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Interludio III-IV: Il Re, Le Cronache del Sangue

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Andre_03
view post Posted on 12/1/2010, 21:36




Le Cronache del Sangue » [OpErA pRiMa DeL gIuLLaRe] «
Il Re » ]InTeRLuDiO III-IV[ «

Questioni di responsabilità » ScEnA pRiMa «

Erano stremati, distrutti.
Dal primo all'ultimo Renothep, senza esclusioni, i mezzodemoni di quella pattuglia accusavano vistosi segni di stanchezza. Avevano effettuato sortite, organizzato trappole e creato scompiglio nell'esercito dei Martell. Per cinque lunghi giorni si erano battuti in pochi contro migliaia, abili nell'arte della guerra fra le dune del deserto, riuscendo a rallentare il nemico efficacemente. Ma non fu abbastanza: molti di loro avevano percorso già il Sentiero, abbandonando il mondo materiale per colpa di una spada o di una freccia.
Li onoravano combattendo ancora, senza fermarsi.
Neppure questo fu abbastanza.
Le serpi avevano raggiunto infine le Dune Danzanti, molto più lentamente di quanto potessero aspettarsi, ma troppo in fretta per consentire al popolo degli Sciacalli di abbandonare le proprie terre. Tanti soldati difendevano donne, bambini e anziani. Tutti coloro capaci di impugnare un'arma erano, come da tradizione, stati reclutati sotto allo stendardo nero. Divisi in pattuglie, spediti a morire per prendere tempo contro un nemico troppo più forte di loro.
Il Defunto Nero sentiva il peso di tutte quelle anime urlanti sulla propria schiena.

« Orchi rossi! »

Quell'esclamazione lo scosse dal torpore in cui stava cadendo.
Si volse a guardare la retroguardia, allarmata e intenta ad osservare con un cannocchiale le schiere nemiche. Per un attimo non comprese il senso dell'affermazione, poi riuscì a formulare una risposta.

« Che diamine...? Quanti sono? »

« Non riesco a capire bene, sembrerebbero almeno un migliaio! Arrivano da Est. »

In quel momento, il Defunto Nero fu colto da inquietudine.
Al contrario, i suoi uomini sembravano molto più allegri di quanto avrebbero dovuto essere: parevano improvvisamente speranzosi. Il massiccio Sh'narae -sua Ombra- ruggì sommessamente con tono soddisfatto.

« Bene! Mi chiedevo quanto ci avrebbero messo a farsi vivi, quei bastardi! » sbraitava, spavaldo « Vorrei proprio vedere le facce delle fottute serpi in questo momento. »

« Ma mio signore » esitò « ...gli orchi stanno entrando fra i ranghi delle Vipere... »

Un brivido percorse la schiena del Lord Sciacallo.
Il resto della truppa si zittì, ammutolita dalla notizia. Lui prese un profondo respiro e scosse la testa: quell'alleanza non portava ovviamente niente di buono alla loro causa. Il clan Gro'nash, gli orchi con cui i Renothep avevano stretto un patto di non belligeranza generazioni addietro, li aveva traditi. Terre, oro, potere...quale che fosse la promessa dei Martell, il Defunto era certo che gli umani non l'avrebbero mantenuta. Eliminata una minaccia dal territorio, perché lasciarne proliferare un'altra? Quegli esseri dalla pelle rossa e grinzosa non erano rinomati certo per la loro intelligenza, ma del tranello ci si sarebbe potuto accorgere anche un bambino.
Cosa avevano in mente?

« Per gli Déi... » mormorò « ...questa non ci voleva. »

Ci fu qualche istante di silenzio, poi un leggero brusio percorse le fila dei mezzodemoni.

« I Guitti! » esclamò uno di loro « Gli orchi hanno un conto in sospeso con i Bravi Camerati, così ci si sono ritorti contro!! Se non fosse stato per loro... »

Sospirò, il Lord.
Quella era la voce del malcontento generale, che serpeggiava fra i suoi uomini fin dall'inizio di quella folle guerra. Ma era il compito di un comandante non contraddirsi mai, perseguendo l'obiettivo ultimo del benessere per la sua gente. E lui si fece forza con quell'ideale, chiedendo perdono agli Déi e agli Antenati per le sue sciagurate decisioni.

« ...se non fosse stato per loro, non avremmo nemmeno una speranza a cui aggrapparci, K'ledor! » riprese il Defunto « La nostra gente dipende da loro, ormai. »

Fu duro ammetterlo, ma negare l'evidenza sarebbe stato da sciocchi.
Vide le sue Ombre lanciargli sguardi ammonitori, come per implorarlo di non fomentare i malumori dei soldati. Si era irrigidito persino Sh'narae, che si guardava attorno nervosamente.

« Ma a quale prezzo? La nostra gente ha già pagato abbastanza, per mano di quegli assassini! »

Ra'jil scattò prima che si potesse anche solo intuire una qualche sorta di movimento da parte sua.
Punto un coltello alla gola dell'ultimo che aveva parlato, ponendo fine alle discussioni senza tuttavia versare del sangue. Era un impulsivo, non uno stupido: sapeva che ogni soldato aveva un valore inestimabile, in quel momento.

