| :.Sehnsucht.: |
| | Let me Tell you Hate, hate, hate
Non voleva combattere. Quella era l’unica frase a cui tutto il suo essere si stava aggrappando, quello era l’unico appiglio che gli rimaneva prima di cadere nel vuoto. Non voleva combattere. Quella era l’unica cosa che doveva ricordare, quella era l’unica cosa che era vera: ed anche se la sua mente era in piena azione, anche se le voci si accavallavano le une sulle altre in quel modo così confuso, anche se la melodia continuava e i tamburi si facevano sempre più forti, tutto sarebbe andato via se si fosse ricordato quella semplice frase. Non voleva combattere: e ciò che accadeva di fronte a lui diveniva inutile, lontano, null’altro che una foto rovinata di qualcuno che non riconosceva. Non voleva combattere.
(Un pentagramma scarlatto si era formato sotto il suo corpo: non importava. Non importava neanche la nuova frustata che aveva subito al braccio destro, quella nuova fitta che gli mozzava il respiro ma che poteva sopportare, perché d'altronde almeno era riuscito a difendere la testa e no, non importava che da quello squarcio nella carne si potesse vedere l'osso. Non importava. Era lontano. Non lo riguardava. Non c’era nulla che dovesse riguardarlo, nulla se non il sangue dei due avversari e le loro teste come prova che il potere doveva andare a lui, a lui e a nessun altro. Doveva avere il potere. Doveva resistere. Doveva chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare in un posto lontano e protetto e felice.)
Non voleva svegliarsi. Perché quello era il punto: fino a quando i suoi occhi rimanevano chiusi, non era il fuoco ciò che divorava le sue carni. Era un giorno d’estate e i raggi del sole lo cullavano, rendendo il calore che le sue coperte di flanella intrappolavano insopportabile: e certo, stava soffocando e gli sarebbe bastato alzarsi e tirare le tende perché potesse tornare a dormire in pace, ma perché avrebbe dovuto farlo? Gli piaceva il sole. Gli piaceva il caldo. Non voleva alzarsi. Non voleva svegliarsi. Ed intanto il calore diminuiva e forse il problema era che non aveva messo abbastanza legno nel fuoco. Era inverno e il fuoco del caminetto che scoppiettava di fronte al divano su cui si era accoccolato stava morendo: ed avrebbe dovuto uscire e prendere qualcosa, anche solo qualche pezzo di carta, ma perché avrebbe dovuto farlo? Gli piaceva, quel divano. Gli piaceva quel tepore. Non voleva alzarsi. Non voleva svegliarsi. E non sentiva più niente, né il terreno sotto di sé né il fuoco che fino a prima lo circondava. Era appoggiato su un fianco, eppure era come se galleggiasse perché non gli sembrava di essere appoggiato su niente: e forse avrebbe dovuto spostarsi, probabilmente aveva solo perso sensibilità, ma perché avrebbe dovuto farlo? Non voleva svegliarsi. Per nessuna ragione.
(Adieu diceva Steve per una qualche ragione che non gli importava e al diavolo anche lui: non era stato beneducato, prima, nessuno dei due lo era stato. Erano solo ostacoli verso il potere e non avevano nemmeno avuto la decenza di presentarsi.)
Socchiuse gli occhi, perché doveva sapere almeno dove doveva dirigere le sue sempiterne maledizioni, e ad accoglierlo vi fu solo l’immagine di, bhè, qualcosa: non poteva esattamente definirla con una sola chiara parola, ma era una cosa a forma di mezzaluna, diretta verso di lui e, ovviamente, pericolosa. Voleva ucciderlo. Lo aveva previsto. Lo aveva previsto da quando il combattimento era cominciato. Aveva previsto che sarebbe stato attaccato dalla stessa persona che, per pochi attimi, aveva deciso di aiutarlo, e tutto ciò non lo sorprendeva. Almeno si erano chiariti.
(Che Liam fosse stato il primo a farsi beffe di quella proposta di amicizia era un particolare che andava in secondo piano: che una chiara proposta di amicizia, in realtà, non ci fosse stata mai, era poi un misero dettaglio. Ciò che importava era che era stanco e l’addome gli faceva male e non aveva voglia di essere tagliato in due- o qualsiasi altra cosa facesse quella mezzaluna magica. Tutto ciò che importava era proteggersi, erigere un muro di ossa e fare in modo che quell’attacco non raggiungesse e sperare, sperare e sperare che morissero tutti e due.)
