Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

vi mando come pecore in mezzo ai lupi, (Mt 10, 16-23)

« Older   Newer »
  Share  
Padre Jonas
view post Posted on 10/9/2008, 12:20




| Dal Vangelo secondo Matteo | (Mt 10, 16-23) ~
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Ecco: io mando voi come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori
e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.

E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare,
ma è lo Spirito del Padre nostro che parla in voi".

_ ___ ______ ___________________


Passeggiava con raffinata nobiltà, lungo uno dei numerosi corridoi del Bianco castello.
Era solo, immerso in un'inquietudine che – con vigore – gli aveva impedito di prendere sonno, costringendolo a recarsi nella biblioteca situata nell'ala principale, per fomentare la sua sete di saggezza. Amava leggere, in particolare i classici e i romanzi.
Fin da quando era solo uno studente, Jonas coltivò la passione per le narrazioni e, col lento trascorrere del tempo, questa passione si riversò sui tomi greci e latini, e su quelli ascetici, dotati di una scrittura particolare, ricercata, ben congeniata e ammirevole.
Il rumore dei suoi passi echeggiava nel vuoto come mille gocce d'acqua che si infrangono nell'oceano; piccole, forse insignificanti, ma indispensabili per mantenere viva una pozza, che sia ampia come il mare orientale o neonata come il lago che si frapponeva fuori dal Maniero, non era affatto importante.
Ogni passo che l'uomo percorre – seppur lento e minuzioso come una goccia d'acqua – è fondamentale per la vita stessa dell'individuo, ne forma il carattere, e dietro ogni cammino si cela sempre un insegnamento.
Sospirò, mendicando al suo fiato un moto lento e sinuoso.
Trovatosi dinanzi all'ingresso della sala, percepì un innaturale brivido che, con arroganza, percorse la schiena del giovane, il quale dovette spalancare gli occhi al cielo, dallo stupore. Le sue iridi bluastre visitarono l'intero perimetro della porta della biblioteca, osservando il dolce motivo che ne decorava il legname, scuro e resistente come una delle numerose rocce del monte Toryu. Il pomello, particolareggiato da varie gradazioni dorate e bronzee, risultava gelido al contatto, tant’è che il Reverendo dovette mollare la presa più volte per abituarsi al ghiacciato tepore che assillava la sua mano.
Di nuovo quella sensazione inquieta fece capolino nella sua mente, appena lo scricchiolio della porta lacerò il silenzio tombale dell'intero corridoio.
Oh, fu piacevolmente meravigliato dalla situazione.
All'interno della sala, si poteva percepire una sensazione di calore, scaturita dall'affettività del castano degli scaffali, e dal vermiglio di alcune copertine. Le seggiole vantavano dei cuscinetti amaranti, sposati con un aristocratico legno color caffè. L'intero selciato color panna, conferiva un accostamento quasi regale con le pareti nocciola; e come non notare le tende rosso vivo, atte ad avvolgere con il loro volume le ampie finestre.
L'atmosfera placida e tenebrosa veniva ostacolata da alcune torce che, percorrendo il perimetro dell'intera sala, favorivano una discreta illuminazione, interrotta soltanto da qualche fastidiosa – ma comprensibile – ombreggiatura.
Voltatosi verso uno dei numerosi tavoli, il Reverendo non poté ignorare una sagoma corvina che si accostava ad uno scaffale. Ebbe timore di averla disturbata, per questo non tardò il suo perdono.

« Oh, perdonatemi per il frastuono…
… ero certo di essere l'unico desto in questa notte senza stelle. »



SPOILER (click to view)
Scena tra me e Ray, non interferite. :qwo:
*Per "frastuono", Jonas intende lo scricchiolio della porta. ^^
 
Top
view post Posted on 11/9/2008, 13:44
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


Bellum omnium contra omnes; homo homini lupus
« L'uomo è un lupo divoratore per ogni altro uomo. »
- Com'è triste che ogni uomo sia considerato paragone di un lupo.
_______________ ______ __


