Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Ombra del Mecenate, Scena Personale Guest Star » Ray~

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Lapìs Chagall
view post Posted on 25/7/2008, 14:11




Le voci del vento sono bugiarde.
Infide.
Dipingono persone e città con toni fasulli, usando tecniche artistiche proibite, menzoniere; umili lavoratori diventano stupratori, vagabondi considerati assassini, mogli puttane e soldati animali.
Ma gli artisti, si sa, non accettano i pregiudizi.
Gli artisti si creano le proprie opinioni.


Ebbe un sussulto quando si svegliò, due giorni dopo il suo arrivo, coperto da candide lenzuola di lino e seta, un po' ruvide ai bordi ma piacevolissime al tatto: indossava una canotta beige, poichè i suoi abiti erano stati appoggiati su una sedia affiancata all'armadio, puliti e stirati.
Tempera, il suo prezioso contenitore, riposava sopra il gelido marmo del davanzale posto a "bavaglio" della finestra, il quale, sebbene fosse sotto costante influenza dei raggi del sole, si rifiutava categoricamente d'accettare calore.
Si sollevò, lasciando che i capelli scivolati dalla nuca trovassero finalmente sollievo dopo essere stati schiacciato fra pelle e cuscino per due notti di seguito.
Chi lo aveva portato lì?
Mentre la vista riaffiorava al meglio, come l'udito ed il gusto, Lapìs cercò istintivamente la sua mano sinistra: un garza bluastra ne avvolgeva il palmo proprio dove il dardo di luce di Jonas l'aveva perforata.
Non sentiva dolore e, con tacita meraviglia, riusciva persino a sollecitare accennati movimenti delle dita; le unghie, sottili e curate, facevano presumere che qualcuno avesse scelto il suo capezzale e si fosse adoperato per curare il giovane gioielliere.
Chiunque fosse stato, andava di certo ringraziato.
Gli artisti non prendono, donano.
~
Terminò di rivestirsi quando abbottonò la camicia all'altezza dello sterno, sistemandosi per bene il gilet arancione con la coda e calzando a dovere guanti e stivali; resa sicura la stabilità di Tempera al suo fianco sinistro, il giovane fu pronto ad abbandonare quel provvidenziale alloggio, in cerca del suo primo obiettivo.
Incontrare il Re.

Le voci del vento sono bugiarde.
Infide.
Dipingono persone e città con toni fasulli, usando tecniche artistiche proibite, menzoniere; umili lavoratori diventano stupratori, vagabondi considerati assassini, mogli puttane e soldati animali.
Ma gli artisti, si sa, non accettano i pregiudizi.
Gli artisti si creano le proprie opinioni.


Vagò forse per una mezzora nei corridoi della Fortezza, incontrano ne più ne meno di un centinaio di statue in stile medievale, poste a guardia di arazzi e vellutati tappeti, accostate al muro forse per sorreggerlo o forse per trovare loro stesse sostegno.
Giunse infine dinnanzi ad una maestosa porta, dal colore così insolito da passare per immateriale: alta fino alla volta che ingoiava la luce nei pressi del soffitto, la vista si perdeva nello scorgere le incisioni fatte a mano sulla sommità dell'infisso.
Bussò, speranzoso d'essere giunto -senza arrecare disturbo- alla sua prefissata meta.

 
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view post Posted on 25/7/2008, 15:11
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Come nascono i Re?
E' uso comune credere che un Monarca nasca quando il popolo necessita una guida, o quando una corona viene poggiata sul capo di un potente. Quando le città non hanno altra scelta che sottomettersi a qualcuno di più forti di loro, o quando non vi è altra scelta che consegnare tutto il potere nelle mani di un solo uomo, del quale la fiducia è il pregio più grande.
Esistono però diversi Re.
I Tiranni, che abusano delle loro capacità per sottomettere i loro stessi sudditi.
Le Guide e i Messia, che si autoproclamano regnanti al di sopra di un ristretto gruppo di fedeli, credenti nella loro parola.
Gli imperatori, che della guerra fanno i loro più grande diletto.
I presidenti, che vengono eletti democraticamente, e spesso si ritrovano spalleggiati da altre decine di figure importanti.
Potremmo soffermarci anche sulle sfaccettate opinioni sull'assolutismo, che tanto assoluto non era, per non parlare di altre figure minori come quella del Monarca Illuminato, del Signore, del Principe dello Zar e del Sultano, ma tutto ciò sarebbe inutile, poiché Ray non è mai stato tale sovrano.
Ray è malvagio, corrotto e indiscutibile. Eppure, ha sempre posseduto una delle più anelate qualità che si cerca in un monarca.
Sono gli altri, a chiedere di essere suoi sudditi.

