. Si voltò alla folla, e una nuova ovazione si alzò in suo onore.
Vide le persone passare accanto a lui col loro bottino, ringraziandolo lentamente ma guardandosi bene dallo sfiorarlo, e quando non ve ne furono più, si volse per richiudere le sbarre ancora una volta.
Fu sorpreso quando vi vide all'interno ancora una ragazza.
Bellissima.
I capelli neri, corti. Il viso aggraziato e gli occhi oltremare, gelidi come il ghiaccio. La pelle pallida. Il seno sostenuto, fiero e alto, faceva da indice alle curve di tutto il corpo, non esagerate, ma cresciute con la maestria di un direttore d'orchestra. Al suo sguardo apparve come una perla.
Tutto nel corpo di lei richiamava femminilità. Le braccia esili, le dita lunghe, la pancia piatta e tonica e le gambe lunghe e lisce come la seta.
Non potendo combattere il desiderio, Ray si ritrovò a studiarla con intensità disperata, sentendo che il sangue nel suo corpo che fino a poco prima stava salendo alla testa, aveva iniziato a scendere verso il basso.
Le si avvicinò, e le prese il palmo della mano, gentile.
Tutto nei suoi gesti era chiaro, sia alla ragazza che alla folla. Quella donna, da quel momento, era diventata sua.
Peccato che lei non fosse d'accordo.
« Non sfiorarmi nemmeno. » Ritirò la mano lenta, sottraendola con garbo alla stretta di Ray. Il suo sguardo era gelido. « Maleducato. »
Detto questo uscì dalla gabbia, prese un drappo trovato lì accanto per coprirsi e, con inusuale regalità, si diresse verso l'uscita della sala, scomparendo allo sguardo dei presenti. Il tutto nel silenzio più assoluto. Nessuno osava pensare quali pene avrebbe dovuto soffrire quella donna per essersi ribellata al volere del Re, e anzi, per non aver accettato l'onore di passare del tempo con lui.
Tuttavia, la maschera dissimulò l'espressione del ragazzo, che al di sotto, rideva e non pativa.
Senza dubbio chiunque l'avesse conosciuto bene avrebbe saputo indovinare che si stava compiacendo per aver incontrato un soggetto degno d'interesse. Ma nessuno lo comprendeva a tal punto, e così, lasciata la sala, tutti pensarono a quell'episodio come la prima sconfitta del Re, senza capire che la battaglia tra lui e la ragazza non era nemmeno iniziata.
Il giorno dopo, in classe, la lezione fu insolitamente pesante.
« Nella concezione dell'uomo di Macchiavelli la «bestia» non rappresenta semplicemente l'immagine della degradazione, della perdita delle facoltà razionali, della discesa ad una cieca incapacità d'agire: al contrario, rompendo dinamicamente l'autosufficienza dell'antropologia umanistica, basata su di un concetto totalizzante di «humanitas» come livello superiore che subordina o espunge ogni possibile espressione di diversità e di alterità, Macchiavelli afferma, accanto allo spazio dell'«uomo», il necessario spazio della «bestia», arrivando a riconoscere e a recuperare tutta la zona di comportamento che la visione umanistica tendeva ad escludere dai propri equilibri. »
Il braccio poggiato sul banco a sostegno del viso, Ray stava concentrando tutte le sue facoltà sul grosso lucernario che si apriva sulla sala, illuminandola come non mai.
Stranamente, si stava pentendo di non essere rimasto nella stanza a leggere "Il Principe". Non aveva guadagnato niente andando a giocare nella cantina la sera prima, se non gli sguardi confusi dei suoi compagni, che ancora non riuscivano a capire come comportarsi dopo l'incresciosa situazione incorsa tra lui e la ragazza di quella notte.
Sbuffò, assonnato.
Se fosse rimasto in camera a terminare la lettura, probabilmente avrebbe potuto occupare quel tempo vuoto ascoltando la spiegazione.
Il professore notò la sua disattenzione, ma proseguì nel suo discorso ignorandolo, o meglio, preoccupandosi di una sua possibile reazione, se disturbato.
« Pur affermando l'autonomia e la validità della «bestia», Macchiavelli doveva necessariamente subordinarne l'uso ad una norma razionale, doveva continuare a distinguere tra la «bestia» dell'uomo «savio» e quella irrazionalmente incarnata nel «pazzo»: In questo modo la «bestia» evitava anche di porsi come modello assoluto... Ehi! Ehi, Ray! Dove diavolo stai andando senza il permesso di nessuno?! »
Il ragazzo si voltò, annoiato. La mano era già sul pomello della porta.
« Non ha alcun senso che segua questa lezione. » Mugulò interrotto da uno sbadiglio. « Come le ho anticipato ieri notte, non ho terminato la lettura del Principe, dunque questa spiegazione è per me cosa incredibilmente tediosa. »
Il professore non poté fare altro che ingoiare la rabbia. Con occhi di fuoco, spezzò il gesso fra le dita, e attese che il ragazzo chiudesse la porta dietro di se.
Da troppo tempo lui non aveva più alcun potere sulle decisioni del vero Re del "Trono del Re".
Fuori dall'aula non c'era nessuno.
