| Andre_03 |
| | μ . ε . δ . ο . r . ø “Le donne, i cavalieri, l’arme, gli amori le cortesie, l’audaci imprese io canto..” Medoro ~ Nome Puro ~ Allineamento E ~ Pericolosità /// ~ Gioiello | Umano ~ Razza Campione ~ Classe Duellante ~ Talento 4 (maestria) ~ CS |
Medoro avea la guancia colorita e bianca e grata ne la età novella; e fra la gente a quella impresa uscita non era faccia più gioconda e bella; occhi avea neri, e chioma crespa d'oro: adon parea di quel del sommo coro. Descrizione Generale ~
Da che si abbia memoria di lui, non era che un fanciulletto con le guance rosse e lisce quando Medoro decise che il suo futuro sarebbe stato quello di diventare un Cavaliere. All'inizio, in realtà, neppure lui sapeva bene di cosa si trattasse, ma comprendeva l'importanza di quel ruolo. In fondo, in ogni leggenda che si rispetti vi è un cavaliere che per le sue audaci imprese viene glorificato. Prima con bastoni di legno, che univano il sogno al gioco, passava il tempo tirando di una scherma inventata, senza nessun controllo o regola. Menava all'aria fendenti su fendenti, non di rado spaccando la testa - non letteralmente, sia chiaro - ai compaesani del piccolo Borgo non ancora sotto il dominio del Re. Poi arrivarono le daghe, gli spadini e i fioretti e l'abilità cresceva, insieme alla consapevolezza di ciò che una lama, anche fine, poteva fare; del significato sottile del maneggiare un'arma, di ciò che poteva anche solo voler dire schierarsi armati in difesa di qualcuno, in difesa di qualcosa.
Medoro quivi in tutti i suoi parlari non può far che 'l signor suo non rammenti, e che non pianga che resti senza onor ne la campagna. Disse: - io non ti posso dir quanto m'incresca del mio signor, che sia rimasto al piano, per lupi e corbi, ohimè! troppo degna esca. Pensando come sempre mi fu umano, mi par che quando ancor questa anima esca in onor di sua fama, io non compensi né sciolga verso lui gli obblighi immensi. - Medoro, da quel che dicono le donne del Borgo, era il bimbo più bello che avessero mai avuto la fortuna di vedere. E più cresceva, più quella bellezza diventata addirittura sfacciata. "Bello quanto un Dio del cielo", dicevano. Aveva capelli biondi come il grano d'estate, ciocche mosse come le onde del mare sotto la brezza; gli occhi, profondi ed imperscrutabili, sembravano lo sfondo perfetto per una notte stellata. Di costituzione magra, aveva scolpito come un giovane ed appassionato scultore il proprio corpo con la scherma, che diventava anno dopo anno la sua filosofia di vita. Meditare sulla figura del Cavaliere impegnava le sue notti, rendeva vivi i suoi sogni. Medoro, da quel che dicono le donne del Borgo, era il bimbo più vivace che avessero mai avuto la gioia di vedere. Non stava un attimo fermo, sembrava volesse godere di ogni singolo momento della vita. Amava il sole, i prati, correre. Era un bambino buono come il pane e sempre gentile, aveva il seme della cortesia piantato nel fondo del cuore. Crescendo, però, quella vivacità, quella felicità vennero indirizzate al conseguimento del sogno di sempre. Sguinzagliava l'animo di adolescente solo quand'era lontano dagli impegni, lontano dalla spada. Vicino ad essa, cambiava completamente, divenendo il soldato scelto più disciplinato che il Borgo avesse mai potuto vedere. E Medoro comprese, infine, cosa mai volesse dire seguire la via di un Cavaliere. E' come il Paladino, che innalza il nome del suo Dio e ne sfrutta gli immensi poteri, come un Cavaliere è nome del suo Signore e lo serve fino alla morte. Lo lega a lui un obbligo morale che pochi capirebbero e anche uccidere diventa un dovere, se a ordinarlo è il Signore. Medoro capì che la spada non è che uno simbolo e un tramite verso la gloria, e che la gloria non è che la ricompensa ultima e che si combatte per ottenerla. Medoro, da quel che dicono le donne del Borgo, era un bambino bello come il sole e dolce come il miele. Ma le donne sanno che Medoro ora comanda le Guardie di Basiledra, e prende la luce del Sovrano per servirlo e proteggerlo. E ne sono orgogliose.
