Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

O r i e n t e ~

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DaiquiriJack
view post Posted on 27/10/2009, 16:23




D a n ' a i

Se c'è una cosa che non sopporto di quest'uomo è il puzzo che si porta dietro.
Non che io sia uno di quegli igenisti puri e convinti. Però non lo sopporto. A entrare qui dentro sembra che sia una specie di camera frigorifera da macellai in cui si è guastato l'impianto di condizionamento.
Puzza di cadavere ovunque.
Magari è solo un'impressione, che deriva dal fatto che ha il camice coperto di macchie tendenti al nero, di qualcosa che di sicuro non è succo di pomodoro.
Ah, il buon vecchio di succo di pomodoro, che usavano un tempo nei film.
O dal fatto che i suoi capelli sono così unti che sembrano coperti di gel modellante.
Insomma, non è che io sia proprio un igenista, ma quest'uomo è davvero disgustoso.
E se anche tento di concentrare tutti i miei sforzi sull'ignorarlo, non posso fare a meno di notare il sorrisetto lezioso che porta inciso sul volto. Il lo guardo. Lui mi guarda. E ride.
Odioso.
Un po' come se fosse lì a dire Sai, morirai presto. Un po' come se fosse lì a dire Non c'è proprio nulla che si possa fare per te. E che questo lo faccia ridere, perché io lo so, ha poco da dire che è un dottore. In realtà è un cazzo di sadico.

"Sai, morirai presto"

Dice. E ho come una vaga, vaghissima sensazione di deja-vu. Quasi avesse detto parole che ho appena pensato. Che poi, senza nemmeno sapere il perché, ripenso improvvisamente al mio incontro con quello strano tipo che mi aveva regalato il guqin.
E perché penso queste cose, nemmeno lo so.

"Non c'è proprio nulla che si possa fare per te"

La cosa buffa è che invece di essere preoccupato per la mia triste sorte oh, la triste sorte di chi sta per morire e non può far più nulla l'impulso più forte che provo in questo momento è quello di spaccare la faccia al dottore infame che mi trovo davanti.
Odioso.
Senza nemmeno salutarlo, mi alzo ed esco dalla stanza. Con assoluta noncuranza mi dice che mi rimangono circa sei mesi di vita, e che negli ultimi tre non vedrò l'ora di essere morto.
Mi dice che posso prendere delle pillole per il dolore nell'armadietto.
Mentre esco dalla stanza il tonfo dell'anta d'acciaio risuona ancora, mentre un peso irrisorio è calato nelle mie tasche.
E probabilmente non potrei sentirmi peggio.

Non si può non aver presente quella sensazione.
In effetti, ad alcune persone capita di provarla. A quelle più fortunate capita anche di poterla raccontare. È quando sta per accadere qualcosa che porterà innegabilmente alla tua morte.
Tra dieci secondi non sarai più qui.
Nove. Otto.
È lì, la puoi vedere, toccare. Ha anche un odore, anche se non riesci a capire che cosa sia.
Sette.
Sei. Cinque.
Alcuni lo descrivono come un film. Più che altro è come se il tuo cervello in un solo istante sputasse fuori la tua intera vita. Che vorrebbe essere ricordata. E l'unico che potrebbe ricordarla sei tu. Ma mancano solo
Quattro. Tre. Due.
Uno.
Non c'è più nulla di cui avere paura. Perché il tuo destino è compiuto. In dieci secondi sei riuscito ad accettarlo. L'unico rammarico, magari, sono le cose che avresti voluto fare. I posti che avresti voluto vedere. Le persone che avresti potuto conoscere. Una sorta di tristezza di fondo.
Zero.
Ma sei mesi sono dannatamente lunghi.

