Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Jecht Vs. Anya Wallroth, L'abiezione ~ Genocidio

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view post Posted on 2/5/2010, 13:23
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CITAZIONE
Azione da QM

E' una leggenda piuttosto conosciuta, quella di Niflheimr
E' un villaggio che trova spazio nell'ampia circoscrizione del Re che non perde mai, popolato per lo più da gente sprovveduta e disadorna: contadini, pescatori, matrone linguacciute e consorti disamorati.
Famiglie povere e disinvolte. Stirpi che, da generazioni, convivono con una terribile maledizione.

A quanto hanno sempre sostenuto, il loro borgo viene violato ad intervalli di tempo regolari dalla presenza di due uomini in armatura: un cavaliere nero come la pece, e un secondo paladino - candido come il latte.
Il primo si indebita con zelo dell'idea di eliminare chiunque gli capiti sotto tiro, dunque passa il suo tempo a annichilire ogni popolano tanto sventurato da capitargli sotto il naso.
Il secondo, d'altra parte, si fa carico dell'impegno non richiesto di salvare quest'ultimi, ingaggiando il cavaliere nero in duelli senza fine che hanno il risultato - più che altro - di disfare gran parte di Niflheimr.

Mi sarebbe di enorme aiuto se vi recaste lì e capiste che cosa sta succedendo: vi garantisco un sontuoso premio in denaro in caso di successo; potrete disporre dei cavalieri come ritenete opportuno.
Un anonimo benefattore

image



CITAZIONE
Il vostro personaggio riceve questo biglietto, con allegata una famosa "biglia teletrasportatrice" e le istruzioni per utilizzarla: rompendola, si ritroverà direttamente a Niflheimr. Per questo turno, nessuno di voi due vede l'altro personaggio coinvolto nella giocata. Limitatevi a un semplice post di presentazione in cui venite contattati (a vostra descrizione il come, il quando, il perché), varie riflessioni di sorta e la decisione di partecipare alla "caccia". Quando arrivate nel villaggio, vi sembra tutto calmo e tranquillo: se desiderate interagire con i popolani, non trattateli autoconclusivamente e non descrivete le loro reazioni (lo farò io nel successivo post). Turni liberi. Per qualsiasi domanda, bando.
Per la descrizione del villaggio, rifatevi all'immagine nel post. Sì: è innevato.

 
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~ Jecht
view post Posted on 3/5/2010, 01:48




L'idiota Nero e
L'idiota Bianco


Girovagava da parecchio in quella cittadella nelle terre del Re che non perde mai, forse troppo. Era entrato nel clan Toryu, gli avevano offerto una camera dove riposare e lui l'aveva prontamente rifiutata, abituato ad altri stili di vita ormai da diversi anni. Ed eccolo lì, a petto nudo e con una salopette usata solo come pantalone, piedi scalzi, lunghi capelli corvini e una benda rossa sulla fronte. Sembrava un vagabondo e probabilmente non era che questo. Restava seduto lì, nei pressi di una scalinata, all'entrata di un vecchio campanile inutilizzato, una grossa bottiglia di sake tra le mani, la barba incolta e i capelli crespi e sporchi. Sembrava una bestia, una bestia che puzzava d'alcool dalla testa sino ai piedi. Uomini, donne e bambini passeggiavano nella frenesia della città e di tanto in tanto si fermavano ad osservarlo, disprezzandolo. Era ridotto ad uno straccio, sembrava perfino più sudicio del solito.
Non aveva dimenticato.
No, gli sarebbe stato impossibile.
Medoro.
Quel piccolo e stupido pidocchio dai capelli biondi lo aveva sconfitto, e pesantemente anche. Jecht, per tutta risposta, era appena riuscito a fargli un graffio. Un poppante! Si era fatto battere da un piccolo moccioso che puzzava ancora di latte, capace solo di servire il suo Re, ancora più puzzone, comportandosi come una marionetta incapace di assaporare la vita. Da uno come lui no, non avrebbe accettato una sconfitta tanto pesante.
Barcollante tirò fuori dai pantaloni un sacco di cuoio che tintinnava di monete. Beh si, tintinnava, ma erano tutte piccole monete che, complessivamente, non raggiungevano questa grande somma. Aveva speso parecchio in alcool e lo si poteva vedere chiaramente. Prese tre monete dal sacco e le guardo mentre le guance si gonfiavano d'aria.
Sburp.

« Uh, mi toccherà comprarne ancora. Le fanno sempre più piccole e care. »

E capovolse la bottiglia lasciando cadere tre piccole gocce dall'orlo per poi infrangerla a terra e aiutarsi con le mani a rialzarsi. Riuscì, con non pochi sforzi, a rimettersi in piedi per ricadere clamorosamente nella postazione da cui si era appena alzato. Con la coda dell'occhio vide una coppietta di ragazzini ridere di lui, la ragazza si copriva la bocca con la mano ma i suoi occhi e le sue movenze parlavano da sé. Afferrò il suo enorme spadone con la mancina e lo puntò verso la coppia suscitando in loro un grande timore.

« Toglietevi dalle *Sburp* »

E non riuscì a concludere la frase interrotto da un singhiozzo seguito da un poderoso e disgustoso rutto lasciandosi anche cadere la lama dalla mano. I due di poc'anzi tornarono a ridere di lui e si allontanarono in tutta fredda sghignazzando allegramente.
Il suo sguardo colmo di rabbia si abbassò placandosi di colpo. Espirò profondamente raccogliendo la Scaglia di Sin dal suolo poggiando la punta a freccia sulla pavimentazione in pietra e ammirando il disegno a fiamma sulla lama nera.
La spada forgiata dopo la morte di Tidus.
Ogni volta che la osservava con attenzione ripensava a lui, suo figlio, e ricresceva in lui il desiderio di trovare l'Asgradel così da poterlo riportare tra i vivi. Maledizione, non aveva neanche la certezza che fosse così.
Ripose le tre monete nel sacco da cui le aveva prese. Basta bere, uh! Per oggi era abbastanza, era arrivato il momento di sbracciarsi e mettersi a lavoro. Bene, da dove cominciare? Era entrato nel clan ma a parte quel poppante di Medoro non conosceva nessuno e di certo non sarebbe tornato da lui se non per vendicarsi del pestaggio subito. Non aveva neanche abbastanza soldi per assoldare dei mercenari o per pagare delle informazioni utili, non aveva niente di niente.
Ed eccolo, un piccolo presagio di sventura nelle forme di un corvo nero come la pece portatore di due simpatici pensieri per il nostro Jecht. Il primo, di certo poco apprezzato, fu parte del pranzo del volatile espulso da luoghi che sarebbe meglio non citare. Inutile dire che questo causò non poche imprecazioni per il guerriero che sembrò dimenticare di essere sbronzo tant'è che riuscì ad alzarsi per urlare contro il povero uccello. Il secondo regalo però, beh quello si che era interessante: Un foglio di carta appallottolato in maniera impeccabile, sembrava proprio una sfera di carta e non il classico foglio gettato nel nulla dopo averci pulito il naso. All'interno era rigido e Jecht non perse l'occasione per capire cosa vi fosse al suo interno. Una biglia, e la sua confezione altro non era che un biglietto che dalla calligrafia sembrava importante.

« E' una leggenda piuttosto conosciuta, quella di Niflheimr
E' un villaggio che trova spazio nell'ampia circoscrizione del Re che non perde mai, popolat...
Ma che diavolo è questa idiozia? »


Prese poi un secondo e più piccolo biglietto, questo spiegava che rompendo la biglia questa avrebbe teletrasportato l'utilizzatore nel villaggio. L'espressione di Jecht sembrava poco convinta, portò la biglia vicino l'occhio destro e la osservò all'interno non vedendo nulla di particolare. Poi sorrise e pian piano quel sorriso si trasformò in una risata.

« Ahahaha, e chi diavolo dovrebbe credere che una biglia possa... WOUH! »

Indelicato, come al solito, l'aveva rotta. Tutto divenne nero e sentì la testa vorticare. Non era l'alcool, poteva esserne sicuro. Poi una luce, piccola e bianca luce che si allargava rapidamente fino ad accecarlo. Riaprì gli occhi lentamente e quello che vide lo lasciò basito: non era più nel villaggio di prima. Di fronte a lui una scalinata sembrava essere l'entrata di un villaggio dalle costruzioni dannatamente ordinate.
Il Berserker si guardò intorno più e più volte,ancora incapace di intendere e di volere. Ma che diavolo era successo?
Si ritrovò con i frammenti della biglia tra le mani e il foglio di carta. Iniziò a leggerlo nuovamente, questa volta con maggiore attenzione. Quella storia era vera, o almeno la biglia lo aveva convinto come un bravo illusionista sapeva fare con il suo pubblico.
Continuò a leggere mentre lentamente saliva le scale di quel villaggio innevato. Un cavaliere nero, uno bianco, non ci aveva capito niente, ovviamente. Quello che era entrato nelle sue semplici membra era che un idiota, di tanto in tanto, si metteva ad uccidere gente a casaccio mentre un altro idiota cercava di limitare i danni senza riuscire a liberarsi definitivamente del primo.
Insomma la storia di due imbecilli.
Il tutto era firmato da un anonimo benefattore, ma benefattore di che, biglie teletrasportatrici? Se avesse compiuto la sua missione chi l'avrebbe pagato, il corvo di prima? Teneva forse il portafoglio sotto la sua ala rognosa? Bah!
Ma Jecht ebbe modo di riflettere e per una volta riuscì ad avere un intuizione geniale, geniale per il suo livello abituale: La città, a detta del biglietto era famosa per la sua leggenda, dunque se qualcuno avesse risolto il mistero quel qualcuno sarebbe stato acclamato. Oh, Jecht adorava le cose di questo tipo e inoltre il villaggio si trovava nella terra del Re, questo lo avrebbe reso noto agli occhi del sovrano, magari sarebbe stato un piccolo passo per farsi un nome. Con un buon nome trovare dei compagni sarebbe stato facile, così come trovare nuovi incarichi per guadagnare nuove monete.
Si convinse in fretta, quando si metteva in testa una cosa era quella e basta. Di sicuro si sarebbe divertito.
Continuò a guardarsi intorno non riuscendo a non pensare a quanto fosse ordinato quel villaggio. La sue costruzioni erano state edificate in linea retta su quattro diversi livelli di terreno. Sembrava una piramide di case e campanili, circondata da una catena montuosa imponente. Di cittadini, Jecht, non ne vide molti, nessuno sembrava particolarmente importante e li ignorò dal primo all'ultimo mentre i suoi piedi sprofondavano su un sottile strato di neve. Diavolo se c'era freddo, il Berserker, inoltre, non era certo vestito per l'occasione, lo si poteva notare di brividi su tutto il torace scoperto. Strinse le mani sulle spalle e proseguì lento.
Dove diavolo erano i due cavalieri dell'idiozia?



QUOTE

Berserker
Jecht


{ReC 175 ~ AeV 150 ~ PeRf 225 ~ PeRm 100 ~ Caem 225}

Fisico: Illeso. Muscoli intorpiditi dal freddo.
Psiche: Prima finisce questa cavolata, meglio è!
Energie: 100%
Passive: Al momento nessuna degna di importanza.
Attive: Nessuna.
Note: Buono scontro(?) al mio avversario e perdono per il linguaggio del testo chiaramente adattato alla psiche del pg. ^^




Edited by ~ Jecht - 3/5/2010, 03:06
 
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_Hamish
view post Posted on 3/5/2010, 14:39






ReC 270 - AeV 155 - PeRf 130 - PeRm 245 - CaeM 200



Nel suo sogno i colori caldi dominavano su qualsiasi altra cosa.
Il bordello sembrava un grande falò, di quelli che Anya aveva sempre sognato fare sulla spiaggia. Rivedeva quella scena molto spesso, nella sua testa nei suoi incubi, durante i pasti. Il fuoco che divorava vorace il legno e la carne della struttura le riportavano alla mente tutto sommato un bel ricordo.
Lei era lì, immobile davanti a questa visione e borbottava qualcosa. Teneva le braccia incrociate davanti a sé e un piede batteva a terra ritmicamente per l'agitazione.

Speriamo stavolta diventi carbone, la puttana!