L'esaltazione degli antichi scrittori procede non dalla reverenza per i morti, ma dallo spirito di rivalità e dalla reciproca invidia dei vivi. Procede, non ricordando e rimpiangendo ciò che furono quando le loro mani potevano toccare e le loro orecchie potevano sentire, bensì ripercorrendo il sentiero di chi cammina e di chi, come loro, cerca di emulare e fare archetipo di un modello che nasce solo come idea. Sia esso all'interno di una pagina, o loro medesimi.
Per questo, fin tanto che i testi antichi verranno continuamente letti e resteranno soggetti alle fomentate elucubrazioni dei fanatici, la figura di Dio, di Halla, o dell'uomo stesso come essere pieno e libero, non potrà morire.
Alla fine, la bibbia non si discosta molto da un cartellone pubblicitario, che spinge le persone che ancora non hanno colto il pensiero di porsi al centro del mondo ad emulare un ringalluzzente attore sorridente, che incarna in se tutto ciò che è buono e puro: corretto e giusto.
Un meccanismo lodevole, efficace e soprattutto sano. Peccato che per Ray, il Re che non perde mai, giungere ad una soluzione non sia così semplice.
Per questo, passa la notte, come sempre è solito, a cercare risposte nei libri. Ad ampliare la sua conoscenza. A leggere, memorizzare e richiamare a se altre citazioni. A confrontare i testi dei più esimi filosofi d'ogni tempo, e a costruire ogni possibile schema che possa dargli una risposta.
Una risposta a una domanda che, fondamentalmente, n o n e s i s t e.
Che cosa stia cercando fra tutte quelle pagine polverose, solo Dio - che ironia - può saperlo. Chiunque lo vedesse intento a tale attività affermerebbe senza ombra di dubbio che il Sovrano stia cercando di conoscere semplicemente tutto.
Così, lascia scorrere le lunghe dita affusolate sulle copertine che affollano gli scaffali, sollevando via via un nugolo sempre più ampio di polvere.
Ogni sera si avventura in un reparto della biblioteca che non aveva visitato il giorno prima; e così via notte dopo notte, come se la documentazione raccolta all'interno del castello non avesse mai fine.
Scosta dal viso un paio di ciuffi ribelli, e sbatte le palpebre un paio di volte per ridare fuoco a ciò che sta osservando. Stanchi come sono i suoi occhi, solo in questo modo riesce a leggere gli impolverati titoli dei libri, illuminati solamente dalla baluginante fiamma delle torce.
Chevalier lo assiste da lontano. L'ampiezza della stanza è abbastanza da potergli permettere di sedersi in un angolo, ma non da poter seguire il suo Re senza provocare fastidiosi rumori meccanici, o rovesciare numerosi scaffali. Da lontano, sembra semplicemente una decorazione bronzea della sala, immobile e silenziosa.
I passi del monarca rintoccano come campane in lontananza, riecheggiando e perdendosi prima di poter raggiungere le pareti. E proprio mentre, nuovamente fermo, si stava apprestando a scegliere la sua successiva lettura, qualcosa di inusuale fa la sua apparizione nella sala, lasciando cigolare i cardini della porta.
Un visitatore.
U n v i s i t a t o r e.
Incurante di tutto ciò che esso possa dirgli, il Despota lo squadra dall'alto al basso, cercando di riconoscerlo per quello che è; tuttavia abbandona il compito dopo qualche attimo, arrendendosi al fatto di non conoscerlo. Sospira, pure, scoprendosi privo di interesse in lui. La sua mente, in quel momento, è orientata verso altri orizzonti.
Distoglie lo sguardo dalla figura e gli risponde con pacato risentimento, benché dal suo tono non traspaia indisponenza alcuna.

« Non lo sei. E tuttavia la tua presenza qui, ora, non è gradita. »

Senza guardare e con un gesto eloquente della mano, il Monarca gli indica un piccolo salottino poco lontano dalla sua posizione.

« Ciò nonostante, se a quest'ora non hai una donna alla quale accompagnarti, o un uomo, sei accolto dai libri. Siedi e leggi; ma cerca di non infastidirmi. »
 
Top
Padre Jonas
view post Posted on 12/9/2008, 12:13




Dio può essere meglio immaginato che descritto,
e Lui esiste ancor più sicuramente di quanto possa essere immaginato.

- Sant'Agostino -


Inclinò il volto di lato, come per abbozzare un finto stupore.
Sentì le parole dell'estraneo scivolargli addosso, senza assoggettargli i suoi pensieri. Si morse il labbro con rinomata grazia, mentre il suo passo cadenzava verso uno scaffale della sala.
L'indice della mancina scorreva una lista di classici, mentre le iridi celesti tentavano di seguire il gesto della mano, rimanendo folgorate dal calore di ogni singola copertina. I tomi vantavano delle colorazioni accattivanti, andando dal color cinerino ad una mielata tonalità rossastra. I titoli, incisi con raffinati bronzi e ori, fungevano da piccolo faro nell'immenso oceano della conoscenza.
Un delicato alito di vento percorse quel piccolo frangente della biblioteca, tant'è che il pastore dovette spostarsi verso il ruvido legno degli scaffali per poter sfuggire da quella gelida morsa.
Di nuovo la sua ricerca prese forma, andando a toccare i titoli più rinomati, fino a fermarsi su un'interessante libricino – ben rilegato – composto da un centinaio di pagine. Lo afferrò, con forza, per estrarlo dalla massa in cui era stato posto, alzando un sottile strato di polvere che gli fece storcere il naso. La rilegatura color cioccolata risultava resistente e leggera, mentre un titolo latteo risaltava sullo sfondo.
Sorrise, come mai aveva fatto prima d'ora. L'aveva trovato.

