Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Joey Vs. Raphael Sorel Vs. Liam Merihim, L'abiezione ~ Trentatrè trentini

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view post Posted on 18/3/2010, 15:35
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Rovine.
Intorno a lui le macerie di quella che in passato doveva essere stata una vecchia fucina si aprivano il tanto bastante da creare uno spazio circolare del diametro di trenta metri.
Luminosi cocci di vetro e compassati catenacci di metallo costellavano il circo scelto per il terzo turno dell'abiezione, rovesciati in terra o penzolanti dal soffitto. E al centro del girone - Sì, esattamente al centro, dove presumibilmente sarebbero andati a scontrarsi gli attacchi degli avversari - stava il Re che non perde mai, come fresco Lucifero, con l'aria sazia di chi deve macinare tre adulteri per il resto dell'eternità.

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« Benvenuti. »

Si annunciò ai tre con alterigia, malcelandola nella cordialità, ben sapendo che Chevalier, preoccupato, assisteva alla scena da un angolo del campo di battaglia.

« Non ha importanza né come né perché abbiate raggiunto questa plaga. »

Aggiunse, abbandonandosi lungo il trono di indecoroso acciaio battuto che s'era fatto scavare dal Cavaliere qualche minuto prima.

« Ciò che ha importanza è che solo chi di voi io decreterò trionfate potrà andarsene di qui vivo. »

Compì solo un ultimo cenno di superbia, concludendo l'arringa.

« Accapigliatevi, ora. »



CITAZIONE
Joey Vs. Raphael Sorel Vs. Liam Merihim

Verde Vs. Verde Vs. Verde
D Vs. D Vs. E
Ordine dei post: Joey / Raphael Sorel / Liam Merihim
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A quattro giorni dalla risposta dell'avversario precedente al proprio turno, sconfitta a tavolino.
Premi: 150G Per l'ultimo classificato, 300G per il secondo classificato, 500G per il primo classificato.
Arena: Uno spazio creatosi tra le rovine di una vecchia fabbrica con trenta metri di diametro. Al centro perfetto dell'arena - che è di forma circolare - sta Ray, apparentemente privo di difese, seduto su un trono di ferro battuto che sembra essere stato appena costruito. E' il tramonto, quindi demoni e angeli non hanno limitazioni per quanto riguarda le rispettive forme demoniache/angeliche.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate il bando, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale, più una piccola aggiunta: chiunque dovesse attaccare Ray o Chevalier perderebbe immediatamente il duello e mi costringerebbe a intervenire con un'azione da QM. Nel caso in cui un utente non debba rispondere nei quattro giorni stabiliti, interverrò per inserire un post di circostanza (che probabilmente modificherò in seguito con le azioni di Chevalier) dal quale partirà il conteggio di quattro giorni per la risposta dell'utente seguente.
Background: I vostri personaggi sono stati invitati a partecipare a "L'abiezione" che gli è stata presentata come un normalissimo torneo. In seguito, dopo essere stati accettati, è stata consegnata loro una biglia da spezzare (la descrizione di tale biglia sarà a vostro piacimento). Dopo averla spezzata, i personaggi semplicemente si materializzeranno all'interno dell'arena e potranno assistere al discorso di Ray. Ray ha una passiva (che non cito) che fa passare tutto ciò che dice alle orecchie degli ascoltatori come assolutamente vero.

 
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Franky_
view post Posted on 21/3/2010, 12:23




Buio.
Era stata la genesi e la nemesi di quel travagliato percorso, costellato di ferite, sangue, sudore e lacrime. Di speranze infrante e amori cancellati. Di luce e ombra; di carne e ossa.
Nessuno però poteva sapere che quello fosse soltanto il primo atto di tale opera, uno sceneggiato di cui il Re era il regista, e gli attori nient'altro che meri burattini nelle sue mani.
Joey non era altro che uno di questi, troppo stupido per capire fin dove potesse spingersi il suo corpo. In attesa che venisse richiamato a recitare le proprie battute, si godeva la pace dell'interludio.
Leccandosi le f e r i t e.

Di nuovo nell'oscurità.
Preda di un cacciatore invisibile; con la fottuta consapevolezza di non poter fare niente per ribaltare un destino già scritto. Guardarsi attorno era inutile, come lo era scivolare a poco a poco nella paura.
Il suo corpo si muoveva da solo, senza che lui potesse porvi un freno. La lama di energia stava arrivando, ancora, e la sua Dama veniva frapposta come un esile scudo per l'ennesima volta, contro la furia di un mare in tempesta.
Le sue grida gli facevano andare a fuoco il cervello, ed incapace di pensare a qualsiasi altra cosa fu letteralmente tranciato in due.
Si destò di soprassalto, sorprendendosi di avere la bocca spalancata e la pelle gelida. Una frazione di secondo dopo realizzò, con profonda vergogna, di aver urlato durante il sonno, e di essere madido di sudore.
Si lasciò cadere pesantemente all'indietro, verso le lenzuola candide, mentre una mano andava rapida a coprire la faccia in un gesto di sofferenza.
Un'occhio spiava tra le dita, alla ricerca della Fauce, covando ogni volta il desiderio che quella si fosse riparata, come per magia, da sola.
Ed invece era lì, adagiata con delicatezza, spezzata in due in punto esattamente al centro del suo metallico corpo; dove avrebbe dovuto esserci il suo cuore. Come se con quel gesto, Joey glielo avesse frantumato di netto, ed il maledetto non se ne dava pace.
Lei era tutto ciò che gli restava al momento, congiunzione tra passato, presente e futuro. Ogni suo anello era un osso del suo corpo. Perchè ridurla così? Non aveva trovato le risposte che stava cercando, rovinando l'unica cosa che aveva di prezioso nella sua patetica esistenza.
Dio era adirato con lui per ciò che era successo? Per la sua inettitudine? Avrebbe prolungato la sua maledizione ulteriormente?
Non aveva il coraggio di guardarla, ne tantomeno riusciva a pensare ad altro. Persino nel sonno era tormentato dagli incubi, che gli riportavano Lei alla mente.
Ma cosa doveva fare ora ?!
La domanda lo tormentava da quando aveva ripreso i sensi, disteso, in quella squallida stanzetta in cui era stato adagiato; in attesa di riprendere le forze.
Quanti giorni erano passati da allora?
Due?
Cinque?
Dieci?
Sentiva la pelle del volto ispida sotto le mani, segno che la barba era cresciuta già un pò. Mentre la mente era ossessionata da lei, alla cui sinistra era adagiata la stessa sfera di vetro, che una volta gli aveva consegnato un semplice cappellano. Era disgustato da quell'oggettino; come se volesse attribuirgli la colpa di tutto ciò che era accaduto.
Quella sferetta gli ricordava la figura pietosa fatta dinanzi al Re, e al tempo stesso un'occasione per riscattarsi da quanto era successo.
Era in una situazione di stallo, spaccato tra l'istinto ed il dovere. Ma a che prò seguire questa chimera, senza il supporto della Fauce. Senza di essa era come svuotato, spogliato di ogni suo scopo.
Vuoto.
Un mero recipiente di carne, senza alcuna forza. Senza nessun obiettivo a portata di mano.
Con uno scatto si sollevò dal letto, flettendo gli addominali dolorosamente. Si portò una mano al costato, mentre l'altra andava verso il suo finto volto di cera; una strana idea nella mente.
La fissò al viso, lasciando che le dita lavorassero con perizia, svolgendo i movimenti a cui erano avvezze. Il trionfo del meccanicismo sulla ragione, un tonico che pareva sciogliere quell'accumulo di dolore e sofferenza che si era formato nel suo petto; una cancrena che gli stava divorando lo spirito.
Osò gettare lo sguardo verso la Dama, scoprendo, con piacere, di non sentire il peso della colpa; non più almeno. Dopotutto lei doveva capirlo, conosceva ogni cosa dell'uomo che la impugnava. Era un reietto, e quell'artificio lo gettava appieno in tale condizione.
La maschera della vergogna.
Mai un nome era stato più calzante per definire un oggetto in toto.
Vergogna per il proprio corpo.
Vergogna per le proprie azioni.
Vergogna per le proprie paure.
Adagiò le nude piante dei piedi sul freddo pavimento, registrando distrattamente la sporcizia con cui era in contatto. Tese il braccio per toccare il suo corpo, una carezza carica di speranze per una persona malata. Lo fece senza pensarci, come il gesto più naturale ed intimo che la solitudine gli aveva regalato. Sentire la sua pelle sfrigolare, fu come ridestarsi una seconda volta. Rimase scioccato da quel particolare, mentre spalancava la bocca per la sorpresa, e aguzzava i cremisi verso la superficie metallica.
Il punto in cui aveva osato sfiorarla, aveva iniziato a secernere uno strano liquido scuro fumante, e corrosivo. La superficie lignea, su cui la catena era adagiata, stava, letteralmente e progressivamente, sciogliendosi sotto di essa. Cosa diavolo era quella roba?
Aveva sempre saputo che Lei fosse viva, intrappolata in quegli anelli di ferro, come una regina nel suo castello. E quelle non erano forse lacrime?
Nere, come il cuore di chi l'aveva brandita.
Oscure, come le azioni che avevano portato alla sua sofferenza.
Bollenti, come lo era l'orgoglio ferito di chi è stato tradito.
Joey non ebbe dubbi su cosa fare per assicurarsi il perdono della sua Signora. Era nata dal sangue di molti, e con esso sarebbe stata riforgiata.
Deciso allungò il palmo della mano destra, quella dove di solito teneva la sua arma, e con decisione afferrò le estremità spezzate della catena; stretta nel suo pugno così che potesse assorbirne la vita.
Avrebbe voluto urlare, mentre percepiva i denti aguzzi affondare nella carne morbida della sua mano; lentamente, con sadica cura. Bruciò immediatamente la pelle, consumando a poco a poco anche la carne.
Il dolore era un qualcosa di indicibile. Era come se del fuoco liquido gli si stesse insidiando nelle vene. La sensazione, di lì a poco, sembrò espandersi in tutto il suo corpo, causandogli un forte capogiro.
Sentiva il sangue sprizzare dalla ferita, senza che questo, però, riuscisse a cadere a terra, e macchiare il pavimento. Era come se, questo, fosse sospeso a mezz'aria, rinchiuso in un bozzolo formato dalla sua mano, al cui interno si divincolavano i resti della Fauce.
Strinse con foga maggiore, arrivando a far sbiancare le nocche del pugno destro per lo sforzo, supplicando che quello strazio finisse quanto prima.
E quasi come se avesse sentito la sua preghiera, il dolore se ne andò, lasciando un pulsante fastidio nel palmo della mano. La portò vicino al viso, notando come ci fosse una specie di stimmata, ancora fresca. Il suo secondo pensiero andò alla sua Dama; di cosa le fosse successo.
Il suo cuore saltò un battito, quando la vide più splendida di prima, completamente messa a nuovo dal suo sangue. Avanzò barcollando verso di lei, tendendo la mancina per afferrarla, di nuovo.
No, era inesatto.
Fu lei che lo strinse a se, facendo scivolare le sue spire metalliche lungo il corpo del dannato. Sensuale, certo, ma anche stranamente aggressiva. Lo strinse in un abbraccio così serrato, da farlo respirare appena; le braccia legate ai fianchi, il petto stretto in una morsa quasi fatale. Davanti agli occhi, lei gli piazzò il particolare che gli era sfuggito, il simbolo della loro nuova, ed eterna, A l l e a n z a. Un anello di un rosso così scuro, da sembrare quasi nero. Imbevuto della maledizione che lo avvolgeva; monito di ciò che era accaduto.
La Fauce volle rendere più penetrante il suo avviso, per cui aumentò ancora la pressione.
Ricorda.
Sembrava sussurarglielo alle orecchie, sibilando con foga. Ansimando quasi.
Joey non aveva la possibilità di muoversi, quindi chinò lentamente la testa, rispondendo con un cenno di assenso.
Immediatamente, lei abbandonò la sua preda, scivolando e raccogliendosi nella sua mano, come sempre aveva fatto.
Uniti.
Di nuovo.
Nuova energia sembrava fluire dal suo corpo; come da un fiume in piena. Senza accorgersene, sorrise famelico al buio della stanza, in direzione della biglia di vetro. Mosse qualche passo verso di essa, strappando una striscia di stoffa dal lenzuolo, per poterla avvolgere attorno alla ferita con cura. Dopodichè prese il guanto d'arme della sua piccola, indossandolo con fierezza; come accadeva sempre.
Si ritrovò nella mancina quella biglia di vetro, trasparente, e senza un perchè la portò davanti all'occhio destro, provando a scrutare attraverso di essa il mondo. Curioso.
La scaraventò dall'altro lato della stanza, con un gesto leggero; godendo del suono che portava quell'oggetto a frantumarsi. Era musica.
Spalancò dunque le braccia, lasciando che una corrente, familiare, lo trascinasse via con se.
Venne il buio, e da esso, scaturì nuovamente la luce.
Atterrò con grazia sul pavimento, portandosi con un gesto distratto i lunghi capelli dietro la nuca. Un'occhiata fallace a ciò che lo circondava, prima che la sua attenzione venisse catturata dalla figura del Re, immobile, seduto su uno scranno posto al centro esatto della sala. Così vicino da metterlo in profonda soggezione, eppure lontanissimo.
Sentì dei fruscii, ma non spostò lo sguardo verso di loro.
Pendeva dalla bocca di quell'uomo.
« Benvenuti. »
Annunciò con allegria, mentre il dannato abbassava il capo per la maledizione benedizione.
« Non ha importanza né come né perché abbiate raggiunto questa plaga. Ciò che ha importanza è che solo chi di voi io decreterò trionfate potrà andarsene di qui vivo. »
Ascoltò il sermone con profonda attenzione, credendo ad ogni sillaba di esso con cieca fiducia. Ray era Dio stesso in quel momento per Joey, all'apice di tutta la sua crudeltà e del suo masochismo.
« Accapigliatevi, ora. »
Quella fu, al tempo stesso, la certezza dei suoi pensieri, e la fine dell'omelia.
Si sollevò dalla condizione di umiltà in cui si era posto.
« Amen. »



SPOILER (click to view)
Energia : 100%
Danni : Ustione di livello Basso alla mano destra.
Equip : La Fauce (riposta) La mascheda (indossata) Il Medaglione (indossato)
Passive :
Dall' Unione...la Forza : Il legame che Joey ha nei confronti della sua Fauce è qualcosa che nemmeno le più brillanti menti di Asgardel riuscirebbero a spiegare. Può un essere umano avere così tanta intimità con la sua arma? Eppure il connubio tra carne e acciaio sembra essere perfetto tra i due, tant'è che sono vincolati da un rapporto simil simbiontico. La catena, o Fauce come preferisce chiamarla il giovane, sembra quasi rispondere alla mente del suo padrone piuttosto che alle sue mani, mostrandosi nel momento stesso in cui egli lo desidera. Solitamente infatti, ella se ne sta al suo posto, in attesa di essere chiamata e di uscire, sinuosa, dalla sua dimora per compiacere il figlio di Ahasuerus. Ma le sue capacità non si limitano solo a questo. Il legame prima accennato, consente al duo di fondersi come in una cosa sola, ovviamente a livello teorico, dato che nella pratica lei si muoverà alla stessa velocità del suo possessore, riuscendo a cogliere di sorpresa anche i più preparati, riuscendo ad affondare i suoi denti in profondità enlla carne.
Dalla Calma...la Capacità : Questo non è altro che il primo dei privilegi concessi a Joey dal suo personalissimo dio. Essendo un rinnegato, un anima peccatrice, un vagabondo, egli ha dovuto temprare il suo spirito oltre che al suo corpo. Un pesante alone di indifferenza e calma è piombato sulla sua coscienza, risvegliando poteri sopiti nel tempo. Difatti rimanendo in questo stato Joey è in grado di maneggiare le sue armi con una perizia incredibile, muovendole come burattini nelle sue mani, e riuscendo a farle compiere le azioni più strabilianti. Questa sua capacità però riesce a manifestarsi solamente nelle occasioni in cui riesce a mantenere il sangue freddo; se colto da una forte emozione invece la sua bravura scivolerà via dal suo corpo, precisamente dalle sue dita, in maniera così repentina e improvvisa, da disarmare persino colui che noterà tale cambiamento. Inoltre colui che fa della velocità la sua arma vincente la velocità e la calma, non può minimamente pensare di fare suo un attributo come la forza. Sarebbe come cercare di conciliare il bianco ed il nero, il giorno e la notte. Joey, che vive quotidianamente questa sorta di dualismo, conosce perfettamente i suoi limiti, e anche se talvolta cerca di superarli, mai si sognerebbe di impugnare armi titaniche, o avere la presunzione di sfruttare la sua forza fisica per fare seri danni; tutt'altro. Alla brutalità preferisce la grazia, sebbene non disdegni qualche particolare raccapricciante durante le sue schermaglie, ma in generale lui può essere definito un artista della pugna, un maestro dell'offesa. Queste sue doti peculiari sono state esponenzialmente aumentate nell'incontro con la divinità, facendo del profano un essere davvero fuori dal comune. Ogni suo colpo infatti sarà superiore rispetto a quello di un normale essere umano, sebbene la forza fisica immessa sarà addirittura inferiore alla media. Com'è possibile una cosa del genere vi starete chiedendo. Ebbene, la sua umana divina trascendenza gli ha donato la capacità di saper colpire con precisione chirurgica il bersaglio. Un potere di tutto rispetto, dato che alla lunga spesso fa la differenza poichè, laddove gli altri lasciano ferite superficiali, lui apre squarci nella carne, immergendosi nel dolore altrui e innalzandolo a sacrificio per il Divino. Eppure, anche se tanto abbiamo disquisito sulle sue capacità offensive, è necessario soffermarci anche su quelle difensive. Lui non indossa protezioni di alcun genere, scudi o armature che dir si voglia. La sua carne è sempre esposta alla lama avversaria, ma non per questo risulta essere una facile preda. Joey infatti, possiede dei riflessivi al limite della preveggenza che gli consentono di fronteggiare con rapidità e accortezza qualsiasi tipo di attacco. Che siano visibili o meno non fa differenza. Il dannato conoscerà sempre la loro posizione, riuscendo a fronteggiare le loro offensive e a spiazzarli, prima che questi abbiano portato a segno il loro colpo. Per compiere tali operazioni, però, è necessaria una resistenza ed una caparbietà fuori dal comune, armi che sono state fornite al reietto per combattere la sua personalissima crociata.
Attive : Nope

Note : Ho voluto iniziare lo scontro con una piccola scena di Bg che mi era venuta dopo il precedente scontro del torneo, e spero che ciò non sia ne logorroico ne un peso per la valutazione ^^
Detto questo, auguro agli altri partecipanti un buon duello e buon divertimento :wow:
 
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¬Lenny
view post Posted on 22/3/2010, 15:25




SPOILER (click to view)
Sottofondo consigliato per la lettura: I am the One - Inon Zur

Il pericolo mortale
è un efficiente antidoto
per le idee rigide.

Erwin Rommel



Demolizione.
Non c’è altro, qui intorno. Null'altro che strutture crollate, crateri slabbrati, e cordigliere di detriti.
Di fronte a questo spettacolo di sfacelo, sento le mie labbra diventare aride.
Rovi strisciano sulla terra come artigli dal sottosuolo, strappando ai rampicanti il dominio delle rovine, mentre il vento da
nord agita i grovigli, sibilando tra le spine. Delle strutture si ostinano a ergersi sull’altura, erose dagli elementi, di un nero
assoluto contro il cielo crepuscolare color piombo.
Una fabbrica.
Il simulacro di una fabbrica.
Rocce e mura sono state una difesa, una speranza e uno sguardo al futuro, eppure adesso anche loro paiono solo vecchie
ossa spezzate. L’intera fabbrica è stata sventrata, e da dentro la morte è passata.
Poi la morte se ne è andata, ma la demolizione è rimasta.
Mura crollate su se stesse, pietre frantumate formano alture, ammucchiate sulle dorsali delle prime. Altre eruzioni di rovi,
mescolate a detriti informi, invadono lo spiazzo circolare disegnato nel bel mezzo di questo inestricabile groviglio di distruzione.
Già, questo spiazzo circolare sembra aver creato una specie di terra di nessuno, e al contempo ha tracciato il sentiero del male.
Non avrei dovuto trovarmi qui, non questo giorno. Mi ricorda troppi altri luoghi maledetti, troppe altre cose maledette.
Sono stato costretto a passare nella guerra eterna senza essere un uomo di guerra. Sono stato costretto a coesistere con le
catastrofi senza essere un uomo di catastrofi.Non volevo trovarmi in questo paesaggio devastato, ma mi è stata fatta un’offerta.
O meglio: mi è stato dato un ordine.
Rifiutare? Tenermi lontano dalle cose maledette? Avrei potuto farlo, certo, ma questo avrebbe arrecato oltraggio alla donna
sbagliata. Alla Dea, sbagliata.
Crepe, tante crepe che venano il basalto paiono suture sulla calotta ossea di un teschio. In un tempo sconosciuto, penso,
tutto questo sarà svanito. Non rimarrà niente altro che il vento sulle rovine e il sibilare dei rovi.
Tossisco nell’aria fredda, stringendomi addosso il pastrano nero appartenuto a mio padre.

