Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Guardiani Sorya

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view post Posted on 5/4/2009, 12:53
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Nome: Maelstrom, Gorgo | Sesso: Indeterminato
Razza: Avatar demoniaco | Classe: Sciamano | Pericolosità: E
CS forma umana: 2 (costituzione) | CS forma demoniaca: 2 (forza fisica)
Talento: Guardiano II

Un occhio eternamente vigile così come eterna è la sua essenza. Il Gorgo è, semplicemente, senza mezze misure. È impossibile definirlo con parole precise in quanto concretizzazione di un incubo, e come tale mutevole e cangiante, multiforme e instabile come una palla di plastilina. Gli si può dar forma, si può tentare di plasmarla, ma tornerà al suo stadio originario ancor prima che l’occhio abbia distinto in esso le fattezze di una creatura viva e senziente.
Il banale esistere non può essere scisso dalla concezione di tempo, ma se c’è qualcosa che lo trascende per affondare le radici nel genuino perdurare, questo è il fantomatico Gorgo, gargantuesca creatura frutto del conflitto interiore di una donna dalle capacità tendenti al divino.

Il destino è impietoso per il Clan Sorya,
ma la stessa crudeltà partorisce i suoi figli.
"Da un albero di mele non nascono pere"

Non ha un nome. Non ha un’identità propria. Ha assistito ad ognuno degli eventi che hanno segnato il Clan sopportandone con fiero orgoglio ciascuna delle profonde cicatrici.
In tacito assenso, come inetto spettatore, assolve a un compito ingrato e tremendamente placido, fuorviante tentativo di identificare in esso la funzione di mura difensive a un’organizzazione il cui nome riconduce all’insipida inesistenza.
Senza sonno o letargo alcuno ha vissuto le esperienze di tutti coloro i quali hanno avuto modo d’incrociarlo, seppur inavvertitamente, anche senza prestargli dovuta attenzione. Immobile e indomabile al contempo ha assorbito in sé per osmosi ognuno dei turpi pensieri, dei malevoli intenti, fino a saturarsi e traboccare d’odio e rancore, di risentimento e sdegno.
Il nero bacino fu la sua culla, l’utero dal quale il giorno del conflitto del Crepuscolo fu partorito. Dopotutto come era possibile rimanere saldamente legati al passato quando il futuro strideva aitante? Come fingere di non sentire mentre Velta gozzovigliava con le anime di pochi e sventurati eletti? Come non udire il pianto dell'Eden quando colpo su colpo vacillava fino ad arrancare al pari d’un animale bastonato a morte?
Come madre il Clan Sorya fu ben poca cosa, agonizzante e decadente stentava appena a guaire il proprio lamento. Ma in quanto figlio l’attaccamento morboso era tanto ovvio quanto scontato, così come l’edipico complesso di negazione altrui che non fosse la sua madre stessa, impossibilitando il prossimo a frapporsi tra lui e l’amore unico della sua vita.
Quel giorno, un grande occhio si aprì al centro esatto del Gorgo, un presagio che definire inquietante sarebbe equivalso a sminuirne l’entità. E così come uno specchio riflette l’immagine del soggetto antistante, così l’ombroso bacino rifletteva il grande sole nero alto nel cielo, catalizzando in sé ognuno dei foschi riverberi, cibandosi del suo potere e pulsando a sua volta come un cuore pronto a esplodere.
Lentamente prese a sussultare, scosso da un’intrinseca volontà di prendere parte a quel grande gioco non più come imperturbabile forza naturale, ma come raffigurazione semovente d’un proposito ancestrale e selvaggio.
Nell’ombra del silenzio, lontano dall’occhio d’ognuno, il Gorgo vorticò con ancora più forza, ribollendo di quei sentimenti turpi e corrotti. La stessa terra fu scossa da mille e più fremiti di rabbia fino a che, in un guizzo melmoso della bigia poltiglia, accompagnato da un ultimo e assordante grido di dolore, si contorse su sé stesso fino ad assumere fattezze similmente umane.
Il suono della sveglia possedeva modulazioni femminee. Lia ed Eitinel, Eitinel e Lia. E come la logica suggerirebbe: quale altro aspetto poteva assumere se non quello di donna?
In lei è facile notare le forme lascive, dolcemente armoniose in ogni loro curva, perfette in ogni loro dettaglio. Come una statua d’ossidiana non ha colore se non il torbido riflesso del Gorgo, avvinghiata e incatenata al fluire di rivoli che la ricalcano come il letto d’un fiume, disegnando sul corpo sinuoso il blando palliativo d’una veste svolazzante.
In lei risiede il potere del Gorgo, la forza del suo implacabile vorticare, ella attinge da una risorsa che sarebbe esagerata per chiunque. È chiaro leggerlo nei suoi occhi, insieme al malevole ghigno, forse gli unici connotati che sono definibili vivi in lei, guizzanti tizzoni ardenti, espressivi nell’ottica unilaterale dell’odio e del rancore che in essi ha trovato sede. E allora sarà sufficiente alimentare quei tizzoni per far sì che diventino roghi impetuosi, e solo in quel momento, al di là dell'aspetto esteriore, si manifesterà il vero Gorgo in tutta la sua magnificente possanza. La concretizzazione del potere e della forza, un titano dalla consistenza acquea alto oltre tre metri, ben lontano dalla delicatezza femminea precedente, per divenirne enfatica manifestazione nella sua essenza più genuina: volontà inarrestabile.