A occidente il Sole si tinge di rosso.
Non è cupo, come il colore del sangue. È tiepido, e accarezza la pelle come una coperta. O un abbraccio. Il caldo abbraccio delle persone che ho perso, e che andrò a raggiungere.
Non ero pronto per quello che ho scoperto, e la cosa più difficile è stata l'ammetterlo a me stesso.
Brangwen.
Il nome mi risuona nella mente e non so perché. È amore quello che ho provato, che provo per lei? O forse un egoistico bisogno di avere qualcuno vicino? Qualcuno che potesse semplicemente essere vicino a me, e fidarsi.
Che sentimento è questo? Sono mai stato capace di amare?
Forse i miei piccoli rimpianti sono questi. Forse sono stato schiavo di un sogno, schiavo di me stesso. Forse se fossi nato tra gli uomini non sarebbe accaduto nulla di tutto questo. Avrei avuto solo una vita normale. Una famiglia. Magari dei figli.
E ora sono costretto ad andarmene, prima ancora di realizzare uno solo dei miei sogni. Prima ancora perfino di scoprire la verità delle mie origini.
Potrei amare? Io, che nemmeno so chi sono?
Il tiepido abbraccio del sole morente vorrebbe trascinarmi con lui, verso il freddo della notte. Dammi ancora un po' di tempo, ci sono delle cose che devo fare, ancora.

I giorni passano lenti e veloci.
Ogni istante sembra uguale a un altro, ma puoi sentirlo mentre scivola via, inesorabile, e tu ti aggrappi a ogni singolo particolare. A ogni singola particella di vita che ti rimane. A ogni albero, foglia, roccia.
A ogni cosa ti ricordi il fatto che anche tu sei vivo.
E che ti faccia dimenticare, anche per un solo istante, che non c'è una grossa massa cancerosa che sta crescendo nel tuo cervello.
Segnato.
Vorresti soltanto qualcuno che ti stesse vicino.
Che ti lasciasse abbandonarti tra lle sue braccia.
Piangere. Avere paura.
No, non puoi. Non puoi avere paura. Devi essere forte.
Ho paura. Paura di morire.

Il pensiero peggiore, forse, è che si poteva evitare.
Cioè, ci sono un'infinità di persone al mondo.
L'unica cosa che si riesca a pensare è Perché? Perché proprio a me? No, non posso. Non posso accettarlo.
Io avevo dei sogni.
Delle speranze.
Forse ero anche capace di amare.
Perché?
Perché proprio a me?

Forse c'è qualcosa che possa fare.
Sì, qualcosa ci deve essere, sicuramente.
Non può non esserci nulla che io possa fare.
Uno è un terrorista di fama quasi mondiale, e si aspetterebbe di morire in una maniera un po' diversa. Tipo circondato dai poliziotti, o con una pubblica esecuzione.
Qualcosa del genere, insomma.
Qualcosa che ti permetta di essere ricordato per sempre.
No, sarai dimenticato.
Dimenticato.
Di te non ci sarà più nulla.
Nulla di nulla.
A questo punto l'unica cosa che posso fare è parlare con loro.

Posso quasi percepire ogni singolo filo d'erba che mi scivola sotto i piedi, camminando verso est.
Non so esattamente come faccio a esserne sicuro, però sono abbastanza convinto che sia da questa parte che devo andare. Un po' come la prima volta che accadde, tanto, tantissimo tempo fa. Anche se sono passati solo pochissimi anni, da quel momento. Una certa tendenza ad andare controcorrente.
Se tutti vanno a ovest, insomma, perché non dovrei andare ad est?
E sono sicuro che lì incontrerò loro. Loro che forse sono gli unici che posso considerare amici.
Gli unici che possano capire.
Gli unici che possano aiutarmi.
Sotto i miei passi il terreno si fa sempre più brullo, ma anche la fredda steppa sembra avere più vita di quanta non ne stia scorrendo adesso nelle mie vene.
Un giramento di testa mi costringe a sedermi, e presto esplode il dolore. Ingoio a fatica due pillole di quelle che mi rimangono, rubate all'armadietto del dottore, e resto fermo a terra. Sento il fiato che entra e esce a fatica dalla cassa toracica. Sento il dolore quasi non mi appartenesse.
Sento tutto come se ciò che sento non fosse mio, non mi appartenesse, e io fossi qui, ladro di sentimenti altrui, colto vergognosamente nell'illecito di deturpare la vita di un corpo che non gli appartiene.
Sento le labbra che si piegano in un sorriso, perché se prima si poteva pensare che fossi pazzo, non so davvero cosa si possa credere ora.
Dalla bisaccia estraggo un libro, e ne strappo una pagina. La piego poche volte, e lancio l'aeroplanino in aria.
In questo momento mi sento solo un bambino, che ha bisogno di sfuggire alla realtà, di immaginare di poter volare.