I luminosi corridoi dell'accademia, impreziositi dalla sapiente struttura in vetro, sembravano aprirsi sotto i suoi passi, accogliendo null'altro che lo scalpiccio della sua camminata.
Soppesando ogni mossa, l'idea di Ray era quella di andare a ritirarsi immediatamente nei suoi alloggi, e coricarsi per recuperare almeno un poco del sonno perduto; purtroppo qualcuno non sembrava essere d'accordo. Poco più avanti a lui, infatti, vide una figura stagliarsi sul vetro che non era un suo riflesso; più unica che rara durante le ore di lezione.
Solo avvicinandosi un poco la riconobbe.
Chevalier.
L'espressione sul suo viso non mutò, nemmeno alla vista del preside. Era troppo potente persino per lui.
Ogni volta che vedeva quell'uomo in volto, senza maschere a celarlo, si sorprendeva di quanto lo trovasse simile alla sua idealizzazione di Cavaliere crociato. Il portamento fiero, il volto solcato dai dolori e da un paio di pomposi baffi canuti, i lunghi capelli grigi che, mossi, scendevano lungo le spalle, le vesti scure e regali... per non parlare della corporatura. Incredibilmente statuaria per un uomo di quell'età.
Sorrise, immaginandoselo su un campo di battaglia a combattere contro chissà quali nemici, l'elsa della spada stretta con forza fra le dita.
Gli sarebbe passato accanto. O almeno così progettava. Tuttavia Chevalier sembrava in vena di discussioni, quindi, trovatoselo innanzi, si fermò, sorridendogli in viso come un bambino che ha appena compiuto il peggiore dei dispetti.
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, poi il Cavaliere decise di compiere ciò per cui si era mosso fin lì.
« Ray. » Disse con voce salda, spezzata dall'età « Posso parlarti? »
L'affermazione scatenò l'ilarità del ragazzo, che non riuscì a trattenere le risa.
« Aha! Che mondo incredibile! Da quando un preside deve chiedere a un suo studente il permesso di confidargli qualcosa? » Scostò una ciocca di capelli dal viso con un malizioso gesto della mano, saccente, tornando ad assumere un tono più serio. « Mi dica. »
Ammirava la fermezza di Chevalier, che non aveva reagito neanche davanti a quella provocazione, e anzi, aveva continuato a studiarlo dall'alto dei suoi occhi verdi. Pareva più serio del solito.
« Perché ti comporti così, Ray? » Esordì, platonico. « Ricordo ancora il giorno in cui ti raccolsi, abbandonato da chissà chi. Non eri molto diverso da chiunque altro abbia frequentato questa scuola... e ora sei così. Che cosa ti ha cambiato? » Allungò una mano verso la spalla del ragazzo, ma poi la ritirò, come colto da un'improvvisa consapevolezza. Non poteva combatterlo, e a lui non piaceva essere toccato. Lo stesso sguardo del Re si era per un attimo imbestialito alla vista dell'avvicinarsi delle cinque dita del preside.
Un breve colpo di tosse per dissimulare l'imbarazzo, e il Cavaliere poté continuare nel suo discorso.
« Ti considererò sempre come il più brillante studente che il "Trono del Re" abbia mai conosciuto. » Affermò, ricomponendosi. « E come un figlio, per me. »
Nonostante la serietà della rivelazione, sembrava che Ray non riuscisse a trattenere le risate. Il suo volto, rosso per l'ilarità, si liberò in un lungo sospiro verso il basso, le lacrime agli occhi.
« Bel discorso, vecchio! » Esclamò ironico. « Poi dimmi da che libro l'hai tirato fuori, eh. »
Lo superò. Non aveva intenzione di perdere altro tempo. Tuttavia, non riuscì a muovere un solo passo in più. Il preside l'aveva trattenuto per la spalla, dimostrando una forza incredibile.
« Ray! Davvero non capisci?! » La voce dominata dall'ira, questa volta. « Potresti regnare sul mondo intero con le tue potenzialità... se solo seguissi le lezioni e una giusta morale! E invece... e invece! Invece sei qui a fare da Monarca dirigendo una sorta di... "Fobiarchia" per quattro gatti randagi chiusi in una cantina! Guardati! »
Non poté continuare oltre.
Una lancia aveva preso forma innanzi a Ray nello stesso istante in cui la mano del Cavaliere l'aveva fermato, per poi lanciarsi contro il suo volto, e dividerlo da parte a parte.
Il sangue macchiò i vestiti nuovi del ragazzo che, immobile, trasudava intento omicida ad ogni respiro, non soddisfatto da ciò che aveva appena compiuto.
Voltandosi, vide il corpo del preside trafitto ai suoi piedi.
Lo squadrò per qualche istante, immutabile, prima di afferrare la lancia e stringerla fra le dita tremanti della mano.
La conficcò ancora più nelle carni, e la fece girare su se stessa. Poi la estrasse, e questa si dissolse come neve al sole fra le sue mani, veloce com'era stata generata.
Lo sguardo fiero, il ragazzo si rivolse al corpo senza vita sotto di lui, un'ultima volta, sibilando come una serpe.
« Se davvero mi amavi così tanto... » esordì venefico. « ...Rinascerai come padre, per me. E mi difenderai come mio cavaliere. »
________________________________________ _____ __ _