Aprì gli occhi perché aveva sentito un guaito. Li aprì di scatto, senza realmente pensare al perché: non sapeva realmente il perché. Sapeva solo che c’era una pozza di sangue, di fronte a lui. Era così vicina al suo viso che avrebbe potuto annegarci. Sapeva che quello non poteva essere il suo sangue, perché non sentiva dolore. Sapeva che c’era qualcosa che non andava perché non sentiva dolore ed avrebbe dovuto, perché fino a pochi secondi prima il braccio destro aveva continuato a minacciare di vedere la pelle strapparsi e l’addome non mandava che una lontana fitta e le fiamme lo avevano divorato e non aveva senso.
(Qualcosa lo colpì allo stomaco, affondando per qualche centimetro prima di scomparire: non aveva la minima idea di cosa fosse successo, non aveva la minima idea del perché fosse successo, sapeva solo che qualcosa era affondato nella sua carne e sarebbe dovuto essere una tortura ma, per qualche ragione, non era che un insistente, a malapena sopportabile fastidio.)
Quando il secondo guaito raggiunse le sue orecchie, l’elfo scattò seduto. Ci volle qualche attimo perché riuscisse a collegare la pozza di sangue al suo lupo: ed era così strano chiamare quel lupo che giaceva a terra, tremante, ‘Venner’, che per pochi istanti si chiese se fosse realmente il suo Venner. Il suo Venner ringhiava e mostrava i denti, non guaiva come un povero cucciolo indifeso. Il suo Venner emetteva un suono basso e minaccioso quando Liam lo guardava in quel modo pietoso, non si limitava ad abbassare ed alzare la cassa toracica come se ogni respiro gli procurasse sofferenza. Il suo Venner gli avrebbe morso la mano piuttosto che lasciarsi grattare dietro l’orecchio. Ma quello, d’altronde, non era il suo Venner: il suo Venner non aveva delle ustioni così tremende su tutto il corpo e non aveva una ferita così profonda al petto e quindi non c’era ragione perché i suoi occhi si riempissero di lacrime.
Nessuna ragione.
Un singhiozzo gli morì in gola.
Doveva pensare a sé stesso, alle sue ferite, al suo sangue che stava colando, alla sua pelle. La sua pelle. Alzò la mano sinistra, squadrandola dalla punta delle dita al polso, e dal polso alla spalla, tracciando con gli occhi una traiettoria che evitava i brandelli inceneriti del suo camice e registrava tutte le sfumature della sua pelle: ed era curioso, davvero, perché aveva sempre pensato che sul corpo degli altri quelle ustioni fossero agghiaccianti, ma ora che era la sua cute ad essere carbonizzata, la sua mano ad essere color cenere, il suo avambraccio ad essere annerito ed insensibile, ora non poteva fare altro che osservare, incantato.
Gli occhi bruciavano.
Ed era curioso come non potesse sentire assolutamente niente perché, oh, la sua mano destra era scivolata alla cintura ed aveva preso la rivoltella e la stava puntando contro il petto di Steve ed era così curioso, davvero, come poteva aver fatto a non notarlo?
La mano tremava.
E non era il rumore dello sparo ad averlo spaventato, ma il dolore sordo al braccio destro.
I tamburi da guerra continuavano a martellargli le tempie.
E quando gli occhi si posarono sulla pelle cinerea dell’avambraccio destro, Liam si chiese come fosse possibile che si fosse ferito: perché se era stato lui a sparare, allora non poteva essere stata lui la vittima, giusto? Eppure, contrario a qualsiasi logica, il sangue sgorgava dal carbone e un osso, apparentemente, aveva bucato la carne e oh, allora quella strana sensazione che qualcosa dovesse strapparsi non era stata così insensata.
Le spalle cominciarono ad abbassarsi e ad alzarsi, velocemente.
E la pistola gli era scivolata di mano e non poteva guardare altro che il sangue, il sangue che sgorgava dal suo stomaco, il sangue di Venner, il sangue che lo circondava e non serviva neanche più a dargli calore perché non sentiva niente, niente freddo né calore, niente niente niente niente.