Ecco, infine, il mio ultimo pezzo scritto che abbia Dan'ai per protagonista.
So che non è il massimo che potessi tirar fuori, ma purtroppo con lui è andata così, quando è nato Alex non sono più riuscito a sfruttare appieno le sue potenzialità, anzi, forse non ci sono mai riuscito.
Il pezzo serve da preludio al mio prossimo primo combattimento con Alex (dopo che avrò finito il mio arrivo), perciò prego di non chiudere, e di astenersi dal postare.
Il dottore di cui si parla inizialmente è Patchwork, il dottore del clan Goryo.
i loro di cui parla Dan'ai sono ovviamente i gemelli, o semplicemente Alex, ovviamente.
I diversi paragrafi attraversano in ordine un po' sparso le cosiddette Fasi di elaborazione del lutto, studiate da Elisabeth Kübler Ross. Tanto per dire che quegli stati d'animo non li ho inventati io.
Peraltro non è nemmeno un pezzo particolarmente positivo, quindi credo proprio sia di una pesantezza allucinante.
 
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DaiquiriJack
view post Posted on 20/11/2009, 14:27




A l é x a n d r o s

Guardo Alex, che guarda lo Storico, che guarda Me.
In effetti, lui è sempre stato uno dei pochi che mi abbia mai notato. Quando c'è Alex almeno.

"Le borse sotto i tuoi occhi sono più profonde, se non sbaglio."

Questo lo dice Alex. Ogni tanto penso che dovrebbe usare un po' di tatto. Ma del resto, anche se l'avesse solo pensato, lui l'avrebbe sentito lo stesso. È un po' inquietante, ogni tanto.
Ma in fondo è una buona persona. Proprio come Alex.

"Proprio come te."

Questo lo dice lui, rivolto a me. Come faccia non lo so, è la prima volta che qualcuno mi nota quando c'è Alex.
Non credo di averci ancora fatto l'abitudine.
Dico ad Alex che forse dovremmo provare ad aiutarlo. Che forse dovremmo provare a portarlo al Grande Ospedale, e magari lì potrebbero avere qualcosa che fa per lui.
Magari un farmaco, o un'operazione possibile.

"Grazie del pensiero, ma tutto ciò che poteva essere fatto è stato fatto."

Dice Dan'ai.

"E comunque, è andato distrutto. Ricordi?"

Dice Alex.
L'impressione è che per una volta non ci siamo io e Alex. Ma lui e il tipo. E io parlo con loro, insieme. È seccante, e piacevole allo stesso tempo. Alex si gratta il capo. Io prendo una bottiglia di Rum. La stappo. Ingoio due sorsate.
Il fuoco mi riscalda la gola e lo stomaco. E ora riesco a mantenere l'equilibrio più facilmente.
Grazie al rollio della nave, sulle onde.
O forse è solo un'impressione. Sì, dev'esserlo, dato che sono in una taverna.

Passa un po' di tempo e capita che io e questo Storico ci troviamo a passeggiare vicini per i cunicoli di Buena Vida. Un posto familiare. Un posto che ogni Pirata del mondo può chiamare Casa. Anche lui la conosceva. Mi ha detto di esserci passato, una volta.
Un bel posto, ma forse una persona troppo raffinata non sarebbe apprezzarlo appieno. Soprattutto l'odore.
Come quello di un colpo di pistola, appena sparato da un pirata ubriaco che inizia una rissa in una taverna polvere da sparo e della sabbia bagnata dalle onde del mare, mentre la marea che le lambisce si sta ritirando, e in cui una ciurma male assortita sta seppellendo una cassa piena d'oro salsedine.
L'odore di un posto chiamato casa, forse.
Un piede si infila davanti all'altro. Sembra che stia traballando.
In realtà è come se camminassi su una trave, o su un'asse.
Lui è più composto. Si porta spesso le mani alle tempie, per massaggiarle. Respira piano.
Gli dico che mi piacerebbe poter fare qualcosa, per lui.
Gli dico che mi dispiace che soffra così. Che vorrei ci fosse un modo per farlo stare meglio.

"Lascia che ti parli di un'elfa.
Si chiama Brangwen."


Dice, e io lo ascolto.

"Lascia che ti parli del mio sogno.
Un'utopia."


Dice, e io lo ascolto.

"Aiutami.
Ti prego."


Dice. E io gli rispondo che va bene. Io e Alex lo aiuteremo fino all'ultimo.
Perché siamo suoi amici.