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In un primo momento corrugo la fronte, fregando l'indice della destra sulla gota, con aria spaesata, nell'atto di rammentare
cosa sia successo negli ultimi minuti, o forse nelle ultime ore, negli ultimi giorni.
Dunquedunquedunque: sono precipitato nelle tenebre, ritrovandomi in un antro spoglio, in presenza di un empio regnante, di
un golem, e di altri due sconosciuti, uno dei quali ha dovuto, o meglio avrebbe dovuto "scannarsi" con il sottoscritto.
Adesso scannatevi.
Queste sono state le parole del re. Voleva un combattimento, un circo, una piccola attrazione davanti alla quale crogiolarsi
dall'alto del suo trono, eppure la sua truce sete di sangue e violenza non è stata sufficientemente appagata, o forse il
modus pugnandi dei due duellanti non gli è stato di molto gradimento, o il sovrano in questione non avrebbe
interrotto mai quello scontro.
Scontro.. Duello.. Battaglia...Cos'era mai quello..? Ah giusto, un torneo.
Una certa Abiezione.
Un nome ignobile per una competizione altrettanto vituperiosa. Un torneo di un sovrano, ma non di un sovrano qualsiasi.
Un torneo del Re che non perde Mai.
L'Abiezione.

E dopo esser nuovamente precipitato nel ventre oscuro di un sonno innaturale, stramazzando per terra privo di forze pur non
avendo compiuto alcuna azione, infine, eccomi qui.
Senza alcuna reminiscenza del quando e del come esservi giunto.
"Benvenuti."
Sussulto dalla sorpresa. Inciampo in uno dei tanti cordoli fessurati di questo luogo, costringendomi a poggiare entrambi i
palmi delle mani sulla terra nuda, per evitare di cadere. All’urto, la crepa si dilata come una risata.
La voce...QUELLA voce, ancora una volta, nella sua più bieca ed infame ipocrisia, osa darmi il cosiddetto "benvenuto".
Sposto lo sguardo ad esplorare le rovine, alla ricerca di altri uomini. Mercenari con le corazze, con le uniformi di cavalleria
pesante, guerrieri la cui missione è proteggere un uomo che mai debba ritrovarsi da solo. Non in questi tempi maledetti.
Vedo solo le macerie piene di cumuli battuti dal vento, oltre due sinistri giovani dall'aria più morta che viva.
Forse quell’uomo non ha nessun bisogno di essere protetto.
Mi volto verso la sua figura, con occhio sprezzante.
Dall'alto del suo trono metallico, il Re pare essere solo l'ennesima ombra di quella landa tetra. Un'ombra dalle umane sembianze.
"Non ha importanza né come né perché abbiate raggiunto questa plaga. Ciò che ha importanza è che solo chi di voi io decreterò trionfate potrà andarsene di qui vivo. "
Non mi muovo, e non parlo.
A quanto pare i due giovani non sono sue guardie, bensì come me rappresentano solo il suo ennesimo trastullo, un altro
scontro dell'Abiezione. Il Re ha optato per un Ménage à trois.
Continuando imperterrito, l'’uomo venuto dalle ombre ci squadra con aria tediata...come se situazioni del genere per costui
fossero all'ordine del giorno.
"Accapigliatevi ora."
Diversa sfumatura per il medesimo concetto: Ora scannatevi.
Pronuncia quelle maledette parole ancora una volta, permeate dello stesso tono di voce al limite del tedio di cui erano
permeate la prima. Forse non ha fatto altro che ripeterle sin dall'inizio dell'Abiezione.


Forse è esistito un inizio a tutto questo. Forse non esisterà nessuna fine.
Ma la giustizia deve farsi. La misericordia di Elhonna non è mai disgiunta dalla mia giustizia. E se Ella mi ha ordinato
di prender parte a questa competizione, volente o nolente, perpetrerò il suo volere.
Ah, Signora Bianca, come siamo colpevoli! Come deve essere colpevole il mondo, ove ancora deve imperare questa terribile
legge di morte e di sangue. In quale abisso di abiezione siamo caduti!
Ma gli uomini debbono osare di rassomigliarTi, o la nostra misericordia sarebbe debolezza e viltà, se non fosse unita
alla giustizia.
Sento le mie labbra contrarsi. Tentano di articolare qualcosa, qualsiasi cosa, nel contempo in cui la mia mente cerca di
formulare ciò che sia più vicino all'esser chiamato "strategia".
Unica linea di confine tra il colore del sangue ed il sapore del sangue.
Sposto il mio occhio sull'elsa della Flambert. Al cinturione, sul fianco destro, è agganciato un lungo stocco. Lama dei Sorel,
lavorazione magica, guardia istoriata d’argento, pomo a forma di croce, in marmo bianco. Infilata di traverso alla fascia di
cuoio, al fianco sinistro, c’è un fodero colmo di pugnali da lancio in nero acciaio brunito.
Questa è solo un'arma di morte apparentemente, ma un emissario dei Sorya in un torneo del Re dei Toryu non può essere
che o assassino o giustiziere, colpevole nel primo caso, santo nel secondo.
Dunque posso io giudicare il mio operato? Posso io uccidere in nome dei Sorya?
Sì, se Elhonna lo desidera.
E voglio che questa decisa fermezza sia in me e in tutti i Sorya, e son certo che alla fine lo otterrò, se avrò la fede.
Fa’, dama Bianca, che io m’imprima bene nel cuore questa certezza, che è mia colpa se tutto il mondo si perde, che io posso,
se voglio, salvare il mondo e me stesso.


"Amen"
E come a coronare la mia preghiera, un Amen sovviene da un'altra ombra presente tra le macerie della fabbrica.
Poco più di un ragazzo, poco meno di un uomo. Fisico alto e slanciato, occhi sanguigni e volto oscuro. E' questo tale a dire
amen, si, ma riferito a cosa?
Amen all'incitamento del suo sovrano? Amen alla promessa di sangue, e dolore, e morte dell'Abiezione?
Amen a quale Dio? Quale Dio potrebbe mai permettere questo osceno massacro travestito da torneo, se non un tiranno
assoluto qual'è questo Re?
Cerco di forumlare le parole con calma e pacatezza, mescolate con non poco nervosismo, mentre i miei lineamenti
disegnano ciò che certamente è molto lontano dall'esser definito un sorriso.
Forse è solo l'ennesima contrazione di muscoli facciali, e null'altro.
"Spero di allietarvi più dell'ultima volta, vostra maestà."
Socchiudo gli occhi, rendendoli due feritoie, per poi spostarli sulla vanagloriosa figura che siede sul trono.
Quale sovrano degno di questo nome può essere così degenere da dilettarsi di fronte ad un combattimento all'ultimo sangue?
Di certo, non il mio.
Sussurro una rapida preghiera rivolta ad Elhonna, intrecciando le mani tra loro in preghiera, e serrando le nocche sino a farle sbiancare.
"Oh Bianca Dama.. guidami con giustizia di fronte ai miei nemici, spianami davanti il tuo cammino, ascolta la voce del
mio grido, o mia Regina e mia Dea.."

Questa volta la mia voce esce fuori profonda, stanca. Simile ad un confabulare intellegibile.
"..Porgi l'orecchio alle mie parole: intendi il mio lamento".
Tutto sembra avvolto da un' insolita calma, forse la quiete prima della tempesta.
E nella luce del tramonto la mia mano va a stringersi attorno all'elsa della Flambert.
In attesa.



SPOILER (click to view)

image
Rec 400 ~ AeV 225 ~ PeRf 175 ~ PeRm 325 ~ CaeM 200
Energia residua: 150%
Status Fisico: Illeso
Oggetti: (Occhio del Gatto, Occhio della Lince) x1 - Linfa vegetale (se masticata, riempie il 30% della riserva energetica) - Anello del potere maggiore (bonus energetico del 50%)
Status Psicologico: Deciso
Passive in uso
Scurovisione Possibilità di cognizione visiva notturna o al buio, se naturale.
Le Enchantè Estoc des Sorel La spada Flambert: è indistruttibile/ sempre affilatissima/ non può perdere capacità offensive/ non può essere sottratta o rubata/ nelle mani di Raphael priva di peso.
La Vigueur des Sorel Risparmio energetico su ogni tecnica attiva del 5%, qualora il consumo debba scendere oltre lo 0% resta 1%.
La Brise des Sorya Possibilità di combattere sotto il 10% di energia senza sentire fatica, pur non potendo utilizzare ulteriori tecniche.

Note: che dire, se non buon divertimento a tutti. =D Spero che l'idea del sottofondo musicale sia gradita °-°



Edited by ¬Lenny - 22/3/2010, 19:04
 
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:.Sehnsucht.:
view post Posted on 26/3/2010, 14:11




From the moment you said...
I'm so needy for love




Non aveva mai provato una particolare avversione per gli ospedali. Non c’è n’era mai stato il motivo.
Forse perché durante la sua giovinezza non ne aveva mai visto uno – vivere in un villaggio nella foresta aveva i suoi vantaggi – , forse perché, alla fine, quella pigra sensazione di asettico gli era affine: non ne sapeva il motivo ma gli ospedali, alla fine, gli piacevano.
Gli piacevano perché ci si sentiva a suo agio: era nel suo lettino, rannicchiato sotto le coperte, e lì poteva comportarsi come se non esistesse nessuno ed era bello perché, alla fine, a cosa servivano gli altri?
Poteva tremare e guardare il vuoto ed osservare mentre il sangue usciva dalla sua testa e tutto attorno a lui tornava, lentamente, alla normalità: allora usciva dal suo caldo bozzolo, prima solo con gli occhi, un breve istante per vedere se il mondo al di fuori delle sue lenzuola esisteva ancora, poi con la testa intera, fino a che, un bel giorno, senza neanche sapere come, avvertiva sul proprio viso la fresca brezza primaverile e sotto i suoi piedi nudi il pavimento freddo ed era tutto così strano.
Da lì tutto sembrava migliorare: le gambe facevano sempre meno male, la testa era sempre più vuota e leggera. Dopo poco aveva ricominciato a camminare: la settimana successiva il suo corpo era libero dalle bende.
Andava tutto bene. Era caldo, era confortevole, aveva da mangiare e, a volte, riceveva ospiti. Accanto al suo letto c’era Venner che, in quei giorni, era arrivato perfino a farsi grattare le orecchie.
Andava tutto bene.

La sua testa era così vuota.
Non lo era realmente: sapeva che dentro c’era qualcosa. Quel labirinto che era la sua mente nascondeva qualcosa dietro ogni angolo- ma la sua mente non era sempre stata un labirinto, una volta, se lo ricordava, una volta era una biblioteca, un’enorme biblioteca che avrebbe potuto confondere i più incauti ma non lui, non lui.
Lui sapeva la strada.

Non la sapeva più, la strada, e più tentava di addentrarsi più si perdeva in quell’intrico di passaggi e camminava e camminava e lo sapeva che c’era qualcuno perché li sentiva ridere ma se provava a concentrarsi sulle loro voci, se provava a seguirle, allora queste sparivano e non divenivano che un suono confuso in sottofondo.
Avrebbe dovuto concentrarsi ancora di più e trovare il problema, ma la realtà era che aveva paura del dolore: aveva paura che sforzandosi la sua mente non avrebbe retto e si sarebbe spezzata.
Allora avanzava in quel mondo ovattato che sembrava non avere altro scopo se non quello di ammorbidire la realtà che lo circondava e, per quel momento, andava bene. Era ancora convalescente. Doveva essere protetto.

Doveva essere protetto: ed intanto giocherellava con quella biglia, osservando rapito come la sua superficie lucida riflettesse la realtà in modo distorto, una nuova finestra su quel mondo che lo circondava eppure ancora non riusciva a cogliere appieno.
La osservava, guardandola da differenti angolature, chiedendosi come fosse possibile che una cosa del genere esistesse: ed era tutto così complicato, in quella dannatissima semplicità, che più guardava più il volume di quel rumore statico nel retro della sua testa aumentava e non poteva distogliere lo sguardo, non poteva, perché-

Perché era ancora lì?

(Sbatté le palpebre, come se quel gesto potesse cancellare l’improvviso silenzio che era piombato all’interno della sua testa, poi ruppe la biglia e sì, lo sapeva che combattere era l’ultima cosa di cui aveva bisogno, sapeva che era stanco e doveva solamente riprendersi- ma le voci parlavano, sotto lo statico, e sembravano ripetere “perché non stai ancora combattendo?”)

« Benvenuti. »


Faceva freddo.
Era in piedi, al centro di un’arena: rovine di qualcosa, probabilmente. Era tutto così distante, non riusciva realmente a cogliere nulla.

Faceva freddo.
Non c’era più il sole, apparentemente: non bastava più quel misero camice che utilizzava alla stregua di giacca a scaldarlo, non aiutava neanche circondarsi il busto con le braccia.

« Non ha importanza né come né perché abbiate raggiunto questa plaga. »


Faceva freddo.
Venner era lì, accanto a lui, all’erta, pronto ad attaccare. Non amava gli sconosciuti, chiunque essi fossero, comunque essi apparissero.
Faceva freddo.
Incassò la testa fra le spalle, tentando di coprirsi quanto più fosse possibile, ed intanto le voci ricominciavano a sorgere nella sua mente e no, non erano risatine, frasi a metà, suoni incomprensibili, ma un reale torrente di parole che si ripetevano a domandavano la stessa, ossessiva domanda.

« Ciò che ha importanza è che solo chi di voi io decreterò trionfate potrà andarsene di qui vivo. »


Perché non stai ancora combattendo?, chiedevano quelle vocine nella sua mente e il suo corpo sembrava scaldarsi e solitarie scintille ballavano di fronte al suo sguardo, promettendo eterni falò.

« Accapigliatevi, ora. »


E la sua mente ricominciò a muoversi, un caos di parole, suoni e note che avrebbero confuso altri, ma non lui: lui osservava, dall’interno, e più si guardava attorno più poteva vedere, in quell’anarchia, un nuovo, splendido ordine che solo lui poteva comprendere.

« Amen. »


E con il caos arrivarono i tamburi, opprimenti tamburi di guerra che battevano al ritmo del suo cuore e scandivano quella melodia che, come un malandato ed arrugginito carillon, ricominciava a suonare: e la testa ciondolava e le scintille si muovevano di fronte ai suoi occhi, pallido esempio della danza sinuosa delle fiamme.

"Oh Bianca Dama.. guidami con giustizia di fronte ai miei nemici, spianami davanti il tuo cammino, ascolta la voce del
mio grido, o mia Regina e mia Dea
..Porgi l'orecchio alle mie parole: intendi il mio lamento
"


E il calore lo circondava e bastava poco, bastava così poco per renderlo reale, tangibile, splendido: ma l’elfo si trattenne e sorrise, perché non era beneducato attaccare senza presentarsi, perché in fondo gli piaceva la compagnia degli altri, perché se la sua mente aveva ripreso a funzionare allora presto sarebbe stato il turno del suo cuore ed era meglio non aggiungere sensi di colpa a sensi di colpa.

“Buongiorno, signori!” esclamò Liam, battendo le mani l’una contro l’altra, “il mio nome è Liam Merihim e, bhè… non posso esattamente dire che sia una fortunata coincidenza conoscervi- ma non è un buon momento per dibattere sul fato, vero?”

Rise, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, ed intanto le voci parlavano e la domanda si ripeteva, ossessiva, rimbalzando su ogni parete del suo cervello.

Perché non stai ancora combattendo?




SPOILER (click to view)
[ReC : 260] [AeV : 220] [PeRF : 120] [PeRM : 365] [CaeM : 210]

Mana: 100%
Armi: Pistola - Riposta Pugnale - Riposto
Danni subiti: ///
Tecniche utilizzate: ///
Abilità attive:

-Aww, guarda, gli piaccio!
A b i l i t à P a s s i v a | P a s s i v a R a z z i a l e

Nonostante essere un elfo non sia esattamente questa grande cosa – l'avere dei forti poteri non fa dimenticare una costituzione terribilmente debole, checché ne dicano tutti – si può contare su un potere speciale: quello di poter comandare gli animali. Di solito.
Tipo Venner, il suo caro lupo. Liam è forse l'unico che non viene orribilmente divorato ogni qualvolta tenta di dargli una carezza, ed è l'unico per cui il caro animale lotterebbe con così tanta foga.

Azioni: ///

Note: Chiedo scusa per il ritardo e per il post...
Comunque! Aftermath of an headache extraordinaire. Povero, povero Liam :8D:

From the moment you said "why haven't you kissed me yet?" :8D:


Edited by :.Sehnsucht.: - 26/3/2010, 16:17
 
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view post Posted on 30/3/2010, 00:04
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Esempio
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Si sollevò lentamente dalla posizione genuflessa in cui si trovava; con cui aveva accompagnato le parole del giudice di quell'evento. Una messa in scena per coprire l'ennesima mattanza, che avveniva presso la corte del Re che non perde mai. Un luogo da chiamare casa; un altro ancora.
Portò la mancina al suo volto di cera, premendo sulla maschera affinchè potesse quasi aderire alla sua pelle; diventando una sola cosa. Cercando di imitare quel connubbio così speciale che c'era con la Fauce. Una pessima imitazione, forse, ma quantomeno fu utile a migliorare la visuale delle sue scarlatte pupille.
I vestiti di pelle nera scricchiolarono paurosamente mentre si sollevava, così come danzavano i riflessi cremisi e ramati, nelle ciocche dei capelli. C'era qualcosa di magico nei suoi movimenti, così leggeri e fluidi da risultare quasi magnetici. Una sensazione che si fermava al collo, poco prima della vista di quell'orribile, finta, faccia. Le pustole, le cicatrici, le escrescenze ossee erano talmente ripugnanti da sfociare nella paura. Lui ne era consapevole, e quasi si dilettava nel mostrare quel particolare raccapricciante, esibendolo a mò di trofeo. Spostando il collo in avanti verso coloro che erano appena giunti.
Le ombre li avevano vomitati fuori, così come era accaduto a lui, e con gran diletto si ritrovò a fissarli, famelico. Insieme formavano i vertici di un ipotetico triangolo stretto attorno al Re. Lo circoscrivevano, quasi come se fosse lui il bersaglio da abbattere.
Come se fosse lui l'obiettivo da conquistare.
Errato.
Lui se ne stava semplicemente tra i concorrenti, così da poterli ammirare più da vicino, e scegliere quello che gli pareva più meritevole. Loro tre non erano che pupazzi di carne, costrutti che dovevano adempiere all'arduo compito assegnatogli.
Accapigliarsi.
Stavolta quel figlio di puttana era stato più signorile della volta precedente, ma la sostanza era la stessa.
Sputare sangue, prepararsi a ricevere il dolore, e sperare di essere l'ultimo a rimanere in piedi. Un credo piuttosto facile da abbracciare.
Ne dogmi, ne tantomeno regole o leggi da seguire. In quell'arena era come essere gettati nel mondo nuovamente. La condizione di essere umano era un appellativo troppo altezzoso per definire gli scarti che calpestavano quel suolo.
Onore, virtù, lealtà, erano tutte macchie che venivano lavate via assieme alla civiltà. Non più uomini, ma bestie assetate di sangue. La legge del più forte trasformava in lupi pronti a sbranare per sopravvivere; ed il pensiero fecere sorridere il peccatore.
Dopotutto era avvantaggiato. Si, perchè a lui non veniva strappato proprio nulla di importante, anzi. Poteva mostrare ciò che realmente era.
Oh, non aspettava altro.
Si leccò le labbra famelico, e, mentre le stronzate di uno dei due avversari risuonavano nell'aria, sceglieva chi dovesse essere il primo bersaglio. Il ragazzino o il templare?
Abbastanza difficile, dato che non sapeva nulla di nessuno dei due. Lasciare tutto nelle mani del Fato?!
Un ipotesi molto allettante.
Il peccatore infilò due dita nella giacca, estraendone quello che era un dado bianco, con i punti neri. Lo tenne nel palmo della mano qualche istante, prima di cercare di catturarli con le parole. Doveva fingersi oratore.
« Signori, io direi di giocarci ai dadi il via alle danze. L'uno, vince. »
Si concentrò per un momento su quel numero, mentre tirava in alto il dado, sperando che gli occhi degli avversari seguissero la sua parabola ascendente. Indice e medio, intanto, si muovevano rapidamente verso l'alto, in una silente preghiera verso il cielo. Un cerchio di tenue luce si materializzò sotto i piedi del ragazzino con il cane da passeggio, mentre la Fauce già scattava fuori dalla sua dimora per andare ad aggredire l'altro. Un morso ben mirato, indirizzato al cuore del templare, che avrebbe visto la distanza tra i loro corpi assottigliarsi progressivamente. Un colpo che sarebbe proceduto per via retta, basato sull'arma più letale del ragazzo; la rapidità di mano.
Che fosse già la fine?
Nemmeno per idea.
Avrebbe fatto una toccata e fuga sull'uomo, dato che la preda più a portata di mano era il ragazzino; stretto dalla morsa dei suoi peccati. Il gioco d'azzardo era l'ultimo di questi, fortunatamente.
Strattonò la catena all'indietro, dopo che questa aveva aggredito il templare, balzando con grazia alla portata dell'altro.
Il sorriso sulle labbra, tiepido, mentre la catena si preparava a colpire il nemico alla nuca, sferzando l'aria con una potente scudisciata. Il movimento del colpo era semicircolare, e mirava a mettere KO alla svelta almeno uno dei due contendenti. Non aveva le qualità per badare ad entrambi contemporaneamente, indi per cui doveva fare di necessità virtù. C'erano 5 metri a separarlo dalla sua vittima prescelta, mentre altri 10 lo distanziavano dall'altro, appena all'interno del suo campo visivo.
Respirò profondamente, cercando di imprimere tutta la delicatezza che possedeva in quel movimento. La sua Dama era stata spedita ad uccidere, ed un dubbio gli attanagliava la mente.
Sarebbe riuscito a farlo ora, dopo ciò che le era successo?
Aveva piena fiducia in lei, ma aveva il bisogno di appurarlo.
Doveva solo attendere la fine della corsa.
Lancio. Fuoco. Bingo.