Sussurrò a bocca stretta. Ogni volta il corpo della sorella restava intatto, soffocato dal fumo ma illeso e candido. Questo non le andava giù.
Con un ultimo sbuffo iniziò a marciare verso il bordello per cercarla. Non temeva quelle fiamme, che lei stessa aveva appiccato, non aveva paura del fumo e delle urla strazianti. In fin dei conti non si scandalizzava neppure se lungo la strada incrociava qualche cadavere carbonizzato o deforme. Tutto nella norma; tutto come sempre.
Attraversò tutto il piano terra fino a raggiungere le scale. Lì, senza alcun timore le salì, gradino dopo gradino, fino al primo piano. Osservò il piccolo salotto male arredato e scutò i due corridoi.
Non ricordava mai se sua sorella stava in quello che andava verso destra, o in quello che andava verso sinistra. Aveva fretta, ma non perché temesse il fuoco: aveva paura che l'incendio finisse e lei non fosse riuscita a gettarvici il corpo di quella lurida.
Presa la sua decisione iniziò a correre. Scivolò tra le fiamme e i corpi di qualche puttana e poi giunse alla sua stanza.
Piccola, silenziosa e sempre illuminata.
Sotto quella luce il corpo di Beth sembrava ancora vivo, ma Anya sapeva che non era così. Le si avvicinò con passo silenzioso per assicurarsi che fosse veramente morta e poi la spinse giù dal letto sul quale dormiva.
Il corpo cadde provocando un tonfo sordo. Se anche ci fosse stato qualcuno non l'avrebbero sentito, presi com'erano dalle fiamme. Sicura di non essere scoperta la afferrò per le spalle e con fatica iniziò a portarla verso il corridoio, verso l'inferno. Sulla soglia vide il fuoco e sorrise euforica. Altri pochi passi e l'avrebbe resa cenere, lei e la sua bellezza.
Invece no.
Il cadavere si animò, la bocca cucita e gli arti quasi putrefatti si mossero contro di lei, atterrandola. Gli artigli affondavano la carne pallida di Anya e quei dentini aguzzi che lei stessa aveva creato iniziarono a masticarla. Si stava vendicando.
Lo faceva ogni maledetto giorno.
Lei non capì inizialmente. Sgranò gli occhi per il dolore e urlò.
Come mai era viva? Come aveva fatto a tramutarsi in demone?
In un solo attimo ritrovò la calma. Ce l'aveva ridotta lei così, lo ricordò.


* * * *


Riaprì gli occhi senza fretta, ritrovandosi in un giardino.
Era stesa ai piedi di un ciliegio, uno dei tanti prima del cancello doveva aveva combattuto il nero. Con aria sognante assaporò di nuovo i ricordi di quella battaglia, per poi osservare ciò che teneva in mano. Era andata lì per studiare ma alla fine si era addormentata.
Un libro di antiche torture era tenuto stretto, aperto a una pagina imprecisata.
Sospirò.
Come segnalibro aveva una busta.

Cosa diavolo...?



Non ce l'aveva messa lei, non aveva in memoria nulla di simile. mentre dormiva qualcuno le si era avvicinato. Che cosa sciocca addormentarsi in un luogo pubblico! Non si perdonò di non essere ancora una combattente provetta e batté debolmente la mano sulla fronte come rimprovero.
Intanto la aprì e ne estrasse una lettera bianca. Curiosa si mise a leggere: era una specie di richiesta.
Parlava di una leggenda conosciuta, quella di Niflheimr, ma lei sospettò che fosse la prima volta che sentiva qualcosa di simile. Un villaggio sperduto nel reame del Re che non Perde Mai.
Bah.
Con un volto deluso lei continuò a leggere. Parlava di una maledizione, due cavalieri che lottano ogni tanto tra loro. Uno nero, che uccide chiunque incontri, e uno bianco, che fa la parte del patetico buono. Lottano senza fine distruggendo il borgo.
Anya sbuffò. Erano due stupidi! Ritenne impossibile lottare così tante volte e non vincere mai; possibile che nessuno dei due aveva ancora trovato un modo per annientare l'altro? Buffa situazione.
Quei paesani poi, così idioti da restare lì a rischio delle loro stesse vite.
Però i suoi occhi tornarono a illuminarsi. Doveva sì andare a indagare su quel brutto, e probabilmente noioso, affare ma c'era quel sontuoso premio in denaro che la stuzzicò. Aveva proprio bisogno di soldi. Poi avrebbe anche potuto disporre dei due in piena libertà.
Forse era la volta buona per buttare quel catorcio di sua sorella e acquisire un nuovo giocattolo, o anche due. Perché no?
Chiunque fosse l'anonimo benefattore lei lo avrebbe soddisfatto. Che brava bambina si sentì.
Poi qualcosa brontolò nella sua testa. Con una punta di eccitazione si accorse che si erano svegliati anche loro.

Corpi! Nuovi corpi!
Vai a prendere nuova carne!



Nel sacco c'era anche una biglia.
La lettera aveva accennato a qualcosa di simile ma lei era andata oltre.
Piccola e lucida, la teneva tra le mani dopo aver posato il tomo sull'erba. La osservava indecisa sul da farsi: rileggere la lettera sarebbe stato troppo noioso ma anche ricordarsi cosa diceva era impegnativo.
Chiuse gli occhi e provò a ricordare, era una sfida personale.

Rompila! Rompila!



Gridarono in coro i diavoli della sua testa. Quelli stronzi le avevano rovinato la sfida. Li avrebbe puniti di certo un giorno o l'altro. Forse lo faceva già appastanza.
In un attimo tirò fuori il trinciapolli che aveva lavato dopo la battaglia. La lama brillava di una nuova luce, come fosse stata fiera di essersi bagnata con il sangue arabo. Eppure lo aveva colpito solo due volte, mentre le aveva riportato tagli ovunque. Per fortuna si era ripresa e ora si sentiva quasi in vena di sfidarlo di nuovo.
Posò la biglia a terra e alzò l'arma con entrambe le mani.
Poi un fendente secco.

* * * *



Intorno a sé c'era un sacco di neve.
Si ritrovò in un villaggio innevato abbastanza brutto. Non credeva che nel reame del re ci fosse qualcosa di simile.
Un vento freddo le mosse il vestito lungo che indossava. Improvvisamente si rese conto di non avere i panni per un clima simile. La lunga veste rosea, decorata con ricami di rose rosse e gialle, era troppo leggera.
Tremò abbassandosi per proteggere le caviglie altrimenti scoperte. Dannato!
Intorno a sé c'erano tante case, e su un lato vedeva anche il profilo della montagna. I cittadini le passeggiavano intorno guardandola stupiti. Loro avevano le sciarpe e i vestiti pesanti, lei un completo adatto alla tarda primavera. Riusciva a capirli.
Tutti erano calmi e come da manuale non vi era traccia dei cavalieri.
Soffiò ancora, un po' per riscaldarsi, un po' per sfogarsi di quella fregatura, un po' per vedere la nuvoletta di fumo.
Poi si rialzò e andò verso un signore. Aveva una bella sciarpa e un cappello grazioso, se si fosse comportato in modo sgarbato l'avrebbe ucciso e si sarebbe impossessata di quella roba. Forse l'avrebbe fatto comunque, anche in caso fosse gentile.
La sua piccola mano si strinse attorno alla giacca del tipo, tirandolo per attirare l'attenzione.


Mi scusi, ha per caso visto due cavalieri?





* * *




Energia
100%

Stato
Ha qualche brivido per il freddo.

Abilità

Razziale: non sviene raggiunto il 10%.
Dominio Passiva: telepatia

Equipaggiamento
Tessen riposto.
Trinciapolli riposto.
Pistola x5 riposta

Note
Auguro tanta fortuna al mio avversario, anche se forse ne ho più bisogno io avendo questa tizia come piggì. :wow:




 
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view post Posted on 6/5/2010, 14:29
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« Mio buon cavaliere! »
Questa, l'inconcepibile reazione dell'uomo a cui Anya si era appena rivolta.
« La prego, resti con noi! » continuò l'uomo, come colto da un improvviso moto di commozione e illuminazione equipollenti « Ci insegni a combattere! Ci difenda dal cavaliere nero! »
Come fosse un richiamo, la sua voce colse tutti i concittadini e li distolse dai loro compiti, cosicché in breve la piazza fu gremita di borghigiani tutt'intorno alla piccola strega. Chi per offrirle un tozzo di pane, chi per adularla, chi per pregarla di difenderli.
Tutti nominandola come "candido cavaliere" o "paladino".

« Il cavaliere nero sta per arrivare! Deve salvarci! »


CITAZIONE
Jecht Vs. Anya Wallroth

Verde Vs. Gialla
F Vs. F
Primo post: Jecht - Il Cavaliere Nero
Durata: Quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A quattro giorni dalla risposta dell'avversario, sconfitta a tavolino.
Premi: 150G Per il perdente, 500G per il vincitore.
Arena: La piazza di Niflheimr, gremita di persone.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate il bando, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale, più una piccola aggiunta: Il cavaliere nero (Jecht) sentirà ad ogni turno il forte impulso di uccidere almeno un cittadino (tale impulso si manifesterà come un sussurro, sempre più insistente. A lui personalizzarlo al meglio). Per ogni turno in cui non ucciderà nessuno, subirà un danno Medio alla psiche, dovuto all'acuirsi del sussurro, che pian piano si trasformerà in numerose grida. Il cavaliere bianco (Anya) sentirà lo stesso sussurro, che lo spingerà tuttavia a proteggere i cittadini (combattendo contro il cavaliere nero nel caso in cui questo non attaccasse: egli è un nemico dichiarato). Per ogni turno in cui non riuscirà a difenderli dall'attacco del cavaliere nero/non attaccherà il cavaliere nero, subirà un danno Medio alla psiche, dovuto all'acuirsi del sussurro, che pian piano si trasformerà in numerose grida. Ognuno di voi due, trovatosi nella piazza, non vedrà l'altro per il suo reale aspetto, bensì con le fattezze del cavaliere che sta interpretando. Il campo della strategia sarà valutato anche - e soprattutto - in base a quanti cittadini siete riusciti ad uccidere/proteggere. Ovviamente la sfida sta nel non snaturare il proprio personaggio.
Background: Ad Anya succede ciò che ho descritto nel post. Mentre le capita questo, Jecht raggiunge la piazza - a lui descrivere il processo - e vede il cavaliere bianco circondato da numerose persone. A quel punto inizia a sentire l'impulso di uccidere.

 
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~ Jecht
view post Posted on 7/5/2010, 17:19




Sarò mica Io
Uno degli Idioti?


Avanzava.
Le braccia incrociate sul petto e la pelle tremolante, c'era davvero troppo freddo. Maledette siano le sue mani callose, impossibile per lui tenere in mano qualcosa di così fragile come quella biglia, ora ne pagava le coneguenze. Continuava a guardarsi intorno scrutando i volti truci degli abitanti. Jecht non capiva e non si fece neanche troppe domande, era abituato ad essere visto dagli altri come un inutile barbone, abitato ad essere vittima di occhiate poco raccomandabili, espressioni spaventate, o peggio adirate. Continuò per la sua strada fregandosene altamente, a lui interessavano i soldi e la fama e poi quella gentaglia vrebbe dovuto ringraziarlo nel momento in cui il Grande Jecht avrebbe trionfato sopra il corpo moribondo del Cavaliere Nero.
Che ironia.

Man mano che il Berserker si avvicinava alla piazza aumentava la confusione, questo incuriosì Jecht che lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi mentre con la destra afferrava la Scaglia di Sin. In quel preciso momento, diversi cittadini iniziarono a nascondersi urlando come fossero in preda al panico, alcuni di loro rimasero paralizzati e Jecht fu costretto ad arrestarsi di colpo per capire cosa diavolo stesse succedendo a quella gente poco ospitale e, sicuramente, molto bizzarra. Si voltò in particolare verso uno di questi, un uomo sulla quarantina, a giudicare dal cesto di frutta che teneva in mano doveva essere un commerciante. Questo, nell'incrociare gli occhi con il guerriero sembò sbiancarsi di colpo, allargò la mascella e riuscì solo ad emettre un breve e sottile gemito, evidentemente aveva troppa paura anche per riuscire a gridare.
Ma che diavolo stava succedendo, perché mai Jecht faceva tanta paura? Cosa gli aveva mai fatto?

