Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Mhùr Vs. Vincent Valentine, L'abiezione ~ Riscaldamento

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view post Posted on 15/2/2010, 16:35
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Nuovamente, un antro chiuso.
Squadrato, questa volta. E tanto latteo e pulito da ferire la vista al primo impatto.
La camera spoglia di un laboratorio - o forse di un ospedale? - accoglie i due partecipanti all'esperimento del Re che non perde mai. Un quadrato piastrellato del raggio di una trentina di metri, con un soffitto abbastanza lontano perché nessuno - nemmeno il più alto - possa pensare di raggiungerlo e toccarlo saltando. Al centro di quest'ultimo pende uno stanco lampadario che - sibilando in maniera intermittente - illumina la stanza lasciandone gli angoli nella penombra.
Lungo le pareti sono dipinte macchie di ciò che a prima vista potrebbe rivelarsi sangue, ma che ad un esame più approfondito potrebbe rivelarsi come una sostanza più simile al fango che all'emoglobina.
Poggiato ad una parete, Chevalier squadra attento i due contendenti.
Sul lato opposto, invece, si apre un vetro oltre il quale il Re che non perde mai si gode lo spettacolo stravaccato lungo un sofà di tessuto rosso.

« Benvenuti. »

Incalza le vibrazioni della lampada, prendendone il posto.

« Per metterla giù in breve, solo chi di voi riuscirà a vincere abbastanza scontri potrà aggiudicarsi il premio. »

Sorride, alla prospettiva dell'assegnazione di tale compenso.

« Ora scannatevi. »


CITAZIONE
Mhùr Vs. Vincent Valentine

Verde Vs. Verde
F Vs. F
Primo post: Mhùr
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A quattro giorni dalla risposta dell'avversario, sconfitta a tavolino.
Premi: 150G Per il perdente, 500G per il vincitore.
Arena: Una stanza medica piastrellata di bianco e spoglia con 30m di raggio, completamente vuota se non per il Golem di Ray - Charles-Etienne Chevalier - in un angolo e il sovrano stesso al di la di un vetro da dove assiste allo scontro.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate il bando, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale, più una piccola aggiunta: chiunque dovesse attaccare Ray o Chevalier perderebbe immediatamente il duello e mi costringerebbe a intervenire con un'azione da QM.
Background: I vostri personaggi sono stati invitati a partecipare a "L'abiezione" che gli è stata presentata come un normalissimo torneo. In seguito, dopo essere stati accettati, è stata consegnata loro una biglia da spezzare (la descrizione di tale biglia sarà a vostro piacimento). Dopo averla spezzata, i personaggi semplicemente si materializzeranno all'interno dell'arena e potranno assistere al discorso di Ray.



Edited by Ray~ - 15/2/2010, 17:23
 
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Loth`
view post Posted on 17/2/2010, 13:51




Ah, ecco, bussavano alla porta.
Poggiò distrattamente la teiera sul tavolino di legno, un dito gli scivolò sul ferro bollente ustionandosi al semplice contatto su quel rovente contenitore.

« Ahio! Ah, brucia...cazz.. »

Si voltò verso l'uscio chiuso farfugliando un incomprensibile "sto arrivando", ficcandosi il dito in bocca mentre stringeva coi denti la pelle e strizzando gli occhi per reprimere una lacrima amara.
Annaspò verso la porta mentre con la mano libera stringeva la cintura intorno alla casacca chiara, passandosi subito dopo la mano tra i capelli "spettinandosi" quei ciuffi biondi per rinfrescare un attimo la sua immagine agli occhi di chiunque stava bussando alla sua dimora.
Aprì senza troppe remore la porta strattonandola verso di se, incurante del fatto che un bambino con scritto "sei morto" sulla fronte poteva fargli il culo in quella strana terra dove ormai abitava da qualche settimana. Non c'aveva ancora preso l'abitudine, da lui i bambini prodigio erano pochi e rari - e lui aveva avuto la fortuna di essere stato uno di questi - qui sembrano spuntare come funghi fuori dai grembi materni mentre quest'ultime gridavano spietate al diavolo durante il parto; si soffermò un attimo a pensare che tempo fosse quando cominciò a piangere per la prima volta ma fece svanire subito quel ridicolo pensiero concentrandosi invece sulla fanciulla ferma sulla soglia di casa, le mani raccolte davanti al grembo con fare fanciullesco, la testa leggermente chinata a destra mentre sfoggiava un innocuo sorriso contagioso.
Si sforzò di stirare le labbra e mostrare qualche dente mentre con un inchino invitò la damigella che era certo, portava vento e tempesta in quella sua vita tranquilla, o quasi.

« Dama Ecatherine è un piacere vederla di nuovo »

disse mentre con un gesto della mano accompagnava l'invito dentro casa e con l'altra prendeva la fredda mancina di lei, richiudendo l'uscio con il tacco della scarpa.
Il tonfo fù accompagnato da un miagolio annoiato mentre il gatto fantasma della guardiana sfilava tra le venature del legno, offeso, e sorpassava in pochi balzi fluttuanti i due giovani, scrutando dapprima con gli occhi color ghiaccio l'ambiente, per poi slanciarsi su un cuscino posto su una semplice seggiola ed accucciarsi nel silenzio delle sue fusa e dello scoppiettare del fuoco.
Prese la poltroncina nell'angolo e con un paio di spinte la portò vicino al pentolone, nonchè unica fonte di calore per quella casa

« La prego si accomodi, scusi il disordine ma in questi giorni ho avuto un pò da fare »

e con un indicativo gesto disegnava strani ghirigogoli nell'aria puntando in realtà quei libri aperti, quelle pergamene e quei fogli strappati e macchiati d'inchiostro.
La dama dei fantasmi guardò dapprima lo studiolo del giovane, poi si soffermò su di lui prendendosi con le mani una grossa ciocca di capelli corvini, cominciando a pettinarli con le dita vicino al suo collo.

« E mi dica Mhùr, quali impegni e quali studi sta portando avanti in qusto momento? »

guardò il pentolone con l'acqua che ancora non bolliva eppura esalava un piacevole odore di cannella. Nella sua voce c'era una punta di veleno, il ragazzo l'aveva colta alla perfezione nell'enfasi con cui Ecatherine si era espressa.

« Alchimia? Storia Antica? Scrittura? »

Si voltò scocciato raggruppando i fogli tra loro, spostando i libri su di un unica pila di copertine di cuoio. Sorrise. In realtà quella ragazza non aveva capito proprio nulla questa volta.
Le parole che si erano scambiate nella piazza erano state un monito d'avviso per Mhùr, le aveva sentite ruggire dentro il suo cuore, scuotergli l'anima nel profondo destando in lui domande a cui doveva oltre modo trovare delle risposte. Si girò verso di lei passandosi una mano tra i capelli biondi, appoggiandosi al tavolino con la fierezza di chi si è profumato d'orgoglio al mattino.

« In realtà stavo studiando i venti... »

la ragazza lo fissò con fare interrogativo mentre la bocca si chiudeva in un bocciolo di rosa gelato, anche il gatto sembrò sentire e capire quelle parole e scese dal suo cuscino adagiandosi sulle gambe della strega.

« vede ho ripensato a lungo a quello che ci siamo detti in piazza, alla sua voglia di spronarmi e soprattutto alla mia poca inclinazione alla guerriglia... »

si voltò, di nuovo, prendendo il bricco ormai freddo in mano.

« ...ho capito le sue parole Ecatherine, credo davvero che devo rendere questo mio dono come qualcosa di straordinario che non faccia esclusivamente gridare al miracolo i contadini...thè? »

disse mentre metteva altra acqua nella teiera, fissando la dama che ascoltava presa da quelle parola da muovere solo leggermente la testa in segno di assenzo.

« Lei lo sà che esistono ben dieci tipi differenti di tempesta? No, nemmeno io fino a qualche giorno fà... ho scoperto che un temporale è un tipo di tempesta che genera fulmini e conseguenti tuoni, normalmente accompagnato da intense precipitazioni; tuttavia se abbasso drasticamente le temperature dell'aria posso dar vita a quella che un tempo era definito come Blizzard, ossia un temporale a dir poco polare. Ci pensa come potrebbe volgere una battaglia se una simile tempesta si abbattesse sull'accampamento degli avversari in piena estate? »

Mhùr si voltò, gli occhi scintillavano d'eccitazione mentre fissavano il vuoto immaginandosi lo scenario di quella epica battaglia sognata nelle ultime notti.
Ecatherine lo guardava, strinse una mano mentre provava un certo timore nel condividere quella visione.

« Il freddo intenso farebbe scendere le temperature sotto il grado 0, comincerebbe a nevicare e nel giro di pochi minuti ci sarebbe uno strato di neve gelata alto circa dieci centimetri. I venti soffierebbero dall'alto sferzando con schiaffi invernali un manipolo di guerrieri equipaggiati per il caldo, portandoli all'ipotermia nel giro di poco tempo... »

Tremava, eccitato.
Ecatherine si alzò, rapida, anticipata dal leggiadro balzo del felino sul cuscino colonizzato in precedenza. Si avviò fluttauando a pochi centimetri da terra verso l'attaccapanni e prese il cappello ed il mantello del giovane con una mano, lanciandoli a Mhùr che venne letteralmente sommerso dai suoi vestiti, sorpreso da un simile gesto della strega.
Prima ancora che potesse chiedere spiegazione arrivò la scopa.

« AHI! Ma cos.. »

eslclamò quando il manico gli colpì la fronte con un sonoro clang.
La strega intanto lo fissava, le braccia sdraiate lungo il corpo con Salem, lo sguardo fermo ed impassibile sul giovane mago.

« Vestiti. »

era un ordine.

« Viaggi con le parole e con la mente, vediamo come te la cavi con le mani. »

disse lanciandogli un ultimo, scintillante oggetto.
Lo prese al volo ma non ebbe tempo e modo di notare cosa fosse poichè si frantumò ancor prima che le dita si strinngessero e lo saggiassero con cura.
Vide un ultima volta Ecatherine sfoggiare un sorriso malizioso che gli fece risalire un brivido freddo sulla spina dorsale. Buio.
Anzi...
Bianco.

Si portò una mano soprà gli occhi parandosi dalla luce accecante che si dipanava da ogni lato intorno a lui. Ci mise qualche secondo per mettere a fuoco la situazione, notare gli intrecci paralleli delle mattonelle in ceramica candida, schizzate di chissà cosa – e non lo voleva sapere – tutto intorno a lui.
Si alzò fissando con aria esterrefatta il colosso di metallo fermo sulla parete, gli occhi che scintillavano d'un colore vivo ed intenso che fece presagire a Mhùr che quella cosa era viva e stava "respirando".
Opposto a lui su uno specchio vide un uomo, giovane, non lo conosceva.
Non poteva conoscerlo, avrebbe dovuto.
Si strinse il mantello e raccolse la sua scopa da terra, ficcandosi poi il cappello a punta sulla cintura alla casacca.

« Ora scannatevi. »

« Cosa?? »



Mhùr Myriddin Rùairidh || Il Meteomante

{ ReC 225 } . { AeV 200 } . { PeRf 150 } . { PeRm 400 } . { CaeM 200 }

Energie: 100%
Ferite: Indice sx ustionato.

TECNICHE

Attive::
Consumi:
Passive:
Mhùr è un umano, e come ogni umano è famoso per non possedere eccezionali capacità. Non ha una gran forza fisica, né un'eccellente velocità, quindi la maggior parte di loro ha puntato tutto sulla magia, l'unica branca a loro disposizione, il loro corpo porta una dote innata a favore di queste arti, come se fosse stato forgiato apposta per essa, anche se è pur vero che non tutti gli umani possono contare su questa dote tanto particolare.
Tra le tante conoscienza acquisite durante gli studi d'apprendista di sicuro la più importante è il controllo che i maghi impongono alla propria energia vitale, necessario per un sapiente uso della magia. Raggiunto il 10% delle energie infatti, Mhùr non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro membro di un'altra razza; ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.


Edited by Loth` - 18/2/2010, 03:04
 
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†Duel†
view post Posted on 18/2/2010, 17:08





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Una figura ammantata di rosso percorreva gli oscuri corridoi della nave: ogni suo passo risuonava sulle superfici metalliche, producendo un suono cupo e del tutto particolare. I piedi e la mano sinistra scintillavano, coperte da una lucente armatura dorata, e tintinnavano a ogni movimento. L’arto nudo stringeva una chiave, ottenuta poco prima.

Procedeva spedito, alla ricerca di una cosa che desiderava da molto, considerata inarrivabile fino a poche ore prima. Ma ora ce l’aveva fatta, aveva combattuto ed era riuscito ad avere ciò che bramava: l’unica cosa che lo separava dal suo tesoro era quella chiave, e non l’avrebbe lasciata prendere a nessuno.

All’improvviso si immobilizzò: davanti a lui una porta ricoperta di ruggine. Dopo aver infilato l’oggetto nella toppa lo girò più volte, finché non udì un sonoro scatto. Trattenendo il respiro posò la mano sulla maniglia e, finalmente entrò. Davanti a lui si presentò uno spettacolo che gli confuse la mente, annebbiò i suoi sensi e che mai avrebbe dimenticato.