Il respiro era veloce, mozzato.
E casa sua si era fatta improvvisamente così lontana, ed il fuoco aveva perso quella sua sfumatura familiare, ed il caos nella sua mente era tale che presto la sua testa sarebbe scoppiata e non importava, perché l’ultimo appiglio prima di cadere nel burrone era divenuto sfocato e confuso e non ricordava e non importava.
Le sue labbra tremavano, aprendosi in un sorriso.
E tutto ciò che rimaneva era un’emozione che sola fluiva nelle sue vene, scorrendo come fosse elettricità: e il caos aumentava e i suoi polmoni erano schiacciati ed il sangue era ovunque ma non importava, perché quell’emozione, da sola, gli dava il respiro, gli dava una guida, gli dava la forza.
E non importava che fosse così staccato dal mondo da non riuscire più nemmeno a sentirlo sotto le dita, perché tutto d’un tratto era in piedi e la mano sinistra era appoggiata sulla sua fronte e con un semplice movimento aveva estratto dalla sua mente le fiamme del caos.
“Odio.”
(Era una semplice parola, eppure era carica di quel sentimento a cui tentava di dare un nome preciso. Odio: e non avrebbe potuto essere stata pronunciata in modo più bruciante, rabbioso, feroce e crudele. Odio: e sembrava che il sangue ribollisse e le fiamme che volteggiavano sopra il palmo dell’elfo guizzavano nell’aria, prive di qualsiasi grazia.)
“Lasciate che vi spieghi quanto sono arrivato ad odiarvi, dal momento in cui vi ho incontrati.”
(Un movimento del polso e il fuoco scattava in avanti, lasciandosi dietro una scia di fiamme che sembravano non alimentarsi d’altro che di rancore.)
“Vi sono più di 10.000 trilioni di cellule nel mio corpo. Se la parola ‘odio’ fosse incisa su ogni nano-ångström di queste milioni di miliardi di cellule, ciò non equivarrebbe ad un decimiliardesimo dell’odio che provo in questo microsecondo. Per voi.”
(Con l’indice sinistro disegnava un otto nell’aria, più e più volte, lasciando che il fuoco volteggiasse attorno ai due mostri, sempre più vicino, sempre più vicino…)
“Odio.”
(Immobilizzò la mano, le dita tenute ad artiglio, e le fiamme rimasero sul posto, attendendo il segnale che finalmente avrebbe dato loro il permesso di banchettare sulle carni delle due vipere e oh, come scalpitavano, come sembravano bramare per gettarsi sulle vittime…)
“Odio.”
(Chiuse la mano a pugno ed ecco che le fiamme si chiudevano su sé stesse, pronte ad incontrarsi nel centro di quei due buchi che erano rimasti in quel particolare disegno e oh, cosa importava se c’era qualcuno, lì in mezzo? Tanto meglio, avrebbero banchettato, avrebbero bruciato fino a che pure il sangue fosse evaporato e sarebbe stato così bello.)
(Così bello, e Liam non avrebbe potuto vedere nulla perché improvvisamente i suoi muscoli erano morti e il terreno si avvicinava, sempre di più, sempre di più, ed era strano ma tutto si svolgeva con così tanta lentezza e, per qualche assurdo momento, l’unica cosa a cui poteva pensare era a quella sensazione di dejà-vu.)