Per attraversare la bianca passerella v'è un modo e un modo soltanto allora. Se ella vuole essere l'amore unico del Clan Sorya, sua madre, sua genitrice, potrà permettere un’unica eccezione alla condivisione di tale affetto, un’eccezione da elargire solo in coloro i quali si dimostrino degni di questo dono.
Divenire fratelli quindi diverrà un compito arduo, estremamente faticoso, ma non certo impossibile. E come una sorella maggiore permetterà al prossimo di unirsi alla grande famiglia che il Clan rappresenta per lei, un proposito condiviso forse da lei e lei sola - ma non esiste riflesso che non sia distorto nella sua più misera leggerezza.

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~The strength of the dark pool
Gli oscuri fiotti del Gorgo risplendono di riverberi corrotti, e così come è possibile specchiarcisi in esso, osservando il torbido riflesso della propria anima, così la sua essenza è in grado di deflettere ogni colpo le si possa muovere. Maelstrom è in grado di creare attorno a sé un bozzolo energetico della stessa composizione del gorgo che vorticherà attorno alla guardiana per difenderla da qualsiasi attacco. La forza del Gorgo risiede, infatti, non nella sua consistenza, ma nella sua volontà intrinseca. Allontanare, difendere, sopportare, subire in vece di colei che considera sua madre, ecco i propositi che l'animano e che la spingono ad affrontare chiunque e in qualunque occasione.
I tentativi di arginare una forza naturale sono sempre stati infruttuosi o limitanti, deboli palliativi, barriere che cedono all’inclinarsi del tempo, e a quel punto neppure una volontà altrettanto forte può far fronte all’incarnazione dell’indomabile. La guardiana è capace di evocare e scagliare concretizzazioni acquee della medesima consistenza del gorgo, generando proiettili, lame, colonne d'acqua.
Inoltre, il grido della Guardiana può diffondersi nell’aere e instillarsi nella mente dell’uditore, sovrapponendosi ad ogni pensiero, ad ogni riflessione.
L'intera natura che circonda il Gorgo ubbidisce ai comandi della sua personificazione. Acqua, piante, terra, addirittura il cielo sono umili servitori di fronte a Maelstrom, e a un ordine della guardiana sono pronti per scagliarsi contro i nemici del Sorya.
Talvolta lo scontro non è che il protrarsi di un'angosciosa agonia, un lento calvario dove ogni secondo arriva a ghermire l'apoteosi della stasi, ma questa può venir mozzata dalla semplice accettazione di qualcosa di superiore. Il Gorgo, mastodontica creatura, inamovibile forza naturale, una volontà tanto abietta da incutere timore nel più eroico degli uomini e terrore puro nel più pavido. Non esiste cura, non esiste placebo alla forza prima, ancestrale e selvaggia.
L'incarnazione del Gorgo è della stessa materia dell'utero dal quale fu partorito. Un commisto corrotto di odio e rancore, di rabbia repressa, di promesse infrante e sogni traditi, e allora diviene impossibile distinguerla quando immersa, quando le acque son tanto alte da ostacolarne i movimenti.