Equipaggiamento ~
{†} Angelica Il simbolo della sua appartenenza alla casta dei Cavalieri, ciò che lo contraddistingue: la sua spada. Così come non c'è Paladino senza luce, non c'è Cavaliere senza spada e questa è una grande verità. Impugnatura confortevole in puro cuoio nero lavorato a mano dai fabbri delle terre dell'ovest, guardia crociata in lega di ferro celeste, lama decorata con motivi gotici, uno splendore in lega d'acciaio e titanio come solo i nani ferrai sanno fare. Una vera opera d'arte sotto forma di spada: così come per un panserbjørne l'armatura ha la stessa importanza dell'anima, così per Medoro è la spada il suo bene più prezioso. E il fatto che l'abbia messa a disposizione di Rainier, prima, e del Re del Toryu poi, fa intendere quanta fedeltà ponga nel trono di Basiledra. L'arma, ricevuta in dono come completamento degli studi, ha un nome: Angelica. No, non è una simpatica ironia, non si scherza su una cosa così importante. Questo nome ha segnato nel profondo l'animo del ragazzo. Perché pare che il nome derivi da quello di una bella principessa giunta in visita molto tempo addietro nelle terre del Clan. Forse pochi ricorderanno la breve visita di questa principessa, ma tra questi senza dubbio v'è Medoro, perdutamente innamoratasi di lei. Una storia fugace, ma importante. Un ricordo che rende l'arma infinitamente più preziosa. Il cuore di un giovane nelle trame metalliche di una divoratrice di sangue.
Le sei vie del Cavalierato: Morale; Esperienza; Disciplina; Offesa; Resistenza; Obbligo ~
Ma il vero Medoro si mostra soltanto quando deve scendere sul campo di battaglia, sguainando angelica e puntandola come un monito contro il proprio nemico. È in quegli istanti che il suo stesso animo si affila, la sua espressione si indurisce e il frutto di tutti i suoi anni di addestramento si fa più maturo, mettendo chiunque l'abbia visto in quegli istanti innanzi ad una innegabile verità: "Medoro è nato per essere un cavaliere". La sua destrezza con la spada è impareggiabile, ed egli è in grado di deviare la maggior parte degli attacchi diretti verso di lui - persino le emanazioni magiche più pericolose - semplicemente lasciandoli scivolare sul piatto della sua lama. Pensare di colpirlo durante un duello regolare, poi, è pura fantasia: non si è mai vista la sua figura severamente intaccata da un'arma di un nemico, sia stata essa una lama, una freccia o peggio. Qualora Angelica non fosse però sufficiente ad affrontare i suoi avversari, Medoro è in grado di richiamare numerosi spiriti perché vengano a soccorrerlo: le manifestazioni di un senso del dovere così zelante da assumere forme concrete nel mondo reale. Queste possono apparire come armi da impugnare, piogge di lame o persino veri e propri fantasmi evanescenti ricoperti da un'armatura, che si muovono in soccorso del proprio evocatore. Tentare di ammaliare Medoro è poi semplicemente ingenuo: come si può pensare che basti un incantesimo o un anatema per scrollare da lui quella devozione e quell'obbligo che l'hanno sostenuto per così tanti anni? Egli è in grado di rispondere con relativa semplicità alle tecniche di natura psionica più semplici e in nessun caso cederà mai la propria determinazione, nonostante gli incanti più complessi rimangano per lui una consistente minaccia. In ultimo, Medoro è persino preparato per quanto riguarda l'arte della guarigione; non come un saggio che l'ha studiata per anni, certo, ma quanto basta per potersi sgravare del peso delle ferite più fastidiose. Sembra quasi che il cavaliere non abbia dunque alcun punto debole, anche se ve n'è uno di enorme importanza: per quanto Medoro abbia uno stile di combattimento perfetto, una mente che non trema, rudimenti di guarigione, evocazione ed invocazione, la sua mano viene sin troppo spesso fermata dal suo impareggiabile senso dell'onore e dalla pietà. Egli è buono e misericordioso, e mai tenterà di infierire su un avversario già sconfitto; e purtroppo le sue capacità rispecchiano anche questo aspetto della sua personalità: egli non dispone infatti di poteri dalla grossa magnitudo, o di tecniche che possano arrecare danni troppo gravi al proprio nemico. Ciò lo rende il cavaliere perfetto: il suo compito in fondo non è quello di uccidere, bensì quello di accogliere.
