Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Un Cieco. Un Giullare. Un Re. ~

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Aron Vonn
view post Posted on 7/5/2008, 23:18




" Non svegliarti. Non svegliarti ancora. "


Quando il passato è lontano, e il futuro un'immensa incognita, il presente è sicuramente un continuo susseguirsi di scelte su scelte, per non dimenticare ciò che è stato e lastricarsi quanto più possiamo d'oro la strada verso l'ignoto. Viene per ognuno il momento di scegliere della propria esistenza. C'è chi decide di farsi chiamare Re, e comandare un grande battaglione di eroi e mercenari in una forte color della neve d'inverno. C'è chi si ricopre di delizie color sangue e campanelli per la festa, tra puttane affilate e servizi di morte. C'è ancora chi scende da un trono, titubante per l'oscurità che lo circonda e, accompagnato da un bastone, una pistola, una maschera e un potere occulto, si incammina per una via sconosciuta. Chissà se costui è conscio del destino già legato a quello di due altri individui, speciali come lui e al contempo così diversi.
Da un'altura non lontana, il grande Maniero Bianco del famigerato Clan Toryu sottostava ai piedi di un'ombra più simile ad una creatura senza corpo tangibile, il cui viso restava innaturalmente ed inquietantemente immobile, come una maschera dipinta alla perfezione. Dietro alla figura, vestita di nero, un grande cielo azzurro fresco e primaverile, ben diverso da quanto ci si potrebbe immaginare per l'arrivo di un figuro di tal genere - un assassino, all'apparenza, o tutto tranne che un'anima pia-. Sembra sorridere con labbra sottili come una curva violacea, in contrasto con la pelle bianca come un cadavere. Uno Spettro che va, un fantasma che viene? Gli occhi, come due fosse infernali, eran rivolti verso il basso e mai nessuno avrebbe messo le mani nel fuoco sul fatto che l'ombra guardava il Castello. Errato.
Passarono molte nuvole - come zucchero filato per i bambini, invisibili se non inesistenti per lui - prima che si decidesse a fare il primo passo, seguito dal secondo e da un terzo. Un quarto, un quinto, via via sempre più sicuri, accompagnati da un lungo e signorile bastone, ormai umido per l'erba rigogliosa, bagnata per una pioggia recente. Una delle tante, in quella zona del mondo governato dagli uomini. Governato da quell'uomo, ornato di una maschera più bella e potente della sua. Ben lontano da Terenziuvant, la Capitale, con i suoi vizi e meraviglie, con gli alti palazzi e gli intrighi di corte. In quella landa, solo una Reggia Bianca, un monte alto quanto l'Olimpo e via, distese infinite.
In prossimità dei cancelli di puro legno, massiccio ed impenetrabile, un normale viandante si sarebbe fermato prima. Cose se l'avesse visto solo all'ultimo momento, invece, l'ombra si arrestò ad un palmo dalla superficie del cancello, posando su di essa una mano guantata di nero.

" Un muro. Una porta. Un ostacolo. "

Era forse un sorriso divertito quel fiato più alto degli altri, oltre il viso mascherato? La mano si chiuse in un pugno duro, battuto una sola ed unica volta in quella superficie troppo dura per essere distrutta o anche solo superata - con le buone o con le cattive -. Eppure, l'aveva avvertita, sapeva che c'era, e la cosa lo entusiasmava. Lo rendeva potente, in un certo senso. Molto più dei suoi compagni, con bastoni bianchi e rossi, legati ad un cane da compagnia.
Il suo bastone aveva la Morte incastonata dentro. Come compagnia, due nuove conoscenze ad attenderlo oltre le mura, oltre uno dei tanti ostacoli. Perché come un cieco ha bisogno della sua guida, un Re ha bisogno del suo Boia e un Giullare del suo pubblico.