È mezzogiorno, e Alex non c'è.
Poi arriva, me l'ha promesso.
Mi ha chiesto di iniziare senza di lui.
Sono un po' nervoso. Vicino a me Dan'ai mi poggia una mano sulla spalla.

"Stai tranquillo."

Dice. Ma lo sono molto poco. Il piano di per sé è semplice. Qui fuori c'è una mongolfiera. Lui vuole usarla per andare lontano.
Per andare a morire.
Appartiene a uno di questi Banditi, lo sappiamo. Io devo scatenare una rissa, in modo che nessuno si accorga del furto.
Poi possiamo andarcene. Poi possiamo scappare.
Semplice.
Lineare.
E allora perché ho la sensazione che andrà tutto storto?

"Andrà tutto bene."

Dice.
E comunque, spero davvero che nessuno di questi muoia. Non potrei sopportarlo.

Quando sei in una taverna come questa scatenare una rissa è una cosa da nulla.
Davvero. È estremamente semplice. Basta urtare qualcuno nel modo sbagliato.
O guardarlo fisso.
Ma già che ci siamo, tanto vale usare metodi un po' più raffinati. Ci sono una decina di persone, qui dentro, e non vorrei che troppi puntassero gli occhi su di me.
Diciamo, se si devono fare le cose, tanto vale farle per bene.
Appoggio con malagrazia la mano sulla spalla di un manigoldo.

"Hei! Cosa vuoi?"

Nulla, dico.
Nulla, davvero. Non se la deve prendere con me. Questo gli dico. Però quell'altro tipo . Il mio dito si alza verso un altro briccone, poco distante. Quell'altro tipo stava parlando male di lui.
E lo stava guardando male.
Io l'ho visto.
Io l'ho sentito.
Non è necessario che faccia altro.
Non è necessario che dica altro.
Beh, sì, diciamo che l'ho un po' aiutato. È solo un trucchetto, alla fine, ma poi è diventato davvero aggressivo.
È in quel momento che hanno iniziato a volare le bottiglie. Il tipo ne prende una e la fracassa in testa a quell'altro, che cade a terra, svenuto. Un altro gli batte una mano sulla spalla, e quando si gira li colpisce forte in pieno volto.
Il rumore delle ossa del naso che si rompono con uno scricchiolio dà inizio alla festa.
Contemporaneamente tre o quattro persone si tuffano nella mischia, gli altri restano agli angoli per darsele tra di loro. Io che molto non posso fare, vado dall'unico che sembra estraneo a tutto questo, e senza troppi complimenti gli calo il cappello sul volto, e presa una sedia gliela fracasso contro il torace.
Cade.
Boccheggia.
Senza vedere dove va, si lancia alla carica.
È sufficiente un passo per evitarlo, e quello si tuffa a capofitto tra due che si stanno azzuffando.
Tutti e tre cadono a terra.
Uno tira fuori una pistola.
La bottiglia vola attraverso la stanza colpendolo in fronte. Si rompe. Schegge di vetro volano ovunque.
Urla.
Risate.
Ah, che bella festa.
È quasi un peccato abbandonarla sul più bello, ma per me e per il mio amico è giunto il momento di andarcene. Sayonara, dico. Alla prossima, compagni.

L'aria fresca della notte è quasi un toccasana. Medicina contro l'atmosfera soffocante della locanda.
In realtà, dentro si stava meglio. Senza troppi complimenti inizio a sciogliere le cime che legano a terra la mongolfiera, senza interrogarmi troppo su come sia lì.
Uno ha una nave volante.
Un altro una nave di mare.
Un altro una mongolfiera.
Uno sceglie il mezzo che preferisce, insomma, anche se effettivamente sono in pochi a preferire i mezzi d'aria. Di solito la gente soffre di vertigini.

"A quanto pare la mia esca ha funzionato, Dan'ai."

Quando si dice il caso. La voce è fredda e tagliente, come se invece che provenire da delle corde vocali sia stata prodotta dal raschiare delle unghie su una lavagna.
Mi si rizzano i peli sulle braccia.

"Sei un rinnegato, e i tuoi crimini non si contano. Devi morire."