...

Foxy's dream © Asgradel-gdr


Edited by Oberrin - 8/9/2013, 11:12
 
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view post Posted on 5/4/2009, 13:54
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Non esiste fiore più seducente e profumato di quello che sfrutta la propria bellezza per uccidere. Non esiste donna più attraente e meravigliosa di quella che porta nell'animo il più puro istinto di morte. Meglio nota come L'inquisitrice, nomignolo che Eitinel stessa volle donarle, Xandra è fra i Guardiani la più potente. La più abbagliante, se di splendore si potrebbe parlare. Bella oltre ogni dire, il viso candido e minuto tale da suggerire una giovinezza apparentemente senza tempo, questa donna possiede una tale e stupefacente avvenenza che chiunque, nel notarla, non potrebbe che sentire il proprio cuore spezzarsi. Di seta le sue labbra perennemente arricciate in un gaudio sorriso. D'ametista gli occhi indagatori. Di porcellana le sue membra tanto snelle da far temere che si spezzino da un momento all'altro. Pura definizione di ciò che è perfetto e ineguagliabile, Xandra non teme né l'età né lo sfiorire del fascino che ella, senza neppur doversene preoccupare, naturalmente emana dai suoi movimenti e dalle sue parole.
Nessuno ricorda quando ella giunse alle porte del Sorya. Nessuno rammenta perché, fra le mille e più possibilità che il destino le offriva, Xandra scelse proprio di arrestare i suoi passi li, alle porte del nebuloso confine fra il Caos del mondo esterno e l'orrore del Sorya. Ciononostante, di mese in mese, di anno in anno, questa donna prese a vegliare sull'ingresso dell'Eden, instancabile sentinella che nessuna pietà o compassione avrebbe smosso dal compiere il proprio dovere.
Sempre vestita di un leggero Yukata i cui colori spesso paiono cambiare proprio dinnanzi agli occhi di chi guarda, ella pare non essere invecchiata di un giorno. Sempre inesorabile la sua ispirazione all'ironia e alla prevaricazione sull'altro, la sadica gioia dei suoi occhi nel negare il desiderabile al prossimo, nello spezzare le sue resistenze infin dal ridurlo a niente. Per questo, notando la sua Natura crudele e perversa ben più dell'umana tolleranza, chiunque sarebbe indotto a pensare che ella non sia del tutto umana. Che il suo aspetto giovanile non sia altro che una maschera posticcia di un animo scuro e nero come l'abisso.
Alcuni pensano che Xandra non abbia in sé nulla di propriamente tangibile ma che la sua stessa esistenza, sbucata dal nulla e volta verso un inalterabile niente, non sia altro che un brutto incubo del Sorya stesso. I suoi pensieri più abietti e bestiali che, vedendosi confinati in barriere di pietra e di luce, non ebbero altro sfogo se non quello di riunirsi in un unico centro, in un corpo che li custodisse in attesa di una improbabile liberazione. Se così fosse, se davvero la Guardiana più forte in realtà non fosse che un fantoccio negletto, allora il suo apparire e scomparire di continuo in ogni luogo dell'Eden, il risuonare delle sue risate nel vento e il ricorrere del suo profumo nei punti più imprecisati e indefiniti troverebbe una ragionevole spiegazione.
Ad ogni modo, il Mistero di Xandra è irrisolvibile, così come irrisolvibile è il Perché del suo agire e del suo pensare. Fedele solo ad Eitinel e ai suoi più stretti seguaci, questa donna possiede solo una qualità tale da risollevarla dallo stato di meschinità che la contraddistingue: la Lealtà. Niente e nessuno potrebbe indurla a tradire tanto il Sorya quanto i suoi membri. Anche se il prezzo da pagare fosse la sua stessa vita.


