Buio.Era rimasto solo, in quel tunnel angusto e lugubre.
Il dolore fisico si fondeva al tormento interiore, in un tumulto di emozioni e sguardi nel vuoto.
Come camminasse a piedi nudi su cocci d'animo, tanto preso dall'ansia da tremare ad ogni battito del cuore.
Le uniche certezze se le era lasciate dietro le spalle. Non sapeva se gli altri si fossero salvati, non sapeva che fine avrebbe fatto l'elementale, non sapeva neanche cosa lo aspettasse. L'unico fattore indiscutibile, in quel momento, era la grata di metallo dietro la sua schiena.
Nelle sue orecchie riecheggiava ancora il rumore dell'inevitabile chiusura.
Erano i primi attimi di silenzio dopo tutto quel trambusto. Un silenzio innaturale, inquietante.
Non aveva neanche il coraggio di voltarsi, per ricevere qualche risposta sulle condizioni dei suoi compagni di sventura. Aveva la testa troppo piena di pensieri e, in fin dei conti, aveva paura di trovarsi di fronte solo ad un cumulo di macerie, senza che niente potesse confortarlo.
Il sudore gli rigava la fronte, mentre il respiro affannato sottolineava lo sforzo compiuto per uscire al più presto da quella situazione di pericolo improvvisa, che si era venuta a creare con il crollo della stanza iniziale.
Lasciò cadere le armi raccolte poco prima al suolo, mentre si massaggiava i polsi, ancora doloranti per l'obbligata posizione innaturale in cui l'avevano tenuto per ore incatenato. I suoi occhi si perdevano nell'osservare il pavimento, mentre nella sua testa riviveva gli ultimi sguardi distratti, visti durante il cedimento del soffitto.
Immagini irte di spine, che sarebbe stato meglio evitare, in quel momento. Si rese presto conto, che si sarebbe dovuto forzare ad ignorarle, se non voleva rimanere lì in eterno.
Scosse la testa, chiudendo le palpebre, mentre si chinava per sistemare definitivamente l'equipaggiamento.
Doveva andare avanti, volente o nolente.
Doveva cominciare a pensare alla strada da percorrere, non al sentiero concluso.
Il corridoio dinnanzi ai suoi occhi era appena illuminato: le pareti sfumavano in un rosso acceso a causa del colore del vetro delle lampade ad olio, posizionate ad un paio di metri d'altezza. Un cunicolo stretto e tortuoso, in cui di certo non sarebbero riuscite a passare con disinvoltura più di tre persone alla volta.
Si spolverò i pantaloni, sporchi di terriccio, prima di incamminarsi con passo moderato.
Qualsiasi cosa l'aspettasse alla fine del tunnel, non sembrava molto lontana.
Seppure inizialmente i suoi passi riecheggiassero tra le pareti, infatti, presto il suo camminare venne progressivamente coperto da un brusio crescente.
Non capiva cosa fosse, nè tantomeno cosa stesse accadendo.
L'elementale aveva parlato di sfide mortali, di duelli all'ultimo sangue.. cosa mai poteva significare quel vociare? Affrettò l'andatura, poggiando la mano destra sulla corrispondente parete, apprestandosi a voltare l'ultima curva, mentre la curiosità lo tormentava. Dopo pochi metri, tutto gli fu più chiaro.
Si sarebbe potuto aspettare una miriade di cose, ma in quella circostanza non avrebbe mai neanche lontanamente potuto credere a niente di simile, se non l'avesse visto con i suoi occhi.
C'era ancora un'altra grata, dinnanzi a lui, del tutto simile a quella che in precedenza si era chiusa alle sue spalle. Questa volta, però, dall'altra parte, c'era qualcosa di assolutamente inaspettato.
Si avvicinò rapidamente all'inferriata, toccandola con mano. Non credeva ai propri occhi e alle proprie orecchie. Sembrava che i sensi lo stessero ingannando.
Un'enorme arena stanziava oltre la rete metallica, e si poteva benissimo scorgere una figura a parecchi metri di distanza, sola, in quel palcoscenico di morte. Tutt'intorno, c'erano spalti contenenti gente in visibilio, mentre urla di incitamento confuse ed isteriche squarciavano il silenzio.
Sgranò gli occhi e dischiuse stupito le labbra, prima che potesse rendersi davvero conto di quello a cui stava andando incontro. Pochi attimi, e l'inferriata si alzò rapidamente, facendo sì che potesse terminare il suo percorso.
Un passo, e il rumore metallico del cancello annunciò la sua entrata nell'arena.
Un'esplosione di versi, un boato animalesco, gli diede accoglienza, mentre i suoi occhi si facevano sempre più increduli.
Si avvicinò progressivamente al centro dell'arena, camminando, mentre continuava a guardarsi intorno, con centinaia di occhi che scrutavano critici ogni suo minimo movimento.
La tensione del momento cresceva, e con quella, anche l'adrenalina. Le pupille sgranate e l'odore di terra umida erano i primi simboli di quel momento di smarrimento.
Non restava che attendere un segno, che desse qualche certezza.
L'insicurezza negli occhi ed un oceano fra le labbra.CITAZIONE
Con il permesso di Wolf ho ripostato l'introduzione al primo duello, che praticamente il mio pg non ha fatto.
Questo quindi per lui è il primo incontro.. scusami sia il ritardo che questo ''riciclaggio'' ma davvero sono attualmente impossibilitato a postare, ed è l'unico metodo che ho per non ritardare ancora il tutto.
Buona fortuna, comunque =)