CITAZIONE
Scena GDR riservata =)

 
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view post Posted on 8/5/2008, 17:48
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Per chi il passato però non esiste e il futuro nemmeno viene preso in considerazione, anche il presente viene lasciato al caso. Al dubbio. Al fato, se così gli si vuole dar nome o, più concretamente, all'impulsività o meno del singolo. Anche se ciò non significa che non sia fatto di scelte su scelte.
Scelte prevedibili, volendo esaminarne il caso. Facilmente distinguibili per chi conosce la personalità che ci si trova innanzi.
Una specie di immobilità, quindi, in cui il soggetto incapace di ricordare il passato e chiedersi sul futuro, resta in bilico come un'equilibrista sul sottile protendersi dell'immediatezza al di sopra di un baratro, senza neppure rendersi conto del pericolo a cui incorre.
Oscillando pericolosamente in ogni direzione in cui il mutamento potrebbe trascinarlo verso il fondo di quel burrone, macina pigramente passo dopo passo, senza cambiare affatto.
E così, inamovibile dalla sua ferrea esistenza, non dissimile dalla morte o da un'altresì vita ascendente al divino, non si accorge del trasformarsi del mondo intorno a lui.
I vecchi compagni muoiono o svaniscono, e altri prendono il loro posto. E per quanto potesse essere loro affezionato, i loro ricordi non sfiorano neanche il suo pensiero, abbandonati ad un oblio senza fine.
Probabilmente Di certo perché c'è sempre qualcuno di nuovo pronto a servirlo.
Boia, stregone, mercenario, spettro o giullare che sia.

« Guitto? »

La voce suona come fredda. Viva e truce come le spire di un serpente. Al solito.

« Bussano. Sii gentile, e vai a vedere chi è. »

Nessuno bussava. Non realmente, almeno.
 
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Andre_03
view post Posted on 8/5/2008, 18:27




Non aveva mai avuto un posto dove stare.
Nessun amico, nessun compagno, nessuna persona a cui tenere. Né aveva sentito la mancanza di simili figure nella sua vita. Tuttavia, ora che serviva quel Re, ancora non trovava una dimensione perfetta per il suo essere. C'era un vuoto, qualcosa da aggiungere al mosaico. Un tassello vagante, assente. La Corte che andava a crearsi sotto Ray era incompleta. Re, Giullare, qualche servo qua e là...ma poca roba.
Gente degna di nota, degna di un posto ai piedi del Trono che Non Trema. Ma soprattutto persone degne di stare dalla stessa parte del Giullare più Sanguinario di tutti i tempi. Qualcuno che avesse allo stesso tempo fegato, pazienza, coraggio e quel pizzico di follia immancabile, necessario a sopportare il Guitto. Non aveva ancora trovato nessun "compagnetto di giochi". Un po' gli dispiaceva, in quel modo non avrebbe potuto intrattenere il Monarca appieno.
Si era convinto, nella sua contorta concezione degli eventi, che presto o tardi sarebbe riuscito a dare un grande spettacolo di carne e sangue al suo Sire, e sarebbe stata solo questione di tempo.
Amichetti o no.

CITAZIONE

« Guitto? »


La voce suonò come fredda. Viva e truce come le spire di un serpente. Gratificante come al solito.

CITAZIONE

« Bussano. Sii gentile, e vai a vedere chi è. »


Non aveva sentito bussare.
Ma una delle prime regole di un buon Giullare è non contraddire mai il proprio sovrano. E a Shagwell, certe regole, piaceva seguirle.

«Come sua maestà desidera.»

Mellifluo commento, si sarebbe detto.
Eppure no: pronunciò quella frase con divertimento e curiosità, per nulla intenzionato a leccare il culo al padrone. Solita faccenda: rispetto sì, sottomissione sì, asservimento totale per esserne gratificato...mai.
Lentamente, fece aprire i portoni. Al suo spostamento i campanellini tintinnarono. Quel giorno non li portava fra i capelli, legati in una coda di cavallo. Aveva dei braccialetti fatti solo di sonagli.
Per nulla sorpreso, vide infine colui che il Re, dall'alto della sua superiore consapevolezza, era riuscito ad individuare. Lo scrutò per un attimo, poi disse:

«Aspetta. Non dirmelo. "Dolcetto o scherzetto?


Apri gli occhi. Cosa vedi?
Una maschera. Un impermeabile nero...la Morte.
Guarda meglio. Cosa vedi?
Un uomo. Un bastone.
Ancora non ci siamo. Per l'ultima volta: cosa vedi?
Divertimento. Come sempre.