image

L e C o n f e s s i o n i D i S . A g o s t i n o .
Fu lieto di aver trovato quella perla nella biblioteca di un Re, giacché il suo cuore era rimasto inquieto a lungo, meditando sulla possibile figura del Monarca. Da sempre aveva avuto interesse nel conoscerlo, una passione che non era ancora riuscito a concretizzare.
Afferrato il libro, si sedette sopra una delle numerose seggiole castane, prendendo confidenza con la morbidezza dei cuscinetti purpurei. Pose il piccolo tomo sul tavolo – davanti a sé – ed iniziò a sfogliarlo, con una regale raffinatezza.
Come se nulla fosse, ricordò le parole del suo "compagno di lettura", e trovò giusto commentarle, prima di cadere in un taciturno silenzio.

« Oh, quasi dimenticavo.
Non sono avvezzo alle piacevoli compagnie, giacché ho fatto voto di castità anni addietro. »

Iniziò a sfogliare il libro, sorridendo alla vista delle prime parole.

« Si dice che quanto più ci si avvicini al fondo, tanto è più facile prendere coscienza di Dio. »

Una frase che rispecchiava a pieno i caratteri del tomo che sanciva tra le dita.
Sperava, in qualche modo, di destare l'attenzione del suo interlocutore senza essere invadente. Se, a tarda ora, entrambi erano giunti lì, voleva soltanto dire che l'unico pregio in comune era la lettura.

« Non è d'accordo, Sire? »

Sorrise, intonando l'ultima parola, incentivandone il suono.
Di nuovo un soffio di vento scostò le tende cremisi, per poi percorrere tutta la sala, fino alle pareti più lontane. Il Reverendo aveva sentito parlare del Re molte volte, e le descrizioni che aveva udito si accostavano perfettamente alla figura che gli si era palesata davanti.
Se si fosse sbagliato, avrebbe chiesto scusa, per poi immergersi nella meditazione.


 
Top
view post Posted on 12/9/2008, 15:43
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


Se c'è una cosa che Ray apprezza, nelle altre persone, più di ogni altra, è l'educazione.
Il ben parlare, l'armonia dei gesti, l'eleganza di cui è cosciente mancare, e tutto ciò che è d'uopo quando ci si trova innanzi ad un monarca. Perciò, per un breve attimo, si abbandona ad un attimo di debolezza nello spiare con la coda dell'occhio le movenze femminee del suo ospite, e la sua raffinatezza. Si passa la lingua sulle labbra, sopraffatto dal prevaricare dei piaceri carnali, benché l'euforia duri poco meno di un unico attimo.
Con tanto scortese quanto finto stupore, lo sconosciuto infrange il silenzio dandosi in una monosillabica esclamazione di sorpresa.
Indispettito da quel gesto inaspettato, il Monarca inarca le sopracciglia e chiude con forza il libro che teneva aperto tra le mani, sollevando un piccolo sbuffo di polvere.
Si morde le labbra che prima erano state suo afrodisiaco, e si volta verso il visitatore, squadrandolo con evidente ribrezzo.
Sibilando una tracimante indisposizione, lo ammonisce per una seconda volta, subdolo come una serpe. Ogni desiderio, in lui, è svanito.

« Sarebbe d'uopo presentarsi, prima di intavolare una conversazione, mio caro. Anche se non mi aspetto che le persone siano gentili con me più di quanto sia io con loro. »

Si lasciò sfuggire una smorfia maliziosa, prima di concludere la frase, voltarsi e riporre il testo che ancora teneva fra le mani.

« Benché Dio stesso predichi qualcosa di simile, naturalmente. »

Chiuse gli occhi, e sospirò sonoramente.
Muovendosi verso le sedie per andare a confrontarsi con il suo nuovo fastidioso impegno, il suo lungo abito nero strisciò sul pavimento, segnandone il percorso fra la polvere.
Una volta accomodatosi, squadrò l'altro negli occhi per diverso tempo, poggiando una mano sul mento e nascondendo le labbra.
I secondi parevano passare interminabili mentre il sovrano, evidentemente non illuminato, cercava le parole adatte per rispondere all'altro.
Il suo sguardo non era poi dei più amichevoli. Freddo e penetrante, pareva una pozza d'acqua ristagnante, interminabilmente ferma nel proseguire dei secondi.
Poi schioccò le labbra, e socchiuse finalmente le palpebre. Non aveva bisogno di tenerle aperte, per argomentare.

