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| « Non che ci voglia poi molto per quello... »
La mano del signore s’elevò elegante, lasciando che il cappello scivolasse appena sopra una delle due perle blu, macchiando il suo viso d’un ombra nera dove i confini delle labbra gli parvero sfumare via. Eppure queste si dischiusero ancora, lasciando crudelmente che Sennar naufragasse nella loro ambiguità. I suoi occhi si contornarono d’un crescente scetticismo come se, dinanzi a lui, un’arpia giocasse con lui sotto false sembianze; gli zigomi s’innalzarono sino agli occhi e s’incresparono come quelli d’un mare turbato, mentre sulle iridi cerulee si calava un sipario oscuro che li privava di quella luce di curiosità.
« ...per sfuggire all’Inferno basta sopravvivergli. »
Annuì, mentre immobile seguiva con lo sguardo i piedi del figuro che si muovevano intorno a lui.
« Quel che mi domando io, invece, è se le vostre ferite si sono ristabilite al punto da permettervi di tentare ancora la scalata all’Olimpo. -per ergervi sugli sconfitti, per gli onori e per la gloria- »
« Quel che chiedo a voi, Signor Sennar, è: oserete una volta di più, per ascendere alla vittoria? »
Ebbe l’impressione di vacillare. Eppure era lì, immobile. Il suo sguardo vacillò per un istante, trascinato a terra da una forza invisibile; si rifece presente quella sensazione di peso al cuore, come se le unghie artigliate di quell’uomo si fossero ancorate al suo cuore e volessero trascinarlo all’inferno. Ma quelle unghie, tinte anch’esse di nero, emersero in quel medesimo istante dalla sua giacca; il cappellaio s’era spostato dinanzi a lui con movimenti fluidi, quasi teatrali. Fu in quell’istante che venne tratto via con veemenza dal limbo dove era stato spinto e s’era fermato a sognare.
La vide; tra due dita, una fotografia rifletteva la luce spenta che animava la stanza, come se volesse catturarla e attirare le perle blu di Sennar. Benché, ora che s'era arrivati al sodo, il tutto si era chiarito, nel cuore di Sennar le domande moltiplicarono il loro peso sulla sua anima, animando la sua curiosità sulle intenzioni e la vera indole di quella persona. Ma non esitò; per quanto ebbe l’impressione di stringere un patto con il diavolo, non esitò. Mai si era concesso di esitare, e non l’avrebbe fatto neanche se la vita gli avesse mai concesso un istante a quello scopo. Il fato lo chiamava; probabilmente desiderava che la sua carne corrotta di Sennar venisse cancellata per sempre da Asgradel, cosicché il sicario volle rispondere alla sfida. Come un improvviso baleno, la sua mano guizzò. E le sue dita strinsero la fotografia, increspandone la carta e creando uno sgradevole riflesso, mentre i suoi occhi cerulei si posarono su quelli dell’altro, dandogli l’impressione di scrutare in uno specchio. Già non stava più nella pelle.
«…grazie.» lo disse con rammarico, convintosi che la riconoscenza non sarebbe bastata a esimersi dal debito. «Salderò il mio debito, un giorno.» Calò lo sguardo, scrutando un istante il disegno a colori, ma si costrinse a risollevarlo. S’avvicinò al giaciglio e, con fare affrettato, afferrò la spada per l’ultimo lembo della benda; dunque la sollevò e la pose alle sue spalle, legandosela in vita. «Addio.» Strinse la foto per l'ultima volta e, in un violento strappo
scomparve. ~~~
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