Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Shelozagh Malleon Vs. Shakan Anter Deius Vs. Elle, L'abiezione ~ Trentatrè trentini

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view post Posted on 18/3/2010, 15:32
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Rovine.
Intorno a lui le macerie di quella che in passato doveva essere stata una vecchia fucina si aprivano il tanto bastante da creare uno spazio circolare del diametro di trenta metri.
Luminosi cocci di vetro e compassati catenacci di metallo costellavano il circo scelto per il terzo turno dell'abiezione, rovesciati in terra o penzolanti dal soffitto. E al centro del girone - Sì, esattamente al centro, dove presumibilmente sarebbero andati a scontrarsi gli attacchi degli avversari - stava il Re che non perde mai, come fresco Lucifero, con l'aria sazia di chi deve macinare tre adulteri per il resto dell'eternità.

image

« Benvenuti. »

Si annunciò ai tre con alterigia, malcelandola nella cordialità, ben sapendo che Chevalier, preoccupato, assisteva alla scena da un angolo del campo di battaglia.

« Non ha importanza né come né perché abbiate raggiunto questa plaga. »

Aggiunse, abbandonandosi lungo il trono di indecoroso acciaio battuto che s'era fatto scavare dal Cavaliere qualche minuto prima.

« Ciò che ha importanza è che solo chi di voi io decreterò trionfate potrà andarsene di qui vivo. »

Compì solo un ultimo cenno di superbia, concludendo l'arringa.

« Accapigliatevi, ora. »



CITAZIONE
Shelozagh Malleon Vs. Shakan Anter Deius Vs. Elle

Gialla Vs. Gialla Vs. Gialla
F Vs. F Vs. F
Ordine dei post: Shelozagh Malleon / Shakan Anter Deius / Elle
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A quattro giorni dalla risposta dell'avversario precedente al proprio turno, sconfitta a tavolino.
Premi: 150G Per l'ultimo classificato, 300G per il secondo classificato, 500G per il primo classificato.
Arena: Uno spazio creatosi tra le rovine di una vecchia fabbrica con trenta metri di diametro. Al centro perfetto dell'arena - che è di forma circolare - sta Ray, apparentemente privo di difese, seduto su un trono di ferro battuto che sembra essere stato appena costruito. E' il tramonto, quindi demoni e angeli non hanno limitazioni per quanto riguarda le rispettive forme demoniache/angeliche.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate il bando, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale, più una piccola aggiunta: chiunque dovesse attaccare Ray o Chevalier perderebbe immediatamente il duello e mi costringerebbe a intervenire con un'azione da QM. Nel caso in cui un utente non debba rispondere nei quattro giorni stabiliti, interverrò per inserire un post di circostanza (che probabilmente modificherò in seguito con le azioni di Chevalier) dal quale partirà il conteggio di quattro giorni per la risposta dell'utente seguente.
Background: I vostri personaggi sono stati invitati a partecipare a "L'abiezione" che gli è stata presentata come un normalissimo torneo. In seguito, dopo essere stati accettati, è stata consegnata loro una biglia da spezzare (la descrizione di tale biglia sarà a vostro piacimento). Dopo averla spezzata, i personaggi semplicemente si materializzeranno all'interno dell'arena e potranno assistere al discorso di Ray. Ray ha una passiva (che non cito) che fa passare tutto ciò che dice alle orecchie degli ascoltatori come assolutamente vero.

 
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Copper
view post Posted on 18/3/2010, 19:33




Qui non morirà nessuno.


Capitolo 1


“Eccoci qui … devo solo romperla. Mi auguro che tutto vada per il meglio.”
La possente mano di Shelozagh stringeva energicamente la biglia. Una celeste sfera brillante di luce propria, così iridescente da essere visibile perfino attraverso gli spazi vuoti fra un dito e l’altro. Con quella avrebbe raggiunto l’arena di combattimento, nella quale tutto avrebbe avuto inizio. Il problema che subito si era posto però era quello del ritorno: l’artefatto andava distrutto per poterne attivare le proprietà, e i viaggi da compiere erano ben due.

~
«Maledizione, mi fai male!»
«Sei una femminuccia! Vuoi essere curato o no?! Bada che questa è una ferita abbastanza grave, se speri di cavartela con un cerottino ti sbagli di grosso! Sempre che tu non voglia morire, è chiaro.»


Un medico si stava curando di Shelozagh, ricoperto di sangue, dopo il “rito d’iniziazione” che precedette il suo arrivo al clan Sorya. L’emorragia era stata fermata, ma il dolore causato dal profondo squarcio nella carne ad opera di Juliet rimaneva. Eccome se rimaneva. Con una ferita del genere avrebbe dovuto passare un periodo di convalescenza di almeno una settimana prima di rimettersi in sesto.
Nero sangue aveva macchiato i tessuti emostatici che venivano posti in corrispondenza della scorticatura, e ne furono adoperati così tanti che ci si poteva riempire interi recipienti. La vista del proprio sangue non causava alcun disturbo al Mezzorco, tuttavia il cuore quasi cedeva al pensiero di aver rischiato la vita in quella circostanza.

Se non altro, l’incontro aveva avuto lieto fine: la bambina ebbe pietà di un essere la cui cattiveria non combaciava con il timore che suscitava negli animi di chi lo osservava. Un mostro, per natura, un “abominio” che però rappresentava l’eccezione alla propria razza originariamente demoniaca.
Lo risparmiò perché evidentemente aveva passato l’“esame” al quale era stato posto fin dal primo momento.
Però rimaneva irrisolto un interrogativo:
“Mo che faccio?”
Il primo passo per realizzare il suo sogno era quello di unirsi al Sorya: non poteva sperare di svelare il mistero di Asgradel solo con l’ausilio delle proprie misere forze, necessitava di una forte spalla su cui fare affidamento in ogni evenienza.
Però ora che aveva raggiunto il primo traguardo non poteva partire subito alla ricerca, a patto di voler tornare vivo al termine di questa. Doveva farsi le ossa prima di potersi augurare di non morire, e perciò si richiedevano soldi e allenamento. Il nucleo del problema era, insomma, dove e in che modo procurarsi il denaro necessario a comprare tutto ciò di cui necessitava.

«Ehm … sai in che modo posso procurarmi dei soldi?» esordì Shelozagh, con la sua voce per natura animalesca, rivolto al medico.
«No.»
«Grazie.»
«Di nulla.»

Bisognava escogitare qualcosa e alla svelta: non accettava l’idea di dover rimandare l’attuazione dell’utopica pace nel mondo solo per problemi economici. Servivano soldi, molti soldi. In un modo o nell’altro avrebbe dovuto procurarseli, anche se questo sarebbe significato mettere a repentaglio nuovamente la propria vita.
“Il fine giustifica i mezzi, specie se sono nobili come nel mio caso ... anzi SOLO in quel caso. Spero che Dio non prenda a male il fatto che in questo momento stia bramando denaro così fortemente, ma è per un bene migliore e universale.”
La ferita continuava a pulsare e a dolere. A denti stretti, sopportò le ultime medicazioni che gli venivano gentilmente offerte dall’uomo.
~

Shelozagh buttò a terra la biglia, che si infranse in mille e scintillanti frammenti dalle più variegate sfumature cromatiche. Tale polvere di stelle tramutò in una densa coltre bluastra, in quantità decisamente superiore a quella dei cocci. La nube ricoprì l’intero corpo del gigante, la cui vista fu del tutto impedita. La sua scura pelle si fuse con la nebbia in un turbine di folgori e luci, che illuminarono violentemente tutto l’ambiente circostante dei più disparati colori. Quando l’incantesimo sortì completamente il proprio effetto, esso si dissolse nel nulla lasciando dietro di sé nulla se non una mera illusione. L’antievocazione durò un istante.

~
« Sono davvero fortunato … penso proprio che accetterò.»


Aveva bisogno di un fondo economico di maggiore spessore, e giusto due settimane dopo gli arrivò una missiva con la quale si invitava il destinatario a prendere parte in un torneo a premi chiamato “L’Abiezione”. La lettera era stata scritta rigorosamente a mano, segno evidente dell’autenticità della stessa. In suddetto torneo avrebbe dovuto fronteggiare avversari provenienti da ogni parte del pianeta, dettaglio sul quale non si soffermò molto Shelozagh poiché preso da una frenetica carica emotiva, ma che di per sé esprimeva l’importanza e in un certo senso la stranezza di quell’invito.
Perché proprio lui su miliardi di persone che abitavano la terra?
Nell’invito si richiedeva una lettera di risposta in caso di conferma, dunque si affrettò a mettere nero su bianco.
Nei giorni che seguirono altro non fece se non allenarsi in vista del grande evento. Ogni singolo minuto delle sue giornate fu dedicato alla pratica e all’esercizio, abbandonati da un po’ a causa della ferita che lo afflisse poco tempo prima. Non dedicò attimo del suo tempo al relax: bagliori sacri, fendenti a vuoto ed evoluzioni di ogni sorta scandirono i secondi delle sue giornate.

E la contro-risposta arrivò, finalmente.

Alla lettera era un allegato artefatto-portale, con le relative istruzioni per l’uso. Evidentemente la destinazione doveva rimanere segreta, così come la strada per arrivarci, e questo era una misura di sicurezza da adottare in casi del genere. Non gli era stato comunicato né lo sfidante né le modalità dello scontro, cosa che preoccupò non poco Shelozagh. L’unica cosa che sapeva per certo era che avrebbe dovuto rompere quella biglia, per poi ritrovarsi a combattere all’istante – probabilmente all’ultimo sangue – contro chissà chi. Situazione pericolosamente turbante, per non dire DIS-turbante.
Come era scontato che fosse, egli si propose di non ferire mortalmente nessuno in tutto ciò: non avrebbe mai sopportato un simile fardello per il resto della propria esistenza. Tanto meglio perdere la vita.
“Tutti meritano di vivere … e poi questo è un semplice torneo, non morirà nessuno … no?”
Guardò la sfera. La teneva stretta.
“Eccoci qui … devo solo romperla. Mi auguro che tutto vada per il meglio.”
~

Si materializzò in un battito di ciglia in un luogo desolato, nel quale era impossibile trarre un qualsivoglia punto di riferimento sul quale fare affidamento per orientarsi. Il luogo era al chiuso ed ornato da frammenti di vetro e cocci alternati a catenacci arrugginiti, e da tutto ciò traspariva un evidente segno di abbandono e degrado. Un’arena distrutta del raggio di trenta metri circa, nel cui centro s’ergeva un’ignota figura.
La sagoma era una persona. La persona parlò con voce forzatamente cordiale.
«Benvenuti. Non ha importanza né come né perché abbiate raggiunto questa plagia.»
“Tu credi?”
Qualcosa non quadrava, anzi, decisamente più di qualcosa.

L’autoritario individuo si lasciò cadere su un rozzo trono ferreo. Da qui continuò superbamente il proprio discorso.
«Ciò che ha importanza è che solo chi di voi io decreterò trionfante potrà andarsene di qui vivo.»
«Qui non morirà proprio nessuno.»
L’omaccione non riuscì a contenersi. La sua espressione era seria e sentitamente religiosa, una faccia che assumeva regolarmente, tutte le volte che si esibiva in una delle sue arringhe.
Non dubitava delle intenzioni di quell’uomo, anzi, ne aveva il forte timore. Percepiva una vera intenzione dietro le sue parole, ma non per questo si sarebbe lasciato sottomettere da simili e crudeli intenzioni.
Gli occhi glaciali e pieni di rimprovero non si schiodavano da quelli del presunto organizzatore del torneo, che, con un ultimo cenno, concluse così la sua presentazione:
«Accapigliatevi, ora.»

Erano in tre in quella stanza, giudice escluso. Tre cani da fossa pronti a sbranarsi vicendevolmente per un pugno di soldi. Improvvisamente un senso di angoscia pervase Shelozagh, brivido che lo portò quasi alla nausea se pensava che si era volutamente cacciato in una situazione del genere.
Le sue intenzioni erano fra le migliori, ma quelle dei suoi nemici?
Con tono non troppo diverso da quello adoperato nel suo precedente intervento, egli si rivolse a tutti i presenti. I suoi biondi e lunghi capelli ondeggiavano al vento come spighe di grano sotto l’influenza della brezza pomeridiana mentre pronunciava solennemente le sue parole di presentazione:
«Io sono qui per una giusta causa. Se vi dicessi quale mi prendereste per folle, dunque è inutile che mi dilunghi troppo sui motivi che mi hanno spinto ad accettare questo invito.»
Le azzurre iridi si spostavano qua e là, in cerca dello sguardo e forse anche dell’approvazione degli altri partecipanti al torneo. Aveva bisogno in ogni momento di essere approvato, in quanto mai lo è stato per quindici lunghi anni.

«Qui, come ho già detto, non morirà proprio nessuno. Il mio unico desiderio è solo quello di partecipare ad uno scontro degno di questo nome, senza giungere ad atti estremi come l’omicidio.
Il mio nome è Shelozagh, Mezzorco originario del Mondo Umano ma tuttora residente nell’Eden. La mia diversità m’ha fatto ben comprendere il valore della vita, motivo per cui giammai ne priverò gli altri.»

Era una chiara frecciata al superbo uomo che sedeva sul trono metallico, che ancor prima di passare ai fatti già parlava di uccisioni.
Shelozagh sfoderò le sue armi, pronto a combattere fino alla non-morte.


SPOILER (click to view)
Shelozagh Malleon
Razza: Mezzorco
Classe: Paladino
Dominio: Warrior Style

ReC: 125
AeV: 100
PeRm: 250
PeRf: 225
CaeM: 225 (450, se calmo)

Energia Residua: 83%
Energia Consumata: 17% questo turno.
Status Fisico: Illeso

Armi ed Equipaggiamento:

Shelojian - Un’arma di stampo orientale, chiamata appunto Jian. È molto leggera, e presenta un doppio filo rispetto alle comuni Katane, per poi terminare in una affilatissima punta. Le sue caratteristiche la rendono estremamente versatile nel combattimento ravvicinato, attraverso la successione di fendenti veloci e poco potenti ma ottimi per una mira più precisa volta ai punti vitali. La lunghezza totale dell’arma è esattamente di 150 cm, dei quali 25 sono di elsa. La “guardia”, ovvero la zona soprastante l’elsa è piccola, ma sufficientemente ampia da poter ospitare una lama di dimensioni discrete in un contrasto diretto. Il nome che è stato attribuito all’arma indica un forte senso di proprietà nei confronti della spada, che appunto è l’unione fra il suo nome e quello del tipo dell’arma.

Egida di Shelozagh. - È uno scudo d’acciaio a forma pseudo - romboidale, lungo 1 metro dall’alto verso il basso. Raggiunge la lunghezza massima nel primo quarto di superfice (a partire dall’alto), raggiungendo i 60 cm. La parte superiore dello scudo è parallela al suolo e lunga all’incirca 45 cm, per poi restringersi a un minimo di 30 nella parte inferiore. Lo scudo presenta una forma aerodinamica che ne facilita il controllo, ottimo per parate effettuate sulla media-breve distanza. Le armi più grosse tuttavia necessitano di un impegno maggiore per essere contrastate, in quanto la forma della difesa non garantisce una protezione integrale.

Abilità Passive:

Sparta Blood - Passiva Razziale Mezzorchi. Maggiore tolleranza del dolore e capacità di proseguire il combattimento ignorandolo. Mutilazioni e ferite estreme non possono comunque essere ignorate.

Hard Training - Passiva Dominio Warrior Style. Stile di combattimento molto raffinato, permette attacchi più complessi e difese più efficaci. La CaeM aumenta di 50, a discapito della PeRm diminuita di 25. La CaeM raddoppia se Shelozagh mantiene la calma.

Extreme Sacral Power - Passiva Personale. Shelozagh è lento, ragion per cui ha rinunciato alla possibilità di effettuare attacchi a sopresa sviluppando un'aura energetica che lo rende sempre rintracciabile dai nemici. Tuttavia tale alone aumenta di un livello la potenza degli attacchi che comprendono l'elemento luce (es. se l'attacco infliggerebbe normalmente danni medi, infligge invece danni alti).

Abilità Attivate:

\\\

Riassunto combattimento:

\\\

Note:
EDIT: Scusate, per sbaglio ho modificato il messaggio invece di rispondere... giuro di non aver cambiato nulla >_>


Edited by Copper - 24/3/2010, 15:21
 
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view post Posted on 19/3/2010, 01:18
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Maestro
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Spettri Abietti



Il Borgo
Al tramonto...



C
onfusione. Mi aggiravo nella confusione del Borgo, quasi al calar della sera, in cerca della mia vittima, della mia preda, della mia vendetta, ancora una volta. Avevo sentito una voce: come un lamento, come un profondo sospiro, quasi invisibile. Mi aveva chiamato, piano. Era la voce che si aggirava nel Maniero, una voce che si espandeva nel Borgo, poi in tutte le lande desolate, in tutte le terre.
Era la voce di un richiamo, un richiamo nascosto. Coinvolgeva guerrieri, ladri e maghi, ma solo dei più prodi. Solo i più meritevoli divenivano parte della “voce”.
La mia vendetta mi spingeva a seguirla, fidandomi, ancora una volta, del mio istinto, più che della ragione.

M
i aggiravo, dunque, ancora una volta, come un invisibile spettro errante tra la confusione della folla, immergendomi del fiume di anime che, al sopraggiunger delle tenebre, riguadagnavano in fretta il calore dei propri giacigli. Soltanto i più valorosi affrontavano la notte, unicamente i più coraggiosi: o i più stolti. Tra loro avrei trovato quello che cercavo, ancora una volta, qualunque cosa fosse.
Imbucai una via laterale, stretta traversa per le profondità più “nascoste” del Borgo. Passai oltre una donna affannata, poi tre loschi figuri sogghignati, poi ancora due fuggiaschi. Infine incrociai la mia immagine riflessa: un essere incappucciato e ammantato di nero, che si muoveva di soppiatto nella direzione opposta alla mia. Lo notai subito, per quanto mi potesse somigliare: l’avrei avvicinato, l’avrei seguito. Il mio istinto, per un attimo, suggerì qualcosa, poi più nulla. Semplicemente, non lo vidi più: un battito di ciglia ed era sparito, come un déjà vu distratto.

P
oi, qualcosa afferrò il mio braccio. Mi girai di scatto, veniva da dietro di me. Era una mano bianca. Era lui, era l’essere ammantato di un attimo prima! Era alle mie spalle e ignoravo come ci fosse arrivato. Fissai la mano uscire dal mantello e tenermi l’avambraccio sinistro. Era bianca e magra come quella di un fanciullo. Poi alzai lo sguardo, fissandolo all’altezza del volto. Un volto di ragazzo, mi sembrò, semi nascosto dall’ombra, intento a sorridermi. Gli occhi socchiusi e la bocca ricurva in un sorriso marcato, quasi finto.

<< L’abiezione >>



U
n’unica parola chiara, sottile e diretta come una lama nel costato. L’avvertii chiaramente, ma ugualmente mi confuse. Non sapevo cosa intendesse, non capivo se si riferisse a me. In realtà, non sapevo nemmeno se avesse realmente emesso fiato o se mi avesse parlato direttamente nella testa per quant’era stato veloce.

<< L’abiezione ti invita a partecipare >>



P
arlò nuovamente, mantenendo quel sorriso immobile e aumentando ulteriormente la confusione dei miei pensieri. Non riuscivo, inoltre, a staccarmi da lui. In verità, era come se non volessi affatto provarci. Rimanendo semplicemente immobile, risposi turbato, come poche volte mi era capitato fino a quel momento.

Co-cosa?!



N
on servì a nulla, ad ogni modo. Nel mentre scandivo le mie perplessità vibranti di paura, lui non c’era più. Lo vidi allontanarsi, già a diversi metri di distanza, confuso e ormai perso nella folla e, poi, per le vie principali. Feci alcuni passi, cercando di raggiungerlo, ma fu inutile. Immobile all’incrocio con una via più larga, mi ritrovai smarrito e assuefatto dall’immagine di quel sorriso marcato, finto innocente.

S
tringendo il pugno mi resi conto che avevo qualcosa in mano. Una busta da lettera, opaca e consumata dal tempo, era ben salda nella mia mano sinistra. Non ricordavo affatto di averla raccolta da nessuna parte, di averla sottratta a qualcuno o di averla ricevuta. Naturalmente la risposta era sufficientemente chiara: me l’aveva messa in mano il misterioso fanciullo, anche se non ricordavo come.
La curiosità non mi trattenne: la aprii. Dentro c’era una piccola sfera di vetro e una lettera:


“L’abiezione è un torneo per valorosi.
Tre contendenti, un solo vincitore.
Per partecipare, infrangi la biglia.”



F
issai la “biglia”: una sfera di vetro azzurro, risplendente di una misteriosa luce bianca. La fissai tenendola con il pollice e l’indice della mano sinistra, facendola risplendere alla luce del sole. Pareva un gioiello prezioso, brillante di luce propria. Era misterioso, magico, affascinante nella sua bianca lucentezza.
Infrangerla? Rimasi qualche attimo a pensare quale potere nascosto potesse avere quell’oggetto, tale da poter dare inizio ad un torneo semplicemente infrangendolo. Probabilmente qualche potere misterioso avrebbe scatenato chissà quale artificio: probabilmente era anche una trappola, uno scherzo o un’illusione per incoscienti sognatori come me, che speravano ancora di vedere riconosciute le proprie possibilità di redenzione, un giorno.

N
on avrei dovuto caderci, non avrei dovuto illudermi. Non avrei dovuto, appunto. Ma, mentre ripetevo a me stesso tali parole, la spinta emozionale delle timide illusioni di gloria spingevano da dentro il desiderio di provarci, di lanciarmi, senza pensarci troppo. Per una volta, senza agire con troppa razionalità.
Afferrai la sfera nel palmo della mano e, infine, strinsi il pugno, con tutta la forza e la rabbia che avevo in corpo.




Fucina abbandonata?
???



D
opo, la luce. Un bagliore, intenso e impenetrabile, di luce bianca. Un leggero senso di smarrimento e confusione. Poco dopo, il Borgo era sparito. Senza capire come, mi ritrovai in un posto totalmente diverso.
Lamiere di ferro battuto, catene di metallo, cocci di vetro e vario materiale di scarto tutto intorno, delimitavano il perimetro di un’area abbastanza grande da ospitare uno scontro degno di tal nome, all’interno di quella che sembrava essere una fabbrica, una fucina, un cantiere abbandonato da tempo, pieno di rottami.