Pareti marroni, ricoperte da una superficie lignea; letto bianco, candido, a baldacchino; comodino e armadio di notevoli dimensioni; scrivania, con annessa sedia ergonomica; luci e lampade ben distribuite; tappeti rossi, dai motivi fantasiosi; ben tre oblò. Eccola, davanti a lui, la sua nuova camera.

Vincent entrò gioioso nell’ambiente: finalmente aveva abbandonato lo sgabuzzino in cui lo avevano relegato sin dal suo primo giorno alla Fat Whore. Ora era un sotto ufficiale e una stanza del genere gli spettava di diritto. Aveva combattuto strenuamente per quel luogo e non l’avrebbe lasciato per nulla al mondo. Dopo aver chiuso la porta alle sue spalle e aver appoggiato le sue cose sulla prima sedia che aveva trovato, si buttò sul suo nuovo letto a peso morto, assaporandone la freschezza e la morbidezza. Chiuse gli occhi, esausto: dopo lo scontro non aveva ancora perfettamente recuperato le sue energie e aveva bisogno di riposo.

Si svegliò qualche ora dopo, e si alzò impaziente di esaminare la nuova stanza. Notò che, annesso alla stanza, c’era un bagno personale fornito di ogni servizio. L’armadio era vuoto e conteneva diversi ometti di legno, il comodino era nelle stesse condizioni. Infine si accinse a osservare la scrivania: sembrava antica ed era fornita di molti cassetti, in cui riporre i documenti personali. Era in quel luogo da meno di un giorno ma già lo amava.

Prese la borsa che conteneva tutti i suoi averi e iniziò a sfarla, riponendo ogni cosa nel luogo che gli era stato assegnato. Terminato il lavoro ripose il proprio cellulare sullo scrittoio: solo allora si accorse di un biglietto, probabilmente appoggiato lì sopra da molto tempo. Scritto con calligrafia precisa e molto artistica, recava un messaggio diretto proprio al ladro:


“Buongiorno Signor Valentine!

La informiamo che lei è stato scelto per un nuovo ed appassionante torneo chiamato l’Abiezione!

Non si faccia ingannare dal nome: la competizione segue regole ferree e precise e non prevede in alcun modo la morte dell’altro contendente.

Potrà accettare l’invito in qualunque momento: le basterà infrangere la biglia d’acciaio allegata per iniziare a combattere.

Il torneo non è a eliminazione diretta e prevede scontri che potrebbero tenersi anche a grande distanza di tempo. I primi tre classificati vinceranno premi favolosi!”


Non v’era alcuna firma al termine del messaggio: era forse uno scherzo? Oppure un’altra prova per confermare il nuovo rango appena ottenuto? Vincent non sapeva decidersi riguardo al da farsi: doveva accettare o rifiutare?

In quel momento non aveva nulla di particolare da fare, si era appena riposato, le sue ferite erano guarite grazie alla medicina bevuta qualche ora prima… Aveva anche già fatto riparare le sue armi… Non sapeva bene in cosa consistesse questo torneo, ma non gli sembrava nulla di pericoloso o moralmente sbagliato…

Prese le sue armi, riponendole al loro posto: Quicksilver dietro la schiena, Cerberus nella fondina sulla gamba destra. Il medaglione del fucile, raffigurante il guardiano infernale alato, scintillava alla luce del sole che passava dall’oblò. Indossava il suo mantello rosso, con sotto i soliti vestiti scuri. I dadi portafortuna nella tasca, insieme alle fiale di profumo per combattimento. Era pronto.

Strinse la biglia di metallo, fino a quel momento abbandonata sul tavolo, e la gettò a terra. L’ultima cosa che vide fu un lampo abbagliante.


[L’Arena – Camera Spoglia]


Valentine ebbe bisogno di qualche secondo per riprendersi: la camera attorno a lui era scomparsa e al suo posto ora c’era una stanza spoglia, con pareti chiare e macchiate da quello che sembrava sangue. Non gli ci volle molto per individuare due figure presenti nella stanza: la prima era un gigantesco essere dall’aspetto minaccioso, che immobile lo fissava, mentre il secondo era un giovane ragazzo dai capelli biondi dall’aria sorpresa, che indossava strani abiti e teneva in mano una scopa.


« Benvenuti. »


La voce non era arrivata da nessuno dei due: chi allora aveva parlato? Guardandosi attorno si accorse di un terzo individuo, posto dietro a un vetro piuttosto spesso: li fissava compiaciuto, seduto su un sofà rosso scarlatto. Il ladro ne ignorava l’identità, né desiderava conoscerla: in quel momento ciò che importava davvero erano le sue parole.


« Per metterla giù in breve, solo chi di voi riuscirà a vincere abbastanza scontri potrà aggiudicarsi il premio.
Ora scannatevi. »


Aveva finalmente compreso la situazione: quello era il luogo dove si sarebbe svolto lo scontro del torneo e il giovane ragazzo era il suo avversario. Dei presenti infatti era l’unico umano presente nell’arena. L’altro signore e il grande golem dovevano essere probabilmente dei giudici con il compito di dichiarare il vincitore. Il ladro allora impugnò con la mano destra la nove millimetri, estraendola da dietro la schiena, e disse, rivolgendosi al biondo:


« Il mio nome è Vincent… Che vinca il migliore. »


Come al solito era stato di poche parole: non era il tipo da lunghe presentazioni. Decise di non attaccare: avrebbe lasciato la prima mossa al suo avversario.




SPOILER (click to view)

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[ReC:250] ◘ [AeV:350] ◘ [PeRf:100] ◘ [PeRm:175] ◘ [CaeM:300]

Condizioni Fisiche: Illeso
Condizioni Psicologiche: Pronto a combattere; spera di divertirsi.
Energia: 100%

Abilità Passive:
[La Libertà Di Un Peccatore]
[Passiva - Abilità Personale - Capacità di volare a qualunque altezza semplicemente volendolo. La velocità in aria sarà la stessa di quella a terra.]
[L’Agilità Di Un Peccatore]
[Passiva - Primo Livello del Dominio - Capacità di compiere balzi straordinari, scatti rapidissimi e movimenti inumani. Il peso è ridotto del 30%.]
[La Leggerezza Di Un Peccatore]
[Passiva - Secondo Livello del Dominio - Capacità di portare con se armi di qualunque dimensione con totale incuria e di maneggiarle facilmente e con estrema rapidità d'esecuzione. Le armi manterranno la loro leggerezza solo nelle mani del caster.]
[Le Risorse Di Un Tiratore]
[Passiva - Abilità Razziale Elfica - Permesso di utilizzare il proprio compagno animale in battaglia.]

Abilità Attive:
///

Armi:
[Cerberus - Riposto]
[Arma Da Fuoco - Pistola con tre lunghe bocche da fuoco. Nonostante spari da tre bocche diverse contemporaneamente, i tre colpi si uniscono immediatamente formando un proiettile standard di medio calibro. E’ un’arma semiautomatica e ha la potenza di un fucile. - Proiettili: 10]
[Quicksilver - Mano Destra]
[Arma Da Fuoco - Pistola calibro 9mm. Molto maneggevole, non ha molta potenza di fuoco. E’ una pistola scarrellante, ma la porto in giro con il colpo già in canna e la sicura attivata, riducendo quindi i tempi di preparazione. - Proiettili: 5]
[Demon Skin - Indossate]
[Protezione - Proteggono i piedi e il braccio sinistro. Le protezioni, a causa della loro leggerezza e della loro dimensione, non ostacolano in alcun modo i movimenti. Quella presente sul braccio sinistro ricopre completamente anche la mano, facendola sembrare quella di un demone. Sono tutte dorate.]

Oggetti:
[Fiale di Profumo - Riposte]
[Profumo x 5 - Fiala di profumo che, se applicata ad avversari privi di odore, li rende rintracciabili tramite pergamene di potenziamento dell’olfatto.]

Riassunto e Note:
Ecco il primo post del torneo: spero di divertirmi ^^
La prima parte è la descrizione della nuova stanza ottenuta da Vincent dopo la promozione, che ho usato come pretesto per introdurre la vicenda. In seguito trova un biglietto d'invito, inventato da me :8D:, al torneo e decide di partecipare. A te la prima mossa :v:

 
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Loth`
view post Posted on 20/2/2010, 12:39





Quella donna, no cazzo quella puttana. Ecco cosa era.
Puttana e pure morta fradicia.
L'aveva buttato laggiù con l'inganno ed eccolo ora che annaspava nel bianco di quella clinica in attesa d'essere operato. Cosa non andava bene in lui? Perchè doveva per forza cambiare, essere uguale, tale e quale agli altri che passeggiavano nel castello. Avevano la smania per il sangue in quella terra e perchè cazzo volevano per forza guarirlo quando lui stava bene in quel modo. Perchè dovevano curarlo da una malattia che lo rendeva normale??
Aveva capito subito che quella era un'arena, prima ancora che l'altro gli apparisse davanti nella luminosità di quel cubo sporco, gli era bastato un secondo per capire che lui era un galletto rampante e doveva azzuffarsi con quell'altro rampollo, fino a scuoiarsi e strapparsi le penne sciupando in eterno la loro ruspante bellezza.
Sapeva cos'era, l'acuto sapore del ferro gl'impastò la bocca solo a pensare quel nome: l'Abiezione la chiamavano, non poteva non averne sentito parlare; sembrava esserel'ultima moda anche se non si era mai soffermato a capirci qualcosa.
Ruggì di nervoso in petto, voleva dare un cazzotto alle mattonelle, gridare di uscire da quella teca di vetro...
Era stato scelto per dimostrare il suo potenziale a quel branco di sanguinari che secondo Mhùr componevano la corte della cittadella del Re, cos'altro se non barbari provava piacere nel vedere gli spiscioli di sangue rigare le carni maciullate dei propri sudditi?
Erano animali, animali in gabbia che si sfogano tra di loro sopprimendo la ragione al volere del loro naturale istinto di sopravvivenza.
Si guardò intorno, spaesato e al tempo stesso offeso per un simile trattamento; quella non era una clinica, era un mattatoio e lor erano la merce sotto gli occhi d'un imponente macellaio che li squadrava impassibile nella loro ultima zuffa; fuori il Lupo che si leccava i baffi, oltre il vetro.
Tuttavia sbagliava Ecatherine se credeva di rivelare il suo potenziale ad occhi estranei, poiché in quella macabra stanza Mhùr avrebbe dimostrato innanzitutto a se stesso quanto può essere cieca e bieca la volontà ferina di un uomo.
D'altronde, la prima lezione non si scorda mai, qualunque siano i temi trattati.
Mentre fissava, indeciso e al tempo stesso estraniato, il suo avversario gli vennero alla mente le prime lezioni della sua vita; la 'prima caduta dall'asino, la prima costola rotta cadendo da un albero di mele, la prima lezione all'Universitas, il suo primo temporale...
Avrebbe ricordato quel momento per tutta la vita poichè a differenza del sangue a venire quello non si poteva lavare via con un colpo di spugna.
Chinò il capo, non ce la faceva a fissare il suo avversario.
Gli ordini erano chiari eppure, dovevano scannarsi e dare spettacolo.
Strinse le dita sul bastone ruvido della sua scopa, saggiando il legno con i polpastrelli quasi a voler allungare il tempo dell'attesa nello scoprire quei piccoli dettagli del quotidiano.
Alzò il volto, lo sguardo cristallino fisso sul uomo che sicuramente avrebbe fatto del suo corpo un martoriato campo di battaglia.
Era avvezzo alla guerra, lui, lo si vedeva bene. Squadrò la sua immagine da cima a piedi notando ogni singolare dettaglio del suo corpo corazzato, gli strani congegni della tecnica che portava con se; pistole le chiamavano, non aveva mai letto nulla su di loro e sul loro funzionamento anche se ricordava qualche strano disegno tra i suoi libri dove venivano sezionate e ritratte al pari di cadaveri per studi anatomici. Sapeva solo che facevano male.
Sorrise, agitato.
Guardò se stesso, le vesti da sempliciotto, il cappello infilato in quella cinghia di cuoio con fare maldestro e sbadato.
Non potè che allargare le braccia al suo avversario quasi a deridere se stesso; lui, Mhùr, armato di una scopa e del cielo che si può rinchiudere in una stanza, basta.
Prese con calma il cappello, gli diede due colpetti con la mano infilandone una all'interno per sistemare la punta schiacciata poi se lo infilò sistemandoselo sulla testa.
Guardò di nuovo l'avversario, gli sorrise amichevole.
Era strano descrivere cosa provava in quel momento, la paura lo rendeva audace eppure limitava le sue azioni. Paradossalmente si sentiva alla stessa maniera di quando ai cancelli la fanciulla in rosso l'aveva baciato; messo li, un comune oggetto privo di personalità capace solo di rispondere alle azioni degli altri.

« Il mio nome è Vincent… Che vinca il migliore. »

« ed io sono Mhùr,il Meteomante.»

disse stringendo il suo corpo in un proficuo inchino nei confronti del guerriero.
Un colpo con la testa verso destra per spostarsi la frangia biondiccia che gli si parava sopra gli occhi patinandogli la vista del suo avversario.
Sbuffò divertito, doveva ammettere a se stesso che era bizzarro l'allestimento di un torneo; combattere con uno che non si conosce, umiliarlo – od essere sicuramente umiliati nel suo caso – da un guerriero di cui si apprende il nome ed il volto pochi secondi prima che la terra tremi sotto i passi dei due.