[ReC : 260] [AeV : 220] [PeRF : 120] [PeRM : 365] [CaeM : 210] Mana: 50% - 20% - 20% = 10% Armi: Pistola - a terra , quattro proiettili Pugnale - RipostoDanni subiti: Frattura esterna all'avambraccio destro, ferita profonda ed abrasioni all'avambraccio destro, emorragia interna all'addome, ustioni di terzo grado sulla maggior parte del corpo, ferita all'altezza dello stomaco di livello medio/alto Tecniche utilizzate: - Posso manipolare le ossa. Cioè, che altro devo fare? (x1) A b i l i t à A t t i v a | C o n s u m o V a r i a b i l e | P e r g a m e n a D o m i n i o D e l l e O s s aIl negromante riesce a dominare completamente le ossa. Potrà generare muri di ossa, barriere, lance et simili. Nel momento in cui attiverà la tecnica verrà come circondato da una strana aura grigia che servirà solo a detenerne l'attivazione. Da questo momento il mago sarà in grado di far crescere da qualsiasi punto del terreno che percepisce intorno a se, delle ossa, che potranno avere forma di muri o ossa normali. Non vi sono limiti all'area entro la quale il mago può creare le sue ossa, l'importante è che riesca a percepire la zona che vuole colpire. Per creare le ossa non sono necessarie particolari imposizioni delle mani. Le ossa saranno dure quanto il ferro, se non di più, impiegheranno però qualche secondo a formarsi. E' possibile creare ossa anche da creature evocate in precedenza e composte da questo elemento, utilizzando le stesse e causandone evidentemente la morte, ma velocizzando notevolmente il processo di formazione, in quanto non vi è il bisogno di ricreare le ossa dal nulla. - Oh, le fiamme dei ricordi! Puoi sentirlo, hm, il calore di casa mia? (x1) A b i l i t à A t t i v a | C o n s u m o V a r i a b i l e | P e r g a m e n a P a d r o n a n z a d e l F u o c oIl mago riesce a dominare completamente l'elemento fuoco. Potrà generare fiammate, colonne di fuoco, muri, palle di fuoco, raggi et simili. Nel momento in cui attiverà la tecnica verrà come circondato da una strana aura vermiglia che servirà solo a detenerne l'attivazione. Da questo momento, dal suo corpo, potrà emettere delle fiamme che potrà manipolare grazie a precisi movimenti delle mani e delle dita, una volta emesse. Le fiamme che fuoriusciranno dal corpo potranno essere ancora gestite, una volta abbandonata la sua figura. Le fiamme potranno essere emesse anche in un'area di un metro intorno a se. Per manovrarle, comunque, sono necessari espliciti movimenti delle mani, in modo da dare degli ordini ben precisi al fuoco, come un direttore d'orchestra. Mantenere attivo questo controllo comporta un grande consumo di energia, e per attivarlo e necessario almeno un secondo di ferma concentrazione. Il fuoco provocherà ustioni di bassa, media, alta o critica intensità sul corpo dell'avversario, a seconda del costo pagato, e potrà muoversi piuttosto velocemente. Abilità attive: - Aww, guarda, gli piaccio! - Abilità di utilizzare Venner in combattimento Azioni: Liam si difende la testa con il braccio destro e subisce una nuova frustata. Poi subisce la trappola ed erige una difesa ossea livello alto contro l'attacco di Steve, che si dimezza in potenza. Venner, già indebolito dalla trappola di Joey, si mette nella traiettoria e toglie ancora un pò di potenza- ho messo un basso, contando che è un lupacchiotto energia Gialla e quindi abbastanza resistente. Liam, quindi, subisce un secondo attacco medio/alto, dopodiché spara un colpo verso il petto di Steve: il problema, comunque, è che lo ha fatto con il braccio con l'osso scheggiato, il che significa che il rinculo dell'arma è abbastanza potente da mettere fuori posto l'osso. Ora, voi potreste dire " oh, andiamo, è troppo" ma tenete conto questo: era un osso scheggiato, lo è stato per tutto il combattimento e l'ustione di terzo grado lo rende abbastanza insensibile da non notare cose come "alzare il braccio mi da la sensazione di essere lì lì per strapparmi la pelle". Plus, un pò di dolore è divertente Tornando al combattimento, perché era di questo che stavamo parlando, Liam evoca delle fiamme a livello alto: queste disegnano un otto attorno a Steve e Joey, ovvero voi due dovreste essere nei due buchi di tale disegno, circondati dalle fiamme. Comunque, fatto questo le fiamme si richiudono su se stesse- nel senso, si richiudono su di VOI. Yaaay. Spero sia chiaro? CREDO di sì. Vi chiedo scusa se non lo è. Oh, e Liam sta svenendo, alla fine. Sì, bhè, cosa vi aspettavate. Note: Well, isn't this strange O.o Ho risposto PRESTO! Du, du hasst, du hasst mich Edited by :.Sehnsucht.: - 23/4/2010, 19:22
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