L
’area era circolare. Ai margini più esterni, opposti al mio, c’erano altre due persone. La prima era un ragazzo, piuttosto giovane, abbastanza alto, magro e dai capelli neri. Mi parve guardarsi intorno con aria perplessa, presumibilmente la stessa impressione che dovevo dare io in quel momento. L’altra, invece, era, se possibile, ancora più strana: dall’altro lato, infatti, si ergeva un essere alto circa due metri, di corporatura robusta e imponente, probabilmente un mezz’orco. Due occhi celesti scrutavano l’ambiente mentre, sopra di essi, si ergeva trionfante un ampio ciuffo biondo. L’aspetto pareva abbastanza bizzarro per un mezz’orco, sebbene, in quel momento, non avessi veramente nessuna voglia di ridere, anzi.
Ad ogni modo, non eravamo soli: al centro della stanza, esattamente nel centro, si ergeva un ampio trono di ferro battuto, apparentemente assemblato per l’occasione. Accomodato su di esso, quasi annoiato, un ragazzo dai capelli neri e lisci, la pelle pallida e due occhi grigi che fissavano i presenti.

F
issai il ragazzo adagiato sul trono, lo fissai molto più degli altri due. Chi era costui? Per quale ragione si ergeva al centro della stanza, quasi padrone dei nostri destini, spettatore delle nostre perplessità? E per qual motivo attirava così tanto la mia attenzione? Era forse lui che da tempo cercavo?

<< Benvenuti >>



I
n un attimo interruppe i miei pensieri e attirò l’attenzione dei presenti, me compreso, ben consapevole che lo avremmo ascoltato con attenzione. Parlava con voce calma, tranquilla e gentile. Di certo, per qualche ragione che non riuscivo a comprendere, ispirava fiducia.

<< Non ha importanza né come né perché abbiate raggiunto questa plaga. Ciò che ha importanza è che solo chi di voi io decreterò trionfate potrà andarsene di qui vivo. >>


N
elle parole di quel ragazzo, in altri contesti, avrei colto finta gentilezza: avrei colto una trappola, pericolo, invitanti galanterie celanti turpi tranelli. Mai mi sarei fidato.
Quell’essere, invece, non faceva questo effetto. Ero naturalmente e volutamente portato a credergli, ad aver fiducia, a non poter dubitare delle sue parole. D’altronde, la sua diretta schiettezza, per quanto cordiale, non avevo motivo di disattenderla. Era uno scontro, probabilmente all’ultimo sangue. Dunque, non c’era molto margine di menzogna in quelle parole.


<< Accapigliatevi, ora. >>



D
isse infine, marcando con fermezza il tono di queste ultime sentenze. Era il segnale d’inizio: l’inizio della fine, per qualcuno di noi.
Feci qualche passo indietro, scrutando nuovamente il campo di battaglia e, infine, i miei sfidanti. In particolare, fissai il curioso mezz’orco. L’avevo sentito parlare, durante il discorso del ragazzo, ma non vi avevo prestato orecchio.
Lui, comunque, non parve scomporsi più di tanto e, anzi, fu il primo a iniziare quell’unico e ultimo dialogo, prima dello scontro.

<< Io sono qui per una giusta causa. Se vi dicessi quale mi prendereste per folle, dunque è inutile che mi dilunghi troppo sui motivi che mi hanno spinto ad accettare questo invito. Qui, come ho già detto, non morirà proprio nessuno. Il mio unico desiderio è solo quello di partecipare ad uno scontro degno di questo nome, senza giungere ad atti estremi come l’omicidio.
Il mio nome è Shelozagh, Mezzorco originario del Mondo Umano ma tuttora residente nell’Eden. Quella che tutti voi chiamano "diversità" m’ha fatto ben comprendere il valore della vita, motivo per cui giammai ne priverò gli altri.
>>



A
scoltai con attenzione le pacate e nobili parole del mezz’orco. Quanto risultavano strane tali leali promesse da un essere che tutt’altra attitudine d’animo dava a vedere. Le apprezzai per davvero, ma, in una situazione del genere, non potevo condividerle. Per quanto mi potessero sembrare sincere, di lui per certo avevo modo e necessità di dubitare, ma non troppo. Decisi di stare al gioco, ne andava della mia vita.

Nobili parole da parte tua, Shelozagh. E non ti nascondo che mi stupiscono. Ti assicuro uno scontro leale e senza vittime, ma pur sempre uno scontro, fatto di lealtà e onore, ma anche di sangue e dolore...



F
also. Fui falso come una moneta con su impresso il mio volto. Le parole del ragazzo erano state chiare: solo il vincitore ne sarebbe uscito vivo, dunque gli altri ne sarebbero usciti morti. Era tanto palese e ovvio da non poter essere che innegabile, come verità! E la lealtà del mezz’orco l’avevo apprezzata davvero, ma non potevo assecondarla: in uno scontro leale, la prima vittima sarei stata proprio io. Era abbastanza ovvia la differenza di forza, tra noi due, quantomeno. L’importante, però, era che lui mi credesse sincero, leale.
Così come importante era che anche l’altro sfidante lo credesse. Alla fine, l’onore del vincitore, sarebbe stato comunque salvo. La moralità di chiunque è salva, fintanto che non ci sono testimoni che possano affermare il contrario...



SPOILER (click to view)

~ReC:225~ ~AeV:225~ ~PeRf:125~ ~PeRm:200~ ~CaeM:175~



image
Stafo fisico - Illeso.
Stafo psichico - Ansioso, in tensione per lo scontro prossimo e per il giudizio a cui sarà sottoposto.
Energia - 100%
Abilità Attive/Pergamene usate - ///
Abilità passive - ///
Armi -
Washi, guanto artigliato - indossato, artigli retratti.
Frusta - Legata alla cintura

Note -
CITAZIONE
Buono scontro a tutti ^^.
edit: avendo finito ieri molto tardi, stamattina ho dovuto rileggere e correggere qualche errorino -_-"



Edited by janz - 19/3/2010, 09:49
 
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~Jio
view post Posted on 22/3/2010, 23:31




SPOILER (click to view)
Legenda:
Narrazione
"Parlato"
"Parlato Altrui"

~Di Nuovo


Aprii gli occhi e fu come non averli aperti affatto. L'oscurità mi circondava e cingeva ogni centimetro dell'angusto luogo umidiccio in cui mi trovavo. Cercai di farmi tornare in mente gli ultimi avvenimenti, ma un qualcosa me lo impediva; immagini confuse si accavallavano, parole e pensieri andavano a formare discorsi senza senso. Ero probabilmente sotto l'effetto di qualche droga: l'unica cosa di cui ero sicuro infatti, era un precedente e improvviso svenimento.
Nel buio più completo, mi tastai le membra, cercando qualche possibile ferita o escoriazione. Stranamente, il mio corpo era perfettamente sano: nemmeno il minimo e più insignificante dolore pervadeva le mie membra. Feci lentamente forza con le braccia, fino a portarmi in una posizione accovacciata: la solita posizione che mi permetteva di sfruttare al meglio le mie capacità elaborative. Ragionai ad alta voce, fissando un punto fisso nell'oscurità e mordendomi il pollice destro.

“Se non sbaglio, ero impegnato in un duello. Ma chi me l'ha fatto fare, non mi sono mai piaciute queste cose! Ma siccome devo sempre essere il migliore, ho accettato... E guarda tu ora in che casino mi ritrovo! Per lo meno ho ancora entrambe le braccia attaccate.”

Sospirai, dandomi un paio di scappellotti da solo. Ero consapevole del fatto che la colpa fosse solamente mia. Cercai di sforzarmi nel tentativo di ricordare qualche particolare della mia precedente avventura.

“Se non ricordo male c'era un uomo, un pazzo più che altro.. Si, si, era il mio avversario; e anche uno spettatore. Per non parlare del golem! Oddio adesso ricordo bene! Il mio avversario è stato macellato dal costrutto e io sono stato dichiarato vincitore, per poi svenire ed essere condotto in questa sorta di prigione!”

Rabbrividii al solo pensiero del mio avversario stretto tra le possenti mani del golem. Lo sforzò di ricordare tutti quei particolari mi aveva indebolito. Qualunque cosa mi avevano somministrato era bella forte. Rimasi in silenzio, ascoltando ogni singolo rumore che si propagava nell'aria. Un debole squittio, minuscoli dentini che scavavano la nuda roccia, una goccia d'acqua che dal soffitto si andava ad infrangere sul duro pavimento di pietra.
Passarono le ore, e cominciai a dare i primi segni di squilibrio. Quel rumore continuo di acqua gocciolante mi stava lentamente portando alla pazzia! Non ne potevo più di stare ad ascoltare quella goccia d'acqua che, inesorabile, si aggiungeva alle sue gemelle precedenti. Mi alzai in piedi, nel vano tentativo di cercare un'uscita nel buio. Tenevo le braccia allungate dinanzi a me, per evitare di sbattere la faccio contro una probabile parete. Nemmeno il tempo di fare un paio di passi che le mie mani entrarono in contatto con la parete viscida di quella prigione. Lentamente, cercai di capire quanto fosse grande la mia cella: percorsi l'intero perimetro standomene appoggiato al muro. Una stanza di quattro metri quadri, senza uscite, mi teneva intrappolato. I miei nervi erano arrivati al massimo, non avrei sopportato un solo secondo in più di reclusione. Volevo respirare aria pulita, essere riscaldato dalla luce del sole, calmare l'arsura che pervadeva le labbra e la gola! Urlai a perdifiato, alzando gli occhi al cielo. L'eco del mio urlo continuò nel tempo, perdendosi infine in un mesto sospiro. Ansimante con gli occhi sbarrati, pensai di vedere la luce del paradiso. In alto, vicino al soffitto della prigione, un minuscolo lumicino apparve. Mentre scendeva verso di me diventò sempre più grande, fino a raggiungere le dimensioni di una biglia. Inizialmente pensai che anche la mia vista, oltre alla mia sanità mentale, se ne stesse andando. Ma quando quel minuscolo globo di luce si posò delicatamente sulla mia fronte, capii che era tutto vero.
Allungai una mano per prenderlo, e non appena lo sfiorai la sua luce si spense. Tentai di saggiarne la consistenza: il suo peso era praticamente nullo e sembrava anche parecchio fragile. Con delicatezza, la tenni sospesa in aria tra l'indice e il pollice. Cercai di fare meno pressione possibile su di essa, ma la cosa non servì a nulla. Si ruppe, emanando improvvisamente un flash abbagliante; dovei coprirmi gli occhi per la sua luminosità.

“Figlio di...”

Le parole mi si smorzarono in bocca. Fu come se mi avessero appeso un gancio all'ombelico e tirato con una violenza inaudita. Mi sembrò quasi di stare viaggiando; tutto intorno a me era bianco, e potevo a malapena aprire gli occhi. La cosa fu molto fastidiosa ma poi, improvvisamente com'era iniziata, allo stesso modo terminò.

“...puttana.”

Terminai la frase incompiuta guardandomi intorno stupito. Avevo veramente viaggiato attraverso lo spazio! I miei occhi infatti fissavano quella che doveva essere una vecchia fabbrica abbandonata. La natura si stava lentamente riprendendo quello che le avevano tolto: l'erba ricopriva gran parte del pavimento, le poche assi rimaste in piedi erano state sopraffatte dall'edera, la ruggine corroso ogni singolo pezzo di metallo presente. Al centro di tutto ciò, sorgeva un palco nuovo di zecca dal quale era possibile dominare tutta la situazione. Quella visione mi era molto familiare: mi ricordava il palco presente nel mio precedente scontro. E l'uomo che sedeva su quel trono ne fu la conferma: era lo stesso dell'altra volta. Come già era accaduto, ero stato raggirato e quasi costretto a sottostare ai giochi sadici di quel tizio. Cosa aveva mai escogitato quella volta? La risposta alla mia domanda non tardò.

“Benvenuti. Non ha importanza né come né perché abbiate raggiunto questa plaga. Ciò che ha importanza è che solo chi di voi io decreterò trionfate potrà andarsene di qui vivo. Accapigliatevi, ora.”

Peggio di quello che pensavo. Almeno l'altra volta ce n'era solo uno da sconfiggere! Girai il capo a destra e a sinistra, squadrando per bene coloro che di lì a poco sarebbero stati i miei avversari. Un mezz'orco ed un tizio che assomigliava ad un essere umano, ma che effettivamente non lo era. Il cuore mi prese a battere veloce: più guardavo quei due, più mi rendevo conto che erano entrambi decisamente più prestanti di me. Era stato difficile uscirne vivo con uno, figuriamoci con due! A turno, i miei due avversari parlarono, esprimendo i loro pensieri e le loro emozioni con giri di parole fin troppo lunghi. Il succo del discorso era solamente uno: avrebbero vinto a tutti i costi! Ma di certo non sarebbero state le mie interiora il loro lasciapassare verso la libertà. Mi rivolsi così ad entrambi, apostrofandoli con parole argute.

“Bravissimi, mi chiedo cosa ci fate qui due oratori come voi! Penso che stareste meglio in un'aula di tribunale piuttosto che in una vecchia fabbrica pronti a cavar fuori le budella da persone che nemmeno conoscete. Mi complimento con entrambi per i magnifici discorsi. Siete stati fantastici: ma adesso vi dico quello che penso io. Inutile stare a pensare all'onore e al valore della vita. Se devo scegliere fra me e voi.. Bhè ovviamente scelgo voi! Se per tornare finalmente a casa dovrò staccarvi la testa, lo farò. Ne ho passate fin troppe a causa di questo tizio.”

Conclusi indicando l'uomo seduto sul trono. Sapevo benissimo che riversare su di lui la mia collera era una cosa stupida da fare, soprattutto per la presenza del golem alle mie spalle, così decisi che sarebbero stati gli altri due ad assaggiare la potenza della mia mente.






Combat Log

[ReC~ 250] [AeV~ 225] [PeRf~ 75] [PeRm~ 275] [CaeM~ 225]

Energia ~ 100%
Condizioni Fisiche ~ Perfette. Muscoli rilassati, leggermente intirizziti per l'umidità.
Condizioni Psicologiche ~ Perfette. Mente lucida e a pieno regime.

Note ~ Mi vorrete scusare se ho impegnato tutti e 4 i giorni a disposizione per postare, ma purtroppo vado a lezione all'università ogni giorno e il week-end è pieno di impegni ^^ Bhè, buon divertimento!
 
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Copper
view post Posted on 24/3/2010, 15:11




Come posso essere perso, se non ho dove andare?


Capitolo 2


Come gli altri due sfidanti avrebbero preso il suo discorso fin troppo moralista Shelozagh non lo sapeva. Si aspettava reazioni d’ogni sorta, accomunate però dall’essere tutte negative: l’essere schernito, l’essere ignorato, l’essere offeso di risposta. Non si sarebbe nemmeno meravigliato più di tanto se qualcuno avesse inveito contro le sue nobili intenzioni, giacché il mondo è troppo corrotto per poterne comprendere a pieno il valore. Diciamo che era già preparato al peggio, perché da sempre solo quello gli è toccato.
Fu per lui una gioia ineffabile constatare che però uno dei due cani da fossa condividesse il suo glorioso intento: era un individuo dalle sembianze antropomorfe, ma non era umano del tutto. Dava tutta l’aria di essere un mezzosangue, proprio come Malleon. Che avesse provato anche lui, un Mezzodemone, la sofferenza di una vita condotta nella più assoluta discriminazione?
Shelozagh provò compassione per quell’essere che mantenne celato – molto probabilmente con intento – il suo nome. Al Mezzorco però questo parve un dettaglio di infima importanza, del quale non curarsi troppo: in fin dei conti quello era un semplice combattimento, e si sa, in guerra non si ha nome. Solo il coraggio o la paura di affrontare il nemico fino allo stremo delle forze.

“Forse tu puoi comprendere cosa sia davvero l’odio ... puoi comprendere il bene ultimo a cui tendo?”

Shelozagh sorrise, avvenimento degno di nota in luce del fatto che nella sua vita l’avrà fatto un numero davvero esiguo di volte.

Non di conforme parere fu l’altro gladiatore, gettato in quella fucina fatiscente insieme ai due “mostri”. Parlava, così come il misterioso organizzatore del Torneo, di morte, di uccidere per non perire, di preferire la propria esistenza a quella altrui. Non avrebbe concesso pietà a nessuno dei partecipanti, diceva, pur di poter mettere in salvo la propria pelle.
Tali parole assunsero la connotazione di un vero e proprio insulto alla vita alle orecchie del quindicenne, il cui volto esprimeva severo rimprovero. Non a caso, lo sprezzante era un umano.
Le cerulee iridi del Mezzorco scrutarono a fondo quelle nere dell’uomo che aveva osato pronunciare tale vituperio. Essi contrastavano nei colori così come nelle idee che esprimevano; ugualmente i capelli, gli uni biondi gli altri color pece.
Era un bel ragazzo, a differenza degli altri due combattenti, rovinati nel volto e nella costituzione a causa delle loro origini miste. Forse proprio per questo non poteva capire l’atrocità dell’essere diversi.

«Non hai capito nulla della vita.»

Parole pesanti in risposta ad un equivalente discorso. Non avrebbe accettato che a un tale peccatore spettasse l’ultima parola in merito, perciò prima di passare ai fatti ritenne giusto dedicare una frase di biasimo al beffardo individuo. Unendo l’utile al dilettevole, richiamò energia spirituale dal proprio corpo nel tempo che impiegò parlando.
«… certe cose non le potrai mai capire, se non apri il tuo cuore.»
Non disse altro, un po’ a dire il vero si vergognava di proseguire oltre. La sua timidezza, frutto di anni di reclusione, si faceva sentire forte come sempre, senza contare che il fatto di essere stato minacciato così brutalmente di morte per soli pochi spicci lo metteva a disagio; non aveva intenzione di instaurare rapporti umani con il rivale sia per ritrosia sia perché riteneva che non avrebbe portato a nessun risultato concreto.

Il suo corpo era pervaso di magia in quantità sufficiente per mettere in atto la sua prima mossa, non c’era altro tempo da perdere.
Dalla sua pelle color terra partirono tante piccole scintille, che tesero ad ingigantirsi e a brillare con più divina intensità in proporzione alla distanza dal corpo. Tale candore s’estese fino a coprire per intero l’area di combattimento, infrangendosi sulle pareti e sulle catene ossidate della fucina. Era come se queste, brillando intensamente, riacquistassero un po’ della bellezza originale, la stessa che possedevano prima che la ruggine corrompesse le loro lisce superfici.
La luce generata con quell’attacco però fu di durata effimera, apparve e scomparve in pochi attimi: nel guardarla si provava dapprima un forte incanto, poi un bruciante dolore agli occhi. Lo scopo della tecnica era proprio questo: infastidire i suoi nemici ed impedire a questi di sfruttare al massimo la loro vista per aumentare le probabilità di riuscita della successiva manovra offensiva.
Le sue conoscenze tuttavia non comprendevano mosse in grado di causare danni a più bersagli contemporaneamente, quindi di trattava di fare una scelta: non è difficile intuire a chi avrebbe concesso il privilegio del primo colpo inferto.

A sinner once, a sinner twice,
no need for confession now.
‘cause you got the fight of your life.



Approfittando del diversivo appena attuato, Shelozagh si diresse il quanto più velocemente possibile il direzione del Mezzodemone. Aveva intenzione di attaccarlo? Forse, ma in realtà il suo obiettivo principale era il peccatore. Purtroppo l’aura divina che avvolgeva il Mezzorco lo avrebbe reso individuabile anche ad un avversario privato della vista: in poche parole, se si fosse avvicinato al suo “vero” bersaglio, questi se ne sarebbe accorto e avrebbe potuto prendere le dovute contromisure, rendendo vana la mossa precedente.

D’altro canto avvicinandosi al Mezzodemone, il preferito fra i due, questi si sarebbe accorto senz’ombra di dubbio della sua presenza anche nel caso in cui egli non fosse dotato di abilità extra-sensoriali.
Confidava soprattutto nel fatto che il falso destinatario, avvertito dal manto sacro, mantenesse le distanze da lui: da accecato, magari, avrebbe potuto interpretare l’avvicinarsi di tale alone energetico come l’avanzare di una tecnica a lungo raggio. Prevedendo ogni evenienza, Shelozagh impugnò il suo Jian perpendicolarmente al terreno, lucido e splendente, per trafiggere al torace l’essere dal bianco pelo.
Era ovviamente ben conscio del rischio che correva avvicinandosi a uno dei due nemici, specie se consideriamo che la velocità del suo passo era maledettamente scarsa, ma era un pericolo a cui sottoporsi inevitabilmente per colpire l’uomo dai capelli neri.
Ma in che modo?

La cattiveria di quella mossa stava nel fatto che arrivasse senza preavviso, senza impiegare alcun tempo di concentrazione, senza imposizione alcuna delle mani. Era un attacco a distanza completamente gestibile con la sola forza della mente. Un attacco di per sé da sottovalutare a causa della potenza mediocre, ma i mesi di duro allenamento solitario immerso nella gelida tundra dell’Eden – quasi a contatto con le entità angeliche stesse – gli avevano conferito una padronanza delle tecniche divine fuori dal comune.
Bisognava prestare dunque parecchia attenzione alle dieci stalattiti di luce, lunghe circa due metri l'una, che si erano fulmineamente generate oltre la testa dello sfortunato sprezzante.

Come saette pioventi dal cielo per punizione di Dio, così le dieci folgori bianche si diressero brutalmente verso il corpo del misero umano. Lo avrebbe ferito così, a sangue freddo.
Le scintillanti lance procedendo ad alta velocità verso il loro bersaglio lasciavano dietro di sé polvere di stelle.


