Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Notte V ~ Maze

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view post Posted on 11/4/2008, 13:31
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CITAZIONE
La quest succede da qui [LiNk]
Gioco Ray in questa scena come se avessi passato l'esame, per questioni di praticità. Quindi considerate lui un'energia Blu e Chevalier un'energia Rossa.

«...Avete fallito


La voce del monarca sibilò velenosa come il suo sguardo, scivolando verso i suoi interlocutori. Come sempre, ogni sillaba uscita dalle sue labbra sembrava un serpente pronto a stringersi sul collo dei suoi sudditi, soffocandolo.
Solo un paio di scalini alzavano il trono su di loro; eppure Ray pareva un gigante.
Seduto, le dita che lentamente scavavano solchi sempre più profondi nelle braccia del suo seggio, contraendosi in uno spasmo d'ira.

«...Avete FALLITO?!»


Se il suo tono fosse rabbioso o ilare era impossibile da capire.
Di una persona normale si sarebbe detto "Non sa se ridere o piangere"; ma senza dubbio il Re era uno di quelli che non si vorrebbero mai vedere né ridere, né piangere. Più in generale, che non si vorrebbero mai vedere.
A fianco del trono, Chevalier, l'immenso cavaliere del ragazzo, assistiva muto alla scena, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Il Golem era irrequieto, e raschiava con gli artigli le sue stesse placche metalliche, muovendo freneticamente la mascella, come se in trepida attesa di un minimo ordine.
Ma Ray non aveva ancora terminato il suo discorso.

«Nonostante Ethan-Rhys' abbia utilizzato questa parola, suppongo che voi non sappiate che cosa sia un archetipo... o mi sbaglio?»


Li studiò gelido, mentre sul suo viso si spaccava lentamente una smorfia piacente.

«Un "Archetipo" è un simbolo. Una creatura tanto potente da permettersi di poter vivere su un piano intellegibile, e di poter manifestare come proprio desiderio la concretizzazione di un'intera specie estinta su di esso. Un'entità, quindi, capace di trasportare un'intera era al di sopra di un piano venutosi a creare per un suo semplice capriccio, dove la sua razza è viva... con l'unico punto debole di dover necessitare di un corpo a sua somiglianza da influenzare per agire nel mondo materiale.»


Il taglio nel suo viso si fece incredibilmente più perverso, sformandosi in un sorriso. La luce nei suoi occhi riluceva di pazzia.

«In pratica, spiegandolo con parole a voi comprensibili, significa che non muore se prima non gli vedete saltare via la testa. Che quindi voi avete disubbidito ai miei ordini, e che quindi, soprattutto... dovete essere puniti


Improvvisamente, dal Golem a fianco di Ray proruppe un ruggito stridulo, come il suono prodotto da due lastre di ferro ruvide messe a sfregare l'una contro l'altra. Un suono assordante, che riecheggiò fra le colonne della buia e tetra sala del trono, prima di estinguersi in lontananza.
La creatura mosse un passo avanti verso Tesla, la vampira che aveva partecipato alla missione. Intuendo le sue intenzioni la donna arretrò velocemente, cercando di fuggire. Probabilmente non immaginava quanto rapido potesse muoversi Chevalier.
Il Golem si piegò sulle ginocchia, e fece un balzo in avanti, estendendosi in tutti i suoi cinque metri di lunghezza, e allungando un braccio in avanti. Non gli fu difficile afferrarla.
La alzò innanzi al volto, e strinse gli artigli su di lei quanto più forte poteva. Poi, si voltò verso Thrall, un altro partecipante alla missione.
Il mezz'orco sembrava calmo. Leggermente infastidito dalle urla di dolore di Tesla, ma pienamente cosciente della situazione. Non poteva affrontare il cavaliere, e l'aveva capito al primo sguardo.
Ciò che il Golem fece poi di loro, è troppo raccapricciante per poterlo descrivere.
Soddisfatto, il Re si rivolse venefico ai sopravvissuti.

«Non preoccupatevi, altri due compagni dovrebbero arrivare a sostituirli, fra poco. Ditemi, piuttosto, come intendete discolparvi?»

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CITAZIONE
Perdonate lo schifo di questo post, ma l'otite mi sta distruggendo. Rispondete pure nell'ordine che preferite che, come nella precedente quest, andrà seguito per tutti i post successivi.



Edited by Ray~ - 11/4/2008, 14:58
 
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.Wolf
view post Posted on 11/4/2008, 15:34




I l R e E I l S u o G i u l l a r e ~


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Saltella, canticchia, giocherella con i suoi campanellini.
Parla da solo, a volte ride e, spesso, si rivolge alla sua serpe cercando di comprendere i motivi che l’hanno spinto lì, in quel lido. Forse, la causa principale risale a tanti anni fa, quando ancora si dilettava a danzare per il suo sovrano, per il suo Re. Schernito da tutta la corte, lui continuava a muoversi; rideva, giocava, si divertiva.
Il motivo della sua presenza a castello era semplice: dopo tanti anni, il giullare aveva finalmente trovato un nuovo padrone, un nuovo Re. Purtroppo, però, quel giorno arrivò in ritardo e non poté ammirare lo spettacolo che il monarca aveva improvvisato per i suoi servi.
Servo…che brutta parola. Lui non lo era, non poteva essere definito tale, la schiavitù non gli apparteneva. Lui era fedele, ecco, aveva una fedeltà costante, amava il suo re ed era disposto ad esaudire ogni suo desiderio, anche senza motivo.
Era il suo Re, quale ragione più importante di questa poteva fermarlo?
Ed eccolo correre verso la sala principale, il suo manto verdastro scendeva fino agl’occhi, irti di follia e ilarità. La lingua violacea emergeva dalle sue fauci, mentre il delicato fragore dei campanelli si propagava echeggiando rumorosamente.
Si ritrovò dinanzi ad una porta in legno, decorata con motivi regali e dorati.
La spalancò, e vide un manipolo di persone assistere ad uno scempio, quando ancora il golem stava terminando il lavoro.
Alzò lo sguardo, sempre più, e intravide il seggio, alzò ancora la testa per incrociare lo sguardo con il Re, con il suo Re. I suoi occhi si illuminarono, il giullare avanzò a passo sicuro, si portò le mani al volto, trattenne a stento le lacrime.
Sorrise, un’espressione pienamente serena e speranzosa si levò sul suo volto.
La sottile luce risplendeva sull’abito del giullare che, ammaliato, riluceva di un tepore intenso e dolce, quasi divino. Si presentò dinanzi al suo monarca e abbozzò un inchino, mancina sul cuore e destra dietro la schiena. Poi, alzò lo sguardo e sorrise.

- Mio Re. Sono incantato dalla vostra presenza. -

Poi indietreggiò, e si mise alle spalle dei servi.
Volle rivolgersi a loro senza dare le spalle al proprio sovrano; sorrise, rimase per qualche secondo a fissare l’ampia pozza di sangue che contornava la sala. Guardò il golem, lo vide dilettarsi in tutta la sua potenza e maestosità.
Poi, si presentò. Non era masi stato così garbato e attento alle parole. Non era mai stato davanti al suo Re.

- Carissimi! Il giullare di corte è qui. Fedele al suo Re e padrone dell’arte della risata.
Se volete uno spettacolo non c’è che da chiedere, ovviamente, soltanto col consenso di sua altezza… -

Non c’era tempo per questo genere di cose, ma lui era fatto così.
Sempre a mettersi in mostra, cercando di diventare sempre più fedele e obbediente, rimando sempre al guinzaglio del suo padrone. Sorrise, iniziò a muoversi per la stanza, si guardò in giro per poi voltarsi di nuovo verso il suo padrone.

Mai era stato così fedele, mai era stato così devoto ad un mortale.


CITAZIONE

[ReC: 250] - [AeV: 200] - [PeRf: 100] - [PeRm: 425] - [CaeM: 200]

Status Chris~ Indenne.
Energia~ 150%
Passive~ -
Attive utilizzate~ -


 
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view post Posted on 11/4/2008, 16:44
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Esempio
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CITAZIONE

«...Avete fallito?»


Avrebbe voluto dirgli «Si, ci sono problemi?» tuttavia sembrava serio il re dei Toryu, che proprio re non sembrava. Forse era poco più grande del Mezzelfo, che odiava ritenersi suo suddito e disprezzava chi lo riteneva tale. Così le sue labbra furono serrate in una morsa rabbiosa, che in breve fece colare una goccia di sangue nel terreno. Sennar fu lieto di avere sporcato quel pavimento, ricco quasi a scoppiare di sudicia regalità.
La sua faccia sembrava calma, ma arrabbiata. Era strano che un re provasse due sentimenti contrastanti, in modo tale che tali sentimenti si annullassero a vicenda, rendendo il viso del re impassibile, quasi avesse una maschera immutabile sopra esso. Accanto a lui sembravano posarsi persone viventi, a cui il mezzelfo non diede il minimo conto, poichè non stava ascoltanto neanche Ray, il re. Lo spazio era impregnato di una noia, ma allo stesso tempo di una tensione paragonabile solo ad una lotta contro la morte stessa, in coma su di un letto ospedaliero. La sua voce irritante continuava a fare eco nella stanza in cui si trovava assieme agli altri quattro falliti, e ciò non faceva altro che rendere impaziente il mezzelfo di uscire, tanto che di lì a poco sarebbe esploso.
CITAZIONE


«Nonostante Ethan-Rhys' abbia utilizzato questa parola, suppongo che voi non sappiate che cosa sia un archetipo... o mi sbaglio? Un "Archetipo" è un simbolo. Una creatura tanto potente da permettersi di poter vivere su un piano intellegibile, e di poter manifestare come proprio desiderio la concretizzazione di un'intera specie estinta su di esso. Un'entità, quindi, capace di trasportare un'intera era al di sopra di un piano venutosi a creare per un suo semplice capriccio, dove la sua razza è viva... con l'unico punto debole di dover necessitare di un corpo a sua somiglianza da influenzare per agire nel mondo materiale.


Ecco, aveva cominciato a parlare come un vocabolario. Meno di un giorno fa voleva conoscerlo, quasi fosse stata la sua unica ragione di vita; ora, per contrasto, avrebbe uscito una spada dalla mano e l'avrebbe ammazzato, per la pura voglia di vedere la sua testa rotolare nel pavimento, colorandolo con il sangue cremisi. Ma era bloccato per pura coscienza; sapeva che sarebbe morto non appena si fosse mosso. Le sue dita dei piedi si muovevano freneticamente, anticipando un prossimo movimento del piede.

CITAZIONE


«In pratica, spiegandolo con parole a voi comprensibili, significa che non muore se prima non gli vedete saltare via la testa. Che quindi voi avete disubbidito ai miei ordini, e che quindi, soprattutto... dovete essere puniti.»


In pratica gne gne gne, Sennar è più bello di me, abdico a suo favore, e adesso fategli un applauso. Questo accadeva nei sogni di Sennar, cosa del tutto inavverabile. Ogni parola, pronunciata con un marcato accento reale, muoveva spasmodicamente ogni cellula mezzelfica che costituiva il corpo di Sennar, che tuttavia era ancora fermo. La frase che più gli interessò fu l'ultima che disse. Avevano disubbidito? E allora sarebbero stati puniti. Giustissimo. Sennar credeva di averlo ucciso, con un colpo nel ventre... Tutto quel sangue che ve ne era uscito pareva riempire una botte di un volume pari solamente a quello di un armadio. Beh, e lui come lo sapeva che era ancora vivo? Se l'era inventato sicuramente. Era solo una scusa per punirli, che schifo di re.
Senza neanche muoversi da quella poltrona ammuffita, fece muovere invece un golem enorme che poco prima gli stava accanto. Che brutto... Però Sennar era convinto che almeno era più bello di Ray. Alcuni dicevano che stare soli con lui era come stare soli in una stanza buia con il demonio che ti alita di sopra. Beh, allora per Sennar stare con Ray era come darsi un'alitata da solo, dato che Sennar stesso era il demonio. A questo pensiero le sue labbra si inarcarono in un sorriso.
Il golem prese la Vampira, Tesla, e la stritolò con gli artigli disumani, e il suo urlo eccheggiò nella sala. Che stupida, tentare di scappare. Sennar aveva più dignità: nascondeva la sua voglia di uccidere re folli per pura paura di morire. Che c'era di più dignitoso?
Poi uccise Thrall, in un modo ugualmente cruento.
Quindi il re si rivolse ai sopravvissuti con tono arrogante.