Charles Etienne Chevalier, alzò un braccio, raggiungendo la sommità dei giganteschi portoni. Poi, con una naturalezza incredibile, li tirò verso di se, spalancando l'unica apertura che dava sulla gigantesca sala del trono. Per percorrerla interamente, persino lui, dall'alto dei suoi cinque metri d'altezza, doveva compiere almeno una decina di passi.
Le torce illuminarono saltuariamente il visitatore, danzando e baluginando incuriosite sul suo viso scolpito, prima di tornare a rendere visibile il tappeto porpora che portava al lontanissimo trono.
Persino da quella distanza era possibile riconoscere il Re che, sdraiato letteralmente fra i braccioli del divano, addentava una tavoletta di cioccolato ormai prossima alla sua conclusione. Attorno all'alto seggio di pietra erano posti malamente in pila una quantità incredibile di libri, delle forme e dalle copertine più strane. Alcuni caduti a terra ancora aperti, altri posti semplicemente in ordinate sequenze numeriche.
Sul volto del sovrano si disegnò una smorfia maliziosa prima di, senza voltarsi a lui, rivolgersi al suo nuovo visitatore.

« ...Sì? »

Gli occhi ricolmi di risa, mentre cercava di ridarsi un tono, sedendosi come conveniva ad un reale signore.
Alzò una mano e la utilizzò per ripulirsi dal cioccolato che ancora ne inumidiva le labbra.
Era incomprensibilmente divertito.

« Desideri? »


CITAZIONE
S i i l a m i a F o r z a ~ Ray è in grado di incutere paura nelle persone a lui accanto. Il livello di paura sarà sempre presente, e non condizionato dalle caratteristiche psicologiche dell'altro, ma in quantità diverse, a seconda di quanto e come si entrerà in contatto con lui. Percepirne solo l'odore, infatti, provocherà semplicemente un leggero brivido lungo la schiena. Ascoltare le sue parole, o i suoi passi, accrescerà questa sensazione, alimentando i brividi e la paura. Entrare in un contatto visivo profondo e analitico, oppure troppo prolungato con Ray causerà un lieve senso di terrore. Percepirne la presenza ma non poterlo vedere aggiungerà a questo anche un lieve senso di ansia. Un contatto prolungato con il suo corpo provocherà vero e proprio terrore, e cercare di entrare nella sua testa per utilizzare un'illusione, o qualsiasi altra tecnica che necessiti di manipolare la sua mente, è un rischio che nemmeno i più coraggiosi potrebbero arrischiarsi a compiere, uscendone sani. Quest'ultimo effetto risulta praticamente inutile in quanto Ray, possessore della abilità "Sii la mia Astuzia", resterebbe immune alle illusioni in ogni caso. Questi effetti sono comunque attuabili solo su utenti di energia pari o inferiore. La paura, in sostanza, equivale a quella di ritrovarsi da soli in una stanza completamente buia, senza sapere da cosa si è circondati.
La paura non è né magica, né illusoria. E' semplicemente una sensazione emanata dal personaggio più assimilabile al concetto che "Ray fa paura" per i suoi comportamenti e il mistero che aleggia intorno alla sua figura. Un'abilità quindi più utile a scopo narrativo che all'interno di un duello.
Tuttavia, questo potere può essere canalizzato tramite la parola.
Come molti dei suoi avversari avranno potuto notare, infatti, Ray è una persona che ama molto ascoltare la sua stessa voce, nonché distruggere e infrangere l'orgoglio avversario tramite di essa, parlando e conversando all'interno del duello come se lui e l'altro fossero tranquillamente seduti a fare salotto. Tutto ciò ha conferito al ragazzo un carisma non indifferente, e un'invidiabile capacità persuasiva, impressionante a dire la verità. Impregnando le parole di terrore e paura, infatti, tutto ciò che Ray dirà alle orecchie dell'avversario passerà per vero, indipendentemente da ciò che lui dica. Le sue capacità di parlatore possono perfino convincere le menti più deboli del contrario di tutto ciò che pensano, distruggere i loro ideali, rigirarli a piacere o, addirittura, variarne i ricordi. In ogni caso, la veridicità delle parole di Ray sarà inoppugnabile in qualsiasi situazione, non importa quanto sia grande la bugia da lui architettata. Anche se questo non comporta all'avversario di comportarsi in un qualche modo. Non è infatti possibile per Ray ordinare a qualcuno di fare qualcosa tramite questo potere, e sperare che lui lo faccia, e non solo che vi creda.