« Secondo comuni teorie, ci si potrebbe arrischiare a considerare la nevrosi ossessiva come un equivalente patologico della formazione religiosa, a descrivere la nevrosi come una religiosità individuale, e la religione come una nevrosi universale. Ciò, se non altro, darebbe una spiegazione razionale alla tua affermazione. »

Soffocò una risata, celandola malamente dietro due dita.

« "Peggio si sta nella testa, più è semplice entrare in contatto con Dio", appunto. »

Attese che l'ilarità in lui si dissipasse, prima di continuare la "chiacchierata".

« Ciò che più mi interesserebbe sapere, è se Dio avesse potuto fare il mondo in una maniera differente, cioè se la necessità di semplicità logica lasci qualche libertà. »

Si fermò, lasciando all'altro il tempo di dargli una risposta ragionevole, se l'aveva, prima di proseguire.
Non era molto interessato a fare discorsi simili, purtroppo per il suo interlocutore, che probabilmente se ne sarebbe accorto in breve tempo.

« Tuttavia Dio non è il di mio compendio, né lo è la fede in lui. Piuttosto, mi chiedo se un suo uomo possa intavolare correttamente una conversazione, parlando "Per sua specie". E' più facile abbandonarsi alle convinzioni architettate da altri, piuttosto che pensarne di proprie. »

Avrebbe voluto concludere con una sarcastica battuta, ma decise di non farlo, per quieto vivere.
D'altro canto, non si aspettava molto da qualcuno che aveva sorriso solo per averlo riconosciuto come suo Re.
 
Top
Padre Jonas
view post Posted on 13/9/2008, 13:03




CITAZIONE

« Sarebbe d'uopo presentarsi, prima di intavolare una conversazione, mio caro. Anche se non mi aspetto che le persone siano gentili con me più di quanto sia io con loro. »


Davvero ammirevole. Ammirevole.
Il Signore ci ha insegnato a porgere l’altra guancia quando si riceve uno schiaffo, ci ha insegnato che bisogna voler bene ai propri nemici ancor più dei propri amici. Se si amassero soltanto le persone che ci vogliono bene, che merito potremmo avere?
Divenne serio, senza demolire la sua serenità, la sua pacatezza.
Le iridi bluastre cercarono lo sguardo del Monarca, onde capire il vero significato di quelle parole, ma senza essere invadente, senza cadere nella maleducazione.


CITAZIONE

« Benché Dio stesso predichi qualcosa di simile, naturalmente. »


Rimase impassibile, intento ad ascoltare attentamente quelle parole.
Seguì i movimenti del Sovrano con il solo sguardo, scrutandone ogni gesto, ogni espressione.


CITAZIONE

« Secondo comuni teorie, ci si potrebbe arrischiare a considerare la nevrosi ossessiva come un equivalente patologico della formazione religiosa, a descrivere la nevrosi come una religiosità individuale, e la religione come una nevrosi universale. Ciò, se non altro, darebbe una spiegazione razionale alla tua affermazione. »


Non riuscì a mascherare una vena di stupore sul suo viso, ma continuò ad ascoltare.

CITAZIONE

« "Peggio si sta nella testa, più è semplice entrare in contatto con Dio", appunto. »


Fece per rispondere, ma si accorse che il Re doveva terminare la sua arringa.

CITAZIONE

« Ciò che più mi interesserebbe sapere, è se Dio avesse potuto fare il mondo in una maniera differente, cioè se la necessità di semplicità logica lasci qualche libertà. »


Posò con garbo il libro che stringeva tra le mani, socchiudendo gli occhi e abbozzando un sorriso divertito, quasi soddisfatto.
Afferrò con delicatezza la sua treccia argentea, portandolo dietro alle spalle, dove non avrebbe più dato fastidio. A quel punto, sostituì le sue corvine ciglia con una coppia di iridi color turchese. Fece urtare la lingua contro il palato, prima di discutere.

« Vi chiedo, con umiltà, di perdonare la mia inammissibile mancanza…
…ma è un difetto che a stento riesco a nascondere. »

Sospirò, per poi terminare la frase.

« Il mio nome è Jonas, ma può chiamarmi semplicemente “Padre”, o “Reverendo”.
In quanto alla sua domanda... »

Cercò di incrociare lo sguardo con il suo interlocutore, affinché potesse ben scandire le sue parole, onde avere la sicurezza di essere ben ascoltato.