CITAZIONE


«Non preoccupatevi, altri due compagni dovrebbero arrivare a sostituirli, fra poco. Ditemi, piuttosto, come intendete discolparvi?»


Non gli importava chi e che cosa sarebbe giunto ad accompagnarlo nella missione. Piuttosto pensò una risposta rapida, in modo da darla per primo. Io mi discolpo perchè è troppo forte. Ammazzalo tu, piuttosto., pensò in un primo momento il mezzelfo. Tuttavia la sua risposta fu cambiata, poichè temeva che se avesse detto quello che pensava sul serio sarebbe morto in un istante, per colpa di quel rompiballe di un golem.

«Beh, io gli ho infilato la spada nello stomaco. Se è rimasto vivo, è un dio. Credevo fosse morto, perchè tutta la grotta era piena del suo sporco sangue.»

SPOILER (click to view)
Ray, non faccio così perchè ce l'ho con te XP E' mi sto impegnando a seguire quel che ho scritto nelle caratteristiche psicologiche di Sennar per migliorare e passare a verde :D
Edit: Ooops, non ho visto il post di .Wolf... Poi lo modifico.

 
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~Lord Forappa~
view post Posted on 11/4/2008, 17:15





Falliti ecco come ci considerava il maestoso Re che degnava della sua presenza cinque semplici mortali che ,fallendo una missione, posero fine alla vita.



Eccomi ora davanti al potente signore del Toryu che arringava per bene i poveri servi che avevano osato deludere le sue aspettative di porre fine agli ,ormai estinti, Elfi del Veleno. Un solo esemplare riuscì a sfuggire alla disfatta causando un'insensata irritazione al facinoroso Re.
L'uno accanto all'altro aspettavamo la probabile e violenta reazione del Re. Seduto sul grande trono il Re scavava grandi solchi alle braccia del suo seggio tentando vanamente di non scatenare tutta la sua ira sui poveri interlocutori. Il Re però non sembrava dal suo aspetto fisico essere tale. Un normale volto di un ragazzo veniva leggermente coperto dai capelli neri. Le lunghe dita affusolate e il corpo snello e slanciato non rappresentavano perfettamente il tipo di Re a cui mi ero fatto un idea. La caratteristica che lo rendeva tale era l'impressionante carisma che riusciva a trasmettere dal suo essere che aumentava la sensazione di trovarsi difronte ad un essere fuori dal comune ,incredibilmente potente, tanto da poter assoggettare al suo volere persone come Byakuya o come il possente Golem che scalpitava al suo fianco. Pur essendo il Golem grosso ,e probabilmente anche potente, rimaneva in ombra accanto al Re trasformando i rumori che provocava semplici bisbigli.


«...Avete FALLITO?!»



Solo questo riusciva a ripetere facendo aumentare la sua rabbia. Le sue parole riecheggiavano come tuoni nella mia testa avendo pur usato un tono neutro ,privo di una reale espressione.

«Nonostante Ethan-Rhys' abbia utilizzato questa parola, suppongo che voi non sappiate che cosa sia un archetipo... o mi sbaglio?»



Il suo sguardo gelido si posò lentamente su di noi...uno dopo l'altro ;scrutando ogni nostra reazione.

«In pratica, spiegandolo con parole a voi comprensibili, significa che non muore se prima non gli vedete saltare via la testa. Che quindi voi avete disubbidito ai miei ordini, e che quindi, soprattutto... dovete essere puniti.»



"Ecco che cosa ci aspettava...una punizione esemplare per il fallimento" pensai senza troppo stupore. In quell'istante il possente Golem si azionò e afferrò la povera Tesla in un sol balzo iniziando a triturarla con le sue immense mani di metallo. In quel momento ebbi veramente paura e non riuscii a trattenere una smorfia all'increscioso spettacolo gentilmente offerto dal Golem che torturò fino alla morte la donna e l'orco facendo schizzare qualche goccia di sangue sul mio viso senza nemmeno accorgermene. Dentro di me mi stavo preparando ad affrontare il disgustoso Golem ma le parole del Re mi stupirono non poco.

«Non preoccupatevi, altri due compagni dovrebbero arrivare a sostituirli, fra poco. Ditemi, piuttosto, come intendete discolparvi?»



"Che cosa?!?! non verremo uccisi!" pensai credendo anche di pensare a voce troppo alta. "Probabilmente ci vuole solo torturare psicologicamente...e ha deciso di dare un premio a Tesla e a Thall uccidendoli subito...". La tensione cresceva e il silenzio era inquietante. Il cigolio metallico del Golem rimbombava nella sala quando una potente voce si alzò dentro la mia testa.

"Non lasciare che faccia quello che voglia...affrontalo!Hai o no una dignità! Non avevi giurato di non servire più nessuno!"



Il ruggito ,che già una volta mi aveva dato la forza necessaria per affrontare Ethan, mi parlò. Chi era quella presenza non lo sapevo ma ero sicuro che dovevo dargli ragione facendo un grosso sbaglio.

«Non ho intenzione di discolparmi... Non sono ne un servo ne un burattino nelle sue mani... ho solo deciso di "Aiutarla" nei suo scopi che casualmente si incrociano con i miei...»



Dissi con la voce più autoritaria che potevo cercando di non essere impertinente. Sentii fremere nuovamente il Golem che aspettava l'ordine per potermi uccidere. "Sfidare l'uomo tra i più potenti del mondo non è cosa saggia ma è risaputo che gli uomini sono stupidi e avventati..." pensai cercando di spiegare la mia follia...ma poco prima ,senza neanche accorgermene in un primo momento, la voce dell'elfo proruppe cercando di scusare la nostra inaffidabilità. "Solo chi si sente un servo deve scusarsi.."
 
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Sir Robin di Locksley
view post Posted on 12/4/2008, 14:14




Spedito, procedeva lungo i corridoi della nuova dimora.
Chino in avanti, si fondeva con le ombre, percorrendo l'intricato dedalo architettonico.
Invisibile, correva senza fermarsi, e coloro alle cui spalle sgusciava non avvertivano che un sussurro, uno spostamento d'aria, un suono di passi soffocati.
E il loro cuore gelava.
Lui era il vendicatore silente, l'entità oscura che evocava nelle menti dei deboli il più atavico terrore.
Ciò che lo corrompeva, non poteva essere celato.

Era soddisfatto.
Appena arrivato, era stato contattato dai tirapiedi del signore del posto, ed era stato informato che a quanto pareva questi lo aveva scelto per portare un pò di nerbo a una spedizione di suoi sudditi.
Quel re non doveva essere uno stupido.
Aveva occhio, sapeva riconoscere il potenziale dei suoi.

Non ci volle molto, e Illidan giunse sul posto che gli era stato indicato.
Spinse i battenti, ed entrò con incedere sicuro, fermandosi solo per richiudere la porta alle sue spalle.

Si trovò di fronte una divertente scenetta: un giovane dai capelli corvini era sprofondato in uno scranno palesemente troppo grande per lui, e inveiva con parole taglienti contro un gruppetto di avventurieri che, nonostante lo superassero abbondantemente nel fisico, accettavano il rimprovero senza osare ribattere.
Senza dubbio, quello era un parente del Re, forse persino il figlio, perchè in caso contrario, con le sue frasi imperiose, non avrebbe resistito più di qualche istante.

Divertito, Illidan si appoggiò con la schiena al muro, accanto alla cornice della porta, per gustarsi l'allietante spettacolo.
Provava un piacere perverso nell'assistere a rimproveri che non lo toccassero, quando parole feroci si riversano come salve di dardi sugli impotenti peccatori.
Gustando ogni singolo istante, osservò il crescere della tensione, fino al momento culminante, quando ad un ordine del principe quello che da sotto la benda l'elfo aveva riconosciuto subito per un essere tenuto insieme da abbondanti dosi di magia abbandonò la sua statica posa, e marciò incontro ai malcapitati sudditi.
Una donna voltò le spalle, vigliacca, tentando di fuggire verso la porta di fianco a Illidan, e l'avrebbe volentieri fermata lui stesso, abbattendola con le armi spietate, ma non fu necessario.
Una morsa d'acciaio, letteralmente, si serrò sulla donna, che strillò e si dimenò prima di soccombere e spargere una piogga di sangue.
Poi venne il turno del secondo.
Un orgoglioso mezz'orco, un serio combattente, rimase a occhi fissi ad attendere la morte, e Illidan provò rispetto per lui, mentre veniva straziato dall'imponente costrutto.

In quel momento, dalla porta entrò una nuova figura, che di primo acchitto evoco nella mente di Illidan una bambola deforme.
Saltellando allegro, l'essere si diresse verso l'alto trono, inchinandosi di fronte al principe pazzo.
Poi, quello che doveva essere un buffone da banchetto, si tritrasse, mentre il ragazzo si rivolgeva agli altri sudditi, che subito si agitarono.

L'elfo attese ancora, aspettando che la situazione si stabilizzasse, e finalmente si fece avanti, e si presentò.

Salve, nobile principe

Abbassò lievemente la testa, giacchè il solo inchinarsi a qualcuno era per lui inconcepibile.

Il mio nome è Illidan Stormrage, e vengo da terre lontane, e porgo il mio aiuto al vostro clan. Immagino che parliate a nome di vostro padre, e quindi mi rivolgo a voi come fosse a lui. Qual'è dunque, il compito che mi vede partecipe?
 
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view post Posted on 16/4/2008, 17:20
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Azione da QM


Probabilmente quei due non avevano la più pallida idea di a chi stessero rivolgendo la loro parola.
Non è semplice far arrabbiare Ray. Anzi, probabilmente non esiste compito più difficoltoso. Senza dubbio, per nulla adatto a due schiavetti convinti della loro divinizzazione, che non riuscivano nemmeno a rendersi conto di cosa volesse dire essere condotti come dei burattini.
Così, quando Sennar e Xemas gli risposero, lui non incrociò nemmeno i loro sguardi, impegnato com'era a capire chi fosse lo psicopatico giullare che aveva appena varcato le porte.
Un mesto "Ah-a", fu la loro risposta. Le sbruffonate non lo toccavano nella sua signorilità, per loro fortuna.
Per loro sfortuna, però, toccavano qualcun altro poco lontano, che di montati e arroganti ne aveva le "lastre" piene.
Probabilmente non riusciva a sopportare il modo in cui questi, per una semplice e stupida convinzione, rifiutavano di omaggiare il Re con il dovuto rispetto. O forse no. Difficile dirlo: I Golem non pensano.
Un tonfo.