« Ehi, che ti prende? Non mordo mica. »

Il Berserker sembrava scosso, non capiva cosa stesse succedendo e iniziava a pensare vi fosse qualcosa di strano in quel villaggio. Forse tutto faceva parte della maledizione ma Jecht non aveva mai dato retta a queste fesserie credendo sempre al lato più razionale delle cose. La cosa migliore da fare per capirci di più era parlare con uno di loro. Si avvicinò dunque di qualche passo all'uomo di poc'anzi, aprendo le braccia come a voler dimostrare di non essere pericoloso, non che fosse molto credibile con quello spadone enorme in mano. Per tutta risposta, l'uomo afferò una mela dal suo cestino e la tirò verso quell'uomo, la paura l'aveva ora spinto a difendersi e Jecht iniziava a perdere le staffe. Schivò la mela lanciata con debolezza e decise di infishiarsene di quei dannati cittadini dunque continuò verso la piazza per cercare di porre fine a quella pazzia il prima possibile.
Ciò che vide fu l'esatto opposto della scena di pochi secondi fa, un cavaliere di latta bianco adorato tutt'intorno dai cittadini che parevano venerarlo come fosse un dio. Solo uno sembrava avere altro da fare e infatti indicava Jecht avvisando che il Cavaliere Nero stava arrivando.

Jecht arricciò il naso e curvò le sopracciglia chiedendosi come cavolo potevano scambiarlo per un cavaliere nero. Nella busta era scritto che quell'idiota indossava della latta nera come armatura e andava uccidendo a destra e a manca chiunque gli si avvicinasse.

« Ma che diavolo dici, idiota! »

Al sentire la sua voce anche tutti gli altri si accorsero della sua presenza e iniziarono a correre in giro per la piazza senza una meta ben precisa. Urla strazianti e pianti gocciolanti infestavano quella zona, sembravano tante piccole pecorelle spaventate da un cane e giravano intorno al loro pastore in cerca di supporto morale. Quale idiozia.

« C'è un malinteso, imbecilli, io non so... »

Non riuscì a concludere la frase, improvvisamente fu costretto a tapparsi le orecchie colpito da uno straziante e frustrante rimbombo nella sua testa, più precisamente al centro del cervello. Era un suono senza né arte né parte, non faceva altro che confondere le idee del Berserker mentre pian piano si faceva meno confusionario e si iniziavano a sottolineare delle parole che lentamente formavano una frase di senso compiuto. Jecht impiegò qualche secondo a rendere quel rumore insopportabile una voce chiara nella sua testa. Quale stragoneria era quella?
Quando vi riuscì la sua espressione si fece seria di colpo. Il freddo, che fino a pochi secondi priva sembrava infastidirlo più di ogni altra cosa, non era più un problema. Socchiuse gli occhi, sembrava adirato, quella voce... Non credeva sarebbe riuscito a sentirla così presto.

Papà... Uccidi.
Uccidi per me, papà.
Devi vendicarmi per ciò che accadde.
Uccidi come uccidesti quella volta.
Dai nuovamente sfogo alla furia dei Berserker.
Se lo farai, papà, finalmente potrò riposare in pace.
Papà... Uccidi.
Uccidi per me, papà.


E ciò che scesero dagli occhi di quell'uomo non furono altro che lacrime. Si trattenne dal singhiozzare e in un misto di tristezza e odio sentì una morsa allo stomaco e il cuore battere all'impazzata. Quel sussurro, la voce di Tidus, non si fermava, continuava a ripetersi di volta in volta riciclando costantemente le stesse frasi che sembravano creare delle piccole implosioni nel cervello di Jecht. Cercò di mantenere la calma ma non vi riuscì, le immagini del passato tornarono a galla nei suoi ricordi, immagini di lui che uccideva un intero Clan, investito da una rabbia incontrollabile, da quella furia omicida che non permette a nessuno di sopravvivere. Strinse i pugni e quasi non si fece male. Il suo sangue ribolliva nel suo corpo, sembrava fosse lava, lo stesso corpo di Jecht pareva una fiamma, non poté resistere e il Berserk sfociò il lui con tutta la massima furia.

Va bene, figliolo.

La sua potenza, la sua velocità, caratteristiche che parevano raddoppiate in seguito a quella trasformazione. Niente più gelo, persino i piedi che sprofondavano sulla neve non risentivano minimamente di quel clima terrificante. Jecht rimase immobile per qualche secondo, le mani dalle orecchie scndevano nuovamente lungo in fianchi. Poi il Berserker spostò leggermente il piede destro all'indietro e molleggiò sulle ginocchia pronto a scattare in qualunque direzione.
Scattò rapido verso destra e con un balzo cambiò nuovamente direzione sempre sulla destra allontanandosi sempre più dal cavaliere bianco. Stranamente, tra i tutti, lui è quello che bramava uccidere meno. Jecht era incontrollabile, aveva impiegato tanto per apprendere a controllare lo status di Berserk, a non sfociare nuovamente nella più totale ira ma ora sembrava quasi volesse essere nuovamente la bestia di un tempo, quella che uccideva perché era giusto farlo, perché altrimenti non vi era divertimento. Eppure il suo viso diceva tutt'altro, sembrava una roccia, completamente inespressivo, non si leggeva niente il lui se non amarezza. Quello che stava facendo, non ne er ancora convinto. Ma lui correva.
Correva e ora si era trovato davanti una coppia di anziani, strano avesse deciso proprio loro essendo i più lontani dalla mischia. Caricò dunque un tondo col suo spadone ed insieme ad esso prese aria nei pomoni, tanta aria. Ed eccolo, un urlo assordante, forse l'unico vero attacco psionico del guerriero. Un urlo in grado di confonderlo, un urlo che avrebbe coinvolto tutti in quella piazza. Il cavaliere bianco non doveva interferire in questo, era già abbastanza per Jecht. Poi il tondo diritto. Un colpo da destra verso sinistra, orizzontale, mirato a tagliare di netto i due che, tutto sommato, non avrebbero vissuto ancora per molto vista l'età.
Per quanto Jecht volesse obbedire agli ordini del figlio, qualcosa lo terrorizzava, ma non riuscì a fermarsi.

Papà... Uccidi.
Uccidi per me, papà.
Devi vendicarmi per ciò che accadde.
Uccidi come uccidesti quella volta.
Dai nuovamente sfogo alla furia dei Berserker.
Se lo farai, papà, finalmente potrò riposare in pace.
Papà... Uccidi.
Uccidi per me, papà.




CITAZIONE

Berserker
Jecht


{ReC 225 ~ AeV 200[350] ~ PeRf 375[525] ~ PeRm 150 ~ Caem 275}

Fisico: Illeso. Muscoli caldi.
Psiche: Imperscrutabile, la voce del figlio ha richiamato in lui la sua parte più selvaggia che lo porta ad uccidere ma non a trovare soddisfazione in questo.
Energie: 100%

Armi:

Scaglia di Sin
La Scaglia del Peccato è uno spadone in acciaio nero la cui lama raggiunge l'altezza complessiva di 140cm da addizionarsi a quella del manico pari a 30. Alla base, due lastre di metallo tengono la lama nera stretta tra loro e quattro blocchi metallici tengono queste due unite tra loro e all'elsa dello spadone. Alle due estremità delle lastre vi sono due anelli d'acciaio prettamente decorativi. La lama alla base si presenta in maniera molto semplice e rettilinea, tuttavia, in prossimità della punta, questa si stringe considerevolmente per poi riallargarsi a formare la punta di una freccia. Per quanto riguarda lo spessore, la lama centralmente è molto spessa ma pian piano, verso i lati si va appiattendo sempre più fino a rendere il filo tagliente come un rasoio, stesso discorso vale per la punta a freccia, tagliente sia ai lati che nella punta stessa. Si tratta di un'arma che raggiunge il peso di 30kg, uno spadone terribilmente pesante e controllabile solo da colui che possiede una forza incisiva. Decorativamente vi sono tre fori disposti a triangolo nei pressi della punta e una catena di appena 50cm legata all'anello destro presso il manico. infine, una fiamma rossa `stata in qualche modo incisa a partire dalla lama fino a poco più di 70cm. Il manico a T è rivestito da delle fasce di tessuto al fine di rendere la presa compatta e solida. Quest'arma è stata forgiata dallo stesso Jecht subito dopo la perdita del figlio, orni ornamento e decorazione sono la proiezione del suo spirito e del suo stato d'animo in quel momento.

Passive:

Berserk: Controllo
Tecnica Passiva che agisce unicamente nello stato di Berserkganger ovvero, dopo l'utilizzo del Berserk. Quest'abilità tipica del guerriero del Clan permette a Jecht una maggiore concentrazione sotto l'influsso della furia causata dalla tecnica principale. Grazie ad essa sarà possibile distinguere i propri nemici dagli alleati e utilizzare le tecniche che altrimenti sarebbe impossibile utilizzare. Nonostante il controllo sulla tecnica sia superiore il livello elevato di furia permane, obbligando la vittima dello status Berserk ad attacchi continui senza sosta alcuna.

Potenza Furiosa
Per quanto l'odio per il suo Clan possa essere immenso, Jecht deve agli addestramenti effettuati da ragazzo una potenza e una resistenza fisica fuori dal comune. Jecht sarà in grado di sollevare pesi estremi con agilità e naturalezza, controllando spadoni come stuzzicadenti e sollevando macigni come biglie. La sua pelle è inoltre più dura del normale, così come le sue ossa. Danni fisici, su di lui, non saranno particolarmente efficaci e le sue ossa si romperanno con grande difficoltà. Sanguinerà molto meno in quanto sarà difficile creare lesioni interne.

Attive:

Berserk: Inizio
[size=1]Tecnica attivabile spendendo un consumo Nullo. All'attivazione l'utilizzatore entra in uno stato di trance conosciuto come Berserksgangr in cui la furia investe completamente la mente del Berserker. In questo stato le capacità di potenza e resistenza fisica e quelle di agilità e velocità aumenta vertiginosamente. Come contro, l'affetto dalla trance sarà incapace di riconoscere amici e nemici e attaccherà indistintamente tutti coloro che gli capiteranno a tiro. Durante lo status di Berserkgangr non sarà possibile utilizzare alcun tipo di tecnica e non sarà possibile ritornare allo stato normale. La tecnica si esaurisce dopo tre turni dall'attivazione e provocherà un danno Medio all'organismo interno dell'utilizzatore.
PeRf e AeV + 150

Urlo Furioso
Dopo aver preso un lungo respiro, dalla bocca del Berserker scaturirà un potente urlo di guerra, spaventoso e fragoroso, che si diffonderà per tutto il campo di battaglia, urtando le orecchie delle vittime. Chi dovesse sentirlo, verrà colpito da un breve attacco psionico che - se impossibilitati a difendersi - li stordirà per qualche secondo: giusto il tempo necessario perché il guerriero possa trovare un'apertura nella difesa delle vittime. Le persone influenzate sentiranno un forte giramento di testa e rimarranno scosse per qualche attimo, trovando notevoli difficoltà nell'organizzare la loro successiva difesa. Tutto al modico prezzo di un Basso.

Note: Nel precedente post ho ricopiato la tabella usata nell'addestrameno, e con essa i parametri ad energia bianca XD Ora ho finalmente corretto mettendo i pramatri giusti più il bonus per il Berserk.
Ricapitolando: Arrivato in piazza Jecht sente la voce del figlio che lo spinge ad uccidere per vendicare la sua morte. Jecht, incapace di controllarsi, attiva automaticamente il Berserk perdendo, in parte, il controllo. Si sposta dunque sulla destra e poi gira nuovamenta destra allontanandosi dal cavaliere bianco ed avvicinandosi ad una coppia di anziani. Lì carica il colpo e l'urlo furioso con cui vuole stordire i vecchi come il cavaliere bianco al fine di complicare una sua possibile azione di salvataggio. Dopodicché parte iil colpo.


 
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_Hamish
view post Posted on 9/5/2010, 11:24






ReC 270 - AeV 155 - PeRf 130 - PeRm 245 - CaeM 200



Mio buon cavaliere!



