Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Inugami Vs. Raphael Sorel, L'abiezione ~ Riscaldamento

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view post Posted on 15/2/2010, 16:33
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Nuovamente, un antro chiuso.
Squadrato, questa volta. E tanto latteo e pulito da ferire la vista al primo impatto.
La camera spoglia di un laboratorio - o forse di un ospedale? - accoglie i due partecipanti all'esperimento del Re che non perde mai. Un quadrato piastrellato del raggio di una trentina di metri, con un soffitto abbastanza lontano perché nessuno - nemmeno il più alto - possa pensare di raggiungerlo e toccarlo saltando. Al centro di quest'ultimo pende uno stanco lampadario che - sibilando in maniera intermittente - illumina la stanza lasciandone gli angoli nella penombra.
Lungo le pareti sono dipinte macchie di ciò che a prima vista potrebbe rivelarsi sangue, ma che ad un esame più approfondito potrebbe rivelarsi come una sostanza più simile al fango che all'emoglobina.
Poggiato ad una parete, Chevalier squadra attento i due contendenti.
Sul lato opposto, invece, si apre un vetro oltre il quale il Re che non perde mai si gode lo spettacolo stravaccato lungo un sofà di tessuto rosso.

« Benvenuti. »

Incalza le vibrazioni della lampada, prendendone il posto.

« Per metterla giù in breve, solo chi di voi riuscirà a vincere abbastanza scontri potrà aggiudicarsi il premio. »

Sorride, alla prospettiva dell'assegnazione di tale compenso.

« Ora scannatevi. »


CITAZIONE
Inugami Vs. Raphael Sorel

Verde Vs. Verde
F Vs. F
Primo post: Raphael Sorel
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A quattro giorni dalla risposta dell'avversario, sconfitta a tavolino.
Premi: 150G Per il perdente, 500G per il vincitore.
Arena: Una stanza medica piastrellata di bianco e spoglia con 30m di raggio, completamente vuota se non per il Golem di Ray - Charles-Etienne Chevalier - in un angolo e il sovrano stesso al di la di un vetro da dove assiste allo scontro.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate il bando, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale, più una piccola aggiunta: chiunque dovesse attaccare Ray o Chevalier perderebbe immediatamente il duello e mi costringerebbe a intervenire con un'azione da QM.
Background: I vostri personaggi sono stati invitati a partecipare a "L'abiezione" che gli è stata presentata come un normalissimo torneo. In seguito, dopo essere stati accettati, è stata consegnata loro una biglia da spezzare (la descrizione di tale biglia sarà a vostro piacimento). Dopo averla spezzata, i personaggi semplicemente si materializzeranno all'interno dell'arena e potranno assistere al discorso di Ray.



Edited by Ray~ - 17/2/2010, 21:25
 
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¬Lenny
view post Posted on 16/2/2010, 11:14




Ieri il vento da nord è stato un ruggito. Adesso è meno di un rantolo.
Troppo debole per agitare la neve, troppo stanco per disturbare le ombre. Le mie ombre.
Oltre la stretta finestra di pietra, guardo nel tramonto. La collina calva è una convessità livida, punteggiata dalle tracce scure dei massi erratici. Più in basso, più lontano, le alture dell'ultima valle, indefinite sotto la neve, vengono risucchiate dalle ombre color indaco.
Sopra tutto questo, a distanze impossibili, tra profondità insondabili, forse manciate di stelle scintillanti osservano le abitazioni dei Sorya.
Mondi oltre i mondi.
Chino il capo.
Perduta, la ricerca di quei mondi. Perduta con la mia reggia presso i Sorel.
Perduta assieme alle sue ricchezze, i suoi fratelli, i suoi libri.
Perduta come mio padre Gustave. Come l'amore di Amy.
Quanto può arrivare a perdere, un uomo?
Allungo una mano al bordo della finestra. Stacco un'incrostazione di ghiaccio simile a un'esile stalattite.
Quanto prima di perdere anche se stesso?
La tengo tra le dita per un momento, percependone il freddo.
Come il freddo della morte?
Mentre questi nefandi pensieri occupano la mia mente, vado a deporre il ghiaccio nel bacile metallico sistemato sul braciere. Solo pochi frammenti carbonizzati si ostinano a pulsare tra le ceneri. Incapaci di riscaldare, impotenti a dissipare le ombre.
Del tutto inutili per preservare la vita.
E' gelida, la mia camera. Molto più del solito.
Chiudo gli occhi. Luci e ombre continuano a torcersi nella mia mente.
Senza fine. Senza pace.

