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Lecture on how to create a Kodoku.

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view post Posted on 24/1/2010, 13:59
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« Lecture on how to create a Kodoku »

Nondimanco, perché il nostro libero arbitrio non sia spento, iudico poter essere vero che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, ma che etiam ne lasci governare l'altra metà, o presso, a noi. Et assomiglio quella a uno di questi fiumi rovinosi, che, quando s'adirano, allagano e' piani, ruinanogli alberi e gli edifizii, bevono da questa parte terreno, pongono da quell'altra; ciascuno fugge loro dinanzi, ognuno cede allo impeto loro, sanza potervi in alcuna parte obstare. E benché sieno così fatti, non resta però che gli uomini, quando sono tempi quieti, non vi potessimo fare provvedimenti, e con ripari e argini, in modo che, crescendo poi, o egli andrebbono per uno canale, o l'impeto loro non sarebbe né sì licenzioso né sì dannoso.
Similmente interviene della fortuna; la quale dimostra la sua potenzia dove non è ordinata virtù a resisterle; e quivi volta li sua impeti dove la sa che non sono fatti gli argini e li ripari a tenerla.



Il bisturi scivolò lentamente lungo la cute raggrinzita del cadavere quanto bastava perché vi scavasse un solco tanto grande da poter scorcervi all'interno il cervello.
Che il Re non fosse abituato ad impugnare strumenti medici, lo si capì dalla cascata di sangue che si spanse in terra in una pozza livida, sozza e unta come il rigurgito fresco di un lattante. Si macchiò le mani e contrasse le pieghe della pelle in un'immancabile espressione di disappunto, allungandosi su un altro corpo. Questo era scavato dai corpi eburnei dei vermi, che vi avevano formato all'interno una lunga serie di cunicoli tortuosi, stretti, lattiginosi di bava e saliva.
Si premurò di sollevare lui le unghie e eradicarle dalla pelle sottostante per poter constatarne lo stato: queste si lamentarono con inconcepibile tenacia, prima che il sovrano dovesse staccarle con tutta la forza che aveva in corpo e gettarle in terra. L'epidermide sottostante era lattiginosa, sbiancata, molle e flaccida. Troppo consumata persino per sanguinare.
Decisamente, così non andava.
Si avvicinò quindi a un corpo deceduto da poco tempo: le pupille vitree erano riverse sul soffitto tracimanti dell'orrore di ciò che le aveva abbandonate lì, pietrificate, a corpo morto. Le estrasse maneggiando il bisturi con la stessa maestria con cui un avvocato maneggia una mazzetta da muratore, scavandone all'interno lunghi tagli opalini e latterescenti, dopodiché vi impresse una corona di cenere nera, carbonizzando le estremità delle iridi con l'attizzatoio che teneva nell'altra mano.
Si stava gettando nell'abisso, per quel fuoco che gli ardeva nel cervello: Lì, senza dubbio, vi avrebbe trovato del nuovo.
Poggiò quindi i bulbi su un assetto di legno e la mano sulla fronte viscosa e glutinosa del carcame, lubrica come il terreno quando vi ci si versa sopra una colata di miele (o pece). Spinse, dunque, quanto bastava perché le ossa della salma si piegassero crepitando e cigolando con dolenza prima di spezzarsi del tutto.
Quantunque si impegnasse, non avrebbe funzionato su un cadavere. Necessitava di corpi vivi, per soddisfare la sua coscienza.
Fu quella realizzazione a illuminarlo con un'idea, come quando si scorge un faro in mezzo ad una tempesta.
Corpi vivi?
Ne aveva a sufficienza: quasi troppi.

« Don't worry, mio prodigo Kodoku. »

Affermò, benché fosse solo Chevalier ad ascoltarlo, abbandonando bisturi e attizzatoio poco lontani.

« Presto - molto presto - potrai venire alla luce. »

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Quali porte se li serrerabano? Quali populi li negherebbero la obedienzia? Quale invidia se li opporrebbe? Quale suddito li negherebbe l'ossequio? A ognuno puzza questo barbaro dominio. Pigli adunque la illustre Casa Vostra questo assunto con quello animo e con quella speranza chesi pigliano le imprese iuste; acciò che sotto la sua insegna, e questa patria ne sia nobilitata, e sotto li sua auspizii si verifichi quel detto del Petrarca:
Virtù contro a furore
prenderà l'arme; e fia el combatter corto,
ché l'antico valore
nel cor degli illusi non è ancor morto.

 
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