Esclamò l'uomo al quale si era rivolta. La sua reazione non aveva veramente nulla di logico, Anya non capì. Benché non fosse una tipa molto abile nel capire i comportamenti delle persone, come invece alcune puttane del bordello sapevano fare, arrivò a sospettare fosse semplicemente pazzo.
Sbuffò. Un uomo pazzo non merita poi così tanto di vivere. Sembrava commosso, felice fino all'inverosimile mentre continuava a parlarle. La implorava di aiutare l'intero villaggio. Aiutarli da cosa? Ci avrebbe pensato il cavaliere bianco, come diceva la lettera.
Invece no, loro la stavano circondando. Apparve così tanta gente che Anya non ci capì più nulla. Le parlavano, le chiedevano aiuto e soccorso, ma lei non era lì per quello.
Lei non era il salvatore di nessuno.
Non capì e non volle capire. Perché tutti le parlavano? Perché dicevano tutti le stesse cose?
Anya era un'assassina, una cattiva bambina che da fuoco ai bordelli non una valorosa principessa guerriera che combatte per il bene. Mai avrebbe fatto quella fine. Eppure continuavano a circondarla, in tanti.

Il cavaliere nero sta per arrivare! Deve salvarci!



Non si da del lei alle bambine, fu la prima cosa che pensò.
La cosa la infastidì, ma soprattutto fu disturbata da tutte quelle richieste.
Il Cavaliere Bianco avrebbe badato a loro, come sempre; quante volte doveva ripeterlo?
Da che mondo e mondo non si domanda a una ragazzina qualcosa di simile. Mandarla ad affrontare un temibile cavaliere.
Cose da pazzi: poteva capire che quell'incapace di guerriero di latta bianca fosse così stupido da non vincere mai, ma che si armassero loro e non si facessero scudo con il corpo di Anya.
Sorrise falsamente alle loro offerte, al loro cibo e ai loro doni così brutti da farla rabbrividire.
La chiamavano paladino, senza capire che era una donna, senza capire che non era nulla di tutto ciò. L'alcool o il freddo, sospirò, aveva dato loro alla testa.
Meritavano di morire senza alcun dubbio. Ne avrebbe preso le sciarpe e le vesti, così da coprirsi dal freddo. Ne avrebbe prese le vite, così da farci dei giochi per passare il tempo.
Tutta la folla che la stava circondando la aiutava a fermare la brezza gelida, ma era una magra consolazione. Il suo sguardo passò tra i presenti e una mano si avvicinò alla fine della veste, sotto la quale teneva nascosta la pistola.
Pam, pam pam e tutti gli sconosciuti sarebbero deceduti.
Niente più problemi con il cavaliere nero, niente più rogne per quello bianco.
Che brava bambina!
Ma non ci riuscì. Qualcosa irruppe nella piazza.
La gente correva, la folla intorno a lei iniziò a fuggire verso i bordi. Qualcuno era giunto ed aveva rovinato i piani dell'evocatrice.

Fermalo, impediscigli di fare altro male!



Per una volta i demoni non gridarono morte. Sobbalzò.
Intorno a lei si era ricreato il vuoto, tutti si erano spostati alle sue spalle per essere protetti.
Tutto era incredibilmente strano. Era stupefatta dalle voci.
Mai e poi mai si sarebbe aspettata qualcosa del genere: i demoni fino a quel giorno le avevano parlato solo di morte, omicidi, strategie da battaglia. Non vi era stata una volta che tra le loro parole facesse la sua apparizione il concetto di salvare. Impossibile che si fossero impietositi alle parole dei cittadini, neppure davanti alla gente morente avevano fatto storie.
Soffiò irritata. Non ci capiva più nulla e lei odiava non capire.
Non disse nulla, perché il suo sguardo andò a posarsi su colui che aveva scatenato tutte le strane reazioni. Era probabilmente un uomo come si intuiva dalla voce.
Era sicuramente il cavaliere cattivo, dalla veste.

Ma che diavolo dici, idiota!



Senza dubbio era lui: solo i cattivi offendono le persone, proprio come le era stato insegnato.
Deglutì cercando attorno a sé il cavaliere bianco. Dov'era? Quanto ci metteva ad arrivare?
Dannato, fare tardi proprio quel giorno; perché?
Il Cavaliere però si potrò le mani corazzate alla testa, coperta da un'orrento elmo. Non capì proprio cosa stesse accadendo, ma ormai ci stava facendo l'abitudine.
Rimase così per un po' senza fare nulla. Anya pensò che quello era il momento giusto per colpire, l'attimo adatto per farlo fuori: invece il dannatissimo eroe in bianco non apparve, non lo attaccò.
Una strana coincidenza.

Fermalo!



Socchiuse gli occhi. Alla fin fine era lì anche per questo.
Quando tornò a osservare l'uomo, questi non c'era più. Con un paio di scatti si era allontanato da lei. Una rapidità inumana: risultava incredibile solo pensare che qualcuno avvolto così dal metallo potesse tanto.
Poi il pianto.
Benché fosse un grido del tutto simile a quello di un guerriero furibondo, ad Anya sembrò qualcosa di disperato. Quasi un'onda di tristezza cher riempì la piazza. Questi pensieri però non durarono a lungo.
Al solo sentire quel rumore proveniente dal cavaliere la ragazza si sentì stordita. La testa sembrò doverle esplodere da un momento all'altro. Vibrò e una fitta la colpì.
Però continuava a guardare impotente.
Il Cavaliere mosse la sua spada e con essa attaccò una coppia di anziani. Persone che sarebbero presto morte, gente che non ce la faceva a scappare in fretta.
Poveri loro, riuscì a pensare in quella confusione momentanea. Non poteva certamente fare nulla, non voleva certamente fare nulla. Il grido aveva stordito anche loro, ma ci sarebbe voluto molto meno per ammazzarli. Il cavaliere nero aveva energie da sprecare.
Ne aveva visti tanti di morti.
Le voci dissero qualcosa ma lei non lo capì. Non appena il dolore cessò potè cogliere il fantastico momento di una vita spezzata. Anzi due. Il corpo dei nonni fu tranciato come la testa di un pesce: di netto. Una scena che tutto sommato sembrò raccapricciante anche per Anya.

Perché? Perché gliel'hai permesso? Devi proteggere questa gente.
Uccidilo Anya!



Quelle voci erano speciali. Per la prima volta non solo si fecero sentire da Anya, ma lasciarono l'impronta del loro passaggio. Le loro grida rimbombarono nella piccola testa della ragazza stordendola. Le parve persino di sentirle mangiare la sua stessa coscienza per punizione. Non capiva davvero perché lo stessero facendo.
Ma in fin dei conti, fin da quando era nata, aveva dato ascolto ai demoni e loro avevano avuto sempre ragione; si sentì sciocca a voler disubbidire proprio ora, quando aveva già fatto così tanto.
Lei si fidava di loro, era questa che la rendeva speciale.
Li chiese perdono, anche se la testa continuava a farle male, e strinse i pugni. Così forti da graffiare con le unghie i palmi.

Ahh!



Gridò estraendo il trinciapolli a gran velocità. Non poteva sperare di colpirlo in modo tradizionale da così lontano, quindi lo lanciò.
Ma non fu un lancio normale.
L'arma le scivolò via dalle mani come se proiettata da qualcosa di magico e un'aura verdastra l'avvolse. Come una scheggia iniziò ad attraversare tutta la distanza che li divideva. La Anya strega sapeva trucchi anche come quello, se non peggiori. Il proiettile era indirizzato al ventre di quella sagoma, ma non si sarebbe stupita se ne avesse colpito il torace. Non sperava molto di penetrare la spessa corazza nera, ma era meglio di nulla.
Da quella distanza dovette ammettere che la precisione non era il massimo.
Però non finì qui: con un gesto della mano, davanti a sé, fece comparire un cadavere cucito. Ancor prima che tutta la pelle si fosse formata, che il richiamo fosse da considerarsi finito, la sorella si lanciò verso il cavaliere nero. Una morta immortale, ragionò tra sé la ragazza, che non ha problemi a mordere il metallo. Lo avrebbe aggredito frontalmente, provando a graffiarlo con i suoi artigli e a morderli il metallo dell'elmo.
Correva veloce nella neve, immune al freddo come al caldo, insensibile al dolore. I morti sono un bel giocattolo, pensò Anya, peccato ne avesse solo uno.
Forse, se quella giornata fosse finita nel migliore dei modi, ne avrebbe avuto anche un altro.
Rise.


* * *




Energia
100% - [Basso + Alto] = 72%

Stato
Stordita. Sente un dolore alla testa.

Abilità
Dominio attiva: Anya può muovere oggetti pesanti quanto o meno di lei. Spende di solito un Medio o un Basso se il bersaglio è leggero. La velocità dell'oggetto è pari alla PerM dell'utilizzatore.
Mia sorella: Anya ha evocato il corpo di sua sorella come scudo per il colpo di spada. L'evocazione muore solo se colpita in testa, durata due turni e di potenza media va considerata come di un livello inferiore all'evocatore. Non trattare autoconclusivamente. [Alto]

Razziale: non sviene raggiunto il 10%.
Dominio Passiva: telepatia

Equipaggiamento
Trinciapolli lanciato.
Tessen riposto.
Pistola x5 riposta

Note
Anya ha incassato l'urlo senza riuscire a fermare l'uccisione dei due uomini. Successivamente ha lanciato contro il cavaliere il trinciapolli con l'abilità attiva del dominio Esper e subito dopo ha evocato lo zombie della sorella sempre per aggredire il nemico.



 
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~ Jecht
view post Posted on 12/5/2010, 14:05




A chi
Dare retta?


E vide quelle due vite spegnersi davanti i suoi occhi e insieme a loro il suo cuore contorcersi mentre la voce nella sua testa sembrava insaziabile. Chiedeva altre vittime ma Jecht non ascoltava. Stava piangendo, quell'uomo sporco, grande e grosso, sembrava una barzelletta. Piangeva e ricordava quante volte non era riuscito a dire la frase giusta per spronare suo figlio e si limitava solo a dargli del piagnone suscitando solo la sua rabbia. Ora chi era il piagnone Tidus? Perché chiedevi una cosa del genere a tuo padre?
Per un secondo sembrò essersi dimenticato della battaglia a cui aveva preso parte, cercava solo la forza per non lasciarsi andare completamente, per non trasformare quelle lacrime in singhiozzi, tenere chiusa la bocca, mantenere alta sua sua reputazione da uomo. Quando si trattava di suo figlio Jecht proprio non sapeva che pesci prendere. Eta tale in lui senso di colpa da portarlo ad immergersi in follie pive di logica e contegno. Si, avrebbe ucciso degli innocenti per lui.
Ma fino a che punto?
La vera stupidità di Jecht era il non saper riconoscere la mancanza di un lato umano in quella voce che aveva in testa, per non parlare poi degli strani atteggiamenti degli abitanti di quel villaggio. Doveva essere tutto parte di un'assurda maledizione legata a quel luogo. Bastava fare due più due ma il Berserker perdeva la testa nel sentire la voce di suo figlio e, insieme alla testa, perdeva anche tutta la sua razionalità.
A distrarlo fu un pizzicotto. No, faceva un po più male, doveva essere qualcosa di più. Osservò il lato destro del torace e vi trovò infilzata una forbice o qualcosa del genere. Inizio a sgorgare del sangue, anche se poco e lentamente, la ferita non era profonda, la carne del guerriero era dannatamente dura, così come le sue ossa indistruttibili. Buttò l'arma al suolo e alzò lo sguardo che, distratto, aveva smesso di lacrimare. Era umido e bagnaticcio, uno scempio ma da quella distanza il suo avversario non se ne sarebbe accorto. Al contrario il Berserker ebbe il tempo di notare uno strano demone volare in tutta fretta verso di lui. No, non era un demone, era una cadavere, un osceno cavare cucito e ricucito. Con quello si che non avrebbe avuto problemi a menare le mani.

No! Lui non ci interessa.
Quel cadavere non mi ha fatto nulla!
Gli umani sono il male,
Sono loro che mi hanno ucciso.
Uccidi loro, papà.
Uccidi loro!


In quel momento il vecchio si trovò impreparato di fronte a quelle parole. Era chiaro che suo figlio serbava rancore verso la razza umana ma realmente tale rancore lasciava la sua pietà ad abomini come quello che adesso si ritrovava davanti. No, Jecht non lo sopportò e riuscì a trovare il tempo per frapporre la sua Scaglia di Sin alle fauci del cadavere e bloccare il colpo. Schifato da quella presenza, il guerriero fu costretto a compiere un balzo indietro e finalmente si decise a contrattaccare. Il cavaliere bianco aveva avuto tutti i motivi per attaccarlo, anche lui sembrava uno dei buoni a prescindere dalle armi che utilizzava. Purtroppo, una volta entrato in status Berserk, per Jecht era impossibile non combattere, doveva vedersela con qualcuno e l'unico in grado di difendersi sembrava proprio quel cavaliere.