« ...sarò lieto di donarvi una risposta.
Paragonare la religione ad una nevrosi è inesatto, giacché non esiste alcuna cura contro la Fede, se non l’oscurità che acceca la vista e stordisce l’udito.
Quello che volevo accennare poco fa, è tutt’altro concetto. »

Respirò, profondamente, per poi continuare il discorso con cortesia.

« Se una persona cade nell’abisso delle tentazioni, assapora la sofferenza, ha di certo molte più possibilità di emendarsi di un’altra persona abituata a vivere nel lusso, contornato soltanto dal suo immane ego.
Certo, non è una scienza esatta, ogni vita ha i suoi perché, ed è errato generalizzare. »

Socchiuse gli occhi per qualche secondo, nel caso il Sovrano avesse voluto rispondere, per poi terminare il discorso con una raffinatezza quasi innaturale.

« Lei mi parla di semplicità logica, ma spesso la ragione non è nient’altro che un blocco.
Il Signore ci chiede una fiducia disinteressata, se la Fede fosse dimostrabile e razionale, che merito potremmo mai avere dal Credere in Dio? »

Ma le parole del Monarca non si erano ancora esaurite, continuando a riecheggiare nella sala vuota e spenta, ma carica di una conoscenza inaspettata.


CITAZIONE

« Tuttavia Dio non è il di mio compendio, né lo è la fede in lui. Piuttosto, mi chiedo se un suo uomo possa intavolare correttamente una conversazione, parlando "Per sua specie". E' più facile abbandonarsi alle convinzioni architettate da altri, piuttosto che pensarne di proprie. »


Annuì, poi rispose senza far trasparire alcun dubbio.

« Certo è più facile…
…ma ogni allievo deve cogliere gli insegnamenti più puri del suo Maestro, senza diventare una sua copia esatta.

Dio ci chiama per nome, ognuno di noi è importante in questo mondo…
…dal Re, al servo. »






Edited by .Wolf - 13/9/2008, 14:09
 
Top
view post Posted on 19/1/2009, 16:19
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


Lo ascoltò con malcelata attenzione.
Benché preferisse che sul suo viso non apparisse reazione alcuna, era difficile mascherare l'interesse per le argomentazioni di Jonas, tanto sapientemente architettate da poter apparire sia convincenti, che campate per aria.
Con calma flemmatica, afferrò una bottiglia di vino poggiata su un piano poco lontano, riempì due bicchieri e, con distinta eleganza, né poggiò uno accanto a Jonas facendogli cenno di favorire.
Ne bevve solo un sorso, più per tardare la propria risposta che per altro.
Né assaporò l'aroma potente, riscoprendo il suo odio per gli alcolici.
Dischiuse le labbra cineree lasciandole schioccare, e rispose.

« E' dunque d'una meritocrazia che stiamo argomentando? Non volermene, ma credo che la meritocrazia sia uno dei mali più grandi che affliggono l'umanità. Grazie ad essa i più sfortunati muoiono di fame, e coloro che sono nati nella bambagia sono i solo ad avere le qualità per conquistare il mondo. E' un sistema che ci costringe ad assumerci meriti che non dovremmo possedere in natura. »

Il suo sguardo si perse nel vuoto per qualche attimo.

« A volte ci si ritrova costretti a piegarsi alla volontà della società che ci circonda... Mi sorprende che il tuo Dio giudichi i suoi fedeli tanto ingiustamente. »

Sospirò, e sorseggiò un altro poco di vino, benché odiasse quel sapore forte ed agrodolce.
Il cristallo gli danzava tra le dita, sfuggendo all'indice per passare al medio, all'anulare, e così via.
Benché sapesse già come continuare, si prese qualche secondo per fingere di organizzare il proprio discorso, richiamando qualche vecchia citazione.
Si accorse che stava divagando.

« In realtà, non disprezzo la tua scelta: "Il mondo fu sempre ad un modo abitato da uomini, che hanno avuto sempre le medesime passioni, e sempre fu chi serve e chi comanda, e chi serve mal volentieri, e chi serve volentieri, e chi si ribella ed è ripreso.". Tu hai semplicemente scelto di stare agli ordini di Dio, e seguire la sua parola. Ti ammiro per la tua volontà. »
 
Top
.Wolf
view post Posted on 26/1/2009, 23:20





Sorrise, come affascinato dal verbo del reggente.
Fece un rapido cenno con il viso, per ringraziare il sovrano del buon vino senza interromperlo; lo bevve a piccoli sorsi, lentamente. Assaporava la bevanda dolcemente, facendo danzare più volte il calice e inumidendosi le labbra ogni qual volta una goccia scarlatta le macchiava.
Appena il Re terminò il suo discorso, Jonas posò il calice prestando molta cura nel gesto, evitando di macchiare l’antica biblioteca.