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Ray ignorò la propria creatura mentre stritolava Sennar nella propria mano, e la superò senza degnare la scena di un singolo sguardo. Qualcun'altro era entrato nella sala del trono.
Il Cavaliere, dal canto suo, era totalmente intenzionato a vendicarlo per il tono imperdonabile con cui il Mezz'elfo s'era rivolto al regnante. Un'azione estremamente stupida, per chi osa definirsi "Il Demonio in persona".
Gli occhi dei due si incrociarono per solo un secondo; poi l'evocazione infilò due artigli nella bocca di Sennar, aprendogliela con la forza.
Quello che vi estrasse fu un lembo rosa, scuro e sanguinolento, in una marea di liquido cremisi che andò a riversarsi sul pavimento, inondandolo fra i colpi di tosse e i gemiti soffocati del paladino.
Il Golem abbandonò malamente Sennar e la sua lingua, abbandonandoli sul pavimento del salone, per poi concentrarsi sulla figura di Xemas, poco lontano. Lui era stato più gentile, ma le sue parole più dure.
E Chevalier sarebbe stato altrettanto duro.
Mosse il braccio troppo velocemente perché il ladro potesse reagire, e lo colpì col lato della mano all'altezza del torace, mandandolo a schiantarsi contro una colonna del salone.
Era certo di avergli rotto almeno un braccio.
E mentre succedeva tutto questo, Ray accoglieva l'elfo bendato che aveva appena fatto la sua apparizione innanzi a lui, ignorando completamente ciò che succedeva alle sue spalle, seppur non dubitando che il suo Cavaliere si fosse egregiamente occupato della faccenda.

« Sai, Illidan? Se c'è una cosa che apprezzo è l'educazione. Mi compiaccio dei tuoi modi. »

Alzò dunque l'indice, in un simpatico gesto d'ammonimento.

« Devo tuttavia correggerti. Non esiste persona alcuna per cui io possa parlare se non per me stesso. Io sono il Re, e non ho intenzione di abdicare tanto presto. »

Si voltò quindi verso il Golem che, terminato il compito che si era affidato di sua spontanea volontà, li scrutava entrambi dall'alto della sua statuaria figura, completamente immobile.
Gli sorrise piacente, prima di continuare.

« Come ho asserito poco fa, Illidan, il vostro compito è quello di uccidere un "Archetipo". Non c'è bisogno di conoscerne le ragioni... tuttavia devo ammonirvi: Un Archetipo muore solo se ucciso sul suo piano, che non è il mondo materiale, e ci sono solo due modi per accedervi. »

Allungò l'indice e il medio davanti al suo volto, in enumerazione.

« Il primo è eliminarlo nel mondo materiale, ma non essendosi verificato sono certo del fatto che la precedente squadra non vi sia riuscita. Il secondo è che lui stesso vi trasferisca lì, probabilmente per un eccesso di confidenza nelle sue potenzialità. Il problema per lui è la sua estrema vulnerabilità. Quello per noi è che su quel piano, lui controlla ogni cosa. Il gioco non vale la candela, però. Non ci trasferirebbe mai lì, se non fosse per assoluta necessit.. »

Non riuscì a terminare la frase.
Improvvisamente, la sala del trono tremò sotto la forza di una potente scossa, e Ray vide scomparire tutte le figure intorno a lui, tranne quella del suo cavaliere.
Dopodiché divenne tutto verde, e la sua sala si trasformò in quella che a prima vista sembrava una grottesca foresta stregata, con tentacoli che uscivano dal terreno e alberi dalle forme mostruose.
Nella sua calma, il signore si limitò ad unica affermazione.

« Ecco, appunto. »


CITAZIONE
Dunque: Mi spiace veramente per Xemas e Sennar, ma avevo già deciso che la parte più pericolosa di tutta la serie di quest sarebbe stato il colloquio con Ray, e non a torto. Ringraziate soltanto che non sia sceso lui in campo [Molto più pericoloso], e che abbia utilizzato un'azione da QM. In un combattimento reale i vostri personaggi avrebbero avuto ben poche possibilità di sopravvivenza.

Sennar: Inizi la quest con un danno permanente di livello alto. Ti è stata strappata la lingua. Le caratteristiche dei danni permanenti sono quelle che si intuiscono dal nome. Se non trovi un modo per guarirti in questa stessa quest, il tuo personaggio rimarrà per sempre privato della lingua, e quindi sia del senso del gusto che della parola. Dovrai anche modificare la scheda a riguardo.
Xemas: Il danno infertoti è della stessa quantità: Alta. Ti è stato rotto un braccio, a tua discrezione quale. Non è un danno permanente, quindi in qualsiasi altra attività GdRistica sei in piena salute ^^

Istruzioni: Siete stati trasferiti sul piano dell'archetipo, ognuno lontano dagli altri. Vi trovate in un bosco, questo è sicuro, ma a prima vista potrebbe sembrarvi una grotta. E' scuro, non si vede nulla in mezzo agli alberi e dai rami cadono gocce di liquido verde del quale preferiste non saggiare il gusto, sentito l'odore. Vi sono diversi sentieri intorno a voi: Prendete quello che preferite. Descrizioni più accurate le lascio alla vostra fantasia ^^
Dopo un po' avrete la sensazione di stare girando in circolo [Potete anche ripassare dal punto di partenza se lo desiderate, ma non fermatevi lì, continuate a camminare]. E poi concludete il post.
La quest si svolgerà in questo modo: Valutando diverse cose [Bravura - Comportamento - Caratterizzazione ecc ecc.] ogni turno il migliore in questi campi raggiungerà Ethan-Rhys', e inizierà ad affrontarlo [Dunque uno di voi lo farà già nel prossimo turno. Sarai poi raggiunto da un altro, e così via.], mentre quelli non scelti dovranno cimentarsi in diverse prove e tranelli.
Enjoy =)

 
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.Wolf
view post Posted on 16/4/2008, 21:20




F e d e l t à ~


- Prima un passo…poi un altro…poi una giravolta, falla un’altra volta, guarda in giù…guarda in sù…

…ah! -

Una goccia verdastra cadde sul suo cappello per poi scivolare a terra sfiorando le sue scarne guance pallide. Al termine di quel gentile moto la lacrima della grande pianta cadde a terra mescolandosi col fango e le rocce. Era buio, la flora si infittiva sempre più e – senza aver capito come – il giullare stava passeggiando per la scura foresta alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa.
Detestava rimanere da solo, odiava il silenzio. Per questo parlava e intonava bizzarre filastrocche danzando come un idiota sotto gl’alti arbusti. Si fermò, si grattò il naso e incrociò le gambe mantenendo una postura perfettamente eretta. Iniziò a guardare in alto, cercando un brandello di cielo…ma nulla. Buio, soltanto buio.
Intravide, però, un’altra goccia di quell’orrido liquame che, celere, mirava al suo occhio destro. Si avvicinò sempre più, mancava poco…qualche millimetro e…

- No! -

Spiccò un salto all’indietro per evitare la goccia ma, accidentalmente, inciampò su una radice nodosa e cadde al suolo con un tonfo.

- Ahia! Che bott… -

Ed eccola. La goccia gli cadde esattamente sul viso, vicino all’occhio destro. Abbozzò un’espressione sfinita, si vergognava persino di sé stesso. Si alzò da terra pulendosi i vestiti, rimase qualche secondo a fissare il suo manto rigato che si alternava con colorazioni violacee e verdastre, fatta eccezione per le cuciture brune. Tolta la maggior parte della polvere improvvisò uno starnuto che trattenne a stento, ma spalancò la bocca così ampiamente che gli animali del posto poterono vedere la gola violacea del buffone, decorata da una grossa lingua scarlatta.
Si sistemò il cappello e, meravigliato, notò un piccolo sentiero in mezzo a due grossi arbusti. La tentazione era grande, in breve il giullare si mise a percorrere la stretta via e, con sorpresa, entrò in un corridoio di fiori di rara bellezza.
Rara bellezza si, ma l’odore faceva invidia all’orco più vecchio e logoro. L’aria era pervasa da un venticello maleodorante, buffe furono le facce del Joker mentre annusava ogni frammento di quella malsana atmosfera.
Iniziò a camminare più veloce, sempre più…iniziò a correre.
Intraprese una folle corsa con entrambe le mani su bocca e naso per mascherare gli odori forti presenti nell’aria, corse, corse, corse, finche non…

CRACK

…cadde di nuovo.
Si rialzò abbozzando un pianto finto e teatrale e maledì la radice che aveva pestato. La prese con forza con la mano destra per poi strapparla via con un solo rapido gesto. Una nube di terra si levò nell’aria.
Poi, una goccia gli toccò il cappello. Ancora? Goccia, radice…no, non era possibile.

- Hey, m-ma, qui ci sono già stato! Ahhhhhh, Freedo!! -

Ed ecco che il suo alleato fece capolino da sotto la manica del braccio sinistro, sibilando come un cobra in agguato. Si guardarono per qualche istante, poi il tutto terminò con uno sbuffo disperato. Non aggiunse nulla, nient’altro. Sembrava che stesse recitando uno spettacolo comico, senza il suo Re.
Non lo aveva mai fatto prima, si mese a ridere a seguito di questo pensiero.
Si guardò poi in giro e, meravigliato, notò un altro sentiero, poco nitido e nascosto tra i rovi e i cespugli. Scosse le spalle ed inizio a percorrerlo. Perché andare a zonzo senza meta, perché esaudire desideri di un Re scomparso in un attimo?
Fedeltà, unica risposta. Era talmente fedele che non aveva nemmeno preso in considerazione gl’atti del golem del suo signore che, in un singolo momento, aveva menomato due suoi sottoposti senza batter ciglio.
Gli era sembrato normale, e poi si sa…il Re ha sempre ragione.



CITAZIONE

[ReC: 250] - [AeV: 200] - [PeRf: 100] - [PeRm: 425] - [CaeM: 200]

Status Chris~ Indenne.
Vassallo del giullare~ -
Energia~ 150%
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view post Posted on 17/4/2008, 13:46
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Il mezzelfo osservò i lineamenti del re, che alle parole di Xemas e Sennar non erano mutati. Nella stanza regnava un silenzio totale, che preannunciava una scena orribile. Fu la cosa gigante a muoversi per prima, e i suoi occhi assenti erano puntati proprio verso di lui. Era veloce, la creatura. Forse si era arrabbiata per una mancanza di rispetto verso il proprio re? Che pietà, quella di Sennar verso la creatura, tanto stupida da sottomettersi a qualcuno, inconsapevole della sua forza. Tuttavia tale stupidità avrebbe presto fatto pagare al mezzelfo la mancanza di rispetto. Dove poteva nascere il rispetto da un ribelle, cresciuto senza un minimo di educazione?
La creatura alzò Sennar per il busto, tenendolo con forza sovrumana. Il dolore finora era sopportabile, anche se elevato. Lui, conservava una calma esemplare. La morte per lui non era nulla; anzi, se fosse morto sarebbe stata una grande notizia, per uno senza uno scopo preciso nella vita.

« Tu, lasciami. Sei mentalmente inferiore a me, non hai diritto di toccarmi. »

Ma il golem era talmente inferiore che non diede conto alle parole del Mezzelfo, e aumentò la stretta. No, forse era solo un'illusione, causata dal dolore. Tuttavia la consapevolezza di sentire dolore sparì, quando la creatura infilò i suoi artigli nella bocca di Sennar, aprendola con forza. Tuttavia non cercò di rompergli la mascella; prese solamente la sua lingua. Il suo sguardo incrociò Ray.

GYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!

L'organo roseo cadde a terra, mentre dalla bocca del mezzelfo iniziò a uscire un piccolo fiumiciattolo di sangue. Guardò il golem con occhi spenti. Poi uno Splut, e l'enorme braccio che lo stava stritolando si riempì di sangue. La bocca di Sennar era ormai in preda alla tosse. Il ragazzo guardò Ray, facendo una smorfia di odio.

Ormai, se muoio non importa. Non ti porterò mai rispetto, Merda.

La creatura abbandonò il mezzelfo lasciandolo cadere, e, contemporaneamente ad un colpo di tosse, fissò la parte tagliata del suo corpo. Non sentiva più nulla dentro la bocca. I nervi cercavano in ogni modo di muovere qualcosa, ma stavano impazzendo nel muovere il nulla. Chiuse gli occhi, e un'altra volta dalle sue labbra si librò un fiume di liquido cremisi. Sennar fu lieto di sporcare il pavimento del re.
Rimase incapace di intendere e di volere per tutta la durata del colloquio. Gli arrivarono alla mente delle vaghe parole, sicuramente del Re. Ma lui era altrove, era svenuto, e non vedeva nulla se non l'ombra nera creata dalle sue chiuse palpebre. Che cosa era cambiato in lui? Non avrebbe più parlato. Non avrebbe avuto riscontri sulla missione che egli doveva compiere. Per tal motivo, sorrise compiaciuto. Gli occhi ancora chiusi, un'altro sputo sanguineo.