 
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Aron Vonn
view post Posted on 8/5/2008, 19:16




Apri gli occhi. Cosa vedi?
Il Nulla. Come sempre.


La mano, nera quanto il suo stesso spirito di giustizia, si era abbassata subito dopo la scoperta di quel grosso grosso problema frapposto fra lui e il destino. Lui, un tipo con fegato da vendere, paziente come un santo, coraggioso e con quel pizzico di follia immancabile, necessario a lasciare una vita di agi per sgozzare innocenti e colpevoli ad un solo cenno della mano del Re. Attorno a se, un mondo di sensazioni, la vita che sprigionava aura ed energia, le stesse aure che inizialmente illuminavano e bruciavano come mille soli nel cervello. Troppe aure per poterle leggere tutte, troppe per restare sani di mente. Sospirò, lasciando che la mente si dilatasse, concentrandosi su quelle più vicine. Su una in particolare che pareva avvicinarsi. Su una in particolare che, a giudicare dal rumore - un gargantuesco scricchiolio, e l'ostacolo sparì dalla sua.. terza vista -, gli aveva aperto la porta sul viale del destino.
Voltato il viso con pacata lentezza, da sotto le ciocche di capelli corvini una maschera da cerimonia osservava il Guitto col secolare sorriso, malizioso e spento allo stesso tempo, che la contraddistingueva. Una maschera da cerimonia che avrebbe dovuto ridargli la vista e, con sfacciata ironia, gli aveva donato ben altre facoltà. Com'è matta la vita. Un pò come quell'improvvisato usciere: Dolcetto o scherzetto?

« Non mi tentare: sono a dieta. »


Un altro soffio più acuto, dietro la copertura del viso, così simile alla porcellana per bellezza. Una risposta azzardata, a dire il vero: non che nel tono di voce vi fosse una qualche arroganza, tutt'altro - quel tipo sembrava tutt'altro che arrogante -. Semplicemente, qualcuno avrebbe potuto fraintendere e prenderlo come un tono di sfida. Il Guitto? Non che Aron amasse particolarmente gli scherzi.
Con un altro, discreto passo lasciò che l'estremità del bastone cozzasse con la pietra dell'ingresso del viale.

« Desidero un'udienza col Re, se ne concede. Ma niente formalità, una semplice.. visita di lavoro. »


Ancora quello scampanellio, nelle orecchie, così sottile da scivolare giù, in fondo al cuore e nella parte più nascosta della mente. Uno scampanellio che sarebbe stato per lui un richiamo e una promessa. I "compagnetti di giochi" non si dovrebbero mai abbandonare: averli, poi, lo si dovrebbe dare per scontato. Due compagnetti di giochi che, divertendosi, avrebbero fatto divertire Sua Maestà, qualora costui avesse gradito. E dopo il divertimento, un'ascia calata sui suoi nemici.
Un ultimo, sottile filo di voce.

« Mi aiuterai? »
 
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Andre_03
view post Posted on 10/5/2008, 10:22




Le maschere, diciamocelo, non erano il miglior modo per fare una buona impressione a Shagwell. Aveva, nella sua concezione perversa del mondo, un'idea dei suddetti oggetti parecchio legata a quella della noia. Se non poteva vedere la sua vittima negli occhi, gustarne l'espressione di dolore e paura che la attanagliava quando lui ci giocava, il divertimento andava letteralmente a farsi fottere.
Quindi, decise, qualora avesse voluto ammazzare quel tizio col bastone, gli avrebbe levato subito la maschera.
Però quell'individuo gli suscitava un'innata curiosità, come se avesse in comune con il Guitto più di quanto abbigliamento, portamento ed espressione -folle una, coperta l'altra- facessero credere.

CITAZIONE

« Non mi tentare: sono a dieta. »


Una risposta azzeccata, non c'è che dire.
Avrebbe tagliato la testa a quel tale ridendo divertito, se non ci fosse stato il Re. Oh, chiaro, Ray non gli disse "non ammazzarlo". Non si sarebbe probabilmente mai sprecato in rimproveri di tal fatta e interessato ad una questione simile. Però magari aveva più interesse ad ascoltare il nuovo arrivato che a vederne rotolare il capo sul vialetto del castello.