« Se hai qualche altra proposta, parla e faremo di te il nuovo Lord Morente. » un sussurro, un soffio di voce « Altrimenti faresti meglio a tacere. »

« Basta, fratelli. Basta con le discussioni. Abbiamo una guerra da combattere, o ve ne siete dimenticati? » il suo tono era stanco, ma autoritario come sempre « Ra, mia fedele Ombra...ritira la tua lama. Devo parlarvi, in privato. »

Si rivolse anche a Sh, mentre il resto dei guerrieri si disperdeva nell'improvvisato accampamento notturno.
Senza fuochi, senza tende: solo con il riparo di un manto di stelle e nuda roccia. I mezzodemoni erano abituati a quella vita, non si lamentavano.
Quando tutti furono lontani, il Defunto Nero prese a camminare nella direzione opposta assieme ai suoi due fedeli compagni. Li portò distanti da orecchie ed occhi indiscreti, per discutere con loro di una faccenda che gli pesava sul cuore come un macigno.

« K'ledor ha ragione » esordì, mestamente « non possiamo affidarci alla parola di un uomo, men che meno di Shagwell il Giullare. »
volgendosi, guardò negli occhi entrambi i suoi più amati seguaci
« Ho commesso molti errori. Il primo è stato fidarmi di un Guitto, sacrificando in nome di una sua promessa persino una parte di me. »
il pensiero volò a Ja, perso nelle sabbie insanguinate di Brisia
« Ma ancora peggio, ho condannato il mio popolo alla morte. »

« Non essere tanto severo con te stesso, fratello. In pochi avrebbero saputo... »

« ...fare tanti danni? Sì, lo credo anche io. »

Sorrise tristemente, mostrando le fauci alla luna.

« Partirete domani, alle prime luci dell'alba. Con voi porterete tutti coloro che vorranno abbandonare le Dune, donne e bambini innanzitutto. Andrete lontano, saprete guidare la nostra gente ad un destino migliore di quanto abbia saputo fare io. »

Lo disse tutto d'un fiato, non lasciando spazio agli altri due per replicare o interromperlo.
Seguì un lungo attimo di silenzio, nel quale il Defunto sperò di poter definitivamente sprofondare nella vergogna.

« Tu ci stai chiedendo...di scappare? »

Non sembrava in grado di concepire il concetto.

« Sai benissimo che non possiamo e non vogliamo. »

« Giusto. Siamo le tue Ombre, non dimenticarlo. »

« Ma.... »

Gli impedirono di aggiungere altro.
Lo fecero senza dire nulla, semplicemente con la fermezza dei loro sguardi. Così simili, nella convinzione e nella fedeltà, a quello di Ja'nhae da mettergli addosso una profonda tristezza. Li aveva scelti bene, i suoi tre successori. Fra loro sarebbe sorto un grande Morto, se solo i Renothep fossero sopravvissuti alla battaglia imminente. Ancora una settimana di scontri, stavolta più diretti che in loro favore. Non si pose nemmeno la domanda fatidica: "ce la faremo?"

« Saremo al tuo fianco, fratello. »
annuirono
« Percorreremo insieme il Sentiero. E gli Déi ci guideranno. »

Tutta quella fiducia lo demolì e insieme lo rafforzò.
Diede loro le spalle, osservando con aria pensierosa la notte stellata e soffermandosi infine sul cerchio pallido che era la luna.
Le sorrise, malinconico.

« Che gli Déi possano guidarci, allora. »

Ma in cuor suo, non sentiva più la fede che credeva di aver avuto.





Il silenzio.
Tutto era ammantato di un soffice velo di quiete, divenuta una compagna ormai naturale di quei luoghi.
La Sala del Trono si era abituata così in fretta al tintinnio dei campanelli che Shagwell portava sempre addosso, da sembrare tremendamente vuota ora che il Giullare non abitava più lì. Le pareti avevano respinto l'allegro suono dei sonagli tante volte, negli ultimi tempi, da esservisi -si direbbe- assuefatte. Ma tutto ciò che il Rosso aveva portato nell'oscurità di quell'ampio salone, non c'era più.
Così come se l'era portato appresso entrando, altrettanto aveva fatto uscendo dal Maniero.
Suoni, rumori, persino gli odori erano diversi; la forzata ed esagerata acqua di colonia che mai aveva coperto il lezzo del sangue rappreso, era sparita.
Al suo posto solo polvere.
Polvere e silenzio.



SPOILER (click to view)
CITAZIONE

» ]QM pOiNt[ «



TuRnAzIoNe « Ray per primo, poi gli altri due come preferiscono.
AmBiEnTaZiOnE « Castello del Clan Toryu, sala del trono.
iNdIcAzIoNi « Non sto a menarvela troppo, perché tanto non si tratta di una vera e propria quest. :v:
L'immagine della sala del trono è made-in-Andre, quindi non mi violo nessun autocopyright se la uso; d'altronde è lì che si ambienta questa scena, quindi...
Dopo il primo giro vedremo il da farsi nel topic del bando, vi lascio poche indicazioni da QM dispotico che vuole che tutto si svolga nel migliore dei modi. :8D:
1) Tutto si svolge 2 giorni dopo le vicende di "Ombre ad Ovest": Zephyr e Sennar hanno avuto giusto il tempo di tornare al Maniero (da soli) e vanno subito a fare rapporto al Re;
2) Il socio ha il mio permesso per agire autoconclusivamente sui vostri personaggi, soprattutto sul deretano di Zephyr (mediante l'ausilio di Chevalier) e sulla lingua di Sennar (deja-vù).