Luogo - ??



Quando riaprì gli occhi, non era più nella sala di Ray. A giudicare dalla sua spossatezza, era passato un bel pò di tempo. Era solo. Ray era sparito. Pensò al re, alla sua pazzia. Non era normale, di certo. Probabilmente, se lo avesse guardato, avrebbe perso anche gli occhi. Rise, e tanto. Si alzò quindi. La saliva inondò la sua bocca, e la ferita gli bruciò ancora.

Ma che cazzo. Non riesco a parlare. Ray, che tu e tua madre siate maledetti.

Non potendo in nessun modo capire ove si trovava, osservò cosa accadeva attorno a lui. Era piuttosto buio, e si sorprese. Era la prima volta che non vedeva a palpebre aperte. Capì che la sua abilità era del tutto vana in quel luogo, quindi probabilmente era un luogo non terreno. Si guardò in giro, osservando l'antro della grotta in cui sembrava essere finito. Si sedette, gambe incrociate, e odorò l'aria. Un odore ripugnante gli penetrò nelle narici; la puzza era tanto elevata che avrebbe preferito che il servo senza encefalo di Ray gli avesse staccato il naso. Plic, Plic. L'unico rumore. Il liquido puzzolente continuava ad irritare i setti nasali del ragazzo, che preferì allontanarsi da quella zona.
Proseguì a piedi, nel buio di quella zona. Presto si ritrovò a sbattere la testa contro qualcosa, che sembrava cava. Era legno. Un albero nella foresta? Impossibile. Lo tastò con il palmo, e a giudicare dalle venature era legno sul serio. Quando gli occhi si abituarono al buio, infatti, riuscì ad utilizzare la sua Scurovisione, anche se non molto efficacemente. Riuscì a distinguere finalmente la zona in cui si trovava. Era una specie di foresta, ma gli alberi non avevano un modo di crescere alquanto singolare, quasi sembravano impietriti. Gli arbusti sembravano intrecciarsi intorno alle gambe ogni volta che il mezzelfo posava il piede al terreno, e dovette persino abbassarsi per liberarsene. Fu inevitabile, una volta chinato, sputare un altro getto di sangue, che tuttavia era notevolmente ridotto. Si pulì la bocca con la manica del braccio, sentendo con orrore l'odore del proprio sangue, e proseguì speditamente, senza una direzione precisa. Non sembrava esserci del cielo; provando a guardare in alto, si vedevan solo le chiome scure degli alberi. Ovunque vi si trovavano dei sassi che interrompevano il cammino del ragazzo, e spesso lo stesso incappava in alberi o nelle loro chiome. Dopo un pò si ritrovo davanti a tre sentieri. Imboccò quello più vicino, senza un minimo di dubbio, e continuò a camminare, sperando di incontrare qualcuno che lo curasse. Tuttavia sembrava percorrere sempre lo stesso sentiero; sempre lo stesso sasso in cui inciampava, sempre lo stesso puzzo fognario, sempre gli stessi arbusti. Ancora più singolare fu quando incappò di nuovo nei tre sentieri; questa volta imboccò il destro, ma si ritrovò, dopo un breve cammino, di nuovo in quella stessa radura.

Avrebbe voluto gridare, uccidersi, fare qualcosa, ma non poteva fare niente, se non camminare. E così non fece altro che camminare, colmo di risentimento verso il golem, e sopratutto, verso Ray.

CITAZIONE
⌐ Stato Fisico » Danno Alto alla bocca.
⌐ Caratteristiche Fisiche » (ReC)175 (AeV) 270 (PeRf) 210 (PeRm) 150
⌐ Energia » 100%
⌐ Pergamene, Abilità e Armi » //

SPOILER (click to view)
Edit: Corretti alcuni errori di battitura. Forse dovrei cominciare ad utilizzare Word...



Edited by Maiønese - 23/4/2008, 22:34
 
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~Lord Forappa~
view post Posted on 17/4/2008, 21:44




Oh cazzo...

Bisbigliai sconcertato ,usando il gergo che più esprimeva cosa stava accadendo, vedendo aumentare i fremiti del possente Golem che ,guardiano, faceva a Ray. Io e il mezzo elfo rispondemmo a tono al misterioso Re ,che non sembrava possedere emozioni se non la rabbia, che non batté ciglio ma bensì il suo compagno decise ,anche se non si può parlare di una vera e propria coscienza ne di un minimo di intelligenza, di punire i poveri stolti che avevano osato mettere in dubbio la superiorità del Re. I fremiti della bestia aumentarono a dismisura fino a che ,in un battito di cuore, afferrò Sennar iniziando a stritolarlo con le sue enormi mani di acciaio. Feci ,incautamente, un passo indietro come se ciò bastasse a fermare l'ira della abnorme bestia. Sennar dimostrò una resistenza incrollabile...finchè il Golem si limitò a stritolarlo. La paura iniziò a salire a fiumi quando la bestia infilò i suoi artigli nella minuta bocca dell'elfo afferrando ,con la punta degli arpioni, la piccola lingua di Sennar. La strappò con forza, la gettò lontano,mosse il braccio e mi spinse lontano. Tutto avvenne in una frazione di secondo capii la situazione soltanto quando sentii il freddo propagarsi nella stanza, capii più tardi che si trattava delle gelate mani dell'Essere. Volai per alcuni metri finchè la mia corsa non fu contrastata dalla maledetta colonna dal sabbioso colore. Il dolore non arrivava e mi stupii finchè la maschera calma ,che nascondeva un immensa paura, si ruppe come uno specchio mostrando il vero volto di Xemas. A quel punto il dolore squarciò i miei pensieri e capii che lo scontro con la colonna aveva rotto il mio braccio sinistro...o era stato la bestia. Ma in quell'istante non era ciò che mi affliggeva. Non ero abituato a così tanto dolore perciò giacqui sul pavimento per ,probabilmente qualche ora, che potevano essere tranquillamente solo pochi secondi. Tastavo forsennatamente tutto l'ossuto braccio come se potessi curare la ferita. Non riuscii a capire più nulla ;nemmeno le importanti parole del Re svenendo poco dopo a causa del lancinante dolore.



Location: ??unknown??

Dannato,dannatissimo GOLEM!



Bisbigliai ,con flebile voce, appena mi risvegliai poco prima che il dolore tornasse a far sentire la sua presenza. L'istinto di sopravvivenza non fece ragionare il mio cervello che era momentaneamente occupato a bloccare l'assedio. Appena il dolore si attenuò un poco iniziai a osservare l'ambiente cercando di trovare un modo per alleviare il dolore. Mi alzai di fretta, staccai un grosso ramo con la mano buona, stappai la tunica, feci un piccola medicazione del braccio inerme usando il ramo. Finalmente il dolore si attenuò finchè il mio cervello non ricominciò a funzionare.


Un ramo...UN RAMO!...dove cazzo sono?



Finalmente mi accorsi di ciò che mi circondava. Mi trovavo in una grotta...no in una foresta ingannato dal plumbeo cielo e dall'intensa oscurità. Un foresta malsana ,più simile ad un acquitrino che a una rigogliosa foresta, mi circondava come in una gabbia. Le frasche impedivano alla mia vista di vedere se fossi in una grotta o in cielo aperto. L'odore insopportabile di marcio e morte mi dette la necessità di tagliarmi il naso ma la ragione mi trattenne dalla pazzia. Scoprii la fonte del malsano aroma. Stille di un liquido violaceo cadevano dolcemente a terra e anche sui miei dolci capelli. Quando me ne accorsi preferì tagliere la ciocca incriminata con la spada, ancora fedele al mio fianco, facendola cadere a terra. La ciocca si disintegrò sotto i miei occhi dandomi la conferma che quel liquido non andava bevuto. Finalmente notai alcuni sentieri di fronte a me che sembravano dare su strade diverse. Prima di percorrerla decisi di guardarmi ancora attorno. Non riuscivo a scorgere nulla se non oltre gli alberi che creavano un piccolo cerchio contorto. Scartai l'opzione di salire su di un alberò per due semplici motivi. Non conoscevo l'origine del liquido che aveva già causato le morte della mia meravigliosa ciocca argentata e ,per secondo, il mio braccio sinistro inagibile mi impediva la scalata. Mi decisi a seguire il primo sentiero guidandomi dall'istinto che ,fino a ora mi aveva sempre tradito. La strada era retta con qualche rara curva quindi ero sicuro di essermi allontanato dalla precedente posizione. Se la radura fosse stato il sud sicuramente mi stavo dirigendo verso nord. Il paesaggio non cambiava mai dando l'impressione di non muoversi affatto; come se mentre faccio un passo la terra si sposti anch'essa di un passo. Dopo svariato tempo mi ritrovai in un altra radura molto somigliante alla precedente...stranamente somigliante alla precedente.Ivi vi erano altri due sentieri molto simili alla imboccatura dei precedenti. Non ci feci molto caso e perciò continuai il mio cammino ma ,per istinto, nel sentiero ipoteticamente opposto a quello già imboccato. Ciò avvenne svariate volte ,di cui persi il conto, ficnhè non persi la pazienza. Mi fermai nella ennesima radura riflettendo su ciò che stava accadendo.

Saranno all'incirca un giorno che cammino alla cieca in questa assurda foresta...ma devo capire se tutte queste radure sono sempre la stessa oppure è solo una coincidenza...



Dopo svariati minuti di riflessione decisi di marcare un albero sradicando un pezzo di corteccia usando la spada. Dopo di che mi incamminai nuovamente l'ennesimo sentiero sperando che la mia ipotesi fosse errata. Nel frattempo continuavo a marcare altri alberi dell'arduo sentiero finchè non raggiunsi nuovamente la radura. Lo sconforto mi assalì quando vidi il marchio che avevo fatto poco prima di partire. Diversi stati d'animo si mescolarono nel mio corpo;confusione,frustrazione,rabbia,sconforto,depressione; finchè non esplosi diventando furente. Camminai...no corsi alla cieca ,inutilmente, per i lungimiranti sentieri con la rabbia immensa stampata nel viso imprecando a più non posso , con un braccio penzolante, maledicendo il nome di Ray e del suo stupido Golem.

Dannazione, dannazione, dannazione...dannato RAY!...





CITAZIONE
Condizione~ Braccio sinistro fuori uso (Livello Alto)
Condizioni Psicologiche~ Infuriato
Tecniche Usate~ ///
Energia~ 100%


~[ReC:225][AeV:300][PeRf:125][PeRm:175][CaeM:225]~

 
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Sir Robin di Locksley
view post Posted on 19/4/2008, 14:09




Dunque, era di un assassinio che si trattava.
Lo stuzzicava, la cosa, e anche molto.
E questo, per il Re, era una fortuna, poichè l'elfo non aveva motivo di disertare un incarico che portasse un pò di sollievo alla sua anima afflitta dalla noia.

Ascoltò tutto il discorso del monarca, eretto, orgoglioso, ma rispettoso del rango dell'altro.
Disprezzava profondamente coloro che sprecavano tante energie a ribadire la propria dubbia superiorità con continua insubordinazione.
Pezzenti.
Lui, non aveva bisogno di fare i capricci per affermarsi.

Ascoltò con interesse la spiegazione del sovrano riguardo agli Archetipi comprendendone, molto probabilmente a differenza di tutti gli altri, il significato.

Poi, d'un tratto, il piccolo Re scomparve.
Scomparve il golem.
Scomparve il trono.
Scomparve la sala.
E comparve la foresta.