CITAZIONE

« Desidero un'udienza col Re, se ne concede. Ma niente formalità, una semplice.. visita di lavoro. »


Aveva tutta l'aria di essere un sicario. E non si preoccupava di nasconderlo, evidentemente. Beh, poco male. Visita di lavoro o meno, il Monarca non aveva bisogno di un guardiano. Shagwell era l'addetto alle risate, non quello alla difesa. Ray sapeva badare a se stesso.
Intanto l'uomo in nero fece un passo avanti, avvicinandosi al Giullare, che rispose al gesto inclinando la testa da una parte, dubbioso.

CITAZIONE

« Mi aiuterai? »


Si portò la mano destra al mento, pensieroso.
Senza degnare di risposta lo straniero, voltò il capo in direzione del Re. Aveva un sopracciglio inarcato, dubbiosamente.
Non appena il suo Sire entrò nel campo visivo, il Guitto si prodigò in un sorriso folle.

«Non facciamo attendere oltre sua maestà. Seguimi.»

Disse, rivolgendosi nuovamente allo straniero, sempre con quel ghigno di pazzia stampato in volto. Certo, non sapeva che l'uomo mascherato fosse cieco. E non sarebbe cambiato molto, se anche l'avesse saputo. Sorrideva per se stesso, a volte per il Re. Mica per gli altri.

«Attento a quello che dirai, ospite. O potresti ritrovarti casualmente senza mani e piedi. E io potrei avere dei nuovi trofei.»

L'ultima frase la disse sottovoce, mentre faceva strada scampanellando ad ogni passo verso Ray, curioso di sapere come il Signore avrebbe reagito a quella visita inaspettata.
Magari gli avrebbe ordinato di ucciderlo.
Oh sì.
Moriva dalla voglia di massacrare qualcosa o qualcuno.
 
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Aron Vonn
view post Posted on 11/5/2008, 12:40




« Casualmente, ah? »

Due sole parole in risposta agli ammonimenti di Shagwell e, novità, una vera e propria risata. Come se il Giullare avesse sparato una gran bella battuta. Non vi era scherno in quel riso, comunque: solo il constatare quanto fosse simpatico quel suo nuovo amichetto. Il Rosso non potè vedere il sorriso sulle labbra del cieco, stampato per tutto il breve tragitto. Immaginando, come sempre, l'ambiente circostante, Aron iniziò a leggere con cura le aure intorno - nel campo consentitogli da quella non perfetta preparazione di Auspice -: ve n'erano molte, moltissime, ma lontane; una vicinissima, quella di Shagwell, e una terza che si frapponeva tra quella del Giullare e le anime dentro il castello. Una quarta, infine, si discostava totalmente da tutte le altre pur rimanendo vicina alla terza: un'aura insolita, particolare, come mai ne aveva percepite. Le onde concentriche d'energia psionica si stavano come al solito spargendo tutt'intorno da perfetto radar, e solo alcuni erano tornate indietro: alcune da dietro, altre dopo parecchi secondi anche frontalmente; doveva aver superato un ostacolo parecchio grande - le mura di cinta - e il prossimo corpo solido di dimensioni importanti si trovava più avanti - il maniero stesso -. L'unica o più logica spiegazione era lo stare in un giardino o comunque un'area posta di fronte alla vera e propria costruzione. Ricordava il proprio giardino reale - o almeno come gli altri lo descrivevano -, una delle meraviglie di Terenziuvant; più che il vero e proprio titolo di Principe, che insieme agli oneri donava un'infinità di onori, erano proprio i luoghi, specie d'infanzia, a mancargli di più. Promise tacitamente di tornarci, un giorno o l'altro.

Le sagome incolore che la sua mente "vedeva" si erano fatte così vicine da essere letteralmente a portata di mano; a distanziare Sire e Boia, una rispettosa lontananza. O almeno, Aron era quasi sicuro si trattasse di Ray e del suo leggendario Cavaliere - molte storie circolavano in tutto il Mondo - ma, per dar retta alla voce della sua coscienza, diffidente e sicura, il Sicario aveva bisogno di un'ultima, ulteriore prova. Dietro il sottile strato bianco, chiuse gli occhi per dar fuoco ad una parte bassa di Mana, lo stesso che riusciva a percepire così tranquillamente nell'aere: le due sagome semi-trasparenti che aveva di fronte si ingigantirono di colpo, abbagliandolo come lampi, simbolo e segno di grande potenza, sicuramente molto superiore alla sua. Dopo aver abbassato di scatto il viso per tentare invano di ripararsi da quell'accecante potere - che svanì così com'era venuto, lasciando le aure senza attributi, come al solito -, Aron fu sicuro di dove dover puntare lo sguardo: all'aura di destra, quella tra l'altro più vicina. Senza esitazioni, pose il braccio destro all'altezza dell'addome, rivolgendo al Re un profondo inchino.