« Dannazione non ti si può guardare, fatti cremare! »

Nonostante la distanza di appena due metri dal nemico nonmorto, rapido e potente strinse con forza l'impugnatura sull'elsa del suo spadone e caricò un montante, dal basso verso il l'alto, colpendo il vuoto davanti a lui ma facendo strisciare la lama al suolo con una forza tale da generare una vera e propria fiammata. Questa si presentò come una vampata alta 2m e larga appena 50cm che si diresse di colpo verso il nemico zombie come a volerlo tagliare in due di netto in verticale. Chiaramente le proprietà della fiamma non sono certo taglienti ma, se avessero colpito il giocattolo avversario avrebbero sicuramente trovato il modo di fargli male.

Partito il colpo, Jecht non avrebbe perso tempo a godersi lo spettacolo, avrebbe ignorato completamente la riuscita o meno del suo attacco e sarebbe partito in una corsa retta verso il suo avversario al fine di vedersela direttamente con lui. Sarebbe stato più saggio continuare ad infierire sullo zombie, perdere tempo con quello e attendere che lo status Berserk si affievolisse ma il guerriero non riusciva proprio a trattenersi di fronte quelle cose. Poi quel dannato l'aveva anche attaccato alle spalle, era giustificato!
Correva verso il suo nemico quando più velocemente poteva cercando di bruciare rapidamente le distanze. La lama veniva fatta strisciare al suolo lasciando presagire un attacco simile al primo, nulla di più esatto in effetti se non per una variante più che altro scenica. A circa quattro metri dal suo avversario, partì il secondo montante, questa volta con un effetto leggermente inclinato così da far partire non una fiammata ma una vera a propria colonna di fuoco. Tale ammasso di fiamme si dirigeva i linea retta verso l'avversario ad una velocità moderata ma si poteva intuire un alto potenziale provenire da essa. Anche questa, se avesse colpito il suo obiettivo, avrebbe sicuramente fatto male.

E proprio mentre tutto sembrava finale per il verso giusto, proprio quando la ruota del destino aveva ripreso il suo corso abituale, ecco che si fece risentire, più adirato di prima.

Sei solo uno stupido!
Non posso fidarmi neanche di te.
Non sei bravo neanche a vendicarmi.
A vendicare me, tuo figlio!
Sei solo uno stupido!
Uno stupido!


Ma toni a parte, la voce del ragazzo non era più la stessa di prima. Sembrava più forte e al contempo confusa. Penetrava nel cervello e vorticava lì intorno frenetica confondendo i sensi del guerriero e facendolo entrare in panico per qualche secondo.
Così non poteva andare, era combattuto dalla sofferenza creata al figlio e quelle che avrebbe creato se avesse seguito i suoi ordini. Non sapeva cosa fare e questo bivio lo stava uccidendo, doveva trovare un escamotage, o il prossimo cadavere cucito sarebbe stato lui.




CITAZIONE

Berserker
Jecht


{ReC 225 ~ AeV 200[350] ~ PeRf 375[525] ~ PeRm 150 ~ Caem 275}

Fisico: Il Trinciapolli non lo ferisce, ma il danno Medio alla psiche si.
Psiche: Confuso, instabile.
Energie: 65%

Armi:

Scaglia di Sin
Citata Precedentemente.

Passive:

Berserk: Controllo
Tecnica Passiva precedentemente Citata.

Potenza Furiosa
Per quanto l'odio per il suo Clan possa essere immenso, Jecht deve agli addestramenti effettuati da ragazzo una potenza e una resistenza fisica fuori dal comune. Jecht sarà in grado di sollevare pesi estremi con agilità e naturalezza, controllando spadoni come stuzzicadenti e sollevando macigni come biglie. La sua pelle è inoltre più dura del normale, così come le sue ossa. Danni fisici, su di lui, non saranno particolarmente efficaci e le sue ossa si romperanno con grande difficoltà. Sanguinerà molto meno in quanto sarà difficile creare lesioni interne.

Attive:

Berserk: Emissione
Unire furia indomita e potenza fisica, un esperimento che ha fatto del Clan Berserkgangr uno dei più spaventosi e temuti del passato. Ben in pochi possedevano un potenziale tale da domare una miscela del genere, ancora meno erano a conoscenza della sua esistenza. Jecht ha fatto sua questa speciale tecnica "di famiglia" rendendo il suo stile sempre più evoluto e vicino alla perfezione raggiunta solo da pochi guerrieri nell'arco della storia del Clan. Semplicemente sfruttando la consistenza metallica delle proprie armi e facendo queste strisciare su una superficie con grande foga è possibile generare delle fiamme dalla potenza Variabile in base al consumo di energie e alla potenza utilizzata in esso. L'esperienza del guerriero gli concede inoltre la possibilità di indirizzare con precisione le sue fiamme, riuscendo a creare veri e propri fasci infuocati, mura di fuoco o piccole scintille, tutto in base a come l'arma viene fatta strisciare. Chiaramente le fiamme potranno partire unicamente dall'utilizzatore, non potranno protrarsi in più turni, una volta colpito il loro obiettivo svaniscono. La tecnica si basa sulla PeRf e non sulla PeRm.

Note:.
Ricapitolando: Grazie alla seconda passiva del dominio il Trincipolli non arriva a causare un danno sufficiente da essere considerato sullo schema. Mi difendo dal morso della sorellona con la spada. Dopo di che uso L'Emissione due volte: una a consumo Medio per offendere l'evocazione e una a consumo Alto per scagliare la colonna di fuoco verso Anya.




Edited by ~ Jecht - 12/5/2010, 15:28
 
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_Hamish
view post Posted on 14/5/2010, 20:31






ReC 270 - AeV 155 - PeRf 130 - PeRm 245 - CaeM 200



La sua risata si strozzò quando notò che il suo amato trinciapolli si era rivelato quasi del tutto inutile.
L'arma si era conficcata nell'armatura, proprio dove lei aveva mirato. Certo: la sua mira era indiscutibile ma parve ben chiaro che l'efficacia invece lasciava a desiderare. Le parve di non avergli fatto neppure il solletico.
La ragazza sbuffò.
Poi tornò a sperare vedendo sua sorella avanzare verso l'uomo. Una bella marionetta, obbediente e vorace, come piaceva a lei. Anya si lasciò di nuovo trasportare dall'eccitazione.
Il demone si scagliò, ma il cavaliere nero si difese con la spada e poi scivolò via.

Dannazione non ti si può guardare, fatti cremare!



Anya sgranò gli occhi.
Con quale coraggio osava dire una cosa simile alla sua amata sorella? Mai lo avrebbe permesso. La ragazza poteva offenderla ogniqualvolta lo desiderasse, ovviamente; ma nessuno, nessuno, doveva anche solo osare in tal maniera. Sua sorella era la più bella mai esistita, per questo è morta.


Nero, come ti permetti?
Non offendere la sorellona!



Nell'urlare quelle parole però non si rese conto che il cavaliere nero, oltre a dimostrare un'innaturale agilità, aveva anche contrattaccato. Muovendo la spada avanti a sé era riuscito a lanciare una strana raffica di fuoco diretta alla povera evocazione. Era una vera e propria vampata che la piccola non aveva mai visto. Neppure però sua sorella la vide, o almeno non le diede molta importanza, perché ne fu travolta subendone i danni. Non completamentte, certo, si scansò verso sinistra lasciando bruciare la parte destra del suo corpo e coprendosi rudemente la testa con le braccia.
Il fuoco la colpì come una frustata data dal basso. E ne uscì distrutta. Il Braccio destro, così come la gamba parvero seriamente danneggiati, forse inutilizzabili pensò la sua padrona. L'arto superiore poi era veramente brutto, più di prima, e sembrava doversi staccare c adere da un momento all'altro.
Neppure un lamento però da parte del mostro, che trottorellò goffamente all'inseguimento del tipo, storcendo tutto il piede destro che sembrava quasi molle e facendo forza sulla gamba sinistra si lanciò in un ultimo disperato affondo portato con gli artigli affilati del braccio rimasto. Questa volta puntava al ventre, anche se di spalle dato che l'uomo si era spostato.
La sorellona si doveva essere ricordata che Anya amava le interiora.

Uccidilo!
Uccidilo e proteggi il villaggio!



Bah. lei davvero non li capiva quei demoni nella sua testa. Però senza dare obbiezioni li assecondò. Alla fin fine aveva capito che in quella strana situazione loro avevano l'assoluto comando. Uccidere il cavaliere nero non era un problema, anzi, si poteva considerare un piacere; mentre proteggere quella plebaglia di certo non rientrava nelle sue intenzioni ma aveva provato poco prima cosa significava disobbedire alle voci, e così avrebbe fatto anche quello.
Senza riuscire neppure a dir nulla, vide il cavaliere avvicinarsi a lei e compiere per la seconda volta quello strano attacco. La vampata fu però questa volta molto più grande e vasta. Non ci voleva un genio per capire fosse anche ben più potente.
Allora chiuse gli occhi un istante prima che le fosse addosso. Con quanta più agilità possedesse provò a scappare. Il piede affondò nella neve per darle uno scatto ma riuscì a malapena a girarsi.
La fiamma le travolse tutto il braccio sinistro.

Ahhhhhhhh!



Urlò con quanta più forza avesse in gola.
Il dolore era insostenibile. Mai aveva provato qualcosa di simile, neppure il giorno in cui cadde giù dalle scale del bordello.
Rotolò fino a terra e una ragazza dai tratti orientali venne subito a soccorerla. La portò fino alla vecchia padrona e lì fu medicata. Per due giorni si sentì tutta dolorante, ma stavolta sarebbe stata peggio.
Quando la fiamma passò, il braccio era qualcosa di irriconoscibile. Rosso, di un rosso vivo e informe. Lo vide fumare ancora e se provava a muoverlo era un vero e proprio inferno.
Ma lei il fuoco lo aveva conosciuto da vicino, sapeva come funzionava. La carne si sarebbe deformata, le vesciche avrebbero coperto l'arto e tutto sarebbe diventato uno schifo immenso. Per un lungo istante desiderò tagliarselo quel braccio.
Le si digrignarono i denti ma parve stringere talmente forte da doverli spaccare; gli occhi invece si piantarono sul guerriero.

Ti odio!



Riuscì solo a dire questo mentre con la mano destra andava in cerca della pistola e i suoi demoni uscivano dalla testa.
Tre teste deformi con file di denti aguzzi comparvero attorno a lei e si scagliarono verso l'uomo. Avrebbero morso la sua armatura vicino al collo e alle caviglie. Anya pensò che una volta fermata la sua corsa sarebbe stato ben più facile torturarlo. Perché doveva soffrire almeno mille volte più di lei.
Le lacrime non le offuscarono la vista e con una perversa decisione puntò il stomaco. Lì dove sua sorella forse sarebbe riuscita a sfondare prima di andarsene per sempre, visto che era finito il suo tempo, lei voleva inferiore con la pioggia di pallottole.
Era vicino, abbastanza da mirare bene, meglio di prima.
Premuto il grilletto uscirono uno stormo di proiettili pronti a tartassarlo.

Deve morire!
Non deve fare del male a nessuno!



Ma cosa le importava degli altri! Lei era stata ferita, sua sorella era stata offesa!
C'era un solo modo per chiudere i conti: la sua morte.
Punto.


* * *




Energia
72% - [basso] = 66%

Stato
Ustioni di secondo grado sul braccio sinistro. Dolore accecante misto a rabbia.

Abilità

Mia sorella: ultimo turno attiva. Ustioni sulla parte destra del corpo.
Pergamena 'Pipistrello': teste di demone munite di denti affilati. Non bisognerà essere autoconclusivi con le teste di demone. La loro somma sarà pari a un livello inferiore a quello di Anya. [medio]

Razziale: non sviene raggiunto il 10%.
Dominio Passiva: telepatia

Equipaggiamento
Trinciapolli da qualche parte.
Tessen riposto.
Pistola x4 impugnata nella mano destra

Note
Il demone viene colpito dalla fiamma sul lato destro rimanendo danneggiata. Poi si sforza e si lancia all'attacco del cavaliere nero dalle spalle. Anya invece viene colpita al braccio sinistro, ricevendo gravi ustioni e rendendolo inutilizzabile. Per ragire evoca tre teste contro il nemico (una al collo e le altre due alle caviglie per fermarlo) e po spara al ventre.