Buon divertimento!
 
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view post Posted on 13/1/2010, 12:21
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Apri gli occhi. Cosa vedi?
Una sala buia

Guarda meglio. Cosa vedi?
Una sala buia. Come prima.
Ancora non ci siamo. Per l'ultima volta: Cosa vedi?
NULLA! NULLA! Una fottutissima sala BUIA e silenziosa!

Osservala sovrano e chiediti: da quanto tempo è così, ormai?
Non lo farò. Non mi piace l'idea.


E' incredibile quanto poco lo toccassero, di quel periodo, le complicazioni politiche che affliggevano i territori circostanti. Lui, che provava sempre un piacere profondo nello scimmiottare e sfottere gli altri regnanti - specialmente quelli che più gli erano vicini - in quel periodo non ne provava più alcun gusto, benché fosse cosciente che stava per accadere qualcosa di grosso. I Renothep, gli Orchi Rossi...
Non gli interessava.
Non gli interessava.
Non gli interessava.
Batté metodicamente le dita lungo un braccio del trono, tentando di disegnare il ritmo di una melodia che, in quella sala, da qualche tempo esisteva solamente nei suoi ricordi. Registrata, la sequela dei tintinni provocata dallo scampanio di Shagwell gli si era archiviata poco sopra la nuca, e lì lo percuoteva insistentemente e fastidiosamente, impedendogli di concentrarsi.
E uno si chiede se sia colpa sua, del tempo o della luna. Se avrebbe potuto fare qualcosa e non l'ha voluto fare, o se non avrebbe potuto impedirlo. Si chiede dove sia l'altro, cosa stia facendo e perché non sia con lui. E si dimena, e si dispera, e rovescia tavoli, e rompe bicchieri, e strappa pagine, e butta in terra soprammobili...
...e perde il ritmo, e non riesce più a battere le dita.
Chevalier osservò il sovrano con preoccupazione - dalla sua posizione alla destra del trono - mentre chiudeva il pugno in una stretta iraconda, lasciando che le sue dita scavassero dei piccoli solchi nel palmo. Era certo che Ray non avesse la risposta a molte domande, ma che di una cosa fosse convinto.

« A fare inculo. »

Silenzio, per un breve attimo.

« Ecco dove se ne deve andare... »

Ma il Golem, in quanto padre
sapeva che non era veramente arrabbiato.
E' difficile far arrabbiare Ray.


CITAZIONE
Ferite: Nessuna
Energia: 150%
Tecniche e abilità utilizzate: Sii la mia forza: "Dal momento che l'amore e la paura possono difficilmente coesistere, se dobbiamo scegliere fra uno dei due, è molto più sicuro essere temuti che amati." La paura; l'inganno; le fobie e il terrore: Tale è il dominio del Re che non perde mai. Egli sa che un popolo tenuto sotto il gioco dello spavento sarà sempre cento volte più obbediente di un popolo amato e lasciato libero a pascolare. Egli sa che la paura è il mezzo più sicuro, ovvio e piacevole perché gli venga riconosciuto il comando dai suoi sottoposti. E così l'aura del sovrano è cambiata, lentamente, in tal senso. Chiunque lo veda, lo senta, ne percepisca l'odore o addirittura l'aura, infatti, inizierà a provare una profonda paura incontrollata e inspiegabile: Lo stesso terrore che si prova innanzi ad una porta che da su una stanza completamente buia. La stessa fobia che fa credere che sotto il proprio letto vivano dei mostri terribili, o che il rumore che si è appena sentito siano i passi di uno sconosciuto. La paranoia di chi crede che qualcuno potrebbe eliminarti da un momento all'altro e la consapevolezza che quel "qualcuno" è dentro di Ray, senza che si sappia esattamente cosa sia.

 
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view post Posted on 14/1/2010, 17:15
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I
SALA DEL TRONO, BIANCO MANIERO
REGNO DEL RE CHE NON PERDE MAI


L’entrata della sala del trono si chiuse alle sue spalle in un tonfo che, seppur leggero, venne amplificato dal silenzio tombale che regnava nella sala del trono.
Erano giunti alle porte del Clan quando il cielo si era tinto di nero, mentre macchie sfumate di grigio incombevano sul maniero minacciando una pioggia violenta. In un triste luogo comune, quella notte tempestosa si ritrovava testimone di un evento funesto.
L’ira del vento, che fino a poco prima s’abbatteva sulle mura del maniero, parve scomparire, assorbita dal silenzio innaturale della sala.
Inoltrandosi in un muro di tensione, Sennar avanzò verso il fondo della sala. Teneva un passo elegante, sancito da lunghe falcate cadenzate, cercando di mascherare l’affanno. Eppure, gli pareva che il suo respiro ansimante coprisse persino il ritmo leggero dei suoi passi, ovattati dalla stanchezza. Era un continuo circolo vizioso dove, quasi incosciente e senza notare il compagno che probabilmente lo seguiva –o lo precedeva-, oltrepassava l’ombra che le statue che cingevano la navata gettavano sul pavimento illuminato da una luce soffusa. La sala pareva senza fine, tuttavia riuscì a giungere, miracolosamente, al suo fondo.
Lì, il suo sguardo piombò sul Re, accomodatosi sul suo trono irremovibile. Alla sua destra, Chevalier, il suo sempiterno guardiano, padre. Ma bastava solo il nome stesso del re temuto e invidiato ad incutergli una certa, seppur leggera, ansia.
Sennar s’abbandonò lentamente in avanti, e quasi in maniera angosciante adagiò il ginocchio sinistro al pavimento, mentre la gamba destra si chiudeva ad angolo retto. Così inginocchiato, rivolse un breve ossequio al re; dunque, da quella posizione alzò lo sguardo e, senza rivolgere uno sguardo diretto a gli occhi del re, corrugò la fronte in un’espressione cupa.