« Avete una magnifica Aura e un potere splendente, "Sire". »

Era giunto il momento propizio, l'attimo perfetto. Una delle mani guantate di nero si alzò per posarsi sulla maschera in viso, che venne elegantemente tolta per rivelare il viso di quello che pareva un normalissimo ragazzo sulla ventina. Aperti gli occhi, rivelò ai presenti due iridi nere, spente e opache come un morto - o un cieco -. La maschera sparì in una piega del lungo soprabito nero, lasciando a viso scoperto quel nuovo suddito. Quel nuovo compagno (?).

« Alcuni pensano che un Re con dei sicari al seguito sia un Re che non sa difendersi.
Io penso che un Re con dei sicari al seguito sia un Re con molto potere. »


Una pausa. Probabilmente aveva parlato troppo; era necessario.

« Sarò il vostro Boia, se ne desiderate uno. »

Chissà che fine avrebbero fatto le mani e i piedi di Aron. Chissà se il Guitto avrebbe avuto dei nuovi trofei.



CITAZIONE
Mana. 145%
Tecniche.

A me, le Conoscenza dei Molti. Il campo di studio della percezione delle aure, l'Auspex, è vario e molto ampio: catalogare tutto sarebbe impossibile. Fondamentalmente c'è un filo conduttore di ogni abilità, le aure. Secondo ciò che gli esperti dicono - teoria poi rilevata su campo - le aure, a seconda del colore che assumono o della loro intensità di possono rivelare molto di loro. Queste facoltà vanno al di là della semplice percezione, motivo per cui si ha bisogno di un dispendio di Mana, l'energia spirituale insita in ognuno, per attivare tutto.
II. Cognizione di Potere e Pensiero. L'aura ha in sè tutto ciò che è necessario sapere: ad una mente attenta non serve altro. La Natura da certamente la base di ciò che saremo, ma alcuni - tra i quali lo stesso Aron - trovano che sia la mente e le idee a forgiare un carattere. Nulla è innato, per questa particolare "informazione"; spendendo un consumo Basso di energia, le aure varieranno gradazione di colore - da bianco a nero - per rivelare al principe l'allineamento del soggetto esaminato. Il carattere dello stesso sarà quindi a completa disposizione d'esame. Stesso discorso và fatto per l'energia che varia da persona a persona, posta nel cervello. Con uno stesso quantitativo di energia, oltre alla variazione di colore in base alla personalità l'aura "reagirà", intensificandosi o al contrario diminuendo di potenza come anche rimanendo invariata, perché possa esserte stimato l'esatto livello energetico.

 
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view post Posted on 11/5/2008, 16:00
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Una maschera.
Quanto tempo era che non vedeva un'altra maschera?
Nel viso dell'altro, qualcosa lo strappò verso il baratro, precludendogli la possibilità di continuare imperterrito il suo incedere nel proseguirsi dell'immediatezza. Qualcosa che lo scaraventò nell'abisso del passato. Nelle tenebre degli spettri.
Per un istante, Ray si vide nuovamente all'interno di una cantina. Una sala di tortura in festa dove una mole gigantesca di maschere scheletriche acclamava la sua entrata e la sua vincita a carte.
Dove si puntavano donne e non soldi.
Dove gli sconfitti e i vincitori venivano torturati per dolore o per piacere, a seconda della loro stessa indole.
Il suo sguardo si ritrovò perso nel vuoto, per qualche attimo. Non riusciva a sopportare quel periodo della sua vita, in cui i ricordi di avvenimenti talmente lontani nel tempo da essere stati completamente cancellati, risorgevano e si rialzavano dai loro sepolcri, solamente per assillarlo.
Non lo sopportava.
Per qualche ragione inconcepibile, tuttavia, Ray vide in Aron uno dei suoi vecchi compagni.
Forse per la maschera, forse per la fedeltà. Difficile da spiegarsi.
E questo, altrettanto inaspettatamente, non gli piacque.
Percependo una lieve traccia di inquietudine nel suo sovrano, il Golem si animò come prendendo vita, ma fu immediatamente messo a tacere da un gesto del Sovrano, che lo immobilizzò.