SPOILER (click to view)
Energia : 100%
Danni : Ustione di livello Basso alla mano destra.
Equip : La Fauce (riposta) La mascheda (indossata) Il Medaglione (indossato)
Passive :
Dall' Unione...la Forza : Citata
Dalla Calma...la Capacità : Citata
Attive :
« Dal Peccato...la Pesantezza » Quante volte si è sentito parlare di peccato come una sorta di colpa, una macchia ne insozza il candido abito che ci viene consegnato non appena veniamo messi alla vita. Ma varie sono le metafore adottate per esplicare questa condizione di sofferenza. Un'altra di queste, è rappresentata dalla pesantezza dello spirito e del corpo. Joey è un peccatore, un pagano, un eretico così pieno di peccato, al tal punto da riuscire ad esternarlo dal suo corpo, e fargli assumere consistenza fisica. Nello specifico, mediante un consumo Medio, il peccatore riuscirà a dar vita ad un cerchio di tenue luce, dal diamtero di tre metri, direttamente sul terreno. Tale cerchio impiegherà qualche secondo per completarsi, sprigionando così tutta la sua forza. Infatti, tutti gli esseri che risiederanno nella zona circoscritta, proveranno la medesima sensazione del peccatore; quella pesantezza di spirito che si riverserà sulle loro carni, rendendoli impossibilitati a muoversi con naturalezza, bensì quasi al rallentatore. Joey potrà sfruttare tale condizione a suo vantaggio, avendo gli avversari alla sua totale mercè. [Pergamena Trappola]

« Dalla Concentrazione...la Precisione »
Un risvolto particolare delle abilità del reietto sono le sue capacità offensive. Essi infatti si baseranno principalmente su velocità e concentrazione, che diveranno la chiave di volta per ogni duello. Ma come combatte realmente Joey? Beh dare una spiegazione a tale quesito non è troppo difficile per chiunque l'abbia visto all'opera almeno una volta. Il mezzo attraverso cui si propagano le sue offese, è la sua amata Fauce, che agisce da Boia e Compagna al tempo stesso, silenziosa e letale. Attingendo ad un quantitativo di energie pari a Basso infatti, il giovane sarà in grado di riversare tutta la sua concentrazione nella sua Dama, donandole un potere distruttivo senza eguali. Un effetto simile può essere ottenuto utilizzando un costo Medio di energie. In questo caso, il guardiano, ricoprirà la sua arma di un pesante alone di distruzione, trasformando ogni colpo fisico in una tecnica pari al consumo utilizzato. In questi frangenti, l'arma acquista una forza ed una velocità spaventose, riuscendo a superare innumerevoli difese, cogliendo di sorpresa l'avversario, che avrà l'impressione di fronteggiare un normale pezzo di ferro, e non una Belva. Molti sono coloro che caddero sotto i suoi colpi, e molti altri lo saranno per via della natura infida del colpo. Bloccare fisicamente un'offesa del genere infatti, risulta quasi impossibile per chiunque, rendendolo un facile bersaglio. Di sicuro si tratta di una delle tecniche maggiormente utilizzate dal peccatore, che però talvolta è costretto a dover utilizzare le maniere forti, dando sfoggio di capacità ancor più temibili. In questi allora, egli brucerà dalle proprie riserve, un ammontare di energie pari ad Alto da riversare direttamente nella sua Fauce, che acquisterà una potenza straordinaria, capace di spezzare ossa come fossero fragili fuscelli, o nel caso in cui impatti con la lama avversaria, di frantumarla in due, rendendo il portatore totalmente inoffensivo e alla sua totale mercè. [Abilità attiva dominio Warrior Style]

Note : Primo turno attivo di combattimento. Non me ne volere Liam, ma sei quello più simpatico a Joey, perciò hai questo trattamento ^^'
Il post mi pare chiaro, e avrei preferito aggiustarlo domani se non fosse per la fottutissima università. Ci darò un occhio domani comunque ^^
P.S. l'attacco con la catena è da considerarsi Alto per entrambi ^^
 
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¬Lenny
view post Posted on 31/3/2010, 21:02




SPOILER (click to view)
Sottofondo consigliato per la lettura: On a Bayonet - Beirut


"Senza la speranza, avremmo tutti bisogno
di coltelli affilati."
Robert McCammon



C'è un tempo per vivere ed uno per morire, dicono.
Non posso dire di temere la morte, non dopo tutto ciò che ho passato, non dopo tutte le vite che ho varcato.
Non dopo tutte le morti che ho siglato. Forse sin troppi fardelli da sopportare, per un solo uomo.
Eppure non riesco a ben spiegarmi cosa sia questo...timore, cui solo la vista di quel Liam Merihim riesce ad incuter sin nel profondo del mio animo?
Non posso muovermi. I pensieri mi grattano dentro cercando una via d’uscita, ma il corpo continua ad essere inerte e questo
mi provoca una dolorosa sensazione di impotenza. Certo, pregare Elhonna può aiutarmi, ma cos'è questa frustrazione come
un urlo aggressivo, un urlo che potrebbe lacerarmi la carne se mai riuscisse ad esplodere?
E invece aspetto la prima mossa, apparentemente calmo e tranquillo. Invece neanche un lamento soffia dalle mie labbra.
Niente movimenti, niente parole.
Quel Liam Merhim. Quel ragazzo dal volto adornato di cicatrici, quel giovane dagli occhi l'uno ambra e l'altro azzurrognolo.
Come fa, mi chiedo, a mantenersi cosi solare e lieto in una infausta occasione come questa? E lo trovo buffo, un atteggiamento
da paranoico. Un gesto inconsueto? Mi domando. E mi basta soffermarmi ancora un po’ su questo evento che mi rendo conto di quanto non possa essere tutta una assurda farsa.
A cominciare da Liam, che vuol mentire a se stesso e a noi altri per internare la sua paura di poter soccombere qui e ora.
Dopo la sua scellerata presentazione, circondato da questi tre figuri, non posso che sentirmi come un fantoccio, una
bambola al buio. Forse nel silenzio di questa prigione all'aperto dovrei smettere di annaspare dentro me stesso e
gettare la spugna. Ma, e non posso che sperarlo, la determinazione e la fede che mi hanno fatto divenire un ufficiale dei
Sorya riusciranno anche a tirarmi fuori da qui abbastanza vivo da poter rendere mille volte grazie alla Dea.
Esattamente, poichè questa strana sensazione già da non poco tempo tormenta i miei pensieri: la visione di quei due figuri,
Liam e il mascherato, distesi su un fianco, morti non assassinati, bensì giustiziati dal sottoscritto.
Oppure lo sarò io stesso.
Una luna sorgerà e nel silenzio delle prime tenebre della notte uno di noi su questa landa desolata si troverà solo.
« Signori, io direi di giocarci ai dadi il via alle danze. L'uno, vince. »
Una voce poderosa riecheggia nella landa della distruzione, dal timbro come offuscato dalla presenza di una maschera.
E mentre penso a tutto ciò il più lontano dei miei futuri avversari -che tutto sembra, fuorchè umano- tira fuori
dalla tasca due piccoli oggetti chiari, posti fra le dita. Non saranno mica...? No, impossibile.
Questo per me è davvero troppo. La mancina si stringe intorno all’elsa della Flambert, sfilandola lentamente dal fodero di cuoio.
Dadi da gioco.
O almeno questo sembrano, dalla dozzina e più metri che ci separano, benchè la cosa non abbia il minimo senso. Stringo
forte le palpebre, concentrandomi sui suoi movimenti. E non ho tempo materiale per pensare altro.
E' meno, molto meno di un battito di ciglia: il braccio di colui che ha appena lanciato in aria i dadi scatta in avanti, e per
quanto mi sembri assurdo ed irreale, i miei occhi non possono che testimoniare questo avvenimento trascendente dalla
realtà: dall' arto proteso di quell'uomo scaturisce una serpe metallica ed oblunga, la quale all'istante schizza
in mia direzione -e mi trovo a ben più di trentacinque piedi di distanza da costui- con scopi non certo innocenti.
Ciò con cui posso controbattere è solo primevo, ancestrale istinto di sopravvivenza: Un secondo di concentrazione per
genuflettere le gambe, poste alla stessa larghezza delle spalle, e con un rapido colpo di reni tento di scartare a sinistra.
L'unica cosa che riesco a fare è scorgere con la coda dell'occhio la catena, mentre quest'ultima colpisce di striscio il mio
avambraccio destro, ove solo un battito di ciglia prima vi era il mio cuore.
In un primo istante non sento nulla: la serpe d'acciaio ritorna indietro verso il suo padrone, o forse verso l'altra
vittima, l'unica cosa che odo è il battere frenetico e martellante del mio cuore dentro il petto.
E subito dopo sento la tumefazione creatasi pulsare e pulsare cosi violentemente che, ne sono certo, non potrà che
compromettere il futuro uso dell'arto in questione.
Strano vedere come la prima vittima di questo folle incontro sia il sottoscritto.
Vittime.
Non lo siamo tutti?
E' in questo momento che apprendo come la mia priorità assoluta sia nell'eliminare quell'animale, poichè solo questo
può essere, l'animale che da quasi quaranta piedi di distanza è riuscito a ferirmi con una catena d'acciaio.
La mia mancina ancora stretta attorno l'elsa della Flambert esegue una sola falciata ascendente obliqua, colpo trasversale di
avanzamento, caricando leggermente il busto in una piccola torsione al fine di dare una forza d'impatto ancor più devastante,
mirando nel punto tra costole e bacino dell'animale.



L'acciaio della Flambert sussulta nell'aere, brillando come non mai di un magico colorito aureo, mentre all'istante dal colpo si
genera una perturbazione aerea giallognola a forma di mezzaluna, crepitante ed elettrostatica.
Il fendente aereo schizza in direzione dell'animale in fondo alla landa, non per ferire o lacerare le sue carni.
Ma per rompere e dilaniare tutto ciò che sia possibile esser rotto e dilaniato.
Senza alcuna brutalità. Senza alcuna soddisfazione. Senza alcun peccato. senza alcuna dannazione. Senza alcuna consunzione.
Ma con la fermezza che solo il primo tra i seguaci di Elhonna può avere.
Nel contempo scorgo anche l'altro ragazzo, il buon Liam Merihim, venir assalito dalla medesima catena durante il
ritorno verso il suo padrone. Se la logica ancora esiste in un posto sperduto come questo, egli non avrà motivo almeno per il
momento, di prender offensive contro il sottoscritto. Magari anch'egli riuscirà a controbattere all'offensiva dell'uomo
mascherato, o comunque spero non sia tanto stupido da voltargli le spalle per affrontarmi.
Magari la nostra potrebbe tramutarsi in una temporanea alleanza, cosi da eliminare il pericolo più gravoso per entrambi, per poi vedercela tra noi in un secondo momento. Insomma, una cosa tra gentiluomini. Prima occorre togliere di mezzo gli animali.
E nel far questo, nulla che si possa avvicinare alla pietà o alla pena o alla compassione disturba i miei pensieri.
So che Elhonna è con me, come io sono con Lei. Sempre.
Vincolato non è il termine esatto, ma è il primo che viene in mente.
Vincolato per sempre.



SPOILER (click to view)

image
Rec 400 ~ AeV 225 ~ PeRf 175 ~ PeRm 325 ~ CaeM 200
Energia residua: 150% -5% -35% = 110%
Status Fisico: Abrasione di livello Medio sull'avambraccio destro.
Oggetti: (Occhio del Gatto, Occhio della Lince) x1 - Linfa vegetale (se masticata, riempie il 30% della riserva energetica) - Anello del potere maggiore (bonus energetico del 50%)
Status Psicologico: Parzialmente insicuro
Passive in uso
Scurovisione Possibilità di cognizione visiva notturna o al buio, se naturale.
Le Enchantè Estoc des Sorel La spada Flambert: è indistruttibile/ sempre affilatissima/ non può perdere capacità offensive/ non può essere sottratta o rubata/ nelle mani di Raphael priva di peso.
La Vigueur des Sorel Risparmio energetico su ogni tecnica attiva del 5%, qualora il consumo debba scendere oltre lo 0% resta 1%.
La Brise des Sorya Possibilità di combattere sotto il 10% di energia senza sentire fatica, pur non potendo utilizzare ulteriori tecniche.

Attive utilizzate:
La Esquive des Sorel ~ La maestria nell'uso della spada va a pari passo con la sicurezza che il duellante acquisisce nel suo cammino di formazione. In questo caso, in un attimo di ferma e rigida concentrazione il Sorel è in grado potenziare i propri sensi. Grazie a ciò riesce a schivare un qualsiasi attacco visibile ad occhio nudo, attigendo alle proprie energie. Purchè ovviamente sia di livello Medio o inferiore.
Questà capacità si attiva solo a puro scopo difensivo (deve necessariamente essere conscio del pericolo) e lo spazio che è in grado di percorrere in un solo movimento è di massimo 5 metri.
L'istantaneo potenziamento dei sensi porta il Sorel inoltre, a poter distinguere una eventuale illusione immateriale di livello Basso.
[Abilità Personale Attiva 3] Consumo di energie: Medio

Le Eclair des Sorel ~ Evoluzione della "Foudre des Sorel". Una seconda proprietà si aggiunge: pur potendo contare sull'effetto della Foudre, una volta richiamato l'incanto si potrà menare un fendente a vuoto, scatenando una mezzaluna di magia elementale verso l'avversario. Questa risulterà molto rapida, ma non sarà possibile modificarne la traiettoria una volta scagliata. L'effetto è istantaneo e può avvenire in qualsiasi momento senza la benchè minima attesa o concentrazione.
[Dominio Attivo - Verde]Consumo di energia: Variabile Critico

Riassunto Kombat: -Scarto a sinistra con l'Esquive, venendo colpito di striscio dalla catena, riportando un'abrasione di livello medio. (dato che, come hai scritto tu, ci sono 15 metri tra noi, spero di non sembrare troppo antisportivo)
-sguaino la spada lanciando una eclair -fendente elementale- diretto verso il busto di joey (nel testo ho cercato di esser particolare nella destinazione, ma data la distanza è interessato il busto in generale)

 
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:.Sehnsucht.:
view post Posted on 6/4/2010, 20:22




Now we're moving now we're taking Control
Taking control of me




Perché non stai ancora combattendo?




Era tutto così dannatamente complicato, in quell’apparente semplicità.
Non c’era nulla da capire, realmente: il Re li stava osservando, il golem era tornato – aveva sognato di essere stato cullato da quella pietra, si ricordava di aver sperato che tutto il suo sangue e la sua carne lasciassero posto al marmo e così non era stato, il dolore aveva continuato a dilaniare il suo misero corpo e il suo cuore aveva continuato a battere, veloce, rapido, come quello di un tenero coniglietto che viene colpito e colpito e la sua testa, la testa stava per esplodere, stava per – e quelli da uccidere, quella volta, erano due.
Non un nemico con una curiosa preferenza in fatto di animali domestici, no, due nemici: un tizio elegante - un nobile, forse - e quell’altro.
Quell’altro.

Una smorfia di muto orrore deformò il suo viso, in un qualche modo rendendo ovvio, per chiunque in quel momento lo stesse fissando, cosa stesse pensando: perché non poteva mai combattere contro una persona normale?

(La scena scorreva attorno a lui, lenta, come se il tempo stesso si fosse arrugginito e stesse facendo fatica a ripartire: e più si guardava attorno più tutto gli sembrava così strano, così lontano, come se il mondo di fronte ai suoi occhi non fosse altro che un’accozzaglia di foto di oggetti che aveva visto secoli e secoli prima e di cui aveva dimenticato nome e funzione e non capiva, non riusciva a comprendere...)


Perché non stai ancora combattendo?




Tutto era così dannatamente complicato, in quell’apparente semplicità.
Non c’era davvero nulla da comprendere, nulla da decifrare: il Re, il golem, i nemici, tutto era ordinato e preciso come lettere in un libro e tutto ciò che doveva fare era leggere, niente e nient’altro che quello- eppure...
Eppure più si guardava attorno più gli sembrava che quel libro fosse scritto in una lingua che non era la sua e sapeva, lo sapeva che sarebbe bastato osservare più attentamente per rendersi conto che era stupido, che conosceva il significato di quelle parole, ma non poteva concentrarsi perché subito la sua testa cominciava a pulsare e non poteva fare nulla, nulla se non osservare quelle lettere a bocca aperta e seguirne le forme aliene.

Non poteva fare nulla, se non chiedersi come fosse possibile che qualcosa, qualsiasi cosa, esistesse al di fuori della sua mente.

(Lenti ed opprimenti, i tamburi continuavano a battere il ritmo di guerra, anche se le voci erano solo un brusio in sottofondo, anche se la realtà stessa sembrava essere andata in stallo e qualsiasi azione che non fosse guardarsi attorno a bocca aperta sembrava impossibile: allora registrava con indifferenza il cerchio di luce che lo aveva circondato, Venner che tentava di fuggire da quell’area ma si ritrovava a rallentare il passo, il peso che improvvisamente era stato calato sulle sue spalle.)


Perché non stai ancora combattendo?




Fissava l’avversario, quello più inquietante dei due, almeno, e il suo sguardo cadeva sulla catena che sembrava agire come semplice estensione del suo braccio e qual’era il suo nome, comunque? Ah, non importava.
Non importava davvero, non quanto quell’arma che si dirigeva verso l’altro tizio, quello che, per quanto anche lui non si fosse dato la decenza di presentarsi, almeno aveva avuto la buona educazione di non attaccarlo: una vocina nel retro del suo cervello si fece sentire, suggerendo che il buonuomo meritava un nome e che da quel giorno si sarebbe chiamato Steve.

(Era stanco, se non fisicamente sicuramente mentalmente: nulla, attorno a lui, sembrava avere un senso e persino quel suo alzare le braccia per proteggersi dall’arma che si stava dirigendo verso di lui gli appariva curioso, illogico, incomprensibile. Alzava le braccia, lentamente, e quello avrebbe dovuto essere un gesto istintivo ma, con tutto il tempo che ci stavano mettendo ad alzarsi, ormai l’unica cosa che di istintivo rimaneva in quel gesto era il fatto che non si ricordasse quando avesse comandato il suo corpo di muoversi: e ciononostante, anche se i problemi continuavano a presentarsi e le risposte gli scivolavano fra le dita, una piccola parte del suo cervello non poteva esimersi dal reagire al nome che aveva appena affibbiato a Steve chiedendo se, forse, non fosse diventato pazzo.)

Perché non stai ancora combattendo?



E non importava, o forse sì, forse importava, non lo sapeva: sapeva solo che la catena si avvicinava alla carne delle sue braccia che finalmente erano arrivate ad un’altezza che potesse essere utile per proteggergli il volto e quel rumore statico, quello che divideva la sua mente dalla realtà, era divenuto assordante e no, non vedeva nessuna minaccia in fronte a sé, non vedeva nulla se non il punto di interrogativo di una domanda che gli sfuggiva ma a cui voleva dare disperatamente una risposta.