~ C o m b a t t i m e n t o ]


image

Oh.
Oh, sì. Ora ricordava.
Pian piano che rispolverava la mente, le sue memorie si facevano sempre più nitide, ed ora era riuscito a ricordarsi persino quell'episodio. Tuttavia non avrebbe mai creduto che il suo desiderio si sarebbe avverato con così tanta facilità.
Più tranquillo rivolse uno sguardo al Golem o, presumibilmente, Charles Étienne Chevalier.
Ne studiò ogni forma con sapienza, e lo vide innalzarsi su di lui, lanciarsi nella direzione del trono dopo aver visto la sua offensiva fallire per l'ennesima volta.
Lo sguardo del Re era lo stesso con cui si squadra indifferenti un passante. Un occhiata dalla quale, se mai la sua creatura avesse avuto il dono della ragione, ne sarebbe rimasta ferita.
L'unico pensiero del Golem, però, era quello di difendere il suo Re. E così, allungata la mano, aprì il palmo sopra il suo capo, lasciando che Neferpito vi si schiantasse contro in un gran boato.
Sentì che i fili stavano per cingerlo ancora una volta, e ripeté la mossa del turno precedente. Mosse le dita annoiato, e intorno a lui andò a formarsi una striscia d'energia cremisi che, come una serpe, fermò i fili andando ad abbracciare il Monarca.
Un secondo schianto. Probabilmente Neferpito aveva tentato un secondo attacco non dissimile dal primo.
Sicuramente il Cavaliere l'avrebbe attaccato, ma per lui non c'era più tempo, come si intuiva studiandone lo sguardo inconcepibilmente sofferente.
Improvvisamente, i ferri della creatura iniziarono a perdere di consistenza, crepandosi e spezzandosi, polverizzandosi per ricadere in terra come in una nevicata di cenere.
Come polvere, il corpo del Golem tocco la pietra della sala del trono per poi svanire del tutto, lasciando che Neferpito potesse poggiarsi sullo schienale del suo seggio; presumibilmente il principale obbiettivo di lei.
Tuttavia, non era il momento giusto per disturbare Ray.

« En haut puis en bas, Chevalier
Et aucun ange ne descend
Mon coeur ne bat plus
Seulement la pluie crie sur la pierre tombale
En haut puis en bas, Chevalier
Une mélodie dans le vent
Mon coeur ne bat plus
Et l'enfant chante de par le sol »


Alzò un braccio verso la Chimera, sopra di se.