È abbastanza palese che non si stia rivolgendo a me, ma poco importa. È al mio amico che parla, e io ho su di me l'onere di proteggerlo.
Se solo ci fosse Alex.
Ride, sguaiatamente, e senza degnarmi di uno sguardo si lancia, velocemente, verso il mio amico. Sta salendo nella mongolfiera.
Sta tossendo.
Soffre.
Forse è perché mi ignora che ci riesco.
Forse l'ho semplicemente colto di sorpresa.
Mi è bastato mettere in mezzo una gamba, e lui ha perso l'equilibrio. Abbastanza perché potessi sfoderare la sciabola, frappormi tra loro. Dirgli di lasciarlo in pace.
Dirgli di lasciarlo andare.

"Come se potessi, quel tipo deve morire."

Ma quel tipo morirà. E anche se non lo posso vedere, lo sento. Sento la sua mente che si indebolisce ogni giorno che passa, ogni minuto che passa. Posso sentire il male che divora il suo cervello pezzo per pezzo. E che ora lo rende così debole da non riuscire nemmeno a liberarsi da solo.
In effetti, è stata una pessima idea, mettermi contro di lui.
Senza Alex.
Tutto solo.

Non appena il mio avversario si lancia alla carica, mi accorgo che è nettamente più forte di me.
No, davvero, è stata una pessima idea mettermi contro di lui.
Non appena il mio avversario si lancia alla carica, mi accorgo che è così veloce che non riesco quasi a vederlo.
Sguaina due spade ricurve, simili alla mia sciabola. Sguaina due spade ricurve, e sorride, sadico.

"Se devo passare sul tuo cadavere per arrivare al suo"

Dice.

"Per me non ci sono problemi."

E si lancia all'attacco. E io nemmeno lo vedo. È quasi per riflesso che la mia sciabola va a parare il colpo.
Poi ancora.
Il colpo dopo supera la mia guardia, e mi ferisce il braccio sinistro.
E Dio, fa dannatamente male.
Forse perché penetra in profondità nel muscolo, forse sfrega persino l'osso. Il braccio giace abbandonato, con un rivolo di sangue che cola lungo le dita.
Caldo.
Umido. Appiccicoso.
La ferita pulsa. Irradia un fastidioso formicolio fino alla punta delle dita.
Sento che potrei muovere il braccio.
Sento che se lo facessi mi farebbe anche orrendamente male.
Ride, sguaiato. Rinfodero la sciabola, facendo per estrarre la pistola dalla cintola.
È in quel momento che arriva Alex.

Il primo segno della sua presenza è lo sparo.
O almeno, io sono così concentrato che non mi accorgo del braccio che mi spunta sotto l'ascella, e preme il grilletto.
Il rumore lo sento, però. Oh, sì.
È così forte che mi lascia intontito per un attimo.
È così forte che lo spruzzo di sangue dal braccio del nostro nemico arriva a diversi metri di distanza. E il suo ghigno si trasforma in un'espressione di dolore. E la sua risata in un ruggito di collera.
Però è arrivato Alex. e questo basta a farmi star meglio.
Il pulsare della ferita torna con la forza di un maglio, e reprimo un gemito, accorgendomi che Alex ha una ferita del tutto identica alla mia. Coincidenza, forse. Ma è da quella volta che succede.
Forse le nostre menti sono così connesse che quando uno si fa male, vada come vada si fa male anche l'altro.
Ma forse è solo una coincidenza.
Cinque teste essiccate pendono dalla pistola, e ghignano.
Ghignano mentre si urtano tra loro. Ridono dell'idea dello sparo. Ridono all'idea della polvere nera. Confesso che le trovo un po' inquietanti.
Guardo Alex, e vedo il sorriso spavaldo sul suo volto. Vedo il gocciolio lungo il suo braccio. Vedo il suo nemico, di cui nemmeno conosco il nome afferrarsi il braccio, l'espressione contratta dalla sofferenza.
Poi non vedo più nulla.
O meglio, continuo a vedere Alex, ma l'altro non lo vedo più.
Sparito.

"Stai indietro."

Dice Alex.

"Di questo mi occupo io."