(Era una catena, una semplice catena, eppure era affondata nella carne del suo braccio destro come se fosse stata una lama e no, non era una ferita profonda quella che ne era risultata, ma non contava realmente perché l’arma, per tornare al padrone, stava sfregando contro la sua carne viva e il sangue stava sgorgando e avrebbe voluto gridare, ma tutto ciò che poteva fare era osservare mentre perdeva equilibrio e il terreno si avvicinava: e avrebbe voluto piangere, perché l’avambraccio bruciava e la sua testa scoppiava e no, non sapeva cosa fare, ma tutto d’un tratto il disturbo era sparito e doveva squartare, distruggere, uccidere.)

Perché non stai ancora combattendo?



Il terreno si avvicinava con sicura lentezza e non importava.
Il suo cervello stava per scoppiare sotto il ritmo opprimente dei tamburi di guerra e le vocine parlavano e strillavano e non importava, perché lui sentiva e capiva tutto, fino al più esile mormorio: ed era un confuso torrente di vocali, ed era caos allo stato puro, ma andava bene perché quello era il suo caos, perché danzava di fronte ai suoi occhi e scaldava le sue vene e dava voce al suo odio.
Andava bene, perché non importava realmente cosa stesse succedendo, non importava realmente che il sangue colasse dal suo braccio destro, non importava nemmeno il pianto stizzito di Venner, che non riusciva ad uscire dal cerchio di luce che li circondava entrambi: andava tutto bene, perché il suo braccio destro stava indicando il mostro, perché un’aura violacea stava circondando il tizio inquietante e anche se le sue viscere erano appena state dilaniate da un demone malvagio almeno quello era il segno che la maledizione stava avendo effetto.

Perché non stai ancora combattendo?




Tutto scorreva con così tanta, insopportabile lentezza, di fronte ai suoi occhi, che Liam poteva essere perdonato per avere l’arroganza di credere di avere tutto il tempo del mondo per considerare la realtà dei fatti: e, sebbene si fosse preso quel piccolo privilegio, non fu certo più morbido nell’esprimere la sua opinione su questa.

La realtà dei fatti era che era un debole, misero elfetto contro un essere mostruoso di cui non voleva considerare la specie se non con quest'ultimo sotto sedativo legato ad un tavolo operatorio; la realtà era che Steve lo stava aiutando perché credeva che il debole, misero elfetto e l’essere mostruoso si sarebbero indeboliti a vicenda; la realtà era che tutto quello che l’attendeva, se riusciva a sopravvivere ad uno dei due avversari, era una coltellata alle spalle.

(Dure, fredde ossa spuntarono dal terreno, disegnando una figura attorno i due avversari per rinchiuderli in una gabbia fatta solo per loro: sentiva l’energia dissiparsi dalle sue vene mentre il suolo dava vita alla sua opera e, per qualche secondo, si chiese se quelle ossa non fossero le sue.)

Perché non stai ancora combattendo?



Perché sì, doveva vincere, ma la domanda si ripeteva, uguale ed ossessiva, e la risposta era perché non voglio e non ho mai voluto.





SPOILER (click to view)
[ReC : 260] [AeV : 220] [PeRF : 120] [PeRM : 365] [CaeM : 210]

Mana: 100 - 20% - 20% = 60%
Armi: Pistola - Riposta Pugnale - Riposto
Danni subiti: Osso dell'avambraccio destro scheggiato, ferita non troppo profonda ed abrasioni all'avambraccio destro, emorragia interna all'addome
Tecniche utilizzate:

-Nessuno ci salverà adesso
A b i l i t à A t t i v a | C o n s u m o A l t o | P e r g a m e n a M a l e d i z i o n e S u p e r i o r e

Il negromante, dopo qualche secondo di concentrazione, allungherà una mano verso il proprio avversario, e intorno ad esso inizierà a formarsi una sorta di nebbia violacea. Da questo momento, il suddetto sarà maledetto. La maledizione sottrarrà all'altro, infatti, il 15% di energia a ogni suo turno. All'inizio del proprio turno, infatti, il maledetto si sentirà più stanco, come sotto l'effetto di un potente veleno. Purtroppo la tecnica è piuttosto dispendiosa anche per il negromante, nonostante la potenza, e, lentamente, finirà con lo sfinirlo. La maledizione gli procurerà, infatti, una ferita di basso livello all'interno del corpo, sotto forma di emorragia, all'inizio di ogni turno in cui rimarrà attiva.
Il negromante può interrompere la tecnica in qualsiasi momento.
Agli angeli sottrarrà ben il 20% delle energie per turno.

-Posso manipolare le ossa. Cioè, che altro devo fare?
A b i l i t à A t t i v a | C o n s u m o V a r i a b i l e | P e r g a m e n a D o m i n i o D e l l e O s s a

Il negromante riesce a dominare completamente le ossa. Potrà generare muri di ossa, barriere, lance et simili. Nel momento in cui attiverà la tecnica verrà come circondato da una strana aura grigia che servirà solo a detenerne l'attivazione. Da questo momento il mago sarà in grado di far crescere da qualsiasi punto del terreno che percepisce intorno a se, delle ossa, che potranno avere forma di muri o ossa normali.
Non vi sono limiti all'area entro la quale il mago può creare le sue ossa, l'importante è che riesca a percepire la zona che vuole colpire.
Per creare le ossa non sono necessarie particolari imposizioni delle mani.
Le ossa saranno dure quanto il ferro, se non di più, impiegheranno però qualche secondo a formarsi. E' possibile creare ossa anche da creature evocate in precedenza e composte da questo elemento, utilizzando le stesse e causandone evidentemente la morte, ma velocizzando notevolmente il processo di formazione, in quanto non vi è il bisogno di ricreare le ossa dal nulla.

Abilità attive:
- Aww, guarda, gli piaccio! - Abilità di utilizzare Venner in combattimento

Azioni: Liam e Venner subiscono Trappola; Liam subisce l'attacco della Fauce all'avambraccio destro e perde l'equilibrio; invia una Maledizione a Joey e tenta di intrappolare gli avversari in una gabbia fatta di ossa grazie alla pergamena "Dominio delle Ossa" (consumo alto)

Note: For fuck sake! Non posterò mai più così tanto in ritardo

You make me lose my buttons oh yeah you make me spit, I don't like my clothes anymore :8D:


Edited by :.Sehnsucht.: - 7/4/2010, 18:01
 
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view post Posted on 10/4/2010, 16:39
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Esempio
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Socchiuse gli occhi per un momento, mentre la sua amata sibilava minacciosa verso quei pezzi di carne. Danzando nell'aria e disegnando in essa una scia verticale metallica, sbranava la distanza frapposta tra le sue zanne e la sua preda. Fu per istinto che le palpebre del peccatore si abbassarono, lasciando che sulle labbra si dipingesse un sorriso imbarazzato. Lei stava agendo per suo conto, spogliata completamente di qualsiasi altro pensiero. Era lì, nuda, tutta per lui, e guardarla con occhi maliziosi mentre muoveva le sue sinuose forme sarebbe stato un comportamento meschino. Avvertiva una punta di gelosia nel cuore, dovuta al fatto che gli altri due uomini avrebbero potuto scorgerla in tutta la sua bellezza; avrebbero assaporato la dolcezza della sua carezza sulla pelle. Un bacio più dolce del miele, e più forte dei peggiori liquori del continente; avrebbe concesso loro un assaggio del Paradiso, sperando che finissero per esserne assuefatti.
C r a c k
Il rumore sfuggì alle sue orecchie, ma fu percepito dalla vibrazione che risaliva lungo la controparte metallica del suo corpo. Un suono che fu accolto come pura poesia, come una sinfonia di suoni familiari, ma al tempo stesso misteriosi.
Lasciò che lei scivolasse tra le sue dita con agile eleganza, cambiando direzione repentinamente, lasciando che usasse le sue membra a mò di timone, capovolgendo il legame che li teneva uniti.
La verità non sarebbe sfuggita ad occhi arguti, e consisteva nell'accettare che in quel loco, una catena teneva in pugno il corpo di uomo, aggrappandosi alle fattezze umane non come un parassita, bensì da padrone.
Il giovane dal canto suo lasciò che lei scegliesse da sola il suo bersaglio, limitandosi ad eseguire gli ordini che gli venivano imposti.
Era una danza, solo così era possibile definirla. Un ballo corpo a corpo, fatto di precisi passi e giravolte; contraddistinto da una leggerezza che quasi non sembrava di quel mondo.
Joey volteggiava in balia delle sua Dama, sentendosi completamente sicuro nelle sue spire, lasciando che le mani si muovessero per inerzia, orchestrando in aria gesti non troppo dissimili a quelli di un bimbo. Sembrava disegnare onde nel vuoto, mentre, ruotando su se stesso, faceva in modo che la catena acquisisse potenza e velocità. Sentì lo spostamento del vento sulla sua pelle nuda, quando gli passò così vicino da provocargli un brivido. Un impulso improvviso lo stava spingendo a tirarla a se per eseguire un maldestro casquè.
Lei però non voleva toccare lui.
Era volubile, come tutte le donne, ed erano le labbra di quel piccolo mostro quelle che desiderava. Sentire il calore del suo corpo, accompagnata a quella sensazione di vuoto dentro. Così piacevole e sbagliata al tempo stesso.
Joey aprì gli occhi in tempo per scorgere un leggero bagliore provenire dai rubini incastonati nel suo braccio metallico; quelli che aveva sempre creduto essere gli occhi di lei, così simili ai suoi. Percepì quel fenomeno come l'ennesimo segno vitale della Fauce. Gli stava ammiccando, leccandosi i denti per provocarlo.
« Che troia che sei... »
Lo disse senza accorgersene, trattenendo un mezzo sorriso. Era un complimento più che un insulto, un'ode cameratesca alle doti di seduzione della sua donna.
La seconda vibrazione che gli risalì lungo il braccio, fu come il punto esclamativo di quell'atto. La musica fu messa rapidamente a tacere, mentre perle di sudore volarono dai suoi capelli, in concomitanza a quell'ultimo brusco movimento che sanciva la fine delle danze.
Fu come se la luce fosse stata riaccesa, ed il colore tornasse a fluire nelle sue cornici naturali. Prima aveva potuto percepire solo il bianco ed il nero, oltre che ad un'infinita scala di grigi.
E il rosso.
Quel cremisi così eccitante, proveniente dal centro del suo corpo metallico, Avrebbe potuto essere il cuore, o il suo sesso.
Scacciò via quei pensieri, prima che una densa coltre finisse per oscurargli il cervello, lasciando che gli occhi si godessero lo spettacolo che andava in scena solo per il Re lui.
Allargò le braccia, inchinandosi ancora una volta dinanzi al suo sire con tono irrisorio. Sapeva di essersi inimicato entrambi i contedenti con le sue azioni, e che probabilmente avrebbe pagato a caro prezzo questo suo comportamento.
Attualmente però la cosa lo mandava solo in visibilio, facendolo sentire dannatamente vivo. Era una sensazione di onnipotenza stupenda, ma destinata a durare molto poco. Si chiese distrattamente se era ciò che provava Ray, prima di focalizzarsi sugli uomini ai suoi lati.
Il sangue aveva già preso a macchiare quell'impuro suolo, quasi come da preludio al dolore che stavano per infliggersi l'un l'altro.
Un sospiro per espirare tutta l'eccitazione che pervadeva il suo corpo. Inspirò lucidità, mentre una luce fin troppo familiare attirò il suo sguardo. Non era possibile.
Era un bagliore fin troppo simile a quello dei suoi sogni, troppo vivido per non essere reale. Lei, che era stata ferita da un lampo simile, ne fu completamente annicchilita, pendendo immobile dal braccio del dannato. Vide l'espressione dello schermidore, illuminata dalla luce emessa dal suo stesso colpo; per un folle attimo Joey rivide una pesante armatura completa, ed i suoi occhi si chiusero ferini. Un secondo dopo, un conglomerato di energia, a forma di mezzaluna, stava per abbattersi letteralmente sul suo busto, ma stavolta era pronto.
Fu come se ogni fibra del suo corpo si contraesse a mò di molla, per poi scartare improvvisamente verso destra, cercando di proteggerla col proprio corpo se fosse stato necessario. Lui era veloce, eppure c'era qualcosa che lo frenava a catapultarsi in quella direzione. Un rapido sguardo, e capì di essere tra due fuochi.
Da una parte lo stesso flusso di energia che già una volta gli era quasi costato la vita e l'amore; dall'altra corruzione pura, sintetizzata sottoforma di coltre violacea.
Paradossalmente aveva più paura della seconda, che di quell'attacco che già una volta lo aveva condannato.
Perchè? Non voleva che altra oscurità penetrasse nel suo cuore, rendendolo ancora più marcio di quanto non già fosse. Suonava come una sorta di condanna per la sua anima.
Con uno scossone destò la figlia di Ahasuerus dal suo torpore, chiedendogli ancora una volta protezione in cambio della sua vita. Percepì freddezza e diffidenza, dovuti, probabilmente, al fatto che era abbastanza sfacciato a fare una simile richiesta dopo aver appena ricucito i rapporti.
E allora Lei agì a modo suo, risucchiando èlan vital dal corpo del Pagano; abbeverandosi da esso come da una fresca sorgente per recuperare le forze.
Con occhi speranzosi, Joey vide sollevarsi l'egida della Fauce contro quella maledetta nebbia, agendo come un talismano, come uno scampolo di purezza contro l'eterna perdizione. La vista di quello scudo formato dai suoi anelli fu una gioia indescrivibile; almeno prima che sopraggiungesse il dolore.
Lo aveva giocato, lasciandolo scoperto all'altra offensiva che arrancava verso di lui, troppo vicina per tentare di fare qualsiasi altra cosa.
Serrò la presa attorno al freddo metallo, mentre percepiva un dolore immane all'altezza del braccio sinistro. Perso per quel giorno.
Cadde all'indietro, cercando di spostare il peso del corpo verso la parte sana ed attuttire così la caduta. L'impatto col terreno gli fece emettere la poca aria che aveva nei polmoni, costringendolo a lunghe e pesanti boccate, mentre percepiva una sorta di tremolio nel terreno; brutto segno.
Si costrinse a rimettersi in piedi, sfruttando il braccio sano, ed imprecando contro quella puttana che aveva scelto di non difenderlo appieno. Uno sguardo fugace ai danni riportati, prima che un mare di ossa finisse per inghiottire il peccatore ed il suo esecutore.
Ironia della sorte.
Tutta quella storia stava iniziando ad assumere i caratteri di un pesante clichè. Prima lo stesso attacco, ora lo stesso odore che aveva respirato nella precedente arena. Era stanco di essere manovrato, eppure sembrava che fosse inevitabile.
Intristito, quasi, lasciò che la Fauce si scagliasse contro l'essere che aveva dinanzi, mirando a strappare la luce dai suoi occhi. Non gli avrebbe chiesto di fare fronte comune per uscire da quella topaia, tantomeno avrebbe accettato il suo aiuto. In quel momento, quel figlio di puttana doveva solo crepare e spianargli la strada.
Si, perchè una volta sbarazzatosi di tutti quei deja-vu, sarebbe toccata al ragazzino là fuori.
Stuprarlo con la Fauce sarebbe stato il massimo.




SPOILER (click to view)

{ ReC 250 } . { AeV 250 } . { PeRf 150 } . { PeRm 200 } . { CaeM 425/850 }


Energia : 55%
Danni : Ustione di livello Basso alla mano destra. Braccio sinistro lussato ed inutilizzabile.
Equip : La Fauce (In Scena) La mascheda (indossata) Il Medaglione (indossato)
Passive :
Dall' Unione...la Forza : La Fauce usa l'AeV di Joey
Dalla Calma...la Capacità : Riflessi velocissimi, e capacità di reazione immediate.
Attive :

« Dalla Sofferenza...la Protezione » Più e più volte vi ho parlato delle capacità del peccatore e della sua Fauce, tuttavia tutte le parole spese fino a questo momento, non rendono appieno omaggio alle letali potenzialità del duo. Fino a questo momento ci siamo soffermati a descrivere le modalità di attacco di Joey, ma come avrete capito, egli non è un massacratore, un barbaro che si getta con foga nel bel mezzo del combattimento. Tutt'altro! La sua è una mente fredda e razionale, e la sua psicologia si riflette appieno nello stile di combattimento. Oltre all'offesa, infatti, l'arma di Ahasuerus è capace di invidiabili capacità difensive, grazie ai poteri garantitigli da dio. Lei non è altro che un segno della sua volontà, una parte del suo essere, che funge da Guardiana al suo figlio maledetto. Proprio per questo motivo dunque, egli sarà in grado di richiamare su di se una sorta di protezione divina, che si manifesterà attorno alla sua persona con un consumo di energie Variabile. Tale invocazione però presenta i suoi pro e contro, in quanto consentirà al giovane di poter fronteggiare qualsiasi offensiva, ma contemporaneamente, comporterà un sacrificio nello spirito, sottoforma di stanchezza e spossatezza. Agli dei non piace essere disturbati, anche se si tratta dei propri figli, punendo con indifferenza le loro preghiere. All'attacco pratico Joey riceverà un danno Basso se erigerà una difesa fino a livello Medio; trascendendo tali limiti, il danno subito aumenterà di un livello, rodendo con ferocia maggiore il corpo del maledetto.
[Usata come Alta]

« Dalla Concentrazione...la Precisione » Un risvolto particolare delle abilità del reietto sono le sue capacità offensive. Essi infatti si baseranno principalmente su velocità e concentrazione, che diveranno la chiave di volta per ogni duello. Ma come combatte realmente Joey? Beh dare una spiegazione a tale quesito non è troppo difficile per chiunque l'abbia visto all'opera almeno una volta. Il mezzo attraverso cui si propagano le sue offese, è la sua amata Fauce, che agisce da Boia e Compagna al tempo stesso, silenziosa e letale. Attingendo ad un quantitativo di energie pari a Basso infatti, il giovane sarà in grado di riversare tutta la sua concentrazione nella sua Dama, donandole un potere distruttivo senza eguali. Un effetto simile può essere ottenuto utilizzando un costo Medio di energie. In questo caso, il guardiano, ricoprirà la sua arma di un pesante alone di distruzione, trasformando ogni colpo fisico in una tecnica pari al consumo utilizzato. In questi frangenti, l'arma acquista una forza ed una velocità spaventose, riuscendo a superare innumerevoli difese, cogliendo di sorpresa l'avversario, che avrà l'impressione di fronteggiare un normale pezzo di ferro, e non una Belva. Molti sono coloro che caddero sotto i suoi colpi, e molti altri lo saranno per via della natura infida del colpo. Bloccare fisicamente un'offesa del genere infatti, risulta quasi impossibile per chiunque, rendendolo un facile bersaglio. Di sicuro si tratta di una delle tecniche maggiormente utilizzate dal peccatore, che però talvolta è costretto a dover utilizzare le maniere forti, dando sfoggio di capacità ancor più temibili. In questi allora, egli brucerà dalle proprie riserve, un ammontare di energie pari ad Alto da riversare direttamente nella sua Fauce, che acquisterà una potenza straordinaria, capace di spezzare ossa come fossero fragili fuscelli, o nel caso in cui impatti con la lama avversaria, di frantumarla in due, rendendo il portatore totalmente inoffensivo e alla sua totale mercè.
[Attiva del dominio WS, primo livello]

Note : Bene, ho voluto giocare molto con questo post sul dualismo tra la bestialità di Joey e la sua parte romantica e aggrazziata; almeno fino a quando non ha iniziato a prenderle xD La calma è andata a farsi friggere, così come alcuni significativi bonus ç_ç avrei voluto fare di più, ma le limitate energie mi costringono a ciò. Mi permetto di considerare la gabbia come "enorme" data la distanza tra me e Raphael, oltre al fatto che non mi pare che sia stato specificato nessun dettaglio riguardo ad essa.
P.S. perdonate se nel precedente post ho dimenticato di scalare l'energia e quotare le statistiche.
Edit : Avevo sbagliato a quotare la tecnica usata per cercare di colpire Lenny agli occhi.


Edited by Mad MiKe 90 - 13/4/2010, 17:38
 
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¬Lenny
view post Posted on 13/4/2010, 17:13




SPOILER (click to view)
Sottofondo consigliato per la lettura: A Bed of Ferns - Michael Nyman


"Se uccidere è un dovere,
perchè non farlo senza odio?"
Avner Gruszow



Il cielo è profondo e scuro, e la luce delle stelle crepuscolari è fredda come il metallo.
A occidente, una luna semipiena sbircia tra le rovine come un'argentea promessa al di là della tetra muraglia di detriti,
quasi in attesa della fine della definitiva disfatta del sole.
Quando sollevo lo sguardo sulle rovine e sul sangue che le sta irrorando, sono pieno di paura. Se quanto abbiamo è tutto qui,
questo spazio solitario, questo luogo angosciante, e poi gelide stelle morte e uno spazio vuoto...
Allora non vedrei motivo per continuare, per ridere o versare lacrime, per dormire o risvegliarsi, per mantener promesse o per impegnarsi.
Per questo, mentre con la coda degli occhi seguo le ossa innalzarsi dalla terra come pilastri d'acciaio verticali,
e circondare me e l'animale in una gabbia di morte e distruzione, come prima cosa sollevo ancora lo sguardo a studiare la volta celeste, limpida ma misteriosa che, gelida come pietra, incombe su di noi.
Sei lassù, Dea? Siamo soli?