“Ammiro le sue doti, … avete una voce quasi ammaliante.
Mi compiaccio, finalmente ho trovato qualcuno in grado di chiarire le proprie teorie senza avvalersi di inutili luoghi comuni.”

Impugnò il calice con l’indice e il medio, per sorseggiare l’ultimo fiato di vino.
Non riuscì a nascondere i primi sintomi di stanchezza.

“Mi scusi, ma l’ora è tarda … la notte brama il mio riposo.
Prima, però, mi conceda un’ultima curiosità …”

Inumidì le labbra, e liberò la sua sete di conoscenza.

“L’essere Re è un compito arduo anche per chi possiede le giuste doti …”

Schiarì la voce, e proferì per l’ultima volta.

“Non ha mai avuto paura? Paura di come una sua parola, o un suo gesto, potesse cambiare la vita di molti?
Nessuno si è mai chiesto: 'cosa prova il Re che non perde mai?'
Nessuno si è mai chiesto ... se il Re è felice?'

Forse io sono un debole, ma non credo riuscirei a gestire un simile compito senza l’aiuto di qualcuno.”

Avrebbe assaporato fino all’ultima parola del monarca, prima di andare a coricarsi. Non aveva mai affrontato una discussione del genere; il pastore provava un innocuo senso di appagamento.
Posò il suo sguardo turchese sul viso del Re, senza mostrare la minima impazienza.


 
Top
view post Posted on 27/1/2009, 16:03
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