Pilastro immutabile, Illidan non perse la sua posa fiera, mentre l'intero paesaggio che lo circondava veniva sostituito, come due dipinti con una cornice.

Non vedevo l'ora

Si guardò intorno, e percepì un gran turbinio di scorie magiche.
Che il Re avesse per qualche ragione mutato l'aspetto della sala del trono, Illidan lo scartò subito, anche perchè non gli era parso che il giovane dai capelli corvini possedese le capacità necessarie.
Di conseguenza, quello dove ora si trovava, era un altro luogo.

Una foresta, forse un tempo lussureggiante, ma ora distorta, corrotta...
Memento di vita, rinnegato dal putrido presente.
Assomigliava in maniera incredibile alla sua terra, dopo il passaggio della legione, gli stessi immensi e antichi alberi, strangolati da liane e ricoperti da ferite sanguinanti, sulla veneranda pelle rugosa.
Ovunque riconobbe i segni del tocco del degrado, e del putridume.
Nei fiori bianchi e rossi, che emanavano una polvere verde e nauseante, ogni volta che una laida falena vi si posava per attingere agli stami.
Nei frutti bitorzoluti e deformi, la cui scorza era spaccata, tanto era abbondante la densa polpa di poco dissime dalla fanghiglia attaccata alle radici degli alberi.
Nei ragni più grandi di un pugno umano, spesso anche di un umano stesso, che tessevano mastodontiche tele tra le fronde cadenti, e spolpavano ogni misero volatile che vi rimanesse invischiato.
Nei crateri aperti nei fianchi dei pendii del sottobosco, vomitanti vapori irrespirabili e rigagnoli di melma verdastra, mischiati a resti organici di chissà quali esseri abitatori del sottosuolo.
Nella magia perversa che aleggiava nell'aria pesante, insieme a sciami di mosche.

In effetti, avrebbe proprio potuto essere la sua terra, ma le condizioni rendevano improbabile l'ipotesi.
Molto probabilmente, invece, quello il piano a cui aveva accennato il Re.

Che stranezza.
Proprio mentre ne parlava, quasi a confermare le parole del sovrano, il Piano era entrato in scena, riscuchiando l'elfo, e probabilmentente anche i suoi nuovi "compagni".
Quella era una coincidenza che l'arguto cacciatore di demoni davvero non riusciva ad accantonare come tale.
In più, se davvero era il loro obbiettivo a comandare quella dimensione, perchè attirare lì i suoi nemici?
Che si illudesse che elimandoi avrebbe risolto il suo problema?
Se aveva letto bene negli occhi decisi di Ray, il monaca non avrebe certo perso tempo a inviare una nuova comitiva di tagliagole.
Lui, anche se gli costava ammettrlo, in quella situazione era solo una pedina, perchè esporsi per annientarlo?

Con quei pensieri che lo turbavano, Illidan si mise a camminare.
La linea d'azione, sempre che così si potesse chiamare il vagare fra la vegetazione fino al prossimo avvenimenteo, era chiara in mente.
Dopotutto, che altro fare?
Non c'era bisogno di cercare una maniera per fuggire, almeno non in tempi brevi.
Quella era la dimensione del suo bersaglio, e se questi lo aveva attirato lì, prima o poi si sarebbe dovuto palesare.

Camminò a lungo, silenzioso come un ombra, seguendo diversi sentieri, ma senza giungere ad una destinazione.
Continuava a girare, in tondo, eipercorrendo sempre le stesse vie, che dopo una decina di volte divennero familiari alla vista di Illidan.

Si fermò.

Era stufo di camminare.
Di battere avanti e indietro quella nauseabonda contrada.

Si sedette.

Se questo Archetipo avesse voluto ucciderlo, che venisse pure a prenderlo.
Non avrebgbe potuto rimpiangere la sua decisione.

CITAZIONE

[ReC: +225] [AeV: +200] [PeRf: +150] [PeRm: +250] [CaeM: +175]



Ferite: nessuna
Energia: 100%
Tecniche utilizzate: //
Passive: //

 
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PnG
view post Posted on 24/4/2008, 12:17




CITAZIONE
L'ordine in cui posto le situazioni, ora, è quello in cui incontrereste Ethan-Rhys se continuaste a postare allo stesso modo.
Ricordo che la bravura, in questo caso, è estremamente marginale. E' stato considerato molto più importante il comportamento del personaggio, le sue reazioni e i suoi pensieri.
L'ordine in cui si deve postare, comunque, non cambia.

PnG Ethan-Rhys [~Lord Forappa~]


La lancia conficcata nel volto, tutt'altro che irriconoscibile. Il cadavere sotto di lui, in uno stagno reso putrido dalla mefitica azione del sangue.
Tutt'intorno a lui, la foresta cresceva rigogliosa. A differenza delle zone in che avevano accolto i suoi nemici, lì, dove l'elfo del veleno aveva costruito la sua tana, si apriva una radura rigogliosa, fertile e viva. Verde come non mai.
Aveva appena terminato il suo compito, e il cadavere di Ray, il Re che non perde mai, stava sotto di lui. Trafitto. Esanime e innegabilmente deceduto.
Lo tormentò un poco con la punta dello stivale, scuotendolo e lasciando che i suoi movimenti disegnassero increspature irregolari nella pozzanghera dov'era stato lasciato cadere.
Sorrise soddisfatto, e si voltò verso l'apertura che portava alla macchia boschiva.
Solo in quel momento si rese conto di non essere solo. Probabilmente appena arrivato, innanzi a lui stava uno dei cacciatori di teste di qualche tempo prima, anche se non sembrava nelle sue migliori condizioni fisiche.
Una delle sue due braccia era innegabilmente rotta.
« Ma guarda un po'. » Disse l'elfo del veleno, scrutando Xemas negli occhi « Ci si rivede. »
Si mosse di lato, assicurandosi che l'altro riuscisse a scorgere la figura del cadavere di Ray, dietro di se.
« Il vostro Re è morto, cacciatore di teste. Non avete più motivo per combattermi. »Sospirò « Lo dico poiché non ho nulla contro di te, e poiché ora non hai più motivo di combattermi. » Alzò lo sguardo fiero verso di lui, in conclusione. « Piuttosto, avvicinati a me. Ti guarirò quel braccio. »
Solo una cosa si leggeva nei suoi occhi. La verità. Non era un tranello. L'elfo era convinto di aver eliminato Ray, come era sicuro di guarire Xemas nel caso in cui lui si fosse avvicinato.

Post da QM [Sir Robin di Locksley]


Innanzi a te si alzeranno una marea di non morti, provenienti dal terreno stesso. Questi sorgeranno dal basso, come riesumati dalle loro tombe, e si scaglieranno contro di te. La loro potenza è infima: Saranno più o meno una cinquantina, e tutti insieme conteranno come una misera energia bianca. Facci vedere un bel combattimento.
Subito dopo, avanzando andrai in contro a una barriera invisibile, e assisterai all'incontro tra Ethan-Rhys' e Forappa, ma non riuscirai a intervenire. La barriera ti sembrerà invalicabile, e loro non ti sentiranno ne vedranno in alcun modo. Per loro non esisterai.

Post da QM [Maiønese]


Come per Sir Robin di Locksely, anche tu sarai assalito da una marea di non morti che dovrai combattere, ma i tuoi saranno notevolmente più potenti. Saranno solo venti, infatti, ma complesamente andranno considerati potenti come un'energia rossa. Facci vedere un bel combattimento, ma sii realistico: Non puoi vincere, specialmente coi danni che hai. [Per maggiori dettagli sui non morti ti rimando alla descrizione per Sir Robin di Locksley]. Puoi perdere i sensi o accasciarti senza forse in un angolo, ma dovrai descrivere il tuo salvataggio ad opera del Golem di Ray, che arriverà proprio al momento giusto per salvarti la vita. Dopodiché si metterà davanti a te, eretto, a scrutarti.

Post da QM [.Wolf]


Davanti a te, dopo un po' di cammino, compare la tua stessa copia, ma con dei tratti [Colorazione, occhi o quel che vuoi] che fanno intendere che sia la tua esatta nemesi. Devi affrontarla, poiché lei ti attaccherà [Può parlare o non parlare, a tua descrizione]. Descrivi un buon combattimento in modo autoconclusivo, ma non dettarne la fine, al mio prossimo post ti dirò se dovrai continuare a combattere [Improbabile], o se la copia si dissolverà, o se la sconfiggerai tu stesso, a seconda del tuo comportamento. La copia va considerata come un altro te a tutti gli effetti, e anche se lo devi combattere in maniera autoconclusiva consideralo della tua stessa energia e con le tue stesse tecniche.
 
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.Wolf
view post Posted on 27/4/2008, 20:45




S o r r i d i ~


No, non era possibile.
Due giullari nello stesso luogo, due giullari nel medesimo posto e nel comune istante. Erano trascorsi soltanto pochi minuti, solamente qualche passo ben piantato nel terreno, solamente una decina di battiti del cuore.
Ed ecco, che il pagliaccio si ferma, immobile, a specchiarsi nella sua stessa immagine. Un’atra figura, esattamente uguale a Chris, apparve dinanzi a un grosso albero, l’unico particolare che contraddistingueva la copia dall’originale era il colore degl’abiti. Difatti, l’invasore portava un vestito completamente bianco, e i suoi occhi soffiavano una gelida bora.
Così uguali, ma nel contempo, così diversi.
Ed ecco, in un solo istante, la candida copia iniziò a camminare verso il buffone, fermandosi a pochi passi da lui.

- Chi sei? -
- Chi sei? -


Parlarono assieme, nello stesso breve istante.

- Cosa? C-chi sei? -
- Cosa? C-chi sei? -



Ancora una volta, come per ridicolizzarsi a vicenda.
A quel punto, la copia bianca sorrise e puntò la sua arma verso la testa del’originale. Era pronto, respirava a fatica. L’indice premeva sempre di più il grilletto, una goccia di sudore solcò il viso del giullare.
Un solo colpo e la sua gioia si spense…col sorriso.



CITAZIONE

[ReC: 250] - [AeV: 200] - [PeRf: 100] - [PeRm: 425] - [CaeM: 200]

Status Chris~ Indenne.
Vassallo del giullare~ -
Energia~ 150%
Passive~ -
Attive utilizzate~ -

E con questo, chiudo la quest. Un addio per il mio pg, durato decisamente poco.


 
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~Lord Forappa~
view post Posted on 29/4/2008, 13:25




Dannato...dannato...

Stavo ancora macinando odio e frustrazione muovendo lenti passi verso una meta ignota. Senza che me ne accorgessi il paesaggio lentamente cambiò. Il putrido grigiore degli alberi che limitavano il si fece poco a poco sempre più verde...rigoglioso. Le pozzanghere sparirono dal selciato e al loro posto affiorarono un leggera erbetta lucente e viva. Anche il plumbeo cielo cambiò diventando un bellissimo azzurro privo di nuvole. L'odore acre di morte e putrefazione venne sconfitto dal lieve aroma di muschio donandomi un certo sollievo. Quando mi accorsi di tutto ciò mi rilassai un momento dimenticando il dolore e il maledetto Re. Alzai piano il capo vedendo ,dinnanzi a me, che il sentiero continuava ancora per poco perchè ,dopo una leggera svolta, scorgevo in lontananza un'altra radura a prima vista più grande delle precedenti e per fortuna degli stessi colori del sentiero. Aumentai il passo morso dalla forte curiosità. Qualche passo dopo raggiunsi l'agognata meta... anche se dovetti ricredermi. La radura era circondata da immensi alberi ,ancora più alti dei precedenti, il verde assorbiva ogni altro colore rendendo il pallore dell'elfo un colore innaturale e contrastante con il paesaggio. Già l'elfo che il Re voleva morto ora si trovava difronte a me freddo come il ghiaccio. Non era cambiato nulla dalla prima volta che avevamo incrociato gli sguardi. Dopo qualche istante, in contemplazione della innaturale figura, mi accorsi della lancia apparentemente conficcata nella testa di una carcassa. Non ci volle molto a capire chi fosse.