Respiro profondamente.
E’ l'odore la cosa che più di tutte mi da maggiormente la nausea, la fragranza di polvere e di mesquite, l'odore acuto e
sporco dell'aridità. I suoni si propagano sull'ampio scenario nero e grigio, così deboli da poter essere facilmente scambiati
per le strida di corvi lontani o per il raglio terminale di un moribondo. E’ necessario ascoltare attentamente questi suoni per
capire che si tratta di urla. Delle mie urla, un gioire di cinica soddisfazione nel vedere la sagoma massiccia
dell’animale riversarsi contro il suolo, forse priva di vita. E, sorprendendomi di me stesso, al contempo mi vergogno
di come questo atteggiamento sia del tutto incoerente con la mia persona.
Temevo ciò che una simile scoperta avrebbe scatenato in me. Temevo ciò che questo combattimento mi avrebbe fatto
diventare, avevo paura della mia potenziale violenza, della spaventosa facilità con la quale probabilmente mi sarei
abbandonato all’uccisione , chiamandola giustizia. Adesso mi chiedo se questo mio comportamento - gli attacchi d'ira,
la crescente paura - siano la risposta a un anno nei Sorya trascorso cercando di soffocare le proprie emozioni. Gli unici sentimenti che ho accettato sono stati dolore, autocommiserazione e un terribile senso di vuoto per una perdita
incomprensibile. Non che sia stato forzato a non provare sentimenti: tutt‘altro.
E‘ stata la fede verso Elhonna a lasciare che abbia potuto andare avanti. E‘ stata la grazia di Eitinel a salvare
la mia anima. Ma ciò non toglie che abbia cercato di restare impermeabile al dolore, di rialzarmi dalle mie ceneri come una
fenice la cui unica speranza era raggiungere la fredda pace dell'indifferenza.
Ora che gli eventi mi costringono ad affrontare nuovamente il mondo dei duelli, della lotta e della violenza, non posso che
sentirmi sopraffatto dalla mia stessa emozione. Li giustizierò tutti. Vincerò questo assurdo torneo.
Come mi disse Elhonna in sogno, combatterò per i Sorya. Vincerò per i Sorel.

L'animale caduto non è morto, tutt'altro. Si è rizzato in piedi fremente di rabbia, più maligno e più perverso di prima.
Dal suo volto che non è un volto, riesco a scorgere gli occhi rossastri simili a bulbi iniettati di sangue.
Nella mia mente corre ancora l'immagine di quel serpente d'acciaio che da ben quasi quaranta piedi ha deturpato, profanato la mia carne. Il mio braccio sinistro continua a mandare ritmici e pulsanti segnali di dolore, richieste di cura e
medicazione, ma non posso far altro che ignorarlo. E a questo punto devo combattere. Devo uccidere, giustiziare.
Dapprima il mio sguardo volge sul sovrano seduto sul trono metallico. Scagliarsi contro l'occupante di un trono terreno
sarebbe uno sforzo del tutto inutile, come gettare sassi per spegnere la luce di una stella. Ma questi altri due esseri umani
possono rappresentare un valido bersaglio per la mia furia, per la mia giustizia.
La mia fede sarà il fulcro e la mia rabbia giustizia sarà una lunga leva con la quale sposterò il mondo, tutto
il mondo, pur di riuscire a onorare la Dea, qualunque sia il danno che con questo causerei e chiunque dovrei
distruggere per raggiungere il mio scopo.
Meravigliato del mio stesso coraggio, non mi lascio cogliere alla sprovvista dal secondo assalto dell'animale, ancora
una volta portato con la catena. Ancora una volta frontale, come a voler riaffermare lo stato embrionale e rudimentale della
sua strategia combattiva.
Focalizzo l'attenzione sulla cuspide della catena, pronta a devastare il mio volto e a cancellare definitivamente i miei
lineamenti dalla scatola cranica: un solo colpo frontale alto, e questa volta, non posso che render grazie al destino stesso,
molto meno rapido del precedente.
Ma l'istinto ha il sopravvento, e caricata abbastanza energia negli arti inferiori, dopo una forte spinta di reni, scarto il colpo
saltando a sinistra e lasciando schizzare la catena alle mie spalle. Posso sentire il fievole fischiare dell'aria a una manciata di
centimetri dall'orecchio destro, mentre la serpe d'acciaio non trova alcuna vittima durante il corso della sua corsa depravata.
Sono sorpreso di non essere ancora morto, dopo tutto questo tempo. Ma non sono neppure vivo. Mi ritrovo in una condizione
intermedia. A metà del viaggio. Un viaggio che deve decidersi a concludere, perché per me non vi può essere alcun ritorno.
E mentre il mio sguardo si sofferma sull'animale, mentre ingaggio una folle corsa verso lui,
parlo con una voce che non è la mia, che non è quella del consueto Raphael Anthoosen von Sorel.

"Guardami"


E' un ringhio, un verso onomatopeico, dal timbro vocale influenzato dalla furia e dalla dinamicità dell'azione, mentre
sono dall'apice del mio sadismo. E dopo essermi fermato a circa cinque metri dalla postazione dell'animale,
nonostante parli fissando quest'ultimo, le mie parole sono rivolte ad un soggetto ben più distante, il quale probabilmente
giace tuttora bivaccato e tediato, forse nell'atto di gingillarsi sul suo trono d'acciaio.
Parlo all'animale. Rivolgendomi al Re Che Non Perde Mai.
"Non dimenticarmi mai."
Sputo fuori l'ultima parola in un sibilo serpentesco, mentre protendo il braccio sinistro verso l'animale. Dalla mano
serrata attorno l'elsa della Flambert si separa solo l'indice, puntato contro la figura di colui che mi è vicino in questa gabbia
di morte e disperazione.
Il dito dell'accusa divina.
"Il disprezzo che provo per te ...
Poco importa qualora, anche se riesca a udirmi, non intenda il suo ruolo intrinseco all'interno delle mie parole. Poco importa
perchè noterà di certo ciò che sono in procinto di compiere, manifestandogli esplicitamente il potere magistrale di Elhonna.
E subito dopo aver pensato a questo, gli occhi socchiusi come due feritoie, il mio indice esplode.
Insonoro, immediato, luminoso, dalla cuspide del dito si conflagra un sottile raggio luminescente ed oblungo, che schizza in
avanti diretto al plesso solare del povero, ignaro animale.
Ed in testa mia già lo vedo capitombolare indietro sotto il colpo del proiettile lucente, piombare di schiena a terra
nuovamente, per la seconda ed ultima volta.
Giustiziato.
...mi brucia nel cuore e nella carne"
Un occhio puntato verso l'animale. L'altro, a tenere sotto controllo i movimenti dell'altro ragazzo,
colui che probabilmente è l'artefice di questa gabbia di morte.
Magia nera.
La conosco sin troppo bene.
Così come conosco gli eretici, i dannati, i servi e le concubine dell'Innominabile che la praticano.
Mia madre la praticava.
Sono trascorsi molti anni da quel giorno.
Ricordi e lapidi.
Supererò anche questo.
Te lo prometto, mia Signora.



SPOILER (click to view)

image
Rec 400 ~ AeV 225 ~ PeRf 175 ~ PeRm 325 ~ CaeM 200
Energia residua: 110% -5% -15% = 90%
Status Fisico: Abrasione di livello Medio sull'avambraccio destro.
Oggetti: (Occhio del Gatto, Occhio della Lince) x1 - Linfa vegetale (se masticata, riempie il 30% della riserva energetica) - Anello del potere maggiore (bonus energetico del 50%)
Status Psicologico: Parzialmente insicuro
Passive in uso
Scurovisione Possibilità di cognizione visiva notturna o al buio, se naturale.
Le Enchantè Estoc des Sorel La spada Flambert: è indistruttibile/ sempre affilatissima/ non può perdere capacità offensive/ non può essere sottratta o rubata/ nelle mani di Raphael priva di peso.
La Vigueur des Sorel Risparmio energetico su ogni tecnica attiva del 5%, qualora il consumo debba scendere oltre lo 0% resta 1%.
La Brise des Sorya Possibilità di combattere sotto il 10% di energia senza sentire fatica, pur non potendo utilizzare ulteriori tecniche.

Attive utilizzate:
La Esquive des Sorel ~ La maestria nell'uso della spada va a pari passo con la sicurezza che il duellante acquisisce nel suo cammino di formazione. In questo caso, in un attimo di ferma e rigida concentrazione il Sorel è in grado potenziare i propri sensi. Grazie a ciò riesce a schivare un qualsiasi attacco visibile ad occhio nudo, attigendo alle proprie energie. Purchè ovviamente sia di livello Medio o inferiore.
Questà capacità si attiva solo a puro scopo difensivo (deve necessariamente essere conscio del pericolo) e lo spazio che è in grado di percorrere in un solo movimento è di massimo 5 metri.
L'istantaneo potenziamento dei sensi porta il Sorel inoltre, a poter distinguere una eventuale illusione immateriale di livello Basso.
[Abilità Personale Attiva 3] Consumo di energie: Medio

Le Rayon des Sorya ~ Raphael, allungando una mano o un dito contro il proprio avversario, senza particolari tempi di concentrazione, genererà un sottile raggio di luce veloce quanto un proiettile che, una volta colpito l'avversario, gli lascerà una piccola ustione, e, un po' a causa dell'altissima velocità del colpo, un po' a causa della forza impressa, provocherà un violentissimo urto al punto colpito, rischiando di far cadere indietro il nemico stesso, sotto la forza dello stesso. La luce non è abbastanza intensa da costringere i demoni a tornare in forma umana, ma provocherà, ai suddetti, notevoli danni. Se agli altri esseri provocherebbe infatti un danno alto, questi subirebbero un pericoloso danno critico.
[Pergamena Lampo di Luce] Consumo di energia: Alto

Riassunto Kombat: -Scarto a sinistra con l'Esquive, e mentre corro fino a distare 5 metri da Joey butto giù qualche parola.
-tendo il braccio con la spada verso joey (la flambert per Raphael è priva di peso, quindi il braccio è del tutto fermo) e lancio un lampo di luce diretto al plesso solare, tenendo d'occhio ciò che fa il buon vecchio liam.

 
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:.Sehnsucht.:
view post Posted on 17/4/2010, 13:47




I could Keep you all for myself
So free yourself



Non voglio combattere.




Era tutto così dannatamente confuso.
I due avversari combattevano, imprigionati nella gabbia ossea che aveva donato loro, e non sembravano prestargli attenzione: bene, ne era immensamente felice. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era un menage a trois.
Che giocassero da soli, che si divertissero a stuzzicarsi a vicenda: per quanto gli riguardava, gli bastava solo guardare.
Già, perché avrebbe voluto fare qualcosa di più? Gli era sufficiente contemplare i loro movimenti coordinati per sentirsi parte integrante dell’azione e un semplice sguardo gli bastava per immaginare il potere che in quei miseri attimi scorreva nelle loro armi e, davvero, quello era abbastanza: il braccio destro gli doleva in modo minaccioso e continuo e il suo addome sembrava essere stato dilaniato dall’interno e no, non voleva essere toccato.

(Gli ci volle qualche attimo per rendersi conto che c’era una sfumatura inquietante in quei pensieri: aggrottò la fronte, perplesso, e per qualche secondo tutto ciò che riuscì a sentire fu il panico perché, seriamente, se in un momento del genere il suo cervello lo tradiva in quel modo allora c’erano davvero poche speranze nella sua triste vita.)


Non voglio combattere.




Era tutto così incredibilmente, dannatamente confuso.
Vedeva con più chiarezza ciò che lo circondava: quella bolla ovattata che lo aveva circondato fino a pochi minuti prima era stata perforata dal dolore e la conseguente esplosione aveva lasciato in disordine la sua povera e stanca mente che, annaspando, tentava di codificare ciò che i suoi occhi recepivano.
In pochi istanti tutto sarebbe andato a posto, avrebbe solo dovuto aspettare: ma la melodia continuava e lo pregava di fare qualcosa, di attaccare, di agire, di muoversi e no, non voleva fare nulla del genere.
Voleva solo stare in un angolo ed osservare fino a quando il mostro e Steve non si fossero eliminati a vicenda.
Voleva dondolare la testa a destra e a sinistra fino a quando il mondo attorno a lui non avesse raggiunto un ordine logico e sensato.
Voleva rimanere per sempre in quella comoda posizione, sdraiato sul fianco sinistro, e canticchiare mentre il caldo abbraccio dei ricordi lo circondava e rosse scintille danzavano di fronte ai suoi occhi.

Chiuse gli occhi, lasciando che il mana scorresse nelle sue vene e lo rinvigorisse, ed una memoria, un piccolo appiglio a cui affidarsi per dare ordine a tutto il resto, fendette il caos.
Quello era il motivo per cui aveva accettato di partecipare al torneo.
Non per la gloria. Non per i soldi. Non per il fratello. Era lì solo e soltanto per il potere.
Perché mancava così poco per divenire un Kodoku e quando finalmente ciò sarebbe successo il suo cuore avrebbe cessato di pompare sangue e solo il mana avrebbe nutrito il suo corpo: e il calore lo avrebbe perennemente stretto a sé e nulla, in quel disgustoso mondo fatto di carne e nervi e dolore, avrebbe più potuto toccarlo.

(Ed intanto la gabbia svaniva e, al suo posto, una più piccola appariva, formando un cerchio più stretto attorno ai due duellanti: pochi metri li distanziavano dalle dura ossa che nascevano dal terreno con lo scopo di imprigionarli ancora una volta, ancora un altro poco, giusto il tempo per l’elfo di riposare…)


Non voglio combattere.




Ed era tutto così incredibilmente irritante.
Lo sentiva, sentiva parte della sua energia evaporare dal suo corpo per far crescere e rafforzare la sua nuova opera e sì, quello era lo scopo della magia, quello era il fine ultimo di ogni incantesimo- ma perché doveva raggiungere il suo fine se questo lo svuotava ogni volta?
Quello era il suo mana. Avrebbe dovuto rimanere a lui per sempre ed invece gli veniva strappato ogni singola volta per creare dei doni per delle persone che non li avrebbero apprezzati.

(Punte aguzze spuntarono dal terreno recintato dalla gabbia, raggiungendo i dieci centimetri prima di fermarsi: e non erano nulla, alla fine, nulla di più di una distesa di adorabili rose bianche che, ahimè, andavano dipinte di rosso.)


Non voglio combattere.




Ed era tutto così incredibilmente stancante.
Il suo addome pulsava, così come anche il braccio destro: in quest’ultimo, poi, sentiva qualcosa di strano, come se bastasse un minimo movimento per lacerare carne e pelle.
Sentiva i suoi muscoli atrofizzarsi ogni secondo che passava ed era così stanco e non poteva dormire perché faceva troppo freddo ed era tutta colpa loro.
Loro erano lì e combattevano e lo costringevano a fare qualcosa e cosa volevano da lui? Perché non lo lasciavano in pace?

(Venner sedeva accanto a Liam e frustava l’aria con la coda, osservando le due vipere nella speranza che, quando queste si fossero divorate a vicenda, lui potesse dilaniare le carni del vincitore.)

Il loro sangue sarebbe sgorgato e l’avrebbe circondato e il caldo sarebbe tornato e bastava così poco, bastava che si sfasciassero quelle dannatissime teste perché quel disgustoso liquido scarlatto inondasse il terreno e lo cullasse e sì, lo odiava, odiava il suo sapore e la sua consistenza e il modo in cui era impossibile da togliere dai vestiti- ma cosa importava, se per pochi attimi questo lo avrebbe riportato alla sua infanzia?



SPOILER (click to view)
[ReC : 260] [AeV : 220] [PeRF : 120] [PeRM : 365] [CaeM : 210]

Mana: 60% - 5% - 5% = 50%
Armi: Pistola - Riposta Pugnale - Riposto
Danni subiti: Osso dell'avambraccio destro scheggiato, ferita non troppo profonda ed abrasioni all'avambraccio destro, emorragia interna all'addome
Tecniche utilizzate:

-Posso manipolare le ossa. Cioè, che altro devo fare? (x2)
A b i l i t à A t t i v a | C o n s u m o V a r i a b i l e | P e r g a m e n a D o m i n i o D e l l e O s s a

Il negromante riesce a dominare completamente le ossa. Potrà generare muri di ossa, barriere, lance et simili. Nel momento in cui attiverà la tecnica verrà come circondato da una strana aura grigia che servirà solo a detenerne l'attivazione. Da questo momento il mago sarà in grado di far crescere da qualsiasi punto del terreno che percepisce intorno a se, delle ossa, che potranno avere forma di muri o ossa normali.
Non vi sono limiti all'area entro la quale il mago può creare le sue ossa, l'importante è che riesca a percepire la zona che vuole colpire.
Per creare le ossa non sono necessarie particolari imposizioni delle mani.
Le ossa saranno dure quanto il ferro, se non di più, impiegheranno però qualche secondo a formarsi. E' possibile creare ossa anche da creature evocate in precedenza e composte da questo elemento, utilizzando le stesse e causandone evidentemente la morte, ma velocizzando notevolmente il processo di formazione, in quanto non vi è il bisogno di ricreare le ossa dal nulla.

Abilità attive:
- Aww, guarda, gli piaccio! - Abilità di utilizzare Venner in combattimento

Azioni: Liam è sdraiato a terra, su un fianco: la gabbia del turno precedente scompare e al suo posto ne compare una più piccola, in quanto voi due vi siete avvicinati l'uno all'altro (ci sono un paio di metri di distanza fra voi e le ossa che stanno crescendo quindi, yay) (ah, come prima, se siete imprigionati siete imprigionati assieme). Dal terreno, subito dopo, faccio spuntare degli spuntoni di dieci centimetri d'altezza: questi compaiono nel terreno all'interno della gabbia. Venner è seduto accanto a me e vi osserva con astio- non è che vi vuole male, è solamente così, il mio povero piccolo. Oh, utilizzo dominio delle ossa a consumo basso per tutte e due le tecniche.

Note: Psh. Mi sembra chiaro che non riuscirò mai a postare in tempi decenti. -.-


I could keep you all for myself I know you gotta be free to kill yourself
:8D:


Edited by :.Sehnsucht.: - 18/4/2010, 13:36
 
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view post Posted on 21/4/2010, 00:42
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Esempio
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Corpo a corpo, stretti per l’ultimo ballo. Un oscillamento sistematico combinato ad un passo attento, pulito e alquanto rapido. Ad accompagnarlo da una base dai toni medioevali: trionfale , allegra ma alquanto monotona. Eravamo petto contro petto da oramai un’ora, vicini, quasi una cosa sola. Il nostro amore, irrazionale, sfuggiva dai monotoni schemi logici della ragione, contro tutti indipendentemente andava. Una lotta continua, testimoniata dalla danza che in questo momento eseguiamo; occhi cupi che guardano affascinati i tuoi. Luci del mio cammino, fili conduttori. Ma ora ti sei arresa alla lotta. Voltandoti indietro mi hai lasciato, tutto ciò che le tue spalle non possono vedere è niente. Tutto quello che sei stato per me, non un momento un attimo, ma un “profondo” che il cuore mio ha piegato. Li, accasciato su quella terra umida, fiorita di rose, le nuvole ho osservato andare via. Come un demone, un anima apatica ora sono. Perché mi hai ingannato? Tutto oramai è più chiaro ai miei ingenui occhi: il silenzio, l’unica cosa da te lasciata.