«Chiediamo udienza, Sire. Portiamo cattive notizie da ovest
~


SPOILER (click to view)
CITAZIONE
Abilità passive influenti:
CITAZIONE
Determinazione Il compito di Sennar non è mai stato facile per nessuno e, sebbene abbia poteri che pochi riusciti a ottenere, egli sa bene che per lui sarà ugualmente difficile. Ma non è disposto a rinunciare; farà ogni sacrificio possibile per raggiungere il suo scopo. Infatti, egli dispone di una determinazione unica nella sua grandezza, tale che nessuno potrà interrompere la sua strada, e tale da essere diventata anche uno strumento di difesa. Il suo desiderio è diventato così forte da costituire un muro infrangibile intorno al suo cervello, che lo protegge da chiunque tenti di entrare dentro di esso. Perciò è immune ad ogni incantesimo o potere o abilità che tenti di influire su di lui, o di carpire informazioni dalla sua memoria.

Note: Mi sembra abbastanza normale che, pur essendo immune alla passiva di Ray, Sennar nutra comunque una certa ansia perché sa di stare scatenando le ire di un personaggio che potrebbe ucciderlo da un momento all'altro... XD
Non menziono Zephyr per non essere autoconclusivo!
 
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Darth Side
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Non voleva essere lì.
Non in quel posto, non a fare quello.
Tremò, non appena la porta della sala del trono si richiuse alle sue spalle, dando modo a brividi cinici e gelidi di trafiggergli la schiena come fosse un puntaspilli.
Socchiuse gli occhi, deglutendo a causa di un nervosismo che non avrebbe mai pensato provare.
Entrare nella sala del trono che non trema era l'ambizione di molti e l'orgoglio di pochi. E lui, come gli altri sudditi del Clan, aveva desiderato quel momento da ancor prima di varcare le mura del Toryu, con l'unico obiettivo di giurare fedeltà innanzi al Re che l'aveva strappato dalle fauci del mondo umano e dalla lordura che lo impregnava.
Quel giorno il desiderio vacillò.
Seguì il compagno, incedendo verso il Monarca al ritmo del cuore che rimbombava prepotente nel petto. L'ansia cresceva a ogni debole passo, inchiodandolo al suolo come se le ombre sotto di lui lo volessero legare a loro per sempre, impedendogli di proseguire. Lunghe e sinuose, si stagliavano lungo gran parte dello stanzone, sospinte da candele la cui luce era troppo fioca per rasserenarlo.
Le gambe pesanti, pur motivate a realizzare il segreto desiderio di conferire con il Re, tremavano. In volto gli si poteva leggere deferenza e una leggera vena di timore, mascherando a fatica la sensazione di morte che sentiva svuotargli le viscere.
Tratto fuori dall'oblìo -cui l'aria pesante sembrava volerlo costringere- dalla ferrea volontà che non lo voleva debole al cospetto del suo Signore, indugiò ancora una volta sull'ingrato compito loro assegnatogli.
Scampati al potere del demonio incontrato a Elundra, questi gli aveva consegnato un messaggio per il Re, lasciandoli in vita solo perchè portassero a termine l'ingrato compito; in modo tale che fosse un altro ad accollarsi la responsabilità del loro trapasso: la persona in fondo alla sala.
Quando le gambe, stanche per aver fatto solo pochi metri, si fermarono flettendosi similmente a quelle del compagno, costatò rammaricato che il sogno di incontrare il Re, ormai, era diventato un incubo. L'ottimismo, corroso dal sentore di morte che aveva sentito crescere a ogni passo, era svanito, abbandonandolo a pensieri cupi che non accennavano a rischiararsi.
Il messaggio non sarebbe piaciuto al Monarca.
Perchè era il Re Invincibile.
Perchè il problema sapeva non essere l'assenza di due membri del quartetto iniziale.
Rabbrividì, indugiando su un punto a caso ai piedi dello scanno. Nemmeno a lui importava delle esistenze di Gungrave e Asmodeus; coloro che, per morte o diserzione, avevano lasciato le Bianche Mura. Il Sovrano non perdeva mai, e la mancanza di due insulse pedine non avrebbe certo scosso il suo trono.
...ma il Re aveva p e r s o ben altro.
Il capo chino rimase in ascolto delle parole del compagno. Ossequioso e spaventato, non aveva voglia di alzare lo sguardo.
Non ne aveva la forza.

«Chiediamo udienza, Sire. Portiamo cattive notizie da ovest.»



Non fece quasi in tempo a terminare che l'angelo incalzò.

«Siamo Zephyr VanRubren e Sennar Sighvat. Di ritorno dal villaggio di Elundra, Maestà.»