E non posso che essere rassicurato dalle sue parole.
Non posso che sentirmi bene.
Alex chiude gli occhi, sembra riflettere intensamente.
In effetti, anche se non lo si vede, sento che c'è. Non so se mi spiego. Lo sento, è lì. Nascosto. Si è allontanato. Si prepara.
Anche Alex si prepara. Ripone un istante la Pistola, e le teste cessano il loro conciliabolo. Estrae un fazzoletto, da una tasca, e con uno smorzo riesco quasi a sentire il suo dolore estrae una Bottiglia di Rum. Sorride, o forse il suo è un ghigno. La passa alla mano destra, e nella sinistra mette il fazzoletto.
Non so cosa stia facendo, ma non mi riesce difficile immaginarlo.
Con i denti stacca il tappo di sughero. Versa una copiosa quantità di liquido ambrato sul fazzoletto.
Ne versa una quantità ancora più copiosa nella sua bocca.
Deglutisce.
Ho sempre pensato che mio fratello fosse un po' matto.
Per un istante ripone la bottiglia. Avvicina il calcio della pistola al fazzoletto. Arma il cane. Fa scattare il grilletto.
Una piccola fiamma divampa dalla scintilla. Ora Alex tiene in mano una specie di piccola candela.
E il suo nemico, che in questo lungo secondo è rimasto a guardarlo affascinato, forse capisce, o forse no, ma lo sentiamo entrambi mentre si lancia verso di lui.
Alex ride, e in un istante un'altra generosa quantità di liquido ambrato è nella sua bocca.
Il suo avversario è a un paio di metri di distanza.
La fiamma accesa è davanti alle sue labbra. Prende aria dal naso.
Il suo avversario è a circa un metro di distanza.
Soffia.

Quello che ricompare sembra più una torcia umana che altro. Il primo particolare che si nota è che non ha più le sopracciglia. Né i capelli.
Sento Alex, mentre ridacchia.
I suoi vestiti sono in fiamme. Ma si spengono velocemente. E alla fine anche le sue scottature non sono nulla di che.
Se non fosse per il fatto che non ha più le sopracciglia. Né i capelli.
Sento Alex, mentre ridacchia.
L'Elfo lo guarda con disprezzo. Con odio.
Diamine se è buffo.
Ma forse ora è anche incazzato. Lo è molto.
Il gesto che fa è davvero molto epico. Pianta la spada a terra, conficcandola perfettamente dritta. Urla una bestemmia.
Davvero molto epico, in effetti.
È il dopo che riempie di irritazione dato che una nuvola che sembra polvere si solleva e viene verso di noi, neanche troppo veloce.
Alex la guarda, perplesso.
Io la guardo, perplesso.
Poi ci investe.
Il turbinio ci investe con un milione di tagli, che si aprono sui nostri vestiti.
Sul nostro corpo.
Tagli.
Sangue.
Dolore.
Ciò che resta dei nostri abiti inizia a macchiarsi di cremisi.
Cado in ginocchio. Sento Alex che urla. Di rabbia. Di dolore. Lo stronzo si avvicina a lui, forse pronto a dargli il colpo di grazia. Anche Alex è in ginocchio. Sembra che aspetti la sua esecuzione.
L'elfo sorride.
Dan'ai geme. Non so se sia per i tagli o per il male che lo divora dall'interno. Ma ora non posso scoprirlo.
Anche Alex sorride.
L'elfo alza la spada.
Lo scatto di Alex quasi non si vede. Rompe una boccetta di vetro tra le dita. Contiene un liquido nero. Lo spruzza sugli occhi dell'elfo.
Contemporaneamente, l'altro braccio, quello dolorante, si solleva, a fatica, e la blanda onda d'urto che parte da esso si schianta contro le gambe del nemico.
Che urla.
Che cade.
Alex si rialza, e la sua espressione di dolore fa capire quanto le sue giunture martoriate ne stiano soffrendo.
Posso quasi sentirle.
Estrae la sciabola.

No.
No.
Non lo fare.
So che lui voleva ucciderci. Non ripagarlo della stessa moneta.
No. No.
Per favore.
L'urlo straziante mi fa serrare gli occhi.
Alex sviene.
Mi trascino verso la mongolfiera. Finisco di slegare le cime che la tengono ancorata al suolo. Ignoro il rivolo di sangue che cola attraverso il legno. Ignoro il gemito che proviene all'interno. So che se la caverà, almeno per il momento.
Addio, Dan'ai.

Tutto diventa nero.



T h e S h i p B o yT h e C a p t a i n

B o d y

Profonda ferita al braccio sinistro, con osso esposto. Tagli su tutto il corpo, per un totale complessivo di Alto.
M i n d

Svenuto.