« la vittoria alla sorte guerriero...»

non ce la fece a dire che vinca il migliore, non si voleva sbilanciare visto che era palese chi in quella stanza tra i due fosse quello adatto alla guerra e chi, vedi Mhùr, adatto allo studio e alla conoscenza. Rimase piuttosto sul neutro e sul vago, come vaghi sembrarono di li a poco essere i suoi movimenti mentre tracciava strani cerchi con la mancina a mezz'aria.
Di li a poco un debole venticello s'alzò intorno a Mhùr sferzandone le vesti, sibilandogli tra i capelli mentre saliva verso l'infinito soffitto aumentando la sua intensità ed il suo raggio rotazionale.
Si condensarono in sfilacciati filamenti bianchi, isolati e sottili, che nel giro di poche giravolte presero possesso dell'intera stanza, sfumandosi con il bianco lattiginoso delle mattonelle eppure presenti come una grossa cappa d'ovatta.
Continuava a muovere la mano Mhùr, la ruotava disegnando girotondi invisibili.
Le nuvole intanto addensate sempre di più tra di loro si gonfiavano, minacciose e burbere rendendo la figura di quell'esile ragazzo come qualcosa di particolarmente inquietante, fermo nella sua quiete a disegnare spirali mentre intorno a lui lievitavano masse aeree borbottanti.
L'ombra scese grigia sulla cella, atona e malinconica come una giornata uggiosa, raramente si notava nel “cielo” uno sbadigliare di luce, prontamente ricoperto da quei nembi in attesa di sciogliersi.
L'aria si fece carico dell’odore aspro e pungente che acquistava al passaggio di un temporale e mentre un improvviso bagliore di luce accese e spense in un attimo la stanza una goccia piovve sul naso di Mhùr, gli scivolò lungo il setto nasale addensandosi sulla punta per poi cadere a terra nel silente requiem prima di una tempesta.
Era buio ora, eppure Mhùr era divertito.
Presto avrebbe cominciato a piovere...
Con un gesto distratto mosse la mano in avanti, sentì i venti vibrare intorno alle sue dita per poi disperdersi eccitati nell'aria con l'intento di ricomporsi all'altezza dei ginocchi del ragazzo che doveva sfidare, cerando con un semplice colpo improvviso portato da dietro di farlo cadere a terra, colpendolo li dove ogni uomo è più debole e a stento mantiene l'equilibrio...
Un altra goccia gli rigò la guancia scivolandogli fra le labbra, poi un'altra, un'altra ancora e ancora, ancora.



Mhùr Myriddin Rùairidh || Il Meteomante

{ ReC 225 } . { AeV 200 } . { PeRf 150 } . { PeRm 400 } . { CaeM 200 }

Energie: 85%
Ferite: Indice sx ustionato.

TECNICHE

Attive::
Controllo Atmosferico, genero le condizioni per un temporale.
Dominio del Vento portato da dietro le ginocchia.

CITAZIONE
Il Vento. Invisibile presenza, libera, irraggiungibile; accarezza il corpo, abbraccia le genti, cancella i ricordi. Si vocifera in giro che vi sia un giovane che ne ispiri il passaggio, che porti con se vento o tempesta come si suol dire; si dice che possieda invisibili briglie d'argento fatato forgiate dai Signori del Cielo nel Trono degli Elementi e che con esse riesca a piegare al proprio volere gli scalpitanti e fieri flutti del cielo. Leggende dicono, ecco cosa, Mhùr ha passato gran parte della propria adolescenza sui libri polverosi dell'Università di Qaniaveltes Ghemos studiando le leggi magiche dietro la complessa arte dell'Aeromanzia riuscendo adesso a plasmare le correnti d'aria al pari di chi riflette la propria arte nel modellare la creta. Soffiando o portando innocentemente il palmo in avanti può generare un'unica folata d'aria, abbastanza forte per fermare un uomo in corsa, spendendo un consumo Basso di energie. Niente di troppo potente, una padronanza dell'elemento che seppur affascinante può mandare allo sbaraglio un nugolo di frecce o poco più, d'altronde un debole venticello non provoca danni sebbene possa essere considerata al pari di una difesa di misero livello contro pugni e cazzotti. Come si suol dire, all'Università ti insegnano a stare in piedi, sta alla conoscenza e alla voglia di potere dei maghi imparare a camminare... { Dominio del Vento // Druido en. Bianca }

Mhùr ha la capacità innata di controllare le condizioni atmosferiche entro un raggio di 2 km di distanza, scegliendone il tempo specifico e mantenendolo o variandolo a suo piacimento. In realtà il suo potere consiste in una padronanza completa delle correnti che richiama e rilascia, portando a se nubi torrenziali, violente tempeste di neve, afose giornate serene o ventilate brezze, tutto a seconda dei suoi desideri e della sua fantasia. L’incantamento è efficace solo all'aperto e la condizione climatica creata ha effetto su tutti gli esseri viventi entro la zona indicata. Essendo il suo un controllo incentrato sulle vaste masse aeree gli risulta estremamente facile generare i propri incantesimi del circolo dell'Aria da qualsiasi direzione e non necessariamente dal suo corpo, essendo in comunione con l'intero clima, con l'atmosfera, come se il suo corpo si estendesse e abbracciasse tutta la zona. L'unico ostacolo che gli si contrappone davanti e la deficienza nel poter evocare a proprio piacimento il giorno o la notte, inoltre la modifica del clima necessita almeno di un turno completo per essere attuata se questa varia da una normale serata tranquilla ad una tormentosa bufera, dopo il quale l'atmosfera si stabilizza ed il clima si modifica seguendo le leggi naturali o i voleri di Mhùr. Il soprannome di Meteomante gli è stato dato all'Università in favore di questa sua innata capacità. Consuma un Medio di energia. { Controllo Atmosferico // Personale }

Consumi: Basso x1 Medio x 1
Passive:
Razziale Umani

Note: Con il controllo atmosferico faccio addensare nuvoloni neri e scuri che ricoprono tutto il soffitto, data la loro consistenza fai conto di essere al cospetto di un temporale quindi è tutto più buio e scuro a parte qualche lampo che ancora non squarcia le nuvole ma si limita ad illuminarle da dentro. Al momento piove soltanto.
Il colpo poi si limita a colpirti con una raffica di vento dietro le ginocchia.
 
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†Duel†
view post Posted on 21/2/2010, 14:33





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« Il Meteomante? »


Vincent non riusciva a comprendere bene il perché di quello strano titolo, ma ci sarebbe arrivato in poco tempo. Mhùr infatti, agitando il proprio indice, richiamò dei densi nuvoloni sopra le loro teste, da cui iniziò ben presto a scendere una fitta pioggia che li inzuppò completamente. Le nubi scure erano illuminate ogni tanto da piccoli lampi: si trattava di una vera e propria tempesta.

Il ladro rimase meravigliato dalla magia del suo avversario: non sembrava essere un’illusione ma un vero e proprio cambiamento atmosferico. Si dimenticò persino della battaglia, alzando le braccia per accogliere la pioggia, incurante del nemico: pessimo errore. Il mago infatti richiamò alle sue spalle un forte vento che, colpendolo dietro le ginocchia, scaraventò Valentine verso di lui.

Umiliante… Lasciarsi prendere così alla sprovvista era proprio umiliante per un tipo come Vincent. Addestrato alla battaglia sin da ragazzo, si era lasciato fregare da una tecnica così stupida. L’avversario tuttavia non ne approfittò, quindi si rialzò con calma. Le ginocchia si erano leggermente sbucciate con l’urto, ma non si trattava di nulla di grave. Si sentiva carico: non tanto per il combattimento, che non era ancora iniziato, ma per il suo avversario. Mai aveva incontrato una persona dalle tecniche così particolari e desiderava lottare con tutte le sue forze per comprenderne ogni segreto. Non doveva nemmeno temere la morte, poiché il torneo non prevedeva la dipartita dei contendenti.

Strinse nella mano destra la sua Quicksilver e, mentre le gocce gli rigavano il viso, pensò a una strategia. Doveva allontanarsi dal suo avversario, poiché la spinta di prima lo aveva portato troppo vicino, e lo voleva confondere, per poterlo attaccare senza fallire. In poco tempo ebbe un’idea.


« Adesso tocca a me… »


Concentrò le sue energie sulla propria pelle, distribuendole equamente per tutto il corpo. Aveva optato per la creazione di una nuvola di fumo: certo, sarebbe svanita in poco tempo, ma gli avrebbe permesso di agire indisturbato. Dopo pochi secondi la densa nube scaturì dalla pelle del ladro, circondando i due contendenti: naturalmente a causa della natura magica di quel gas per Vincent non era un problema scrutarvi attraverso, ma sperava che per l’avversario quella sarebbe stata una bella scocciatura.

Subito dopo accumulò nelle proprie gambe altre energie e iniziò a correre: la sua traiettoria prevedeva l’allontanamento e contemporaneamente il posizionarsi alla destra dell’avversario. Giunse in posizione in poco tempo e, puntando Mhùr con la nove millimetri, si preparò a far fuoco: non avrebbe colpito né alla testa né al petto. Il suo obbiettivo non era uccidere, ma ferire il mago. Decise quindi di mirare al braccio destro.

Con la sua mano salda e la mira perfetta fece fuoco tre volte: il suo scopo era quello di causare un dolore tale al proprio avversario da farlo arrendere. Dalle sue tecniche che, seppur interessanti, non sembravano essere fatte per la battaglia, aveva compreso che il mago non era un tipo da combattimenti. Per questo non lo disprezzava, anzi, lo ammirava: ciò significava infatti il non aver votato la propria vita alla guerra. Vincent, al contrario, aveva combattuto sin da quando era un ragazzo giovane come il suo nemico, e ora si sentiva stanco. Non di combattere, cosa che in un modo o nell’altro lo rendeva felice, ma di uccidere.

E’
quindi facilmente comprensibile come, in quell’occasione, il ladro fosse così gioioso: il loro scontro non prevedeva la morte, entrambi si potevano arrendere in qualsiasi momento. Poteva dare tutto sé stesso senza paura delle conseguenze. Per questo motivo sorrise, mentre il rumore dei tre colpi appena esplosi riecheggiava ancora nella stanza. Si sentiva libero dai pensieri che da tempo lo tormentavano.
In quel momento voleva solo combattere, senza preoccuparsi di nulla, senza tormentarsi per ciò che aveva e che avrebbe fatto. Era veramente felice, come non lo era stato da tempo.

Tuttavia, in quel momento, gli tornarono in mente Lucrecia e le sue parole. Aveva, in quei pochi secondi, completamente dimenticato le sue azioni precedenti, liberandosi del passato. Non si era curato delle sue memorie, trasgredendo a una regola che fino a quel momento aveva seguito in modo ferreo:


“ Mai dimenticare. ”


Il mondo non era stato ingiusto nei suoi confronti: attraverso i suoi tormenti gli aveva insegnato molto. Trascurare ciò che aveva appreso con il dolore personale e dei propri cari significava rendere tutto vano. Non poteva far semplicemente finta di nulla o questo lo avrebbe condotto alla morte. Doveva resistere alla tentazione, al fascino dell’oblio.

Nel corso di quella semplice battaglia aveva posto la parola fine a un conflitto interiore che lo assillava da tempo e doveva tutto al torneo.


« Grazie… »


Lo disse a voce alta, senza rivolgersi a nessuno in particolare. Voleva ringraziare il suo avversario e “l’abiezione”, per il loro aiuto. Voleva ringraziare il mondo, per ciò che gli aveva insegnato. Voleva ringraziare la sua amata che, anche dopo la sua scomparsa, continuava ad aiutarlo. Avrebbe lottato con tutto sé stesso, per dimostrare la sua gratitudine. La sconfitta non era un’opzione contemplabile.




SPOILER (click to view)

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[ReC:250] ◘ [AeV:350 / 450] ◘ [PeRf:100] ◘ [PeRm:175] ◘ [CaeM:300]

Condizioni Fisiche: Sbucciature alle ginocchia.
Condizioni Psicologiche: Ha ritrovato l'antico vigore ed è pronto a dare tutto ciò che ha.
Energia: 85%

Abilità Passive:
[La Libertà Di Un Peccatore]
[Passiva - Abilità Personale - Capacità di volare a qualunque altezza semplicemente volendolo. La velocità in aria sarà la stessa di quella a terra.]
[L’Agilità Di Un Peccatore]
[Passiva - Primo Livello del Dominio - Capacità di compiere balzi straordinari, scatti rapidissimi e movimenti inumani. Il peso è ridotto del 30%.]
[La Leggerezza Di Un Peccatore]
[Passiva - Secondo Livello del Dominio - Capacità di portare con se armi di qualunque dimensione con totale incuria e di maneggiarle facilmente e con estrema rapidità d'esecuzione. Le armi manterranno la loro leggerezza solo nelle mani del caster.]
[Le Risorse Di Un Tiratore]
[Passiva - Abilità Razziale Elfica - Permesso di utilizzare il proprio compagno animale in battaglia.]