« Per caso ti conosco, ragazzo? »


Il tempo, lentamente, logorava la mente del Re, che diveniva sempre più pazzo. La minaccia nel suo tono, d'altronde, era evidente.
Lui e il principe non si erano mai conosciuti. Tuttavia Ray era ormai certo del contrario.
E se avesse riconosciuto il Boia come una traccia del suo passato, si sarebbe necessariamente trovato costretto ad eliminarlo, in vista della preservazione della sua sanità mentale.

CITAZIONE
Ferite: Nessuna
Energia: 100%
Tecniche e abilità utilizzate: Blablabla Ray fa paura in passivo. XD

 
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Aron Vonn
view post Posted on 11/5/2008, 16:39




Stare in presenza del famigerato Ray, bisogna ammetterlo, faceva uno strano effetto. Come se un alone sottile di paura ti prendesse il cuore e lo avvolgesse pian piano, per poi chiuderlo in una scatola nera, dove la stessa paura segna sovrana. O almeno, Aron pensava che dovesse essere così, dato che quella tanto nominata paura non riusciva a sfiorarlo: come se la sua stessa essenza di mezzodemone, nascosta a tutti, lo rendesse particolarmente immune. L'unica cosa che vi era all'altezza della bocca dello stomaco era il semplice timore di ogni suddito di fronte al regnante, di ogni scolaro di fronte al professore cattivo.
Cieco si, ma sentiva perfettamente: il Re aveva parlato e non sembrava particolarmente propenso alle nuove amicizie: qualcosa lo turbava, ma non sapeva dire nè poteva comprendere cosa. La mente di grandi personalità come quella di Ray è talmente contorta, come un grande labirinto, da rendere quasi impossibile a chiunque il passaggio: o eviti di entrare, o ci muori dentro.

Senza neanche accorgersi, il viso del Boia era calato sotto i molti pensieri; erano passati si e no diversi secondi dalla domanda del capo clan, una domanda che l'aveva lasciato sbigottito - se possibile -, incuriosito. Non che Aron avesse un viso così particolare da non poter essere scambiato per qualcun altro, ma c'è da ammettere che un uomo in impermeabile nero, bastone, Beretta carica e pronta all'uso, maschera e cecità - no, non doveva essersene accorto - non è uno spettacolo consueto. Ne era certo, comunque: malgrado la reazione iniziale, Ray avrebbe avuto modo di conoscere Aron. No, probabilmente non apprezzarlo, non dargli importanza, solo sapere di avere un Giustiziere tra le sue file, tra i suoi seguaci più fedeli.

Sollevò, dunque, nuovamente il capo.

« E' la prima volta che mi vedete in vita vostra, Sire: su questo non vi è dubbio. Vorrei poter dire lo stesso. »

Il cuore gli suggerì un sorriso per quella (in)felice battuta di spirito. Ci sono due modi per superare un grande trauma: ridere o piangere. Dicono che piangere non abbia mai aiutato nessuno, mentre la risata prevenga gravi malattie come i tumori. E no, Aron Vonn, Principe di Terenziuvant, non aveva bisogno di un tumore. Percui, tanto valeva riderci sopra.

« Mi chiamo Aron. Aron Vonn. »



CITAZIONE
Mana. 145%
Tecniche.