Non temo le immonde pene dell'Inferno.
Non temo le braci ardenti di un'agonia senza fine. Temo invece la crogiolante apatia della beatitudine, le soffici e sfavillanti catene del Paradiso.
{CS Intelligenza: 2}



pngRazza| Umana
Clan di appartenenza| Sorya
Talento| Illusionista Lv.2
Pericolosità| D
Allineamento| CM
Grado| Guardiano

Per la lunghezza di entrambe le braccia, avvolte come le spire di due enormi serpenti quiescenti, Xandra porta delle bende dallo spessore di 10 centimetri l'una. Candidi come neve e morbidi più della seta, tali nastri dalla lunghezza di 20 metri ciascuno possiedono una filatura tale da consentir loro di resistere a qualsiasi tensione senza stracciarsi. Benché l'intento di Xandra sia esattamente quello di indurre i propri avversari a pensare che questi due oggetti, eleganti e delicati alla vista, non più pericolosi di un vestito o di uno straccio qualsiasi, non siano niente più che un paio di stravaganti guanti volti a proteggere i suoi arti color porcellana, in realtà essi rappresentano la sola ed unica arma in suo possesso. Sormontati ad entrambi i capi da due pesi di 3 chili l'uno riccamente lavorati così da spacciarli per innocui monili, essi vengono solitamente fatti scivolare a terra all'inizio del duello. Un lento srotolarsi delle spire tale da rivelarne per intero la lunghezza che in seguito, sfruttando le proprie abilità, la Guardiana comincia a farli lievitare in aria a seconda del proprio volere. Con mosse repentine e subitanee cui solo la mente potrebbe porre un freno, queste due "fruste" non convenzionali lanciate ad altissima velocità alla volta del nemico resterebbero in ogni caso una pallida imitazione di qualsiasi autentica arma senonché, una volta tese le fibre, emergerà da esse una nuova, pericolosa, particolarità: il tessuto filato non è affatto semplice seta o cotone ma bensì una resistente variante dell'alluminio, leggerissimo da manovrare ma, se sfruttato a dovere, terribilmente tagliente.

L'Invadenza dell'anima

La natura mutevole ed insieme eterna di Xandra rende il suo animo e la sua mente due entità estremamente difficili da decifrare. Apparentemente nulla di questa guardiana è sondabile, sia che ella intenda mostrare il proprio io sia che preferisca celarlo dietro uno dei suoi soliti sorrisi malevoli. Ciononostante, ciò che è imperscrutabile per altri, non egualmente ingestibile è per Xandra stessa che con estrema e disarmante naturalezza, riesce costantemente a calarsi nella propria psiche ed estrarne con facilità tutto ciò che desidera. Sia che si tratti di illusioni mostruose che di semplici pensieri atti a venire concretizzati per suo semplice diletto. Non le occorrerà che un istante per decidere di dare forma concreta e visibile a qualsiasi cosa le passi per la mente, basterà che ella lo voglia, e semplicemente ciò accadrà. Un incubo terribile, un sogno delizioso. Qualsiasi cosa. Nel caso in cui, sfortunatamente, la sua diabolica perversione sia volta a manifestarsi a danno di un avversario.