Il cuore mancò un battito.
La voce era ferma e sicura, seppur sporcata dalla tensione -mai svanita- cresciuta durante l'avanzata nella sala.
Non avrebbe voluto, ma si era trovato costretto a parlare.
Per ambasciatori che non portan pena, messaggeri di notizie nefaste
dimenticare l'etichetta davanti a un Re non era una grande idea.


SPOILER (click to view)
Per quanto non sia specificato, consideratemi in forma umana e non angelica.

 
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view post Posted on 15/1/2010, 19:48
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L'espressione di Ray si contrasse sin dalle pieghe epidermiche fino a scendergli intorno alla bocca, invitando i suoi "ospiti" al chiarimento.
A chiunque lo conoscesse quello sguardo sarebbe suonato come familiare, poiché probabilmente gliel'avevano già denotata diverse volte in viso, e di certo l'irruzione di due sconosciuti nella sala del trono tanto bastava per infastidirlo. Non era un'espressione da ignorare o prendere alla leggera, ma il primo dei due ambasciatori iniziò comunque a blaterare qualcosa su qualche "Cattiva notizia" senza avere né il decoro di presentarsi, né quello di dare una spiegazione. Lasciò invece splendere la propria onestà, la propria buona volontà, la propria lealtà: Quel genere di virtù che negli usi comuni del termine non richiedono affatto - appunto - di una spiegazione.

AH! Mai a uno re mancarono cagioni legittime di colorare l'inosservanzia!
Chi cazzo crede di essere?! Evviva i paladini della giustizia!

Evviva! EVVIVA!
Tanto più che portare notizie di merda non fanno.

« Sei una zavorra, Sennar »

Ma le parole non fecero in tempo a scaturirgli dalle labbra che il suo compagno, - Zephyr? Forse - molto più assennato, riuscì a fornire alla discussione una dose d'educazione bastante per tutti gli interlocutori, sovrano compreso (e dire che quest'ultimo aveva già accennato un gesto brusco alla volta di Chevalier molto eloquente, molto deciso, molto infastidito, accompagnato da uno sguardo che sembrava voler scolpire nelle carni del ramingo "Con te ho chiuso").
Così s'appoggiò allo schienale dello scranno e si rilassò e meditando e ignorandoli. Guardò per un secondo le labbra di Sennar come se volesse sfidarle a pronunciarsi in una notizia veramente cattiva, ma alla fine spostò lo sguardo su loro e sospirò.

« Che fallimento. »

Disse, senza lasciare intendere se si riferisse alla situazione o a loro personalmente. Probabilmente non pensavano nemmeno che la sua opinione contasse qualcosa, così gli diede l'idea di osservarli per una decina di secondi: il tempo necessario perché uno faccia mente locale e capisca di dover porgere le proprie scuse.

« Sendo adunque agli ambasciatori abitudine di irrompere innanzi al loro sovrano portando cattive notizie, senza presentarsi e senza dare spiegazioni di sorta, parlate. »

Guardandoli negli occhi e soppesandoli, gli diede volutamente l'impressione di non vedere nulla più che dei messaggeri, in loro. D'altra parte ciò che stava cercando era una cosa che avrebbe preferito non trovare. Rimase quindi così, dando spazio al "valutarsi a vicenda" e al "cercare di capire che cosa volessero gli uni negli altri", in attesa di quel belato stridente che sì, l'avrebbe fatto arrabbiare.
Anche se è difficile far arrabbiare Ray.


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Tecniche e abilità utilizzate: Sii la mia forza: "Dal momento che l'amore e la paura possono difficilmente coesistere, se dobbiamo scegliere fra uno dei due, è molto più sicuro essere temuti che amati." La paura; l'inganno; le fobie e il terrore: Tale è il dominio del Re che non perde mai. Egli sa che un popolo tenuto sotto il gioco dello spavento sarà sempre cento volte più obbediente di un popolo amato e lasciato libero a pascolare. Egli sa che la paura è il mezzo più sicuro, ovvio e piacevole perché gli venga riconosciuto il comando dai suoi sottoposti. E così l'aura del sovrano è cambiata, lentamente, in tal senso. Chiunque lo veda, lo senta, ne percepisca l'odore o addirittura l'aura, infatti, inizierà a provare una profonda paura incontrollata e inspiegabile: Lo stesso terrore che si prova innanzi ad una porta che da su una stanza completamente buia. La stessa fobia che fa credere che sotto il proprio letto vivano dei mostri terribili, o che il rumore che si è appena sentito siano i passi di uno sconosciuto. La paranoia di chi crede che qualcuno potrebbe eliminarti da un momento all'altro e la consapevolezza che quel "qualcuno" è dentro di Ray, senza che si sappia esattamente cosa sia.