SPOILER (click to view)
Shelozagh Malleon
Razza: Mezzorco
Classe: Paladino
Dominio: Warrior Style

ReC: 125
AeV: 100
PeRm: 250
PeRf: 225
CaeM: 225 (450, se calmo)

Energia Residua: 83%
Energia Consumata: 17% questo turno.
Status Fisico: Illeso

Armi ed Equipaggiamento:

Shelojian - Un’arma di stampo orientale, chiamata appunto Jian. È molto leggera, e presenta un doppio filo rispetto alle comuni Katane, per poi terminare in una affilatissima punta. Le sue caratteristiche la rendono estremamente versatile nel combattimento ravvicinato, attraverso la successione di fendenti veloci e poco potenti ma ottimi per una mira più precisa volta ai punti vitali. La lunghezza totale dell’arma è esattamente di 150 cm, dei quali 25 sono di elsa. La “guardia”, ovvero la zona soprastante l’elsa è piccola, ma sufficientemente ampia da poter ospitare una lama di dimensioni discrete in un contrasto diretto. Il nome che è stato attribuito all’arma indica un forte senso di proprietà nei confronti della spada, che appunto è l’unione fra il suo nome e quello del tipo dell’arma.

Egida di Shelozagh. - È uno scudo d’acciaio a forma pseudo - romboidale, lungo 1 metro dall’alto verso il basso. Raggiunge la lunghezza massima nel primo quarto di superfice (a partire dall’alto), raggiungendo i 60 cm. La parte superiore dello scudo è parallela al suolo e lunga all’incirca 45 cm, per poi restringersi a un minimo di 30 nella parte inferiore. Lo scudo presenta una forma aerodinamica che ne facilita il controllo, ottimo per parate effettuate sulla media-breve distanza. Le armi più grosse tuttavia necessitano di un impegno maggiore per essere contrastate, in quanto la forma della difesa non garantisce una protezione integrale.

Abilità Passive:

Sparta Blood - Passiva Razziale Mezzorchi. Maggiore tolleranza del dolore e capacità di proseguire il combattimento ignorandolo. Mutilazioni e ferite estreme non possono comunque essere ignorate.

Hard Training - Passiva Dominio Warrior Style. Stile di combattimento molto raffinato, permette attacchi più complessi e difese più efficaci. La CaeM aumenta di 50, a discapito della PeRm diminuita di 25. La CaeM raddoppia se Shelozagh mantiene la calma.

Extreme Sacral Power - Passiva Personale. Shelozagh è lento, ragion per cui ha rinunciato alla possibilità di effettuare attacchi a sopresa sviluppando un'aura energetica che lo rende sempre rintracciabile dai nemici. Tuttavia tale alone aumenta di un livello la potenza degli attacchi che comprendono l'elemento luce (es. se l'attacco infliggerebbe normalmente danni medi, infligge invece danni alti).

Abilità Attivate:

Heavy Glowing - Pergamena "Flash Abbagliante" paladino, energia bianca. Produce un flash, dopo un paio di secondi di concentrazione, che abbaglia i nemici per diversi secondi. Consumo basso.

Light Spears - Pergamena "Scheggie di Luce" paladino, energia gialla. Senza tempi di concentrazione o imposizione delle mani, si generano fino a 10 aculei di luce della lunghezza di due metri l'uno sopra il nemico, che lo colpiranno causando fino a danni medi, ignorando le armature (il danno massimo è aumentato ad "Alto" grazie all'abilità passiva "Extreme Sacral Power"). Consumo medio.

Riassunto combattimento:

Shelozagh usa la pergamena "Flash Abbagliante" (Paladino, bianca), approfitta del diversivo per generare delle stallattiti di luce su Elle con la pergamena "Scheggie di Luce" (Paladino, gialla). Corsa (per quanto possa essere lenta xD) verso Janz. Shelozagh si aspetta che Janz si scansi, però per ogni evenienza mantiene la spada sfoderata e prova ad affondarla nell'addome.

Note:
Niente da dire, penso di essere stato abbastanza chiaro xD Scusate se c'ho messo un giorno intero per rispondere, però avevo ospiti a casa e mi sono dovuto fermare nella stesura :v: Buon combattimento a tutti!
 
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view post Posted on 26/3/2010, 15:51
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Fucina abbandonata
???



T
ensione. Tensione per lo scontro, paura per ciò che presto sarebbe avvenuto. Il fato meschino poneva l’ennesimo ostacolo sulla via della mia redenzione e, ancora una volta, l’alternativa era soltanto una: la morte. Scrutando i miei prossimi avversari, cercavo di coglierne i dettagli, di carpirne i segreti. Shelozagh era, evidentemente, un guerriero. Avrebbe puntato più sulla bruta forza che su qualche più nascosta abilità, probabilmente. Oltretutto, la sua bontà d’animo, così apparentemente sincera, era tanto anomala per un essere simile da non poter risultar fasulla: pareva, di fatti, sincera.

<< Forse tu puoi comprendere cosa sia davvero l’odio... puoi comprendere il bene ultimo a cui tendo? >>



R
ispose alla mia frase, sorridendo. Gli risposi, di rimando, con un sorriso amaro, ben più sincero delle mezze falsità che prima avevo detto. Senza dubbio nel mio animo oscuro e coperto di rimpianti apprezzavo la cordialità di qualcuno che non bramava semplicemente sangue e morte. In qualche modo, seppur volendolo continuamente negare a me stesso, apprezzavo chi mi si rivolgeva con lealtà e sportività. Avrei voluto, e molto, che ben più persone comprendessero la sincerità di certi valori, in quel mondo nero e corrotto. Se così fosse stato, magari, anche la mia vita sarebbe stata diversa.
Ma la guerra, purtroppo, la guerra è decisamente un’altra cosa. Non volermene mezz’orco – pensavo – le belle parole hanno valore, ma solo fino ad un certo punto. Questo è un mondo marcio e la tua voce, per quanto nobile, trova ben pochi riscontri.

L
’altro, invece, sembrava tutt’altro che un guerriero. O, comunque, non un guerriero classico. Non aveva, infatti, muscoli o pesanti armature, bensì un abbigliamento e una fisicità decisamente poco consona a chi intende fare del pugno il proprio verbo. Pareva puntare più su altre arti, probabilmente magiche, probabilmente nascoste alla vista. Se potevo temere il mezz’orco per quel che vedevo, avrei potuto temere ancora di più quel ragazzo per quello che non riuscivo a vedere.
Costui, in verità, non parve apprezzare i nostri discorsi. Forse, per certi versi, la pensava più come me. Forse aveva sentore netto della pericolosità dello scontro, come lo avevo io, ma certo era molto meno capace di mascherarlo: quasi con scherno, si lasciò andare ad un lungo discorso stizzito. Concentrato nello studiarne le movenze, le apparenze, ne ascoltai solo la parte finale...

<< [...] Se per tornare finalmente a casa dovrò staccarvi la testa, lo farò. Ne ho passate fin troppe a causa di questo tizio. >>



C
hiaro e conciso, per quanto irritabile alla fine. Mi chiesi quale trascorso potesse condividere con l’uomo seduto sul trono, quale passato potesse spingerlo fino a puntare il dito contro la persona che ci aveva invitato lì e che, probabilmente, avrebbe deciso delle nostre vite. Non che dovessimo per forza arruffianarci i suoi favori, per certo, ma sfidarlo in quel modo mi parve da perfetti idioti, in una situazione simile. Comunque, contemporaneamente, mi chiedevo anche se non potessi sfruttare la cosa...
Pur non cogliendo tutte le parole del ragazzo, fu chiaro come il lungo sproloquio non dovesse aver riservato propriamente fiori al gentile Shelozagh, il quale rispose irritato, quasi sdegnato.

<< Non hai capito nulla della vita... certe cose non le potrai mai capire, se non apri il tuo cuore. >>



B
asito, assunsi un’espressione che doveva sembrare più interrogativa che crucciata. Se non fosse stata già abbastanza singolare l’immagine di un mezz’orco che si sdegna, dopo averlo sentito rivolgersi con parole tanto innocenti, potevo dire di aver sentito praticamente di tutto. Ancora stranito, mi chiesi se avrei potuto sfruttare, in qualche modo, anche tale nuova rivalità. Era così meschino utilizzare una simile “debolezza” psicologica per i propri scopi? Forse. Ma era altrettanto vero che molto presto il guerriero avrebbe dovuto muovere il proprio pesante braccio contro di me, o contro l’altro ragazzo. Avrebbe dovuto comunque scegliere, prima o poi, chi colpire. E dargli un motivo in più per colpire l’altro, non sarebbe stato un così grave peccato, se dio vuole. Il dio del mezz’orco, quantomeno.





S
helozagh si concentrò per qualche secondo. Avrei immaginato di vederlo correre e sbraitare sul pavimento di pietra, agitando i metalli dell’ambiente circostante. Ma così non fu. Si concentrò, preparandosi a qualcosa di “diverso” dalla semplice forza bruta. Quello che ne risultò, però, andava al di lì di ogni previsione. D’un tratto, di colpo, un bagliore improvviso colpì l’intero campo di battaglia. Era lui che l’aveva generato, per certo.
Affascinante, avvolgente, almeno all’inizio, ben presto si scatenò in un crescendo d’intensità risultando, infine, troppo forte per la sensibilità di qualsiasi pupilla. Ben presto gli occhi mi bruciarono e fui costretto a chiuderli. Rimasi, inevitabilmente, accecato e confuso.

F
regato! Fregato come un pivello alla prima battaglia, mi irritai molto più per la mia ingenuità, che per il bruciore agli occhi. Era quella la lealtà di cui parlava prima il mezz’orco? O, più semplicemente, avevo io colpevolmente confuso un mezz’orco forte e leale, con un mezz’orco forte e... stupido? Probabilmente la lealtà di Shelozagh era da intendersi nel limite di non risultare vittima dell’altrui perfidia. Era leale, ma cauto. E non avrebbe potuto essere altrimenti di fronte a due avversari che così poco conosceva.

S
piazzato e stordito da quel gesto, cercai di tenere a freno, per quanto possibile, il panico che quella situazione provocava. Non potendo più affidarmi alla vista, cercai di allertare gli altri sensi, così come avevo imparato dal mio mentore.
Cercando di calmarmi, provai a procedere per logica. Traendo il massimo vantaggio, infatti, Shelozagh avrebbe probabilmente caricato fisicamente, utilizzando la tattica che gli era palesemente più congeniale: la forza bruta. Un attacco diretto contro un avversario ceco, sarebbe stato devastante.
Ma il mezz’orco, per quanto potente e furbo, non poteva anche essere tanto leggiadro da passare inosservato. Avrei dovuto sentire i suoi pesanti passi nel momento in cui si fosse avvicinato a me.
Di muovermi io, però, non c’era verso. Avevo, infatti, troppa poca confidenza con l’ambiente: scegliendo la direzione sbagliata avrei potuto finire contro qualche ferraglia di metallo accatastata oltre il perimetro di scontro o, peggio, diritto tra le braccia nemiche. O magari sulle ginocchia del tizio seduto sul trono. No, niente movimenti. Dunque mi limitai ad allargare le braccia tremanti, con un gesto d’istinto, quasi per proteggermi contro eventuali ostacoli. Tesi, infine, l’orecchio, nella speranza di poter avvertire il sopraggiungere del nemico.

D
opo pochi attimi, mi parve di udire qualcosa. Prima alcuni rumori lontani, poi alcuni tocchi leggeri, infine distinti e pesanti passi sul terreno. Inevitabilmente, doveva essere l’orco. L’altro ragazzo, infatti, non avrebbe mai potuto fare così tanto rumore. Distinsi, con una certa approssimazione, il punto in cui mi avrebbe raggiunto: inspiegabilmente, però, il passo dell’orco mi parve più lento e pesante di quanto mi sarei aspettato. Ma non avevo modo, però, di dare a questo pensiero un senso, non c’era tempo e non avevo elementi.
Infine si fermò: ne avvertivo finanche l’odore acre. Era innanzi a me e, per qualche secondo, non sentii più nulla. Silenzio.

P
reparava il colpo, era evidente. Puntando l’orecchio avvertii, infine, il flebile sibilare del metallo e lo spostamento d’aria generato di qualcosa di grosso e pesante. Lo avvertii contro di me, all’altezza dello stomaco: quando mi resi conto che giungeva, era già a metà distanza. Repentinamente estrassi gli artigli di Washi e, spostando il corpo leggermente di lato, avvicinai il braccio sinistro allo stomaco, nel tentativo disperato di intercettare l’attacco.
Parzialmente, vi riuscii. Il rumore dei metalli che stridevano fu chiaro, intenso. Un lamento quasi infinito, simbolo della mia disperazione di quel momento. Il gesto evitò che la lama mi trapassasse da parte a parte: deviandola parzialmente, infatti, ella si “limitò” a strisciare contro il lato destro del mio addome, provocandomi un taglio lungo dal centro del ventre, fino al fianco destro.
Dolore penetrante e brividi gelidi lungo tutto il corpo: quando riaprii gli occhi feci appena in tempo a vedere il rosso del mio sangue riversarsi lungo la lama dell’orco.

I
l colpo, però, d’istinto, non mi parve così pesante di come avrebbe potuto essere. Così come non mi era parso rapido il suo passo: seppur comprensibilmente lento, di fatti, Shelozagh mi era sembrato ancora più lento di un normale mezz’orco della sua stazza. Che non avesse volutamente scatenato contro di me tutta la sua furia? Non me ne spiegavo il motivo: aveva scelto me, per il primo colpo, per sfruttare il bagliore. Eppure, non aveva dato libero sfogo alle sue capacità. Che forse, si fosse risparmiato? O, meglio ancora, mi avesse usato come diversivo?
Non potevo saperlo, non avevo potuto seguire le sue azioni. Sul momento, a dire il vero, imputai di tali sensazioni anche il vaneggiamento dovuto al dolore intenso. Magari, inconsciamente, per limitare quel dolore, speravo che l’orco avrebbe usato più cura con me, in futuro. Ma tanto valeva giocarci qualcosa su. D’altronde, non avrei avuto speranze in uno scontro diretto contro di lui, dovevo giocarmi la possibilità che l’attacco dell’orco potesse volgersi in mio favore.
Ma come fare? Attaccare direttamente l’altro ragazzo sarebbe stata una follia: seppur probabilmente stordito anch’egli dal bagliore, ero troppo distante e affaticato dal dolore per poterlo cogliere con la necessaria sorpresa. Decisi dunque di rispondere all’orco con la sua stessa moneta. Un attacco tirato, debilitante, ma non diretto.

S
cattai dunque: seppur ferito e affannato per il colpo, avevo ancora la velocità dalla mia parte. Scattai di lato, dunque. Contemporaneamente, però, riposi forza nelle mie capacità illusorie.
D’improvviso e senza grande concentrazione, feci percepire all’orco un’immagine chiara: avrebbe visto il ragazzo, l’altro sfidante, sopraggiungere contro di lui, in uno sprezzante attacco in salto. Egli sarebbe apparso esattamente come era apparso a noi nel campo di battaglia, solo molto più arrabbiato e con un coltello di media lunghezza nelle mani. Di fatti, non avevo fatto caso ad armi nel pugno del ragazzo, dunque immaginai potesse usare coltelli o armi di medio taglio, facilmente celabili alla vista.
Il ragazzo avrebbe raggiunto Shelozagh sul fianco, dalla direzione in cui era collocato sul campo di battaglia. Avrebbe attaccato in salto, con arrogante aria di sfida, urlando contro di lui:

<< Muori, sporco mezzosangue! >>



L
’immagine avrebbe dovuto risultare chiara e realistica a Shelozagh. Lo scopo, comunque, era quello di distrarlo, di coglierlo in controtempo per qualche attimo di secondo soltanto. L’attimo necessario per spostarmi.
Non so se avrebbe funzionato: con un orco normale, probabilmente, sarebbe stata una tattica più che sufficiente. Ma Shelozagh non solo era un mezz’orco, ma neppure così comune. Aveva dimostrato intelligenza, strategia e, soprattutto, nobiltà d’animo proprie di chi in battaglia ha combattuto sempre sorretto da saldi principi. Poteva una comune illusione distrarlo? Ci speravo, anche se solo per un attimo, ci speravo.
Io, invece, mi mossi verso il fianco opposto all’immagine, di modo da aggirare il mezz’orco. Tenendomi la ferita col braccio destro, posi gli artigli di Washi al mio fianco. Giunto quasi alle spalle del guerriero, tentai di affondare gli artigli con tutta la forza contro un punto preciso: la parte posteriore del ginocchio di Shelozagh.

U
n attacco debilitante, appunto, ma non distruttivo. Speravo che il mezz’orco avrebbe colto la mia scelta: potevo colpirlo alla schiena, al bacino o in altri punti ben più vitali. Scelsi, invece, la gamba, più precisamente il ginocchio, cercando di colpirlo per rallentarlo, non per ucciderlo.
In questo modo, dunque, il ragazzo avrebbe potuto illudersi di essere il terzo incomodo di un combattimento che quasi non lo riguardava. Avrebbe potuto credersi forte di questo e sorprendersi da eventuali capovolgimenti di fronte. Contemporaneamente, però, avrei ottenuto un vantaggio su Shelozagh, rallentando il suo passo, già lento rispetto al mio.

T
utto questo sempre che Shelozagh cogliesse le mie intenzioni e sempre che io avessi bene interpretato le sue. Una giocata pericolosa, quella che mi apprestavo a fare. Una carta d’oro, ma solo in uno schema ben preciso. Cercando di non pensare al dolore lancinante al fianco, strinsi i denti, concentrandomi sull’azione. Sarebbe davvero bastato quel “colpo di tosse” per far capire al guerriero la mia giocata?



SPOILER (click to view)

~ReC:225~ ~AeV:225~ ~PeRf:125~ ~PeRm:200~ ~CaeM:175~



image
Stafo fisico - Lungo taglio che parte dal centro dello stomaco fino a tutto il fianco destro. Affaticato dal dolore.
Stafo psichico - Sorpreso, confuso e preoccupato per lo scontro.
Energia - 100% - 6% - 6% = 88%
Abilità Attive/Pergamene usate -

CITAZIONE
Sviluppo sensoriale - Per qualche turno Shakan riesce a raggiungere un livello sensoriale pari a quello di un gatto, o di un felino, che lo rendono estremamente pericoloso in battaglia. Sarà infatti capace di individuare un nemico nascosto grazie alla traccia d'odore che lascia dietro di se, di avvertire un attacco alle spalle grazie all'udito, e di intercettare attacchi a distanza tramite la vista. Dei sensi così sviluppati comportano però lo svantaggio principale che attacchi illusori o elusivi avranno effetto maggiore sull'agente, esponendolo a seri pericoli.
L'attuazione della tecnica non richiede particolari posizioni o attimi di concentrazione, e dura due turni compreso quello d'attivazione, svanendo al termine del secondo turno. In quest risulta essere una tecnica utile e versatile. I sensi saranno talmente acuti da poter aiutare a capire di essere affetto da particolari illusioni, purché di livello basso esse stesse. Grazie all'olfatto e all'udito, gli sarà inoltre facile identificare la posizione di avversari invisibili. Consumo di energia: BASSO

CITAZIONE
Il mio braccio come illusione - Spendendo un consumo pari a Basso, Shakan sarà in grado di ricreare nella mente nemica, una sola immagine, che potrà essere un ricordo oppure un apparizione momentanea. Potrà modificare quindi le sue percezioni grazie ad una semplice illusione che sarà facilmente bypassata con un minimo di concentrazione. L'immagine verrà vista all'interno del campo di battaglia, ma sarà visibile solo per colui che è affetto dall'illusione in se. Consumo di energia: BASSO

Abilità passive -
CITAZIONE
Il mio pensiero come illusione - L'abbraccio del demone ha consentito a Shakan di acquisire una notevole attitudine alle illusioni, decisamente superiore a quella di un essere normale. La sua perfetta comprensione delle stesse e la naturale predisposizione farà si che le tecniche illusorie vengano castate istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere per attivare all'istante qualsiasi delle sue tecniche illusorie.
Naturalmente è necessario un contatto con l'avversario, se non fisico, almeno poterlo seguire con lo sguardo. Qualsiasi tempo di concentrazione necessario però ad attivare un'illusione sarà totalmente azzerato.

Armi -
Washi, guanto artigliato - indossato, artigli estratti.
Frusta - Legata alla cintura

Riassunto -
CITAZIONE
Dopo il bagliore uso "Sviluppo sensoriale" per cercare di capire cosa mi succede intorno. Riesco a sentire i passi di Shelozagh in quanto pesanti e, per sua stessa ammissione, lenti. Avvertita la sua presenza innanzi a me sento il colpo arrivare, abbastanza centrale (affondo all'addome), e provo parzialmente a pararlo con gli artigli, riuscendo soltanto ad evitare l'affondo, ma procurandomi un profondo taglio alla pancia e al fianco destro. Dopo, creo l'illusione di Elle che sopraggiunge verso Shelozagh, sul suo fianco, dalla direzione in cui è collocato nel campo di battaglia lo stesso Elle. Contemporaneamente mi muovo dal lato opposto di Shelozagh e cerco di colpire il retro del suo ginocchio con un affondo di punta con gli artigli, con molta forza.

Note -
CITAZIONE
Ritengo che l'elemento psicologico di questo post sia fondamentale, più di quello puramente "fisico". Ho dato molto peso alla "psicologia" dello scontro, spero sia intuibile. Per il resto, non posso dire se l'immagine di elle la faccio apparire dal fianco destro o sinistro di Shelozagh in quanto non ho idea della nostra posizione iniziale nel campo di battaglia (cioè, verosimilmente faccio in modo che appaia, in prospettiva, dalla direzione in cui lo stesso Elle è all'inizio, essendo l'ultima che io ricordi,... io me la sono immaginata da destra, ma qualcuno può aver fatto il contrario e dunque non ho specificato). A seconda di questa, io mi muovo sul fianco opposto e, raggiunte le spalle, colpisco il primo ginocchio che vedo. Spero sia chiaro, è solo un problema di posizione...



Edited by janz - 28/3/2010, 13:29
 
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view post Posted on 2/4/2010, 18:31
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CITAZIONE
Azione da QM

« Che noia. »

Probabilmente per il sovrano assistere a uno scontro tra tre "Wannabe" non si stava rivelando emozionante come aveva pensato: d'altro canto un genio come lui (!) non poteva che annoiarsi nel vedere tre bambini scannarsi per una caramella (o almeno era questa l'idea che gli davano)
Così gli sfuggì un esclamazione che i tre avversari non avrebbero di certo colto, nell'intensità del duello, ma che fu percepita potentemente da Chevalier, che non poteva sentire altro che le parole del Re.
E poi uno di loro era così lento...