Ineguagliabile nel governo della propria mente e della sua psiche, Xandra non è costretta a sottostare alle normali legge che porrebbero dei limiti all'agire umano. Il suo inoltrarsi, scavare e turbare l'io dell'altro non teme barriere o ostacoli. Procede anche laddove altri sarebbero malauguratamente costretti a fermarsi. Per questo, impossibile da fermare, tutto ciò che scaturisce dalla sua mente impiega il minor sforzo possibile per manifestarsi. Incubi e sogni, come detto. Niente di più semplice. Xandra dovrà solo pensarlo, e ciò che ella desidera accadrà. Nulla può sottrarsi al suo dominio, cadendo vittima dell'immaginazione di colei che più di ogni altro può inventare e plasmare l'ignoto. Questo vale anche per la materia concreta e tangibile, abile di essere manipolata e gestita a piacimento come le sfocate finiture di un sogno.

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Gli uomini sono famosi per non possedere né una gran forza, né un'eccellente velocità. Sono nulla più che creature imperfette, atte più all'errore che alla giusta direzione. In loro la persistenza dell'errore si incontra con una tale frequenza da far pensare che sia proprio questa caratteristica la loro reale natura più di qualunque altra futile caratterizzazione.


Il respiro del Sorya

Di tenebra sono i sottili fili che legano le trame del Sorya. Oscurità e ombre il suo respiro che aspro si ode talvolta nella notte, nella greve stasi che sommerge e avvolge le sue terre. Xandra, essenza di ciò che il Sorya era ed è, possiede nel proprio animo tale oscuro potere, tale nefanda tetraggine. A seconda del proprio desiderio, Xandra riesce a dare al proprio corpo la composizione di un'ombra. Evanescente ed impalpabile, immune a tutto ciò che affligge le entità reali, il suo corpo non cambierà di costituzione e rimarrà comunque su tre dimensioni.


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Ciò che accadde nella Guerra del Crepuscolo è noto a molti. La fine del mondo, la conclusione di un'era e l'inizio di una nuova da ceneri e macerie di un passato oramai irripetibile. Le leggende narrano che l'agonia del vecchio mondo, il disperarsi di ciò che era fu tale da risuonare in tutto Asgradel come un lamento latente, costante, esasperante. In tutto ciò, in tutto quel perire, Xandra c'era. Ella, la guardiana d'ombra, era Li. Li alle prime crepe di Velta. Li nella straziante nenia di Eitinel. Li, infine, nello scomparire della Torre e di tutto ciò che un tempo aveva rappresentato il Sorya. Nei suoi occhi, l'orrore dell'ultimo attimo prima della Fine. Sulle sue labbra, lo stremato sentimento di un clan che muore. Ed ora, ora che ogni cosa è tornata al silenzio e di nuovo risuona di vuoto e calma, ora, non basterebbe che un attimo perché tutto andasse perduto.
La memoria è labile e con essa, il ricordo. Ma non certo per coloro che videro. Per coloro che sentirono e assistettero a ciò che mai e poi dovrebbe essere obliato.