Edited by Ray~ - 15/1/2010, 20:53
 
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view post Posted on 18/1/2010, 22:02
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II
SALA DEL TRONO, BIANCO MANIERO
REGNO DEL RE CHE NON PERDE MAI


Un dispiacevole formicolio al piede, per quanto lieve, lo strappò via bruscamente da quel limbo dove combatteva un’aspra lotta con gli ultimi sprazzi di coscienza che gli rimanevano contro il sonno, che pareva sopraggiungere da un momento all’altro. Ma nulla dava indizio di quella lotta senza fine che stava avvenendo in quegli stessi istanti.
Le parole del re gli giunsero distorte, ma non abbastanza perché non ne afferrasse il significato. Riconquistato lo stato di veglia, socchiuse gli occhi e poi, aperte le palpebre, dedicò un breve sguardo all’espressione del re, che pareva scrutarlo; di nuovo i colori riempirono il suo sguardo, come uno schiaffo che lo riportava nel mondo dei vivi da un sonno turbato.
« Sendo adunque agli ambasciatori abitudine di irrompere innanzi al loro sovrano portando cattive notizie, senza presentarsi e senza dare spiegazioni di sorta, parlate. »
Aggiungeva intanto, alle sue precedenti parole, il regnante, con un tono di voce che non gli lasciava carpire qualsiasi sorta di considerazione nei confronti dei due sventurati messaggeri.
Sennar non indugiò oltre; trasse un lungo, impercettibile respiro, assaporando l’aria aspra, ancora colma di tensione, e parlò proprio come gli era stato ordinato.
«Due membri» annunciò «hanno disertato le file del clan.»
Una pausa, durante la quale prese ancora fiato, pregustando già quell’aria viziata che avrebbe assaporato.
«I loro nomi sono Asmodeus Aldeym e Shagwell, “Il giullare”.»
Una lunga pausa, questa volta, interruppe le sue parole. Quasi non riuscì a rompere nuovamente quel silenzio dettato da quella tensione, la medesima che sembrava serrargli entrambe le labbra.
«Sono partiti due giorni fa per…» e cercò di ricordare il nome, senza darlo a vedere.
« …Castamere. Ma non sono soli.»
Un tono grave sancì ogni sua parola, come per sottolineare il lato tragico -non l’unico- della situazione.
Si ritrovò ancor più sfiatato, come se avesse ripetuto il folle viaggio di ritorno da Elundra in un breve istante. Gli parve di essere uscito da una battaglia appena conclusasi; ma chi era il vinto, e chi il vincitore?
~


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Determinazione Il compito di Sennar non è mai stato facile per nessuno e, sebbene abbia poteri che pochi riusciti a ottenere, egli sa bene che per lui sarà ugualmente difficile. Ma non è disposto a rinunciare; farà ogni sacrificio possibile per raggiungere il suo scopo. Infatti, egli dispone di una determinazione unica nella sua grandezza, tale che nessuno potrà interrompere la sua strada, e tale da essere diventata anche uno strumento di difesa. Il suo desiderio è diventato così forte da costituire un muro infrangibile intorno al suo cervello, che lo protegge da chiunque tenti di entrare dentro di esso. Perciò è immune ad ogni incantesimo o potere o abilità che tenti di influire su di lui, o di carpire informazioni dalla sua memoria.

Note: Rien.

 
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view post Posted on 20/1/2010, 16:41
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Divertente, vero?
Dopo aver agognato la possibilità di incontrare il Re di persona, per mostrargli quanto lui fosse un suddito fedele e asservito alla volontà del Clan, una volta trovatosi davanti a Lui non riuscì a smettere di pensare al momento in cui si sarebbe liberato da quel giogo che lo costringeva a terra.
Ancora genuflesso rimase in silenzioso raccoglimento, dando poco peso all'ambigue parole alle quali non seppe dare un significato certo, convincendosi che per quanto potesse rassicurarsi, non poteva ancora sentirsi al sicuro,
perchè il messaggio non era ancora stato consegnato.
Frantumando nuovamente il silenzio e distogliendolo dalle tetre voci nella sua testa, Sennar prese la parola, dissolvendo in parte la gelida coltre di paura che avvolgeva la sua mente.

«Due membri hanno disertato le file del clan.»


Pausa.
Da bravo pazzo intrattenitore, il ramingo si fermò per un istante, come a voler lasciare al Re la possibilità di ragionare su quella frase.
Con il solo ausilio dell'udito non riuscì a intendere se si trattasse solo di un'esitazione o se dovesse realmente riprendere fiato, malgrado avesse pronunciato solo poche parole.

«I loro nomi sono Asmodeus Aldeym e Shagwell, “Il giullare”.»


Tutto il peso dell'aria greve e irrespirabile gli piombò addosso.
Tenebra colava come pece dalle pareti, e quasi la sentì fluire sulla pavimentazione per raggiungerlo e avvilupparsi su di un corpo mai così debole.
Pausa, ancora.
Le labbra gli si serrarono istintivamente a reprimere un rantolo spaventato. Erano arrivati al giro di boa. L'udienza raggiungeva ora il momento topico, la cui tensione gli trafisse la spina dorsale piegata davanti allo scanno.

«Sono partiti due giorni fa per... Castamere. Ma non sono soli.»


Non diede a Sennar il tempo di terminare la frase che si sentì in dovere di proseguire.
Solidale con il compagno in difficoltà, o semplicemente deciso a non apparire un codardo, l'angelo rubò la parola al ramingo, proseguendo la discussione.
Non avrebbe dimostrato al Re quanto potesse essere patetico.
Non quel giorno.
Fece affidamento alle poche forze residue, modulando la voce nel tentativo di non farla apparire come il raglio di un asino spaventato dal ruggente leone seduto davanti a lui.
Alzò lo sguardo.

«Nella foresta a ovest di Elundra, l'egomante Asmodeus è venuto a contatto con altre due persone.»