In meno di un attimo il Golem di ferro si alzò dalla sua posizione e si scagliò verso Elle, sollevandolo da terra e stringendolo nelle proprie mani con grave stretta.

« Lasciamo perdere »

Asserì il sovrano alla volta dello sventurato, mentre il Golem lo scagliava fra i detriti, facendogli perdere i sensi.

« Continuate in due. »


CITAZIONE
Elle è privo di sensi. Shelozagh Malleon e Shakan Anter Deius continuano come se fosse un duello normale.
Nonostante il personaggio di ~Jio sia stato attaccato da Chevalier, l'attacco psionico di Shakan ha comunque effetto su Shelozagh (a meno che esso non si difenda, ovviamente.) Da questo mio post parte il conteggio per il prossimo post di Copper.



Edited by Ray~ - 2/4/2010, 20:06
 
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Copper
view post Posted on 4/4/2010, 14:12




Dejà-vu? Dal passato s'impara.


Capitolo 3


L’ attenzione di Shelozagh era rivolta al Mezzodemone di nome Shakan, verso il quale si stava fiondando a spada tratta. Era accecato, ma si aspettava comunque una contromossa da parte sua. Si appropinquò di conseguenza con molta cautela, curandosi in maniera quasi maniacale di ogni suo movimento. Fu attuato – ovviamente – un tentativo d’opposizione, ma questa contromisura fu talmente precaria da sorprendere perfino Shelozagh: dal suo guanto “a braccio” sorsero velocemente tre artigli affilati, quasi tre spade in miniatura, mentre l’arto si muoveva verso la Shelojian. La raggiunsero e la graffiarono, i metalli stridenti per l’attrito produssero faville. Un’insignificante pioggia di meteore si propagò in svariate direzioni, ed effimera smise di esistere dopo pochi attimi. La differenza di forza fisica fra i due era più che evidente: una mossa così approssimativa avrebbe funzionato – in circostanze normali – solo se fossero stati pari sotto questo punto di vista. Non a sorpresa dunque la lama continuò, seppur deviata, il suo percorso verso l’addome di Shakan. Non lo trapassò completamente, ma assaporò la pallida carne demoniaca solcandogli discretamente in profondità il corpo con uno squarcio che si allungava dall’ombelico fino a un fianco. La ferità iniziò a grondare sangue che macchiò violentemente il filo del Jian, e parte di questo schizzò via andando a sporcare squallidamente le umili vesti. Gli aloni scarlatti allora presenti sui suoi calzoni non lo facevano differire da un comune assassino, e lo stesso senso di scoraggiamento che attanagliava Shelozagh momenti prima, seppur affievolito, si fece risentire: non amava vedere la gente soffrire per mano sua.

Shakan scivolò via su un fianco come una fugace ombra proiettata dal tremolare del fuoco di una torcia, ma Shelozagh non seguì con precisione i suoi movimenti: lo spostamento fu effettuato così ad alta velocità che egli non lo poté osservare con la dovuta attenzione.
“È troppo veloce …” pensava, mentre mordendosi un labbro roteava gli occhi indirizzandoli sulle quasi-immagini residue che il Mezzodemone aveva lasciato al proprio posto scattando. Non si trattava di tecniche particolari, era pura e semplice velocità: probabilmente durante le sue sessioni d’allenamento si concentrava perlopiù sul potenziamento di questa caratteristica, piuttosto che sulla forza. Non capì in sintesi dove esattamente il suo nemico si fosse andato a posizionare in seguito alla mossa evasiva. Ordinariamente bisogna dare uno sguardo generale all’intera area di combattimento in una situazione del genere, ma nel caso specifico Shelozagh si ritrovò con le mani legate in termini pratici: un nuovo pericolo incombeva.

Dal fianco opposto arrivò lui, l’umano dai capelli neri, che con fare tracotante si gettò violentemente verso l’imponente e scura sagoma del gigante. Fendendo l’aria con il suo agile corpo in un aggraziato salto, sfoderò un coltello di media lunghezza e lo puntò verso di lui, ripagando Shelozagh con un attacco infimo e subdolo almeno quanto le lance di luce che aveva subito.
Il Mezzorco non si sarebbe normalmente accorto di lui, e probabilmente se non gli avesse urlato contro parole d’offesa non avrebbe nemmeno ipotizzato di stare per diventare la vittima di un attacco incrociato.
«Muori, sporco mezzosangue!»
Tali parole gli scivolarono addosso, acqua sull’olio: era abituato fin dalla nascita a sentirsi chiamare così, per lui non era una novità suscitare senso di repellenza a chi gli stesse affianco solo per il suo aspetto inquietante. Se non altro ebbe un sussulto per il semplice fatto che, se in condizioni standard avrebbe parato l’attacco senza difficoltà, lo sprezzante era troppo vicino per potersi concedere una tecnica di difesa basilare come una banale parata con l’egida.

La concentrazione aumentò, e si convertì in pura energia magica che andò a convogliarsi negli arti superiori: avrebbe momentaneamente “pompato” il suo corpo per garantirsi la velocità sufficiente per parare il colpo con più efficacia. Girò di scatto il torso in direzione del nemico, abbandonando momentaneamente il rivale in fuga, e facendo perno sulle robuste gambe andò a sferrare una spallata – rinforzata efficacemente dallo scudo – per respingere definitivamente il pericolo impellente.
Qualcosa però non andò come previsto.
Vedeva, alle spalle dell’attaccante, la stessa persona che però veniva scaraventata con violenza fra i polverosi detriti dell’arena da un Golem. La coltre di sabbia e sporcizia era densa, ma non sufficientemente corposa da nascondere la verità: l’uomo meccanico era stato evidentemente mandato avanti dall’organizzatore del torneo, forse perché pochi minuti prima il malcapitato aveva osato offenderlo con parole dal tono decisamente tagliente. Sintesi del discorso: quello vero giaceva in un angolo privo di sensi, e davanti agli occhi Shelozagh non poteva avere altro che una patetica illusione.

“MALEDIZIONE, sono stato un idiota!!!”
Un diversivo eccellente, banale ma nello specifico più che adatto: chiunque si sarebbe voltato a parare l’attacco, essendo quello un vero e proprio macello a tre. Lasciò perdere dunque il frutto di quella viscida manipolazione mentale: ora doveva concentrarsi sull’ultimo nemico rimasto.
In un certo senso, anche se questi non rientrava più nel suo campo visivo, Shelozagh si sentì sollevato al pensiero di doversi occupare di una sola persona e non più di due guerrieri contemporaneamente.
D’altro canto, ora disponeva di ben due dati riguardo Shakan: velocità ed illusione. Evidentemente era proprio in questi due campi che il mezzosangue dai capelli bianchi eccelleva.
“Devo stare attento a non cascarci di nuo… !!!”
Un vero e proprio dejà-vu: il suo pensiero fu interrotto, esattamente come al suo arrivo al clan Sorya, dal freddo scavare delle lame nei suoi muscoli. Non uno, ma ben tre ferri affilati morsero brutalmente la pellaccia scura del quindicenne tracciando solchi paralleli orrendamente decorati da rivoli di sangue. Gli artigli proseguivano, e lacerazioni facevano la loro comparsa all’altezza della parte posteriore ginocchio sinistro.
Le gocce rossastre caddero inesorabili al suolo, mescolandosi e rivoltandosi nella terra a formare pozzanghere nere nelle quali si poteva vedere tutta la sofferenza e la brutalità di quella mossa.
Le ferite procurate erano discretamente gravi, ma fortunatamente la differenza di forza fisica fra i due era sufficiente a ridurre di molto il potenziale del colpo: a parità di meriti, si sarebbe ritrovato con una gamba menomata anche a vita.
“Mantieni la calma … MANTIENI LA CAZZO DI CALMA … non è la prima volta che mi succede … ”
Si trattava solo di ignorare il dolore, e il Mezzorco, in quanto tale, ci riusciva meglio di qualunque altro vivente su Asgradel.

Pensò bene di muoversi non troppo diversamente da come fece con Juliet poche settimane prima: l’aveva colpito alle spalle, quindi Shakan non poteva essere troppo distante da lui anzitutto perché egli usava un guanto arpionato come arma d’offesa. Lo voleva colpire facendo affidamento al solo senso del tatto. C’era però da tenere a mente un particolare essenziale: se con la bambina gli era bastato un semplice potenziamento articolare per poter contrattaccare, con il bianco lo stesso procedimento non sarebbe bastato. Il motivo risiede appunto nell’impressionante velocità di movimento di quest’ultimo: non avrebbe avuto troppe difficoltà ad evitare una mossa così elementare.
“Tu sei speciale come me … e meriti un trattamento speciale.”
Digrignò i denti e singhiozzò un po’ per ignorare la sofferenza che dalla gamba sinistra si propagava pulsante in tutto il corpo.

I’ll suffer this no longer,
I’ll put an end to this, I swear:
the sun will shine.



Una radiosa aura divina coprì uniformemente la spada impugnata nella mano destra; era della stessa natura di quell’alone energetico che mai abbandonava il giovane e del flash d’apertura. Questa volta però non era intangibile, non era un semplice candore astratto: questa volta la luce assunse una forma propria plasmandosi autonomamente sulla superficie della lama. L’energia degli dei era voluminosa intorno allo strumento di male, ed assunse vagamente le sembianze di una massiccia zampa d’orso dorata. Da essa, effluvi di potere si disseminavano disordinatamente nell’aria disegnando insensate figure auree, quasi come se la peluria che la ricopriva si volatilizzasse per poi ricrescere.
Questo prolungamento avrebbe garantito più possibilità di riuscita al successivo attacco, in quanto esso dava al Jian la facoltà di danneggiare il nemico anche senza colpirlo direttamente.

Cercando di attingere da tutto il corpo la massima velocità di cui disponeva, si voltò di scatto verso Shakan trascinando l’arma in possesso con una violenta spazzata. Molti mesi di pratica gli avevano donato la possibilità di combattere con estrema grazia ed eleganza – caratteristiche del tutto estranee agli orchi – anche in situazioni svantaggiose come quella, e il suo colpo infatti non fu d’istinto ma ben ponderato: il suo bersaglio era la testa. Voleva decapitarlo? Ovviamente no, però il nemico sarebbe incorso in quel rischio nel caso non avesse messo in atto un’adeguata strategia. Shelozagh sapeva bene che la sua lama non avrebbe mai incontrato il candido collo del nemico in quanto questi era troppo veloce e scattante da lasciarsi rovinare da un semplice fendente. Ed era proprio qui che entrava in gioco la “zampa d’orso”: le ferite che avrebbe provocato sarebbero state di natura sacra, quasi delle ustioni. Lo avrebbe danneggiato seriamente senza però privarlo della vita, ad ulteriore conferma delle sue intenzioni per nulla omicide.

«Beware of the Light Bear.»
Sperava solo che il colpo andasse a segno, non c’era molto altro da fare.
La spada nel suo procedere inesorabile lasciava fluire parte della luce che l’avvolgeva in coreografici sprazzi.



SPOILER (click to view)
Shelozagh Malleon
Razza: Mezzorco
Classe: Paladino
Dominio: Warrior Style

ReC: 125
AeV: 100
PeRm: 250
PeRf: 225
CaeM: 225 (450, se calmo)

Energia Residua: 55%
Energia Consumata: 28% questo turno.
Status Fisico: Ferite medio-gravi sul retro del ginocchio sinistro. Soffre, ma prova ad ignorare il dolore (la ferita, per quanto grave, è singola).

Armi ed Equipaggiamento:

Shelojian - Un’arma di stampo orientale, chiamata appunto Jian. È molto leggera, e presenta un doppio filo rispetto alle comuni Katane, per poi terminare in una affilatissima punta. Le sue caratteristiche la rendono estremamente versatile nel combattimento ravvicinato, attraverso la successione di fendenti veloci e poco potenti ma ottimi per una mira più precisa volta ai punti vitali. La lunghezza totale dell’arma è esattamente di 150 cm, dei quali 25 sono di elsa. La “guardia”, ovvero la zona soprastante l’elsa è piccola, ma sufficientemente ampia da poter ospitare una lama di dimensioni discrete in un contrasto diretto. Il nome che è stato attribuito all’arma indica un forte senso di proprietà nei confronti della spada, che appunto è l’unione fra il suo nome e quello del tipo dell’arma.

Egida di Shelozagh. - È uno scudo d’acciaio a forma pseudo - romboidale, lungo 1 metro dall’alto verso il basso. Raggiunge la lunghezza massima nel primo quarto di superfice (a partire dall’alto), raggiungendo i 60 cm. La parte superiore dello scudo è parallela al suolo e lunga all’incirca 45 cm, per poi restringersi a un minimo di 30 nella parte inferiore. Lo scudo presenta una forma aerodinamica che ne facilita il controllo, ottimo per parate effettuate sulla media-breve distanza. Le armi più grosse tuttavia necessitano di un impegno maggiore per essere contrastate, in quanto la forma della difesa non garantisce una protezione integrale.

Abilità Passive:

Sparta Blood - Passiva Razziale Mezzorchi. Maggiore tolleranza del dolore e capacità di proseguire il combattimento ignorandolo. Mutilazioni e ferite estreme non possono comunque essere ignorate.

Hard Training - Passiva Dominio Warrior Style. Stile di combattimento molto raffinato, permette attacchi più complessi e difese più efficaci. La CaeM aumenta di 50, a discapito della PeRm diminuita di 25. La CaeM raddoppia se Shelozagh mantiene la calma.

Extreme Sacral Power - Passiva Personale. Shelozagh è lento, ragion per cui ha rinunciato alla possibilità di effettuare attacchi a sopresa sviluppando un'aura energetica che lo rende sempre rintracciabile dai nemici. Tuttavia tale alone aumenta di un livello la potenza degli attacchi che comprendono l'elemento luce (es. se l'attacco infliggerebbe normalmente danni medi, infligge invece danni alti).

Abilità Attivate:

Sword Mastery - Abilità attivabile del dominio "Warrior Style", energia bianca. Permette di aumentare le possibilità di successo di un attacco o di una parata, nel caso di attacco il colpo di spada vale come attacco basso, in caso di difesa vale come difesa bassa o inferiore. Consumo basso.

Extension of the Light Bear - Pergamena "Arma Sacra" paladino, energia bianca. La spada si ricopre di un alone magico che infligge danni sacri anche senza il contatto diretto con l'arma. La tecnica permane per due turni, svanendo all'inizio del terzo (il danno massimo è aumentato ad "Alto" grazie all'abilità passiva "Extreme Sacral Power"). Consumo alto.

Riassunto combattimento:

Ecco che devo dare parecchie spiegazioni, ora :v:
Allora, dopo aver subito l'attacco, Shakan si scansa e genera l'illusione sul lato opposto. Shelozagh non riesce però a seguire i movimenti di Shakan data la sua ReC di molto inferiore (quasi la metà) della sua AeV, ergo lo perde di vista. Sente il fino Elle urlargli contro e crede inizialmente che sia quello vero (sempre a causa della ReC particolarmente bassa) e quindi, colto alla sprovvista essendo l'umano troppo vicino, va momentaneamente in "panico". Ergo la CaeM viene momentaneamente riportata al valore originale, quindi se normalmente gli sarebbe bastata una normale parata (essendo la CaeM in stato di calma il doppio di quella di Elle) ora necessita di una difesa urgente (abilità attivabile del dominio Warrior Style) per eludere la mossa. Guardando bene però nota che c'è un altro Elle che è stato mazzucchiato dal Golem, e ipotizza sia la conseguenza dell'accusa a inizio incontro. Capisce dunque di aver "parato" un'illusione, e si rasserena del fatto che uno dei due è K.O. Calmandosi, la CaeM raddoppia. Immediatamente subisce l'attacco a tradimento di Shakan, che gli ricorda molto la tecnica di attacco di Juliet - custode del clan Sorya che lo ha "accolto" all'ingresso - per modalità (di spalle) e bersaglio (le gambe) quindi non è sorpreso. La PeRf di Shakan è la metà di quella di Shelozagh, quindi il danno viene ridotto discretamente (non causa menomazioni) e il suddetto viene sopportato con più semplicità dal mezzorco anche grazie alla passiva raziale. Tutti questi sono fattori che hanno permesso a Shelozagh di non deconcentrarsi. A questo punto Shelozagh attiva "Arma sacra" e - sapendo che Shakan è dietro di lui perchè, appunto, è stato colpito di spalle - lo mira all'altezza del collo voltandosi di scatto.
Fine :v:

Note:
Ho cercato di giustificare ogni mia azione facendo riferimento meticoloso alle statistiche dei personaggi per non fare qualcosa di improbabile e peccare di sportività. :v: Scusate se in questi giorni sono stato assente dal forum in generale, ma cause di forza maggiore mi trattenevano. Solo una cosa ora: dato che Jio è fuori uso, come funziona per le ricompense? Nel senso... se per esempio vince Janz io prenderei 300 (come se lo scontro fosse a 3) o 100 (essendo attualmente lo scontro a due)? Se puoi, Ray, rispondimi per MP, mercì :sese:
Tra l'altro per non risultare ripetitivo, anche se il mio PG non conosce il nome di quello di Janz, ho preferito di tanto in tanto chiamarlo per nome... ma in ogni caso Shelozagh non sa ancora quale sia il vero nome si Shakan e anzi non gli dispiacerebbe venirne a conoscenza xD
 
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view post Posted on 7/4/2010, 22:10
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Fucina abbandonata
Alcuni minuti dopo



A
nsia. L’ansia della battaglia montava in me, nel mentre mi ritrovavo impegnato ad affondare gli artigli nella gamba del mezz’orco. L’illusione con la quale avevo accompagnato il mio raggiro, in qualche modo era riuscita a distrarlo, a rubargli quell’attimo di secondo utile per sparire alla sua vista e godere dell’unica facoltà con la quale potevo realmente dire di superarlo: la velocità. L’orco era lento, io veloce. E solo di questo potevo compiacermi: molto meno del resto.
Sentii Shelozagh urlare qualcosa: fosse stato un orco normale avrei concluso per un’imprecazione, per certo. Ma ero abbastanza sicuro che quell’essere non avrebbe emesso imprecazioni, piuttosto frasi di stizza, al massimo. Comunque mi compiacevo dell’idea che, in qualche modo, fossi riuscito a innervosirlo o, addirittura, a far vacillare quella fede che pareva così solida nel suo animo.
D’altronde, non ne addivenni mai ad una conclusione in merito: nella concitazione del momento, non ero riuscito a prestare attenzione anche alle sue parole. Ero troppo impegnato nella mia azione e a non sentire i dolori della ferita sul fianco. Mi feci bastare il sapere di averlo distratto, l’aver colto la sua rabbia per l’inganno subito. Per il resto, tentai solo di approfittarne.

S
helozagh, dunque, rimase distratto, confuso dall’immagine dell’altro essere che svolazzava a mezz’aria imprecando contro di lui. Grazie a questo io mi posi alle sue spalle ed affondai l’artiglio nella sua gamba, così come programmato. Ciò che non avevo programmato, però, è che, nonostante il colpo andato a segno, non sarei riuscito a menomarlo come avrei voluto.
Gli artigli affondarono nella carne verdognola, provocando una profonda ferita sanguinante. Premendo con veemenza l’avambraccio contro la carne, chiusi gli occhi per lo sforzo e iniziai a contare i secondi, sperando di vedere il ginocchio cedere sotto il peso del mezz’orco.
Lo sentii urlare, gridare ancora qualcosa, come se stesse cercando di sfogare la rabbia e di mantenere il controllo. Speravo che quello fosse l’ultimo urlo di un colosso in frantumi, lo sfogo di un guerriero sopraffatto dalla vergogna, l’ultimo canto di quel cigno surreale. Ma nulla: Shelozagh rimase in piedi, con una gamba sanguinante, ma stoicamente in posizione eretta. Quando riaprii gli occhi mi resi conto che la ferita, nonostante l’impeto e la sorpresa del colpo, non era così profonda da far cedere il pesante guerriero. Il mio attacco era, in verità, fallito e non c’erano altre conclusioni.

T
olsi l’artiglio dalla gamba e feci un passo indietro, aspettandomi la sua reazione. Speravo che, nonostante tutto, il mio piano avesse funzionato: speravo che avrebbe capito le mie intenzioni e che avrebbe concentrato le sue prossime attenzioni sull’altro contendente. D’altronde io, col fianco dolorante, già sentivo il peso di quello scontro, troppo diretto per le mie capacità.
Quello che vidi dopo, però, mi fece raggelare il sangue. Con la coda dell’occhio, infatti, intravidi qualcosa oltre la grossa figura di Shelozagh, sul fondo del campo di battaglia. Qualcosa che, durante lo scontro, il corpo dell’orco mi aveva impedito di percepire alla vista, qualcosa che la foga della battaglia mi aveva nascosto all’udito. Sul fondo un grosso, immenso umanoide di acciaio aveva schiantato qualcosa, o qualcuno, contro le pareti di ferro: dove un tempo c’era il terzo contendente, ora vi era un vuoto pieno solo delle mie paure. Le mie speranze di vittoria erano appena state spazzate via contro i rottami circostanti.
Fissai l’uomo seduto sul trono. Non pareva cambiato, la medesima aria annoiata di inizio scontro. Forse aveva detto qualcosa, forse non lo avevo sentito io: di certo non parve per nulla stupito dell’evento. Dunque, era opera sua?

Co-cos’è per te? E’ solo un. . . gioco? Un gioco fatto di carne?!



R
ivolsi un urlo verso l’uomo seduto sul trono, un urlo dettato dall’amarezza per quell’evento, dalla rabbia per il mio piano andato in fumo. In verità non pensavo avrebbe risposto, quasi speravo, anzi , che non vi avrebbe fatto caso. D’altronde avevo già un nemico davanti a me, ed era anche troppo.
Ma non potevo davvero nascondere la rabbia, la frustrazione per una situazione che da tenere quasi sotto controllo mi era completamente sfuggita di mano. Che l’uomo avesse soltanto voluto “far pagare” al terzo contendente le parole dette ad inizio battaglia? Eravamo, dunque, sotto il giogo di un infante annoiato in cerca di emozioni di sangue e morte?