Abilità Attive:
[I Ripari Di Un Tiratore]
[Consumo: Basso - Pergamena Iniziale - Diffonde una cortina di fumo in un raggio di 10 metri. Solo il caster potrà vedere attraverso il fumo. La tecnica si disperderà automaticamente con una folata di vento o alla fine del turno in cui è utilizzata.]
[La Velocità Di Un Peccatore]
[Consumo: Basso/Medio - Primo e Secondo Livello del Dominio - Con un consumo Basso/Medio il caster aumenta la propria AeV di 75/100 punti per un singolo scatto. Non sono necessari particolari tempi di concentrazione.]

Armi:
[Cerberus - Riposto]
[Arma Da Fuoco - Pistola con tre lunghe bocche da fuoco. Nonostante spari da tre bocche diverse contemporaneamente, i tre colpi si uniscono immediatamente formando un proiettile standard di medio calibro. E’ un’arma semiautomatica e ha la potenza di un fucile. - Proiettili: 10]
[Quicksilver - Mano Destra]
[Arma Da Fuoco - Pistola calibro 9mm. Molto maneggevole, non ha molta potenza di fuoco. E’ una pistola scarrellante, ma la porto in giro con il colpo già in canna e la sicura attivata, riducendo quindi i tempi di preparazione. - Proiettili: 2]
[Demon Skin - Indossate]
[Protezione - Proteggono i piedi e il braccio sinistro. Le protezioni, a causa della loro leggerezza e della loro dimensione, non ostacolano in alcun modo i movimenti. Quella presente sul braccio sinistro ricopre completamente anche la mano, facendola sembrare quella di un demone. Sono tutte dorate.]

Oggetti:
[Fiale di Profumo - Riposte]
[Profumo x 5 - Fiala di profumo che, se applicata ad avversari privi di odore, li rende rintracciabili tramite pergamene di potenziamento dell’olfatto.]

Riassunto e Note:
Eccomi quaaaa ^^
Allora: Vince ci rimane male per il tuo scherzetto con il vento e inizia a giocare. Per prima cosa crea una bella cortina di fumo per disorientarti, poi potenzia la velocità con un MEDIO e compie uno scatto portandosi alla tua destra, a qualche metro di distanza e da li spara tre colpi con la nove millimetri verso il braccio destro. Il resto è un mucchio di pensieri provenienti dalle altre scene che alla fine lo fanno un po' scoppiare ma, grazie all'aiuto dei ricordi che fino a questo momento aveva cercato di rimuovere, ritorna in sé. Ricorda che il fumo scompare al termine del mio attacco.
Per qualsiasi cosa MP o bando ^^

 
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Loth`
view post Posted on 22/2/2010, 21:12




Aveva funzionato, aveva funzionato davvero.
Piegò appena a testa e lo guardò con occhi esterrefatti dallo stupore, le sue mani ferme su uno specchio d'acqua che continuava ad essere infranto da quelle frenetiche gocce di pioggia torrenziale.
Non ci credeva ne tanto meno ci sperava eppure quello sbuffo di vento aveva buttato a terra il suo avversario - ed in malo modo per giunta - accendendo in lui una sensazione a cui era sempre stato estraneo. Una fiamma gli vibrò nel petto quando le suole del ragazzo si staccarono da terra, crebbe e danzò inondandolo d'un piacevole torpore nel momento in cui volava per pochi attimi a mezz'aria, arse la sua ragione nel vedere il suo volto rivolto verso terra, a pochi passi da lui, con la pioggia che gli teneva basso il volto addensandosi sul naso e sul mento per poi sgorgare verso terra.
Non era un guerriero Mhùr, non era avvezzo alle scazzottate ma se erano quelli i "guai" da cui era stato lontano quando era un ragazzino rimpiangeva seriamente di non aver mai litigato come si deve con un suo compagno del paese...
Si sentiva un bullo per la prima volta, uno di quei teppistelli che ti tirano giù le braghe e ti buttano sul fango appena usciti dalla scuola; raddrizzò le spalle e gonfiò audacemente il petto, si porto una mano alla vita con fare stanco mentre con l'altra si spostava i capelli bagnati dalla fronte in un innaturale ciuffo compatto.
Un lampo apparve alle sue spalle accendendo per un attimo la stanza prima che questa ritornasse nella penombra, lasciando che l'ombra di Mhùr si allungasse spavalda sull'umiliato dalla tempesta.
C'era comunque un qualcosa a cui Mhùr non aveva tenuto apparentemente conto, accecato da quel suo momento di vittoria per ricordarsi che in quella stanza lui non era IL bullo, no, lui era quello debole con la pressione bassa, i capogiri dopo una corsa, il latte ai ginocchi se saliva cinque rampe di scale.

« Adesso tocca a me… »

Quattro parole fecero più d'un bagno sotto la pioggia per svegliarlo da quell'onirico rimpianto del passato.
Una nuvola di fumo s'espanse come la chiazza d'inchiostro d'un polipo sull'acqua, riempiendo la stanza di nebbia scura che andò ad addensarsi sulla già poca nitida arena, offuscata dal imbrunire della coltre nuvolosa.
Si portò la mano alla bocca per tossire mentre con l'altra si parava gli occhi che bruciavano di lacrime calde. Nel silenzio della pioggia non vide l'avversario sparire dalla sua vista - bendato com'era da quella nebbia densa non si vedeva neppure gli stivali - sebbene percepì chiaramente quel rapidissimo spostamento sull'acqua a terra che dalla sua posizione gli sembrò scemare verso la sua destra.
Lasciò la presa sulla scopa ed allargò le braccia nel momento in cui il suo avversario prendeva la sua fidata arma - anche se Mhùr non lo sapeva - , quella coltre fumogena aveva davvero rotto abbastanza e nel concerto della tempesta tutto divenne muto e lento per il Meteomante.
Sentiva il suo respiro, profondo, gonfiarsi nel petto, risalirgli la gola.
Respirava, calmo, mentre le gocce gli sembrava che cadevano lente e remote attorno a lui, sfiorando la sua pelle ed impiegando lunghi istanti per sbocciare.
Le vedeva modellare lente le pieghe delle sue vesti, adagiandosi con una sinuosità plastica invisibile ad occhio nudo sul cotone della casacca, infiltrandosi in essa come fosse terra arida che grida la sua sete.
Come erano belle le sculture delle gocce che esplodono per librarsi e fiorire in aria per poi ricadere infrante a terra...
Sentiva il suo lento ansimare rimbombargli nel corpo, come fosse una nuda e vuota caverna su cui un bambino gridava per incontrare il suo eco di ritorno.
Si portò una mano sul petto in quello che gli parve essere un lungo momento, non sentiva più il cuore battere sotto la sua pelle, no, solo il suo respirare profondo, così intenso da colmare tutto il suo corpo, così potente da rendere tutto silenzioso rispetto ad un semplice sospiro.
Accompagnava con la mano il gonfiarsi e lo sgonfiarsi d'aria mentre ad ogni eterno secondo il suo fiato saliva d'intensità finché uno schiocco sordo trapanò come ovattato la sua campana di vetro spezzando - e generando - il suo respiro.
Non vide Vincent sparare, ne il fumo che si levava dall'arma ne tanto meno gli altri due colpi . Senti il primo distante, cullato dal suo respiro, e poi gli altri due scoppi in rapida successione.
Quello che vide invece, oh, quello si che gli fece sgranare gli occhi.
In un battito di cuore una rapida e vorticante raffica avvolse Mhùr risalendo il suo corpo verso l'altro per poi espandersi per fermarsi a circa due piedi dal Meteomante, un vero e proprio cerchio d'aria rotante prese vita bloccando la discesa della pioggia, alzando acqua e soprattutto spazzando via la nebbia che fu rilegata agli angoli della stanza come un bambino cattivo in punizione.
Non seppe se quei proiettili l'avrebbero colpito, tremarono a pochi soffi dalla raffica indugiando sulla loro traiettoria e poi, infine, si persero nel girotondo d'aria e acqua risalendo verso l'alto mangiati tra le nubi scure.
Mentre il vento gli sferzava i capelli e la veste Mhùr strinse le palpebre, mirando al suo avversario che vedeva adesso con precisione ed abbassando rapide le braccia lasciò che la trottola d'aria crescesse di diametro procedendo con forte velocità verso i limiti della stanza. Le nuvole e tutto il clima che era stato creato in quella dimensione si concentrarono in quell'attacco, pulendo il cielo sopra il meteomante dapprima per poi cominciare a cancellare ogni traccia della tempesta che di li a poco sarebbe scomparsa lasciando solo un vago odore metallico in aria...
E mentre in pochi istanti tutti i lati della clinica sarebbero stati sferzati dagli schiaffi del vento,un tintinnio metallico arrivò agli orecchi del ragazzo; abbassò lo sguardo ed abbozzò un sorriso divertito nel vedere i tre proiettili privi della loro carica fermi ai suoi piedi.
Raccolse la scopa e si fermò a godersi lo spettacolo; non Vincent ma il vento, doveva credere che quello non era un qualcosa che si vedeva tutti i giorni...



Mhùr Myriddin Rùairidh || Il Meteomante

{ ReC 225 } . { AeV 200 } . { PeRf 150 } . { PeRm 400 } . { CaeM 200 }

Energie: 65%
Ferite: Indice sx ustionato.

TECNICHE

Attive::
Controllo Atmosferico, prima difesa poi attacco.


Consumi: Medio x2
Passive:
Razziale Umani

Note: Allora devo specificare alcune cose che vorrei essere chiaro e non essere frainteso XD. Innanzitutto quella fase replay che vive Mhùr la vive solo lui infatti ai fini del gioco non è che vede il proiettile e alla matrix lo evita, vede solo il mondo rallentare come se si addormentasse sotto il suo respiro che sente crescere e rimbombagli dentro, quindi viene da se che non senti il respiro forte visto che è una cosa personale. Con il controllo atmosferico io prima creo una sorta di tifone intorno che oltre a disperdere il fumo ferma i proiettili essendo attacchi fisici, infine faccio allargare il tifone verso i limiti della stanza. data la differenza di PeRm ti conta come un attacco alto quest'ultimo :D
Conta che è come se Mhùr, da dove si trova, faccia allargare un cerchio il cui perimetro è formato da un muro d'aria alto fino alle nuvole quindi al soffitto si presume, con l'intento di portarsi via, oltre il temporale ovviamente, te XD
 
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†Duel†
view post Posted on 23/2/2010, 11:46





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Vincent aveva visto cose incredibili in quei pochi istanti: fino a quel momento aveva pensato che il suo avversario fosse in grado di controllare il tempo atmosferico, ma dopo i recenti eventi aveva capito di essersi sbagliato. Quando aveva visto Mhùr essere cullato e protetto da uno spesso strato di vento, aveva capito che in realtà era l’atmosfera stessa che voleva difenderlo, come una madre difende il proprio pargolo.

Era rimasto meravigliato da quella dimostrazione di affetto che probabilmente sarebbe passata inosservata agli occhi di qualcun altro, ma non ai suoi. E come un genitore reagisce quando vede il proprio figlio attaccato, così aveva fatto anche quella barriera d’aria, che subito dopo aveva iniziato ad allargarsi, con la chiara intenzione di colpirlo.


* Magnifico. *


Il ladro doveva agire in fretta, se non voleva riportare gravi danni: quella strana tecnica sembrava avere la stessa potenza di un normale tifone, quindi doveva chiaramente evitarla. Ma come? Non poteva sorvolarla, poiché arrivava sino al soffitto, né poteva aggirarla, dato che si stava allargando in tutta la stanza. L’unico modo sembrava lampante, ma Valentine non era contento di dover usare la sua arma segreta ad appena metà scontro. Voleva serbarla per altre tecniche, molto più potenti e complicate di quella che si trovava davanti in quel momento. Ma chiaramente non c’era altro modo.

Ripose la propria nove millimetri e, dopo aver fatto velocemente scattare la sicura, impugnò il suo fido Cerberus: non l’avrebbe usato contro il muro di vento, poiché sarebbe stato del tutto inutile, ma gli sarebbe sicuramente tornato utile in seguito. Quando vide il muro di vento a poca distanza da se, prese un gran respiro e chiuse gli occhi: quando li riaprì vide lo spesso strato d’aria alle proprie spalle. Ce l’aveva fatta: era riuscito a teletrasportarsi in tempo.

Mai aveva usato quella tecnica prima d’ora, ma sembrava essere riuscita alla perfezione. Era infatti ricomparso proprio dove voleva, cioè alla sinistra del mago. Tra loro c’era una certa distanza, tale da permettere al ladro di colpire e da escludere la possibilità d uno scontro corpo a corpo. Con il suo fucile ancora stretto nella mano destra, puntò il meteo mante e, infine, fece fuoco. Prima c’era andato troppo leggero: tre colpi di piccolo calibro sparati per non uccidere. Adesso che aveva appurato l’abilità del proprio avversario, decise di fare più sul serio.


* Vediamo come te la cavi… *


Sei furono i colpi di fucile sparati in sequenza da Valentine, tutti diretti al petto del proprio nemico. Non aveva volutamente mirato al cuore, ma non si era fatto riguardi nei confronti delle altre parti: forse sarebbe stato ferito gravemente, ma erano i rischi da correre nel corso di una battaglia. Tra questi inoltre aveva inserito un proiettile speciale, caricato con la propria energia. Questo, al contatto con qualunque superficie, sarebbe esploso, causando grandi danni.