E n e r g y

100% - 10% - 5% = 85%

~ ] R e C : 200 [ ~ ] A e V : 75 [ ~ ] P e R f : 25 [ ~ ] P e R m : 200 [ ~ ] C a e M : 125 [ ~~ ] R e C : 225 [ ~ ] A e V : 125 [ ~ ] P e R f : 75 [ ~ ] P e R m : 300 [ ~ ] C a e M : 125 [ ~

~ ] I : 48% [ ~ ] A : 24% [ ~ ] M : 12% [ ~ ] B : 6% [ ~

T h e C l e a r M i n d

Ogni pensiero sarà formulato a tempo zero, dando l'opportunità ad Alexandròs di elaborare ogni genere di soluzioni o strategie in tempi così infimi da non rallentare minimamente la sua azione. [Passiva, Livello 1]

Alex si accorgerà sempre, senza ombra di dubbio, se qualche condizionamento mentale o illusione stia agendo su di lui, e ne avrà solo una vaga percezione nel caso stia agendo sul campo di battaglia, o su qualcun altro. [Passiva, Livello 2]

A t t i t u d e s

I due gemelli sono due vere e proprie entità distinte, pur presenti in un solo corpo e una sola mente. Per questo, quando si trova in forma umana, Alexadros potrà usare le sole pergamene della classe Ladro. Viceversa, se in forma angelica le sole pergamene cui ha accesso sono quelle della classe Mago. [Abilità Passiva]

Sia che si trovi in forma umana o angelica, Alexandros viene costantemente circondato da un'aura di importanza, che instilla una sorta di timore reverenziale in chiunque gli stia intorno. Tale aura è naturalmente incrementata in caso si incroci lo sguardo o avvenga un contatto fisico, e non ha effetto su altri angeli, o personaggi di energia superiore. [Abilità Razziale]

Attraverso il contatto fisico, e con un dispendio Variabile di energie, Alexandros può modificare a suo piacimento le emozioni del bersaglio. Si tratta di un attacco di pura influenza psionica, che ha durata sostanzialmente istantanea, anche se si sa, nella psiche restano sempre delle traccie di queste manipolazioni. L'abilità può essere usata solo se non sono state inflitte ferite all'avversario (a fronte di questo fatto la tecnica sortirà effetti a piena potenza), altrimenti sarà ridotta di un livello di potenza. [Abilità Attiva, Consumo Variabile]

G u n [ x o o o o ]

R u m [ x ]

I n k [ x ]

H i s T r i c k s

S p i n t a Ponendo avanti un palmo, o anche entrambi, e con un Basso dispendio di energia, riesce a creare un'onda, una vera e propria spinta, che si dirige verso l'avversario. Pur non abbastanza potente da allontanare un corpo umano, è sicuramente efficacie contro piccoli oggetti, o anche contro armi. Un'ottima difesa di Basso livello, che però è inutile contro effetti magici o elementali.

S t o r y t e l l i n g

Alex (in forma umana) all'interno della taverna usa un consumo Medio per manipolare le emozioni del suo bersaglio, instillandogli aggressività. Questi reagisce, e inizia una rissa con altri nove astanti (in tutto si tratta di dieci banditi) contribuendo solo di tanto in tanto a "equilibrare" lo scontro, per creare più confusione possibile.
Uscito dalla locanda incontra il proprietario della mongolfiera, che è un modo per attrarre lì Dan'ai. Si tratta di un Elfo Oscuro, che ha un conto in sospeso con lui, da parte della sua razza, ma Alex prende le difese dell'amico sgambettando l'avversario e parandosi di fronte a lui nell'attimo di incertezza.
Dopo un paio di colpi di spada (durante in quali Alex viene ferito al braccio sinistro, pur non riuscendo a contrattaccare), passa in forma angelica, e spara contro l'avversario, cogliendolo di sorpresa (il passaggio in forma angelica è di fatto un boost istantaneo alle statistiche), e colpendolo a distanza ravvicinata a un braccio (visto l'elevato calibro della pistola, il colpo gli causa una ferita piuttosto grave).
A quel punto si nasconde con una tecnica di invisibilità. Ma Alex lo individua grazie al suo Auspex, e prepara il prossimo attacco. Usando il Rum (dopo aver acceso un fazzoletto come uno stoppino) gli sputa addosso una fiammata prodotta con il liquido, che causa modeste ustioni all'avversario.
A quel punto contrattacca con un attacco critico ad area che colpisce Alex (come effetto scenico colpisce entrambi, anche se si tratta di una sola persona) e anche Dan'ai.
Ma il nemico per dare il colpo di Grazia ad Alex abbassa la guardia, e questi gli spruzza inchiostro negli occhi, per poi usare una Spinta contro le sue gambe, facendolo cadere. Mentre ancora si contorce dal dolore, gli dà il colpo di grazia.
N o t e s