<< Tu sei speciale come me … e meriti un trattamento speciale. >>



P
reso dai pensieri, per un attimo dimenticai che avevo un mezz’orco ferito e arrabbiato a cui badare. Per giunta, dall’inizio del combattimento, fu forse quella la prima volta che ebbi davvero paura del leale Shelozagh. Un mezz’orco, dopotutto: era solo un fottutissimo mezz’orco che avevo appena avuto il dispiacere di fare incazzare.
Improvvisamente si girò, brandendo la spada dalla lunga lama in un’ampia spazzata verso di me. D’altronde, era solo un orco: per quanto leale, per quanto furbo, per quanto dignitoso, aveva dimostrato di avere poco autocontrollo, come ogni altra bestia come lui, oltre che una scarsa dote di astuzia. Quel colpo veloce dettato dalla rabbia, non poteva realmente sorprendermi. Lo vidi arrivare, era lento ai miei occhi: vidi muoversi la lama dalla forma curiosa, pulsante di una qualche energia magica. Seppur bello da vedersi, il colpo non era altro che un tentativo di colpire alla cieca, non era altro che la frustrazione di una bestia senza più controllo.

O
almeno così, pensai. Naturalmente sbagliando. Nel momento stesso in cui feci un ulteriore passo indietro per togliere il mio corpo dal raggio d’azione della lama, mi resi conto che quella spazzata non era così imprecisa come poteva sembrare. Nel mentre fissavo la lama vibrare nell’aria, carica d’energia, vidi la punta sopraggiungere in direzione del mio collo e, quando ormai non potevo più far nulla, mi resi conto che il colpo di Shelozagh era indirizzato proprio alla mia gola e che, dunque, l’orco aveva precisamente mirato alla carotide. Era troppo tardi quando mi resi conto che non avrei potuto schivare la punta incandescente della lama. Non si scherzava più: adesso Shelozagh colpiva per uccidere.

S
trinsi gli occhi, quand’ormai mi preparavo all’impatto. La lama giunse fredda, quasi silenziosa, lacerando le carni come fossero burro. Poi sentii umido sotto il mento, bagnato, come se un fiotto d’acqua gelida mi avesse raggiunto. Infine il dolore terribile, indescrivibile: milioni di spilli parvero conficcarsi nella mia trachea e aprire un’ampia via al gelo dell’aria circostante. Provai ad urlare, ma mi resi conto che non avevo modo di farlo: il fiato mi era stato rubato. Soffocando, strozzai un grido in gola, producendo solo un rumoroso respiro ansante .
D’istinto mi portai la mano sinistra, quella con l’artiglio, al volto, provocandomi anche un taglio leggero alla guancia, in quanto l’artiglio era ancora estratto. Per un attimo pensai anche che la testa mi fosse stata tagliata di netto e che presto avrei potuto fissare il mio corpo a distanza, attendendo la calda chiamata degli abissi.
Non fu così. Barcollai, mi cedette una gamba e mi piegai dal lato destro. Quando mi resi conto che la testa era ancora miracolosamente attaccata al collo, mi sforzai soltanto di non svenire, ripensando al passato, ripensando alla vendetta, ripensando a quell’orco bastardo che aveva appena provato a farmi a fette. Ripensando, dunque, a qualunque stimolo abbastanza forte da tenermi in vita.

N
onostante provassi con tutto me stesso a mantenere lucidità, però, la vista mi si annebbiava e lo sconforto faceva preda di me. Ormai sarei morto, se non quel colpo, il prossimo avrebbe trafitto ogni mia speranza. E, se non l’orco, l’uomo sul trono avrebbe per certo scelto me, lo straccione moribondo, come prossima vittima sacrificale per il suo gioco.
Ma ero troppo ostinato per non dover quantomeno vender cara la mia pelle. Shelozagh aveva provato a decapitarmi, chissà che pena gli avrebbe provocato scoprire che non vi era riuscito.
Poi, un’idea balenò: e se vi fosse riuscito? E se magari, nonostante il colpo andato a segno, nonostante la testa mozzata, si fosse reso conto che il misterioso straniero non poteva morire sotto i colpi della sua lama. Forse era un’idea assurda, ma, vista la situazione, qualunque cosa mi pareva un’ottima alternativa alla morte.

C
ol braccio destro afferrai il mantello e lo avvolsi intorno al mio collo, come meglio potessi fare, di modo da frenare il sangue in uscita. Di modo da aumentare di qualche decina di minuti la mia lucidità. Almeno per un poco!
Rialzandomi su due gambe, mi scagliai nuovamente contro di lui. Il braccio sinistro era ancora aderente al mio collo e, da lì, sarebbe partita la mia sinistra illusione. Sarebbe stato curioso capire quanto Shelozagh avesse paura dei fantasmi...



S
fruttando i miei poteri, mi sforzai di partorire un’immagine illusoria che, aderendo al mio corpo, avrebbe dato ad esso un nuovo e tetro aspetto. Shelozagh avrebbe dovuto vedere uno Shakan esattamente uguale a quello che gli si scagliava contro, ma traslucido, quasi trasparente, carico di una pulsante energia oscura, malefica, come fosse un fantasma, come fosse lo spirito di un defunto non ancora pronto a viaggiare verso l’oltretomba. Avrebbe, inoltre, visto il braccio sinistro, afferrare la mia testa e staccarla dal corpo: avrebbe visto il fantasma di un guerriero senza testa, avventarsi contro di lui, con la testa stretta nel pugno della propria mano sinistra, mentre la teneva per i capelli.
Per l’occasione, il mio volto si sarebbe dipinto di una smorfia altrettanto raccapricciante: gli occhi bianchi senza vita, una smorfia di dolore impressa sul volto, la lingua in fuori ed una bava giallognola colante per i lati della bocca. La smorfia di chi è stato appena condannato alla dannazione eterna e vuole, quantomeno, prendersi un’ultima rivincita.

D
unque, avrei disteso in avanti il braccio sinistro, quello con la testa facendo in modo che Shelozagh fosse raggiunto prima dalla tetra visione di questa e, solo dopo, da quella del mio intero corpo. Tenendo la testa per i capelli, col braccio sinistro teso, avrei anche tentato di nascondere le lame dell’artiglio ancora estratte.
In questo modo sarei avanzato verso di lui, di fronte.
Poi, d’improvviso, avrei virato verso destra cercando di raggiungerlo al fianco. Qui, dunque, sarebbe partita la seconda parte del mio piano. Avrei, infatti, generato una seconda illusione, tale e quale alla prima: con la mia abilità avrei generato una seconda immagine di uno Shakan fantasma senza testa, col braccio sinistro teso e la smorfia raccapricciante del viso rivolta verso l’orco. Questa sarebbe nata nel momento stesso in della mia virata a destra, virando, invece, a sinistra. In questo modo Shelozagh avrebbe visto il fantasma di Shakan, innanzi a lui, separarsi in due fantasmi distinti che lo avrebbero attaccato da due fianchi opposti: l’immagine alla sua destra, però, sarebbe stata totalmente illusoria, vuota al suo interno, e generata al solo scopo di confondere l’orco; l’immagine alla sinistra, invece, per quanto falsamente terrificante, sarebbe stata lo scudo di paura dietro il quale mi sarei celato io e il mio attacco disperato.

R
aggiunto Shelozagh, avrei tentato di colpirlo con l’artiglio diritto in volto, con un leggero attacco in salto: egli avrebbe visto prima il mio volto decapitato, in una smorfia di raccapricciante dolore, dirigersi diritto verso i suoi occhi e, solo all’ultimo, l’artiglio di ferro raggiungerlo, nel tentativo di accecarlo. L’immagine finta, dall’altro lato, avrebbe fatto lo stesso, tentando di colpirlo sempre in viso, nello stesso modo. Nel caso in cui, infatti, Shelozagh avesse provato di parare questa seconda immagine, il vero colpo lo avrebbe raggiunto dietro la nuca.

D
istrutto nel corpo e nello spirito, dunque, mi sarei lanciato in quell’ultima disperata carica, probabilmente dettata soltanto dal rimorso, dalla rabbia e dal delirio per il dolore lancinante che ormai avvertivo nel collo e nel fianco, mentre le forze pian piano iniziavano a venir meno. Il mio destino meschino, infine, non volle concedermi nemmeno la soddisfazione di urlare all’orco la mia rabbia durante l’attacco, privo di voce com’ero divenuto: sarei apparso forse anche più convincente, ai suoi occhi, sotto forma di uno zombie muto, privo di voce e di spirito? Solo il tempo lo avrebbe detto, il tempo che mi rimaneva ancora da vivere.



SPOILER (click to view)

~ReC:225~ ~AeV:225~ ~PeRf:125~ ~PeRm:200~ ~CaeM:175~



image
Stafo fisico - Lungo taglio che parte dal centro dello stomaco fino a tutto il fianco destro. Leggero taglio alla guancia destra. Profonda lacerazione al collo. Affaticato e debilitato per l'emorragia.
Stafo psichico - Molto confuso e spaventato per lo scontro e le profonde ferite, quasi disperato.
Energia - 88% -22% -6%= 60%
Abilità Attive/Pergamene usate -

CITAZIONE
Illusione spettrale - Con un consumo di energia variabile, Shakan è in grado di creare una potente illusione che, fondendosi col proprio corpo, modifica la propria immagine percepita dagli occhi di chi la osserva. Shakan apparirà come un fantasma: il suo corpo sarà pallido, taslucido, quasi trasparente, gli occhi lucenti e tutti i tratti e gli aspetti del proprio essere si modificheranno di conseguenza, in modo da apparire, in tutto e per tutto, una presenza "spettrale". Inoltre, variando il consumo di energia, Shakan potrà rendere tale illusione più o meno complessa (passando, per esempio, da semplice fantasma pallido e sfocato, a potente spirito di una divintà ancestrale): in questo senso, Shakan potrà scegliere la forma, la caratterizzazione e la natura "spettrale" che più gli sembrerà adatta alla situazione, parlando, muovendosi, combattendo e, in generale, relazionandosi, allo stesso modo in cui farebbe un vero fantasma della stessa tipologia. A cambiare, però, sarà in concreto soltanto il grado di "terrore" generabile dalla stessa illusione (usando come parametro in tal senso la percezione di un umano medio), con tutte le conseguenze eventuali legate alla sua percezione. L'effetto dura un post. Consumo di energia: Variabile (ALTO)

CITAZIONE
Il mio braccio come illusione - Spendendo un consumo pari a Basso, Shakan sarà in grado di ricreare nella mente nemica, una sola immagine, che potrà essere un ricordo oppure un apparizione momentanea. Potrà modificare quindi le sue percezioni grazie ad una semplice illusione che sarà facilmente bypassata con un minimo di concentrazione. L'immagine verrà vista all'interno del campo di battaglia, ma sarà visibile solo per colui che è affetto dall'illusione in se. Consumo di energia: BASSO

Abilità passive -
CITAZIONE
Il mio pensiero come illusione - L'abbraccio del demone ha consentito a Shakan di acquisire una notevole attitudine alle illusioni, decisamente superiore a quella di un essere normale. La sua perfetta comprensione delle stesse e la naturale predisposizione farà si che le tecniche illusorie vengano castate istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere per attivare all'istante qualsiasi delle sue tecniche illusorie.
Naturalmente è necessario un contatto con l'avversario, se non fisico, almeno poterlo seguire con lo sguardo. Qualsiasi tempo di concentrazione necessario però ad attivare un'illusione sarà totalmente azzerato.

Armi -
Washi, guanto artigliato - indossato, artigli estratti.
Frusta - Legata alla cintura

Riassunto -
CITAZIONE
Faccio un passo indietro quando mi rendo conto di non aver "menomato" Shelozagh. Mi distraggo un pò quando vedo l'enorme golem che ha già schiantato Elle (lo deduco dal fatto che non vedo più Elle sul campo di battaglia) e, nel frattempo, Shelozagh prepara l'attacco. Tento di schivarlo, ma la punta della lama mi provoca una profonda ferita al collo. Barcollo, mi reggo a fatica, quasi cado. Dopo qualche secondo di panico giustificato provo a rialzarmi e uso Illusione spettrale a livello ALTO per traformarmi in un fantasma di me stesso (al solito, traslucido, pulsante, come fossi un vero fantasma), ma senza testa, ovvero reggendo la testa col braccio sinistro, tenendola per i capelli in modo che questi "coprano" l'artiglio che, seppur nascosto dall'illusione, Shelozagh vedrà una volta che questo gli sarà arrivato ad una distanza ridottissima. In questa "veste" mi lancio verso di lui e, una volta di fronte, creo un'immagine illusoria di me dello stesso tipo, cercando di farla somigliare il più possibile alla prima. Io mi dirigo sul fianco destro di Shelozagh, l'immagine sul fianco sinitro (dunque, per inverso, Shelozagh si vedrà arrivare me da sinistra e l'immagine da destra). Una volta raggiunto il fianco sinistro io attacco in salto con il braccio sinitro mirando agli occhi di Shelozagh (di modo che lui veda arrivarsi la mia "testa") e l'immagine fa la stessa cosa.

Note -
CITAZIONE
Mi rendo conto che potrebbe sollevarsi la questione circa la differenza tra le due illusioni, ovvero l'illusione spettrale e quella semplice, che hanno anche due consumi diversi. Il consumo diverso è giustificato dal fatto che mentre la prima aderisce al mio corpo, replicando ogni mio movimento e facendomi sembrare "realisticamente" un fantasma, avendo la presunzione anche di incutere un qualche tipo di "terrore" (dato che, alla fine, l'aspetto è soltanto illusiorio, ma dietro ad esso c'è un corpo tangibile, ovvero il mio), la seconda è pur sempre un'illusione più semplice, ovvero una mera "copia", una "riproduzione" dell'immagine della prima agli occhi dell'orco, vuota e superabile con un minimo di concentrazione come descrive la stessa abilità. Dunque, avendo un grado di realismo decisamente inferiore, incuterà anche meno terrore. Spero sia chiaro.



 
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Copper
view post Posted on 11/4/2010, 14:00




Nessuna redenzione.


Capitolo 4


Capì che il colpo sacro era andato a segno dal fatto che la sua lama, per pochi attimi, rallentò, impedendogli di proseguire oltre con la velocità e la potenza dovuta. Sentì per un breve intervallo di tempo la punta del suo Jian solcare con precisione chirurgica il collo del malcapitato, e quasi senza pensarci esercitò sull’arma impugnata nuova forza, per vincere la resistenza esercitata dalla carne dilaniata. Concluse l’attacco: l’orrendo sangue sgorgante dalle arterie, parzialmente sparsosi in turpi macchie sul luccicante filo, schizzò per tutta l’area circostante spinto dalla forza d’inerzia.
La visione di quello scenario a dir poco raccapricciante, nel quale egli stesso ricopriva il ruolo del brutale carnefice, bastò per causare in Shelozagh un senso di rigetto. In seguito a quel fendente, le speranze di sopravvivenza del Mezzodemone diminuirono drasticamente. E se l’avesse ucciso per davvero?
Come si sarebbe giustificato col mondo, ma soprattutto con sé stesso, nell’evenienza di un omicidio a sangue freddo? Come si sarebbe mai potuto perdonare un fallimento di simile portata, dopo aver perfino riempito il cuore del suo avversario di vane speranze solo pochi minuti prima?
“Qui non morirà proprio nessuno” aveva detto.
Avrebbe impedito a chiunque di uccidersi a vicenda, in quell’occasione.
Ed egli stesso aveva potenzialmente rotto quel patto.
Ora si sentiva davvero il mostro. Per la prima volta nella sua vita, era come se fosse davvero diverso.

Disgraziatamente il corpo quasi esanime di Shakan cadde: il sangue, piuttosto che affluire nelle gambe si riversava al di fuori della carotide. Sembrava che questo cadesse più lentamente del dovuto, ma era una semplice suggestione della mente fin troppo innocente del Mezzorco. I lunghi capelli albini volteggiarono, mentre soffi di vento e polvere li attraversavano e li accarezzavano, quasi essi fossero entità angeliche scese in terra con l’intento di rasserenare una nuova anima al momento del trapasso.
Non rovinò al suolo, ma si piegò su un lato; il sangue iniziò a cadere solo sul fianco destro.
Non era volata una mosca, nessun urlo era stato lanciato: si udì soltanto un flebile soffio imbastardito dal gorgogliare del sangue che gli stanziava in gola. Shelozagh, conscio dell’orrore da lui commesso, era sul punto di piangere.
“Avrebbe … avrebbe dovuto evitarlo …”
Lo vide mentre con la mano destra, quella disarmata, si portò il mantello alla base del collo, disperato. Quanto ancora sperava di sopravvivere?
“Sono davvero ciò che dicono che sia … avrei voluto almeno conoscere il tuo nome …”

Ma Shakan non voleva lasciarsi andare così, evidentemente. Trovò addirittura la forza di rialzarsi, traendola da chissà quale malefica sorgente. Il capo, fino ad allora miracolosamente ancorato al corpo, si staccò; il Mezzodemone ebbe però l’accortezza di non lasciarlo cadere, afferrandolo con la sinistra.
Shelozagh guardava il corpo del nemico tramutarsi in uno spettro. Ma non apparteneva allo stesso genere di fantasma che da sempre gli era stato descritto. No; questo era molto più terrificante e macabro, più di qualunque incubo mai sognato fino ad allora dal biondo gigante.
Si respirava crudeltà, cattiveria, sete di vendetta nell’aria circostante il non-più-albino, del quale non rimaneva null’altro se non una pulsante sagoma nero-violacea. Il tormento interiore che affliggeva il Mezzorco si tramutò ben presto in vero e proprio terrore, un’emozione così densa che quasi la si poteva toccare con le mani: i suoi occhi cerulei penetravano attraverso quelli privi di vita del decapitato, e all’interno di essi riusciva a scorgere tutto l’odio che, probabilmente, era l’unica ragione per cui era ancora legato al mondo terrestre.

La testa si stropicciò in una smorfia terrificante: la bocca era aperta, quasi come se si sforzasse di urlargli contro versi inumani senza però riuscirvi perché priva di fiato. Il colosso, terrificato da tutto questo, non sapeva più come muoversi, e seppure l’avesse saputo, non riusciva a trovare il coraggio di farlo.
Il defunto nemico si avventò contro l’inerme bersaglio porgendogli la testa - grondante non più sangue ma nera pece.
Shelozagh non pensò, né parlò. Solo un urlo oscuro uscì dalla sua bocca, un urlo nel quale era possibile percepire ambo le sensazioni di disperazione e terrore mescolate uniformemente fra loro. Porse le mani e le armi in avanti, cercando di coprirsi da quella visione infernale che avanzava disordinatamente verso di lui. Si sarebbe vendicato della sua morte, se lo sentiva.

Improvvisamente però scomparve, balzando ad alta velocità alla sinistra del paladino il quale, ovviamente, non riuscì ancora una volta a seguire i suoi spostamenti. Era troppo veloce, anche da morto; né lo stato psicologico dell'aberrante lo aiutava nell’individuazione.
Non poteva nemmeno fare riferimento al senso dell’udito: Shakan emetteva solo funesti sibili, fragili e sordi.
Paura, biasimo, avvilimento, angoscia.
L’ombra, in sintesi, non ferì Shelozagh, ma si limitò a terrorizzarlo per poi sparire dalla sua vista. Questi, disorientato, si guardò intorno quasi privo di ogni speranza: ora non c’era più un solo spettro, ma ben due; l’uno sulla destra, l’altro sulla sinistra.
Correvano verso di lui, con le teste dai tratti deformi afferrata per i capelli, quasi volessero strappargli la carne a morsi con queste. Non ebbe una visione chiara della situazione, capì a malapena, in quello stato di panico in cui versava, di essere in pericolo. Ma in pericolo di cosa, se erano fantasmi?

Saltarono. Shelozagh, con un riflesso involontario, cercò di trovare schermo da quella carica avventata simultanea. La disciplina alla quale si era sottoposto da anni si era vanificata con l’ultimo briciolo di speranza di redenzione: le gambe erano molli, sostenevano il corpo instabili come un castello di carta, e la difesa che attuò non si poteva nemmeno definire tale.
Vile si piegò sulle ginocchia, e si coprì come un bambino indifeso il volto con l’egida e le spalle, tappandosi le orecchie e sperando fra sé e sé che quello che viveva altro non era che il peggiore dei sogni. Se di per sé l’aver ucciso un essere vivente dotato di coscienza lo aveva distrutto psicologicamente, il pensiero che questo lo avrebbe tormentato anche dopo l’aver spirato l’ultimo soffio di vita fu per lui un indicibile trauma. Era uno spettro, come si sarebbe potuto mai difendere da qualcosa di immateriale?

Attese solo che succedesse qualcosa. Sentì un corpo estraneo colpirgli lo scudo, impugnato col braccio sinistro. Uno dei due fantasmi lo aveva assalito, rivelando una verità quanto mai atroce: non si trattava di una semplice tortura psicologica, ma addirittura anche fisica. L’entità spiritica non sarebbe scomparsa, a quanto pare, finché non avesse soddisfatto del tutto la sua sete di vendetta … ripagando l’assassino con la stessa moneta. “Il fu Shakan” non ferì in modo diretto Shelozagh, ma fece in modo che questi si martoriasse da solo, proprio come uno spettro degno di questo nome: spingendolo con violenza dal lato sinistro, la sua faccia andò a toccare la lama incantata impugnata nella mano gemella. Non tanto il filo tagliente della Shelojian, quanto più l’aura divina che la avvolgeva ferì la sua scura pelle. Urlò, nuovamente ma questa volta per vero dolore, per poi cadere miseramente a terra: le coscie, per quanto robuste, non ressero lo stress. Sentiva la guancia e la tempia bruciargli come erba sul braciere, e comprendeva solo allora quanto fosse doloroso per un nemico il subire una mossa del genere sebbene questa fosse di natura divina.
La testa cozzò violentemente contro il pavimento di quella fucina abbandonata, ricoperto di catene e cocci di vetro rotti i quali aggravarono ulteriormente una ferita già preoccupante di per sé. Ansimava e rantolava, con la faccia sanguinante ed ustionata, in cerca di quiete. Si sentiva debilitato interiormente, non sopportava la tensione di quella situazione; il tutto sotto gli occhi menefreghisti dell’organizzatore del torneo. Per poco non ci perdeva un occhio.
Smise di trascinarsi con le mani dopo pochi secondi, e si rigirò in posizione supina dando un’occhiata affaticata al soffitto dell’arena di combattimento.
“È questa la punizione che merito …?”
Forse si sarebbe concluso così lo scontro, in balia della spietata vendetta del demone, sdraiato in un luogo prima di allora mai conosciuto. Forse lì avrebbe goduto degli ultimi attimi di esistenza terrena prima di passare a miglior vita, sempre a patto che le schiere angeliche avessero avuto l’ardore di accogliere fra i loro ranghi un empio omicida.