A me, la Fermezza di Spirito. Dicono che sia un fattore che accomuna tutta la categoria dei Mezzidemoni - perché a questa veramente fa parte Aron -. Che sia vero o meno, la cosa che lui sa è che, razza o non razza che sia, il suo status di principe e di giustiziere viene prima di tutto. E non è un mistero che per due "occupazioni" di tal genere - di responsabilità e sangue freddo, di oggettività e rigidità - il sangue freddo è quantomai un requisito richiesto dalla natura stessa. Requisito che, senza ombra di dubbio, egli possiede. Mai dire mai, eppure è un fatto che Aron non sia decisamente un tipo suscettibile. Dall'alto della sua posizione ha sempre "visto" - per modo di dire - situazioni difficili, pericolose, apparentemente senza via d'uscita; ha conosciuto la morte e la sofferenza, ha conosciuto il timore e la paura, ha conosciuto i mali che più di tutti riescono ad attanagliare i cuori dei mortali. Mali che, per un motivo o per un altro, non toccano l'animo del Giustiziere, fermo nel suo "mondo parallelo". Indubbiamente il sangue aiuta: grazie all'eredità della sua stirpe - e, purtroppo, non si parla solo di famiglie reali - le influenze psicologiche lo toccheranno molto meno che a altri, come pure qualsiasi tipo di persuasione. Neppure le abilità innate di altri esseri, intrinseche o meno come i demoni, lo sfioreranno. Ci vorranno al contrario emozioni talmente forti da essere impossibili da contrastare con la pura volontà e fermezza d'animo per smuovere quel cuore apparentemente di pietra. Perché, malgrado non sembri, lo spirito di Aron brucia come il fuoco; il cuore di Aron conosce l'amore. [Passiva]

 
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view post Posted on 11/5/2008, 17:44
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« Un nemico, mio Re. Un NEMICO! Uccidiamolo!
E' tornato per usurparci il trono, Signore. Vuole confonderci, assalirci con gli spettri e ucciderci deporci quando ci mostreremo deboli!
Non lo vedi? Non lo vedi?? Cosa ti ricorda quella maschera?? Quell'aspetto???
E' lui, LUI! Come puoi non riconoscerlo? E' tornato, per prendere il nostro posto!
Non vedi la maschera, mio Re?
Non riconosci più colui che chiamavamo fratello?
E' lui, Eisen!
Eliminiamolo; ora!!!
»


« Non è Eisen, Bestia. Lui stesso l'ha ammesso, e come al solito non ti smentisci di mancare il pensiero di un Re.
E' bene che ci stia accanto, altresì. Potrebbe servirci a non dimenticare i nostri nemici.
»


« Zitti, rincoglioniti! Tutti e due. Qui sono IO che decido. Non voi. »


Un sorriso si liberò sulle labbra di Ray, aprendosi in un graffio lacero.
Una smorfia tutt'altro che amichevole, ma al tempo stesso compiaciuta e divertita. Senza dubbio, in alcun modo minacciosa per Aron.
Il Re iniziava divertirsi.
Si alzò dal trono e unì le mani come si fa fra un battito e l'altro quando si applaude, avvicinandosi al suo ospite.
Non poteva sapere del difetto dell'altro, ma non se ne preoccupava. Storpi, cechi e folli erano più che ben accetti alla sua corte e anzi, sembrava che più menomati fossero, più fossero ben accetti.
Quando fu a poco meno di un palmo dal viso dell'altro, si rese conto del suo sguardo vacuo.
Cieco?
Gli poggiò una mano sulla spalla e sorrise, velenoso.
Magnifico.

« Bel nome, "Aron Vonn". Molto nobile. Molto più di quanto sia il mio, in effetti. »

Diede per scontato che non fosse necssario presentarsi, a buona ragione, e si allontanò dal suo interlocutore, per tornare sul suo trono.

« Come dici tu, un sovrano con dei sicari è potente. Un sovrano con una corte, è potente. Ma non aspettarti ordini da me, Aron, perché non te ne darò. »

Si sedette sul trono, stringendo le braccia del seggio fra le dita, dura e fredde come la pietra.

« Non ce ne sarà bisogno. »
 
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Aron Vonn
view post Posted on 11/5/2008, 22:39




Il Re s'era ricreduto. Il Re aveva trovato un nuovo subordinato, un nuovo amico alleato. Il Re aveva trovato il suo Boia, colui che avrebbe impugnato l'ascia per decapitare senza pietà i suoi nemici. Non è una questione di cattiveria, è una questione di fare la cosa giusta: Ray - un nome meno nobile di Aron, forse, ma sicuramente più temuto - gli avrebbe dato vitto e alloggio, soldi e uno scopo, cosa più importante. Un brivido freddo e di violenta intensità si sparse sulla schiena del principe quando quel suo nuovo "capo" pose una mano sulla spalla, così vicino da sentirne il profumo, così vicino da sentirne la grandezza. Notò subito l'enfasi che pose nella parola "corte" e soprattutto il senso di fedeltà - era realmente fedeltà? - che riponeva nei suoi seguaci: ben sapeva che a loro non prometteva niente, erano loro stessi a seguirlo di loro spontanea volontà.