« E dai, bello. D'accordo lo studio, ma tu esageri! Cos'è, hai forse intenzione di diventare un Re o simili? »
Le parole scivolarono lente lungo la pelle del ragazzo che, di spalle, concentrava il suo sguardo e i suoi pensieri solo sul libro che aveva sotto gli occhi. "Il principe", di Macchiavelli. Una lettura che il loro professore aveva trovato talmente interessante dal costringersi a condividere tale sapienza anche ai suoi alunni, durante le vacanze.
L'aneddoto ironico dell'amico non era quindi sfuggito a Ray, che di sovrani e monarchi, in quel momento, ne aveva piena la testa.
« Davvero, non puoi mancare! Hanno detto che i vecchi stanno organizzando un poker per aggiudicarsi quelle del secondo anno. Devi venire per forza! »
Questa volta le parole dell'altro riuscirono a catturare la sua attenzione. Non tanto perché gli interessassero le ragazze del secondo anno, quanto più perché se i vecchi organizzavano un poker, lui, effettivamente, non poteva assolutamente mancare. Lui che era la guida di tutta l'accademia.
Le sue dita scivolarono sulla copertina del libro, chiudendolo.
« Forse hai ragione. » Disse con voce atona. « Non ho la minima intenzione di diventare un Principe, e qualcuno li dovrà pure spogliare delle loro vesti, quei vecchi bastardi. »
Sul volto di Ray si delineò un sorriso, mentre il suo amico gli rispondeva con un gesto eloquente prima di reindossare la giacca e scortarlo fuori.
I corridoi dell'accademia erano sempre bui, a quell'ora della sera. Il coprifuoco era rigido, e spegnere le luci era un modo per far desistere gli alunni dall'uscire dalle loro camere la notte, a rischio di inciampare negli sfarzosi ostacoli che avrebbero trovato sulla loro strada. Comodini, bacheche, lampade morte e lucernari ambigui. Persino lui s'era stufato di contare la quantità esorbitante di persone che andavano a sbattere contro i vetri, ogni volta che calava la sera.
Fortunatamente quel giorno la luce della luna proveniente dai lucernari era abbastanza per concedere ad entrambi di seguire un percorso ben preciso.
Ray allungò lo sguardo verso l'ampio cortile al centro dell'accademia, che faceva da parco per gli studenti stanchi che cercavano riposo tra una lezione e l'altra.
Vuoto, solo la grande fontana di marmo bianco al centro sembrava viva, e come lei la grande scritta che la circondava da capo a capo. "Trone du Roi ~ Charles Étienne Chevalier ".
Sollevò un sopracciglio, scettico.
Ancora non riusciva a capire chi avesse il coraggio di sponsorizzare un progetto simile. Una scuola per geni. Il così chiamato "Trono del Re". E non riusciva nemmeno a spiegarsi chi diavolo trovasse il coraggio di dare dei soldi ad un preside che di cognome faceva "Cavaliere". Ma decise di non soffermarvisi più di tanto, e continuò a seguire il suo amico.
Non dovettero camminare molto. A discapito delle sfarzose apparenze, il Trono del Re non era una grande scuola, e si poteva dire che di maestoso, in qualsiasi senso lo si voglia intendere, vi era solo il cortile centrale e la grande fontana di marmo bianco. Così bastò una rampa di scale per giungere nell'atrio, e da lì andarono verso sinistra, innanzi a un pesante drappo argenteo che pendeva dall'alto.
Ray lo scostò con la mano, rivelando un passaggio celatovi alle spalle, e i due vi si inoltrarono, scendendo una scalinata di pietra tanto nera e tanto lunga da sembrare dover portare all'inferno stesso. Un passaggio nascosto che sembrava stare lì sin da prima della scuola stessa, buio e lugubre.
Quando la musica sostituì il rimbombo dei loro passi, seppero di essere arrivati.
Come già detto, il Trono del Re aveva ben poco di maestoso. E non solo per quanto riguarda l'aspetto esteriore dell'edificio, ma anche per la fine che facevano, prima o poi, tutte le persone che vi si trovavano, per una ragione o per l'altra.
Innanzi ai due si apriva un salone di proporzioni gigantesche, illuminato dal fuoco di un camino che da solo conteneva lo spazio necessario per costruirvi un salotto. Lugubri, le lingue di fuoco illuminavano gabbie appese al soffitto, tavoli di ferro battuto e le mura vermiglie di quella che una volta doveva essere stata una perfetta sala delle torture.
La musica, più che altro grida e ruggiti, battevano con forza contro la roccia, graffiandone le pareti, e la folla non aiutava.
Persone ovunque. Sedute ai tavoli, dietro a quelli che sembravano banconi destinati all'alcool, distesi sopra a brande o, peggio ancora, dimenandosi dietro a sbarre o allacciati a macchine dall'aspetto tutt'altro che innocuo.
Nessuno piangeva, però. Tutti sembravano divertirsi come mai avevano fatto in vita loro, e nonostante ogni tanto si vedesse volare anche qualche schizzo di sangue, nessuno sembrava farci caso per più di qualche secondo. Gli uomini ballavano e ridevano dietro a lugubri e contorte maschere scheletriche, corteggiando le donne che, dal volto e dal corpo tutt'altro che celato, civettavano fra le poltrone.
Il suo habitat.
Lento, infilò una mano fra le vesti picee, cercando il suo specchio di tragedia. Trovatolo, le dita si permisero di chiudersi con ossessione sulla candida porcellana solo per qualche istante, prima di coprire il volto del proprietario. E ora che aveva indossato la corona, poteva muoversi nel suo regno.
L'amico lo seguì innocuo, anche lui la maschera ghignante a velarne il viso.
Man mano che Ray camminava, la gente sembrava accorgersi della sua presenza, e terminava quello che stava facendo, concedendosi qualche secondo solo per ammirarne il portamento, muti. La musica smetteva di suonare e gli uomini di corteggiare. I baristi non servivano da bere, e i torturati non gridavano più. Per qualche attimo, gli unici suoni nella camera delle torture sembrarono essere i passi dei due ragazzi, o meglio, di Ray, che s'avvicinava al tavolo da poker.
Col passare del tempo era diventato una sorta di leggenda, in quella scuola.
Migliore negli studi, nelle giocate, di bell'aspetto e carismatico, potente nelle arti magiche e talmente influente da poter sottomettere a se gran parte del corpo docenti. Comparso dal nulla, e proclamato il vero sovrano del "Trono del Re", incontrastabile da chiunque.
Un genio che non aveva mai conosciuto la sconfitta.
Sedutosi al tavolo, riconobbe delle maschere familiari, e si sorprese di quanti tra i vecchi avessero deciso di partecipare a quel gioco. Neanche a dirlo, una folla incredibile si accalcò alle sue spalle, rapida e silenziosa, quasi ognuno di essi volesse essere il primo a sentire Ray parlare, e assaporarne le parole. Lui, dal canto suo, non si sarebbe certo fatto attendere.
Si accoccolò al suo seggio porpora, lascivo, e non si sorprese vedendo alle spalle dei suoi avversari una quantità incredibile di ragazze impaurite e nude, chiuse in una gabbia.
« Ma guarda un po'. Allora non era una balla quella di giocarsi quelle del secondo anno. » Disse ad alta voce, sorridendo mefitico. « Non preoccupatevi ragazze... presto vi tirerò fuori di lì. »
L'affermazione fu tutt'altro che rassicurante. Forse per il tono sarcastico, o forse per lo sguardo folle, o forse ancora perché il gruppo alle sue spalle, sentendo quell'ultima sentenza, scoppiò in una risata incredula e fragorosa, che s'insinuò fin nelle ossa delle tremolanti ragazze.
Il divertimento, però, non sembrava destinato a durare.
« Zitto, stronzo! » Una delle maschere davanti a lui batté un pugno sul tavolo, scatenando un boato di sdegno. « Fin che ci saremo noi in questa scuola, non ti permetteremo di fare il bello e il cattivo tempo! Pensi forse che ci divertiamo a minacciare delle ragazze e portarle qui, solo per insegnarti un po' di disciplina?! »
Ray rise, da sotto la maschera. Ridicolo, come sempre.
« Come non mi diverto io a leggere i libri che lei mi da per compito, professore. Trovo "Il Principe" una delle peggiori letture che abbia mai affrontato... dunque lo scambio non può essere più equo di così. E' sempre comunque triste denotare come l'unico modo che abbiate per mettermi in riga sia... il Poker. »
Aveva colpito nel segno. La maschera ritrasse la mano e si abbandonò sul suo seggio, dedicando uno sguardo impietosito alle ragazze catturate alle sue spalle.
Il Re però non aveva terminato, e allungò un mazzo di carte verso un'altro personaggio che, il volto celato, scrutava tristemente abbattuto le sue stesse ginocchia.
« Cavaliere, prego... a lei la mano. »