* Cosa farai adesso? Quali poteri mi mostrerai? *


Forse c’era andato un po’ pesante in quell’assalto, non molto strategico e basato solo e unicamente sulla potenza, ma voleva testare il proprio avversario. Quali erano gli altri trucchi che teneva in serbo? Quali altre abilità nascondeva, pronte a essere rivelate agli occhi di Vincent? Non lo sapeva, ma era curioso, molto curioso.

Mai infatti aveva incontrato un avversario dalle tecniche così uniche e particolari, così speciali da strabiliare chiunque. Prima aveva scatenato una tempesta vera e propria in una stanza chiusa, poi gli aveva lanciato contro un tifone, utilizzato poco prima per difendersi. Quelle erano capacità che potevano possedere solo grandi maghi o stregoni.

Nel corso della sua vita aveva incontrato ben poche persone in grado di utilizzare la magia ed era forse per questo che le riteneva così speciali: questi individui, senza allenarsi regolarmente e senza alcuna esperienza sul campo, erano in grado di spiazzare chi, come Valentine, aveva alle spalle molti anni di esperienza.

Le tecniche di Mhùr non erano votate alla battaglia, eppure lui riusciva a utilizzarle per contrastare efficacemente i suoi attacchi, utilizzando solo e unicamente la fantasia e la creatività. Poteva davvero scontrarsi con un avversario così potente? Certo, riguardo alle abilità pratiche il ladro aveva dalla sua la velocità e la potenza, ma il mago aveva qualcosa di superiore: la propria mente. Quello, da normale scontro in un torneo, si era tramutato in una battaglia tra Esperienza e Intelligenza. Quale delle due avrebbe trionfato? Chi tra loro sarebbe riuscito a prevalere sull’altro?

Non vedeva l’ora di scoprirlo e, per farlo, doveva semplicemente combattere. Combattere con tutto sé stesso.




SPOILER (click to view)

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[ReC:250] ◘ [AeV:350] ◘ [PeRf:100] ◘ [PeRm:175] ◘ [CaeM:300]

Condizioni Fisiche: Sbucciature alle ginocchia.
Condizioni Psicologiche: Vuole combattere e testare Mhùr, spingerlo a utilizzare ogni sua tecnica.
Energia: 55%

Abilità Passive:
[La Libertà Di Un Peccatore]
[Passiva - Abilità Personale - Capacità di volare a qualunque altezza semplicemente volendolo. La velocità in aria sarà la stessa di quella a terra.]
[L’Agilità Di Un Peccatore]
[Passiva - Primo Livello del Dominio - Capacità di compiere balzi straordinari, scatti rapidissimi e movimenti inumani. Il peso è ridotto del 30%.]
[La Leggerezza Di Un Peccatore]
[Passiva - Secondo Livello del Dominio - Capacità di portare con se armi di qualunque dimensione con totale incuria e di maneggiarle facilmente e con estrema rapidità d'esecuzione. Le armi manterranno la loro leggerezza solo nelle mani del caster.]
[Le Risorse Di Un Tiratore]
[Passiva - Abilità Razziale Elfica - Permesso di utilizzare il proprio compagno animale in battaglia.]

Abilità Attive:
[L’Immagine Di Un Tiratore]
[Consumo: Medio – Pergamena Energia Gialla – Il caster si teletrasporta, lasciando dietro di se un’immagine residua del proprio corpo. Il teletrasporto è istantaneo, ma si dovrà riapparire in un’area compresa tra i 5 e i 10 metri dal punto di partenza e non si potrà riapparire accanto o vicino all’avversario. Non è necessario toccare il suolo per effettuare la tecnica. Se usata per difendersi, è da considerare una Difesa Assoluta.]
[La Potenza Di Un Tiratore]
[Consumo: Variabile - Abilità Personale – Con un consumo Variabile il caster è in grado di potenziare il colpo successivo della propria arma. In questo caso il proiettile, si tingerà di un bagliore rosso e al primo contatto con una superficie scatenerà una piccola esplosione che causerà danni pari al consumo. Il caster non sarà danneggiato da questa tecnica, che potrà essere tuttavia utilizzata solo con il fucile Cerberus.]

Armi:
[Cerberus - Mano Destra]
[Arma Da Fuoco - Pistola con tre lunghe bocche da fuoco. Nonostante spari da tre bocche diverse contemporaneamente, i tre colpi si uniscono immediatamente formando un proiettile standard di medio calibro. E’ un’arma semiautomatica e ha la potenza di un fucile. - Proiettili: 4]
[Quicksilver - Riposta]
[Arma Da Fuoco - Pistola calibro 9mm. Molto maneggevole, non ha molta potenza di fuoco. E’ una pistola scarrellante, ma la porto in giro con il colpo già in canna e la sicura attivata, riducendo quindi i tempi di preparazione. - Proiettili: 2]
[Demon Skin - Indossate]
[Protezione - Proteggono i piedi e il braccio sinistro. Le protezioni, a causa della loro leggerezza e della loro dimensione, non ostacolano in alcun modo i movimenti. Quella presente sul braccio sinistro ricopre completamente anche la mano, facendola sembrare quella di un demone. Sono tutte dorate.]

Oggetti:
[Fiale di Profumo - Riposte]
[Profumo x 5 - Fiala di profumo che, se applicata ad avversari privi di odore, li rende rintracciabili tramite pergamene di potenziamento dell’olfatto.]

Riassunto e Note:
La tua tecnica impressiona molto Vince, che la schiva con Immagine Residua. Poi, dopo essersi teletrasportato alla tua sinistra, ti spara sei colpi con il Cerberus, il mio piccolo grande fucile, di cui uno potenziato ad ALTO (Quindi diventa Medio per la differenza di PeRm) che, come ho detto, esploderà al contatto con la prima superficie.
Il resto è una riflessione un po' del mio pg e un po' mia: lottando contro di te ho capito quanto sia speciale Mhùr e devo confessarti che il maghetto mi piace sempre di più ^^
A te la penna :v:

P.S.
Quelli tra gli asterischi sono i pensieri di Vince, quindi il tuo pg non li sente XD

 
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Loth`
view post Posted on 24/2/2010, 19:08




Era rimasto immobile a guardare l'avversario.
Lo fissava con gli occhi d'un placido azzurro, guizzanti d'eccitazione nell'attesa che quella trottola atmosferica si schiantasse sul suo corpo mentre la quiete riprendeva pian piano possesso della stanza, recludendo le nuvole borbottanti di lampi ai margini della clinica, lasciando solo la pavimentazione lavata dalla pioggerella appena passata.
Ormai solo pochi centimetri separavano il muro, Vincent e il tornado, ed attese immobile con ansia poiché nel volgere di pochi respiri vi sarebbe stato uno schiaffo...
Uno schiocco distante fuori dal suo cono visivo però rubò la sua concentrazione e così gli altri cinque che lo seguirono riempiendo completamente la stanza, ormai muta e atona dopo la tempesta.
Non era il suono di uno schiaffo, non quello.
Vide tre lampi con la coda dell'occhio e non d'istinto gli venne di spostarsi voltandosi verso la direzione in cui venivano gli spari.
Sussultò, una, due, tre volte inarcando la schiena in avanti mentre levava in alto la testa, lo sguardo sgranato dal dolore dove le pupille scure sembravano scomparire e diventare nulla rispetto al bianco candore opalescente delle orbite.
Sentì il ferroso umore del sangue risalirgli la gola ancor prima di capire bene cosa fosse successo.
Cominciò a sudare, tanto, quando vide chiaramente uno schizzo di sangue fuoriuscirgli dal braccio forato da un altro proiettile che continuò a volare assieme ad altre due pallottole evitate - a culo - verso la porcellana delle mattonelle.
Cadde a terra, gli cedette il braccio ferito e con un rovinoso colpo si ritrovo ad ansimare sdraiato sul pavimento mentre delle ali scarlatte si disegnavano come tentacoli rossi sulle righe del lastricato bianco, delineando un macabro scarabocchio che cresceva come una macchia d'olio.
Nell'istante in cui senti il primo proiettile forargli la carne una strana scossa percorse il corpo del Meteomante, non era nulla di magico o di atmosferico quanto una vera e propria esplosione psicofisica che dalla ferita alla mente attivò completamente il sistema nervoso del ragazzo, una sensazione paradossale che non aveva mai provato fino ad allora.
Ancor prima che sentisse il sapore del sangue nella gola tutto divenne bianco nella sua testa e, come un film che procede al contrario, rivide in un istante se stesso e la sua vita passata.
Una lacrima gli rigò la guancia ancor prima che il dolore lo facesse scoppiare a piangere poiché per una volta Mhùr aveva provato nostalgia del suo passato ed in quel nefasto momento lo aveva ammirato in tutta la sua pura bellezza, contemplando i suoi ricordi come un rapido libro di fotografie schiarite dal tempo.
Una mano invisibile gli trapanò la bocca e sembrò tirargli con forza lo stomaco su per la gola; tossì, quasi strozzando, per poi vomitare schizzi di sangue che si riflettevano come l'ombra del terrore sugli occhi esterrefatti di Mhùr.
Divenne pallido nel giro di pochi secondi mentre delle plumbee aureole gli cominciarono a circondare ed infossare gli occhi arrossati che lacrimavano dal dolore.
Il suo respiro accelerato sembrava riecheggiare in tutta la stanza e dopo il ritorno dei colpi di pistola solo il suo disperato boccheggiare rimase a ricordare l'eco di quei schiocchi.
Non ebbe modo di capire bene cosa fosse successo; non lo capiva ancora adesso che a terra lacrimava e vomitava sangue mentre alle sue spalle i tre fori di proiettile gli avevano perforato la veste, maciullato carne e muscoli facendo zampillare il sangue in un'incessante fonte.
Allungava le mani a terra disperatamente cercando un appiglio, una fune di salvezza, la mano misericordiosa di un angelo che lo tirasse fuori da quell'inferno di sofferenze.
Sgranò gli occhi mentre un altro rigurgito di sangue e saliva gli giunse a bagnare le labbra.
Vomitò.
Boccheggiò come un pesce tirato fuori dall'acqua mentre si stringeva su se stesso in preda a spasmi di dolore che non aveva mai osato immaginare.
Gli cedette la palpebra.
Sgranò gli occhi deglutendo sangue e saliva mentre il mondo intorno a lui cominciava a girare e la penombra diventava una danza frenetica di lucciole bianche.
Perchè? Perchè doveva provare tutto ciò?
Non pensava, non si domandava troppe cose in quel momento poiché tutto era concentrato sul dolore e sulle ferite alla schiena che non vedeva, ma che eppure sentiva come marchi di fuoco roventi.
Davanti una copiosa chiazza di sangue cominciava ad inzuppare i suoi vestiti, un proiettile doveva aver trapassato il suo corpo.
Strinse i denti trattenendo uno spasmo per poi urlare alla tenebra tutto l'odio e la pena che stava passando in quel momento. Si portò le mani al viso stringendosi coi palmi il volto in preda alla disperazione, sporcandosi la faccia del suo stesso sangue.

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Un lampo squarciò il cielo, di nuovo, e mentre Mhùr gridava pietà per quelle sofferenze un altro venne in suo soccorso, e poi un altro e un altro ancora.
Il vento, rapido e sibilante, si gonfiò con la forza accumulatasi durante una corsa sull'oceano per poi infrangersi sulle scogliere, portando con se i nuvoloni borbottanti.
Non controllava i suoi poteri, non ora, gridava e urlava soltanto mentre ad ogni suo grido una nuvola si elettrizzava di fulmini violetti che non osavano tuttavia scendere a terra.
Un rapido fruscio annunciò l'arrivo della pioggia; gocce fredde e pungenti che ripulirono il sangue versato a terra lavando il corpo del meteomante zuppo del suo stesso liquido.
Pativa, lo volevano far soffrire.
Aveva accettato le regole di quella azzuffata nel momento in cui aveva richiamato la prima goccia di pioggia, ora scontava le conseguenza di essere stato troppo spavaldo ed imprudente. Si era gonfiato come un pallone, aveva fatto il gradasso ed eccolo ora sgonfio a terra, bucato.
Cazzo, sua madre glielo diceva sempre da piccolo e come lei anche il suo tutore lo rimproverava spesso per il suo essere oltremodo imprudente ed insensato.
Sputò sangue, ancora, inarcando un abbozzo di sorriso nel ripensare a tutta quello che stava vivendo, mascherandolo subito con una smorfia sofferta.
Aveva accettato il gioco, doveva almeno finirlo; la vittoria non contava affatto....
Abbassò appena la mano in quel frangente di tempo e mentre le nubi torrenziali sciacquavano di nuovo il campo di battaglia, una folata di vento risalì in cielo per poi dirigersi con la forza di un bisonte dall'alto sul polso del suo avversario.
Gli avrebbe spaccato il polso, o se glielo avrebbe spaccato.




Mhùr Myriddin Rùairidh || Il Meteomante

{ ReC 225 } . { AeV 200 } . { PeRf 150 } . { PeRm 400 } . { CaeM 200 }

Energie: 50%
Ferite: Indice sx ustionato
Braccio sx forato da un proiettile
3 ferite d'arma da fuoco sull'addome, fori sulla schiena proiettili interni, credo.

