| La terra brulla si estendeva per chilometri e chilometri davanti a lui, toccando l'orizzonte in una linea lontana, perdendosi e fondendosi con il sole che ormai appariva solo in lontananza come un semicerchio, prossimo a cedere il suo posto alla luna. La sua vista accecava il viandante che pose una mano tesa contro la fronte, a schermare gli occhi, per scrutare la terra davanti a se, come all ricerca di una meta. Senza scorgere nulla oltre a sabbia e sassi, però, sbuffò stanco e si lasciò abbandonare sul dorso del cavallo decorato con una grande armatura di spine, lasciando che le mani abbandonassero le redini e le braccia si sciogliessero lungo i fianchi tratte verso il basso dalla gravità, e ciondolando pesantemente.
Finirà mai questo deserto?!
Eisen era ormai stufo di quel lungo viaggio che lo aveva portato lontano dal villaggio di Makvall, e sentiva la calura e la stanchezza pesare su di lui e sulla sua cavalcatura, che ormai aveva iniziato ad incedere lentamente, forse anche a causa del grosso carretto pieno di sacchi d'oro che stava trasportando ormai da lungo tempo. Il demone finse di sdraiarsi sulla sella dell'animale, cercando una posa che più gli andasse a genio e che non conficcasse alcun punto dell'armatura del cavallo nella sua schiena; e iniziò a borbottare tra se parole incomprensibili.
Vai avanti, diceva, vai avanti, prima o poi arriverai.
Non fece in tempo a pronunciare queste ultime parole che il paesaggio cambiò, divenendo misteriosamente rigoglioso e boschivo, verde e luminoso, ricco di fiori e piante di ogni genere, tanto da lasciarlo a bocca aperta. Un brezza allegra e rinfrescante sfiorava la sua pelle accarezzandolo e portandogli frescura e giubilio, mentre fiumi e torrenti si diramavano per tutta l'area, lasciando che animali di ogni genere si avveberassero e corressero fra i prati e i boschi spuntati come per magia.
Ma... da dove...
Dopo qualche attimo di stupore scese dal cavallo, e lo slegò dal carretto liberandolo anche dalla pesante e scomoda bardatura, e lasciando che corresse per l'area, sfogando i muscoli stanchi dal lento incedere. Forse aveva cominciato a capire. Certo, il suo signore doveva essere abituato ad ambienti di quel genere se si era spinto a creare una simile oasi di tale bellezza al centro del cosìdetto "nulla". Prese l'oro che aveva portato fino a lì nei sacchi e si voltò. Dietro di se si alzava un'immensa torre nera, talmente alta da non riuscire a scorgervi la cima, talmente elaborata e ricca di strutture architettoniche armoniche, da far credere che fosse lì dall'inizio dei tempi. Era una struttura alta e dalle proporzioni immense, tanto che perfino Eisen si incantò nell'osservarla per qualche secondo, prima di riprendersi e ricominciare a incedere. Davanti a lui si apriva una sclinata che, salendo, si inoltrava nelle viscere della costruzione, perdendosi nell'oscurità dei suoi interni, tutto fuorchè invitante, ma il demone sapeva che era lì che doveva andare. Osservò ancora una volta l'altezza della torre, e sbuffò protendendo le lavvra in avanti.
Scommetto che lui è all'ultimo piano. E io dovrei farmi tutta questa torre con tutto quest'oro sulle spalle?
Senza attendere una risposta che non sarebbe comunque arrivata, caricò ancora una volta l'oro sulle spalle, e iniziò a salire, passo dopo passo, sui gradini. Dopotutto se voleva una ricompensa doveva arrivare fino in cima.
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