Edited by _Hamish - 14/5/2010, 22:05
 
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~ Jecht
view post Posted on 18/5/2010, 10:50




Voglio
Esplodere.


Sei inutile!
Sei mio padre, dovresti capire.
Questi uomini mi hanno ucciso
Mi hanno ucciso anche per colpa tua.
Ora io voglio vendetta
Come anche tu dovresti,
Per vendicare tuo figlio!
Ma tu sei un debole.
Solo un debole.



La testa continuava a pulsare. Quella voce era sempre più forte, rapida, confusa. Poteva sentire il suo eco come un sussurro rimbombare nella sua testa e devastare le sue membra in un vortice di sofferenza atroce. No, i danni non erano solo fisici, Jecht era moralmente a terra. Cercava di richiamare a se i ricordi, capire l'accanimento del figlio in questa circostanza. Perché Tidus l'aveva presa in questo modo, lui era morto a causa delle assurde leggi di un Clan che lo stesso Jecht aveva messo a tacere con la sua spada. Aveva compiuto la sua vendetta e aveva sofferto, si era ripromesso che non avrebbe più ucciso in quel modo, che avrebbe controllato la furia innata nel suo cuore.
Aveva fallito.
Già un'anziana coppia era perita per la sua spada, vittima delle parole del figlio, che lo avevano reso cieco in quel momento. Ora non sapeva come comportarsi, non riusciva a seguire le parole del figlio e uccidere ancora ma dentro di lui sentiva come di doverlo fare, di essere costretto. Glielo doveva. In fondo era solo a causa sua se la vita di suo figlio si era spenta così presto. Gli erano state strappate le ali prima ancora che potesse volare, aveva vissuto una vita a metà, la sua rabbia era giustificata.
Eppure Jecht trovava del marcio in tutto quello, non tutti gli umani erano la causa della sua morte, non tutti meritavano quella fine.
Ancora una volta il Berserker fu costretto a posare la mano libera sulla tempia sinistra cercando di far sparire quella voce dalla sua testa. Era un desiderio a metà, per quanto fosse doloroso e distruttivo sentire la voce del figlio era una benedizione, anche in quelle circostanze. Eppure lui era così incattivito, così violento nel suo agire.
Non riusciva.
Non riusciva proprio a trattenersi, ancora quelle voci volteggiavano tra le sue membra abbattendo il suo morale, la sua capacità di riflettere, pensare.
Attorno a lui una folla inferocita e spaventata che lo odiava, un cavaliere bianco pronto ad ucciderlo a sangue freddo per liberarsi del pericolo.
Li biasimava tutti, avevano ragione.

Il pericolo arrivò e lui non se ne accorse, troppo concentrato a scacciare via quei pensieri nefasti. Il pupazzo che prima Jecht aveva tentato di cremare, evidentemente più resistente del previsto, si era lanciato all'assalto del Nero alle spalle, trotterellando con i suoi arti sani e quelli combinati poco peggio. Era riuscito a lanciarsi in un affondo con i suoi artigli, mirando alle spalle del vecchio, all'altezza del ventre. Jecht, incapace di intendere e di volere, subì in pieno l'affondo ritrovandosi dei simpatici artigli infilzati nella dura carne. La ferita c'era ed era sommariamente profonda. Ad aiutarlo passivamente vi era la sua innaturale resistenza fisica che fece comprimere carne e muscoli per minimizzare i danni dell'emorragia. Il guerriero non emise neanche un urlo ma lo si poté vedere chiaramente soffrire da quella smorfia di dolore e sofferenza evidenziata nel suo volto. Barcollò cercando equilibrio con i nudi piedi, trovando stabilità nella neve e rimanendo alzato, incapace di reagire.
Già, la voce del figlio non lo aveva abbandonato, impedendogli di aprire gli occhi, rendersi conto di ciò che stava accadendo.
Come se non bastasse il Bianco non aveva concluso la sua offesa, lanciando contro il Berserker tre teste demoniache. Jecht non tentò di divincolarsi neanche da queste, non ne era in grado. Fisicamente non avrebbe trovato alcun problema, il guerriero si sentiva più veloce e più potente del suo avversario bianco ma, mentalmente, non era in grado neanche di difendersi dal morso di una zanzara.
I demoni, o meglio i loro crani, si divincolarono afferrando con le loro mascelle le due caviglie e il collo dell'inerme uomo.
Questa volta Jecht non riuscì a trattenersi dall'urlare, altro sangue usciva lentamente dalle sue ferite mentre si trovava costretto ad aprire gli occhi e osservare i movimenti del suo nemico. Quello che vide sembrava proprio una pistola, un'arma di cattivo gusto per uno che indossa un'armatura bianca.
Il Berserker non poteva permettersi altre ferite, era già abbastanza furioso per conto suo prima che quelle dannate mummie lo attaccassero da ogni lato. Spostò veloce il suo spadone mostrando al suo avversario il suo lato più piatto e largo. In quella superficie i proiettili si schiantarono violentemente e rimbalzarono via sempre meno minacciasi.
Vi era un lato positivo in tutto questo: tutto il dolore fisico era riuscito in qualche modo a fargli superare quello psicologico, tanto quanto bastasse per poter reagire nuovamente.
Sfruttando le sue energie furiose, Jecht cercò di afferrare le tre teste con la mano sinistra per poi rispedirle al mittente come fossero palle di neve. Voleva solo liberarsene, non sarebbero state lanciate tanto forte da ferire qualcuno.
Non rimaneva che massaggiarsi la testa ancora una volta e riflettere sul da farsi ma non era facile. Pian piano che il dolore fisico scemava ecco che la voce di suo figlio prendeva spazio tra i suoi pensieri tornando a minare la salute mentale dell'uomo che realmente iniziava a non farcela più.

Ciò che veramente lo scosse però, furono delle parole esterne, lontane dalla sua testa, lontane dalla voce del figlio ma nonostante tutto, parole che l'uomo aveva già sentito, che lo avevano scosso già un'altra volta: Ti odio.
La voce era femminile, sembrava quella di una ragazzina e Jecht immaginò venisse da una delle bambine del villaggio. Di certo non il pensiero non si poggiò sul cavaliere bianco che, con quell'armatura aveva ben poco di femminile e fanciullesco.
Quelle parole erano le stesse che l'uomo aveva sentito dalla bocca di suo figlio l'ultima volta che aveva parlato con lui. Una frase che col tempo non era mai cambiata, che gli ricordava lo sguardo di quel ragazzo, il suo rancore.
Quell'immagine, unita alla voce massacrante nella sua testa, lo portarono per qualche secondo in una sorta di trance, o meglio, coma celebrale. Rimase immobile e cupo per diversi secondi prima di stringere la sua spada con tutta la forza che aveva. I muscoli delle braccia e delle gambe si gonfiarono, come stesse richiamando energie in un grande e potente colpo. Le narici si spalancarono e l'ossigeno entrava nei polmoni copioso gonfiando il petto a dismisura.
Un urlo, un urlo e nient'altro.

« Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh! »

Forse, più che un semplice urlo, era uno strazio. In esso si poteva avvertire tutta la sua sofferenza e la sua frustrazione. Un suono che proveniva dal profondo del suo cuore e ora si espandeva a tutta la piazza portando molti a coprirsi le orecchie con le mani per proteggere i loro timpani.
Fu un urlo quasi interminabile che venne seguito da un colpo di spada strisciato al suolo, seguito da un secondo e un terzo fendente identico. Ciò che si creò all'impatto fu uno spesso muro di fiamme che si propagò di fronte e negli angoli adiacenti del Nero. Sembrava un colpo sferrato senza alcuna logica, che vedeva come bersaglio principale il cavaliere bianco e come vittime secondarie tutti coloro che erano nel raggio del muro di fiamme, dietro il cavaliere. Con un occhiata fugace Jecht poté vederne otto, prima di crollare in ginocchio senza rendersi conto dello scempio che aveva appena combinato. Il muro era largo cinque metri e alto quattro, non aveva uno spessore ben delineato in quanto avanzava progressivamente consumandosi nel tragitto. Jecht non ebbe il coraggio di guardare ciò che aveva appena fatto, era stato un gesto dettato dalla rabbia, in parte dalla sua essenza di Berserker.
Non era stato in grado di evitarlo e ora ne avrebbe pagato le conseguenze.
Sputò sangue e poggiò la mano sul ventre. Non era solo la ferita della mummia, lo status di Berserker era concluso e con esso le sue energie.




CITAZIONE

Berserker
Jecht


{ReC 225 ~ AeV 200[350] ~ PeRf 375[525] ~ PeRm 150 ~ Caem 275}

Fisico: Il Trinciapolli non lo ferisce, ma il danno Medio alla psiche si. Danno Basso alle spalle. Danni sulle caviglie e sul collo la cui somma è pari a Basso. Danno Medio all'organismo interno.
Psiche: Incontenibile.
Energie: 20%

Armi:

Scaglia di Sin
Citata Precedentemente.

Passive:

Berserk: Controllo
Tecnica Passiva precedentemente Citata.

Potenza Furiosa
Citata Precedentemente.

Attive:

Berserk: Emissione
Citata Precedentemente.

Urlo Furioso
Citata Precedentemente.

Note:.
Ricapitolando:
incapace di reagire Jecht si becca l'affondo della sorella più le tre teste di Anya ma riesce a difendersi dai proiettili (due danni Bassi). In seguito la psiche lo porta ad esplodere e in un gesto di pura interpretazione decide di usare tutte le energie che può come liberazione. Sfrutta quindi l'Urlo Furioso consumando un Basso ed evoca il muro di fuoco tramite l'Innata Emissione consumando un Critico. Di seguito termina l'effetto del Berserk e Jecht accusa un danno Medio. E in ginocchio ma ancora in grado di combattere.




Edited by ~ Jecht - 18/5/2010, 15:44
 
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_Hamish
view post Posted on 20/5/2010, 13:49






ReC 270 - AeV 155 - PeRf 130 - PeRm 245 - CaeM 200



Voleva vederlo morto, tutto qui. Qualsiasi suo pensiero si concentrava sul come uccidere quel tipo.
Il Cavaliere nero si era portato una mano alla testa senza alcun apparente motivo e così aveva subito in pieno l'attacco di sua sorella: l'ultimo per quella giornata. Con una smorfia di lieve e lontano sollievo godette nel capire la riuscita di quell'offesa.
La corazza dell'uomo aveva ceduto e gli artigli di Beth si erano infilato nella sua pelle. Ma era nulla se confrontato a ciò che Anya stava progettando le lui.
Subito dopo, ignorato perfino dalla sua padrona, il corpo dello zombie iniziò a dissolversi e cadere a terra informe. Il suo tempo era concluso, sarebbe tornata più tardi.
Gli stessi demoni che le avevano concesso di tornare ora la rivolevano a sé.
Vai, avrebbe voluto dirle la ragazzina, hai fatto un buon lavoro. Quando doveva colpire aveva colpito e non poteva lamentarsene. Sua sorella era l'unica su cui potesse contare.
Lui barcollò e subito gli furono addosso i miei amici senza corpo. le teste demoniache lo morsero dove dovevano e con suo grande stupore notò che l'armatura aveva nuovamente ceduto. Non doveva essere tanto resistente allora quell'oggetto scuro, anzi: probabilmente era di pessima qualità.
Tutto questo era meglio per lei.
L'unica cosa da cui si difese furono i proiettili, che impattarono sulla grande spada e rimbalzarono via. Ahimé non tutto poteva andare come sperato.

Brava! Forza fallo fuori!



Oh sì, lo avrebbe fatto. Ma non prima di altro dolore.
Mentre ascoltava quelle piacevoli ma vendicative voci si ritrovò vicino le sue stesse creature. Quell'uomo gliele aveva rispedite dimostrando una forza più che discreta. Loro comunque potevano ancora combattere e grazie a ciò Anya indicò loro nuovamente quel bersaglio e sottomesse loro obbedirono.
Per una qualche ragione non riuscirono neppure ada avvicinarsi.
Un ulro li sorprese, così come sorprese tutti i presenti. Era il secondo, o il terzo che sentiva dall'inizio; arrivò a pensare che il cavaliere nero non sapesse fare altro. Ormai sapeva cosa sarebbe successo.
Quando la spiacevole sensazione arrivò, lei socchiuse gli occhi e cercò di sfruttare le sue energie per liberarsene. Non poteva fare granché, ma l'attacco indebolito di quel guerriero era ben poco nei confronti delle difese di Anya. Con un sospirò annullò la confusione e tornò alla normalità, se così si poteva chiamare. Ma in quella voce lei percepì del dolore, qualcosa di molto meno fisico di quanto ci si aspettasse.
Il Cavaliere stava soffrendo. Sotto la corazza c'era una specie di disperazione. Anya avrebbe posto fine a tutto quanto.
Vide quindi con chiarezza i gesti di quel tipo, che agitando la sua spada a terra stava creando qualcosa di molto simile all'attacco che poco prima le aveva fottuto un braccio.
Quando questo fu lanciato lei vide arrivarle addosso una parete di fiamme altissima e larga, capace di divorare lei e tutto ciò che la circondava.