Voce Scricchiolante, nefasta, cavernosa. Velta era l'anima del Sorya, il suo greve richiamo, unica risonanza tale da volgere qualunque sguardo, da stupire ogni ascoltatore. Poco prima della fine, Xandra poté cogliere quella cantilena, quel canto del cigno senza voce e modulazione, e tanto profondamente esso si impresse nella sua coscienza, che da allora le è del tutto impossibile liberarsene. Rumore di sottofondo, fruscio inconsistente, ogni suo attimo di vita rivive di quella voce non solo apparente ma reale, effettivamente presente tutt'attorno alla sua persona. Chiunque avrà la sfortuna di avvicinarsi a Xandra potrà a sua volta condividere con lei tale sfortunato destino, riuscendo a sentire la voce di Velta nell'aria, spiro mefitico di morte e Vendetta.
Corpo Nel giorno del Crepuscolo, ogni cosa del Sorya venne meno, cedendo e poi corrompendosi come sabbia al vento. Xandra ricorda quei momenti, quegli attimi in cui, tutti fuggendo, lei rimase ferma, immobile, ad assistere alla decaduta del luogo che un tempo ebbe in animo di chiamare casa. E il ricordo è così impresso nel suo sguardo che, semplicemente chiudendo gli occhi, ella sarebbe in grado di ricreare ogni particolare, ogni minimo frammento prima della fine, prima dell'inevitabile soccombere.
Dita Anime impalpabili, i figli del Sorya subirono con esso il tragico concretizzarsi della fine. Creature, ombre, uomini e spiriti. Tutti, uniti sotto l'abbraccio mortale di Velta, affondarono poco a poco con lei nell'abisso, affogando in quel mare di disperazione che, da chissà dove, si era spalancato ai suoi piedi. Come dimenticarli? Come cancellare quei volti sgomenti, quelle espressioni contratte dal terrore e dal panico? Xandra non ha potuto. Obliare avrebbe significato tradire la memoria di quegli attimi, la sensazione di quegli ultimi istanti.
Occhi Coloro che sopravvivono alla Morte hanno occhi di pietra, diceva un vecchio saggio. Poiché non vi è nulla di più crudele, di più malvagio che costringere un'anima a spirare il profumo della fine per poi sottrarla alla stessa nel ricordo di ciò che accadde, nel memento di quanto sarebbe potuto accadere ma no, non è davvero accaduto. Gli occhi di Xandra non hanno il colore della pietra, eppure in essi vive proprio quel gelo, quella mite e fredda diffidenza dal mondo e dalla vita in sé. Un simile sguardo non teme gli enigmi della realtà, le nubescenti trappole della mente, potendoli in qualunque momento dissolvere con il cinismo di uno sguardo, con l'indifferenza di un'occhiata.
Mente Nulla più del ricordo concede dolore e sofferenza. Nulla più della memoria induce l'animo alla corruzione, alla crudele e nefasta agonia di colui che non può dimenticare, non può obliare. Xandra porta in animo ciò che il Sorya era, e ciò che il Sorya distrusse. Per questo, fra le sue molte e più tristi rimembranze, ella conserva quella della distruzione originaria, quella del più grande dolore: il Drago. O meglio, ciò che il Sorya ricordò dal giorno in cui Venatrix giunse a Velta e costrinse Eitinel alla morte.

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...

Eitinel © Asgradel-gdr


Edited by Ray~ - 2/9/2013, 14:47
 
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view post Posted on 2/11/2009, 11:51
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lant
D i o d e l l e F a t e
{mezzodemone}
C a c c i a t o r e d i A n i m e
{guerriero}
S p e t t r o d e l M a t k a r a
{acrobata, secondo livello}
E v a n e s c e n z a
{pericolosità, grado E}
I n d o l e
{neutrale puro}
N a r r a t o r e d e l R e g n o
{cs: 1 agilità, 1 riflessi}

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Il ricordo di anni e anni, il peso delle memorie che un clan distrutto e portato in ginocchio da mille catastrofi grava su spalle fragili e coperte da una veste ingrigita dalla polvere di chi vaga senza posa in una perpetua pattuglia per difendere il Clan. Un fardello che si fa sentire, ma che non lo ostacola: anzi, è ciò che lo spinge ancor di più a perseverare nella sua vigile marcia. E la magia del tempo che fu si manifesta in colui che è il magazzino delle storie passate proprio come potrebbe essere un libro. Lì dove però la carta e l'inchiostro portano la mente in mondi nuovi, i melanconici capitoli spolverati dal Guardiano sono quelli di un mondo vecchio, pulsante di vita, ambizione ed orgoglio, diverso da ciò che è il presente in rovina. O capitoli spaventosi, quelli che collegano l'Eden della pace all'Eden dell'oscurità incalzante.