« Adieu. »


Una gigantesca massa di energia scura fuoriuscì dall'indice teso del Regnante, diretta contro Neferpito, a pochi centimetri di distanza. Energia magica pura, che l'avrebbe investita con la forma di un enorme raggio color catrame, provocando probabilmente un gigantesco foro nella parete della sala del trono.
Fìn.

CITAZIONE
[ReC: 400][AeV: 325][PeRf: 125][PeRm: 325][CaeM: 275]

Ferite: Nessuna
Energia: 34%
Tecniche e abilità utilizzate: S i i i l m i o O c c h i o ~ Già citata.
I n g a n n a r e l e O m b r e ~ Già citata. [Utilizzato un consumo pari a Basso da considerare Medio nei riguardi di Neferpito per difendersi.][Utilizzato un Critico da considerare di un livello superiore nei riguardi di Neferpito per attaccare.]

 
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Neferpito
view post Posted on 30/3/2008, 12:17




Atterrò sullo schienale del trono, e pensava.
Eh, si, ecco, forse era il caso di cambiare tattica! Bhè, si, il fatto è che a questo punto sembrava chiaro: così riusciva solo a sprecare energia e farne sprecare altrettanta al suo avversario, però ogni volta si beccava due pallottole nel braccio e no, questo non era bello, e poi daje e daje alla fine magari beccava il costato... o il cranio. Eh no, non era bello. Non lo era affatto.

CITAZIONE
« En haut puis en bas, Chevalier
Et aucun ange ne descend
Mon coeur ne bat plus
Seulement la pluie crie sur la pierre tombale
En haut puis en bas, Chevalier
Une mélodie dans le vent
Mon coeur ne bat plus
Et l'enfant chante de par le sol »

Uuuuhmmm... come dire...
Sorry... eeehm...
Cioeeeeh... che stai a dì, scusa...?

Un blateliccio strano in una lingua sconosciuta. Già che Nefe non era una cima nemmeno nella lingua corrente, va in palla se le parli il reesco (o spagnolo, norvegese, russo o qualsiasi cosa fosse quello strano linguaggio).
Abbassò lo sguardo incrociando un indice puntato su di lei.
Rimase interdetta.

image

Fissò l'appendice con curiosità animale per diversi secondi come se fosse la cosa più strana che avesse mai visto in vita sua, questo però prima di vedersi arrivare addosso la bordata energetica più immane della sua vita.
Neferpito ci rimase un po' così. Non se l'aspettava, tutto qui. Tuttavia anche di fronte ad un pericolo mortale, un millesimo di secondo prima di esserne investita lei era come sempre. Sorridente, tranquilla, curiosa. Una gatta, nulla di più.

Se avesse dovuto pensare per reagire nei pochi microsecondi che trascorsero fra l'accumularsi di energia che presagiva il pericolo imminente e l'impatto della massiccia massa di energia sarebbe morta, eh si perché non è facile elaborare ben due contromisure in quel periodo così breve.
Innanzitutto c'era necessità di innalzare le difese. I suoi fili erano progettati per rispondere velocemente ma per la condizione di estremo pericolo si muovevano ancora più rapidi di quanto già non facessero, riuscendo quindi a disporsi a protezione della femmina, generando un apparentemente poderoso campo di forza che come se fosse di paglia venne infranto, distrutto, stuprato ed infine ridotto ad atomi dalla titanica bordata del Re.

Fu quella un'azione istintiva, quasi indipendente dalla sua volontà, al contrario del gesto di riparare la sinistra dietro il busto e di protendere la destra già più volte ferita in avanti. Quello fu solo parzialmente dovuto all'istinto, la mente della gatta riuscì ad avere l'intuizione su come limitare i danni alla mancina che ancora poteva risultare utile in quello scontro. Sempre ammesso che sarebbe riuscita a muoversi dopo quella botta, ovvio.
Neferpito si schiantò contro le mura della sala del trono, passandoci letteralmente attraverso e spezzandosi diverse ossa nel processo. Invece di produrre un foro circolare la massa di energia ne creò uno frastagliato, dovuto più che altro all'impatto della chimera, questo dette l'idea di quanto il valzer dei filamenti dorati aveva smorzato l'effettiva violenza del colpo, salvando la vita alla sua evocatrice senza però risparmiarle una quantità pietosa di danni su tutto il corpo. La chimera era una maschera di sangue e ustioni, il braccio destro che aveva immerso direttamente nella scarica di energia per assorbire la maggior parte dell'urto era ridotto ad un moncherino nero fumante che spuntava dalla spalla i suoi abiti erano a brandelli e la sua cute semicarbonizzata in diversi punti, l'impatto contro il muro aveva spezzato diverse ossa ed aveva la cassa toracica compressa, eppure seguitò a risollevarsi da terra,