No. Non sarebbe andata a finire così. Non poteva arrendersi al proprio destino, così, senza nemmeno provare a ribellarsi. Sapeva che il fantasma – o, per meglio dire, i fantasmi - di Shakan era ancora in circolazione, e se lui non se ne sarebbe andato facilmente, altrettanto avrebbe fatto Shelozagh. Se i fantasmi possono colpire, magari possono essere anche colpiti a loro volta.
Pensò al proprio compito in quel mondo sudicio e impuro come il polveroso suolo sul quale poggiava in quel momento: avrebbe portato salvezza, avrebbe portato redenzione, avrebbe donato a tutte le vite del mondo una pari dignità. Non poteva morire, non prima di allora.
Era da solo in quella scalata verso la purificazione del pianeta; se si fosse lasciato distruggere così miserabilmente da una sola persona dopo così poco tempo, come avrebbe mai potuto realizzare il suo obiettivo finale? Capì lì, in quel momento, che se avesse voluto portare a termine il compito che si era imposto, avrebbe dovuto essere in perenne lotta con la morte. E non avrebbe dovuto perdere mai.

I suoi occhi, ormai svuotati di ogni speranza, miravano verso l’alto. E proprio da lì sarebbe giunto il suo successivo attacco. Cercò di essere preciso nel calcolo delle distanze, riuscendovi solo in parte per via della sofferenza sia materiale sia spirituale che lo attanagliava.
Dando poca aria alla gola, bisbigliò un solo misero pensiero:
«Dio, a te affido le nostre anime.»
Un forte candore divino si manifestò oltre le teste dei partecipanti del torneo, rasentando il soffitto della costruzione fatiscente. La quantità dell’energia sprigionata era immensa, indicibile; ed essa si condensò rapidamente in più punti distinti, venti per l’esattezza, assumendo la forma di auree lance scintillanti. Un’abbagliante trappola mortale ora incombeva dall’alto, pronta a cadere per porre fine a quello scempio.

Un ultimo soffio:
«Amen.»
Alla “parola d’ordine” la pioggia stellare precipitò con violenza al suolo. Nella generazione delle stesse, Shelozagh si era curato che le lance non lo coinvolgessero così come era successo con la spada. Ovviamente non ci riuscì del tutto: la paura vegetava incontrastata nelle viscere, impedendogli di compiere con precisione la tecnica. Alcune di quelle stalattiti, lunghe un paio di metri l’una, lo avrebbero inesorabilmente ferito, ma non v’era altra soluzione.
Shelozagh sperava che le lucenti meteore potessero scrivere la parola “fine” di questo capitolo della sua vita.



SPOILER (click to view)
Shelozagh Malleon
Razza: Mezzorco
Classe: Paladino
Dominio: Warrior Style

ReC: 125
AeV: 100
PeRm: 250
PeRf: 225
CaeM: 225 (450, se calmo)

Energia Residua: 33%
Energia Consumata: 22% questo turno.
Status Fisico: Ferite medio-gravi sul retro del ginocchio sinistro. Ferita grave su guancia e tempia destra (ustione e taglio). Soffre immensamente sopratutto a livello psicologico, in quanto Shakan ha trovato il "punto debole" del Mezzorco.

Armi ed Equipaggiamento:

Shelojian - Un’arma di stampo orientale, chiamata appunto Jian. È molto leggera, e presenta un doppio filo rispetto alle comuni Katane, per poi terminare in una affilatissima punta. Le sue caratteristiche la rendono estremamente versatile nel combattimento ravvicinato, attraverso la successione di fendenti veloci e poco potenti ma ottimi per una mira più precisa volta ai punti vitali. La lunghezza totale dell’arma è esattamente di 150 cm, dei quali 25 sono di elsa. La “guardia”, ovvero la zona soprastante l’elsa è piccola, ma sufficientemente ampia da poter ospitare una lama di dimensioni discrete in un contrasto diretto. Il nome che è stato attribuito all’arma indica un forte senso di proprietà nei confronti della spada, che appunto è l’unione fra il suo nome e quello del tipo dell’arma.

Egida di Shelozagh. - È uno scudo d’acciaio a forma pseudo - romboidale, lungo 1 metro dall’alto verso il basso. Raggiunge la lunghezza massima nel primo quarto di superfice (a partire dall’alto), raggiungendo i 60 cm. La parte superiore dello scudo è parallela al suolo e lunga all’incirca 45 cm, per poi restringersi a un minimo di 30 nella parte inferiore. Lo scudo presenta una forma aerodinamica che ne facilita il controllo, ottimo per parate effettuate sulla media-breve distanza. Le armi più grosse tuttavia necessitano di un impegno maggiore per essere contrastate, in quanto la forma della difesa non garantisce una protezione integrale.

Abilità Passive:

Sparta Blood - Passiva Razziale Mezzorchi. Maggiore tolleranza del dolore e capacità di proseguire il combattimento ignorandolo. Mutilazioni e ferite estreme non possono comunque essere ignorate.

Hard Training - Passiva Dominio Warrior Style. Stile di combattimento molto raffinato, permette attacchi più complessi e difese più efficaci. La CaeM aumenta di 50, a discapito della PeRm diminuita di 25. La CaeM raddoppia se Shelozagh mantiene la calma.

Extreme Sacral Power - Passiva Personale. Shelozagh è lento, ragion per cui ha rinunciato alla possibilità di effettuare attacchi a sopresa sviluppando un'aura energetica che lo rende sempre rintracciabile dai nemici. Tuttavia tale alone aumenta di un livello la potenza degli attacchi che comprendono l'elemento luce (es. se l'attacco infliggerebbe normalmente danni medi, infligge invece danni alti).

Abilità Attivate:

Light Spears (x2)- Pergamena "Scheggie di Luce" paladino, energia gialla. Senza tempi di concentrazione o imposizione delle mani, si generano fino a 10 aculei di luce della lunghezza di due metri l'uno sopra il nemico (il numero è raddoppiato, visto il doppio impiego della tecnica), che lo colpiranno causando fino a danni medi, ignorando le armature (il danno massimo è aumentato ad "Alto" grazie all'abilità passiva "Extreme Sacral Power"). Consumo medio (raddoppiato dal doppio impiego).

Riassunto combattimento:

Dunque...
Shelozagh crede di aver ucciso Shakan, e già per questo si sente una merda anche perchè aveva promesso lui stesso che lì non sarebbe morto nessuno. Shakan però si rialza, dopo aver attivato l'illusione, e corre - vicinissimo - contro Shelozagh. Non era specificato che Shakan avesse messo in atto o no un attacco vero e proprio oppure se il suo intento era solo quello di ingannarlo spostandosi sul lato, essendoci scritto "In questa 'veste' mi lancio verso di lui e, una volta di fronte, creo un'immagine [...]" (nel riassunto) e "In questo modo sarei avanzato verso di lui, di fronte.
Poi, d’improvviso, avrei virato verso destra cercando di raggiungerlo al fianco" (nel testo)... quindi ho pensato volesse solo spaventarlo apparendo come un fantasma evanescente. Correggetemi se sbaglio. A questo punto Shelozagh, disorientato, si guarda intorno e vede che i fantasmi sono due (crede quindi alla seconda illusione). In preda al panico, si copre semplicemente con scudo e spalle (per farvi capire, come quando ci si trova in mezzo a uno stormo di pipistrelli) senza attuare una vera e propria difesa. La testa viene coperta dallo scudo, quindi non viene ferito agli occhi come programmato da Shakan. Viene però sbalzato a causa dell'impatto e la testa viene ferita dalla tecnica applicata all'arma il turno prima, avendo la testa toccato il Jian. Cade a terra, ancora terrorizzato e ansimante, rantola qualche secondo e decide di tentare il tutto per tutto. Utilizza contemporaneamente due volte la pergamena "Scheggie di Luce" (paladino, energia gialla) per generare 20 lance di luce lunghe due metri che iniziano a piovere dal soffitto. Essendo ancora traumatizzato (la tecnica di Shakan si è rivelata molto efficace per via del senso di rimorso che prova il Mezzorco) è stato impreciso nel castare la tecnica, quindi è probabile che verrà colpito anche lui stesso dalla propria mossa. Non ho scritto subito quante di queste colpiranno effettivamente Shelozagh, perchè altrimenti rischierei di essere autoconclusivo con Janz: inserirò eventuali (leggasi molto probabili) lesioni nel prossimo post.

Note:
È da notare come effettivamente Shakan abbia messo con le spalle al muro Shelozagh con la tecnica di prima: ha avuto effetti disastrosi anche sul suo modo di combattere, terrorizzando il poverino al punto da farlo colpire da solo. Questo perchè il senso di colpa per il credere di aver ucciso Shakan si unisce al fardello della persecuzione del suo "fantasma". In parole povere, se si è rivelata così efficace è perchè ha centrato un "punto debole" del Mezzorco.
Per quanto riguarda l'attacco agli occhi: Shakan ha attaccato sulla sinistra, e Shelozagh nella sinistra impugna lo scudo. Non trattandosi di un colpo potenziato dall'impiego di tecniche penso gli potesse bastare un riflesso involontario, ma giustificato, per coprire gli occhi dalle lame (tra l'altro lo scudo è lungo un metro circa, gli artigli qualche decina di centimetri l'uno). Ovviamente ho tenuto anche conto del fattore "terrore" per bilanciare questa scelta: visto che c'è da tenere in considerazione che Shakan ha adoperato una tecnica di alto consumo, non posso uscirmene così senza subire danni. Lo stress della tecnica gli fa cedere, quindi, le gambe (di cui una già ferita), che lo fanno auto-ferire con la propria spada in modo grave. Spero vada bene. :v:

Piccolo EDIT: Non avevo specificato, precedentemente, che il valore della CaeM di Shelozagh ritorna 225. Penso sia evidente che perde la calma, e d'altro canto non effettua nessun attacco con arma proprio per questo :v:


Edited by Copper - 11/4/2010, 17:24
 
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view post Posted on 12/4/2010, 23:13
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Fucina abbandonata
Altri minuti dopo



C
adavere. Tramutato nello spettrale cadavere di me stesso, mi giocavo l’unica possibilità che realmente avessi di sopraffare il robusto Shelozagh. Mentre mi avvicinavo a lui, trasformato in un innaturale fantasma dalla testa mozzata, non mi fu difficile constatare come la paura fosse effettivamente l’unica carta vincente contro il mezz’orco: il suo punto debole, dunque, risultò la pietà. La pietà per un essere che ben poche speranze aveva avuto contro la sua lama, la pietà per un essere che non avrebbe potuto in nessun modo contrastare i suoi fendenti. La pietà, però, io avevo imparato a sfruttarla ormai. La pietà, e la paura.

G
li occhi del mezz’orco, increduli, videro la lama attraversare la mia gola e il sangue sgorgare. Chiunque, al posto suo, si sarebbe compiaciuto per un colpo mortale andato a segno e per una vittoria netta raggiunta. Non il leale Shelozagh. Forse veramente quell’essere racchiudeva in se un cuore penitente, non fedele ad una logica violenta di morte, ma piuttosto fiducioso nella possibilità di redenzione di chiunque dimostrasse la voglia, e le capacità, per ritornare sulla retta via. Probabilmente, chissà come, Shelozagh le aveva viste in me queste possibilità: aveva, forse, anche letto il tormento del mio cuore e anche questo lo indusse ad avere pietà della mia testa che vide volar giù dal corpo. Si rese conto, forse, di avermi impedito ogni futura redenzione, in quel modo.

<< Avrebbe... avrebbe dovuto evitarlo... Sono davvero ciò che dicono che sia... avrei voluto almeno conoscere il tuo nome... >>




B
albettava, l’incredulo mezz’orco, stentate frasi di pentimento. Non credeva fosse l’ultima azione, non riteneva di uccidermi così.
E, infatti, non poteva dirsi essere nel torto: quando mi vide ancora su due gambe, correre verso di lui con la testa stretta nel pugno sinistro, riuscii chiaramente a leggere il terrore nei suoi occhi. Anzi, ben presto mi resi conto di aver spalancato un portone nel suo animo che, fino a poco prima, ritenevo inaccessibile: orrore allo stato puro dipinto sul suo volto, molto più di quanto mi aspettassi. In seguito urlò, con un urlo profondo e oscuro, di pallido sgomento. Alla visione di quell’immagine di morte, dei due fantasmi e del mio attacco, Shelozagh parve crollare psicologicamente e, come un fanciullo in una casa buia, si riparò con entrambe le braccia da qualunque cosa lo stesse circondando.
Infine, quando giunsi in procinto di impattare con la sua testa, o con dove ritenevo che questa fosse, cozzai contro lo scudo di Shelozagh e, per l’urto conseguente, la testa di questo, a sua volta, impattò contro la lama dell’arma che impugnava, provocandogli una profonda ferita.

Dannazione...



S
ibilai, incerto se avessi realmente emesso qualche suono, mentre sentivo l’orco urlare nuovamente, questa volta di dolore. Mi dannai per non averlo colpito come speravo, ma, contemporaneamente, mi compiacevo per averlo comunque danneggiato. Mentre ritiravo il braccio sinistro dall’attacco, mi resi conto che probabilmente pretendevo un’eccessiva precisione in quel momento così drammatico. Ero riuscito a ferirlo e non avevo nemmeno ben capito come: non era il caso di sottilizzare oltremodo.
Rimisi piede a terra, ricercando una difficile stabilità. Le ferite sul corpo, ed in particolar modo quella al collo, riesplosero nel loro lancinante dolore, nel momento stesso in cui mi resi conto che la concitazione dell'attacco aveva smesso di distrarmi da esse. Cercai di non svenire, sforandomi di mantenermi in equilibrio. Il mantello avvolto intorno al collo, intanto, era già zuppo di sangue.
L’orco, nel frattempo, ricadde in terra. Lo vidi ansimare, rantolare: lo fissai mentre, piegato, tentava di rialzarsi, di riacquistare una qualche dignità. Vinto, com’era, più dal rimorso che dal dolore, lo guardai a lungo e per un attimo fui pervaso da un senso di onnipotenza: il bambino che aveva abbattuto il gigante. Che grande spettacolo, peccato che il ragazzo sul trono fosse l’unico spettatore.

C
omunque, fu solo un attimo. Dopo qualche passo strisciante, Shelozagh si rigirò, deciso come non mai a non arrendersi. Quasi mi fece piacere vedere che quell’orco così caro agli angeli avrebbe dato l’anima al diavolo per quella battaglia, vendendo cara la sua pellaccia come sicuramente l’indole orchesca gli imponeva di fare. Volgendo lo sguardo al cielo, lo sentii bisbigliare qualcosa. Invocava probabilmente l’aiuto del suo dio, la pietà per la sua anima o il perdono per ciò che si accingeva a fare.
Prima ancora che potessi decifrare le sue intenzioni, comunque, una pioggia di luci già si abbatteva sulla mia testa. Prima un lampo da sinistra mi sbalzò di lato per il dolore improvviso, poi un altro da destra mi costrinse a scattare innanzi, per non venirne investito completamente. Poi, per i successivi, interminabili, minuti, mi parve che il guerriero avesse in verità invocato l’apocalisse su di me: lampi e luci, da ogni lato in cui guardassi, si gustavano un assaggio della mia carne, provocandomi ferite ardenti come fiamme infernali ad ogni tocco. Barcollai, quasi impazzito, da un lato all’altro del campo di battaglia, nella speranza di limitare i danni.
Fu inutile. Infine mi ritrovai a carponi sul pavimento: un cane bastonato, avevo ricevuto la giusta lezione per le mie illuse ambizioni di gloria.
Il fuoco pareva avermi mangiato in pochi minuti. Ustioni su ogni parti del corpo, ustioni fin nelle budella, mi avrebbero fatto gridare al cielo con strazianti urla di tormento, se solo non riuscissi più ad emettere alcun fiato. Ancora una volta, infatti, ne venne fuori solo profondo respiro ansimante. E il fatto di non poter sfogare quell’immenso dolore non faceva altro che aumentare la straziante agonia delle mie carni.

S
helozagh aveva chiesto aiuto e il suo dio, a quanto pareva, gli aveva risposto. Ecco cosa mi mancava, mi mancava un dio, qualcuno che mi avrebbe condotto alla salvezza. In me, infatti, dimorava solo un perfido demone ingannatore, che mai mi avevrebbe aiutato: piuttosto, mi aveva rubato la vita, a suo tempo.
In quel momento di dolore indomabile, sentivo le forze mancare, le gambe non sorreggermi, e la vista ormai quasi spariva. La mancanza di un aiuto pietoso, in quel momento, si fece sentire ancor più forte.
Con quel poco che riuscivo a percepire, però, vidi Shelozagh poco distante. Vagamente, mi parve anch’egli affaticato, fisicamente dolorante, molto più di quanto non lo ricordassi. Decisi, dunque, di tentare il tutto e per tutto, giocandomi l’ultima carta che mi rimaneva.

D
olorante, devastato e ormai stremato, avanzai verso di lui più lentamente del solito, di modo che mi potesse vedere chiaramente. Mentre avanzavo, mi concentrai: quando fui a qualche metro dall’orco, una sottile nebbiolina si diffuse nell’aria, diventando ben presto densa e riempiendo l’intera zona. Questo, avrebbe dovuto celarmi alla vista del mio avversario.
Decisi dunque di accelerare il passo, aggirando ancora una volta Shelozagh. Nei suoi occhi, però, avrei ricreato l’ennesima illusione, l’ennesimo tentativo disperato di distrarlo. Egli avrebbe visto la mia figura, zoppicante, coperta di ferite e ustioni, avanzare lentamente verso di lui, esattamente come faceva poco prima: però, questa volta, l’avrebbe vista stramazzare al suolo e rimanere immobile. Mi avrebbe dovuto veder morire, o così speravo.
Il mio vero corpo, invece, quello che avrebbe raggiunto la morte soltanto qualche minuto più tardi, nel frattempo accelerò il passo, cercando di portarsi alle spalle di Shelozagh. Nel tentativo, dunque, di colpirlo da dietro, stavolta avrei mirato ben più in alto del ginocchio: chiamando a raccolta le poche forze che ancora dimoravano nel mio corpo martoriato, avrei tentato di trafiggere con un poderoso affondo degli artigli, sperando di colpire esattamente il punto che avrei mirato: la testa di Shelozagh, proprio nella ferita aperta qualche minuto prima. Colpendo, infatti, nuovamente il punto appena squarciato, il nuovo dolore avrebbe nutrito il vecchio, la carne lacerata, debole, avrebbe facilitato il cammino delle fredde lame. Una strategia semplice, l’unica realisticamente pericolosa per me, in quel momento.

G
li ultimi barlumi della mia vita, probabilmente, si giocavano in quei minuti. Poco prima di assestare il colpo, chiusi gli occhi. Se ci fosse stato un dio, un qualunque dio dei cieli, disposto a sentire le mie preghiere, allora avrei sperato che udisse anche la mia supplica. Quest’anima rinnegata, infatti, invocava perdono per i propri peccati e chiedeva, anzi implorava, che, almeno per una volta, qualcuno avrebbe potuto ascoltare le sue richieste. D’altronde se un mezz’orco come Shelozagh aveva potuto scorgere del buono sotto quel cappuccio rovinato, probabilmente, allora, la mia anima non poteva dirsi ancora del tutto dannata. Perdona questo bastardo figlio del dolore Shelozagh, se puoi.



SPOILER (click to view)

~ReC:225~ ~AeV:225~ ~PeRf:125~ ~PeRm:200~ ~CaeM:175~



image
Stafo fisico - Lungo taglio che parte dal centro dello stomaco fino a tutto il fianco destro. Leggero taglio alla guancia destra. Profonda lacerazione al collo. Ustioni medio-gravi su gran parte del corpo. Molto affaticato e molto debole per il dolore e l'emorragia.
Stafo psichico - Molto confuso e spaventato per lo scontro e le profonde ferite. Disperato, prova quasi rimorso nel colpire Shelozagh che, pur se l'ha ferito molto gravemente, è uno dei pochi che ha dimostrato compassione verso Shakan.
Energia - 60% -6% -6%= 48%
Abilità Attive/Pergamene usate -

CITAZIONE
Nebbia spettrale - Concentrando la propria aura demoniaca Shakan sarà in grado di generare una densa nube di nebbia in combattimento. Durante lo scontro, potrà, dopo qualche secondo di concentrazione, generare un denso fumo nell'area circostante, ricoprendo una zona di almeno 10 metri. La nebbia sarà talmente densa che sarà impossibile scrutarvi attraverso. Un'ottima tecnica elusiva, che permetterà quindi a Shakan di nascondere la propria presenza e prendere tempo. Ovviamente egli sarà capace di scrutare attraverso la nebbia, a differenza del proprio avversario, ma basterà una folata di vento, o simili, per disperderla.Consumo di energia: BASSO

CITAZIONE
Il mio braccio come illusione - Spendendo un consumo pari a Basso, Shakan sarà in grado di ricreare nella mente nemica, una sola immagine, che potrà essere un ricordo oppure un apparizione momentanea. Potrà modificare quindi le sue percezioni grazie ad una semplice illusione che sarà facilmente bypassata con un minimo di concentrazione. L'immagine verrà vista all'interno del campo di battaglia, ma sarà visibile solo per colui che è affetto dall'illusione in se. Consumo di energia: BASSO

Abilità passive -
CITAZIONE
Il mio pensiero come illusione - L'abbraccio del demone ha consentito a Shakan di acquisire una notevole attitudine alle illusioni, decisamente superiore a quella di un essere normale. La sua perfetta comprensione delle stesse e la naturale predisposizione farà si che le tecniche illusorie vengano castate istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere per attivare all'istante qualsiasi delle sue tecniche illusorie.
Naturalmente è necessario un contatto con l'avversario, se non fisico, almeno poterlo seguire con lo sguardo. Qualsiasi tempo di concentrazione necessario però ad attivare un'illusione sarà totalmente azzerato.