Soppesò quella parola, intuendo come l'avesse pronunciata con ben poca convinzione, lasciando al Re l'onore di intuire come quegli esseri fossero la cosa più lontana dai comuni umani che avesse mai visto.
Riprese fiato, rendendosi conto del perchè Sennar l'avesse fatto poco prima. Greve, l'odore della stanza gli era scivolato nelle narici e nella bocca, giungendo rapido nei polmoni per saturarli.
Si fece nuovamente coraggio senza indugiare oltre, impaziente di conoscere il responso del Re.


«Una di queste era la bestia mangiatrice di uomini che eravamo stati chiamati a uccidere, e l'altra...»



Esitò, ancora, pensando a quanto le sensazioni patite due giorni prima a causa del demonio -del quale si apprestava a parlare- e quelle che lo scuotevano nella sala del trono fossero terribilmente simili.

«...un uomo imponente, grande esperto di arti necromantiche.»



Ansante ed esausto, si sentì sollevato dall'imminente fine della tortura cui erano appena stati sottoposti lui e Sennar; ripiombando subito dopo in un abisso simile a quello incontrato nelle scure iridi del Regnante, dalle quali era scappato un istante dopo che ebbe terminato di parlare.
...pedoni.
Lui e Sennar erano entrambi pedoni del Re, vittime sacrificabili, attori unici dei disegni che il Sovrano metteva in atto per soddisfare un'infinita sete di potere. Ne morivano a decine ogni giorno, sui campi di battaglia. Insignificante e misera, la loro vita era polvere agli occhi severi dell'Abile Scacchista; ma non gli importava.
Era fiero della vita offertagli dal Toryu.
Si sentì cadere ancora più in basso -misero pedone- per aver apertamente sfidato la furia del Re, riferendogli con pochi fronzoli che un alfiere gli era appena stato strappato dalle sue mani, e che non sarebbe più tornato indietro.
Attese, quindi, capace solamente di socchiudere gli occhi per ritrovare un contegno che andava scemando, rinforzando la schiena che stentava sempre più a chinarsi, reprimendo il disagio in una smorfia piatta delle labbra.
Impotente, poteva solo aspettare.
E sperare che il Re non vendicasse l'alfiere su di loro.

 
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view post Posted on 20/1/2010, 17:45
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Ho già detto che è difficile fare arrabbiare Ray?
E ho già detto che, una volta arrabbiato, egli diventa incredibilmente "Drastico", pur senza perdere - incredibile! - il sangue freddo?

Egli è cresciuto con la Minaccia di una Guerra su vasta scala. Stava dietro l'angolo, lo accompagnava quando ancora andava al "Trône du Roi". Lui, Zacarias e Alejandro - e tutti i seguaci che, poi, li hanno succeduti - ci giocavano insieme quando gli altri alunni non volevano parlare con loro. A un certo punto furono talmente stufi di giocare alla Fine del Mondo con quella maledetta Minaccia di Guerra (su vasta scala) così poco fantasiosa che la implorarono di imparare un altro gioco, ma quella si rifiutava. In genere stava nell'ultimo banco con aria truce. Poi, un giorno, vennero a sapere che era morta. Alcuni erano sconvolti, ma Ray era contento di non doversela più portare appresso. I bambini sono egoisti.
L'essere umano si abitua a tutto o quasi, con il tempo. Arriva al punto che l'idea di non vivere con il rischio di venire trasformato in un ammasso informe di carne a causa di una divergenza di opinioni in materia di economia (sia teorica che pratica) diventa brutta, spaventosa, scomoda, inconcepibilmente rischiosa. E' il bello della fissazione, o della negazione, in cui i bambini sono maestri.
Le ragazze - almeno dove era cresciuto Ray - tendevano ad essere più equilibrate e più sane dal punto di vista emotivo e pertanto trovavano triste e inquietante la concentrazione esclusiva necessaria per appassionarsi di cose quali i dinosauri, la tassonomia, la filatelia e la geopolitica. Le femmine si facevano un quadro d'insieme (per esempio "sarebbe meglio non scatenare una guerra per così poco"), mentre i maschi erano più bravi a capire le postille in caratteri piccolissimi (per esempio "questa idea insidiosa è antitetica alla nostra esistenza e quindi non deve avere spazio in una società pacifica e libera"). Va notato che con ogni probabilità sarebbe stato preferibile lasciare in mano il potere di scatenare guerre su vasta scala alle femmine.
Ed è un po' per tutte queste cose che, al sentire le parole dei due ambasciatori, Ray iniziò a sentirsi un po' come quei presidenti di cui si legge sui libri di storia. Con un telefono alla destra pronto a squillare e portare la cattiva notizia e la fatidica valigetta con tanto di bottone rosso alla sinistra che, se pigiato, farà lanciare tutti i missili di cui dispone la propria potente nazione contro i propri rivali.
Mancano dei tasselli, ma inizia a vedersi il quadro completo.

OH! Finalmente hai una scusa, bastardo d'un Re!
Schiaccia il pulsante! schiaccialoschiaccialoschiaccialoschiaccialo
Tu hai il potere, e sei l'unico a non essere ancora sceso sul campo di battaglia!

La guerra non cambia mai, Leviatano!
E' GUERRA! GUERRA!

DRIIIN! DRIIIN!
Click.