Qualcosa d'altro nella tenebra.
Ali.
Più immani di quelle di qualsiasi arcangelo. Più nere di quelle di qualsiasi demone.
Un corvo.
Artigli come rostri d'acciaio. Occhi come gioielli oscuri.
Raphael Sorel non si ritrae. E' strano: non ha paura.
« Chi sei? »
La voce del corvo è la voce del baratro.
« Io sono la Madre »
Raphael scuote il capo. « La Madre è nei cieli. »
« Io sono ovunque desidero essere. »
« Cosa vuoi da me? » Raphael si protende verso il becco a uncino del corvo. « Perchè mi giungi in sogno? »
« Perchè per te è giunto il momento di combattere, Raphael Anthoosen Von Sorel. »
« Io? Per quale motivo, oh Madre divina?. »
« Per accettare ciò che è dentro di te. »
« Io non.. ». Raphael esita « ..non comprendo questo. ».
Il corvo apre le ali « Comprenderai. »
« No, aspetta! » Raphael allunga una mano, dita contratte.
« Non capisco di cosa parli! »
Il corvo si solleva, vola nella tenebra.
« Accetta la sua sfida. Accettala in nome dei Sorya. Portala a compimento nel nome dei Sorel. Questo è ciò che desidero. »


Mi sveglio di soprassalto, fronte madida di sudore. Il mio corpo nella penombra della stanza, è agitato dall'aria inquieta.
Fuori il vento ha pelato gli altopiani. Gelido come la rabbia del nord, letale come la collera dell'Inquisitrice.
Osservo il ghiaccio sciogliersi a contatto del ferro ancora caldo. Il mio respiro si condensa in un fluire intermittente, breve e urgente.
Non ha senso.
Solo stamani avevo deciso di ignorare la richiesta del Re. Solo poche ore fa ero deciso a buttare quell' insulsa missiva e la misteriosa biglia biancastra nel camino. Pronto a lasciarmi tutto alle spalle, pronto a perpetrare la mia pacifica vita nei Sorya.
Ah, quella sottospecie di chiamata alle armi..Come si chiamava? "L' Abiezione".
Un nome ignobile per una competizione altrettanto vituperiosa.
Un torneo di un sovrano, ma non di un sovrano qualsiasi.
Un torneo del Re che non perde Mai.
Non amo combattere per il gusto di farlo. Scuotere il mio acciaio non mi dà alcuna soddisfazione, nè tantomeno mi esalta il veder tracimare sangue di alcun uomo lungo la mia Flambert.
Ma Elhonna mi è giunta in sogno, e io non so cosa pensare. Mi è giunta in sogno sotto le spoglie dell'animale a me più familiare: il corvo.
E la volontà di Elhonna è e sarà sempre di incontrastato dominio sul mio insulso arbitrio.
E io per Lei sono pronto a combattere.
E io per Lei sono pronto a uccidere.
E io per Lei sono pronto a morire.
Senza alcuna dannazione. Senza alcuna consunzione.
Nella mia stanza, come il sacerdote più devoto, come il chierico più consacrato, non posso far altro che pregare.
PregarLa.

« Madre Elhonna, onnipotente e misericordiosa, ti prego, accetta riconoscenza sempiterna per la generosità infinita nella quale hai voluto dare prova a questa mia povera anima perduta nel peccato, accecata dalla sua miseria.
Io non merito un frammento di questa tua generosità, neppure la più infima parte. Mai ti sarà resa grazia bastevole, mia Signora, mai il mio spirito potrà onorarti, servirti, adorarti a sufficienza. »


Ora che il mio animo riesce a concedere al volto di schiudersi in un sorriso, afferro dal tavolo la piccola biglia chiara.
Crollo sul pavimento, con la minuscola sfera chiusa nel pugno. Schiena contro il gelido marmo, non riesco a far altro che temere cosa possa accadere di lì a pochi istanti.
La serro sino a farmi sbiancare le nocche. Sino a spezzarla in due metà.
E la mia anima cade nel ventre delle tenebre.

