"Saiph… dove andiamo?”
“In guerra”
“Cos’è la guerra?”
“Uomini che uccidono altri uomini, questa è la guerra.”
“E perché ci andiamo?”
“Perché lo vuole il Re”
Mira non sapeva cosa fosse la guerra.
Saiph le aveva detto che andavano ad uccidere altri uomini e che a volte, per quanto brutta, era necessaria.
Mentre lo diceva sembrava eccitato.
Mira sapeva di non capire tante cose, però più ci pensava e più trovava che fosse davvero stupida, quella cosa che chiamavano “guerra”.
Ma proprio perché sapeva di non capire tante cose, aveva concluso che forse era lei a sbagliare.
Allora si era messa in marcia insieme a tutti gli altri e aveva camminato camminato e camminato ancora finché non erano arrivati lì, su quella collina, intorno a quel falò, solo per finire accomunati dal pensiero che forse si, era stupida quella cosa che chiamavano “guerra”.
Se ne stava seduta intorno a quel fuoco che gettava la sua luce su una manciata di tende sbiadite, guardandosi intorno con quella sua aria assente, intenta all’impegnativa occupazione di capirci qualcosa.
Capire perché, se era lei a sbagliare, erano così pochi ad essere saldi e sicuri.
Capire perché anche chi rideva lo facesse con gli occhi spenti.
Capire perché sembrava che tutti attendessero qualcosa che in realtà non volevano.
Sentiva il marasma delle sensazioni di ogni singola persona gorgogliarle nel fondo dello stomaco, come il ronzio fastidioso di una mosca che non puoi semplicemente mandare via.
Ecco perché odiava i posti pieni di gente.
Sospirò, facendo scorrere gli occhi su quei volti divisi tra luce ed ombra. Non ne conosceva quasi nessuno.
Vide passare la Dama Rossa insieme ad un bambino e la osservò curiosa. Era strana, quella donna, come uno scrigno con troppi fondi segreti, qualcosa che neppure lei riusciva a dipanare. Ed ora che si portava dietro quel bambino, lo sembrava ancor di più.
Nell’attimo in cui distolse lo sguardo dalla Danzatrice, i suoi occhi furono guidati ad una nuova figura da un rumore.
Un rumore secco, ma lieve, che non sarebbe stato neppure tanto strano in quel caos mormorato di tanti uomini messi assieme.
Non un’esplosione, né uno squillo di tromba, no. Per annunciare il Re bastò il solo battito delle sue mani e tutto l’ossigeno contenuto nell’aria sembrò essere risucchiato dalla sua persona.
Mira non sapeva bene cosa fosse un “Re”.
Saiph le aveva detto che un Re era una persona che comandava su altre persone, ma perché lo facesse e perché gli altri gli obbedissero, questo non lo sapeva.
Nella sua mente, poi, quella parola richiamava un’immagine relegata ai margini di vecchie favole che la mamma le raccontava nella sua memoria sbiadita.
“Un vecchio re aveva una bellissima figlia”.Punto. Niente di più.
E per quanto non le fosse sembrato un vecchio quando l’aveva visto per la prima volta sulla spalla del suo gigante, mentre li guidava su quella collina, e per quanto sapesse che di figlie non ne aveva, nulla avrebbe preparato Mira alla prima visione del suo Re.
Un ragazzo, normalissimo.
Eppure, perché doveva averne paura?
Senza accorgersene, strinse la mano intorno alla manica del fratello, seduto accanto a lei, e gli si avvicinò un po’.
Continuava a guardare Ray, ascoltando le sue parole e non capendone quasi nessuna.
Ma allora com’era possibile che, pur non capendolo, riuscisse a pensare che aveva ragione?
Era proprio così, proprio come diceva lui.
Stavano combattendo la paura! Perché tutti avevano paura, o no?
Anche Mira aveva paura, sempre, costantemente, ma non aveva mai pensato di muovere guerra alla paura.
Sarebbe stato bello, sarebbe stato fantastico battere la paura sul campo che il Re aveva scelto per loro.
Per questo aveva ragione, per questo ciò che diceva era vero.
Ma Mira non riusciva a non pensare che la “guerra” proprio non le piaceva. Era colpa sua, lo sapeva, perché non capiva tante cose e non aveva capito neppure il Re.
“Saiph...”Bisbigliò quando il re ebbe finito di parlare, rivolgendo lo sguardo su suo fratello.
Era chiaramente perplessa, ma le sue iridi d’oro mantenevano una strana, lucente innocenza.
“Non capisco... se non ci hanno fatto niente... perché li dobbiamo attaccare?”Chiese allora, inclinando lievemente il capo di lato, lasciando che la sua domanda si perdesse negli scoppietti del fuoco.
Quella notte era l’ultima, poi non ci sarebbero state più risposte.
L’alba giunse in punta di piedi. E’ sempre così, quando si aspetta qualcosa e tutti, al campo, non aspettavano altro.
Forse con impazienza o forse con timore, poco importava, poiché ormai erano tutti lì.
Mira guardava verso la città con gli occhi sgranati, assistendo ai colpi che l’abbattevano piano con profondo stupore.
Era come un mobile divorato dalle tarme: prima cadeva un pezzo, poi un altro, ma nessuno poteva vedere cosa stesse succedendo di preciso né prevedere quale sarebbe stato il prossimo pezzo distrutto.
"Fermi... non è ancora il nostro momento."
Mira guardò Saiph e gli fece un cenno come per tranquillizzarlo.
Forse non avrebbe mai capito la “guerra”, né i “re”, né tante altre cose, ma una cosa la sapeva:
tutto ciò che dovevano fare quel giorno era sopravvivere.
Informazioni Generiche{ReC: 250|AeV: 175|PeRf: 75|PeRm: 275|CaeM: 225}
Energia: 100%
Amrita: Riposta
Lesath: Riposti 20/20
Stato Fisico: Illesa
Stato Mentale: Dubbiosa e un pò preoccupata, ma concentrata.
Abilità Usate: Innata Empatia
CITAZIONE
Empatia: capacità di comprendere cosa un’altra persona sta provando,di percepire le emozioni e i sentimenti altrui,quasi di avvertirli come se fossero propri. Questa abilità è sempre attiva,non comportando alcun dispendio di energia e senza sapere come Mira ha imparato a controllarla,così da riuscire a dividere le sensazioni che percepisce dalle proprie. Nel caso in cui siano estremamente forti,allora potrà subirne lei stessa l'effetto finchè non riprenderà il controllo.