La bestia chiamata Neferpito non smise mai di sorridere e si rialzò di nuovo, per niente preoccupata della sua incolumità. Non fa male. Non fa male per niente.
Emerse con il capo dai detriti con il corpo inondato di endorfina ed una sensazione di piacere estremo nell'animo. Miagolò e scostò pezzi di roccia dal busto con la sinistra, si fece avanti lasciando dietro di se una scia di sangue nero, ricadde in avanti inspirando con calma, poi mosse un poco la codina rialzandosi.

image

« Nyaaaan ♥ »

Attaccò di nuovo raggiungendo la sommità del trono con tre rapidi balzi, saltando e colpendo con un poderoso calcio diretto al cranio, attese la comparsa di quella forza invisibile che ad ogni attacco l'aveva bloccata per utilizzarla come punto d'appoggio e balzare in acrobazia alle spalle del Re, colpendo con la mancina lo schienale per distruggerlo, e poi un secondo calcio diretto quindi alla base del collo della preda. Sarebbe scattata all'indietro dopo quel secondo colpo, per appiattirsi contro la vicina parete, in attesa dell'inevitabile contrattacco.

Tre colpi. Il suo corpo non avrebbe retto oltre. Tre attacchi per uccidere un re.
Ready? LET'S GO!!!!!!!

CITAZIONE
SPOILER (click to view)
(ReC): 75 (AeV): 525 (PeRf): 225 (PeRm): 150 (CaeM): 175


Note: Riflessi e concentrazione e Controllo delle armi e mira ribassate per gli effetti allucinogeni dell'endorfina.
Ferite: Braccio destro distrutto, sacrificato per assorbire più energia possibile. Ustioni notevoli su tutto il corpo, diverse ossa incrinate, dolore totalmente assente.
Valzer in Nero: 2 turni al collasso dell'organismo.
Rondo des Chaires: Fili distrutti, non mantengo l'innata che quindi si disattiva
Consumi: bassox3 mediox4 altox0 criticox1
Energia: 24%
SPOILER (click to view)
Valzer dei filamenti color oro: I fili vanno a disporsi a protezione del caster, a patto che questi sia in pericolo diretto, addensandosi e formando un'intricata rete, in un movimento enormemente accelerato data la condizione di pericolo. Una volta terminata la disposizione, i fili prendono a vibrare scambiandosi in continuazione l'energia che scorre al loro interno, dando vita ad un campo di forza la cui potenza dipende dalla quantità di energia che scorre nei fili. Consumo Variabile, durata istantanea. Il consumo energetico e la potenza del campo di forza è equivalente finché il campo di forza risulta disposto entro un arco di vista di novanta gradi. La potenza, invece, dimezza se la chimera si avvolge completamente in un campo di forza avente estensione pari a trecentosessanta gradi.
Valzer in nero: Consente di controllare le ghiandole capaci di produrre endorfina, una sostanza chimica di natura organica prodotte dal cervello, dotata di proprietà analgesiche e fisiologiche simili a quelle della morfina e dell'oppio, ma con portata anche più ampia di queste. Abbattendo le barriere che impediscono al corpo di secernerne in quantità elevate, Neferpito ottiene una temporanea resistenza al dolore, della durata di tre turni. I danni inflitti dall'enorme quantità di endorfina nel corpo sono tutti arginati dall'immissione di un consumo medio di energia direttamente nel sangue, che ne argina gli effetti allucinogeni, senza però andare oltre al ridurne ad un terzo gli effetti. Una volta terminato l'effetto delle ghiandole endorfiniche, tuttavia, il dolore si presenterà con una violenza pari a tutte le ferite subite sommate.

 
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view post Posted on 2/4/2008, 18:18
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« Fate changes faster than the death of light.
You supply the envy,
And I'll provide the spite.

Reflections cutting every face in two,
Casting shadows in the pale shade of blue.