_______ _ _

Distrattamente, s'era perso nei ricordi. Forse per l'ora tarda, che lo spingeva a rimembrare avvenimenti del passato, piuttosto che ha discorrere del presente.
Il suo sguardo si riaccese e sorrise al suo interlocutore, che sembrava tanto stanco quanto lui.

« ...Paura? Oh, no... Come potrei averne? »

Si fece assente una seconda volta.

« Vedi, io non sono diventato "il Re che non perde mai"... Sono nato con questo ruolo addosso. E' la mia stessa esistenza che lo impone su di me e sugli altri. Il mio carattere e la mia persona. »

Facendo uno sforzo immane, sorseggiò il suo bicchiere di vino un'ultima volta, fino a non lasciarne nemmeno una goccia.

« E Tuttavia la tua preoccupazione è ammirevole quanto la tua dedizione. Io ti chiedo: Il dubbio sulla propria ragione non nasce forse dalle domande che si farebbero altri? Non è forse interagendo con la personalità delle persone che noi iniziamo ad esitare, specchiandoci nel riflesso che loro ci regalano? Questa stessa discussione che abbiamo avuto, nasce dalla nostra differente linea di pensiero, dalle nostre diverse esperienze e da ciò che la vita ci ha posto innanzi fino ad ora; e dal nostro rispettivo desiderio di condividerlo con altri. »

Sospirò, insoddisfatto.

« Può sembrare un'argomentazione complessa, ma non è realmente così. ...Semplicemente, tu non farmi domande sulla tua vocazione, e io non ne farò sulla tua. Solo guardando unicamente a te stesso e al tuo ruolo scoprirai quanto esso potrà essere corretto in questo mondo. L'egoismo e l'arroganza sono solo delle illusioni: Io sono felice e pienamente soddisfatto della mia vita. Se la gente vede in me un simbolo del male, è semplicemente perché non riesce né a considerarsi come un elemento solo, né come parte di una totalità, e pretende che io mi comporti allo stesso modo. »

Tacque per qualche secondo, pensieroso, poi scoppiò in una fragorosa risata.

« D'altronde, se tu avessi ragione e veramente esistesse un Dio, di certo la sua mano invisibile servirebbe a regolare l'egoismo di ogni uomo in quanto elemento perché insieme possano formare realmente un'"Umanità" solida e compatta, o mi sbaglio? »

Non attese una risposta. Non se la aspettò neppure.
Si alzò lentamente dalla sua sedia, e si diresse nuovamente verso uno scaffale, deciso a intraprendere una nuova lettura. Ma prima, si congedò con il suo interlocutore, sincero come mai era stato fino a quel momento.

« Sono molto contento di aver intrapreso questa discussione con te, Jonas: Dovremmo parlare più spesso.
Ti auguro una notte ricca di bei sogni. »


CITAZIONE
Questo è il mio ultimo post.
Rispondi pure se vuoi, Wolf. Mi sono divertito molto, davvero. XD Perdonami ancora se ho dovuto farti aspettare tanto per poter concludere questa scena.

 
Top
7 replies since 10/9/2008, 12:20   4531 views
  Share