"Ray..."



Un flebile soffio uscii istintivamente dalla mia bocca. "Come è possibile...il potente golem era soggiogato al suo volere...ed ora si trova di fronte a me...sta volta morto..."
Non riuscivo a spiegarmi ciò che i miei occhi mandavano al mio cervello. Impulsi indescrivibili mandavano la mia mente in uno stato confusionale facendomi assumere un'espressione sbigottita. Non riuscivo a staccare gli occhi dalla carcassa galleggiante nella cremisi pozza d'acqua. Qualche istante dopo l'altezzoso elfo parlò.

« Ma guarda un po'. Ci si rivede. »



Mi scrutò attentamente negli occhi facendo scorrere un brivido dietro la mia schiena. Non riuscii a mantenere lo scontro visivo tanto che abbassai lo sguardo. Ancora scosso ascoltai le parole dell'archetipo.

« Il vostro Re è morto, cacciatore di teste. Non avete più motivo per combattermi. Lo dico poiché non ho nulla contro di te, e poiché ora non hai più motivo di combattermi. Piuttosto, avvicinati a me. Ti guarirò quel braccio. »



Mi ero quasi dimenticato del braccio reso inutilizzabile dal semplice spostamento del suo metallico arto. La confusione si avventò su di me mandandomi nel panico ma cercai di darmi un contegno e iniziai a pensare. Il golem è troppo forte e se Ray era riuscito a soggiogarlo al suo volere vuol dire che lui era ancora più forte... come è possibile che questo elfo ,per quanto forte sia, possa essere riuscito a ucciderlo... in fondo solo in cinque sembrava che fossimo riusciti a ucciderlo...ma la carcassa del Re è di fronte a me...come è possibile?...la cosa non quadra ci deve essere un tranello...
Ormai ero inquieto e cercavo di trattenere il panico. Non riuscivo a spiegare cosa stava succedendo ma istintivamente ,forse guidato dalla pazzia o dalle necessità del mio corpo, mi avvicinai cautelamente all'elfo. Quando lo raggiunsi ,a poco più di trenta centimetri da lui, chiesi titubante.

"Dove mi trovo?...Come hai fatto a sopravvivere?...Cosa è successo qui?"

Chiesi indicando il corpo in putrefazione. Avevo anche altre domande per la testa ma non riuscivo a pronunciarne altre. Mi avvicinai un altro poco al guerriero cercando di alzare il braccio per quanto mi fosse possibile. Attesi con impazienza una risposta dell'avversario. Dato che il Re era apparentemente morto non avevo nulla contro l'elfo...proprio come aveva detto lui.





CITAZIONE
Condizione~ Braccio sinistro fuori uso (Livello Alto)
Condizioni Psicologiche~ Intimorito
Tecniche Usate~ ///
Energia~ 100%


~[ReC:225][AeV:300][PeRf:125][PeRm:175][CaeM:225]~

 
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view post Posted on 1/5/2008, 09:53
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Era buio. Ancora. L'oscurità sembrava premere sopra il suo corpo, rallentandogli il battito cardiaco. Ovunque si girasse, non vedeva che alberi. L'unica luce in quel buio erano i suoi occhi, che cercavano senza successo di illuminare il punto in cui continuava a camminare senza senso. Chissà quanto sarebbe tornato a casa, dalla sua chitarra, a suonare. Non sapeva nemmeno quale era il motivo per cui adesso i suoi piedi toccavano erba e non pavimento; perdere i sensi in occasioni quali un incontro con il re non era definibile fortuna. Dopotutto, era solo una lingua. Era strano svenire per una cosa tanto piccola quanto inutile...
Continuò a camminare. Dopotutto, un pò di calma era piacevole, per scordarsi della sua mutilazione, del suo dolore e di quei due esseri inetti altrimenti definibili il re e il suo servo. Tuttavia, bisognava spiegarsi il motivo per cui adesso si trovava lì. Non poteva conoscere i poteri dell'elfo, Ethan'Rhys, poichè si era perso tutta la discussione in seguito alla perdita dei sensi. Quindi non poteva assolutamente essere stato l'elfo. Era forse un tranello di Ray? Dopo qualche minuto di riflessione attenta, decise di non pensare al perchè o al come, ma al cosa. Così continuò a guardarsi in giro, cercando di capire dove si trovasse. Un'altra cosa importante da comprendere è se fosse in compagnia in quel bosco deserto, o se fosse in una completa situazione di solitudine. Quelle domande lo assillavano, ovunque si guardasse inevitabilmente sorgeva in lui una riflessione. Tuttavia, con il suo carattere strafottente riuscì a calmare il suo animo, continuando la ricerca della vita in quella foresta.

Frush.

Si bloccò. Certamente non era il suono degli scarponi enormi di Sennar, poichè quegli stivali producevano un rumore quasi assordante. Al secondo fruscio, corse verso la fonte del rumore, cercando di resistere ad ogni modo alla spossatezza causata dalla perdita della lingua. Non appena raggiunse il punto che aveva designato come fonte del rumore, il fruscio si spostò dietro di lui, poi alla sua destra, poi in alto. Era certamente uno scherzo di Ray. Di certo. Era un pazzo, come poteva non divertirsi con i suoi maledetti sudditi? Povero zimbello.
Si sedette, con un sorriso stampato sulla faccia. I fruscii diventavano sempre più uniformi, a segno che qualcosa si avvicinava. O era Ray, o un suo suddito. Non vedeva l'ora di stampare un bel cazzotto sulla faccia a qualcuno di vicino a Ray, e sentì il suo pugno ribollire. Ma non veniva nessuno, così passò il tempo scaccolandosi un pò.

Crack.

Finalmente, qualcuno aveva rotto un rametto sul terreno. Ed ecco che vide una strana creatura, proprio a pochi metri da lui. O era apparsa dal nulla, o lui non se ne era accorto. Molto più probabile era la prima ipotesi. La creatura di fronte a lui sembrava un umano, ma non lo sembrava. Cioè, aveva un aspetto umano, ma la posizione che aveva non era certo assumibile da un uomo nel pieno delle sue facoltà fisiche. La prima cosa che si notava era solo la testa. Era girata di cento ottanta gradi rispetto alla posizione ottimale e normale. Questo rendeva molto inquietante la figura davanti a lui, ma nel caso di Sennar, quello scherzo della natura era molto esilarante. Chissà perchè, gli ricordava un oboe, e gli venne alla mente la parola Giovost, di nessun apparente significato. Già, ogni volta che gli veniva da ridere, gli venivano alla mente parole strane.
Si portò dietro la persona inquietante, tentando di tagliarle la testa. Ma, improvvisamente, il nemico gli diede un pugno preciso nella pancia, lanciandolo verso un albero vicino. Perse una quantità enorme di sangue. L'impatto con l'albero lo fece stramazzare al terreno, ma la creatura giunse con una velocità anormale vicino a lui, prendendolo per il collo e lanciandolo giù per una collina. Non appena riuscì a rimettersi in piedi, risalì veloce la collina. E vide una cosa incredibile. In cima alla collina vi si trovavano venti uomini del tutto simili a quello che aveva visto prima. Chi aveva la testa penzolante con un taglio al collo, chi aveva il fianco girato, chi aveva il braccio dietro la schiena. Una ventina di creature inumane, o almeno umanoidi. Il nemico di prima, a capo di tutti gli altri, lo fissò ridendo. E anche lui rise, tanto. Sapeva che presto avrebbe perso la vita, solo contro venti. Beh, non restava che gettarsi tra le braccia della morte, così finiva la tortura che era la vita.

Una corsa folle, e si gettò sopra gli avversari a spada sguainata. Sapeva che era totalmente inutile sprecare energie, così non attivò alcuna tecnica. Uno si gettò sopra di lui, buttandolo al terreno. Tentò di liberarsene con un calcio, e quello volò in avanti. Cercò di alzarsi, ma non fece altro che rotolare per il dolore. Era un combattimento proprio insensato, quello. Erano troppi, troppo forti. Uno di loro lo colpì al ventre, facendogli rigettare altro sangue, e un altro gli graffiò il viso con un calcio volante. Non riusciva neanche a contrattaccare, e non capiva il perchè. Con la spada ne trafisse uno, ma quello se la tolse dal petto e la lanciò verso un albero. Era disarmato. Ora non aveva nulla. Tentò di lanciare con un pugno un non morto verso gli altri, ma riuscì solo a stordirlo un attimo. Più lo scontro andava avanti, più lo scontro sembrava preannunciare la sconfitta di Sennar.

Ormai la tensione aveva raggiunto una soglia irraggiungibile da qualsiasi umano. Essere solo, debilitato, contro un esercito di non morti avrebbe certamente provocato al mezzelfo un serio trauma, che tuttavia non si verificò. Rimase in posizione eretta, aspettando la venuta della morte. Purtroppo egli sapeva che la morte era l'unico nemico che non avrebbe mai sconfitto, nonostante fosse il più forte di tutti, o almeno, avrebbe dovuto diventarlo. La morte si era frapposta impertinentemente fra lui e la sua scalata del potere, interrompendola di netto e indi impedendogli di ottenere il potere.
Non appena i non morti lo raggiunsero come un'onda marina, immaginò come sarebbe stata la propria morte, accasciandosi al terreno a causa della sua debolezza. Era pronto a dire addio al mondo. Era contento, perchè almeno da morto avrebbe potuto finalmente perseguitare i sogni di Ray. Dopotutto, era solo colpa sua se era morto; se non avesse tenuto quello stupido golem con sé, la creatura non gli avrebbe staccato la lingua, e Sennar avrebbe avuto una minima speranza di sconfiggere i propri avversari. Possibile che la semplice mancanza della lingua lo aveva debilitato così tanto? Già gli parve di vedere la luce, quella grande e bianca. Poi la luce divenne scura, e sentì una grande risata. Quindi, alcuni passi. Passi veloci, forti. Passi Metallici. Sentì del ferro cozzare contro qualcosa, sentì rumore di Distruzione. Vide che qualcosa veniva verso di lui. Era il diavolo, probabilmente. Non aveva mai creduto all'esistenza del demonio, né tantomeno a quella del demonio. E ora se lo ritrovava davanti. Non era come se l'era immaginato, comunque.
Ma non era Satana, quello lì. Era la creatura che prima o poi avrebbe dovuto perdere la vita per mano di colui a cui aveva strappato la lingua. Alto cinque metri, dalle forme umanoidi ma non umane. Artigli che risplendevano nel buio, lucenti. Un viso senza occhi che lo fissava tenebroso. Il tempo semprò improvvisamente fermarsi, lo spazio distorcersi. Gli sembrò di osservare la scena dall'alto, dal basso, dagli stessi occhi del golem. Ma dopotutto era ancora lì, a terra. Osservò il golem fare un altro passo, poi tutto precipitò nella confusione assoluta. La terra sembrò tremare non appena il golem fece dei semplici passi veloci. Le creature si soffermarono tutte per un attimo, poi come un gruppo di animali folli assalirono il golem, arrampicandosi per la gamba. Lui velocemente afferrò Sennar, posizionandolo nel suo palmo destro, chiudendolo e lasciando sporgere la testa del suo piccolo passeggero. Sennar non ebbe neanche la forza di liberarsi. Aveva capito subito che il Golem era dalla sua parte, ma non volle essere salvato da lui. Al golemi bastò sbattere il piede contro un albero, cosicchè le creature lasciarono tutte la presa. Quindi, fu l'ora della distruzione. Sbatté un pugno al terreno, confondendo per un attimo i suoi nemici, poi ne prese un paio con la sua abnorme mano e li stritolò, proprio come aveva fatto con Sennar.