Requiem
»


~ C o n c l u s i o n e ]



image


Dalla crepa nel muro, plastico Blu
lento, come le spire di un serpente
scivolava sulla pelle del monarca, vivo,
carezzandolo appena.
Come sempre,
la voce della Chimera graffiò i suoi orecchi
mentre gli occhi, ricolmi di fame,
saettavano ciechi
nel stanarne l'ombra nel Blu.
Né sentì le ossa accartocciarsi di lei,
spezzandosi fra le grida soffocate
della carne lacera e delle labbra,
senza vita.
Cretina,
non capiva.
Chi come lui
"porta la spada per dividere",
provvede all'ira ed al rancore,
dilaniando,
nelle pallide ombre del Blu.
Spasmodiche, le dita tremule,
bianche dalla frenesia,
si chiusero sulla Fiamma del Re,
traboccanti d'odio,
alzandola a suo scudo.
E quando anche il seggio non ci fu più,
l'aria si riprese d'uccelli neri,
lavati del Blu.
Lontano da lei,
una crepa si aprì sul suo viso
spaccandolo in due.
- Cavaliere, se fossi qui,
vedresti il corpo e il cuore di lei
strapparsi per noi,
stagliata sul Blu.

« Grazie.

Ti direi a gran voce,
prima di tornare nelle mie stanze,
la cena, terminata,
lasciandomi dietro tutto ciò che avanza.

Dalla crepa nel muro, plastico Blu
dolce, come il sospiro di una madre
scivolava sulla pelle del monarca, spento
carezzandolo appena.
Come sempre,
la voce della Chimera sussurrò ai suoi orecchi
mentre gli occhi, ricolmi di lacrime,
giacevano senza vita
ignorandone l'ombra, nel Blu.
Sentì piangere le ossa di lei,
spezzandosi fra le grida soffocate,
delle carni in preghiera e delle labbra,
lamentose.
Povera bimba,
non capiva.
Chi come lui
"porta la spada per dividere"
piange l'invidia e soffre la morte
recriminando,
nelle pallide ombre del Blu.
Lente, le dita salde,
bianche per il cuore spento,
si chiusero sulla Fiamma del Re,
alzandola a suo scudo.
E quando anche il seggio non ci fu più,
sbocciò uno stormo d'uccelli veri,
lavati del Blu.
Lontano da lei,
una menzogna s'alzò sul suo viso
spaccandolo in due.
- Cavaliere, se tu fossi qui,
potresti sentire il cuore e i sospiri di lei
piangere per noi,
stagliata sul Blu.

Scusa. »

Ti direi senza voce,
prima di tornare nelle mie stanze,
incapace di terminare, senza te,
tutto quello che avanza.



CITAZIONE
Ferite: Nessuna
Energia: 25%
Tecniche e abilità utilizzate: S i i i l m i o O c c h i o ~ Già citata.
S i i i l m i o B r a c c i o ~ Ray e il suo cavaliere, un immenso Golem di ferro evocabile tramite la tecnica "Sii il mio Cavaliere", sono legati da un legame indissolubile, ben più grande del semplice rapporto tra creatura ed evocatore.
Senza alcun tipo di concentrazione, infatti, il Re sarà in grado di prendere in prestito la forza per qualche secondo, e canalizzarla all'interno della propria spada, che potrà essere usata come difesa contro qualsiasi tipo di attacco fisico, ma non come offesa.
Questa diverrà infatti dura come l'acciaio, pur non avendo alcun mutamento esterno, e fungerà da difesa di livello medio, efficacissima, ad esempio, contro tecniche di basso livello.
Una volta bloccata l'offensiva avversaria, questi avrà l'impressione tutt'altro che labile che non sia stato Ray a fermare l'attacco, bensì il suo cavaliere, magari in quel momento impossibilitato o addirittura non ancora evocato. Un'impressione tanto veritiera quanto breve, comunque.
Dopo aver bloccato l'attacco avversario, la spada tornerà alla sua normale costituzione. Il Re può usufruire di questa tecnica gratuitamente per ben tre volte a duello/quest.
S i i l a m i a O m b r a ~ Un'ottima tecnica elusiva. Una volta subito un colpo, o in un momento del duello a sua scelta, Ray potrà dividere il suo corpo in innumerevoli corvi gracchianti spendendo un consumo pari a Medio, neri come la pece, che si disperderanno nell'aria muovendosi in gruppo, in un unico stormo. I corvi si riuniranno poi in un altro punto deciso dall'agente stesso, riformando il corpo del portatore.
Questi corvi in realtà, sono mera illusione, in quanto non possono essere feriti e non possono ferire l'avversario, quindi la tecnica è solo una sorta di lento movimento, facilmente individuabile, però, attraverso il movimento degli uccelli, che disegneranno nell'aria la traiettoria seguita dal ragazzo nello spostarsi.
Va considerata una difesa assoluta.
Note: Ray si difende dal primo attacco con Fiamma, la sua spada. Quando il secondo spacca il trono si divide in corvi, dedica un'ultima occhiata alla sua avversaria. Si appresta quindi a lasciare la stanza.
Non ho altro da fare, GdRisticamente parlando. Spero che Neferpito non approfitti di questo mio "Sacrificio interpretativo" per portare a termine un ultimo attacco. XD Volendo, può anche evitare di postare, se dipendesse da me.