TECNICHE

Attive::
Controllo Atmosferico, Dominio del Vento


Consumi: Medio x1 Basso x1
Passive:
Razziale Umani

Note: Scusa per il post, dire penoso è poco ma non mi sono mai riusciti i combattimenti vabbè XD
mi becco 4 dei tuoi proiettili, 3 al corpo di cui uno potenziato ed uno al braccio sx. in tutta risposta altro temporale altra corsa e poi come attacco la folata di vento concentrata sul polso con cui impugni l'arma. Conta che è un medio di vento sul polso dall'alto verso il basso. La Tempesta che arriva è puramente scenica.


Edited by Loth` - 24/2/2010, 22:45
 
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†Duel†
view post Posted on 25/2/2010, 10:50





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Vincent realizzò di aver esagerato solo nel momento in cui vide il suo avversario che si reggeva a stento sulle sue braccia dopo aver vomitato sangue. Cosa aveva fatto? Aveva preteso decisamente troppo da quel fanciullo, lo aveva sopravvalutato e alla fine, come sempre, erano state altre persone a pagare le conseguenze dei suoi errori. Perché si era lasciato trascinare da quell’assurda competizione? Per quale motivo aveva ferito quella persona? L’unica motivazione che affiorava nella sua mente era vile e cercò di ignorarla, ma non poté: sapeva perfettamente di essere stato guidato dal semplice divertimento personale.

Un passatempo: ecco cosa gli era sembrato. L’abiezione? Un normale torneo con sani e tranquilli combattimenti… Per cosa? Per aumentare le proprie abilità e per intrattenimento proprio e del giudice, che osservava la scena impassibile dalla sua stanzetta privata, comodamente seduto su un sofà rosso. Improvvisamente l’illusione era stata spezzata, l’incanto era ormai svelato e il ladro non aveva più ragione di combattere. Diversamente invece la pensava il mago.

Questo infatti, mosso dal dolore, dalla paura, dalla disperazione e da qualunque altro sentimento che quattro pallottole nel proprio corpo potevano generare, iniziò a scatenare una vera e propria tempesta. Rispetto a quella di poco prima, tuttavia, la gentilezza della pioggia era diventata violenza, le nuvole sembravano più dense e oscure, i lampi erano sincronizzati con le sofferenze, le urla e i pianti di Mhùr. Quel violento fenomeno atmosferico simboleggiava a Vincent tutti i sentimenti del giovane, tutta la rabbia che questo provava a causa sua.


* Devo calmarlo… Ormai non ha più senso combattere… *


Mentre pensava al da farsi, il meteomante, ancora spaventato, aveva provato a fermarlo togliendogli ciò che lo rendeva forte: le armi da fuoco. Infatti aveva scagliato un getto d’aria concentrato sul polso destro del ladro, cercando di romperlo. Valentine, sorpreso dall’attacco improvviso, non riuscì nemmeno a difendersi. Giudicando dalla direzione del colpo, il suo obbiettivo era rompere l’osso in modo da impedirgli l’utilizzo delle su armi, ma a causa della scarsa potenza dell’attacco la strategia fallì: forse deconcentrato dal dolore o distratto dalla rabbia, il ragazzo non aveva dosato bene le forze e l’attacco aveva causato solo lievi danni.

Solo dopo questo assalto il ladro capì che prima di calmarlo doveva difendere se stesso: in poco tempo trovò una nuova strategia. Alzando il polso dolorante mirò al lampadario, unica fonte di luce della stanza, con il suo fucile: con il buio sarebbe diventato invisibile, quindi non attaccabile dal mago. Quando provò a prendere la mira, tuttavia, si accorse di quanto la folata d’aria di prima avesse avuto effetto: per il colpo appena subito la mano del ladro tremava ed era impossibile colpire con precisione il bersaglio. Alla fine gli sarebbe risultato davvero impossibile utilizzare le armi da fuoco.


* Uff… Devo utilizzare l’altro metodo… *


Vincent ripose il Cerberus e si concentrò, accumulando molta energia in tutto il suo corpo. Stava per utilizzare una tecnica che non gli piaceva molto ma che in quel momento era necessaria. Seppur di incredibile potenza, infatti, questa sua abilità gli ricordava i dolori passati e gli esperimenti effettuati sul suo corpo: era la sua maledizione. Si sollevò in aria e venne circondato da una sfera viola: invisibile all’avversario, in lui avvennero molti cambiamenti. I capelli corvini divennero bianchi come neve; i suoi occhi rossi divennero come quelli di un lupo; la faccia cambiò connotati, assumendo forme bestiali; il suo corpo si modificò, aumentando di dimensioni e modellando le superfici esterne, che assunsero forme più spigolose; le sue mani gentili sparirono, diventando gli artigli di una bestia.

Al termine di questi cambiamenti, della durata complessiva di un paio di secondi, il globo che lo circondava svanì, rivelando il suo nuovo aspetto. Agli occhi del giovane sarebbe sicuramente apparso come un essere bestiale, metà uomo e metà lupo, e il ladro poteva immaginare quali sensazioni avrebbe causato la sua nuova forma nella mente di Mhùr: paura, disgusto, rabbia. Era diventato, così come molte altre volte in passato, Galian Beast.

Sentiva i muscoli rinvigoriti, molto più forti rispetto alla sua forma umana, sentiva la potenza fluire in ogni parte del suo corpo: era pronto all’azione. Spiccò un salto di enorme elevazione, con cui raggiunse facilmente il lampadario appeso al centro della stanza: bastò un unico strattone, per staccarlo e farlo precipitare a terra. La stanza era finalmente buia, illuminata solo occasionalmente da qualche lampo generato dai nuvoloni creati dall’avversario. Come trovare allora il mago, in quella profonda oscurità?

Vincent aveva pensato anche a questo, prima di trasformarsi. La sua nuova forma, dalla natura ferina, purtroppo non potenziava il suo olfatto o il suo udito, ma utilizzando parte delle sue energie residue poteva sopperire anche a questa mancanza. Infatti, dopo l’attivazione istantanea della sua tecnica, i sensi della bestia diventarono incredibilmente acuti: olfatto, tatto, vista e udito erano ora degni di qualunque animale. Sentiva ora ogni singolo spostamento delle correnti sulla propria pelle, ogni rumore e borbottio delle nuvole, poteva sentire l’aroma della pioggia, che scendeva copiosa bagnando il campo. Per un momento aveva temuto che proprio per le gocce d’acqua che scendevano sul campo non sarebbe stato più in grado di sentire l’odore del suo avversario, ma queste paure si rivelarono infondate: a causa della vicinanza infatti era perfettamente in grado di trovare il ragazzo.

Lo sentiva ansimare dolorante, ne poteva sentire il profumo del tutto particolare: era alla sua destra, a pochi metri da lui. Sentiva il suo sangue uscire dalle ferite, lavato dalla pioggia: doveva agire il più presto possibile o sarebbe stato troppo tardi. Il più velocemente possibile corse verso il suo nemico sofferente e, giunto accanto a lui, si fermò, per dimostrare di non avere cattive intenzioni. Non fece nulla per qualche secondo, in modo da farlo calmare un po’, poi si chinò e provò a cingergli le spalle con il suo braccio. Se accettare questo gesto dipendeva solo da Mhùr: Valentine aveva infatti avvicinato la mano in modo delicato e, anche se ferito, il mago avrebbe potuto facilmente respingere gli artigli della bestia. Indipendentemente dalla reazione del suo avversario, il ladro disse:


« Questa follia è andata avanti sin troppo a lungo… Ho decisamente esagerato e, anche se ti risulterà oltremodo difficile, ti chiedo di perdonarmi. Ma ti avviso che non ho più intenzione di combattere, quindi ti chiedo di fermarci qua, di non fare altro. A te la scelta: puoi anche decidere di continuare ad attaccarmi. Tuttavia io mi limiterò a difendermi e non ti arrecherò più alcun male. »


Le parole forse sarebbero suonate minacciose, pronunciate dalla versione bestiale di Vincent, ma cercò di infondere nel suo discorso tutta la gentilezza e il suo desiderio di pace. Forse il meteomante avrebbe rifiutato la sua proposta e, approfittando di quel momento, lo avrebbe attaccato, ma il ladro sarebbe rimasto fedele alle sue parole: non avrebbe più combattuto in quell’arena, non avrebbe terminato quello scontro infierendo sul suo nemico.


« Allora, cosa ne pensi? »




SPOILER (click to view)

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[ReC:250] ◘ [AeV:450] ◘ [PeRf:300] ◘ [PeRm:175] ◘ [CaeM:200]

Condizioni Fisiche: Sbucciature alle ginocchia; Lievi danni al polso.
Condizioni Psicologiche: Vuole finirla qui, per non arrecare più alcuna sofferenza a Mhùr.
Energia: 30%

Abilità Passive:
[La Libertà Di Un Peccatore]
[Passiva - Abilità Personale - Capacità di volare a qualunque altezza semplicemente volendolo. La velocità in aria sarà la stessa di quella a terra.]
[L’Agilità Di Un Peccatore]
[Passiva - Primo Livello del Dominio - Capacità di compiere balzi straordinari, scatti rapidissimi e movimenti inumani. Il peso è ridotto del 30%.]
[La Leggerezza Di Un Peccatore]
[Passiva - Secondo Livello del Dominio - Capacità di portare con se armi di qualunque dimensione con totale incuria e di maneggiarle facilmente e con estrema rapidità d'esecuzione. Le armi manterranno la loro leggerezza solo nelle mani del caster.]
[Le Risorse Di Un Tiratore]
[Passiva - Abilità Razziale Elfica - Permesso di utilizzare il proprio compagno animale in battaglia.]

Abilità Attive:
[La Maledizione Di Un Peccatore - Galian Beast]
[IMG] - [Consumo: Alto - Abilità Personale – Con un consumo Alto il caster è in grado di trasformarsi nella Galian Beast. In questa forma la PeRf aumenterà di ben 200 punti e la AeV di 100 punti, mentre la CaeM diminuirà di 100 punti. La trasformazione avverrà in poco tempo, con una durata complessiva di due secondi. Armi e vestiti spariranno parzialmente, ritornando tuttavia al suo termine. In questa forma è impossibile impugnare qualsiasi arma, avendo la possibilità di combattere solo con gli artigli che questa dona. La trasformazione ha una durata di tre turni, compreso il turno di attivazione, ma può essere invertita in anticipo con un consumo pari a Basso e l'utilizzo di uno slot tecnica.]
[Le Percezioni Di Un Tiratore]
[Consumo: Basso - Pergamena Iniziale - Aumenta la sensibilità del caster e affina i suoi sensi per due turni, compreso quello di attivazione. Rende il caster più vulnerabile ad attacchi psicologici ma lo rende capace di rintracciare nemici invisibili, accorgersi di tecniche inevitabili e scoprire illusioni di livello basso o inferiore.]

Armi:
[Cerberus - Riposto]
[Arma Da Fuoco - Pistola con tre lunghe bocche da fuoco. Nonostante spari da tre bocche diverse contemporaneamente, i tre colpi si uniscono immediatamente formando un proiettile standard di medio calibro. E’ un’arma semiautomatica e ha la potenza di un fucile. - Proiettili: 4]
[Quicksilver - Riposta]
[Arma Da Fuoco - Pistola calibro 9mm. Molto maneggevole, non ha molta potenza di fuoco. E’ una pistola scarrellante, ma la porto in giro con il colpo già in canna e la sicura attivata, riducendo quindi i tempi di preparazione. - Proiettili: 2]
[Demon Skin - Indossate]
[Protezione - Proteggono i piedi e il braccio sinistro. Le protezioni, a causa della loro leggerezza e della loro dimensione, non ostacolano in alcun modo i movimenti. Quella presente sul braccio sinistro ricopre completamente anche la mano, facendola sembrare quella di un demone. Sono tutte dorate.]

Oggetti:
[Fiale di Profumo - Riposte]
[Profumo x 5 - Fiala di profumo che, se applicata ad avversari privi di odore, li rende rintracciabili tramite pergamene di potenziamento dell’olfatto.]

Riassunto e Note:
E' un post complicato quindi cercherò di essere il più dettagliato possibile nel riassunto XD
- Vincent ci rimane male per ciò che ti ha fatto.
- Prendo in pieno la tua folata di vento. A livello basso non causerebbe alcun danno ma, come hai detto te, a causa della differenza di PeRm sale a livello medio, quindi ho pensato di farle causare danni lievi-standard. In poche parole è come se prendessi un pugno sul polso: non fa molto male ma rende impossibile la mira. Quindi Vince ripone il suo fucile.
- Trasformazione in Galian Beast, che avviene in circa due secondi. Subito dopo effettuo un salto molto alto (è come se utilizzassi la passiva di volo, solo che anziché far volare Vince lo faccio saltare più in alto. Ho preferito fargli fare un salto al posto del volo poiché non ce la vedo molto la Galian a volare XD Vedilo come un semplice salto potenziato dalla passiva del volo e da quella del dominio ^^) e stacco il lampadario con uno strattone.
- Atterro e utilizzo la tecnica per potenziare i miei sensi, in modo da trovare Mhùr anche al buio.
- Mi avvicino e provo a cingerti le spalle con il braccio sinistro, in modo fraterno. Puoi naturalmente respingere il braccio, cosa che ho specificato per non essere autoconclusivo XD Se scegli di reagire ricorda di controllare le mie nuove statistiche: la PeRf è ora doppia rispetto alla tua, mentre l'AeV è doppia rispetto ai tuoi ReC e più che doppia rispetto alla tua AeV :wow:
- Ti parlo, indipendentemente dal fatto che tu abbia accettato l'abbraccio o no, cercando di calmarti. Ti avviso che la voce avrà caratteristiche un po' bestiali, considerala come una voce roca, profonda e dall'accento un po' strano XD

Detto questo credo di non aver dimenticato nulla ^^ Per qualsiasi cosa bando o MP.