CODICE <p align="center"><span style="display:block;float: right; margin-right: 20px; text-align: right"><span style="display:block;text-shadow: 3px 3px 3px black"><span style="display:block;height:532; width:691; border-radius: 30px; background: url('http://i.imgur.com/spjmI.png')">[color=white][size=14][font=Optima]<b>μ . ε . δ . ο . r . ø</b>[/font][/size] [size=4][font=Geneva]“<i>Le donne, i cavalieri, l’arme, gli amori le cortesie, l’audaci imprese io canto..</i>”[/font][/size][/color]</span></span></span></p><table> <td>[size=0]Medoro [color=black]~ <b>Nome</b>[/color] LB [color=black]~ <b>Allineamento</b>[/color] E [color=black]~ <b>Pericolosità</b>[/color] /// [color=black]~ <b>Gioiello</b>[/color][/size] <td><p align="right">[size=0]Umano [color=black]~ <b>Razza</b>[/color] Paladino [color=black]~ <b>Classe</b>[/color] Duellante [color=black]~ <b>Talento</b>[/color] 4 (<i>maestria</i>) [color=black]~ <b>CS</b>[/color][/size]</p>
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Da che si abbia memoria di lui, non era che un fanciulletto con le guance rosse e lisce quando Medoro decise che il suo futuro sarebbe stato quello di diventare un Cavaliere. All'inizio, in realtà, neppure lui sapeva bene di cosa si trattasse, ma comprendeva l'importanza di quel ruolo. In fondo, in ogni leggenda che si rispetti vi è un cavaliere che per le sue audaci imprese viene glorificato. Prima con bastoni di legno, che univano il sogno al gioco, passava il tempo tirando di una scherma inventata, senza nessun controllo o regola. Menava all'aria fendenti su fendenti, non di rado spaccando la testa - non letteralmente, sia chiaro - ai compaesani del piccolo Borgo non ancora sotto il dominio del Re. Poi arrivarono le daghe, gli spadini e i fioretti e l'abilità cresceva, insieme alla consapevolezza di ciò che una lama, anche fine, poteva fare; del significato sottile del maneggiare un'arma, di ciò che poteva anche solo voler dire schierarsi armati in difesa di qualcuno, in difesa di qualcosa. <div style="float: right; margin-left: 4px"><p align="center"><i>Medoro quivi in tutti i suoi parlari non può far che 'l signor suo non rammenti, e che non pianga che resti senza onor ne la campagna. Disse: - io non ti posso dir quanto m'incresca del mio signor, che sia rimasto al piano, per lupi e corbi, ohimè! troppo degna esca. Pensando come sempre mi fu umano, mi par che quando ancor questa anima esca in onor di sua fama, io non compensi né sciolga verso lui gli obblighi immensi. -[/size]</i></p></div>Medoro, da quel che dicono le donne del Borgo, era il bimbo più bello che avessero mai avuto la fortuna di vedere. E più cresceva, più quella bellezza diventata addirittura sfacciata. "Bello quanto un Dio del cielo", dicevano. Aveva capelli biondi come il grano d'estate, ciocche mosse come le onde del mare sotto la brezza; gli occhi, profondi ed imperscrutabili, sembravano lo sfondo perfetto per una notte stellata. Di costituzione magra, aveva scolpito come un giovane ed appassionato scultore il proprio corpo con la scherma, che diventava anno dopo anno la sua filosofia di vita. Meditare sulla figura del Cavaliere impegnava le sue notti, rendeva vivi i suoi sogni. Medoro, da quel che dicono le donne del Borgo, era il bimbo più vivace che avessero mai avuto la gioia di vedere. Non stava un attimo fermo, sembrava volesse godere di ogni singolo momento della vita. Amava il sole, i prati, correre. Era un bambino buono come il pane e sempre gentile, aveva il seme della cortesia piantato nel fondo del cuore. Crescendo, però, quella vivacità, quella felicità vennero indirizzate al conseguimento del sogno di sempre. Sguinzagliava l'animo di adolescente solo quand'era lontano dagli impegni, lontano dalla spada. Vicino ad essa, cambiava completamente, divenendo il soldato scelto più disciplinato che il Borgo avesse mai potuto vedere. E Medoro comprese, infine, cosa mai volesse dire seguire la via di un Cavaliere. E' come il Paladino, che innalza il nome del suo Dio e ne sfrutta gli immensi poteri, come un Cavaliere è nome del suo Signore e lo serve fino alla morte. Lo lega a lui un obbligo morale che pochi capirebbero e anche uccidere diventa un dovere, se a ordinarlo è il Signore. Medoro capì che la spada non è che uno simbolo e un tramite verso la gloria, e che la gloria non è che la ricompensa ultima e che si combatte per ottenerla. Medoro, da quel che dicono le donne del Borgo, era un bambino bello come il sole e dolce come il miele. Ma le donne sanno che Medoro ora comanda le Guardie di Basiledra, e prende la luce del Sovrano per servirlo e proteggerlo. E ne sono orgogliose.