Giunse nel suo cervello improvvisa, inaspettata, una citazione della sua vita "perduta". Senza che potesse impedire alle parole di fluire nella sua testa, si ritrovò a pensare ad emozioni ed immagini di un'epoca fa. Non si accorse nemmeno della traettoria che stava percorrendo la sua piccola regina metallica, colpito com'era dal peso di quelle parole. Le iridi si spalancarono, nascoste dietro la bianca innocenza della maschera, mentre ogni suo muscolo sembrava muoversi per inerzia. Ogni briciolo di vita sembrò evaporare dal suo corpo, trasportato dal vento chissà dove; lontano da quella landa desolata. Lontano da quel dolore che non aveva niente a che vedere con ciò che era stato prima di giungere presso quelle Bianche Mura.
Fu come se una brezza leggera gli lavasse i ricordi, riportandogli alla memoria stralci del passato.
Immobile, dinanzi a se, lo schermidore evitava con maestria l'ennessimo colpo portato con la sua Fauce, eppure ciò che Joey stava vedendo in quell'istante, era un altro volto; molto più piacente e delicato. Un volto di donna, con due zaffiri al posto degli occhi, e riflessi di ghiaccio tra le ciocche dei capelli. La vide stretta contro il suo petto, mentre i riflessi scarlatti della sua chioma si univano a quelli di lei, producendo una sfumatura del tutto nuova. Vide le lacrime bagnare quel volto, e con sgomento scoprì di non poterle asciugare, nonostante allungasse la mano destra; la sua figura si dissolse come se fosse proiettata in uno specchio d'acqua, perdendo la definizione di quelle forme perfette. Fu come svegliarsi da un sogno, mentre l'uomo che aveva dinanzi prendeva il posto della splendida creatura che aveva sempre popolato la sua immaginazione. Avanzava, ringhiandogli contro qualcosa che non fu così lesto ad afferrare. La situazione era molto surreale, dato che sembrava quasi di vedersi allo specchio, a causa di quella smorfia d'ira stampata sul volto. Chi era l'animale ora, pensava con leggerezza, mentre si affannava ancora a dare un senso a ciò che aveva intravisto. Era stata una sorsata di lucidità, una secchiata di acqua gelida che aveva calmato i suoi bollenti spiriti, in modo che potesse essere di nuovo padrone delle sue azioni.
« Il disprezzo che provo per te mi brucia nel cuore e nella carne. »
Parole di puro odio, che tuttavia non gli strapparono nemmeno un accenno di risentimento, mentre muoveva i fili della Fauce come un abile burattinaio. La richiamò accanto a se, per difendersi ancora una volta, quando i loro occhi si incrociarono a mezz'aria. Una nuova visione gli attraversò i ricordi, rapida come un fulmine di primavera; così potente e fugace da sollevare dubbi sulla sua veridicità.
Ricordò giorni tristi, in cui avrebbe voluto strapparsi il cuore; giorni in cui vivere non era poi così diverso da morire. Attimi in cui la follia lo teneva per il collo come un prigioniero, sfruttando la sua frustrazione per sfogare quel dolore che gli si era annidato nel petto. E rivide quel lampo di delirio, in cui nasceva la sua amata direttamente dalle fiamme. Osservò come, un uomo impazzito, martellasse energicamente dei pezzi di ferro, saldando gli anelli ad uno ad uno; scolpendo un volto nella base dell'arma. Così simile a quello che aveva visto poco prima.
Analeen
Non riusciva a ricordare chi fosse, e come fosse entrata nella sua vita. Non ancora almeno.
La Dama intanto gli diede un altro scrollone, disperato, per riportarlo nuovamente alla realtà, da quel pazzo che voleva arrogarsi la presunzione di considerarsi boia e giudice del Pagano.
Stupido.
Un lampo di energia prese a sfrigolare dalla punta delle dita tese del duellante, per poi essere scagliato rapido verso il petto del ragazzo, con la chiara intenzione di metterlo fuori dai giochi. Lui invece non desiderava altro che un motivo per sfruttare la prontezza dei suoi riflessi, e, veloce, colpì con forza quel proiettile luminoso con alcuni anelli della catena, deviando l'impatto con la sua carne; tamponando l'ennesima cicatrice con Lei. Fu un duro colpo, che lo mandò a volare per qualche metro, fino ad incontrare la dura superficie appuntita della gabbia in cui era imprigionato; in piedi, sulle sue gambe. Si graffiò malamente le spalle, spillando sangue da altre ferite, proprio come quei martiri di cui aveva letto tra polverosi scaffali. Ogni cosa sembrava ormai provenire da molto lontano, e privo di qualsiasi importanza; quasi senza peso.
Eppure il suo cuore era leggero, batteva cauto, speranzoso di poter giungere ad una verità preclusagli per troppo tempo. Le risposte erano vicine, quasi alla portata della sua mano tremante, e al tempo stesso salda. Una condizione assai singolare, in cui ogni cosa si mescolava assumendo un nuovo sapore; il sangue e la gioia, la trepidazione e la vendetta, la verità e la bugia. Tutto si riconduceva ad un enorme castello di carte, destinato a cadere giu al primo sbuffo di vento.
Eppure fu la terra a tremare, spaccandosi sotto i suoi piedi, nudi, dissetandosi del sangue che sbocciava da quelle novelle ferite come petali di rosa selvatica. Quella gabbia puzzava di morte, e mai come in quel frangente tale odore gli pareva così inopportuno.
Joey si voltò su se stesso, scavando nel muro osseo una crepa abbastanza ampia da farci passare il suo minuto corpo, utilizzando la Fauce a mò di piccone. Fu libero nel giro di pochi istanti, sputato fuori dal luogo in cui era stato imprigionato.
Una piccola cella, buia e sporca, dove un corpo danzava in un liquido verdognolo, assieme a tanti altri embrioni.
Si scrollò di dosso quell'immagine, portando davanti il braccio destro con leggerezza, in direzione di quel ragazzo che si godeva la compagnia del suo cucciolo, rimanendo comodamente seduto a terra. Mirò al suo collo, ad avvolgere un cappio attorno ad esso e a stringere forte; ma non solo. Durante quel movimento, aveva portato, inavvertitamente, due dita verso l'alto, richiamando sotto il suo bersaglio una danza di calore che avrebbe bruciato qualsiasi cosa al suo interno. Sorrise affranto, ripensandom all'altro sfidante, rinchiuso in quell'ossario maledetto. Fu proprio quell'ultima parola a ricordargli il nome che tanto stava cercando di richiamare.
Analeen.
Il suo cuore, saldo fino a quel momento, sembrò sciogliersi su se stesso. I "cremisi" invece, si fecero d'un tratto più brillanti che mai.
Stava piangendo.




SPOILER (click to view)

{ ReC 250 } . { AeV 250 } . { PeRf 150 } . { PeRm 200 } . { CaeM 425/850 }


Energia : 25%
Danni : Ustione di livello Basso alla mano destra. Braccio sinistro lussato ed inutilizzabile. Ustione Media al petto, e danni bassi alle piante dei piedi. Stanchezza Media.
Equip : La Fauce (In Scena) La mascheda (indossata) Il Medaglione (indossato)
Passive :
Dall' Unione...la Forza : La Fauce usa l'AeV di Joey
Dalla Calma...la Capacità : Riflessi velocissimi, e capacità di reazione immediate. Ogni colpo conta come una tecnica di livello Basso.
Attive :

« Dalla Concentrazione...la Precisione » Un risvolto particolare delle abilità del reietto sono le sue capacità offensive. Essi infatti si baseranno principalmente su velocità e concentrazione, che diveranno la chiave di volta per ogni duello. Ma come combatte realmente Joey? Beh dare una spiegazione a tale quesito non è troppo difficile per chiunque l'abbia visto all'opera almeno una volta. Il mezzo attraverso cui si propagano le sue offese, è la sua amata Fauce, che agisce da Boia e Compagna al tempo stesso, silenziosa e letale. Attingendo ad un quantitativo di energie pari a Basso infatti, il giovane sarà in grado di riversare tutta la sua concentrazione nella sua Dama, donandole un potere distruttivo senza eguali. Un effetto simile può essere ottenuto utilizzando un costo Medio di energie. In questo caso, il guardiano, ricoprirà la sua arma di un pesante alone di distruzione, trasformando ogni colpo fisico in una tecnica pari al consumo utilizzato. In questi frangenti, l'arma acquista una forza ed una velocità spaventose, riuscendo a superare innumerevoli difese, cogliendo di sorpresa l'avversario, che avrà l'impressione di fronteggiare un normale pezzo di ferro, e non una Belva. Molti sono coloro che caddero sotto i suoi colpi, e molti altri lo saranno per via della natura infida del colpo. Bloccare fisicamente un'offesa del genere infatti, risulta quasi impossibile per chiunque, rendendolo un facile bersaglio. Di sicuro si tratta di una delle tecniche maggiormente utilizzate dal peccatore, che però talvolta è costretto a dover utilizzare le maniere forti, dando sfoggio di capacità ancor più temibili. In questi allora, egli brucerà dalle proprie riserve, un ammontare di energie pari ad Alto da riversare direttamente nella sua Fauce, che acquisterà una potenza straordinaria, capace di spezzare ossa come fossero fragili fuscelli, o nel caso in cui impatti con la lama avversaria, di frantumarla in due, rendendo il portatore totalmente inoffensivo e alla sua totale mercè.
[Attiva del dominio WS, terzo livello, uppata ad Alta per la differenza tra CaeM e PerM di Joey e Liam]

« Dal Fuoco...la Redenzione » Nell'iconografia tradizionale il luogo riservato a coloro che evadono le leggi e gli insegnamenti di dio, comunemente noto come Inferno, pullula di fiamme di ogni genere, da quelle piu tradizionali a quelle magiche e perenni. Ebbene Joey possiede la capacità di poter evocare tali fiamme direttamente sotto i piedi del suo avversario. Fiamme che bruciano, che ustionano, che giudicano, e che inceneriscono. Alzando, ironicamente, la mano verso il cielo egli sarà in grado di far comparire dal nulla un pentacolo rosso cremisi, che dopo essersi illuminato per qualche istante, prenderà ad esplodere un enorme calore all'interno del suo diametro; un calore che potrà correre lungo le maglie della fauce, per stringere la preda in un caldissimo abbraccio di morte. Tale tecnica permane sul terreno fino al turno avversario, ed è in grado di colpire bersagli anche in aria, purchè essi si trovino al'interno del cerchio; tale offensiva brucia un quantitativo di energie pari ad Alto. Tuttavia diversamente da come si potrebbe pensare dal nome della tecnica, non c'è alcuna redenzione in tale atto. Il fuoco annerisce, non purifica.
[Pergamena Cacciatore : Trappola Incandescente]

Note : Eccoci quì, a notte fonda, ma mi premeva finire e postare. Innanzitutto voglio spendere due parole sullo stile utilizzato Confuso, moltissimo, ma vi prego di non interpretare questa come una mancanza di ordine, piuttosto come una scelta mirata. Ho cercato di scegliere parola per parola, per fare in modo che anche il lettore capisca ciò che sente Joey, che sia in bilico tra la verità e la confusione. Il ricordarsi di questi particolari non è stato un caso, ma un artificio pronto già al momento dell'iscrizione a questo secondo giro. Per quanto riguarda la parte più tecnica, ho usato di nuovo l'attiva del dominio Warrior Style per dimezzare il colpo infertomi da Raphael; non sapevo se considerarla come difesa alta per la calma ritrovata, indi per cui ho deciso di non strafare. Il muro di ossa l'ho considerato di poco spessore, dato che la mia arma aveva un potenziale offensivo Medio + Basso. Per l'attacco a Liam, ho semplicemente cercato di canalizzare la sua attenzione sulla Fauce, per poi attivare la trappola incandscente, sfruttando il fatto che egli fosse disteso a terra, vicino al suo compagno animale. Beh, è tutto credo ^^ a voi la palla!
 
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¬Lenny
view post Posted on 21/4/2010, 20:30




SPOILER (click to view)
Sottofondo consigliato per la lettura: The Grand Duel - Louis Bacalov


"Talvolta l'inchino più profondo è sia la benedizione
che la maledizione più sicura."
Leonnato


Rabbia.
Ci lasciamo alle spalle il nostro nome da civili, insieme alla nostra vecchia personalità; diventiamo un'altra persona, dopo
l'addestramento. Magari è una cosa sciamanica, una specie di incantesimo, di portafortuna. E poi perdiamo noi stessi in
mezzo ad un combattimento.
In mezzo a tale indiscriminata barbarie, tutto ciò che possa spiccare orgoglioso reclamerebbe di essere demolito, come un
grido di sfida che non faccia altro che attrarre ancor più rapidamente le mani alla gola, quelle mani che strozzano il filo d'aria
dal quale dipende la nostra vita.
I Sorel hanno una riserva completa di memorie, e il loro perpetuarsi è solo un altro modo di morire. Ricordo che nel
nostro casato danzavamo, molti anni fa, e lasciammo il ballo per vedere la notte, insieme, sugli spalti illuminati dinnanzi
all'oscurità ventosa. Il castello era una grande nave di pietra che avanzava splendente in un mare nero; la pianura brillava
di luci, che vibravano nell'aria come raggi di stelle.
Ah, la sbalordita chiarezza, la forza rivelatrice dell'amore, la pulsante certezza che è tutto, che è perfetto, che ci crea, che
ci rende completi... che durerà per sempre.
L'amore è comune; niente lo è di più, nemmeno l'odio (nemmeno adesso), e - come accade alle madri -
ognuno crede che il proprio sia il migliore.
Rabbia.
Questa fabbrica imprime il suo marchio sulla terra perché non fa più parte del mondo in cui è sorto; queste pietre si
impongono sull'aria con un'aspra pretesa che è libera di raggiungere un livello più alto solo non concedendosi alcuna pace.
Questo è il loro principio.
Rabbia. Questo invece è il loro fine.
Quante tragedie senza scopo, quante lotte mortali e combattimenti sanguinosi sono cominciati per la ricerca di un minimo
profitto, per una minima acquisizione territoriale, per minime concessioni e ammissioni, per diventare poi - a causa di
impuntature, di un orgoglio traboccante e di azioni imposte da un ipocrita senso della giustizia, solo tremendi errori. Ma non
è questo a muovermi, niente affatto. E' qualcosa d'altro. Qualcosa di molto peggio.

Punte aguzze color madreperla spuntano dalla terra che mi circonda. Spuntano dalla terra ove mi trovo.
Dolore. Un altro grido mi risveglia dai miei pensieri. Ancora un grido mio.
Vengo artigliato da loro e per mezzo di quei lucenti spuntoni, rapidi artigiani della morte, sento di condividere la loro feroce
violenza e vedo, nel vertiginoso istante di mortalità al termine della penetrazione, una sorta di effimera persistenza nelle mie
carni. Sento il mio sangue fluire dalle palme dei piedi come tante lacrime, non osando muovere passi o camminare per il
lancinante dolore che potrei dover subire: ma io non muoverò passo. Non mi servirà affatto spostarmi da qui, per ora.
Non avviene emissione, il suolo apparentemente resta intatto mentre in questo momento mi ci unisco fino in fondo alla
carne. E dopo quest’orgasmo secco e feroce, e con questa tiepida incandescenza che mi avvolge i piedi e risuona ancora
dentro di me, barcollo tremando, e maledico gli stivali umidi di sudore, leggeri, così poco cooperativi.
Cerco di respirare, inghiottendo aria e tentando di costringere i polmoni a funzionare come si deve, mentre un orribile vuoto
che non riesco a riempire mi si insedia nel petto, prendendosi gioco di me.
Mi giro, sempre ansimando, e penso con sorpresa più che con terrore che in effetti potrei morire qui, e stringo gli
occhi per vedere attraverso la gabbia d’ossa la figura così fragile di Liam distesa sul terreno come uno spettatore di fronte al suo teatrino personale.

Questa Abiezione. Questo Re che Non Perde Mai. Questa Rabbia, che ho provato nel colpire ancora
l’animale al petto, e che proverò ancora e ancora nel surclassare Liam Merihim.
Che strano sentimento, considerando tutto quello che ho condiviso con i Sorya, o disseminato, si potrebbe anche dire. Potrei
perfino aver voglia di assaporare questo aroma così poco familiare, o quanto meno sciacquarmene la bocca prima di sputarlo
fuori, ma l'ho sempre considerata un'emozione ignobile, una confessione di debolezza morale.
E invece adesso Amo questa Rabbia.
Grazie a Lei io solo mi sento completo ora, io solo sono ordinato, mentre gli altri non sono che luce casuale, un sibilo
bianco, una pagina vuota, uno schermo sfarfallante, il rinnovato decadimento da uno stato di grazia al quale Io
posso almeno aspirare con tutte le mie forze. Li giustizierò entrambi. Sedutastante.
E la mia stessa Furia me ne darà la forza.
L’animale dopo essersi aperto una breccia nella gabbia madreperla lancia la sua serpe d’acciaio verso Liam, e la sua
immagine rimanda paradossalmente ad un cane che, agitando una zampa e battendo l’altra, stia salutando la notte.
Lui sarà il primo.
Sento la mancina stringersi con violenza attorno l’elsa. La Flambert brilla e splende ricoperta di una patina aurea e
luminosa come mai da quando è stata impugnata in questa vita, mentre il suo filo sussulta ancora una volta.
Falciata trasversa di avanzamento. E a seguire, emanando un secondo bagliore, un ritorno in diagonale discendente.
Subito due fendenti aerei si vengono a creare dai due secchi movimenti; due mezzelune auree delle quali la prima schizza diretta
contro il torso imponente dell’ animale e la seconda contro lo stomaco del buon Liam.
Due future brecce nella gabbia di madreperla. Due future folgorazioni terminali. Due futuri giustiziati. Un unico ed assoluto vincitore.
Il sottoscritto.


"Adieu!"

Urlo rivolgendomi ai due. Non voglio coglierli di sorpresa. Non desidero un epilogo così poco onorevole per ambo le parti.
Voglio che osservino le Eclair avvicinarsi a loro, sino a divorarli in una esplosione di folgori tuonanti. Voglio giustiziarli.
Ho appena stabilito, per quanto a freddo, che perché qualcosa in questa vita, questo pensiero fuggevole, questo filo di senso
in tutto il caos bellico che mi circonda abbia valore, sia in qualche modo degna, io debba perseguire questo obiettivo terreno,
distaccandomi nella messa in scena di questo atto abituale che chiamano Pietà
Pertanto la degraderò allo scopo di distaccarmi dal volgo fin dove riesce a spingersi la mia immaginazione, sperando - in
virtù di una simile imprudenza - di compiere il volere di Te, mia Dea..
E Tu mia Dea sai chi sono Io, Tu sai chi siamo Noi Sorel; ci sono libri nella biblioteca
che elencano le generazioni della mia famiglia, e ritratti di quasi tutti gli antenati alle pareti, ma Tu ci conosci a prescindere
da tutto questo. La mia umile persona è perfettamente a conoscenza della tua onniscenza.
E Tu, mia meschina e adorata Dea, non mi potrai biasimare per questa Rabbia che provo.
Nonostante tutto quell'estatico dolore e la mia necessaria malvagità, non una parola di abiura ti affiorerà dalla bocca.
Perchè ti onorerò così tanto da obliare qualunque traccia di biasimo per il mio operato.
Io lo credo.
Lo credo con tutto il cuore.



SPOILER (click to view)

image
Rec 400 ~ AeV 225 ~ PeRf 175 ~ PeRm 325 ~ CaeM 200
Energia residua: 90% -35% -35% = 20%
Status Fisico: Abrasione di livello Medio sull'avambraccio destro. Lacerazioni multiple di bassa-media entità alle palme dei piedi, ostacolerebbero i movimenti.
Oggetti: (Occhio del Gatto, Occhio della Lince) x1 - Linfa vegetale (se masticata, riempie il 30% della riserva energetica) - Anello del potere maggiore (bonus energetico del 50%)
Status Psicologico: Incollerito.
Passive in uso
Scurovisione Possibilità di cognizione visiva notturna o al buio, se naturale.
Le Enchantè Estoc des Sorel La spada Flambert: è indistruttibile/ sempre affilatissima/ non può perdere capacità offensive/ non può essere sottratta o rubata/ nelle mani di Raphael priva di peso.
La Vigueur des Sorel Risparmio energetico su ogni tecnica attiva del 5%, qualora il consumo debba scendere oltre lo 0% resta 1%.
La Brise des Sorya Possibilità di combattere sotto il 10% di energia senza sentire fatica, pur non potendo utilizzare ulteriori tecniche.

Attive utilizzate:
Le Eclair des Sorel ~ Evoluzione della "Foudre des Sorel". Una seconda proprietà si aggiunge: pur potendo contare sull'effetto della Foudre, una volta richiamato l'incanto si potrà menare un fendente a vuoto, scatenando una mezzaluna di magia elementale verso l'avversario. Questa risulterà molto rapida, ma non sarà possibile modificarne la traiettoria una volta scagliata. L'effetto è istantaneo e può avvenire in qualsiasi momento senza la benchè minima attesa o concentrazione.
[Dominio Attivo - Verde]Consumo di energia: Variabile Critico x2

Riassunto Kombat: -Raphael subisce in pieno il danno Basso ai piedi, sanguinando e rimanendo, per forza di cose, fermo nella suaposizione.
-Avendo visto Joey fare breccia nella gabbia d'ossa, Raphael lancia il suo attacco terminale dettato dalla furia del combattimento: fendente ascendente e ritorno, creando due fendenti aerei elementali; un critico al torso di Joey e uno allo stomaco di Liam.