Lasciando il cammino della Vita,
Percorrendo i solchi degli Dei.


a s p e t t o f i s i c o }
Lunghi capelli neri, sembrano quasi svolazzare perennemente al vento. Forse la prima cosa che si nota nella sua figura; eppure, buon uomo, osserva meglio. Noterai senza difficoltà un particolare cappello, che gli cela il viso; in realtà, solo gli occhi sono totalmente celati, ma il resto del viso è scuro, a causa del grande cilindro, per cui non facile è osservare le sue espressioni, scrutarle, per coglierle, una per una. E così vuole che sia. Tutto qui?
Nient'affatto.
Un unico indumento è solito portare, nella sua forma visibile. Ed è un vestito lungo, coi bordi lacerati. E' lungo, poiché alto è lo spirito; e difficilmente si potranno vedere le mani ed i piedi, ma non per questo non ci saranno: esse saranno quasi totalmente evanescenti, e la forma che assumono ricorda quella di vecchie mani rattrappite dal tempo.
Mani deformi, da mostro.
E sicuramente, tutto ciò porta gli uomini che lo incontrano a provare un unico sentimento: una leggera, normale inquietudine. Essenzialmente, è uno spirito oscuro; in quanto tale, il suo corpo, non esiste. Egli non esiste, in realtà. Il suo corpo non ha reazioni chimiche, non ha odori, non ha nulla che appartenga ad un corpo che si dice umano.

p r o s p e t t o p s i c o l o g i c o }
Per quanto riguarda la sua psicologia, è parimenti complicata da analizzare. Alla prima domanda che può esser posta, risponderebbe che non è né Buono, né Malvagio. Non ha interesse verso gli uomini, i mortali che arrivano alle terre del Sorya, perché effimero è il suo contatto con le terre del mondo; eppure, ciò che lo contraddistingue dagli altri, è il mondo in cui porta le persone intorno a sé, per far rivivere loro, molto spesso, le situazioni e gli ambienti che vi erano nelle terre del Clan del Settentrione prima della caduta del Clan stesso. Per far capire quanto siano cambiati i periodi, le persone, gli animi. Quanto sia avanzato il male e il buio nelle anime dei membri del Clan.
Quanto sia stato corrotto lui stesso.
Lasciando la vita, percorrendo i solchi degli Dei. Ma cosa vuol dire in realtà questo? Ebbene, possedendo un corpo privo di vita, privo di quelle caratteristiche che appartengono ai mortali, parallelamente la sua mente sarà ad un livello più alto, più distaccata dagli eventi del mondo.
L'aria oltre il naturale, oltre l'umano, trascendendo il mortale, è palpabile. Lanhai non è una creatura qualunque - questo lo si percepisce pressoché immediatamente. Un qualcosa che sfugge all'occhio ma non all'istinto, qualcosa che trasmette un timore indicibile per la sagoma evanescente che si staglia di fronte - ciò che supera persino la paura che la falce potrebbe incutere. Muovere armi o magia contro quest'essere risulta difficile, il corpo sembra diventare di piombo, i muscoli cristallizzarsi e lo sguardo tutto d'un tratto vorrebbe distogliersi: è la paura, quella di un Incubo che divora la volontà e spegne la ragione come dita adunche che afferrano e annichilano la fiamma di una candela.


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I l l u s i o n e .
La materia è un concetto estremamente flebile per Lanhai il Guardiano. Egli stesso sente di non appartenere a quella che è la materia comune e tangibile, perché risultato di più ampio ragionamento. Tutto è illusione, egli stesso lo è ai suoi occhi e agli occhi degli altri. Il suo corpo sembra infatti essere etereo, brillante nella sua imperfezione, ricoperto da una quasi invisibile energia che lo lega all'energia entropica dell'universo. Alcuni potrebbero definirlo come uno spirito qualunque, ma non esisterebbe descrizione più imperfetta. Perché in realtà il Guardiano esiste, è vero, solo il suo corpo risulta materia informe ed intangibile. Qualcosa che esiste, ma che non puoi vedere.