Ed eccolo, il belato stridente. Accompagnato da uno di quei nomi che non vedeva l'ora di sentire.
Fece ai due un gesto un gesto brusco, come se avercela con loro fosse una cosa che faceva parte dell'epoca precedente alla brutta notizia, l'epoca prima che la crisi tornasse ad essere urgente.
I messaggeri gli parlarono - dall'altra parte di quel telefono - con fermezza e semplicità. Ray ringiovanì di colpo, o forse si scaldò solamente. Fu una cosa che gli successe dall'interno, come un palazzo che viene ricostruito, o come i fiori che sbocciano in un filmato accelerato, e lasciò capire ai suoi interlocutore che stava iniziando (Tornando?) a disumanizzarsi, trasformandosi in un mostro. Era questo che lo salvava sempre agli occhi dei sudditi: Ray avrebbe eseguito ciò che sarebbe stato giusto per il suo paese e così facendo avrebbe ucciso migliaia di persone, o forse anche di più. Ma non sarebbe stata stata una sua scelta. Sarebbe stato l'atto di un regno, creatura enorme e complessa di cui lui rappresentava solo una piccolissima parte, benché spesso si trattasse della parte più importante. Ray si ritirò e al suo posto spuntò il Re che non perde mai, che impedì agli altri di pensare che il primo fosse impazzito facendo ciò che stava per fare. Fu una buona cosa per Ray, e forse anche per il Re, che le parti civili degli altri non lo ostacolarono. Se fosse stata una buona cosa anche per il resto del mondo... bé, questo sarebbe stato da vedere.
Si alzò velocemente dal trono, accarezzando il fodero di Belfagor.

« E' Guerra. »


Ray si apprestava a svuotare il mondo dai nemici.

CITAZIONE
Ferite: Nessuna
Energia: 150%
Tecniche e abilità utilizzate: Sii la mia forza: "Dal momento che l'amore e la paura possono difficilmente coesistere, se dobbiamo scegliere fra uno dei due, è molto più sicuro essere temuti che amati." La paura; l'inganno; le fobie e il terrore: Tale è il dominio del Re che non perde mai. Egli sa che un popolo tenuto sotto il gioco dello spavento sarà sempre cento volte più obbediente di un popolo amato e lasciato libero a pascolare. Egli sa che la paura è il mezzo più sicuro, ovvio e piacevole perché gli venga riconosciuto il comando dai suoi sottoposti. E così l'aura del sovrano è cambiata, lentamente, in tal senso. Chiunque lo veda, lo senta, ne percepisca l'odore o addirittura l'aura, infatti, inizierà a provare una profonda paura incontrollata e inspiegabile: Lo stesso terrore che si prova innanzi ad una porta che da su una stanza completamente buia. La stessa fobia che fa credere che sotto il proprio letto vivano dei mostri terribili, o che il rumore che si è appena sentito siano i passi di uno sconosciuto. La paranoia di chi crede che qualcuno potrebbe eliminarti da un momento all'altro e la consapevolezza che quel "qualcuno" è dentro di Ray, senza che si sappia esattamente cosa sia.

 
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Andre_03
view post Posted on 21/1/2010, 16:58




Il Re » ScEnA sEcOnDa «

Come mossa da una mano invisibile, la polvere si destò.
Dal sontuoso pavimento della sala del trono volò rapida, attraversando porte e finestre. Corridoi e stanze. Alte mura e ampi giardini. I messaggeri, un poco spaventati dalle notizie che dovettero portare, raggiunsero gli alloggi di ciascun affiliato del Toryu. Nel Bianco Maniero vi fu subito uno strisciare di voci, sussurri e bisbigli. Venivano svegliati uno ad uno. Chiamati alle armi dal Re cui avevano giurato fedeltà.
Medoro, nel piazzale, indossava già l'armatura. Ai primi che arrivarono diede ordine di disporsi in fila, squadrandoli da capo a piedi. Echaterine sedeva poco distante, osservando la scena con sguardo assente. Da qualche parte, sulle Mura, Asad istruiva i comandanti della guardia per il periodo che avrebbe portato il castello ad essere parzialmente sguarnito. Niente fu lasciato al caso.
Nelle profondità dei suoi cunicoli segreti, Varys armeggiava con una torcia alla ricerca della strada giusta. Era teso, tremava e stava sudando. La conversazione a cui aveva appena assistito -ben nascosto, celato persino dal Re e dal suo Cavaliere- lo aveva messo in agitazione. Subito dopo aver diramato l'ordine di svegliare il castello intero, si era messo a strisciare per raggiungere le stanze del Boia ed avvisarlo personalmente. A lui che sapeva più degli altri avrebbe dovuto raccomandare segretezza, soprattutto col sovrano.
Ne andava dell'incolumità di un povero eunuco, d'altronde.
John Doe, la piccola Noki, il Vittoriano e tutti coloro che erano subentrati in breve tempo agli storici ufficiali del Clan, furono destati dai loro giacigli. Mai si sarebbero aspettati di dover muovere guerra al Sud.

Ma dovettero,
per il Re.

La Rosa, il Burattino -di ritorno da Lok-Narosh- e il messaggero Sennar li avrebbero affiancati alla testa di un esercito mostruoso, come mai Asgradel ne avesse visti prima d'allora. Forse non il più numeroso, né il più coeso o ben assortito. Tuttavia il più maestoso di tutti.
Quella che si era svegliata nella notte, per il capriccio di un misero buffone di corte, non era un'armata.

Era una bestia:

il Leviatano.

 
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8 replies since 12/1/2010, 21:36   288 views
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