[color=black]<b>Equipaggiamento</b> ~[/color]
{[URL=http://oi39.tinypic.com/30t2828.jpg]†[/URL]} <i>A</i><u>ngelica</u> Il simbolo della sua appartenenza alla casta dei Cavalieri, ciò che lo contraddistingue: la sua spada. Così come non c'è Paladino senza luce, non c'è Cavaliere senza spada e questa è una grande verità. Impugnatura confortevole in puro cuoio nero lavorato a mano dai fabbri delle terre dell'ovest, guardia crociata in lega di ferro celeste, lama decorata con motivi gotici, uno splendore in lega d'acciaio e titanio come solo i nani ferrai sanno fare. Una vera opera d'arte sotto forma di spada: così come per un <i>panserbjørne</i> l'armatura ha la stessa importanza dell'anima, così per Medoro è la spada il suo bene più prezioso. E il fatto che l'abbia messa a disposizione di Rainier, prima, e del Re del Toryu poi, fa intendere quanta fedeltà ponga nel trono di Basiledra. L'arma, ricevuta in dono come completamento degli studi, ha un nome: <i>Angelica</i>. No, non è una simpatica ironia, non si scherza su una cosa così importante. Questo nome ha segnato nel profondo l'animo del ragazzo. Perché pare che il nome derivi da quello di una bella principessa giunta in visita molto tempo addietro nelle terre del Clan. Forse pochi ricorderanno la breve visita di questa principessa, ma tra questi senza dubbio v'è Medoro, perdutamente innamoratasi di lei. Una storia fugace, ma importante. Un ricordo che rende l'arma infinitamente più preziosa. Il cuore di un giovane nelle trame metalliche di una divoratrice di sangue.
[color=black]<b>Le sei vie del Cavalierato: Morale; Esperienza; Disciplina; Offesa; Resistenza; Obbligo</b> ~[/color]
Ma il vero Medoro si mostra soltanto quando deve scendere sul campo di battaglia, sguainando angelica e puntandola come un monito contro il proprio nemico. È in quegli istanti che il suo stesso animo si affila, la sua espressione si indurisce e il frutto di tutti i suoi anni di addestramento si fa più maturo, mettendo chiunque l'abbia visto in quegli istanti innanzi ad una innegabile verità: "<i>Medoro è nato per essere un cavaliere</i>". La sua destrezza con la spada è impareggiabile, ed egli è in grado di deviare la maggior parte degli attacchi diretti verso di lui - persino le emanazioni magiche più pericolose - semplicemente lasciandoli scivolare sul piatto della sua lama. Pensare di colpirlo durante un duello regolare, poi, è pura fantasia: non si è mai vista la sua figura severamente intaccata da un'arma di un nemico, sia stata essa una lama, una freccia o peggio. Qualora Angelica non fosse però sufficiente ad affrontare i suoi avversari, Medoro è in grado di richiamare numerosi spiriti perché vengano a soccorrerlo: le manifestazioni di un senso del dovere così zelante da assumere forme concrete nel mondo reale. Queste possono apparire come armi da impugnare, piogge di lame o persino veri e propri fantasmi evanescenti ricoperti da un'armatura, che si muovono in soccorso del proprio evocatore. Tentare di ammaliare Medoro è poi semplicemente ingenuo: come si può pensare che basti un incantesimo o un anatema per scrollare da lui quella devozione e quell'obbligo che l'hanno sostenuto per così tanti anni? Egli è in grado di rispondere con relativa semplicità alle tecniche di natura psionica più semplici e in nessun caso cederà mai la propria determinazione, nonostante gli incanti più complessi rimangano per lui una consistente minaccia. In ultimo, Medoro è persino preparato per quanto riguarda l'arte della guarigione; non come un saggio che l'ha studiata per anni, certo, ma quanto basta per potersi sgravare del peso delle ferite più fastidiose. Sembra quasi che il cavaliere non abbia dunque alcun punto debole, anche se ve n'è uno di enorme importanza: per quanto Medoro abbia uno stile di combattimento perfetto, una mente che non trema, rudimenti di guarigione, evocazione ed invocazione, la sua mano viene sin troppo spesso fermata dal suo impareggiabile senso dell'onore e dalla pietà. Egli è buono e misericordioso, e mai tenterà di infierire su un avversario già sconfitto; e purtroppo le sue capacità rispecchiano anche questo aspetto della sua personalità: egli non dispone infatti di poteri dalla grossa magnitudo, o di tecniche che possano arrecare danni troppo gravi al proprio nemico. Ciò lo rende il cavaliere perfetto: il suo compito in fondo non è quello di uccidere, bensì quello di accogliere.
<p align=center>[IMG=ZgYp7]http://i.imgur.com/ZgYp7.jpg[/IMG]</p>
© Toryu e Rùno si ringraziano J|mmy e Ray~ per la riscrittura; Vietata la copia, anche parziale
Edited by janz - 2/12/2013, 20:13
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