...

Quando riapro gli occhi, la prima cosa che vedo è luce. Forse la prima luce del nuovo giorno sulla valle dei Sorya, ma so per certo di essere in errore.
Mi strofino la manica del pastrano nero sugli occhi, stringendo forte le palpebre.
Riaprendole ciò che scorgo dinanzi a me è un antro, un salone vasto e piastrellato interamente di bianco. Di luce.
Le chiazze scure sulle pareti, simili ad arabeschi di sangue cremisi, mi provocano un brivido lungo la schiena.
Sopra la mia testa un lampadario illumina parzialmente la spoglia sala, dandole un aria più spettrale di quella che già possiede.
Due sole figure nella penombra, stanziate in un angolo. Un uomo, apparentemente un uomo come tanti altri, affiancato da ciò che sembra essere un colosso umanoide di roccia.
Sbatto le palpebre, stupito in volto.
Di fronte alla mia postazione vi è un terzo figuro. Apparentemente troppo giovane per essere definito un uomo. Troppo vecchio per essere definito un ragazzo.
Non riesco a studiarlo oltre, poichè qualcosa d'altro attira la mia attenzione.
« Benvenuti »
Una poderosa voce riecheggia per tutta la sala
Sul lato opposto, oltre una vetrata lucida, vi è un quarto figuro stravaccato seduto sopra una poltroncina scarlatta.
« Per metterla giù in breve, solo chi di voi riuscirà a vincere abbastanza scontri potrà aggiudicarsi il premio. »
Non vi è dubbio alcuno nella mia mente. Costui non può esser altri che un re, IL Re.
Ma per quanto potente possa essere codesto sovrano, chi si diletta nel'assistere ad un torneo violento, non può esser un monarca illuminato.
Potrà esser forte. Potrà esser saggio.
Ma resterà condannato dai suoi peccati. Per l'eternità.
Ed è così che la mia mente torna a Lei. Al bacio che mi ha donato, alla piccola, patetica mia vita che Ella ha salvato.
La mia seconda nascita.
Qualcosa che non è possibile descrivere. Che può solo esser provato.



Metto un ginocchio a terra, chinando il capo al cospetto di colui contro cui devo combattere.
E la mia mente va all'Inquisitrice. Teatro di tutte quelle immagini, di tutto quel divenire, di tutto quell'essere.
Silente e impassibile, nella mia testa formulo una preghiera disperata.
Senza più sapere che cosa sia il tempo.
Senza più sapere se esiste una "Abiezione" o un "Re che non Perde Mai".
Come un Soldato di Elhonna. Come un Apostolo di reietti.
Prego che il suo benevolo sguardo si posi su questo luogo senza fede.
Prego che la sua luce eterna mi appoggi in quest'ora oscura, nel momento del vacillare della speranza.
Prego che la Divina Provvidenza, che la manna concessami possa restare sempre e comunque sulla mia remota via.
« Ora scannatevi. »
L'empio sovrano parla ancora. Ed in cuor mio spero sia l'ultima volta.
La Flambert rinfoderata sul fianco destro. I pugnali in acciaio brunito nel fodero di cuoio su quello sinistro.
Un sorriso che non è un sorriso illumina il mio volto.
Perchè io Le sarò debitore in eterno.
In questa vita e nell'altra.




SPOILER (click to view)

image
Rec 325 ~ AeV 225 ~ PeRf 200 ~ PeRm 325 ~ CaeM 200
Energia residua: 100%
Status Fisico: Illeso
Oggetti: (Occhio del Gatto, Occhio della Lince) x1 - Linfa vegetale (se masticata, riempie il 30% della riserva energetica)
Status Psicologico:
Passive in uso
Scurovisione Possibilità di cognizione visiva notturna o al buio, se naturale.
Le Enchantè Estoc des Sorel La spada Flambert: è indistruttibile/ sempre affilatissima/ non può perdere capacità offensive/ non può essere sottratta o rubata/ nelle mani di Raphael priva di peso.
La Vigueur des Sorel Risparmio energetico su ogni tecnica attiva del 5%, qualora il consumo debba scendere oltre lo 0%, resta 1%.