Annuì alle parole di Ray, nuovamente seduto sul suo scranno di monarca. Un trono che non trema. Tremare va bene, purché non cada: sarebbe stato anche compito di Aron far si che non cadesse. Non che ve ne fosse un reale bisogno. E Ray non sarebbe caduto tanto facilmente.
Silenziosamente si voltò verso la silente aura che si trovava ora dietro a lui. Non conosceva ancora la sua potenza, nè l'identità, ma qualcosa gli sussurrava, nel fondo del cuore, che l'avrebbe non solo scoperto ma anche apprezzato. Una scoperta che avrebbe cambiato in meglio la sua già movimentata vita. Poche parole all'indirizzo del Guitto sanguinario.

« Ho ancora bisogno del tuo aiuto, Messere: guidami alle mie stanze e te ne sarò grato. »

Una pausa. Un barlume negli occhi del cieco. No, fu solo apparenza.

« Che sciocco.. Qual'è il tuo nome? »
 
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Andre_03
view post Posted on 16/5/2008, 15:57




Aveva accompagnato quell'ospite al cospetto del Sovrano.
E per tutto il tempo, non era riuscito a smettere di sghignazzare, divertito. Tuttavia, come suo solito, non ebbe la pazienza di ascoltare il colloquio. Era sempre così: se non ci si rivolgeva direttamente a lui, Shagwell non riusciva mai a seguire un discorso. Lo annoiavano, gli scambi di parole in cui non poteva buttare qualche macabra battuta o velata minaccia. Così si accovacciò presso una colonna della sala del Trono, osservando di tanto in tanto Charles-Etienne, il Cavaliere del Re, o il nuovo arrivato, il Boia. Evidentemente la Corte andava pian piano a comporsi, cosa della quale sicuramente Shagwell si sarebbe rallegrato...se solo avesse avuto la cura e la pazienza di rendersene conto.
Fu solo quando il tizio nuovo gli si rivolse ancora che, con un sorriso ambiguo, gli prestò attenzione.

CITAZIONE

« Ho ancora bisogno del tuo aiuto, Messere: guidami alle mie stanze e te ne sarò grato. »


Come una molla, il Guitto scattò in piedi.
Una frase simile solitamente avrebbe scatenato un gran bello spettacolo, ma quella volta fu diverso. Il Re aveva trattato quel tizio come un fedele sottoposto. E questo faceva di lui....un compagno del Giullare. Ragion per cui non avrebbe potuto ucciderlo senza scatenare -forse- un pò di rimpianto nel Monarca. Meglio tenerlo a mente. E poi, sinceramente, quel tipo lo incuriosiva.

CITAZIONE

« Che sciocco.. Qual'è il tuo nome? »


Lo mise a tacere con un gesto distratto della mano, e ignorando per il momento le sue parole si rivolse a Ray.

«Con il tuo permesso, Sire, ci congediamo.»

Accennò il solito inchino, quindi fece cenno al mascherato di seguirlo. Prima di abbandonare la sala, si fermò un secondo, voltandosi parzialmente in direzione del Trono. I campanellini, che avevano accompagnato la sua camminata fino a quell'istante si fermarono. Lanciò uno sguardo al Sire, sorridendo in silenzio.
Non voleva che il Boia lo sapesse, ma era parecchio soddisfatto e rallegrato dal suo arrivo.

«Andiamo, da questa parte.»

A lui disse, con voce scontrosa e divertita assieme.

«Aron, giusto? Chiamami Shagwell. Sono il Giullare del Re. E la sua spada più insanguinata. Molto piacere.»

Il suo sorriso fu raccapricciante, folle ed esaltato nel contempo. Era tanto che non aveva qualcuno con cui giocare.
 
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