 
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Lapìs Chagall
view post Posted on 25/7/2008, 15:46




Deglutì.
In quell'immensa stanza, dai contorni sbiaditi come quelli della sua sconfinata mente, le luci lottavano ogni istante per sopravvivere alla regale tenebra che serpeggiava sotto i tappeti.
Porpora, rosso fuoco, grigio pietra: una trama ricorrente e ricorsiva, mescolata con sè stessa per dare tinte e sfumature fuggevoli alla vista, ma impresse con rovente incredulità nell'animo e nella memoria.
Trattenne meraviglia e timore nell'osservare il Golem che, coperto per una minima parte dall'enorme battente da lui spalancato, lo osservava scrupolosamente, pronto ad agire in caso l'ospite avesse deciso di intraprendere qualche folle iniziativa.
Ebbe modo di saggiare il timore riverenziale verso la figura comodamente sistemata sul trono, godendo ogni passo che lo faceva avanzare sul lungo strascico violaceo; il biondo dei capelli e l'acceso turchese intrappolato nelle sue iridi parevano un affronto alla cupa sufficienza del luogo, una stonatura in mezzo all'esecuzione, uno sbaffo sullo spartito.
Approssimando le loro distanze, il gioielliere provava sempre di più l'influsso che la sola vista e presenza del Re esercitava sulle sue percezioni, agitandole con un moto perverso di paura e preoccupazione.
Doveva resistere.
Gli artisti non subiscono le influenze, le creano.

CITAZIONE

«...Sì?»


Più che un fulmine a ciel sereno, si rivelò una pugnalata al petto, lo strofinìo d'una lama rovente sulla ferita aperta e viva. Sussultò, trattenendo a stento l'inesperienza dettata dalla sua giovine età, soffocando l'immaturità del caso con strati e strati di estro creativo.
Già, quel trucco funzionava spesso.
S'immaginò la grafite uscire da Tempera e volteggiare in aria, disinibita dinnanzi alla figura del Re: lasciandosi prendere dall'astratto del suo genio artistico, Lapìs fece veramente levitare la polverosa sostanza, la quale prese a vorticare sopra il suo capo fino ad ascendere verso le tetre pieghe del soffito

CITAZIONE

«..Desideri?»


I desideri sono pericolosi.
Letali.
Sorrise, spingendo nello stomaco tutta l'agitazione che aveva in corpo, stringendo i denti per ingoiare quel rospo che tardava ad "andare giù"; le mani, umidicce, stringevano forte il tessuto dei pantaloni e le dita divenivano sempre più bianche per lo sforzo.
Ci fu un attimo di silenzio che seguì lo spegnersi della regale eco generata dalla voce del Re: il Tempo fu cristallo, in quell'attimo, e il solo battito di cuore del ragazzo fu sufficiente a spezzare quell'effimera teca.

«Questo, desidero.»

Una soffice cascata di diamante coprì l'area compresa fra il trono e Lapìs, innevando il tappeto porpora ed illuminando il volto di entrambi: la grafite era mutata in prezioso gioiello e poi era piovuta dal cielo di quella stanza, con innaturale lentezza, con nivea serenità.
Mille piccoli soli s'accendevano e si spegnavano in un istante, un camposanto di stelle che ritrovavano la vita aggrappandosi alla realtà per un solo attimo: finito lo scintillìo, la polvere di diamanti trovò riposo sul pavimento, sul quale si distese a formare un soffice manto di cristallina fattura.
Uno spettacolo davvero particolare, non v'era da dubitarlo.