Note: Che dire, buona giocata. Vediamo di divertirci =D.
Ah, ci tengo a precisare che il sogno dove Raphael parla con Elhonna è solo frutto della sua immaginazione e del suo fanatismo religioso. Non implica assolutamente un qualche ruolo della dea nel torneo.

EDIT: moddata la scheda in spoiler per il passaggio energetico.



Edited by ¬Lenny - 17/2/2010, 21:38
 
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~B a r o n
view post Posted on 19/2/2010, 20:40




Inugami - Energia Verde - Turno 1° pt.1°

†Abiezione;
The Sheep


Non è mai una buona idea tirare pugni ad uno specchio, il vetro è troppo fragile ed ha la pessima abitudine di morderti le nocche quando lo si colpisce con troppa forza, staccandosi dalla sua lastra madre solo per strappare qualche centimetro di carne dalle tue mani e cadere a terra con un tintinnio sordo, schernendo quella figura screpolata e vibrante alla pari di un bimbo che in un attimo di rabbia ha distrutto il suo giocattolo preferito ed ora è la, con gli occhi lucidi, guardando le rotelle e le molle che giacciono sul pavimento come le interiora ansimanti di un cadavere sventrato.

<<...>>



Sei un bambino, Randagio, dipingi lentamente il tuo ritratto di persona calma, imperturbabile e distaccata dal resto del mondo, credendo che ai visitatori della tua vita importi davvero qualcosa di te, uno su un milione, uguale agli altri, e invece non sei altro che un fanciullo volubile, che un momento spinge il cerchio e subito dopo insegue una lucertola con la stessa facilità con cui un filo d’erba si piega al vento, pensando di essere l’unico santo in questo mondo marcio e corrotto.

Dovresti saperlo, Lupo, ed evitare di guardare troppo a lungo il sangue che percorre le tue falangi con gli occhi persi nel vuoto, appoggiato al muro della tua stanza al Bianco Maniero, come se non avessi mai visto un liquido più affascinante, come se fossi uno di quei fanciulli non avvezzi al dolore e incapaci di sopportare le sofferenze che scoprono il loro fluido interno per la prima volta. Hai perso, contro una dama ed il suo re, e questa ferita non si rimarginerà veloce come le altre, rimarrà impressa nel tuo spirito come l’impronta di un ferro da marchiatura incandescente, e il mandriano è proprio lui, quello che ti offre una stanza e del cibo ogni giorno, perché tu, stupido ragazzo insolente, non sei altro che il servo del re. Dove sono finiti tutti i tuoi ideali? Dove?

Ti hanno offerto una via per riscattarti, per metterti a posto con la coscienza e prendere la tua vendetta, per dimostrare che un agiato monarca, consumato dal lusso e dalle sue corbellerie, non può nulla contro un vero uomo. E quell’opportunità è proprio lì, davanti a te, brilla come il tuo sangue alla luce del sole, è una sferetta opalescente che dorme immobile sopra al comodino. Ti hanno detto di spezzarla, per qualche strana ragione, per partecipare al nuovo torneo indetto dal sovrano invincibile che non perde mai. Per un momento hai pensato di rifiutare, di privare il re di uno dei suoi tanti sollazzi, ma poi hai accettato, prendendo la biglia di vetro che ora riposa serena. Perché non la spezzi? Stringila fino a farla scricchiolare, non fermarti di fronte alla sua fragilità, serra la morsa e frantumala.

Così poi farai col tuo re. Altrimenti non sarai che un altro immobile e impotente burattino.
Quanto ti sei visto riflesso nello specchio cos’hai provato? Odio, rimorso, vergogna.
Ti vergogni di te stesso, non riesci a tollerare neanche la tua stessa presenza, altrimenti perché avresti rotto lo specchio? Sei patetico, rinneghi la tua essenza. I lupi non stanno a guardare dagli altopiani, i lupi scendono a valle e cacciano! Sono l’incubo delle notti invernali.
Ma tu ora non sei che misera pecora, troppo tollerante verso tutti, avvolta da un vello di indifferenza e superiorità. E morirai come tale, senza aver avuto il coraggio di saltare le palizzate… la tua occasione è davanti ai tuoi occhi, non ti ribolle il sangue al solo pensiero? Non indugiare oltre, spezza la biglia! Ora!