Non stavolta!



Lo disse? No. Si limitò a pensarlo, ma con talmente tanta intensità e rabbia da farlo giungere alle orecchie del cavaliere. Anche se poco usato quello rimaneva il suo dono: poteva parlare dentro le teste degli altri. La gola le bruciava, sintomo che quel freddo era un nemico tanto quanto il paladino ammazza-gente.
L'onda fece sparire le teste da lei evocate e arrivò violenta fino a lei. Ma Anya aveva già in mente la sua contromossa e concentrandosi un'ultima volta, cercando di ignorare il dolore del braccio bruciato mise in atto l'ultima delle sue difese.
La fiamma la travolse, ma ciò che bruciò fu solo una mutabile sagoma nera, fatta di intangibili ombre che sparirono sommerse dalle fiamme. Per un attimo tutti avrebbero creduto che fosse morta ma in realtà lei era scivolata ben più lontano, fuori dalla portata del colpo. Erano molto vicini, circa quattro metri di distanza, e questo passo oscuro la condusse addirittura un metro alle sue spalle. Era in ginocchio, stremato forse a causa della stanchezza.
Se la fortuna le rideva lui non si sarebbe accorto di nulla.

Perché di nuovo? Perché ti comporti così?
Tu devi salvarli!



Impossibile. Sgranò gli occhi mentre una fitta di dolore la colpì nuovamente alla testa. Senza accorgersene dietro di lei erano situate delle persone. L'onda di fuoco che l'aveva superata era finita invece contro di loro. In origine erano otto, ora non si capiva più nulla.
Un ammasso di sagome carbonizzate giaceva al suolo, fusa con la neve sciolta in qualcosa di inguardabile. Intanto la gente urlava così come facevano i demoni dentro la testolina di Anya.
Grida fortissime che le provocarono un altro pianto e alcuni singhiozzi. Era tutto così brutto.
Per fortuna il panico della gente spaventata continuava a coprirla.
Scivolò in indietro di circa mezzo metro e poi di lato, facendo alcuni passi leggeri che spofondarono nella neve fino a metterla a una distanza di sicurezza. L'aveva visto da vicino e non le era piaciuto.
Chiuse gli occhi e strinse i denti. Una fitta le partì dal braccio e le sembrò di morire. Non capiva proprio come mai dovesse infliggerle così tanta pena e per quale motivo anche le voci ci tenessero a punirla, piuttosto che aiutarla. Riaprendoli appena puntò la pistola alla testa del tipo e Pam!
Una nuova pioggia nera andò verso l'elmo del cavaliere. Da quel ch aveva visto non si aspettava resistesse.
Tenendo ancora l'oggetto tra le mani si lasciò andare al pianto, e per un solo istante volle sua sorella.


* * *




Energia
66% - [Medio + Basso] = 49%

Stato
Stordita dalle grida dei demoni e dal dolore del braccio.
Braccio sinistro ustionato e inutilizzabile.
Freddo.

Abilità
Dispel difesa psionica di livello basso. Questa tecnica basa la propria potenza sulla ReC del possessore, e non sulla sua PeRm. [Basso]
Passo Nero difesa assoluta. Anya lascia un'immagine residua quando è colpita e si sposta a circa cinque metri di distanza. [Medio]

Dominio Passiva: Anya può sfruttare la sua telepatia per parlare con le persone.
Razziale: non sviene raggiunto il 10%.


Equipaggiamento
Trinciapolli da qualche parte dietro di lei.
Tessen riposto.
Pistola x3 nella mano destra

Note
Allora: La sorella ha finito il suo tempo e sparisce e i demoni vengono uccisi dal muro di fiamme.
Anya si difende dall'urlo con la pergamena Dispel e tramite una difesa assoluta, usata a malincuore, evita anche il critico. Avendo dato uno sguardo al combattimento finora ho notato che in un precedente post dici A circa quattro metri dal suo avversario quando Jecht sta per lanciare l'emissione contro Anya la prima volta, e nei post successivi né la ragazzina né il guerriero si sono spostati di molto, se non alcuni centimetri; quindi basandomi su questa distanza sfrutto la capacità della mia difesa assoluta -che conduce il mago al massimo a cinque metri di stanza- per arrivare fino alle tue spalle e provare a spararti in testa.
NB: il passo nero cui fo riferimento è la precedente versione non corretta siccome nel topic del bando è stato detto di utilizzare quelle "non aggiornate" [Cit.]




 
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~ Jecht
view post Posted on 20/5/2010, 16:10




E ora
Cresci.


Silenzio.
Quasi non ci credeva, Tidus non si sentiva più, finalmente taceva.
Non che ci fosse realmente silenzio, al contrario le urla potevano risuonare per tutta la piazza. Urla di terrore, lacrime di disperazione per chi era sopravvissuto, per coloro che avevano assistito alla morte di così tante persone e non potevano avere la certezza di evadere dalla stessa sorte.
Eppure la mancanza di quella voce così insistente, pressante, punitiva lo avvolgeva di una pace e di una calma che non si addiceva a quel luogo. Sbatté le palpebre più e più volte mentre il muro di fiamme continuava ad avanzare. Guardava fissa la neve candida come se avesse dimenticato tutto ciò che stava succedendo attorno a lui. Udì le grida e le ignorò, non riusciva a ricollegarle a quella situazione. Un numero vago, indefinito di corpi stava per essere carbonizzato così come il cavaliere bianco, eppure lui era assente, viveva un sogno lucido in cui finalmente la pace e la tranquillità regnavano sovrane. Non per tutti, solo per lui. A Jecht non era mai importato poi tanto degli altri, gli piaceva vedere sorridere le persone attorno a lui ma si sarebbe accontentato della sua pace, solo la sua. Era da tanto che non sorrideva di cuore... lui.
Il vuoto.
Null'altro, effettivamente gli andava bene.
Ma qualcosa ruppe quel sogno.

Non stavolta!
Non stavolta!
Non stavolta!


Gli occhi non erano chiusi ma dall'espressione che fece sembrò quasi aprirli di scatto tanto che si spalancarono irradiandosi Tidus in tutto il suo disprezzo. Non stavolta. Neanche lei poteva più sopportare quello scempio, quella battaglia inutile.
Jecht si era appena reso conto di essere il Cavaliere Nero dell'occasione. Non sapeva che fine avesse fatto quello di prima, se fosse mai esistito, non gli importava. Tutto ciò che ora sapeva è che in qualche modo si era ritrovato a vestire i suoi panni sporchi.
Alzò lo sguardo e vide la fiammata carbonizzare chissà quanti innocenti mentre la folla urlava, lo disprezzava, terrorizzata da un uomo che uccideva senza un perché.
In fondo il perché non c'era.
Digrignò i denti mentre una goccia di sudore si infrangeva sulla neve. Le sopracciglia si curvavano e lo sguardo si inferociva. Che cosa aveva fatto? Quante persone aveva ucciso? Perché l'aveva fatto?
Aveva dato ascolto ad un bambino, no, alla voce di un bambino di quattordici anni morto anni fa. Si era dimenticato chi dei due fosse il padre e aveva seguito degli ordini infantili mossi dall'angoscia. Ma ora basta, era tempo di insegnare al figlio che è bene crescere. Gli avrebbe dato la sua lezione perché è questo che fanno i padri. Anche se lui era morto, anche se era stata colpa sua, Jecht doveva compiere il suo ruolo e l'avrebbe portato a termine. Lui era suo padre.
Vide la fiamma estinguersi da sola e lasciare al suo posto la desolazione. Jecht dovette faticare per non piangere, il suo morale era a terra, incapace di perdonarsi per quello che aveva fatto. Ma non poteva piangere, il piagnone era Tidus, non lui. E poi, ora che il ragazzo era morto, poteva guardarlo in ogni momenti, Jecht non aveva più segreti. Non doveva piangere, non l'avrebbe fatto. Lui era un uomo. Lui era un padre.

Il Berserker cercò la sagoma del Cavaliere Bianco, era il momento di chiudere lo scontro. Ma il cavaliere non c'era e Jecht capì che era stato carbonizzato anche lui da quelle fiamme voraci ed infernali. Non volle crederci, si guardò attorno ma non alle spalle, l'unico luogo in cui effettivamente l'avrebbe trovato. Non poteva immaginare che lui si fosse rifugiato alle sue spalle pronto a colpirlo alla testa con un proiettile uccidendolo proprio quando lui era pronto a mettere fine a quella dannata battaglia.
E sarebbe morto.
Si perché di lui non si era accorto.
A salvarlo fu il fato.
Il Cavaliere Bianco esitò a sparare, per qualche attimo parve deconcentrato e compì qualche passo qualche passo all'indietro, facendo sprofondare i suoi piedi sulla soffice neve, attutendone il suono. Eppure, a quella distanza, per Jecht non fu difficile udirlo. Poteva essere un suono qualunque ma ci bastò per farlo girare, per controllare cosa fosse accaduto alle sue spalle.
Ebbe giusto il tempo di voltarsi e frapporre lo spadone di fronte il volto o quel proiettile lo avrebbe colpito in piena fronte. Ma il gesto fu dettato da troppa fretta e l'inclinazione della lama portò il proiettile a perforare il bassoventre aggravando ancora di più una situazione già pericolosa.

« Aspetta!»

I muscoli dell'addome avevano tenuto il proiettile lontano da organi interni ma la ferita era profonda e la situazione già aggravata dell'organismo interno non rendeva la situazione delle più tranquille.
Di buono c'era che aveva tutto il tempo che voleva per parlare. Sussurrare quelle parole che avrebbero messo fine a quello scempio, certo, nulla sarebbe stato così semplice specie se ad intromettersi fosse tornato un certo ragazzino.


Stai Scherzando. Non essere stupido!

Non ne hai uccisi abbastanza!

Devono morire tutti! Tutti! TUTTI

Questa è solo una piccola parte.

Ricorda il dolore che ti hanno causato.

Ricorda il colore che mi hanno causato.

Ricordati di me. Della mamma!

Chi ci vendicherà se non tu?!


E Jecht esitò per un attimo, solo uno perché ormai aveva già deciso. Digrignò i denti ancora una volta prima di inchiodare la sua spada al suolo in un ultimo gesto. Strinse i pugni e si guardò attorno ancora una volta. Scrutò uno per uno tutti i volti truci e terrorizzati di uomini, donne e bambini desiderosi solo di quella pace che il Berserker non era riuscito a raggiungere. Si sentiva odiato, umiliato da ciò che aveva fatto. Lui che si era sempre considerato un buono, tutto sommato. Ora invece era il cattivo e a stento riusciva a sopportarlo.

« Non c'è motivo di continuare. In troppi sono morti a causa mia, questo villaggio non merita altre vittime. »

Ed era così strano sentirlo parlare a quel modo. Così pacato come quegli uomini che tanto disprezzava. Sembrava uno dei soldatini del Re ma questa volta non poteva fare altrimenti, non poteva permettersi di fare ciò che voleva come al solito suo. In troppi erano morti per la sua testardaggine, per il suo spirito indomabile. Era tempo di farla finita. Tidus non era d'accordo e le voci nella testa continuarono a circolare violente ma questa volta non gli avrebbe dato ascolto, avrebbero anche potuto ucciderlo quelle voci. Ogni muscolo del suo corpo tremava e a stento si reggeva in piedi. Dovette appoggiarsi sull'elsa della spada, la testa devastata girava e girava sempre di più. Non svenne, si fece forza e si mantenne sulle sue gambe, era chiaramente stremato, dalle ferite usciva ancora del sangue. alcune ferite erano interne, ciò lo rendeva quasi inespugnabile all'occhio degli altri ma il suo fisico avvertiva lo sforzo, soffriva. Nella confusione non riusciva a capire se le sue ferite fossero mortali o meno, ma lui restava in piedi. Almeno Tidus avrebbe imparato un'ultima lezione dal padre e, in quel caso, sarebbe morto felice.