 
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Loth`
view post Posted on 26/2/2010, 21:55




Partecipò al torneo con la consapevolezza che sarebbe finita male, con l'occhio rivolto al futuro dove lui, sdraiato nel letto d'un infermeria, avrebbe sorseggiato un brodino sciapo di verdure bollite, insieme ad una mela cotta e ad un bicchiere d'acqua fresca. Poteva rinunciare, rifiutarsi di combattere per fare un dispetto ad Ecatherine come un bambino dell'asilo che deve fare le bizze per portare avanti se stesso, ed invece no, si era gonfiato, aveva fatto vedere un Mhùr screziato d'alizarina sotto la luce della battaglia, finendo con lo sporcarsi le mani del suo stesso sangue...
Lo sapeva, non era un combattente lui, ne tanto meno un gladiatore che s'improvvisa tale per soldi e vanagloria; no, era un semplice stregone, uno di quei fattucchieri come tanti altri ce ne erano che potevano fare del male, molto male, ma che gracili come le foglie che a stento si trattengono agli alberi in autunno si spezzano con molta facilità.
Una fitta allo stomaco gli fece stringere lo sguardo ed i denti per trattenere un grido strozzato, una lacrima gli rigò la guancia portandosi via una striscia di sangue sul volto.
Era a terra, piegato come un feto nel grembo materno, imbrattato di pioggia sfumata cremisi in un amorfo ammasso di carne sfinita dalla battaglia. Lui, Mhùr delle nuvole, legato a terra dai pesanti catenacci della sofferenza, ferracci roventi che trapanavano il suo corpo e non gli permettevano di volare.
Non trattenne una lacrima, non ora, ma la lasciò gonfiarsi e poi scendere rapida verso la bocca, infossandosi tra le labbra portando con se il sapore salmastro misto a quello acuto e pungente del sangue raggrumato sul viso.
I suoi lamenti erano soffocati ora dal cielo che tuonava, dal picchiettare furente della pioggia sul pavimento sporco del suo sangue che cercava invano di cancellare, anche se ad ogni macchia che scivolava via ne fiorivano due nuove, tingendo di vivido rosso le mattonelle chiare.
Più passavano gli attimi, più sentiva il dolore scemare e allontanarsi dal suo corpo; dapprima sentiva le ferite sulla schiena all'altezza dell'addome pulsare come se qualcuno vi stesse girando dentro un attizzatoio per il fuoco, adesso sentiva a malapena il sangue che scivolava sulla sua pelle portandosi via con se la vitalità di quel simulacro di carne ed emozioni che non reagiva più all'istinto primario della sopravvivenza: aveva combattuto, ed aveva perso.
Socchiuse gli occhi stringendo con le palpebre il suo corpo in una dolce e remota alcova buia, voleva dormire e sognare, magari sperando che tutto quello altro non era stato che un incubo.
Sentiva gli elementi del temporale acquietarsi e con loro la pioggia smise di battere forte riducendosi ad una dolce e tranquilla nenia lontana.
Voleva dormire, poteva dormire.
Una dolce e lenta ninna nanna per i suoi sensi stanchi come una dolce sentenza che fa tremare le corde dell’anima di coloro in grado di ascoltare la sinfonia di quell'orchestra celeste, ecco in cosa era di nuovo mutato il clima; le lacrime delle nuvole che s'infrangevano nelle mattonelle cos'avevano da invidiare alle frivolezze d'uno xilofono? E voi, tuoni, siete tamburi e tromboni di questo concerto, mentre il vento, silente, scuote vesti e capelli dei presenti come un onorevole direttore di musica.
Il corpo di Mhùr trema appena sotto le raffiche del cielo mosso a tempesta, un profondo abisso d’un oceano senz'acqua, ma colmo di nuvole che come gonfie ballerine fanno le loro ruote nel cielo.
Senza volerlo il ragazzo cominciò a piangere in comunione con la pioggia, il suo corpo stanco che si armonizzava all'elemento mentre veniva accarezzato dai febbrili venti del nord, delicati come carezze di pace che si allontanavano per placarsi dolcemente nella lontananza del suo cuore.
Lacrime e Pioggia che scivolava sul pavimento sporco.
Vento e Lamento a colmare il silenzio di quella stanza.
Lampi illuminano il grigiore delle nuvole, squarci di luce nella volta celeste, come tralci di spine limpide che germogliano dalle fertili masse d'aria verso le fondamenta della terra.
L'acqua che si confondeva con le sue lacrime amare, ancora. Le sue vesti di seta, fradice del suo sangue, s’amalgamano al suo corpo grazie alle pressioni delle brezze del temporale, come un attento scultore che modella con le dita la creta per generare qualcosa di sublime.
Riaprì stanco gli occhi, morente si potrebbe quasi dire, ritrovandosi la bestia innanzi a lui. Non aveva visto il cambiamento di Vincent, ne tanto meno l'assalto al lampadario che aveva portato all'oscurità totale, forse era svenuto o forse stava semplicemente pensando.
Sgranò lo sguardo fissando con disgusto e amarezza la bestia che gli stava di fronte, deglutì, rapido, cercando invano di trascinarsi lontano da quell'abominio.
Serrò la bocca quando sentì il corpo esplodere di dolore ad un accenno di movimento, fissò gli occhi gialli del mannaro, i denti aguzzi che sporgevano dalla sua mascella possente, gli artigli che stringevano il pavimento in una rovinosa accozzaglia di detriti.
Tremava e non dal dolore delle pallottole.

« Questa follia è andata avanti sin troppo a lungo… Ho decisamente esagerato e, anche se ti risulterà oltremodo difficile, ti chiedo di perdonarmi. Ma ti avviso che non ho più intenzione di combattere, quindi ti chiedo di fermarci qua, di non fare altro. A te la scelta: puoi anche decidere di continuare ad attaccarmi. Tuttavia io mi limiterò a difendermi e non ti arrecherò più alcun male. »

Era dunque quel cane bagnato Vincent?
Sentiva la voce del mannaro ruggire e graffiare l'aria scalfendo la sublime bellezza di quella sinfonia atmosferica in cui Mhùr cullava il proprio dolore. Lo vide ergersi sopra di lui, l'avrebbe potuto schiacciare in un qualsiasi momento e strappare la vittoria levando in alto il suo corpo distrutto e grondando di sangue ed invece no, gli vendeva la pace e la solidarietà.
Come doveva prenderla? Era a terra, sporcato del suo stesso sangue, forato dai proiettili di un avversario che alla sua stessa maniera si era voluto mettere in mostra ma che ora troneggiava su di lui, integro.

« Allora, cosa ne pensi? »

Serrò lo sguardo. Il volto, seppur sporco di sangue, era marcato da lineamenti nobili e delicati e fù facile percepire un accenno di distacco in un semplice arricciò delle sopracciglia; le labbra erano ferme e sottili, tinte di delicate pennellate color ciliegia mentre i capelli umidi, biondi come un mazzo di grano maturo, ricadevano fluidi adagiandosi sulla sua veste sporca di chiazze cremisi, accarezzati da una da una leggera brezza sbarazzina che frizzava tra le sue ciocche libere, vibrando con tutto ciò che rimaneva di quel poderoso temporale che ora si spegneva lentamente con il progressivo prosciugarsi delle sue forze.
Era un bel ragazzo Mhùr, aveva un corpo perfetto. Abbassò lo sguardo fissandosi inorridito la grossa chiazza di sangue che campeggiava austera sul suo addome.
Uno scivolo di luci colorate discese dal cielo sopra il corpo del ragazzo. La fine dell'arcobaleno sembrò adagiarsi sulla sua pelle, cullarlo nei suoi colori e poi scindere la materia del suo fisico in semplici rifrazioni caleidoscopiche.
Svanì in esso e riapparve lontano dalla bestia.
Non ce la faceva a parlare, non voleva parlargli, non ora che non avrebbe saputo dosare le parole ed avrebbe finito col proclamarsi un nuovo nemico.
Preferì il silenzio ad inutili discorsi boccheggiati a fatica in quella situazione di merda.
Aveva bisogno di leccarsi le ferite, non voleva la pietà di nessuno, non adesso.



Mhùr Myriddin Rùairidh || Il Meteomante

{ ReC 225 } . { AeV 200 } . { PeRf 150 } . { PeRm 400 } . { CaeM 200 }

Energie: 25%
Ferite: Indice sx ustionato
Braccio sx forato da un proiettile
3 ferite d'arma da fuoco sull'addome, fori sulla schiena proiettili interni, credo.

TECNICHE

Attive::
Controllo Atmosferico, Arcobaleno


Consumi: Medio x2
Passive:
Razziale Umani

Note: semplicemente mi rifiuto di accettare la tua offerta, volendo puoi attaccarmi o fare quello che vuoi, io mi sono comunque portato lontano, alla fine mi sembrava opportuno fare così XD
Con un medio cambio il tempo, lo calmo in effetti, e con un altro medio mi teletrasporto lontano. In ogni caso vada come vada è stato un piacere fare questa giocata, mi è servita per spunto e per riprendere la mano con il combattimento e con la screittura visto che era veramente tanto che non scrivevo a modo. Grazie per la giocata è stato un piacere
 
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†Duel†
view post Posted on 27/2/2010, 13:22





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La proposta del ladro dava per scontata una cosa molto importante: l’orgoglio. Mhùr era realmente disposto a rinunciare al suo? Vincent una domanda del genere non se l’era nemmeno posta: una persona che, come lui, non si cura più di tanto di questo valore finisce per trascurarlo completamente, dimenticandosi perfino della sua esistenza. E aveva fatto male.

Il meteomante infatti, con le sue poche energie rimaste, dopo aver placato la pioggia che si era abbattuta sul campo sino a quel momento, aveva richiamato un piccolo arcobaleno, scintillante nel buio della stanza, che lo aveva trasportato il più lontano possibile da Valentine, tramutato in bestia. Inizialmente questo non capì i motivi del suo gesto: rabbia nei suoi confronti? Paura per la Galian Beast? Disgusto? Non riusciva a capire il motivo che l’aveva spinto a rifiutare una proposta così generosa, la cessazione di ogni ostilità. Solo osservando il viso del mago, contratto non solo dal dolore, ma anche da un sentimento particolare di disprezzo, finalmente capì: non voleva la sua pietà.

Rise tra sé e sé, meravigliandosi della mentalità di certe persone: disposte a soccombere pur di non rinunciare a quel valore. Ma il ladro proprio non riusciva a capirne il motivo. In fondo a cosa serve l’orgoglio quando si è morti? Dopo il trapasso quel sentimento, ritenuto così importante, perde ogni significato. Nell’aldilà non ha importanza un’eventuale morte onorevole: contano solo le azioni, buone o cattive che siano, commesse in vita. Tanto vale rinunciare a questa pretesa, pur di vivere un giorno in più. Finché si vive, infatti, si ha il tempo di rimediare ai propri sbagli, di correggere gli errori commessi. Altrimenti ci si potrebbe pentire per l’eternità. Questa era la politica di Vincent, il valore che lo guidava in ogni situazione: non l’orgoglio ma la redenzione.


* Vediamo di finirla *


Non avrebbe più combattuto in quel luogo, non aveva intenzione di infierire su quel poveretto, ridotto a uno straccio. Dopo pochi attimi di concentrazione, venne nuovamente avvolto da una sfera purpurea: il pelo violaceo venne sostituito da una pallida pelle, candida come la neve; il viso bestiale torno umano, così come il corpo; i vestiti e le armi ritornarono al loro posto. Quando il globo sparì Valentine riapparve con il suo vero aspetto e si posò delicatamente a terra.

Guardò, o meglio annusò, il meteomante all’altro capo della stanza: non si sarebbe avvicinato, rispettando il suo volere. L’avrebbe lasciato solo a pensare, a riflettere su ciò che era appena successo, a immaginare cosa sarebbe successo se al posto del ladro avesse trovato un altro genere di persona. Probabilmente sarebbe stato ferito ulteriormente, cosa che l’avrebbe poi potuto portare alla morte. Invece si era trovato davanti un uomo che gli aveva fatto una proposta generosa e lui aveva deciso di rifiutarla, buttandola al vento. Probabilmente non si rendeva nemmeno conto della fortuna che aveva nell’aver trovato lui come avversario: nelle battaglie normali simili occasioni non ti vengono fornite, ti viene semplicemente imposta una scelta tra l’uccidere e l’essere ucciso. Ma la decisione spettava al mago, quindi non toccava a lui dare una risposta.

Vincent allungò la mano sinistra nel vuoto, alla ricerca di un muro. Trovato un contatto con la fredda superficie si avvicinò a quest’ultima, sedendosi lentamente a terra. Si sentiva stanco per lo scontro appena svolto: certo, non aveva alcuna ferita, ma era stata comunque una battaglia che lo aveva provato psicologicamente. Provò incautamente a muovere il polso destro, sentendo immediatamente una fitta di dolore: non era fratturato, ma il colpo di poco priva lo aveva danneggiato. Nulla di grave, comunque, sarebbe tornato normale in poco tempo.