Armi -
CITAZIONE
Washi, guanto artigliato - indossato, artigli estratti.
Frusta - Legata alla cintura

Riassunto -
CITAZIONE
Cerco di ricadere in piedi dall'attacco e di non svenire per il dolore e la perdita di sangue. Vedendo Shelozagh a terra, dolorante, pur rendomi conto di averlo danneggiato in maniera "fortunosa", ho un attimo di compiacenza personale e mi distraggo, lasciando divagare la mente per qualche secondo. Che si rivela fatale. Quando mi rendo conto della pioggia di luce, infatti, è troppo tardi. Tento di schivare le stalattiti di luce nei limiti del possibile, ma in tutto ne prendo una dozzina, subendo ustioni medio-gravi su gran parte del corpo. Dolorante, ustionato e quasi privo di forze, lancio nebbia spettrale cercando di occultarmi alla vista: creo una nuova illusione su Shelozagh, facendogli vedere che stramazzo al suolo davanti a lui, mentre, in verità, cerco di aggirarlo velocemente (non veloce come al solito, sono più lento per tutte le ferite, quindi quasi a velocità "normale"). Raggiunto alle spalle, lo colpisco con gli artigli tentando di mirare al punto della testa in cui è già ferito, affondando gli artigli.

Note -
CITAZIONE
Non ho specificato che Shakan compie un attacco in salto perché Shelozagh, a quanto ho letto nell'ultimo post, compie il suo ultimo attacco da posizione "supina", dunque a pancia in su, quasi steso (o comunque non ho letto da nessuna parte che specificatamente "si rialza in piedi"). Per questa ragione Shakan dovrebbe riuscire a colpirne la testa anche senza saltare. Ad ogni modo ho comunque specificato che Shakan mira alla testa, quindi in qualunque posizione possa trovarsi Shelozagh è lì che il mio PG cercherà di colpire, con tutte le implicazioni che tale tentativo comporta (anche un salto, quindi).
Edit. Aggiungo un'altra cosa. Il senso della mia combinazione nebbia (fumogeno) + illusione di Shakan morto è che Shelozagh (ammesso che non si difenda dalla tecnica in qualche modo) dovrebbe non vedere nulla per colpa della nebbia, fatto salvo il corpo di Shelozagh che avanza e poi muore. In questo modo, nelle intenzioni del mio PG, dovrebbe essere maggiormente portato a credere che il corpo di Shakan che muore è quello "vero", dato che non ne vede altri. Mi premeva chiarire questa cosa.



Edited by janz - 13/4/2010, 08:13
 
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Copper
view post Posted on 15/4/2010, 13:30




Grido.


Capitolo 5


Era indescrivibile la sensazione che si provava nel subire, involontariamente, un proprio attacco. Soffriva in quegli istanti dal ritmo cadenzante come nei panni del nemico, frattanto che la pioggia sacra si abbatteva sui loro umili corpi. Non era volontà del gigante ferirsi, ma la fretta e la paura che caratterizzarono l’attuazione della mossa non ne permettevano una differente conclusione. Si sentiva perforare e bruciare ogni volta che una di quelle scaglie luminose lo trapassava, eppure non v’erano segni superficiali visibili tali da poter indicare con certezza l’esistenza di una lesione.
Gemeva affannosamente, cercava di non urlare, mentre due grandi aculei lo colpivano sull’avambraccio sinistro e sulla spalla destra, la stessa che poche settimane prima aveva ricevuto un brutale trattamento da parte della guardiana fantasma del Sorya.

Non sapeva effettivamente quanto gravi fossero stati gli effetti della sua manovra offensiva: Shakan, in tutto lo scontro, non aveva emesso singola parola o urlo. Era rimasto muto per tutto il tempo. Forse l’inferno non è un luogo nel quale si possono udire le urla dei dannati: il sapere di essere in compagnia, nella sofferenza, di altre anime prave vuol dire attenuare l’intensità della suddetta. “Mal comune, mezzo gaudio” che dir si voglia. Ma il sentirsi soli e abbandonati in un luogo decadente come quello forse era anche peggio di una tortura d'oltretomba, perché, non avendo nessuno al proprio fianco, si faticava a trovare una ragione di vita, un motivo che potesse in qualche modo giustificare l’esistenza del dannato.

Dalla sua bocca gocciolò del sangue: aveva accumulato un numero forse eccessivo di ferite, le quali ora risultavano insostenibili perfino per un individuo resistente come lui. A fatica, cercò di sollevarsi facendo affidamento su ambo le braccia: le sforzava, sentiva fitte lancinanti sparse un po’ ovunque e comprendeva di essere giunto quasi al culmine. Se non fosse morto immediatamente, sarebbe quanto meno svenuto di lì a poco.
Stringeva i lunghi denti, affranto e sanguinante, quando finalmente riuscì a portarsi in posizione verticale. Imbracciava ancora le pesanti armi, in quel momento sozze e impolverate, che giammai avrebbe abbandonato; anche se questo incrementava notevolmente la fatica.

“Eccoti … finalmente …”
Il Mezzodemone era di fronte, qualche metro più lontano. Era inginocchiato, probabilmente subiva una sofferenza ben più grande – almeno a livello fisico – di quella assaporata da Shelozagh, e non si necessitava di una laurea in medicina per poter constatare, con un semplice sguardo, quanto effettivamente la sua salute fosse precaria.
“A quanto vedo, mio Signore, non era ancora la nostra ora…”
Shakan riuscì miracolosamente a mettersi in piedi, avanzando poi lento pede in direzione del biondo colosso. Non era più un fantasma, come ricordava che fosse, ma uno sporco ammasso di ossa e muscoli prossimo alla morte. Evidentemente quello di prima era stato solo uno stratagemma, una tecnica illusoria ad hoc eseguita sfruttando il carattere innocente di Shelozagh, forse uno dei suoi più grandi punti deboli.
Normalmente avrebbe sorriso amaramente per autocommiserazione, ma preferì non farsi dell’altro male: il muovere i muscoli facciali avrebbe semplicemente amplificato il supplizio.
Il passo tardo dell’incappucciato lasciava trasparire in modo abbastanza chiaro le sue intenzioni: non voleva attaccare. Evidentemente non così, non in quello stato. Forse voleva solo giungergli vicino per scambiare le ultime parole senza l’intenzione di farlo soffrire ulteriormente.

O forse no. La fucina iniziò ad essere occupata da una presenza estranea: una coltre di fumo. Questa si manifestò nelle prossimità dei due lottatori dapprima sottoforma di misera nebbia, per poi diventare una spessa e imperscrutabile. I contorni della claudicante sagoma del Mezzodemone si mischiarono con le nuvole artificiali, e lo occultarono in modo efficace.
Normalmente ci si sarebbe stupiti davanti a un diversivo del genere, ma Shelozagh ormai si era abituato a perdere di vista il suo nemico. E non si parla solo di Shakan, ma anche di Juliet. Era da notare come la maggior parte dei combattenti fino ad allora da lui conosciuti preferissero la discrezione e la furtività ai colpi massicci e distruttivi, che invece costituivano la parte maggiore del repertorio di mosse del Mezzorco. Che avesse sbagliato tutto fin dall’inizio?
Forse, ma in ogni caso ora l’unica cosa di cui doveva curarsi allora era stanare l’albino.

Stava per guardarsi intorno – per l’ennesima volta – scoraggiato dal fortissimo dolore che lo abbracciava, quando la sua attenzione fu richiamata da altrove.
“Ma che diavolo …?”
Una piccola porzione di nebbia fu spazzata via dal crollare del cadavere di Shakan. Il suo corpo era martoriato, quasi del tutto coperto da bruciature e squarci: si era lasciato cadere all'indietro nel momento in cui anche l'ultimo alito di vita era stato espirato. Dal suo corpo una cruda pozza di sangue si propagava nelle zone circostanti, confluendo nelle scanalature fra una mattonella e l’altra. Lo scenario non era agghiacciante, molto di più.
Shelozagh ansimava, ancora. Sembrava che questa volta il suo rivale era davvero morto, non si era verificata alcuna resurrezione improbabile.
D’altro canto, il biondo riuscì a ritagliare un momento di riflessione nonostante le sofferenze che gli rimbombavano nella testa, e capì di non essere ancora al sicuro. C’erano troppi fattori che lasciavano pensare ad un ulteriore diversivo: in primo luogo non sarebbe stata una grande novità, vista l’ingente quantità adoperata nel corso del duello; ma soprattutto non aveva alcun senso il fatto di aver riempito l’arena di fumo, con tutte quelle ferite addosso, per poi trapassare così. Normalmente, in una situazione talmente critica, chiunque si sarebbe giocato l’asso nella manica, avrebbe dato fondo all’ultima risorsa spesso proibita.
E se invece fosse morto per davvero, proprio nel mentre cercava di estrarre la carta vincente?
Punto e daccapo. Preventivamente, decise di menare un’occhiata in più direzioni.

La sua guancia destra bruciava intensamente. La ferita più grave sul suo corpo, paradossalmente, se l’era procurata da solo come un povero sciocco. Era leggermente curvato su sé stesso, ma non lo sfiorò nemmeno l’idea di portare una mano sulle zone dolenti perché sapeva che questo non gli avrebbe in alcun modo alleviato la sofferenza. Forse però avrebbe dovuto, ma non poteva sapere cosa lo aspettava.
Uno, due e tre.
Gli artigli affilati del nemico raggiunsero Shelozagh, questa volta mirarono non alle gambe, ma preferirono altresì “girare – letteralmente – il coltello nella piaga”: il ferro sprofondò di lato nella bocca, passando attraverso la gota sanguinante.
Avrebbe voluto urlare, ma Shelozagh non riusciva a trovare il fiato sufficiente; avrebbe voluto piangere, ma il sangue copriva le lacrime. L’inenarrabile agonia di quei secondi che seguirono avrebbe lasciato un segno permanente per tutto il resto della sua esistenza.
Sentiva che la coscienza lo stava abbandonando, che questa volta ci avrebbe davvero rimesso la pelle; aveva scherzato con il fuoco, e le scottature le sentiva eccome. La sua vista iniziò lentamente ad affievolirsi, mentre dalla sua bocca uscivano solo soffi giugulari e animaleschi. Le palpebre non smettevano di tremare, l’emorragia che traeva origine dalla brutale lacerazione era copiosa.

Nero ai suoi occhi.

“Dio … Padre … io … ho … fallito …”

“…”

“No …”

“Forse … ho ancora una … speranza ...”

“Non posso … lasciarmi andare così …”



Riaprì gli occhi qualche secondo dopo. Adesso LUI avrebbe tirato fuori quel maledetto asso. Magari sarebbe morto comunque, ma non era di certo fra i suoi programmi quello di abbandonare il mondo da sconfitto. Nei suoi occhi azzurri divampava un nuovo focolare di speranza.
Indemoniato, con una smorfia di grinta, riuscì a convogliare tutto il coraggio rimastogli in un sonoro ma sofferto urlo. Un canto di guerra, tipico della sua razza d’origine ma estraneo alla sua personalità, qualcosa che coscientemente non avrebbe mai fatto. Il suono grottesco risuonò per tutta la fucina, rimbalzando sulle pareti ed amplificandosi. “ORA È IL MIO TURNO!” era il significato del ruggito.

Lo strepitare impetuoso fu affiancato, un paio di secondi a seguire, dal diffondersi nell’aria di energia extraplanare. Essa si propagò sottoforma di onde sferiche intense e luminose, provenienti dal corpo ormai tutto color cremisi del Mezzorco e frutto della sua stessa anima. Il lampo divenne così brillante da risultare accecante e intollerabile alla vista e, per un istante, tutta l’area si tinse del più candido dei bianchi.
Si poteva intravedere qualcosa di divino in tutto quello che stava succedendo: eppure nessuna forza esterna era intervenuta in quel luogo a favore di Shelozagh. Che ci fosse una piccola porzione di Dio in ognuno di noi? In un certo senso la sua presenza giustificherebbe la fiducia che il quindicenne concede agli altri forse anche oltre misura.
Sentiva il dolore ramificarsi incessantemente per tutto il corpo, quanto più lo sforzava. Si trattava solo di resistere un altro po’, e non morire nel frattempo come aveva fatto Shakan nella sua illusione.

Sempre mantenendo quell’espressione passionale, convogliò quasi tutto il potere spirituale rimastogli in corpo nella propria spada. C’è chi chiama quella forza mana, c’è chi si riferisce ad esso col nome di Ki, o ancora Chakra. Fatto sta che gli ultimi sgoccioli di potenza provenienti da questa sorgente ora divampavano violentemente dal metallo scintillante, assumendo le fattezze di una grossa e pelosa zampa d’orso. Candido e splendente, quel colpo celava in sé un potenziale incredibile; Shelozagh l’aveva sperimentato sulla sua pelle. Nel bagliore che accarezzava dolcemente la Shelojian Shelozagh ripose sé stesso; non ci sarebbe stato un “poi” in seguito al colpo che si accingeva a sferrare.

Gli avrebbe afferrato la mano con tutta la forza, la stessa che aveva inveito così violentemente su un punto del corpo già danneggiato. L’intenzione era quella di ancorarlo a sé ancor prima che potesse estrarre gli artigli dalla carne, con privandolo dunque di ogni possibilità di fuga o evasione. Se ci fosse riuscito, nessuna illusione avrebbe sottratto il silenzioso Shakan dal suo fatale destino; nessuna nebbia celante avrebbe avuto una benché minima utilità.
Con ciò voleva dimostrare che non è sempre detto che chi possiede il coltello dalla parte del manico ha le sorti dell’altro in pugno.
La spada ardeva fortemente, ed egli, con un movimento del polso dettato dal solo istinto di sopravvivenza, cercò di trafiggere allo stomaco il nemico.

“In questa spada … C’È LA MIA STESSA VITA!

VITA!


VITA!”



~



Shelozagh avrebbe perso conoscenza immediatamente dopo l’attacco, o ucciso della mano nemica o debilitato dal proprio stesso agire. Nonostante tutto, sul suo volto sarebbe stata ancora presente quella determinazione che lo aveva caratterizzato negli ultimi attimi di lucidità.
L’ultima parola sarebbe spettata allo spietato giudice sul trono; peccato che Shelozagh non le avrebbe mai sentite.





SPOILER (click to view)
Shelozagh Malleon
Razza: Mezzorco
Classe: Paladino
Dominio: Warrior Style

ReC: 125
AeV: 100
PeRm: 250
PeRf: 225
CaeM: 225 (450, se calmo)

Energia Residua: 5%
Energia Consumata: 28% questo turno.
Status Fisico: Ferite medio-gravi sul retro del ginocchio sinistro. Ferita critica su guancia e tempia destra (ustione, taglio e perforazione). Ferita bassa da ustione su spalla destra e avambraccio sinistro. Distrutto fisicamente e spiritualmente, sverrà subito dopo l'ultimo attacco.

Armi ed Equipaggiamento:

Shelojian - Un’arma di stampo orientale, chiamata appunto Jian. È molto leggera, e presenta un doppio filo rispetto alle comuni Katane, per poi terminare in una affilatissima punta. Le sue caratteristiche la rendono estremamente versatile nel combattimento ravvicinato, attraverso la successione di fendenti veloci e poco potenti ma ottimi per una mira più precisa volta ai punti vitali. La lunghezza totale dell’arma è esattamente di 150 cm, dei quali 25 sono di elsa. La “guardia”, ovvero la zona soprastante l’elsa è piccola, ma sufficientemente ampia da poter ospitare una lama di dimensioni discrete in un contrasto diretto. Il nome che è stato attribuito all’arma indica un forte senso di proprietà nei confronti della spada, che appunto è l’unione fra il suo nome e quello del tipo dell’arma.

Egida di Shelozagh. - È uno scudo d’acciaio a forma pseudo - romboidale, lungo 1 metro dall’alto verso il basso. Raggiunge la lunghezza massima nel primo quarto di superfice (a partire dall’alto), raggiungendo i 60 cm. La parte superiore dello scudo è parallela al suolo e lunga all’incirca 45 cm, per poi restringersi a un minimo di 30 nella parte inferiore. Lo scudo presenta una forma aerodinamica che ne facilita il controllo, ottimo per parate effettuate sulla media-breve distanza. Le armi più grosse tuttavia necessitano di un impegno maggiore per essere contrastate, in quanto la forma della difesa non garantisce una protezione integrale.

Abilità Passive:

Sparta Blood - Passiva Razziale Mezzorchi. Maggiore tolleranza del dolore e capacità di proseguire il combattimento ignorandolo. Mutilazioni e ferite estreme non possono comunque essere ignorate.

Hard Training - Passiva Dominio Warrior Style. Stile di combattimento molto raffinato, permette attacchi più complessi e difese più efficaci. La CaeM aumenta di 50, a discapito della PeRm diminuita di 25. La CaeM raddoppia se Shelozagh mantiene la calma.

Extreme Sacral Power - Passiva Personale. Shelozagh è lento, ragion per cui ha rinunciato alla possibilità di effettuare attacchi a sopresa sviluppando un'aura energetica che lo rende sempre rintracciabile dai nemici. Tuttavia tale alone aumenta di un livello la potenza degli attacchi che comprendono l'elemento luce (es. se l'attacco infliggerebbe normalmente danni medi, infligge invece danni alti).

Abilità Attivate:

Heavy Glowing - Pergamena "Flash Abbagliante" paladino, energia bianca. Produce un flash, dopo un paio di secondi di concentrazione, che abbaglia i nemici per diversi secondi. Consumo basso.

Extension of the Light Bear - Pergamena "Arma Sacra" paladino, energia bianca. La spada si ricopre di un alone magico che infligge danni sacri anche senza il contatto diretto con l'arma. La tecnica permane per due turni, svanendo all'inizio del terzo (il danno massimo è aumentato ad "Alto" grazie all'abilità passiva "Extreme Sacral Power"). Consumo alto.

Riassunto combattimento:

Shelozagh viene colpito da un paio delle sue stesse lancie di luce, causa la paura infusagli dal precedente attacco. Sofferente riesce ad alzarsi (il conteggio delle ferite arriva più o meno a Critico) e vede Shakan ugualmente messo male. Nota la nebbia, e casca nell'illusione del Mezzodemone (devo assolutamente trovare una contromossa per gli psion :v:) e riprende un po' di fiato, non potendo fare altro.
Viene poi trafitto alla bocca dal nemico (conteggio ferite circa Critico + Alto: normalmente si perderebbe conoscenza - come stava per succedere -, ma gli vengono concessi gli ultimi secondi di lucidità dalla passiva razziale). Usa la pergamena Flash Abbagliante, e cerca di afferrare la mano che gli ha trapassato la faccia per bloccarlo. In ogni caso, carica la spada con la pergamena Arma Sacra per sferrargli un ultimo colpo al ventre.

Non so cosa succederà dopo, ma di certo in seguito a quel colpo sverrà inevitabilmente, essendo sceso sotto il 10% delle energie ed avendo accumulato sul corpo ferite eccessivamente gravi. Probabile coma :v:

Note:
Dunque, innanzitutto voglio fare i miei complimenti a Janz e al suo Shakan, che mi hanno regalato uno scontro davvero degno di nota e pieno di sentimento. Mi dispiace solo che Jio ci abbia abbandonati, in 3 la cosa sarebbe stata senz'altro più esaltante... o forse no? Forse bisognava essere pochi ma buoni per giungere a questo :8D:
In ogni caso scusa se ti ho fatto pressione per poi postare 2 giorni dopo: c'è stato il nostos di mio fratello da Vienna che mi ha scombinato i piani :v: Tant'è vero che ora devo sbattere un po' la testa per fare anche il post per "Prede e Predatori". Ma non importa: quello che conta è che mi sono divertito un mondo a giocare con te :wow:

P.S. Abbi pietà del povero corpo privo di conoscenza di Shelozagh ç ç
 
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view post Posted on 17/4/2010, 12:39
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Fucina abbandonata
Pochi secondi dopo...



I
nganno. L’inganno aveva funzionato nuovamente: la carta della pietà ancora una volta aveva distratto l’orco e quasi mi rammaricai di aver così deliberatamente forzato la benevolenza di uno dei rari avversari leali che aveva calcato il mio stesso cammino. Ma non avevo scelta, sarei morto io, altrimenti. Stringendo i denti, senza pensare alle numerose ferite e alle ustioni, affondai con tutta forza l’artiglio nella ferita aperta sulla guancia di Shelozagh: avvertii il ferro sprofondare nella calda carne verdastra, avvertii le lame bagnarsi del suo sangue.
Shelozagh, per qualche ragione, non urlò, non disse nulla: però soffriva, nel corpo e nell’animo, e le sue espressioni non facevano che evidenziarlo. Ebbi un nuovo rimorso di coscienza: davvero ero io l’essere immondo, questa volta? Possibile che ero saltato io, infine, dalla parte dei corrotti e vincevo una battaglia che per gli stessi principi che mi ero riproposto di portare avanti, avrei dovuto perdere?

N
el mentre concludevo il mio attacco, il mezz’orco, vittima delle mie lame, socchiuse gli occhi, balbettando qualche preghiera rivolta al suo dio che, probabilmente, l’aveva ormai abbandonato. Diritto verso l’incoscienza, guardavo il mio avversario cedere alla fatica e al dolore: vegliavo, quasi, sul suo viaggio ormai prossimo verso il mondo dei morti, sebbene fossi preda, oltre che del dolore, di un sotteso senso di pentimento per quanto facevo. Ero afflitto, quasi non avessi voluto arrivare a tanto.
Ma, proprio quando credevo che il tutto precipitasse verso una fine ormai scritta, Shelozagh riaprì gli occhi. Una nuova luce riuscii a scorgere nel suo sguardo, una nuova fiamma ardere di speranza, alimentata dalla rabbia e dall’orgoglio. Quando, poi, emise quel profondo e pesante ruggito di guerra, mi ricordai d’improvviso che quello che avevo innanzi a me era prima di tutto un orco: colpevolmente, me ne ero dimenticato.