EDIT: eliminato orrore grammaticale.



Edited by ¬Lenny - 21/4/2010, 23:25
 
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:.Sehnsucht.:
view post Posted on 22/4/2010, 19:04




Let me Tell you
Hate, hate, hate




Non voleva combattere.
Quella era l’unica frase a cui tutto il suo essere si stava aggrappando, quello era l’unico appiglio che gli rimaneva prima di cadere nel vuoto.
Non voleva combattere.
Quella era l’unica cosa che doveva ricordare, quella era l’unica cosa che era vera: ed anche se la sua mente era in piena azione, anche se le voci si accavallavano le une sulle altre in quel modo così confuso, anche se la melodia continuava e i tamburi si facevano sempre più forti, tutto sarebbe andato via se si fosse ricordato quella semplice frase.
Non voleva combattere: e ciò che accadeva di fronte a lui diveniva inutile, lontano, null’altro che una foto rovinata di qualcuno che non riconosceva.
Non voleva combattere.

(Un pentagramma scarlatto si era formato sotto il suo corpo: non importava. Non importava neanche la nuova frustata che aveva subito al braccio destro, quella nuova fitta che gli mozzava il respiro ma che poteva sopportare, perché d'altronde almeno era riuscito a difendere la testa e no, non importava che da quello squarcio nella carne si potesse vedere l'osso. Non importava. Era lontano. Non lo riguardava. Non c’era nulla che dovesse riguardarlo, nulla se non il sangue dei due avversari e le loro teste come prova che il potere doveva andare a lui, a lui e a nessun altro. Doveva avere il potere. Doveva resistere. Doveva chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare in un posto lontano e protetto e felice.)

Non voleva svegliarsi.
Perché quello era il punto: fino a quando i suoi occhi rimanevano chiusi, non era il fuoco ciò che divorava le sue carni.
Era un giorno d’estate e i raggi del sole lo cullavano, rendendo il calore che le sue coperte di flanella intrappolavano insopportabile: e certo, stava soffocando e gli sarebbe bastato alzarsi e tirare le tende perché potesse tornare a dormire in pace, ma perché avrebbe dovuto farlo?
Gli piaceva il sole. Gli piaceva il caldo. Non voleva alzarsi.
Non voleva svegliarsi.
Ed intanto il calore diminuiva e forse il problema era che non aveva messo abbastanza legno nel fuoco.
Era inverno e il fuoco del caminetto che scoppiettava di fronte al divano su cui si era accoccolato stava morendo: ed avrebbe dovuto uscire e prendere qualcosa, anche solo qualche pezzo di carta, ma perché avrebbe dovuto farlo?
Gli piaceva, quel divano. Gli piaceva quel tepore. Non voleva alzarsi.
Non voleva svegliarsi.
E non sentiva più niente, né il terreno sotto di sé né il fuoco che fino a prima lo circondava.
Era appoggiato su un fianco, eppure era come se galleggiasse perché non gli sembrava di essere appoggiato su niente: e forse avrebbe dovuto spostarsi, probabilmente aveva solo perso sensibilità, ma perché avrebbe dovuto farlo?
Non voleva svegliarsi. Per nessuna ragione.

(Adieu diceva Steve per una qualche ragione che non gli importava e al diavolo anche lui: non era stato beneducato, prima, nessuno dei due lo era stato. Erano solo ostacoli verso il potere e non avevano nemmeno avuto la decenza di presentarsi.)

Socchiuse gli occhi, perché doveva sapere almeno dove doveva dirigere le sue sempiterne maledizioni, e ad accoglierlo vi fu solo l’immagine di, bhè, qualcosa: non poteva esattamente definirla con una sola chiara parola, ma era una cosa a forma di mezzaluna, diretta verso di lui e, ovviamente, pericolosa.
Voleva ucciderlo. Lo aveva previsto.
Lo aveva previsto da quando il combattimento era cominciato. Aveva previsto che sarebbe stato attaccato dalla stessa persona che, per pochi attimi, aveva deciso di aiutarlo, e tutto ciò non lo sorprendeva.
Almeno si erano chiariti.

(Che Liam fosse stato il primo a farsi beffe di quella proposta di amicizia era un particolare che andava in secondo piano: che una chiara proposta di amicizia, in realtà, non ci fosse stata mai, era poi un misero dettaglio. Ciò che importava era che era stanco e l’addome gli faceva male e non aveva voglia di essere tagliato in due- o qualsiasi altra cosa facesse quella mezzaluna magica. Tutto ciò che importava era proteggersi, erigere un muro di ossa e fare in modo che quell’attacco non raggiungesse e sperare, sperare e sperare che morissero tutti e due.)

Aprì gli occhi perché aveva sentito un guaito.
Li aprì di scatto, senza realmente pensare al perché: non sapeva realmente il perché.
Sapeva solo che c’era una pozza di sangue, di fronte a lui. Era così vicina al suo viso che avrebbe potuto annegarci.
Sapeva che quello non poteva essere il suo sangue, perché non sentiva dolore.
Sapeva che c’era qualcosa che non andava perché non sentiva dolore ed avrebbe dovuto, perché fino a pochi secondi prima il braccio destro aveva continuato a minacciare di vedere la pelle strapparsi e l’addome non mandava che una lontana fitta e le fiamme lo avevano divorato e non aveva senso.

(Qualcosa lo colpì allo stomaco, affondando per qualche centimetro prima di scomparire: non aveva la minima idea di cosa fosse successo, non aveva la minima idea del perché fosse successo, sapeva solo che qualcosa era affondato nella sua carne e sarebbe dovuto essere una tortura ma, per qualche ragione, non era che un insistente, a malapena sopportabile fastidio.)

Quando il secondo guaito raggiunse le sue orecchie, l’elfo scattò seduto.
Ci volle qualche attimo perché riuscisse a collegare la pozza di sangue al suo lupo: ed era così strano chiamare quel lupo che giaceva a terra, tremante, ‘Venner’, che per pochi istanti si chiese se fosse realmente il suo Venner.
Il suo Venner ringhiava e mostrava i denti, non guaiva come un povero cucciolo indifeso.
Il suo Venner emetteva un suono basso e minaccioso quando Liam lo guardava in quel modo pietoso, non si limitava ad abbassare ed alzare la cassa toracica come se ogni respiro gli procurasse sofferenza.
Il suo Venner gli avrebbe morso la mano piuttosto che lasciarsi grattare dietro l’orecchio.
Ma quello, d’altronde, non era il suo Venner: il suo Venner non aveva delle ustioni così tremende su tutto il corpo e non aveva una ferita così profonda al petto e quindi non c’era ragione perché i suoi occhi si riempissero di lacrime.

Nessuna ragione.

Un singhiozzo gli morì in gola.



Doveva pensare a sé stesso, alle sue ferite, al suo sangue che stava colando, alla sua pelle.
La sua pelle.
Alzò la mano sinistra, squadrandola dalla punta delle dita al polso, e dal polso alla spalla, tracciando con gli occhi una traiettoria che evitava i brandelli inceneriti del suo camice e registrava tutte le sfumature della sua pelle: ed era curioso, davvero, perché aveva sempre pensato che sul corpo degli altri quelle ustioni fossero agghiaccianti, ma ora che era la sua cute ad essere carbonizzata, la sua mano ad essere color cenere, il suo avambraccio ad essere annerito ed insensibile, ora non poteva fare altro che osservare, incantato.

Gli occhi bruciavano.



Ed era curioso come non potesse sentire assolutamente niente perché, oh, la sua mano destra era scivolata alla cintura ed aveva preso la rivoltella e la stava puntando contro il petto di Steve ed era così curioso, davvero, come poteva aver fatto a non notarlo?

La mano tremava.



E non era il rumore dello sparo ad averlo spaventato, ma il dolore sordo al braccio destro.

I tamburi da guerra continuavano a martellargli le tempie.



E quando gli occhi si posarono sulla pelle cinerea dell’avambraccio destro, Liam si chiese come fosse possibile che si fosse ferito: perché se era stato lui a sparare, allora non poteva essere stata lui la vittima, giusto?
Eppure, contrario a qualsiasi logica, il sangue sgorgava dal carbone e un osso, apparentemente, aveva bucato la carne e oh, allora quella strana sensazione che qualcosa dovesse strapparsi non era stata così insensata.

Le spalle cominciarono ad abbassarsi e ad alzarsi, velocemente.



E la pistola gli era scivolata di mano e non poteva guardare altro che il sangue, il sangue che sgorgava dal suo stomaco, il sangue di Venner, il sangue che lo circondava e non serviva neanche più a dargli calore perché non sentiva niente, niente freddo né calore, niente niente niente niente.

Il respiro era veloce, mozzato.



E casa sua si era fatta improvvisamente così lontana, ed il fuoco aveva perso quella sua sfumatura familiare, ed il caos nella sua mente era tale che presto la sua testa sarebbe scoppiata e non importava, perché l’ultimo appiglio prima di cadere nel burrone era divenuto sfocato e confuso e non ricordava e non importava.

Le sue labbra tremavano, aprendosi in un sorriso.



E tutto ciò che rimaneva era un’emozione che sola fluiva nelle sue vene, scorrendo come fosse elettricità: e il caos aumentava e i suoi polmoni erano schiacciati ed il sangue era ovunque ma non importava, perché quell’emozione, da sola, gli dava il respiro, gli dava una guida, gli dava la forza.

E non importava che fosse così staccato dal mondo da non riuscire più nemmeno a sentirlo sotto le dita, perché tutto d’un tratto era in piedi e la mano sinistra era appoggiata sulla sua fronte e con un semplice movimento aveva estratto dalla sua mente le fiamme del caos.


Odio.”

(Era una semplice parola, eppure era carica di quel sentimento a cui tentava di dare un nome preciso. Odio: e non avrebbe potuto essere stata pronunciata in modo più bruciante, rabbioso, feroce e crudele. Odio: e sembrava che il sangue ribollisse e le fiamme che volteggiavano sopra il palmo dell’elfo guizzavano nell’aria, prive di qualsiasi grazia.)

“Lasciate che vi spieghi quanto sono arrivato ad odiarvi, dal momento in cui vi ho incontrati.”

(Un movimento del polso e il fuoco scattava in avanti, lasciandosi dietro una scia di fiamme che sembravano non alimentarsi d’altro che di rancore.)

“Vi sono più di 10.000 trilioni di cellule nel mio corpo. Se la parola ‘odio’ fosse incisa su ogni nano-ångström di queste milioni di miliardi di cellule, ciò non equivarrebbe ad un decimiliardesimo dell’odio che provo in questo microsecondo. Per voi.”

(Con l’indice sinistro disegnava un otto nell’aria, più e più volte, lasciando che il fuoco volteggiasse attorno ai due mostri, sempre più vicino, sempre più vicino…)

“Odio.”

(Immobilizzò la mano, le dita tenute ad artiglio, e le fiamme rimasero sul posto, attendendo il segnale che finalmente avrebbe dato loro il permesso di banchettare sulle carni delle due vipere e oh, come scalpitavano, come sembravano bramare per gettarsi sulle vittime…)

Odio.”

(Chiuse la mano a pugno ed ecco che le fiamme si chiudevano su sé stesse, pronte ad incontrarsi nel centro di quei due buchi che erano rimasti in quel particolare disegno e oh, cosa importava se c’era qualcuno, lì in mezzo? Tanto meglio, avrebbero banchettato, avrebbero bruciato fino a che pure il sangue fosse evaporato e sarebbe stato così bello.)

(Così bello, e Liam non avrebbe potuto vedere nulla perché improvvisamente i suoi muscoli erano morti e il terreno si avvicinava, sempre di più, sempre di più, ed era strano ma tutto si svolgeva con così tanta lentezza e, per qualche assurdo momento, l’unica cosa a cui poteva pensare era a quella sensazione di dejà-vu.)







SPOILER (click to view)
[ReC : 260] [AeV : 220] [PeRF : 120] [PeRM : 365] [CaeM : 210]

Mana: 50% - 20% - 20% = 10%
Armi: Pistola - a terra , quattro proiettili Pugnale - Riposto
Danni subiti: Frattura esterna all'avambraccio destro, ferita profonda ed abrasioni all'avambraccio destro, emorragia interna all'addome, ustioni di terzo grado sulla maggior parte del corpo, ferita all'altezza dello stomaco di livello medio/alto
Tecniche utilizzate:

-Posso manipolare le ossa. Cioè, che altro devo fare? (x1)
A b i l i t à A t t i v a | C o n s u m o V a r i a b i l e | P e r g a m e n a D o m i n i o D e l l e O s s a

Il negromante riesce a dominare completamente le ossa. Potrà generare muri di ossa, barriere, lance et simili. Nel momento in cui attiverà la tecnica verrà come circondato da una strana aura grigia che servirà solo a detenerne l'attivazione. Da questo momento il mago sarà in grado di far crescere da qualsiasi punto del terreno che percepisce intorno a se, delle ossa, che potranno avere forma di muri o ossa normali.
Non vi sono limiti all'area entro la quale il mago può creare le sue ossa, l'importante è che riesca a percepire la zona che vuole colpire.
Per creare le ossa non sono necessarie particolari imposizioni delle mani.
Le ossa saranno dure quanto il ferro, se non di più, impiegheranno però qualche secondo a formarsi. E' possibile creare ossa anche da creature evocate in precedenza e composte da questo elemento, utilizzando le stesse e causandone evidentemente la morte, ma velocizzando notevolmente il processo di formazione, in quanto non vi è il bisogno di ricreare le ossa dal nulla.

-Oh, le fiamme dei ricordi! Puoi sentirlo, hm, il calore di casa mia? (x1)
A b i l i t à A t t i v a | C o n s u m o V a r i a b i l e | P e r g a m e n a P a d r o n a n z a d e l F u o c o

Il mago riesce a dominare completamente l'elemento fuoco. Potrà generare fiammate, colonne di fuoco, muri, palle di fuoco, raggi et simili. Nel momento in cui attiverà la tecnica verrà come circondato da una strana aura vermiglia che servirà solo a detenerne l'attivazione. Da questo momento, dal suo corpo, potrà emettere delle fiamme che potrà manipolare grazie a precisi movimenti delle mani e delle dita, una volta emesse.
Le fiamme che fuoriusciranno dal corpo potranno essere ancora gestite, una volta abbandonata la sua figura.
Le fiamme potranno essere emesse anche in un'area di un metro intorno a se.
Per manovrarle, comunque, sono necessari espliciti movimenti delle mani, in modo da dare degli ordini ben precisi al fuoco, come un direttore d'orchestra.
Mantenere attivo questo controllo comporta un grande consumo di energia, e per attivarlo e necessario almeno un secondo di ferma concentrazione.
Il fuoco provocherà ustioni di bassa, media, alta o critica intensità sul corpo dell'avversario, a seconda del costo pagato, e potrà muoversi piuttosto velocemente.

Abilità attive:
- Aww, guarda, gli piaccio! - Abilità di utilizzare Venner in combattimento

Azioni: Liam si difende la testa con il braccio destro e subisce una nuova frustata. Poi subisce la trappola ed erige una difesa ossea livello alto contro l'attacco di Steve, che si dimezza in potenza. Venner, già indebolito dalla trappola di Joey, si mette nella traiettoria e toglie ancora un pò di potenza- ho messo un basso, contando che è un lupacchiotto energia Gialla e quindi abbastanza resistente. Liam, quindi, subisce un secondo attacco medio/alto, dopodiché spara un colpo verso il petto di Steve: il problema, comunque, è che lo ha fatto con il braccio con l'osso scheggiato, il che significa che il rinculo dell'arma è abbastanza potente da mettere fuori posto l'osso. Ora, voi potreste dire "oh, andiamo, è troppo" ma tenete conto questo: era un osso scheggiato, lo è stato per tutto il combattimento e l'ustione di terzo grado lo rende abbastanza insensibile da non notare cose come "alzare il braccio mi da la sensazione di essere lì lì per strapparmi la pelle". Plus, un pò di dolore è divertente :8D:
Tornando al combattimento, perché era di questo che stavamo parlando, Liam evoca delle fiamme a livello alto: queste disegnano un otto attorno a Steve e Joey, ovvero voi due dovreste essere nei due buchi di tale disegno, circondati dalle fiamme. Comunque, fatto questo le fiamme si richiudono su se stesse- nel senso, si richiudono su di VOI. Yaaay. Spero sia chiaro? CREDO di sì. Vi chiedo scusa se non lo è.
Oh, e Liam sta svenendo, alla fine. Sì, bhè, cosa vi aspettavate.

Note: Well, isn't this strange O.o Ho risposto PRESTO!


Du, du hasst, du hasst mich :8D:


Edited by :.Sehnsucht.: - 23/4/2010, 19:22
 
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view post Posted on 26/4/2010, 17:38
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Esempio
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Bollenti lacrime caddero dai suoi occhi, solcando la pelle sotto la maschera, lavandola della sporcizia con cui era venuta a contatto. Non provava nessuna emozione che potesse essere associata al pianto; dunque perchè lo stava facendo? Se avesse avuto un pò più di tempo per pensare l'avrebbe definito riflesso incondizionato, ma al momento gli sembrava una manifestazione così aliena dal suo essere, da lasciarlo completamente ammutolito. Era come se il suo corpo si fosse scisso in due parti distinte, separate da una vetrata trasparente che permetteva di scorgere cosa ci fosse dall'altra parte. C'era un suo gemello oltre quel vetro, che sembrava aver perso completamente la ragione. Aveva gli occhi fuori dalle orbite, si strappava i capelli, e soprattutto non indossava la Maschera. La curiosità gli sussurrò di guardarlo in volto, ma trasalì scoprendo che era grondante di sangue, a causa dei numerosi urti subiti. Era in preda alla follia più totale, un terrore che era ben lontano dal poter essere esplicato con le parole. Il ragazzo continuava ad osservarlo; aveva il fiato corto, ed aveva appannato la superficie vitrea più prossima alle sue labbra. La mano destra si levò nell'aria, mentre l'indice si muoveva rapido a tracciare alcune parole con sorprendente leggerezza. Ciò strappò l'animale dal suo dolore, spingendolo a sollevarsi sulle sue gambe malconce per osservare più da vicino la scritta.
Analeen.
Joey non sapeva perchè avesse tracciato quelle lettere; era stata un'azione istintiva priva di qualsiasi significato. Staccò per un istante la punta del dito dal vetro, prima di poggiare l'intero palmo della mano su di essa; in perfetta sincronia con l'essere dall'altra parte, che ora lo guardava molto più intensamente di prima. Come se gli avesse regalato una speranza a cui aggrapparsi.
C r a s h
Sobbalzò improvvisamente, conservando come ultimo ricordo l'infrangersi di quel vetro, e l'espressione addolorata di quegli occhi rosso fuoco.
Era nuovamente in quella stramba arena, intento a combattere per il diletto del Re, sotto il suo sguardo pigro e divertito.
« Adieu. »
Il suono proveniva da un punto imprecisato alle sue spalle. Si voltò rapido, riportando la Fauce dinanzi a se, facendo perno sul piede sinistro di appoggio, e, ruotando, fece compiere alla catena un movimento semicircolare verso la direzione da cui proveniva la voce.
Sospirò, stancamente, quando vide lo stesso attacco, ancora una volta, provenire verso la sua direzione. Un braccio era già andato, e prendere il colpo in pieno gli sarebbe costato il duello, o, nella peggiore delle ipotesi, la vita.
La sua Signora avrebbe dovuto fargli di nuovo da scudo, senza pensare a ciò che era accaduto. Pensava e ripensava alle stesse parole, quasi come se volesse che Lei lo sentisse.
Non permetterò che ti faccia del male.
E così, gli anelli metallici incontrarono la superficie magica del colpo, disperdendo gran parte della forza distruttiva che recava con se. La catena fu spostata di lato, causandogli uno strappo al braccio destro che gli ispirò l'ennesimo verso di dolore di quel maledetto giorno.
Indurì gli addominali, aspettando il colpo, immobile, lasciando che la sofferenza si riversasse nel suo corpo.
Sentì il colpo penetrare per qualche centimetro nello sterno, prima di arrestarsi e donare al reietto quella sgradevole sensazione di nausea.
Sudava copiosamente, e sanguinava da diverse zone imprecisate del suo corpo. Pulsava, seguendo il ritmo del battito cardiaco, che lo martoriava incessantemente, alternando algia a pochi secondi di insensibilità.
Ansimava, oramai quasi allo stremo delle forze, eppure ancora deciso a brillare ancora una volta, prima di estinguersi del tutto.
Con la coda dell'occhio vide il ragazzo sollevarsi dal cerchio sotto i suoi piedi, che continuava a riscaldare l'aria, e mirare con una rivoltella verso la sua direzione. Un lampo di paura gli attraverso il petto come una lama di ghiaccio quando sentì lo sparo. Non ebbe il tempo di pensare a nulla, ma potè solo avvertire la carezza flebile del proiettile che fischiò vicinissimo alla sua carne. Osservò l'espressione di odio dipinta su quel volto così giovane, così come scorse le lacrime che facevano capolino agli angoli degli occhi, trattenute a fatica.
Il suo cucciolo era a terra, ferito gravemente, mentre una pozza di sangue si allargava sotto di lui ed il suo pelo si contorceva su se stesso a causa del calore. Vedere tutta quella sofferenza doveva avergli fatto perdere la testa, e portato a scatenare la sua follia verso coloro che erano stati gli artefici di tutto ciò.
Il colpo di pistola era per quel fottuto spadaccino, ma dai gesti che stava compiendo con le mani, Joey capì che non ne sarebbe uscito illeso.
Non finì nemmeno di articolare il pensiero, che enormi fiamme si sollevarono dal nulla, lasciando una scia rovente dietro loro stesse che le portò a tracciare un otto, in cui i due fuochi erano occupati rispettivamente dal Pagano e dallo Schermidore.
Fiamme.
Quella sarebbe stata la fine più adatta quel giorno. Tutti sarebbero stati purificati dalle fiamme, in modo che dubbi e paure venissero cauterizzati come cicatrici sulla pelle. Il piccolo piromane non sarebbe scampato a quel destino, ma l'altro prigioniero avrebbe forse tentato la fuga.
Impossibile.
Glielo avrebbe impedito ad ogni costo.
Joey sollevò entrambe le braccia al cielo, stringendo i denti per sopportare il dolore, per far fluire le sue ultime energie.
Un cerchio di luce gialla si illuminò debolmente sotto i piedi dell'uomo, ancorandolo al terreno e ai suoi peccati. Sorrise mentre sentiva parlare di odio, ed alzò lo sguardo prima verso il Re, e successivamente verso il cielo.
« Bruceremo tutti quì. »
Tenne le braccia spalancate, mentre le fiamme si gettarono su di lui per stringerlo e divorarlo.
Avvertì il tocco, quasi freddo sulla pelle, e lo collegò alle mani leggere di una donna; la sua.
Non poteva morire, di questo era certo.
La doveva trovare.
Analeen.