«Lapìs Chagall, Signore. Sto cercando qualcuno che sappia apprezzare la mia Arte.»

SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Ho usato l'abilità Koh-i-Noor che ho in scheda. Visto che è una scena GDR, non ho inserito il consumo eccetera. Se dovesse servire, provvederò nel prossimo post.
 
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view post Posted on 25/7/2008, 16:19
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Il ragazzo non era male; o quanto meno incontrava i suoi gusti.
I suoi occhi risplendevano come due gocce d'acqua piovute in un campo di grano, facendone un'immagine tanto fanciullesca da poter essere erroneamente interpretata come ingenua.
Una pelle tanto pulita e una figura tanto pura, insomma, che agli occhi del sovrano non poteva divenire più affascinante se non venendo sporcata.
Sporcata... da lui. A nessuna avrebbe lasciato tale privilegio.
Quando poi lo vide dare sfogo alla propria arte, per poco non si alzò dal trono.
Così impegnato e concentrato su ciò che compiva, il ragazzino, era decisamente fantastico.
Ma non poteva essere suo.
Non doveva essere suo.
Non l'avrebbe potuto amare. Non come amava la sua regina.
Per un breve secondo, l'eccitazione che tracimante era traboccata dal suo sguardo fino a poco prima, si spense. La sua voce si fece piatta e senza vita, e i suoi ricordi andarono alla regina che, ancora, non era al suo fianco.
Tuttavia, non poteva mostrarsi in quel modo ad un nuovo cortigiano.

« Sei fortunato, Lapìs. »

Sul suo viso si ridisegnò un sorriso, seppur non corrotto.
Fece un gesto eloquente con la mano, di compiacenza, alzandosi dal trono.

« Io adoro gli artisti. Probabilmente perché non ho mai avuto la possibilità di definirmi tale. »

Ci fu un breve attimo di silenzio, in cui il Re, nonostante la sua giovane età, ricordò alcuni stralci del suo denso passato.
Tornò però dopo poco a riconcentrarsi sul suo interlocutore, proclamandosi nella sua ultima sentenza.

« Sei ben'accetto nella mia corte. Come artista e creatore. Lapìs Chagall, suddito del Re. »
 
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Lapìs Chagall
view post Posted on 25/7/2008, 16:55




Solo lui, in tutto l'universo, poteva capire la sua Arte.
La sensazione che gli proveniva dallo sguardo, dalla vista dei movimenti, dalla lettura degli atteggiamenti nascosti nell'intimità d'uno sbatter di ciglia; quando ancora gli occhi rifiutavano d'abbandonare il poco rimasto dello spettacolo offerto dal diamante, Lapìs non potè che gioire di rinnovata speranza accorgendosi dell'infinita comprensione che quel Re sapeva dispensare.

S'inginocchiò, portando il mento a sfiorare la candida pelle del petto; il braccio destro, piegato a formare un angolo e parallelo al terreno, indicava la sua reverenza nei confronti del Re, mentre persino i ciuffi più ribelli sulla sua testa si piegavano in rispetto a colui che gli stava dinnanzi.
La polvere di grafite, lasciata risposare sul tappeto, si levò di colpo per poi venire completamente risucchiata dall'ingordo fodero di Tempera: richiamata l'intera nube, il piccolo artista si premurò di sigillarne l'uscita affinchè nessuno potesse più dubitare del fatto che quella "era una spada, e lui uno spadaccino".

Riacquistò la posizione eretta, esibendosi in un leggero inchino che lo liquidò dalla presenza in quella stanza.
Non seppe dire se la felicità nelle sue vene provenisse dal fatto di poter abbandonare la traumatica aura del Signore della Fortezza, oppure non fosse altro che il residuato d'una cataclisma interiore di proporzioni davvero inimmaginabili...anche per lui.
L'unico che poteva apprezzarla.
La sua Arte, ora, aveva uno spettatore.
La sua Arte, ora, aveva un motivo.

SPOILER (click to view)
Grazie per la breve ma importante giocata ;* Felicissimo se volessi chiudere la scena con un tuo post *_*
 
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4 replies since 25/7/2008, 14:11   147 views
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