P
aura. Nuovamente un senso di paura e smarrimento spazzò completamente via ogni rimorso, rammarico o pietà potessi aver avuto per quell’essere. Come potevo essere stato così stupido? Come potevo solo pensare che un mezz’orco avrebbe potuto cedere sotto i colpi della mia lama senza assicurarsi di avermi spezzato il collo prima, quantomeno?
D’improvviso, un nuovo bagliore accecante, lo stesso di cui ero caduto vittima ad inizio scontro. – No, maledizione! – bestemmiai nei miei pensieri. Questa volta non avevo tempo, non avevo modo di avvertire, sentire il suo colpo, il suo fiato, di difendermi con altri sensi! La concitazione dello scontro, non mi avrebbe permesso di sfuggire dalla nuova trappola, senza contare che ero così fottutamente vicino al nemico!

F
uga. Solo un pensiero balenò nella mia mente. Dovevo fuggire, lontano dall’orco furioso. Ogni rifiuto, pezzo di metallo, trono o muro in cui avrei potuto infrangermi nel mio cammino disperato, sarebbe sempre stato meglio della lama di Shelozagh, imbevuta della sua rabbia. Purtroppo, però, quando fui in procinto di sganciarmi da lui, sentii forte la stretta dell’enorme mano del mezz’orco afferrarmi il braccio sinistro. Dannazione! Ove la mia velocità non aveva potuto impedire quella stretta, la mia forza non avrebbe avuto la m i n i m a speranza di sottrarmi ad essa. Mi ritrovavo fottutamente in trappola! Adesso ero io a dover pregare il mio dio, se solo ne avessi avuto uno ad ascoltarmi!

<< In questa spada … C’È LA MIA STESSA VITA! >>



Q
uando, infine, ritornai padrone della mia vista, vidi l’orco tenermi ancora per un braccio e la sua lama, sporca del mio sangue, innanzi a me. Il suo sguardo, invece, pareva cedere ormai alla stanchezza, sempre più distante, gli occhi quasi socchiusi, l’orco forse aveva davvero speso tutto.
Ma non era l’unico. Anch’io stavo per cedere, stavo per abbandonare la lucidità a fronte della nuova emorragia che aveva sottratto anche l’anima. Ma, per orgoglio, non avrei ceduto senza un ultimo sussulto.
Approfittandomi del momento di mancamento di Shelozagh, diffusi nell’aria una nuova nebbia, concentrandomi per qualche secondo. Avrei coperto nuovamente i miei movimenti: avevo bisogno di protezione in quel momento di totale debolezza. Un nuovo colpo ricevuto, infatti, mi avrebbe sottratto ogni alito di vita rimasto.
Presumibilmente al sicuro nei miei movimenti, feci appello, per l’ultima volta, ai miei poteri.


L
’illusione spettrale avrebbe trasformato il mio intero corpo in quello di uno scheletro coperto da una nera tunica. Avrei provato a ricreare l’immagine di un tetro mietitore d’anime, che accompagna i prossimi defunti nel loro ultimo viaggio. In questo modo avrei provato a suscitare l’ultimo terrore negli occhi dell’avversario, sperando, ancora una volta, di sorprenderlo.

P
oi mi preparai all’ultimo attacco. Avendo il braccio sinistro ancora bloccato nella stretta di Shelozagh, afferrai la frusta col braccio destro. Agitandola verso il mio nemico, avrei tentato di colpirlo al collo, di modo da farla attorcigliare attorno alla sua trachea e provando, quindi, a sottrargli ogni fiato rimasto, alimentando la sua probabile caduta verso l’oblio. Attendendo che il mio attacco andasse a segno, nella speranza, quindi, di riuscire a stringere la frusta attorno al collo di Shelozagh, avrei tirato con tutta la forza rimasta nel braccio destro, di modo da provare a strozzarlo. Infine avrei provato ad assestargli una sonora testata da sotto la mascella. La testa, di fatti, era l’unica arma che mi fosse rimasta, ormai. Un attacco disperato, un ultimo assalto prima di morire.


I
nfatti, già sentivo le forze mancarmi. Concluso l’attacco, molto probabilmente sarei ricaduto pesantemente sul pavimento, devastato dal dolore, dalla fatica e dalla stanchezza. Non avrei potuto vedere il destino di Shelozagh, né se questo sarebbe stato in grado di colpirmi ancora: a morte, questa volta. Ma, davvero, non aveva più importanza. Il fiato mi mancava, la forza era sparita, la speranza dipartita: l’unico mio pensiero era se il dio di Shelozagh avesse un posto anche per me. Se davvero questo faceva del bene il fondamento del proprio credo, infatti, così come avevo appreso dalle parole del suo seguace mezz’orco, non avrebbe potuto negare un aiuto ad uno come me: un’anima disperata in cerca di redenzione. Un fantasma, un fantasma pentito.



SPOILER (click to view)

~ReC:225~ ~AeV:225~ ~PeRf:125~ ~PeRm:200~ ~CaeM:175~



image
Stato fisico - Lungo taglio che parte dal centro dello stomaco fino a tutto il fianco destro. Grosso buco all'altezza dello stomaco, nel centro. Leggero taglio alla guancia destra. Profonda lacerazione al collo. Ustioni medio-gravi su gran parte del corpo. Quasi svenuto.
Stato psichico - Spaventato, a malapena cosciente.
Energia - 48% - 6% - 11%= 31%
Abilità Attive/Pergamene usate -

CITAZIONE
Nebbia spettrale (Pergamena da ladro "Fumogeno", Iniziale) - Concentrando la propria aura demoniaca Shakan sarà in grado di generare una densa nube di nebbia in combattimento. Durante lo scontro, potrà, dopo qualche secondo di concentrazione, generare un denso fumo nell'area circostante, ricoprendo una zona di almeno 10 metri. La nebbia sarà talmente densa che sarà impossibile scrutarvi attraverso. Un'ottima tecnica elusiva, che permetterà quindi a Shakan di nascondere la propria presenza e prendere tempo. Ovviamente egli sarà capace di scrutare attraverso la nebbia, a differenza del proprio avversario, ma basterà una folata di vento, o simili, per disperderla.Consumo di energia: Basso

CITAZIONE
Illusione spettrale (Personale) - Con un consumo di energia variabile, Shakan è in grado di creare una potente illusione che, fondendosi col proprio corpo, modifica la propria immagine percepita dagli occhi di chi la osserva. Shakan apparirà come un fantasma: il suo corpo sarà pallido, taslucido, quasi trasparente, gli occhi lucenti e tutti i tratti e gli aspetti del proprio essere si modificheranno di conseguenza, in modo da apparire, in tutto e per tutto, una presenza "spettrale". Inoltre, variando il consumo di energia, Shakan potrà rendere tale illusione più o meno complessa (passando, per esempio, da semplice fantasma pallido e sfocato, a potente spirito di una divintà ancestrale): in questo senso, Shakan potrà scegliere la forma, la caratterizzazione e la natura "spettrale" che più gli sembrerà adatta alla situazione, parlando, muovendosi, combattendo e, in generale, relazionandosi, allo stesso modo in cui farebbe un vero fantasma della stessa tipologia. A cambiare, però, sarà in concreto soltanto il grado di "terrore" generabile dalla stessa illusione (usando come parametro in tal senso la percezione di un umano medio), con tutte le conseguenze eventuali legate alla sua percezione. L'effetto dura un post. Consumo di energia: Variabile (MEDIO)

Abilità passive -
CITAZIONE
Il mio pensiero come illusione (Dominio, I livello) - L'abbraccio del demone ha consentito a Shakan di acquisire una notevole attitudine alle illusioni, decisamente superiore a quella di un essere normale. La sua perfetta comprensione delle stesse e la naturale predisposizione farà si che le tecniche illusorie vengano castate istantaneamente, senza alcun vincolo fisico. Basterà il suo solo volere per attivare all'istante qualsiasi delle sue tecniche illusorie.
Naturalmente è necessario un contatto con l'avversario, se non fisico, almeno poterlo seguire con lo sguardo. Qualsiasi tempo di concentrazione necessario però ad attivare un'illusione sarà totalmente azzerato.

Armi -
CITAZIONE
Washi, guanto artigliato - indossato, artigli estratti.
Frusta - Impugnata con la mano destra.

Riassunto -
CITAZIONE
Vengo abbagliato dal flash di Sleozagh, provo a fuggire ma Shelozagh mi afferra per il braccio (sono cieco quando lo fa, quindi non vedo che ci prova e non posso sottrarmi) e mi colpisce in pieno procurandomi un danno Alto. Quando riapro gli occhi vedo che qualcosa non va in lui (mi sono limitato solo a "presupporre" che stia per svenire visto che Copper ha scritto sarebbe successo subito dopo il suo attacco) e cerco di sfruttare l'ultimo barlume di forza. Diffondo la nebbia, uso la frusta per provare a strozzarlo e, infine, mi avvicino (tirando la frusta) per tentare di dargli una testata sotto il mento. Dopo di che, comunque vada l'attacco, mi lascio andare perché sono mezzo morto... (anzi, anche più di mezzo).

Note -
CITAZIONE
Come già detto, combattimento molto avvincente e che difficilmente dimenticherò. Ringrazio Copper per i numerosi complimenti (anche troppo generosi, a dire il vero) ma non posso fare a meno di complimentarmi a sua volta, giocatore molto corretto, sportivo e molto bravo. Mi auguro di incontrarti nuovamente in quest/duello. PS. Se avrò la possibilità di postare ancora, potrei far dire a Shakan il suo nome, in caso contrario non ci potrò far nulla :asd:
Edit: ho chiamato le mie abilità com'erano prima delle recenti modifiche (nelle quali le ho rinominate) perché, se non ho capito male, la scheda si intente mantenuta com'era al momento del primo post della quest/duello. Magari è un eccesso di zelo, ma per sicurezza l'ho fatto comunque :sisi:

 
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view post Posted on 17/4/2010, 15:34
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CITAZIONE
Azione da QM.

« Assez »

La voce del sovrano suonò tracimante d'appagamento, mentre l'esclamazione Francese disegnava un perfetto accento al battito di mani che la accompagnò. Un battito di mani; un applauso monco: un gesto eccedente signorilità, che s'era sempre ripromesso di manifestare - forse fu quella realizzazione a soddisfarlo tanto.
Chevalier agì rapidamente. Prima che la frusta di Shakan potesse raggiungere il corpo privo di sensi di Shelozagh, afferrò bruscamente lo spettro e lo sollevò, impedendogli l'offesa.
Il sovrano si rivolse direttamente allo spettro, quindi.

« Rispettiamo le volontà del gigante buono, vuoi? »

Arrise con alterigia, senza scomporsi.

« Siete stati talmente bravi, ghostbuster, che ho appena deciso che oggi non morirà nessuno. »

E finì col dilungarsi in un lungo applauso, mentre il Golem abbandonava Shakan in terra con gentilezza.
Rise di gusto, quella volta. Una delle poche.


Shelozagh Malleon Gigante buono

» Scrittura: Organica. Nonostante i post siano molto lunghi, descrivi tutto ciò che devi e non eccedi: in pratica, nonostante ogni tuo post sia estremamente ricco di testo, non risulta mai prolisso alla lettura. Descrivi ogni cosa (l'ambiente, i movimenti dei personaggi, la psiche, i pensieri etc.) con incredibile accuratezza e meticolosa attenzione. Sei semplice e scorrevole. Tutte caratteristiche molto buone, ma non sono queste ad avermi colpito maggiormente: la tua migliore dote è quella di saper non strafare. Sei cosciente di quali sono le tue capacità come scrittore e non eccedi - non ti concedi virtuosismi che sai di non saper sfruttare appieno, non cerchi metafore ardite, non ti cimenti in scelte stilistiche dubbiose. Sei moderato: sai che un giorno migliorerai, ma sai anche che tutti gli esperimenti più rischiosi in materia di stile richiedono un'evidente esperienza che non possiedi ancora, dunque non ti concedi ciò che non sei certo di poter dare, e questo è ammirabile. Per quanto riguarda l'interpretazione, invece, nulla da eccepire: Shelozagh è caratterizzato splendidamente e giocato con cognizione - è un personaggio reale che tu conosci alla perfezione e che esprime sensazioni molto chiare e precise ad ogni mossa. Particolarmente apprezzabile la sua reazione allo spavento e alla paura, nonché il suo rimorso. Il tormento ti viene bene, insomma :asd:
» Voto: 7.5

» Strategia: Sacrificata. Nei primi post di combattimento ti sei comportato alla perfezione, alternando l'esperienza alle poche tecniche a tua disposizione in una combo di potenziamenti in grado di trasformare il tuo mezz'orco in un vero e proprio carrarmato: uso sapiente del flash abbagliante, dell'arma sacra, del dominio etc. Purtroppo, da metà del combattimento in poi, il tuo personaggio inizia a risentire pesantemente delle illusioni di Shakan e - molto interpretativamente - compie delle scelte apprezzabili sotto certi punti di vista e criticabili sotto altri. Ad esempio: l'idea di scagliare le schegge di luce ovunque per lo spavento è stata molto interessante e condivisibile - meno, quella di farsi colpire da alcune di esse. In linea di massima, il tuo pg infligge danni pesanti e ne subisce altrettanti, causa paura, rimorso, e mancate difese psioniche: hai fatto quello che potevi e, senza dubbio, sei riuscito: Shakan finisce il duello con ferite critiche e messo poco meglio di te. Insomma, buono anche qui.
» Voto: 7.0

» Sportività: Un paio di pecche. Innanzitutto, la meticolosa attenzione con cui guardi alle caratteristiche nel primo post di combattimento può essere interpretata come una cosa buona o meno a seconda di quanto tu ti attenga al regolamento. Per intenderci, non ci sono reali vantaggi - o quantomeno non così evidenti come nei tuoi post - se la differenza tra le caratteristiche prese in considerazione non è "più del doppio", quando tu, per giustificare alcuni tuoi comportamenti, hai nominato solamente paragoni che erano "quasi il doppio". Tuttavia è solamente un neo, considerando il fatto che i danni che dovevi li hai presi, e senza lamentarti. L'altra pecca è l'eccessivo autolesionismo del tuo personaggio, che tu giustifichi con la paura: penso che tu abbia male interpretato il concetto dei "danni psichici". Infliggendoti la paura con la sua tecnica, Shakan - da regolamento - era già riuscito ad infliggere un danno alto alla tua psiche (che subisce danni proprio come il tuo corpo e se ne accumula una quantità Mortale provoca la tua morte). Non c'era bisogno di giustificare la paura con un autolesionismo così marcato, in più: ferirsi con le proprie tecniche e con le proprie armi è stata una mossa molto interpretativa, ma non completamente sportiva.
Infine, vorrei farti un elogio: sei il primo giocatore che vedo giocare bene i poteri del dominio del Warrior Style, non riuscendo ad utilizzarli quando il tuo pg è tormentato. Ottimo.
» Voto: 6.5


Shakan Anter Deius Ghostbuster

» Scrittura: Coinvolgente. Come per il tuo avversario, anche i tuoi post sono molto lunghi ma, nonostante questo, non risultano assolutamente prolissi all'occhio del lettore. Anche tu descrivi con meticolosa attenzione ogni più piccolo elemento della scena, senza perderti in narrazioni superflue e raccontando solo il necessario - o quel poco in più bastante a coinvolgere il lettore. A differenza di Copper, poi, tu possiedi uno stile più definito che ti fa brillare maggiormente in questo campo rispetto al tuo avversario, benché ancora grezzo. Possiedi un lessico e una padronanza della lingua italiana ottima, che però spesso dimostra qualche mancanza: dove ad esempio sarebbe calzato un termine ricercato ne utilizzi uno di accezione comune; dove invece non serviva essere aulici, ti sfugge un vocabolo raffinato. Il mio consiglio è quello di tenere un vocabolario dei sinonimi alla mano e decidere, momento su momento, a seconda di ciò che vuoi esprimere, il termine da utilizzare. Detto questo, Shakan è un personaggio ottimamente rappresentato, vivo e coerente - interpretato con sapienza e caratterizzazione, che può solamente crescere e migliorare. Non mi sono sentito, comunque, di darti un voto maggiore del tuo avversario - nonostante tu sia tendenzialmente migliore di lui in questo campo - per non farti montare troppo la testa. Sei più che buono, ma non ancora ottimo.
» Voto: 7.5

» Strategia: Kamikaze: Shakan ha un disperato bisogno di tecniche difensive, poiché ogni suo assalto si risolve in tante ferite sul suo corpo quante ne ha tentate di infliggere al suo avversario. Detto questo, c'è da dire che riesci a fare un utilizzo incredibilmente coerente, sapiente ed interpretativo delle poche tecniche a disposizione, alla faccia di coloro che dicono che all'inizio, qui su Asgradel, è difficile caratterizzare un personaggio. Shakan non infligge solamente danni; confonde, fa paura, stordisce... proprio come ci si aspetterebbe da un reale spettro. Complice l'ottima prestazione del tuo avversario, sei riuscito a raggiungere tutti i tuoi obiettivi offensivi, sconvolgendo Shelozagh nelle sue fondamenta e spingendolo a combattere con meno zelo di quanto era partito. Unica pecca: l'eccessiva ripetitività che fai delle tecniche. Non è questo il caso, ma avversari più preparati avrebbero potuto accorgersi - dopo la seconda volta - della tua tecnica e prepararsi in tal senso. Ma ovviamente è una pecca dovuta alla scheda ancora "in erba", dunque non me la sento di penalizzarti. Più che buono: sarebbe stato ottimo se tu fossi riuscito a subire meno danni di quelli che hai subito.
» Voto: 7.5

» Sportività: Buona, che altro c'è da dire? Sul serio, prendi i danni che devi, reagisci al dolore con coerenza, se non puoi difenderti non lo fai... sul serio, non ho nulla da eccepire. Il voto non è eccessivamente alto per una semplice ragione: non hai avuto modo di dimostrare di poter essere ancora più sportivo di quanto sei stato (ad esempio confrontandoti con un'evocazione o con scorrettezze del tuo avversario).
» Voto: 7.5


Media Copper: 7.0
Media janz: 7.5

Vincitore: janz
Entrambi i giocatori vengono promossi a Energia Verde. Si ricorda che raggiunto tale livello energetico, si ha la possibilità di inserire una nuova abilità personale in scheda, gratuitamente, previa convalida.


CITAZIONE
Shelozagh è privo di sensi. Shakan vince lo scontro in sede di giudizio: 500G a lui e 150G a Shelozagh. 500G anche a me.
janz è libero di fare un post conclusivo: in tal caso può reagire come preferisce alle parole del Re dopo le quali, tuttavia, sentirà un profondo fiume di energia (basso e corrotto) pervadere il suo corpo e perderà i sensi.

 
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view post Posted on 19/4/2010, 22:10
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Fucina abbandonata
Alcuni attimi dopo





<< Assez >>



E
co. Un eco improvviso, un rombo risuonò potente nella vastità della fabbrica, accompagnato da un freddo battito di mani. Avvertii chiaramente il segnale dell'uomo seduto sul trono, ma quasi d'istinto non placai il mio braccio: lasciai andare la mia arma verso il suo obiettivo, come niente fosse accaduto. Avevo speso tutto, ormai: nemmeno più la forza per ritirare l'arma o per preoccuparmi di quale seguito ci sarebbe stato a quella nuova manifestazione di tracotante potenza.
L'immenso essere che, poco prima, aveva schiantato contro le lamiere di metallo il terzo contendente del nostro duello, mi sollevò d'improvviso, fermando il mio colpo al posto mio.
Mi lasciai andare, senza forze e senza più voglia di lottare, attesi il mio triste fato: avrei fatto la stessa fine del nostro terzo "amico"? Sarei stato proprio io il vitello sacrificato per puro diletto dell'uomo seduto sul trono? Mi girai a fissarlo, cosciente, ormai, che sarebbe stato lui a decidere il mio destino, non l'enorme massa di metallo che mi teneva stretto.

<< Rispettiamo le volontà del gigante buono, vuoi? >>



D
isse, fissandomi a sua volta. Quasi ridendo, pronunciò parole che parvero quasi di grazia nei nostri confronti. La volontà del g i g a n t e b u o n o ? Di Shelozagh?! Che forse l'uomo seduto sul trono si fosse, dunque, mosso a pietà nei nostri confronti?

<< Siete stati talmente bravi, ghostbuster, che ho appena deciso che oggi non morirà nessuno. >>



D
unque, la grazia. Ci risparmiava. Seguitando a fissarmi, si lasciò andare, infine, ad un lungo applauso, mentre l'ammasso di ferro mi posava lentamente al suolo. Sforzandomi di rimanere in piedi, rimasi basito innanzi a quella scena da romanzo: il fantasma dimenticato e il mezz'orco gentile che ricevevano i complimenti di qualcuno abbastanza potente da servirsi di un immenso colosso d'acciaio. Che forse quell'uomo sul trono apprezzasse davvero le mie capacità? Possibile che, in uno scontro così imprevisto, avevo trovato un avversario cortese ed un giudice leale? Possibile che fossi riuscito a trovare due persone che, dopo tanto tempo, erano riuscite a vedere nel profondo del mio animo, superando il velo di paura di cui mi ero ormai volutamente avvolto?

O
rmai quasi senza forze, feci alcuni passi verso Shelozagh. Il mezz'orco giaceva svenuto, probabilmente ignaro di quanto fosse avvenuto, ignaro del fatto che le sue preghiere fossero state ascoltate. A prescindere da tutto, si era battuto lealmente e aveva visto il buono dentro di me. Qualità alquanto inconsueta, se non unica.
Trascinandomi con fatica, giunsi, infine, vicino al suo verde corpo disteso sul pavimento. Abbassandomi leggermente, posi una mano sulla sua testa, in un gesto istintivo, quasi tenero. Decisamente il dolore iniziava a farmi sragionare. Infine, gli sussurrai qualcosa alle orecchie, sperandoche potesse ancora sentirmi, in qualche modo...



Leale Shelozagh, mi auguro che i nostri destini si incroceranno ancora sul campo di battaglia, magari come alleati, non come avversari. Tu hai saputo trovare del buono in me, un fantasma. E, per questo, io non potrò mai ringraziarti abbastanza...


S
pese le ultime parole, non riuscii più a reggere il mio stesso corpo: un fiume di energia, basso e corrotto, mi pervase totalmente. Incerto se un peso del genere fosse da imputare alle ferite, alla fatica, o all'uomo seduto sul trono, mi lasciai andare definitivamente.

 
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