E adesso che l’hai presa in mano, rompila! Sentila come gracchia, immagina che siano le ossa del re! Spezzala, uccidila! Uccidila, mannaro, uccidi la biglia! Così, così! Da quanto tempo la tua mano non si contraeva in questo modo così fiero e letale? Sarà come un gioco, un torneo. Farò tutto io, tu non dovrai fare altro che stare a guardare, muoverò io il tuo corpo per te, fino a che incrocerai quell’ultima scintilla di vita nei suoi occhi soffocati dalla morte, agonizzanti per la stretta ferrea alla gola. Ci penserò io, Cucciolo, rompi la biglia e lascia fare a me.

~ ~ ~



Il solito lampo di luce, come una mazzata sul viso.
Quante volte l'ho visto? Ma stavolta non c’è sangue, la retina non è stata danneggiata, nessuno mi ha colpito.
Fuori è tutto bianco: neve? No, una stanza col pavimento a scacchiera completamente lucida e incolore, dove non c’è alcun profumo specifico. Niente di niente, per quando annusi, solo il mio odore e il ronzio di una vespa ubriaca.

Ma il rumore proviene da un lampadario, che illumina la sala con la sua luce fredda scendendo da un soffitto in penombra. Come gli angoli di questa stanza, lievemente più scuri. E tutto attorno, sulle pareti, ci sono lingue di sangue secco, ormai diventato marrone a tal punto da sembrare fango. Cos’è successo in questo posto? Dove sono finito? Davanti a me c’è un giovane, a pochi metri di distanza. Un nobile, a prima vista. Capelli biondi, porta con se quello che sembra una spada. E’ armato, è di fronte a me, inginocchiato. I miei sensi si mettono in allerta, è un potenziale nemico, e non ha odori particolari. Il biondo si tiene pulito, merda! Se la luce dovesse saltare mi troverei nei guai…

« Benvenuti. »



E poi, quella voce, lievemente soffusa, come se parlasse dentro ad un bicchiere.
Lui è qui, il Re.
Beffardo, come suo solito. Si è messo dietro una parete di vetro, vuole proteggersi. Al solo sentirla, mi volto in tutte le direzioni. Non ci sono vie di fuga da questo posto, e in un angolo trovo ancora quel Coso. Bloccato in compagnia di quel mostro e di un altro giovane armato, con lo sguardo perso nel vuoto. Forse è stordito, forse l’hanno drogato. Cosa diavolo sta succedendo?

« Per metterla giù in breve, solo chi di voi riuscirà a vincere abbastanza scontri potrà aggiudicarsi il premio. »



Spiega il re, e stira le labbra in un sorriso. Il suo sorriso, quello che ti fa venir voglia di picchiarlo fino allo sfinimento, quello che ti fa rabbrividire. Prima che lui -o il suo coso bianco- faccia lo stesso con te. Perché, anche se celato dietro una parete di vetro, lui è sempre presente, a guardare la scena con i suoi occhi avidi di sangue. Non siamo altro che gladiatori, per lui, uomini ancora in vita solo perché con le loro buffe movenze possono farlo divertire.

« Ora scannatevi. »



Speravo almeno nelle presentazioni, e invece niente. Il torneo è iniziato ora, senza alcuna cerimonia particolare. Il re vuole vedere di nuovo sangue, si annoia. Chissà se gli piace anche quello che sgorga sotto la sua cute…

No, troppo pericoloso. Quel mostro enorme vigila ancora su di noi, sarebbe fatale provare a sfiorare il suo protetto. E poi c’è sempre il vetro che ci separa, dovrei prima riuscire a romperlo… cosa faccio? Sono in trappola, non posso uscire da qui.
E se mi attaccassero alle spalle? E se il biondo fosse troppo forte?
E se si spegnesse la luce? Cosa devo fare? Cosa posso fare?