La parte introduttiva può essere letta, o ignorata. Diciamo che è l'antefatto di questa scena, e non conta nulla ai fini della scena in sé. Per completezza, comunque, immagino sia leggibile.
Ringrazio già chi se ne occuperà. Spero che l'uso di una modesta quantità di trucchi da pirata, piuttosto che di tecniche tradizionali (delle quali peraltro sono sostanzialmente sprovvisto) non mi penalizzi in sportività. ^^
Per inciso. Ho incluso i dieci banditi nel conteggio a scopo puramente scenico. Il mostro affrontato è solo l'elfo oscuro, gli altri (che peraltro si son fatti fuori da soli) erano solo il background. XD Decida il correttore, ovviamente, se contarli oppure no.
E ovviamente spero che il testo sia di gradimento del lettore!
 
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view post Posted on 20/11/2009, 16:46
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G I U D I Z I O D E G L I S P E T T A T O R I

I n t r o s p e t t i v i t à & R a g i o n a m e n t o
Voto: 8,5


Inutile dire che la padronanza che hai di tutti i pg è veramente soddisfacente. Anche se dici che la prima parte della storia con Dan'ai è pesante, io la trovo invece molto appropriata. Sarà per come procede liscia la descrizione in prima persona o per come risulta efficace la serie delle sensazioni del pg, ma trovo comunque che non sia affatto dura da leggere. Per altro io stessa ho studiato le fasi di elaborazione del lutto in merito ad altro argomento e mi sorprende piacevolmente ritrovarle in una lettura un po' meno pallosa dell'originale 8D.
Lo stesso può dirsi del combattimento. Nonostante gestire un pg a personalità multipla sia parecchio complesso, tu ci riesci molto bene, tanto che risulta sempre chiaro chi stia dicendo cosa e nemmeno Dan'ai finisce perduto nei meandri della storia. Forse il nemico non è molto caratterizzato, ma in una narrazione come quella che fai tu, in prima persona, non è certamente possibile.
E per quanto riguarda i ragionamenti...diabolici xD, che dire, diabolici. Te fe pora, direbbero qua a casa mia...Solo Dan'ai e compagnia bella penserebbe di poter scapapre in mongolfiera verso l'infinito e oltre *ç*...



M o v e n z e & D e s c r i z i o n i
Voto: 8,5


Anche qui direi che sei stato molto preciso e al tempo stesso la narrazione e rimasta agile e piacevole alla lettura. Forse non ho dato il 9 perchè il combattimento non è estesissimo o forse perchè sono un'amante dei tanti orpelli che qui non ci sono xD. Ma comunque trovo che sia tutto più che adeguato.
Anche la descrizione delle varie scene, tra il rocambolesco e il grottesco, mi ha molto divertito. La prossima volta che mi dici di dover correggere una cosa pesante ti lancerò addosso autoconclusivamente la piccola treccani :qwe:



A b i l i t à & L e a l t à
Voto: 8


Non so bene cosa dire. Forse non hai usato tecniche convenzionali, o hai concluso rapidamente lo scontro, ma non trovo pecche evidenti in sportività e trovo anzi molto ingegnosa la tua strategia. Dopo tutto uno scontro può anche essere fatto con un po' di cervello e meno muscoli.
Non do un voto più alto perchè in effetti le azioni sono in numero ridotto, ma non credo di doverti dare alcun consiglio in proposito, visto comunque come te la sei cavata nei combattimenti e scontri passati e anche visto come hai gestito il personaggio.



A p p l a u s o F i n a l e
Media finale (non aritmetica): 8,5 *a testa*
Gold: 400


Non ho più molto da dire. Se non che devi tornare a essere quella persona poco modesta che eri prima. Altrimenti Alex ti sta davvero facendo male :8D:


 
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2 replies since 27/10/2009, 16:23   145 views
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