Carpe Diem.



La sorpresa che assalì il mezzelfo non appena ebbe visto il suo peggior nemico fu esagerata. Stava forse tentando di salvargli la vita? Oh, che stupido. Ancora una volta, quel gigante confermava la sua enorme stupidità. Credeva davvero che salvare la vita al mezzelfo avrebbe avuto un minimo, un minimo di utilità? Non avrebbe neanche ricevuto un ringraziamento. Già comiciava a dannarsi; avrebbe preferito morire, rispetto ad essere salvato da quel golem. Però, non poteva neanche decretare se il golem gli avrebbe salvato la vita sul serio. Quei mostri non avevano certo capacità normali, e, anche se improbabilmente, il golem li avrebbe eguagliati per poco. Ma quando vide il golem strapazzare l'ennesimo non morto comprese che forse una prospettiva di sopravvivenza concreta si nascondeva in quel gigante, una prospettiva che Sennar avrebbe dovuto cogliere. Carpe Diem, cogli l'attimo. Tanto, un minimo di riconoscenza c'era, anche se seppellito nei più profondi antri del suo cuore da metri su metri di odio per la perdita della lingua. Ma, si convinse, la vita valeva più di una lingua. Da quel momento il gigante sarebbe stato un rivale, non un nemico. Ciò, tuttavia, non era possibile per il suo padrone, poichè la razza dei Re doveva scomparire dalla faccia del pianeta.
Il golem sembrò sconfiggere un quarto dei nemici con un minimo di difficoltà, e non sembrava neanche preso dalla stanchezza. Si parve sentire il demonio gridare la perdita di un'anima preziosa per la sua collezione di deceduti. Sennar gioì interiormente, ma in lui non aumentò la voglia di vivere. Escludendo il suo pensiero sul Golem, nulla era cambiato. Il gigante, da parte sua, continuava imperterrito la sua lotta, nonostante ad ogni colpo i non morti si rialzassero, pronti ad attaccare. Infilzò con i suoi lunghi artigli una coppia di nemici, e non appena si rialzarono persero la testa, nel vero senso del verbo. Ne prese altri due, con una velocità esemplare in contrasto con le dimensioni, e li stritolò, mentre altri cinque li ingoiò, senza mostrare alcuna emozione. Una macchina di distruzione. Ne pestò altri ancora, altri vennero visti volare lontano, altri ancora semplicemente schiacciati sotto il peso del golem che si gettava sopra di loro. Il golem non sembrò mostrare alcun dolore. Erano pieni di sorprese, sia lui che Ray. Era forse immortale?

Dopo altri minuti, assistette finalmente al cibarsi dell'ultimo non morto. Fu come se qualcosa si sbloccasse in lui; era sicuro che da quel momento in poi avrebbe vissuto. In secondo luogo, capì che non era solo in quella foresta, poichè se c'era lui c'era Ray, e se c'era Ray c'erano gli altri compagni di missione. Un pò se ne rattristò, poichè la sua pigrizia mancando di limiti le imponeva di restare a riposare lì per sempre. Tuttavia, si compiacque di essere ancora vivo, e di non aver perso il piacere delle donne, dei vini e della vittoria.
Cercò immediatamente di liberarsi, avendo riacquistato un minimo di energie. Ma fu lo stesso gigante a posarlo al terreno, di sua completa e spontanea volontà. Questo in parte lo sorprese, poichè lui aveva immediatamente immaginato che lo avrebbe portato da Ray. Invece, lasciò in piedi il ragazzo, che riuscì a reggersi su di un albero, e lo guardò con uno sguardo che sembrava tralasciare un pò di espressione. Il suo sguardo sembrava pesare molto su Sennar, che non riusciva a guardare un minuto di più quello sguardo. Avrebbe voluto dirgli il suo nome, qualcosa, anche di andarsene. Avrebbe voluto parlare. Era incredibile quanto è poco importante una cosa che si ha da sempre, ed era altrettanto incredibile il modo in cui ci si rende conto del fatto che la cosa perduta era fondamentale. Scacciando ogni pensiero, si sedette, prendendo fiato, e fissò con uno sguardo altrettanto duro gli occhi vitrei del gigante, senza far intuire alcun sentimento. Tuttavia, se avesse recuperato istantaneamente le forze e se fosse cresciuto fino a superare i cinque metri d'altezza, avrebbe stampato un bel pugno nella faccia del golem.







CITAZIONE

Stato Fisico_ Danno Alto alla lingua, contusioni poco gravi in tutte le parti del corpo.
Caratteristiche Fisiche_ (ReC)175 (AeV) 270 (PeRf) 210 (PeRm) 150
Tecniche/Abilità utilizzate_ Nessuna.
Energia_ 100%
Note_ Mi scuso per il post pietoso, ma sono in un momento di crisi.

 
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Sir Robin di Locksley
view post Posted on 1/5/2008, 17:28




Mentre i suoi occhi, definizione peraltro puramente analogica, assistevano ancora una volta all'apparizione del Flagello, Illidan perse ogni dubbio sul fatto che quella fosse la sua terra.

<--

Erano bastati dieci minuti, dieci minuti di inattività sulla torba nerastra, e l'attesa si era fatta opprimente, insostenibile.
Così, aveva ricominciato a battere solitario la zona, seppure sapesse che non faceva altro che percorrere sempre lo stesso sentiero, in un circolo infinito.
Cosa cercasse non era chiaro neppure a lui, il giovane re non aveva fatto in tempo a descrivere questo Archetipo, prima che il nuovo paesaggio sostituisse la sala del trono insanguinata.
Un vivente o uno spettro?
Un elfo o un nano?
Un uomo o una donna?
Qualunque cosa fosse, ne avrebbe portato la testa, o qualsiasi organo ne facesse le veci, al sovrano dei Toryu.

Un lezzo sgradevole aggredì le narici del cacciatore di demoni, facendogli storcere il naso al tipico puzzo della putredine.
Immerso nella ripetitività dei passi leggeri, non aveva fatto caso all'inaspettato cambiamento del paesaggio.
Inaspettato, si, poiché l'ultima volta che aveva percorso quella strada non aveva notato nulla del genere.

Era sopraggiunta la notte, o almeno così faceva intendere la grigia tenebra, ma non era per questo che i suoi sensi ora percepivano con grande difficoltà le caratteristiche della zona.
L'oscurità, di per se, non aveva alcun effetto sull'elfo della notte, anzi, influiva positivamente.
Piuttosto, una foschia densa e nauseante, umida e verdastra, avvolgeva ogni cosa.
Ricordava quella nebbia: era la stessa che aveva seguito gli spostamenti della Legione e ora, a distanza di più di diecimila anni, Illidan ebbe la sensazione, ben lungi dal diventare però timore, che i mostruosi guerrieri potessero nascondersi a pochi metri di distanza.

Cauto, attraversò la landa distrutta.

Gli alberi non trasudavano più veleno, ma erano rinsecchiti e carbonizzati, e proiettavano ombre sinistre nella foschia. Nemmeno sforzando al massimo la sua vista, Illidan riusciva a penetrare lo strato di nebbia.
Di tanto in tanto, si cominciarono però a distinguere i resti distrutti di qualche abitazione, svellate dal terreno per poi essere del tutto devastate.

Un brivido cominciò a percorrere perfino la sua schiena.
Conosceva quell’architettura, case ricavate direttamente dal tronco degli alberi…
Un tempo, anche lui aveva abitato in una dimora simile.

Possibile che lo spazio-tempo gli avesse tirato uno scherzo simile?
I tasselli si accatastavano uno sull’altro, pronti per essere incastrati a comporre la conclusione finale.
In effetti, aveva sempre dato per scontato che dopo la sua partenza, in un modo o nell’altro, il patetico Malfurion avesse trovato il modo di salvare le genti di Kalimdor, ma non aveva mai avuto la possibilità di accertare questa idea.
Poteva quello scenario di morte corrispondere alla realtà presente?
Un soffio di vento, foriero di odori acri, eppure così innocuo… apparentemente, spirò.
In una attimo, e per un attimo, la nebbia si ritrasse, svelando i segreti di quel luogo.
E il perenne autocontrollo di Illidan, vacillò.

Cadaveri, a decine, disseminati in tutto il vecchio insediamento.
Erano le spoglie mutilate di soldati ancora bardati delle loro inutili armature, o di sfortunati civili.
Tutti, o quasi, erano feriti alle spalle.
Fuggivano.

Nessuna vittima era rimasta perfettamente integra: braccia, gambe, perfino le teste erano state mozzate.
Diverse salme erano chiaramente state smembrate in fasi successive, il che era indice del grado di barbarie dei loro carnefici.
Non c’era più dubbio: quella, era opera della Legione.

Arduo, il compito di colui che avesse voluto descrivere le emozioni di Illidan in quel momento: in rapida successione, si alternarono disgusto, incredulità, rabbia, soddisfazione.
E tutto questo, partorì un:

Hanno avuto ciò che si meritavano

Rinchiuso com’era nella sua prigione di cinismo, la preoccupazione per le sorti di suo fratello, di Tyrande, e di tutta la sua gente, non lo turbò più del tempo necessario alla nebbia per tornare a coprire quello scempio.
Perché una convinzione sopra a tutte gli negò la possibilità di piangere i suoi cari: che se non lo avessero scacciato, tutto quello non sarebbe accaduto.

Eppure, la consapevolezza di trovarsi di nuovo sul suo suolo natio, non portava certo risposta a molte scomode domande.
Come era arrivato fin lì, perché, chi lo aveva trasportato…
Doveva scoprirlo, non poteva accettare il fatto di essere all’oscuro di qualcosa in cui era coinvolto così tanto.

Oramai lo scopo della sua missione aveva completamente perso importanza, anche perché se quello non era davvero il piano dell’Archetipo come aveva finora creduto, non era certo lì che avrebbe incontrato il suo bersaglio.

Così, sforzando al massimo la sua arcana vista, cercò di dare un nome a quel villaggio distrutto, per potersi poi orientare nella geografia del suo paese.

Improvvisamente, un leggero movimento di rocce attirò la sua attenzione verso un sentiero che si inoltrava nella città.

Chi è là?

Intimò a voce alta, mentre muoveva alcuni passi verso l’imboccatura della strada.
Non riuscì ad avvistare nessuno, neppure un cadavere.
Anzi, a dire la verità, per quel poco che era in grado di vedere la via era completamente vuota.
Come aveva potuto quel sentiero rimanere sgombro della morte degli abitanti?
Un altro rumore, più vicino, lo fece scattare a destra.
Una figura lentamente si materializzò nella foschia: sembrava un elfo della notte, un fante, con l’arma sguainata.

Illidan rimase a bocca aperta, sbigottito, incerto fra la gioia e l’odio.
Uno della sua gente, sopravvissuto al massacro, forse un eroe, si stava trascinando verso di lui! Doveva aiutarlo, o sfogare la sua fame di vendetta, che così a lungo lo aveva corroso, insaziata?

C-cosa è successo?

Riuscì a farfugliare, poiché prima di tutto aveva desiderio di informarsi sugli ultimi mesi di storia della sua patria.

Il soldato non rispose, ma avanzò incerto verso di lui. Aveva l’armatura completamente lorda e la bocca spalancata.
Quando finalmente poi il suo volto divenne più visibile, Illidan notò costernato che una parte della faccia era stata squarciata. Un occhio era stato completamente asportato e il taglio lacerato correva fino al centro della gola… o di quel che ne rimaneva.
Non appena si avvicinò al cacciatore di demoni, la macabra figura alzò l’arma.

A bocca aperta, Illidan rimase immobile davanti all’aggressore semi-putrefatto, mentre la sua spada ormai arrugginita calava verso di lui, pronta a squarciarlo.
Fu l’istinto a salvarlo dal condividere lo stesso destino dell’altro: senza che quasi se ne accorgesse, il suo braccio si mosse da solo, e colpì con forza il petto dell’elfo non-morto, scaraventandolo lontano come un giocattolo.