Edited by Ray~ - 2/4/2008, 22:27
 
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Snake Eyes
view post Posted on 21/4/2008, 10:31




Valutazioni Ray - by Snake&Zazza
CITAZIONE
CITAZIONE
Scrittura: Una narrazione sempre precisa unita ad uno stile semplice ed efficace. Non è difficile affermare che, anche ricordando le giocate passate, questo campo sia proprio il tuo forte.
Purtroppo, però, se il campo semantico risulta come sempre eccellente, non è così per i contenuti.

Il testo ristagna in molti punti, primi tra tutti le svariati parti di cui si compone il flashback, completamente ininfluente dal punto di vista dell'economia del combattimento, che dovrebbe essere oggetto dell'esame. Quella è sicuramente la parte più ostica da affrontare: ammorbante, lenta e noiosa, è facilissimo intuire dove la vicenda stia andando a parare e quale siano le conclusioni di ogni scena.

Oltre a ciò il combattimento è dilatato all'inverosimile, tanto da ricordare una di quelle puntate di Holly&Benji: contenuto utile del post è riassunto spesso in due-tre righe
SPOILER (click to view)
Schioccò le dita, e le ombre, sue serve, si lanciarono sulla Chimera, fameliche, nonostante il banchetto fosse solo alla sua prima portata.
, tutto il resto sono note di colore, proprio come i celebri flashback mentre corre del nostro acclamato campione XD

Trovo che il tutto sarebbe stato molto più godibile se si fosse trattato di una scena gdr e non di un combat, cosa che non ricorda quasi per niente. Oltre a questo, c'è solo da consigliarti una lettura della sindrome da mary sue


Valutazione: 5.4

CITAZIONE
Strategia:

I vuoti descrittivi sono notevoli e frequenti, soprattutto nei primi post, e l'ambiente circostante, oltre ad essere accennato solo in maniera superficiale, non viene sfruttato quasi per niente.

A ciò però vanno a fare da contraltare alcune messe in opera piacevoli, come l'utilizzo del fucile per approfittare delle possibili distrazioni avversarie. Per il resto, il tutto va a ricollegarsi a quanto detto in scrittura, e cioè che il combat ha poco di combat e molto di scena, e per questo motivo il campo ne risente grandemente.

Valutazione: 4.5

CITAZIONE
Sportività: Niente da dire, perfetta. Ogni tecnica avversaria viene intercettata da una in difesa senza eccessivi virtuosismi.
Nonostante ciò, in un combattimento in cui la strategia di entrambi i contendenti è stata ridotta all'osso, non è possibile assegnare una valutazione più meritevole senza reali dimostrazioni d'abilità in questo campo.
Contando soprattutto un avversario completamente inadeguato al reggere un combat con il tuo pg (perm bassissima in confronto a quella di ray, mancanza di un equip all'altezza della persona, ecc)

Valutazione: 5.6

CITAZIONE
Media totale: 5.2 - 1500 gp

Congratulazioni per il passaggio a Blu

 
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view post Posted on 9/5/2008, 14:46
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« Da sotto la cenere, Chevalier,
lacero della polvere che si poggiava su di se,
marcescente e lurido, sconfitto,
di ruggine e carne, si dissanguò.
»


CITAZIONE
Post conclusivo, anche se decisamente in ritardo. Sposto lo scontro nell'apposita sezione.

 
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