SPOILER (click to view)

{ ReC 250 } . { AeV 250 } . { PeRf 150 } . { PeRm 200 } . { CaeM 425/850 }


Energia : 10%
Danni : Ustione di livello Basso alla mano destra. Braccio sinistro lussato ed inutilizzabile, strappo alla spalla destra. Ustione Alta al petto, e danni bassi alle piante dei piedi. Stanchezza Media.
Equip : La Fauce (In Scena) La maschera (indossata) Il Medaglione (indossato)
Passive :
Dall' Unione...la Forza : La Fauce usa l'AeV di Joey
Dalla Calma...la Capacità : Riflessi velocissimi, e capacità di reazione immediate. Ogni colpo conta come una tecnica di livello Basso.
Attive :

« Dalla Concentrazione...la Precisione » Un risvolto particolare delle abilità del reietto sono le sue capacità offensive. Essi infatti si baseranno principalmente su velocità e concentrazione, che diveranno la chiave di volta per ogni duello. Ma come combatte realmente Joey? Beh dare una spiegazione a tale quesito non è troppo difficile per chiunque l'abbia visto all'opera almeno una volta. Il mezzo attraverso cui si propagano le sue offese, è la sua amata Fauce, che agisce da Boia e Compagna al tempo stesso, silenziosa e letale. Attingendo ad un quantitativo di energie pari a Basso infatti, il giovane sarà in grado di riversare tutta la sua concentrazione nella sua Dama, donandole un potere distruttivo senza eguali. Un effetto simile può essere ottenuto utilizzando un costo Medio di energie. In questo caso, il guardiano, ricoprirà la sua arma di un pesante alone di distruzione, trasformando ogni colpo fisico in una tecnica pari al consumo utilizzato. In questi frangenti, l'arma acquista una forza ed una velocità spaventose, riuscendo a superare innumerevoli difese, cogliendo di sorpresa l'avversario, che avrà l'impressione di fronteggiare un normale pezzo di ferro, e non una Belva. Molti sono coloro che caddero sotto i suoi colpi, e molti altri lo saranno per via della natura infida del colpo. Bloccare fisicamente un'offesa del genere infatti, risulta quasi impossibile per chiunque, rendendolo un facile bersaglio. Di sicuro si tratta di una delle tecniche maggiormente utilizzate dal peccatore, che però talvolta è costretto a dover utilizzare le maniere forti, dando sfoggio di capacità ancor più temibili. In questi allora, egli brucerà dalle proprie riserve, un ammontare di energie pari ad Alto da riversare direttamente nella sua Fauce, che acquisterà una potenza straordinaria, capace di spezzare ossa come fossero fragili fuscelli, o nel caso in cui impatti con la lama avversaria, di frantumarla in due, rendendo il portatore totalmente inoffensivo e alla sua totale mercè.
[Attiva del dominio WS, primo e terzo livello (quest'ultima al secondo turno di attivazione), per contrastare il fendente critico. Dovrebbe essere Alto + Medio]

« Dal Fuoco...la Redenzione » citata (secondo ed ultimo turno di incubazione)
[Pergamena Cacciatore : Trappola Incandescente]

« Dal Peccato...la Pesantezza » Quante volte si è sentito parlare di peccato come una sorta di colpa, una macchia ne insozza il candido abito che ci viene consegnato non appena veniamo messi alla vita. Ma varie sono le metafore adottate per esplicare questa condizione di sofferenza. Un'altra di queste, è rappresentata dalla pesantezza dello spirito e del corpo. Joey è un peccatore, un pagano, un eretico così pieno di peccato, al tal punto da riuscire ad esternarlo dal suo corpo, e fargli assumere consistenza fisica. Nello specifico, mediante un consumo Medio, il peccatore riuscirà a dar vita ad un cerchio di tenue luce, dal diamtero di tre metri, direttamente sul terreno. Tale cerchio impiegherà qualche secondo per completarsi, sprigionando così tutta la sua forza. Infatti, tutti gli esseri che risiederanno nella zona circoscritta, proveranno la medesima sensazione del peccatore; quella pesantezza di spirito che si riverserà sulle loro carni, rendendoli impossibilitati a muoversi con naturalezza, bensì quasi al rallentatore. Joey potrà sfruttare tale condizione a suo vantaggio, avendo gli avversari alla sua totale mercè.
[Pergamena Cacciatore : Trappola]

Note : Siamo alle battute finali! Ragazzi, vi ringrazio uno sproposito per aver dato di nuovo un senso al mio personaggio, facendo combiacere perfettamente tutti i pezzi della mia storia ^^ detto ciò per quanto riguarda la parte tecnica, tento di difendermi alla meno peggio dall'attacco critico di Raphael (devo dirtelo amico, subirne due è frustrante xD), dopodichè lascio Liam bruciare, dato che la trappola incandescente dura due turni, e bloccò Raphael poco prima che la manipolazione delle fiamme di Liam lo raggiungano. That's all, folks :v:
Per dubbi, domande, insulti MP o bando ^^
P.S. chiedo scusa per il ritardo, ma mia sorella è rimasta bloccata in casa per una chiave difettosa :bah: non specifico dove va.
 
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¬Lenny
view post Posted on 28/4/2010, 14:26




L'odio è un tonico, fa vivere, ispira vendetta;
invece la pietà uccide, indebolisce ancora di più
la nostra debolezza.

Honoré de Balzac




Solo il rimorso offre una seconda opportunità.
Non è stato il dilaniare entrambi gli avversari, sia l’animale che Liam, no. Non ho provato nulla, e nulla ha smosso i miei
pensieri mentre entrambi si sono piegati sotto i colpi poderosi delle due Eclair.
Credo che a smuovermi sia stato colpire quella povera, indifesa, innocente bestiola, il piccolo segugio di Liam.
Voleva solo difendere la vita del suo padrone. Solo dimostrare, nell’ultimo e disperato atto di fedeltà, di essergli stata sempre
vicina nella vita, e di esserlo anche nella morte.
Mi dovrebbe dispiacere per lei? Dovrei provare un qualche senso di colpa di fronte al suo corpicino riversato in una lurida
pozza di sangue? Dovrei chiedere perdono? Dovrei provare qualcosa che si avvicini anche solo lontanamente al rimorso?
Cerco di autoconvincermi che non è stata colpa mia, che è stata quell’insulsa bestiola a porsi di mezzo tra me e Liam.
Non volevo farle del male, non..Non volevo.
Mi dispiace.
Chi..Cosa sono diventato?
Credo proprio che sia autocommiserazione. Sto immaginando di morire in circostanze drammatiche, di esser tragicamente
sottratto alla Dea, e poi di essere dimenticato, cosa ancor più lamentevole. A quali terribili cliché ci riducono questi combattimenti
cosi come la guerra e le lotte sociali, e come devono essere potenti i loro effetti, se perfino io ne sono stato infettato.
Credo sia il caso di tornare padrone di me stesso.

Sento la mia eccitazione febbrile scemare, e cerco di chiudere per un attimo gli occhi e la mente.
Giusto il tempo per capacitarmi dell'ultima offensiva di Liam.
Osservo il suo braccio come esplodere sotto il suo stesso colpo di pistola.
Osservo la canna puntata al mio petto emanare un sonoro boato, che pare un vero e proprio urlo anzichè uno sparo.
Osservo il mio braccio agire d’istinto, ed attuare la difesa apparentemente più insensata che possa esistere.
La mancina, stretta ancora attorno l'impugnatura della Flambert, schizza verso l'alto in quello che si rivelerebbe essere un
consueto fendente, volto tuttavia come difesa assurda per quel proiettile. Il piano è tagliare il proiettile in due esatte metà
con la spada, facendole ricadere in terra come uno spettacoletto da saltimbanchi.
Il fatto è che mi piace essere teatrale. Devo esserlo, per vincere questa ridicola competizione, per ricevere l'approvazione
dell'empio regnante.
Avendo ben studiato la traiettoria dello sparo, volgo un colpo ascendente trasverso in direzione della stessa, portando il filo
della lama ad impattare con la cuspide del proiettile, e posso udire il contatto subitaneo dell'acciaio della lama contro l'acciaio del
proiettile, il quale viene colpito in pieno centro dalla lama, sfrigola e raschia come incredulo di non poter colpire il suo obiettivo, per poi
spaccarsi in due metà, le quali, volteggiando varie volte in aria, terminano cascando ai miei piedi inerti.
Quale tedio.

Eppure avverto un certo sopimento delle membra, una pesantezza inconsueta del mio corpo. L’ultimo, poderoso assalto è
stato forse uno dei più veementi mai portati contro chicchessia negli ultimi vent’anni.
Certo di aver ormai la vittoria in pugno, rinfodero la Lambert e porto la mancina in una tasca laterale, alla ricerca di un
medicinale ricostituente. E mentre sono in procinto di portarlo alla bocca, odo le parole del buon Liam espandersi nell’aere,
tracotanti di qualcosa che è un po’ peggio della rabbia e un po’ meglio del disprezzo da me provati in precedenza.
"Odio."
I miei occhi sono dentro i suoi.
Incuriosito da quella parola del tutto fuori luogo da un contesto del genere, porto il medicinale alla bocca, prendendo a
masticarlo celermente. La sensazione è quella di avere del cuoio dentro la bocca.
“Lasciate che vi spieghi quanto sono arrivato ad odiarvi, dal momento in cui vi ho incontrati.”
Rimango impassibile, provando per la prima volta un senso di fastidio. Sì, posso forse provare compassione per il praticante
di magia oscura, ma lui, quel Liam, sta facendo uso di maniere alquanto deprecabili.
Socchiudo le labbra, per pronunciare qualche osservazione feroce, ma poi preferisco non dire nulla.
E' esplicito che Liam sia in preda alla disperazione. Che si gusti pure il suo sangue, oltre a l suo odio.
Ruminando avidamente la sostanza, e già percependo le mie membra rinvigorirsi, porto entrambe le braccia ad incrociarsi dinanzi al petto.
"Vi sono più di 10.000 trilioni di cellule nel mio corpo. Se la parola ‘odio’ fosse incisa su ogni nano-ångström d
i queste milioni di miliardi di cellule, ciò non equivarrebbe ad un decimiliardesimo dell’odio che provo in questo microsecondo.
Per voi.”

Le mie orecchie hanno smesso di ascoltare quelle parole così fiere, ma alla fine così prive di senso alcuno.
Piuttosto le pupille, quellescattano ancora da destra a sinistra, cercando di trovare una qualche via di fuga da quell’inferno vorticante.
Le fiamme evocate da Liam mi accerchiano, danzanti e frenetiche, e tutto ciò che posso
fare inizialmente è rimproverare me stesso per la tracotanza dimostrata poc’anzi.

Il fuoco non ha mente.
Le mie mani si stringono l’una nell’altra in una preghiera frenetica, disperata, allucinata.
Il fuoco non ha anima.
Una preghiera nel nome dell’unica vera Dea.
Il fuoco non ha occhi.
Levo le braccia al cielo, palmi aperti come nel gesto di afferrare l’intera volta celeste.
Il fuoco vuole dissacrare.
L’animale demente urla minacce rivolte al nulla.
Il fuoco vuole divorare.
Il mio corpo emana un unico, lampante, istantaneo, bagliore nel paesaggio color antracite.
Il fuoco vuole devastare.
La mia pelle, i miei tessuti, i miei vestiti. Si irradiano di pura luce divina, ricoperti per intero da una patina aurea .
Il fuoco vuole annientare.
Osservo questa coda fiammeggiante del cielo, osservo questo rogo terminale stringersi sempre più attorno a me, in un moto circolare concentrico.
Il fuoco ha fame.
Prendo anch‘io parola, rivolgendomi sia all’animale (incredibilmente ancora in piedi) che al povero Liam.
"Tu non sai di cosa parli. Continui a diffondere sulla terra la più satanica delle eresie: la magia nera. E quest'oggi..
Il fuoco esplode.
L’animale, mio unico compagno di danza in questo palcoscenico infernale, viene avvolto insieme al sottoscritto in questa orgia
di fuoco, purificato dalle medesime fiamme cremisi volteggianti.
Quasi mi dispiace deluderlo.
La purezza non può distruggere altra purezza.
..non potrai corrompere la carne dei credenti della Vera Fede, eretico."
Mentre le fiamme mi avvolgono, tentano di divorare la mia carne ed il mio spirito. Mentre sento la simbiosi metafisica tra me
e la Dea più reale di questa stessa realtà empirica. Mentre sorrido, lusingato di tanto potere, ubriaco ed inebriato di tanta maestosità,
del tutto indifferente alle fiamme che si ritraggono a contatto con la mia pelle divina.
Mentre tutto ciò accade, poso il mio sguardo sul Re che Non perde Mai, solo adesso posso finalmente ammetterlo a me stesso.
Se l’animale incuteva timore, e se Liam ad un certo punto faceva persino paura..
Il Re sembra l’incarnazione stessa del Terrore.
Sono l’ultimo rimasto in piedi. Sono l’unico ad ergersi ancora contro Lui.
Inizialmente provavo preoccupazione, rabbia e una specie di indignata paura fisica, ma tutto questo era tenuto in scacco al
fondo della mente dalla necessità di una reazione immediata che la situazione mi richiedeva, dalla mia immersione nel
presente e nelle sue pretese.
Ma questa trepidazione, questa ansietà febbrile, questa apprensione rivolta al futuro è qualcosa di completamente diverso.
Non riesco a ricordare di essermi mai sentito così fin da quando venivo spedito in camera mia in attesa della punizione da
parte di mio zio Gusparde.
Mi chiedo cosa sto provando adesso, e stabilisco che è nervosismo. Sono abituato solo all'aspettativa, non a questa emozione
forse simile ma del tutto spiacevole, e immagino che mi colpisca così acutamente proprio perché ne sono così poco avvezzo.
Ci sono stati spaventi e crisi a volontà in questi ultimi tempi, col peggiorare della situazione - in maniera del tutto incredibile
all'inizio, anche se, col senno di poi, c'è il marchio dell'inesorabilità su tutto ciò che è accaduto - fino all'attuale eccesso di
avversità, ma in qualche modo in passato riuscivo a sfuggire a questo senso di timore.
Forse in passato mi sono sempre sentito padrone delle circostanze, sicuro com'ero dell'amministrazione della mia casa e
delle sue distribuite risorse.
"Un sentimento così nobile, l'odio..
Parlo rivolgendomi al Re, a quella figura così poco regale, svaccata su un qualche trono sin dalla genesi dell’Abiezione.
Timbro calmo, pacato. Voce cortese.
..quale terribile spreco".
E lo fisso.
E sento il peso del suo sguardo su di me.
E sento che questo è il momento adatto per dirgli qualcosa d'altro, qualunque cosa.
E invece taccio.
E nulla, se non il gracchiare di corvi lontani, si ode più in questa valle di morte.



SPOILER (click to view)

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Rec 400 ~ AeV 225 ~ PeRf 175 ~ PeRm 325 ~ CaeM 200
Energia residua: 20% -1% +30% -35% = 14%
Status Fisico: Abrasione di livello Medio sull'avambraccio destro. Lacerazioni multiple di bassa-media entità alle palme dei piedi, ostacolerebbero i movimenti.
Oggetti: (Occhio del Gatto, Occhio della Lince) x1 - Linfa vegetale (se masticata, riempie il 30% della riserva energetica) - Anello del potere maggiore (bonus energetico del 50%)
Status Psicologico: Calmo.
Passive in uso
Scurovisione Possibilità di cognizione visiva notturna o al buio, se naturale.
Le Enchantè Estoc des Sorel La spada Flambert: è indistruttibile/ sempre affilatissima/ non può perdere capacità offensive/ non può essere sottratta o rubata/ nelle mani di Raphael priva di peso.
La Vigueur des Sorel Risparmio energetico su ogni tecnica attiva del 5%, qualora il consumo debba scendere oltre lo 0% resta 1%.
La Brise des Sorya Possibilità di combattere sotto il 10% di energia senza sentire fatica, pur non potendo utilizzare ulteriori tecniche.

Attive utilizzate:
Les Doigts Souples~ Raphael compie un unico velocissimo movimento del braccio, o dell'arma, votato a disarmare il proprio avversario colpendolo al polso, o comunque all'arto che afferra l'arma di cui fa utilizzo. Questo gesto è notevolmente più veloce di qualsiasi altro movimento che il ladro potrebbe compiere, e quindi, se usato con arguzia, difficilmente evitabile.
Se si possiede un alto controllo delle armi è comunque difficili rimanere disarmati, a meno che anche Raphael non ne possegga uno altrettanto alto, che annulla questo tipo di vantaggio.
Questo attacco può anche essere utilizzato per deviare con l'arma o la mano un colpo diretto alla propria persona con un arma da lancio, come un sasso, uno shuriken, una freccia o una pallottola senza riportare danno sulla mano.
[Pergamena Disarmo] Consumo di energia: Basso

La Armure des Sorya ~ Avvertita dallo stesso Raphael come una sorta di simbiosi totale tra se stesso e la divinità, "La armatura dei Sorya", o "La pelle di Elhonna", come suole definirla, si presenta allo stesso Sorel come una sorta di protezione divina, trascendente dalle umane miserie. In questo stato Raphael verrà circondato da una sorta di seconda pelle luminosa, che coprirà interamente il suo corpo. Questa sarà resistentissima a colpi di armi da taglio e da fuoco, e la magia sarà completamente inutile contro di essa. L'"armatura" sarà inscalfibile, e praticamente indistruttibile, ma non darà alcun tipo di difesa da contusioni e colpi, che sortiranno comunque il loro effetto, come gli urti.
Per attivarla non saranno a lui necessarie imposizioni delle mani, ma qualche secondo di ferma concentrazione. Sul corpo del Sorel si presenterà come una sottile patina scintillante. Può fornire difesa solo contro tecniche magiche e fisiche di livello alto o inferiore, svanendo al termine del turno.
[Pergamena Armatura di Luce] Consumo di energie: Critico

Riassunto Kombat: -Raphael si difende dallo sparo con un fendente, tagliando il proiettile in due metà. (lo so che potevo evitarlo, ma ho sempre voluto fare una cosa del genere <__<)
-Durante il discorsetto di liam, ne approfitta per masticarsi una linfa vegetale, riaquistando il 30% energetico
-Dato che il fuoco è circolare, ed è impossibile schivarlo, utilizza la perga armatura di luce (che dovrei aver incastonato nella flambert solo dopo i primi post di combattimento -per mia fortuna- ..)

 
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17 replies since 18/3/2010, 15:35   888 views
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