Ma non fece in tempo a riprendersi, e a riordinare i suoi pensieri, che il soldato si rialzò, e tornò alla carica. Il viso e il torace erano ora ancora più tremendi da vedere. Barcollando ancora, afferrò la spada e si diresse verso l’elfo bendato.

Un secondo colpo, preciso, delle sue lame, e questa volta l’assalitore non si rialzò più.

Che io sia dannato!

Imprecò, senza accorgersi dell’ironia di quella frase. Lui, era già dannato.

Ma dopotutto, perché si stupiva tanto?
Cosa c’era di strano? Ormai avrebbe dovuto saperlo: ovunque passasse la Legione, la terra moriva, e i morti risorgevano.
Probabilmente, da qualche parte, un Nathrezim, i terribili negromanti demoniaci, stava lanciando sulla città la sua terribile maledizione.
E con lui, probabilmente, c’era la sua scorta di Guardie dell’Abisso.

Bene!

Esclamò, passandosi la lingua sulle labbra.
Ma prima che potesse fare alcunché, i suoi ricordi cominciarono a fuoriuscire dal terreno.

”Con un gemito, tesero i muscoli e si levarono,
Non dissero verbo o ruotarono gli occhi,
Era ben strano anche in un sogno,
Vedere i morti rialzarsi dal sonno”.


-->

Prima uno o due, poi sempre di più, una selva di pugni sorse dalla terra, spaccandola, e aprendo la strada al resto del corpo.

Una visione apocalittica, un esercito di elfi della notte in avanzato stato di decomposizione trascinò le sue stanche membra fuori dal giaciglio approntato in fretta e furia dai propri cari prima di essere a loro volta uccisi.
Tutti condividevano la stessa espressione vuota, e si mossero con la stessa lenta determinazione verso l’intruso vivente.

Chiunque, chiunque, anche il più freddo degli assassini, sarebbe impazzito, o quantomeno avrebbe lasciato le armi e sarebbe battuto in ritirata, di fronte a una simile apparizione.

Ma non lui.
Simili debolezze erano ormai state relegate in una buia cripta del suo subconscio, e lasciate morire di stenti.
Per l’elfo bendato, ora, davanti a lui c’era solo un gran numero di nemici, indifferente che si trattasse dei cadaveri riesumati della sua gente.

In breve, i cadaveri ambulanti si raccolsero in gruppo, diventando un caotico oceano di mani frementi, toraci imbrattati di sangue e gole dilaniate, dal quale si levava un coro di lamenti che lacerava i suoi timpani.
Poi, fecero per muoversi verso di Illidan, ma furono preceduti.

L’elfo, si era lanciato nella battaglia.

Con un salto, atterrò dall’alto sulla prima fila di non-morti, e un ampio colpo a forbice delle lame incrociate dilaniò più di un paio di nemici, mentre quelli tutto intorno venivano sbilanciati e crollavano a terra.

I volti sbiancati, che non conservavano più neppure un ricordo della carnagione violacea, turbinavano attorno a lui, ma il cacciatore di demoni non subiva affatto l’espressione quasi accusatrice.
Lui, non aveva colpe, nulla da rimproverarsi.
Tutto quello che aveva fato, era sempre stato in buona fede.

Feroce, menò fendenti a destra e a manca, e i pezzi di cadavere volarono alti.

Quella che un tempo doveva essere stata un’elfa anziana, ora avvolta nei brandelli, incrostati di sangue, di un abito che si indovinava fosse stato scintillante di argento, rosso e turchese, lo afferrò per la gamba con aria famelica.

Illidan le assestò un calcio sulla schiena e, per precauzione, le mozzò la testa con il suo Cacciatore di Anime, eppure, perfino dopo quell’attacco, il corpo dell’elfa cercò di avventarsi selvaggio su qualsiasi cosa fosse alla sua portata. Fortunatamente, Illidan si era già spostato verso un altro gruppo di non-morti.

Nel mentre, da una zona boscosa che un tempo doveva crescere rigogliosa lungo la via, cominciarono a emergere nuove e più imponenti figure, che in un primo momento, impegnato com’era ad abbattere i suoi vecchi fratelli, l’elfo bendato non notò.

Poi, una possente zampata lo colpì alla schiena, ribaltandolo in avanti, e aggiudicando al suo proprietario il primo sangue versato da Illidan in quello scontro.

Come osavano? Come osavano arrecargli danno?
Con un ruggito di ira, il cacciatore di demoni si rialzò, incurante dei tre tagli paralleli che spiccavano sul suo dorso, e voltatosi tentò di decapitare il nemico che con tanta noncuranza gli aveva fatto baciare il suolo nerastro.
Non riconobbe subito la razza del nemico che si trovò davanti.

Una colossale massa di muscoli decomposti, ricoperta da un secco pelame scrostato in più punti spiccava sugli altri nemici, spazzandoli via senza fastidio per aprirsi la strada verso l’intruso vivente.
La testa, che sovrastava persino lo slanciato Illidan di un paio di spanne, era lunga, e terminava in un nero tartufo.
Con un ruggito la creatura cercò di abbattere ancora su di lui un braccio pesante, e munito all’estremità di temibili artigli neri, ma venne parato dalle lame dell’elfo, che vi aprirono un largo squarcio.

Un furbolg, ecco cos’era, o meglio il cadavere di un furbolg.
Solo ora si ricordava di quegli esseri simili a orsi, placidi e fidi alleati degli elfi della notte, abitatori dei remoti recessi delle foreste.

Agile, l’elfo bendato si arrampicò sulle spalle del grosso bestione, conficcando le punte delle armi a mezzaluna nella carne per issarsi, mentre la montagna vivente cercava senza successo di scaraventarlo via.
Giunto in cima, si mise a cavalcioni del collo, prima di sgozzarlo.
Gorgogliando, il mezzo orso crollò a terra.

Ma fu una piccola vittoria, poiché il cadavere di quell’esemplare fu subito scavalcato da una nuova ondata di elfi e furbolg riesumati, che ormai si erano uniti in gran numero alla torma sinistra.

Altre teste, e braccia, volarono via, mentre a poco a poco la via si sgombrava, e i cadaveri che ancora sfidavano Illidan si facevano sempre meno numerosi.

Attorniato dagli ultimi quattro giganteschi orsi rimasti, l’elfo bendato fu costretto a ricorrere al suo potere demoniaco, scatenando un intensa vampata di luce cremisi, che accecò gli assalitori, e gli diede il tempo di elaborare una mossa devastante.
Saltato verso l’alto, piroettò nell’aria, come un letale ciclone, e le sue lame dilaniarono i musi dei furbolg.
Poi, approfittando del loro smarrimento ne sventrò due, riversando a terra i loro fluidi, e fece cadere un terzo a terra, per poi saltargli sopra e straziarlo con ripetuti fendenti.
L’ultimo, oppose una certa resistenza, afferrando il vivente con le zampe per portarselo alla bocca, e sbranarlo, ma il lesto Illidan infilò il Cacciatore di Demoni nelle fauci spalancate, arrivando tramite il palato al cervello putrefatto.

Ma non era finita.

Proprio mentre il cacciatore di demoni stava per tirare un sospiro di sollievo, cinque nuovi, torreggianti avversari si diressero dondolanti verso di lui dal fondo della via.
Sagome enormi, che a prima vista scambiò per altri furbolg, ma che in breve si rivelarono esseri ben peggiori.
Su un corpo grasso e flaccido, erano saldate per mezzo di semplici cuciture appendici che evidentemente non avevano nulla a che fare con la struttura di base.
Le gambe corte e tozze di qualche orco, le braccia, spesso anche più di un solo paio, di umani o elfi, e una testa a dir poco grottesca, nella quale occhi, naso, bocca e orecchie sembravano uniti senza apparente logica.
In più di un caso, le teste erano poi più di una, e spuntavano senza collo dalle spalle, dal ventre, o anche dalle braccia, e tutte fissavano il medesimo punto: Illidan.

Ma neppure questo nuovo, raccapricciante abominio riuscì a destare emozioni che non fossero la furia omicida nell’elfo, che senza indugio e senza riflettere partì alla carica contro il gruppo.

Un nuovo flash, e quando il viottolo fu di nuovo inghiottito dalla semi-tenebra, solo tre di quei costrutti cadaverici si ergeva ancora in piedi.
Gli altri due, giacevano smembrati al suolo.

Ma non era stata una mossa saggia, scagliarsi così a testa bassa incontro ai macabri mostri.
Una mannaia sibilò a pochi centimetri da lui, mancandolo, ma era solo questione di tempo perché l’instancabilità degli abomini avesse ragione della loro bassa precisione.
Infatti, dopo pochi istanti di serrato combattimento, una scure superò la guardia del cacciatore di demoni, aprendogli uno squarcio sul braccio sinistro.

Argh!

Il dolore per un momento lo sopraffece, facendogli perdere la concentrazione, e permettendo a un secondo colpo di raggiungere, questa volta, la scapola destra.
Un colpo potente, che lo ridusse in ginocchio, e gli fece sputare sangue e saliva.

Ma non è facile, piegare Illidan Stormrage.

Non senza trattenere un urlo a causa delle molte lesioni, si avventò dal basso verso il ventre del nemico più vicino, conficcando entrambe le lame nel sacco flaccido, e squarciandolo con una rotazione dei polsi.
Poi venne il turno del più grosso degli, che perse tutte e tre le braccia, prima di essere decapitato.
Infine, Illidan si concentrò sull’ultimo rimasto.

Scivolando sotto la guardia nemica, conficcò la punta dell’arma nella giuntura del ginocchio sinistro, e l’imponente assembramento di cadaveri crollò sul ginocchio.

Una mannaia volò oltre la spalla dell’elfo.
Misero tentativo.
Non sgorgò sangue, quando il torace dell’abominio venne completamente spalancato.

***

Cosa diavolo ci fa qui?

Ancora una volta, tentò di dirigersi verso di lui.
Ancora una volta, il muro invisibile lo bloccò.

Uno dei Toryu che avrebbe dovuto essere suo compagno si ergeva poco lontano, alla base della collina dalla quale in quel momento Illidan lo stava guardando.

Con lui, un pallido elfo, assolutamente non uno della stirpe della notte, che gli stava medicando il braccio, e in una pozzanghera, un corpo insanguinato, che purtroppo da quella distanza non era riconoscibile, tanto più che giaceva con il volto nel fango.

Diverse erano state le ipotesi che Illidan aveva formulato riguardo a quell’insolita scena, mentre seduto sull’erba un po’ meno mefitica di quella da lui vista in precedenza si riposava dalla battaglia contro il Flagello e fasciava alla bell’e meglio le ferite.

Che quello riverso a terra fosse il famoso Archetipo, appena ucciso dal suddito del re e dal suo medico? O forse il cadavere era solo di un luogotenente secondario?
E che invece il Toryu ferito fosse un traditore, il brutale assassino di uno degli altri componenti del gruppo?

In ogni caso, avrebbe di certo saputo chiarire i dubbi di Illidan.
Bastava solo trovare il modo di abbattere quel muro magico, compito dopotutto non impossibile per il potente incantatore bendato.

Così, l’elfo della notte si prese la testa fra le mani, e iniziò ad analizzare le maglie della barriera.


CITAZIONE
Scusate il post eccessivamente lungo e quindi noioso e povero, ma non sapevo proprio dove tagliare

CITAZIONE

[ReC: +225] [AeV: +200] [PeRf: +150] [PeRm: +250] [CaeM: +175]



Ferite: Tagli lievi su tutto il corpo, sfregio alla schiena, ferita media alla scapola, ferita al braccio sinistro
Energia: 88%
Tecniche utilizzate: -Fuga (Flash Abbagliante) 2x
Passive: //

 
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