image



Nulla di più semplice, cucciolo: uccidi.
Il torneo è già iniziato, quell’uomo davanti a te è il tuo sfidante.
Non avere timore di fargli male, anche lui è una pedina del re, priva di volontà propria e destinata alla morte. Siete soli, non potrà uscire da questa stanza… e adesso scatenati, pittureremo questa fredda arena con un po’ di rosso. Devi vincere, devi proseguire gli scontri fino alla fine. Ogni vittoria ti farà trascorrere più tempo con lui, e ogni secondo sarà prezioso per pianificare la sua morte. Gli dimostreremo che un lupo in gabbia è dieci volte più pericoloso di un lupo libero.

Guarda avanti: quella è la pecora, così tranquilla e calma, immersa nei suoi pensieri mentre rumina l’erba dolce. E tu sei il lupo, avvezzo alla dura carne, aspra e sanguinolenta, costantemente in allerta e pronto a scattare schiumante di adrenalina.
Ma questa volta a te basterà aspettare: sarà lei a gettarsi fra le tue fauci.


SPOILER (click to view)

{ReC: 225} {AeV: 375} {PeRf: 375} {PeRm: 150} {CaeM: 250}


Energia: 100%
Status Fisico: Illeso
Status Psicologico: Agitato / Vogliosa di Combattere
Passive In Uso:
1° Regola del Randagio: Restare in Piedi >> Non sviene al 10% di energie
5° Regola del Randagio: Percepire l’Essenza >> Super olfatto / Super udito / Capacità di percepire i sentimenti altrui
6° Regola del Randagio: Negazione del Metallo >> Allergia e intolleranza ai metalli / Danni aumentati di una categoria (fisico->basso->medio ecc.ecc.) se entra a contatto con metalli come Oro, Argento, Rame, Bronzo, Ferro...
Note: Scusa se ti ho fatto aspettare.
Sto sistemando la tabella delle info, per adesso è così.

Ah, chi parla all'inizio e alla fine del testo è la malattia di Inu, una sorta di spirito omicida fortemente immedesimato nel lupo. Simpatico, no? :asd:



Edited by ~B a r o n - 19/2/2010, 21:01
 
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¬Lenny
view post Posted on 23/2/2010, 15:13




Ho capito di aver capito.
Sono stanco di essere stanco.
Ho voglia di aver voglia.
Sarei felice di essere felice.
Ma non so essere capace .

L’aria sa di acqua pulita dentro un bicchiere trasparente in una giornata calda. Il salone non ha odore. Non un alito di vento.
Come se il Re, quel ragazzo, i due nell’angolo, fossimo fuori dal tempo.
L’unica cosa che sta succedendo siamo noi.
Non viene chiamato forse “Oblio”, il luogo senza luogo, dove il tempo non scorre? Il luogo fuori dal tempo?
Inginocchiato all’epicentro di quella gelida cloaca sotterranea termino la preghiera, per poi focalizzare l’ attenzione
verso ciò che devo compiere.
Il verbo della Madre mi ha indicato la strada: combattere per i Sorya, vincere per i Sorel.
Nessuna incertezza. Nessun dubbio. Nessuna esitazione.
La verità è che io non ho Nessuno contro cui combattere. Ho solo Qualcosa per cui combattere.
La verità è che dentro me la speranza non è una delle tante fasi che prima o poi si superano.
Io davvero credo che sia possibile fare qualcosa, una cosa qualsiasi, che duri per sempre.
Ma non da soli. Nessuno può farcela, da solo.
Ed Elhonna è il solo pilastro sul quale si poggia la mia identità.