* E’ fatta, finalmente… *


Si rilassò, poiché Mhùr, dopo la sua ritirata, non gli aveva mosso alcuna offesa. Seduto a terra, sul proprio mantello, il ladro ebbe finalmente il tempo di riposarsi: iniziò a pensare a ciò che era successo. Senza nemmeno rendersene conto era riuscito a terminare la prima fase di quello strano torneo, che era iniziato all’improvviso e altrettanto velocemente era terminato.

Rivolse poi le sue attenzioni allo strano individuo che sino a quel momento, dall’altra parte di un vetro, li aveva osservati mentre combattevano, senza dire o fare niente. Cercò di osservarlo non con la vista, impossibilitata dal buio, ma utilizzando l’olfatto incredibilmente potenziato dalla sua ultima tecnica. Tuttavia non sentiva niente, nessun odore che potesse appartenere al giudice. Forse il vetro rendeva impossibile ogni ricezione, o forse in quell’ambiente v’era una magia che non permetteva tale azione.

Iniziò allora a pensare alla stanza, al luogo in cui si trovavano: annusando le pareti capì finalmente che quello che aveva visto all’inizio dello scontro, seccato sui muri, non era sangue, ma un impasto di terra e fango; sentì l’odore metallico delle sue protezioni dorate, che in quello scontro erano rimaste stranamente integre; provò ad annusare anche la strana creatura che fino a quel momento li aveva osservati senza fare una mossa, finendo quasi per diventare invisibile nonostante la sua enorme statura; percepì infine la puzza del liquido scarlatto, sgorgato dal corpo del mago, e smise di annusare.

Era rimasto colpito non tanto dall’odore ferroso e pungente di quest’ultimo, ma dalla consapevolezza di aver ferito in modo così grave quell’individuo per uno stupido torneo. Non avrebbe rinunciato a partecipare nuovamente all’Abiezione, ma in futuro si sarebbe dovuto contenere. In quell’occasione non si era curato dell’avere di fronte un ragazzo, probabilmente ventenne, e si erano visti i risultati: non aveva pensato ai quarant’anni di differenza e si era scatenato, dopo essersi lasciato incuriosire in modo infantile dalle tecniche particolari che quest’ultimo aveva mostrato.

Chiuse poi gli occhi, sperando che fosse davvero finita lì. Pensò poi nuovamente al loro giudice: come avrebbe reagito alla loro scelta finale di interrompere lo scontro a metà? Si sarebbe arrabbiato, vedendo una battaglia finire in quel modo, oppure avrebbe apprezzato la loro scelta? Beh, in fondo lui aveva mostrato tutte le sue capacità ed era quindi pronto ad essere valutato: la scelta finale spettava solo a lui.




SPOILER (click to view)

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[ReC:250] ◘ [AeV:350] ◘ [PeRf:100] ◘ [PeRm:175] ◘ [CaeM:300]

Condizioni Fisiche: Sbucciature alle ginocchia; Lievi danni al polso.
Condizioni Psicologiche: Stanco; Curioso; Vuole osservare le reazioni del giudice.
Energia: 25%

Abilità Passive:
[La Libertà Di Un Peccatore]
[Passiva - Abilità Personale - Capacità di volare a qualunque altezza semplicemente volendolo. La velocità in aria sarà la stessa di quella a terra.]
[L’Agilità Di Un Peccatore]
[Passiva - Primo Livello del Dominio - Capacità di compiere balzi straordinari, scatti rapidissimi e movimenti inumani. Il peso è ridotto del 30%.]
[La Leggerezza Di Un Peccatore]
[Passiva - Secondo Livello del Dominio - Capacità di portare con se armi di qualunque dimensione con totale incuria e di maneggiarle facilmente e con estrema rapidità d'esecuzione. Le armi manterranno la loro leggerezza solo nelle mani del caster.]
[Le Risorse Di Un Tiratore]
[Passiva - Abilità Razziale Elfica - Permesso di utilizzare il proprio compagno animale in battaglia.]

Abilità Attive:
[La Maledizione Di Un Peccatore - Galian Beast]
[IMG] - [Consumo: Basso (Reversione Della Tecnica) - Abilità Personale – Con un consumo Alto il caster è in grado di trasformarsi nella Galian Beast. In questa forma la PeRf aumenterà di ben 200 punti e la AeV di 100 punti, mentre la CaeM diminuirà di 100 punti. La trasformazione avverrà in poco tempo, con una durata complessiva di due secondi. Armi e vestiti spariranno parzialmente, ritornando tuttavia al suo termine. In questa forma è impossibile impugnare qualsiasi arma, avendo la possibilità di combattere solo con gli artigli che questa dona. La trasformazione ha una durata di tre turni, compreso il turno di attivazione, ma può essere invertita in anticipo con un consumo pari a Basso e l'utilizzo di uno slot tecnica.]
[Le Percezioni Di Un Tiratore]
[Ancora Attiva - Pergamena Iniziale - Aumenta la sensibilità del caster e affina i suoi sensi per due turni, compreso quello di attivazione. Rende il caster più vulnerabile ad attacchi psicologici ma lo rende capace di rintracciare nemici invisibili, accorgersi di tecniche inevitabili e scoprire illusioni di livello basso o inferiore.]

Armi:
[Cerberus - Riposto]
[Arma Da Fuoco - Pistola con tre lunghe bocche da fuoco. Nonostante spari da tre bocche diverse contemporaneamente, i tre colpi si uniscono immediatamente formando un proiettile standard di medio calibro. E’ un’arma semiautomatica e ha la potenza di un fucile. - Proiettili: 4]
[Quicksilver - Riposta]
[Arma Da Fuoco - Pistola calibro 9mm. Molto maneggevole, non ha molta potenza di fuoco. E’ una pistola scarrellante, ma la porto in giro con il colpo già in canna e la sicura attivata, riducendo quindi i tempi di preparazione. - Proiettili: 2]
[Demon Skin - Indossate]
[Protezione - Proteggono i piedi e il braccio sinistro. Le protezioni, a causa della loro leggerezza e della loro dimensione, non ostacolano in alcun modo i movimenti. Quella presente sul braccio sinistro ricopre completamente anche la mano, facendola sembrare quella di un demone. Sono tutte dorate.]

Oggetti:
[Fiale di Profumo - Riposte]
[Profumo x 5 - Fiala di profumo che, se applicata ad avversari privi di odore, li rende rintracciabili tramite pergamene di potenziamento dell’olfatto.]

Riassunto e Note:
Ecco quaaaa l'ultimo poooost XD
Mi limito a sedermi e a pensare. Semplice, no? :v:
Comunque finisca, mi congratulo con Loth: adoro il tuo stile e il tuo pg, come ormai avrai capito, ed è stato un vero piacere scontrarmi con te ^^

 
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view post Posted on 27/2/2010, 16:11
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CITAZIONE
Azione da QM.

« Che noia. »

La voce del sovrano si stampò noiosamente contro le pareti della cella, come se vi avessero lanciato contro un frutto troppo maturo.

« Se avessi voluto assistere a una sottospecie di Soap Opera non avrei organizzato un torneo, no? »

Sembrava veramente infastidito, nonché indeciso. Come valutare quale dei due sarebbe stato il migliore? Di certo non desiderava che il suo Kodoku divenisse un sorta di hippie-infila-fiori-nei-cannoni-e-porgi-l'altra-guancia.
Se volevano continuare e proseguire all'interno del torneo avrebbero dovuto cambiare regime, senza dubbio.

« ...Ma se proprio dovessi scegliere un vincitore, direi che sei tu il migliore, Turco. »


Mhùr Meteorologo

» Scrittura: Ahia. I concetti ci sono, lo stile pure. Sei molto fluido e invogli a leggere - e soprattutto sei incredibilmente interpretativo. Lo stupore di Mhùr è palpabile nel riuscire a colpire l'avversario, nel ritrovarsi in una situazione simile; come lo è anche la sua eccitazione nel primo post quando parla delle proprie tattiche belligeranti ad Ecatherine. Perché "ahia", dunque? Perché il voto è così basso? Evidentemente, se non è né per lo stile né per l'interpretazione, è per i troppi, troppi, troppi errori grammaticali. Punti interrogativi mancati, ripetizioni, costruzione fallace dei periodi e errori sintattici non si contano: non so se perché hai perso l'abitudine o perché non seguiti a rileggere e rileggere i tuoi post dopo averli scritti. Fossero stati solo un paio avrei potuto chiudere un occhio, ma basta rileggere una tua qualsiasi risposta per trovarne in grande numero. Ed è un peccato! Perché lo stile è buono e il personaggio pure: sono certo che devi solamente "riprendere la mano". Più che rimproverare te, mi sento di rimproverare coloro i quali, nel topic di scommesse, hanno detto "Ho letto un po' e punto su Mhùr." che si è rivelato "Ho letto un po' questo topic e visto che tutti puntano su Mhùr, lo faccio anche io." X'D
» Voto: 7.0

» Strategia: Poco efficace. Avresti potuto fare di meglio, considerando che tenevi in serbo un'evocazione potentissima proprio per un'occasione come questa. In realtà il problema è che esaminando post per post il duello, l'unico momento in cui Mhùr sembra veramente convinto strategicamente ad infliggere danni a Vincent è quello in cui evoca il tifone: altrimenti si limita a cercare di farlo cadere in terra o disarmarlo con piccole raffiche di vento, o a teletrasportarsi via senza contrattaccare. Scelte dall'assoluto valore interpretativo ma - ovviamente - fallaci sotto un punto di vista prettamente strategico. E' stato difficile valutare questo campo per entrambi, soprattutto considerando che al termine del duello avete terminato di combattere: di certo, però, posso dire che sei stato troppo poco incisivo.
» Voto: 5.0

» Sportività: Buona. Gestisci bene i danni, non fai errori e segui il regolamento. Senza dubbio il campo in cui sei il migliore: non ho molto da aggiungere. Non ho veramente nulla da recriminare/dire/far notare. Naturalmente il voto non è ottimo poiché non si hanno avute occasioni migliori per dimostrare la sportività dell'utente che, tuttavia, sono convinto sarebbe stata eccellente anche in casi "difficili".
» Voto: 7.5


Vincent Valentine Turco

» Scrittura: In crescendo. Premettendo che il voto è più alto di quello del tuo avversario prevalentemente per l'assoluta mancanza di errori grammaticali nei tuoi post, devo ammettere che nonostante tu abbia iniziato in maniera abbastanza "possa" sei riuscito a distinguerti subito, in seguito, migliorando velocemente e - probabilmente - venendo spronato dal tuo stesso avversario. Anche tu fai delle scelte interpretative sapienti e in linea con il personaggio che ti alzano il voto, e l'unico motivo per cui non raggiungi "l'ottimo" è la spiacevole sensazione di "Rodaggio" che danno i tuoi testi. Non hai uno stile che ti contraddistingua e i virtuosismi narrativi sono praticamente assenti. Niente citazioni, niente immagini, niente giochi di parole, niente dialoghi accattivanti etc. etc. ti limiti a narrare apaticamente tutto ciò che succede senza riuscire a brillare del tutto (anche se sono certo che sia anche una questione di ispirazione ed esperienza)
» Voto: 7.5

» Strategia: Anche qui: è difficile dare un voto alla strategia quando entrambi i duellanti a un certo punto decidono che non è più il caso di combattere. Scelta interpretativa magistrale, ma fallace strategicamente parlando. Tuttavia, a differenza del tuo avversario tu sei riuscito a difenderti con efficacia dal suo attacco più infido (prendendo invece in pieno le due folate molto meno pericolose, però) e soprattutto a infliggergli pesanti danni. Per non parlare poi della supremazia che hai dimostrato - seppur pacificamente - mutandoti nella Galian Beast e dimostrando a Mhùr che il coltello lo tenevi tu dalla parte del manico. Sicuramente superiore al tuo avversario quindi anche se, per ovvie ragioni, non eccellente.
» Voto: 6.5

» Sportività: Anche per te buona. Come detto su Mhùr, gestisci bene i danni e sai giostrarti sapientemente le regole del forum (soprattutto sottostai alla regola del "doppio" di PeRm.) Non ho molto da aggiungere se non una piccola nota negativa che però non è abbastanza per intaccare il tuo voto: I graffi da caduta. Come detto a Xain nel suo primo duello, questi sono mezzucci che sembrano urlare ai giudici "Guardate, mi faccio ferire! Guardate come sono bravo!" il che non è un comportamento molto sportivo nei confronti del tuo avversario. In questo caso sei stato giustificato dalla doppia PeRm di Mhùr rispetto alla tua, ma in futuro stacci più attento e non farti accecare dalla tentazione. XD
» Voto: 7.5


Media Loth`: 6.5
Media †Duel†: 7.16

Vincitore: †Duel†


CITAZIONE
Nessuno di voi due è privo di sensi. Vincent Valentine vince lo scontro in sede di giudizio: 500G a lui e 150G a Mhùr. 500G anche a me.
Siete entrambi liberi di fare un post conclusivo: in tal caso potrete reagire come preferite alle parole del Re dopo le quali, tuttavia, sentirete un profondo fiume di energia (basso e corrotto) pervadere il vostro corpo e perderete i sensi.



Edited by Ray~ - 27/2/2010, 16:45
 
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