R e a l t à .
La Realtà è che il Clan è caduto rispetto a un tempo, in cui viveva in armonia tra le terre dell'Eden con la natura circostante. E' divenuto ora un regno nascosto, che non esiste. Ma Lanhai, spirito antico, avrà la capacità, raccontando alcuni fatti ed avvenimenti, di modificare il terreno circostante a suo piacimento, potendo mostrare paesaggi che non appartengono invero all'attuale Gorgo. Questo per far immergere il nuovo arrivato in una situazione che non è quella attuale, ma per poter far credere a viandanti di essere arrivati al Clan di un tempo, in cui il rapporto con la natura circostante era più intimo, in cui il Clan non aveva ancora subito la sorte attuale. Un Clan migliore, forse, dove la corruzione non si vedeva neppure all'orizzonte. Un Clan molto diverso, da ora. Un Clan che nasconde la sua vera natura, nato da serpi velenose ed inganni. Puoi vederlo, ma chi ti dice che esista davvero?

G i u d i z i o .
Solo i migliori possono accedere alla fonte infinita rappresentata dal Sorya, ogni Guardiano lo sa. Lanhai in particolar modo, sa che il potere può andare solo nelle mani dei giusti e dei coscienziosi. La falce del Giudizio, può esser chiamata la sua lama: e nessuno può scamparvi. L'arma che porta in mano, nella mano sinistra, è un'arma che gli appartiene. Che appartiene a lui e al Clan dal quale proviene, il quale protegge. E in quanto tale, per transizione, anche la falce stessa ha passato le stesse situazioni del Clan, tutto ciò che è successo a quest'ultimo si trova come effetto nella falce - in particolare il già citato, e ormai famoso in tutto il mondo, duello di Eitinel con il Drago. Egli è un'anima di fuoco, e nel momento del loro duello è stato trasmesso questo sentimento anche al Clan, in una piccola e minuscola parte: la falce di Lanhai. Essa potrà ricoprirsi all'improvviso di fuoco, divenendo ustionante e con riverberi cremisi: nel momento di sferrare i colpi potrà causare anche delle piccole fiammate, ed ogni colpo inflitto al nemico, oltre a fornire un valido supporto per le storie del Guardiano, diverrà un vero e proprio tormento. Perché ciò che ha provato il Clan sotto i colpi del drago, non deve essere dimenticato, e chi avrà a che fare con Lanhai diverrà portatore del suo sapere, del sapere collettivo. Della conoscenza di ciò che è stato.

R e d e n z i o n e .
Eppure il Ricordo di ciò che fu, rende ciò che nasce nell'aria del Sorya un dono, una sorta di speranza angelica pronta a rinascere. Il potere che la dama Eitinel -posseduta dall'Asgradel- plasmò come dono e destriero per i suoi campioni, si dice avesse una forma piuttosto peculiare. Quasi un simbolo a contrastare l'avanzata del Re che non Perde mai, illuminare di speranza: la fenice. Il simbolo di resurrezione, ritorno dalla morte. Un simbolo che quanto mai si adatta alla natura del clan Sorya, distrutto prima dal Drago e poi dall'imperversare del Crepuscolo. E così come Lanhai serba con dolore le memorie di ciò che affondò il clan, porta anche nella propria mente ciò che protesse -seppur per poco tempo- la sede del Sorya dalla grande guerra.


Pnut3NK

e q u i p a g g i a m e n t o }
Il compito del Guardiano è proteggere il Clan dagli intrusi, e celarne la presenza al Mondo; per questo è dotato di una semplice ma infinitamente temibile arma. La falce. Di lunghezza un metro e ottanta, è percorsa da un lungo rampicante senza foglie, e termina con una parte affilata e disomogenea, con al centro un pezzo di vetro dalla forma di occhio, che tutto vede e tutto osserva, come il Mondo stesso, che ci circonda. E mai questa lo abbandonerà, mai permetterà che questa si allontani eccessivamente dal suo portatore, perché legata a doppio filo al clan nella quale è stata forgiata, e portata da colui che ha deciso di servirlo sacrificando la propria libertà.
Per servirlo ancora una volta.

CPuh33u
...

Goth' © Asgradel-gdr



Edited by Foxy's dream - 3/7/2013, 12:24
 
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