Ergendomi nuovamente in piedi, reggo con apatia il bieco sguardo del mio avversario. Nei suoi occhi leggo furore primevo,
collera primordiale, distruttrice. Uno sguardo proprio di chi non è interessato a sapere perché si ostina a combattere.
Di chi lo fa e basta, sino alla morte.
Perché per quelli come lui, appena si trova una buona ragione per farle, le cose perdono il loro senso.
Oh, quanto siamo diversi.
Lo siete davvero, soldatino?
Eppure devo ringraziarlo: due occhi così tracotanti d’ira non possono che render più semplice il mio onere.
Mentre porto entrambe le mani a sbottonarmi il pastrano, con movimenti calmi e studiati, in cuor mio ho già deciso
come porre fine subitaneamente al duello.
Non sarò il sollazzo di un qualche sovrano violento.
Non sarò l’empio e vanaglorioso spadaccino colmo di ambizione.
Sarò solo io: Raphael Anthoosen Von Sorel, umile servo della Dea.
E terminerò questo piccolo, patetico scontro nell’arco di trenta secondi.
Mentre le mie mani si stringono sui lembi della veste scura, due sole profetiche parole di diramano nell’aere,
a partire dalle mie labbra curvate in un falso sorriso.
« Mi dispiace. »
Più che un sorriso è una contrazione di muscoli facciali.
Chiudo gli occhi, mentre con un secco movimento protendo entrambi gli arti ai lati,
spalancando interamente il pastrano agli occhi del mio nemico.
Le mie orecchie odono il continuo, frenetico sbattere d’ali e di piume nell’aria, seguiti dal gracchiare illogico dei miei fratelli.
Corvi urlano. Non gracchiano: urlano.
E stringendo forte le palpebre posso solo immaginare il turbine nero di ali, e zampe, e becchi, e occhi cremisi,
e piume turbinare in una danza allucinata e orrida.
E subito dopo, gli occhi socchiusi come due feritoie, punto l’indice della mancina in direzione del busto del mio avversario.
Ed esso esplode. Non il busto, il mio indice.
Insonoro, immediato, luminoso, dalla cuspide del dito si conflagra un sottile raggio luminescente ed oblungo,
diretto alla bocca dello stomaco del povero, ignaro giovine.
Ed è cosi che mentre lo stormo di corvi lo assedia il letale attacco viene portato da quell’infimo raggio, pronto a far
breccia nelle difese del nemico. Ed in testa mia già vedo il ragazzo capitombolare indietro sotto il colpo del proiettile.
Vorrei chiedergli scusa. Vorrei chiedergli di resistere. Vorrei chiedergli di punirmi.
Ma ovviamente non faccio nulla di tutto ciò.
E’ rassicurante sapere che, con tutti i combattimenti, le lotte, i duelli ai quali sono sopravvissuto, il giorno in cui alla fine incontrerò la morte saremo come due vecchi amici che per tanto tempo si sono persi di vista.
Io e la morte, separati dalla nascita.


SPOILER (click to view)

image
Rec 325 ~ AeV 225 ~ PeRf 200 ~ PeRm 325 ~ CaeM 200
Energia residua: 100% -1% -15% = 84%
Status Fisico: Illeso
Oggetti: (Occhio del Gatto, Occhio della Lince) x1 - Linfa vegetale (se masticata, riempie il 30% della riserva energetica)
Status Psicologico: Deciso
Passive in uso
Scurovisione Possibilità di cognizione visiva notturna o al buio, se naturale.
Le Enchantè Estoc des Sorel La spada Flambert: è indistruttibile/ sempre affilatissima/ non può perdere capacità offensive/ non può essere sottratta o rubata/ nelle mani di Raphael priva di peso.
La Vigueur des Sorel Risparmio energetico su ogni tecnica attiva del 5%, qualora il consumo debba scendere oltre lo 0% resta 1%.

Attive Utilizzate
Le Maître des Corbeau~ Una antica tecnica oscura del casato dei Sorel, insegnata a Raphael in giovane età.
Dopo qualche attimo di concentrazione Raphael può evocare uno stormo di corvi neri che inizieranno a volteggiare e gracchiare attorno al proprio avversario, impedendogli di vedere e sentire nulla per qualche istante.
La tecnica può rivelarsi, inoltre, una pericolosa offensiva. Se l'avversario volesse infatti liberarsi dei corvi e li attaccherebbe, questi si ritorcerebbero sul suo corpo, causandogli un danno pari a basso.
[Pergamena Stormo]Consumo di energie: Basso

Le Rayon des Sorel ~ Raphael, allungando una mano o un dito contro il proprio avversario, senza particolari tempi di concentrazione, genererà un sottile raggio di luce veloce quanto un proiettile che, una volta colpito l'avversario, gli lascerà una piccola ustione, e, un po' a causa dell'altissima velocità del colpo, un po' a causa della forza impressa, provocherà un violentissimo urto al punto colpito, rischiando di far cadere indietro il nemico stesso, sotto la forza dello stesso. La luce non è abbastanza intensa da costringere i demoni a tornare in forma umana, ma provocherà, ai suddetti, notevoli danni. Se agli altri esseri provocherebbe infatti un danno alto, questi subirebbero un pericoloso danno critico.
[Pergamena Lampo di Luce] Consumo di energia: Alto

Riassunto Kombat:
-Una volta rialzatomi. spalanco il pastrano spedendo lo stormo di corvi in tua direzione.
-Subito dopo che i corvi ti vortichino attorno, spedisco un raggio di livello Alto diretto allo stomaco. (da considerare Immenso credo, data la differenza tra le nostre PeRm)



Edited by ¬Lenny - 24/2/2010, 16:00
 
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view post Posted on 27/2/2010, 15:27
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CITAZIONE
Azione da QM

« Che noia. »

Probabilmente per il sovrano assistere a uno scontro tra due "Wannabe" non si stava rivelando emozionante come aveva pensato: d'altro canto un genio come lui (!) non poteva che annoiarsi nel vedere due bambini scannarsi per una caramella (o almeno era questa l'idea che gli davano)
Così gli sfuggì un esclamazione che i due avversari non avrebbero di certo colto, nell'intensità del duello, ma che fu percepita potentemente da Chevalier, che non poteva sentire altro che le parole del Re.
E poi uno dei due duellanti era così lento...

In meno di un attimo il Golem di ferro si alzò dalla sua posizione e si scagliò verso Inugami, sollevandolo da terra e stringendolo nelle proprie mani con grave stretta.

« Complimenti Elegantone »

Asserì il sovrano alla volta di Raphael Sorel, poco più sotto, mentre il Golem scagliava Inugami contro una parete di metallo, facendogli perdere i sensi.

« Pare che il ragazzo abbia dei problemi. E' la seconda volta che fa questa fine. »


CITAZIONE
Akira Inugami è privo di sensi. Raphael Sorel vince lo scontro a tavolino: 150G al primo e 500G al secondo. 500G anche a me.
Raphael è libero di rispondere un'ultima volta: In tal caso può reagire come preferisce all'attacco del Golem e alle parole del Re, dopo le quali, tuttavia, sentirà un profondo fiume di energia (basso e corrotto) pervadere il suo corpo e perderà i sensi anche lui.

 
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¬Lenny
view post Posted on 27/2/2010, 16:08




No.
Non voglio, non posso crederci.
Prima che i miei fratelli accerchino lui, il ragazzo, colui che sono portato a chiamare "avversario". Prima che il raggio lucente
conflagratosi dal mio dito possa appena colpirlo, il mega-agglomerato roccioso umanoide gli si piazza davanti proteggendolo,
schermandolo dalla mia offensiva.
L'empia voce del sovrano rimbomba nella sala. Ancora una volta. Ancora una.
Troppo presto, troppo beffarda rispetto l'ultima.
Mi chiama "Elegantone".
Mi fa i suoi complimenti. Per cosa, vorrei dirgli?
Per qualcosa che non ho fatto?
Per non avergli solleticato sufficientemente la sua smania vituperosa di violenza, e sangue, e lotta, e morte?
« Perchè? »
La mia voce viene fuori strozzata, debole.
« Perchè? »
Ancora una volta.
« PERCHE'? »
Ancora una.
Le mie labbra si aprono. Le mie corde vocali si tendono mentre cerco le parole giuste.
Solo che non arrivano.
Forse non resta altro da dire.
E in quel momento una forte sonnolenza venuta dal nulla mi colpisce. Le mie membra sono pesanti, le mie palpebre fanno fatica a schiudersi.
E mentre mi accascio dolcemente al suolo, l'ultima cosa che vedo è il ragazzo venir scagliato contro la parete dall'umanoide roccioso.
Poi una lunga, lunghissima strada.
Fino al ventre delle tenebre.

 
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5 replies since 15/2/2010, 16:33   250 views
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