CITAZIONE

Berserker
Jecht


{ReC 225 ~ AeV 200 ~ PeRf 375 ~ PeRm 150 ~ Caem 275}

Fisico: Il Trinciapolli non lo ferisce, ma il danno Medio alla psiche si. Danno Basso alle spalle. Danni sulle caviglie e sul collo la cui somma è pari a Basso. Danno Medio all'organismo interno. Danno Medio/Basso all'addome. Ulteriore danno Medio alla psiche. Totale: Alto/Critico.
Psiche: Decisivo.
Energie: 20%

Armi:

Scaglia di Sin
Citata Precedentemente.

Passive:

Potenza Furiosa
Citata Precedentemente.

Attive: Nessuna

Note:.
Ricapitolando:
Concluso lo status Berserk, Jecht entra in uno stadio di negazione rispetto agli avvenimenti recenti. Il messaggio mentale di Anya lo riporta tra i vivi e gli chiarisce le idee e, non essendo più vittima della furia, capisce quanto lo scontro sia inutile e quanto il desiderio della voce del figlio sia infantile. Si accorge (lo ammetto in maniera leggermente antisportiva) del suo avversario e devia la pallottola al basso ventre procurandosi un danno Medio/Basso a causa del danno Medio per la fine del Berserk. In seguito decide di concludere lo scontro e si becca, come di consueto, un secondo anno alla psiche Medio per non aver attaccato alcun cittadino.




Edited by ~ Jecht - 20/5/2010, 17:40
 
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_Hamish
view post Posted on 20/5/2010, 17:51






image
ReC 270 - AeV 155 - PeRf 130 - PeRm 245 - CaeM 200



Il proiettile si scontrò con la lame e scivolò fino al ventre. Alla fine tutti i colpi andavano a finire lì. La corazza soffrì il colpo venendo perforata, ancora. Era davvero fatta di latta.
In ogni modo l'uomo si era alzato e l'imponente corazza nera ora sovrastava barcollante la piccola Anya. Parlò con voce pacata, quasi rassegnata dalla situazione. Lei rimase incredula; si aspettava una voce grottesca e forse grave, invece il cavaliere sembrava molto umano: molto normale.
Strinse gli occhi per il dolore e sentì di essere arrivata al limite. Se quella ferita non fosse stata curata, se non si fosse riposata un po' sarebbe sicuramente morta.


Aspetta...
Non c'è motivo di continuare. In troppi sono morti a causa mia, questo villaggio non merita altre vittime



Aspettare?
No. Mai avrebbe atteso altro tempo.
Troppo comodo ferirla e poi pregare affinché si fermi quando ormai sta per avere la meglio. Non avrebbe mai concesso questa grazia al guerriero. Si morse un labbro per un urlare contro di lui: doveva fingere. Far finta di essere d'accordo, tendergli una mano e al momento opportuno pugnalarlo alle spalle. "Sì, hai ragione" pensava di dire sbattendo i suoi occhietti. "La guerra è brutta". Bleah, si sarebbe sputata da sola se avrebbe detto tante sciocchezze simili.
La scarsa lucidità che le rimaneva comunque non le assicurava alcuna grande interpretazione da bambina buona. Inoltre quelle voci che le vorticavano in testa non ammettevano repliche: e Anya non voleva soffrire ancora.

Mai! Ricordi quel che ti ha fatto?
Uccidilo e vendicati!



Sì: avevano ragione. Lei non poteva scordarselo.
Il braccio era ancora lì, accanto a lei e tutto ricoperto di ustioni. La pelle viva bruciava talmente forte da farle gredere di essere ancora in mezzo alle fiamme. Per non parlare delle piccole vesciche che iniziavano a farsi vedere, lei le odiava con tutto il cuore.
Il braccio era ancora lì: come fosse un monito per la sua debolezza, come fosse stato una targhetta che l'avrebbe rovinata per sempre. Probabilmente non l'avrebbe mai più usato e fosse anche guarito quell'affare sarebbe stato comunque brutto e pieno di cicatrici. Segni evidenti della sconfitta.
E lei odiava perdere, odiava chiunque era migliore di lei, odiava il cavaliere nero. Aveva ucciso sua sorella e tutte quelle puttane non appena si era resa conto di essere la più brutta, aveva ucciso un sacco di gente perché le erano superiori in qualcosa e avrebbe continuato a farlo. Fino a quando non fosse stata lei la più brava, la più bella, la più tutto.
Alzò lo sguardo pensando a ciò e un'ultimo bagliore di energie le permise di restare in piedi. Forse l'emozione le diede quelle forze.
E quel Cavaliere l'avrebbe pagata cara per tutto ciò che aveva fatto. Lo avrebbe fatto anche per sua sorella, anche se mai avrebbe ammesso ciò.
La sua espressione divenne piatta, come un foglio bianco su cui dover scrivere qualcosa di nuovo. Con un cenno il trinciapolli poco distante fu avvolto dall'aura verde e si proiettò verso Anya. Non contro di lei, ovviamente, ma andò a conficcarsi vicino ai suoi piedi.
Con apparente calma la mano che impugnava la pistola si aprì, lasciandola cadere nella neve soffice. Poi con gesti lenti si piegò a raccogliere il trinciapollo e ne notò la lama leggermente sporca di sangue. Accennando un sorriso la pulì passandola sulla veste.
Infine fece qualche passo verso l'uomo in armatura, fino a giungerli addosso. Era più alto di lei, di certo, ma non le importò Era anche convinta che quelle sue parole di pace fossero la dichiarazione di sconfitta.
Con gli occhi scrutò la corazza cercando spiragli che non esistevano. Una smorfia segnalò la sua delusione.
Poi strinse la presa attorno all'arma e riscoprì con piacere gli squarci che i demoni avevano procurato lungo il collo dell'armatura.
Sorrise sadica. Se fosse anche morta dopo, poco le importava. La sua foce fu rauca a causa del mal di gola, ma scandì lentamente ogni parola. Sentiva il suo corpo dover cedere da un momento all'altro ma si sforzò di rimanere in piedi, al freddo, per consumare la sua vendetta.

Sì, è stato a causa tua.
Mettiamo fine a tutto questo, Cavaliere.



E il suo braccio si piegò come una molla. Pronta a infilargli quel dannato trinciapolli in gola. In un attimo il sottile braccio della piccola sarebbe scattato.
Solo una cascatella di sangue poteva renderla felice. Solo un bel bagno rosso avrebbe alleviato le pene del suo braccio.
Non desiderava altro. Il dolore la stava portando al delirio.

Ti macellerò, poi ti ricucirò e diventerai una mia bambola.
Mia sorella... mia sorella vuole stare con qualcuno, se lo merita.
Una bambola... bambola.
Bambola!



* * *




Energia
49% - Basso = 43%

Stato
Braccio sinistro inutilizzabile per danno alto subito.
Danno medio+medio=Alto alla psiche.
Stanca e dolorante.

Abilità
Dominio attiva: Anya può muovere oggetti pesanti quanto o meno di lei. Spende di solito un Medio o un Basso se il bersaglio è leggero. La velocità dell'oggetto è pari alla PerM dell'utilizzatore.

Dominio Passiva: Anya può sfruttare la sua telepatia per parlare con le persone.
Razziale: non sviene raggiunto il 10%.


Equipaggiamento
Trinciapolli in mano.
Tessen riposto.
Pistola x3 a terra

Note
Termina così.
Anya usa la telecinesi per chiamare a sé il trinciapolli e lo prende dopo aver lasciato a terra la pistola. Poi si avvicina a Jecht e cerca una falla nella corazza vedendo gli immaginari squarci fatti dal morso del demone al collo e lì mira per un ultimo colpo di affondo, con il trinciapolli.





 
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Azione da QM

Successe tutto con incredibile rapidità.
Poco prima che il trinciapollo raggiungesse la gola scoperta di Jecht, le urla nelle testa di entrambi - chi i demoni, chi il proprio figlioletto adorato - raggiunsero una magnitudo inusitata, costringendo entrambi prima alle ginocchia, poi al suolo.
Poi, l'esplosione. Dai loro corpi vicini di dipanò un pollone di energia grigia, che ridusse in cenere la piazza del villaggio.
E i corpi dei due cavalieri, scomparsi.
Ancora una volta, i due paladini avevano portato la distruzione nel villaggio. Ancora una volta, i cittadini di Niflheimr si sarebbero riscossi e avrebbero ricominciato le loro consuete riparazioni, in attesa del prossimo duello.


Jecht Avvinazzato malinconico

» Scrittura: Da ricontrollare. Intendiamoci, la prima cosa che mi sento di commentare dei tuoi scritti è il grande numero di errori grammaticali/sintattici che compi nei post: per lo più errori di battitura che sono sfuggiti ad una rilettura che, forse, non è stata nemmeno compiuta. Presi singolarmente non intaccherebbero particolarmente l'andamento del narrato, tuttavia il loro numero è tale da far sì che non si possano ignorare facilmente: paiono quasi degli scomodi massi su un percorso ben scavato per le montagne. Detto questo - che incide sul tuo voto, anche se non particolarmente, passo a commentare il resto. Interpretativamente non posso che lodarti: psiche ben delineata - anche se forse poteva essere descritta in maniera migliore - scelte combattute e sofferenza sentita. Jecht è realisticamente indeciso e, ancor più realisticamente, a primo impatto, decide di attaccare degli indifesi cittadini per poi pentirsene amaramente e cessare la sua offensiva. Ottima l'idea di interpretare le voci maniacali come quella del figlio Tidus: hai dato al duello quello tocco in più di suspance adatto ad attirare l'occhio del lettore. Stilisticamente parlando ti vedo ancora da sgrezzare, benché i presupposti vi siano eccome: ho particolarmente apprezzato alcune frasi dialogali e popolari che adornavano il personaggio di Jecht con magnifica coerenza: "Era proprio ubriaco, uh!"; "Non c'erano pesci da pigliare"; "Levatevi dalle *burp*" - modi di dire decisamente poco raffinati ed eleganti, esattamente come è Jecht stesso: li aumenterei e li sfrutterei con più efficacia, in modo da renderli più incisivi.
» Voto: 7.0

» Strategia: Inevitabilmente, calante. Più che altro a causa dell'interpretazione crescente del personaggio, ti sei ritrovato praticamente "costretto" a subire dei danni psicologici che avresti potuto evitare. Come preannunciato, questo influisce negativamente sul tuo voto in strategia (ma positivamente, come già detto, su quello in scrittura). A parte questo, non si può certo dire che Jecht, ora come ora, sia un'arsenale che dispone delle tecniche più potenti; anzi, quelle efficaci si possono contare sulle punte delle dita - per questa ragione, non mi sento di penalizzarti troppo in questo campo. Sei riuscito a ferire il tuo avversario, la sua evocazione e nel primo turno hai dato prova di grande sapienza, allontanandoti dalla strega e castando un incanto psionico efficace perché lei non potesse difendere la coppia di anziani. Lanciando il muro di fuoco, poi, sei riuscito a fare anche delle sagge vittime "inconsapevoli". E' decisamente più che sufficiente.
» Voto: 6.5

» Sportività: Non ho molto da far notare, se non un piccolo neo che hai enunciato tu stesso: l'accorgersi di Anya comparsa alle tue spalle nonostante la neve - come tu stesso hai specificato - ne abbia attutito i passi. Tuttavia, meglio compiere un piccolo neo che perdere il proprio personaggio, posso capirti: inoltre una pecca così infima non intacca il tuo comportamento generale, che è stato impeccabile. Hai preso i danni che dovevi e hai gestito con sapienza anche quelli psicologici: soprattutto ho apprezzato le ripercussioni dovute alle ferite succitate, gestite in maniera sapiente e magistrale. Il tuo voto buono è e buono rimane.
» Voto: 7.0


Anya Wallroth Maga Magò

» Scrittura: Come succitato. Anche nel tuo caso ho notato diversi errori grammaticali e sintattici (specialmente alcuni orrori nello sbaglio dei tempi) che hanno ostacolato spiacevolmente la mia lettura. Tuttavia, a differenza del tuo avversario, nel tuo caso tali sgarbi sono abbastanza sporadici da non intaccare troppo sul voto. Ho apprezzato particolarmente l'interpretazione di Anya: una cattiva nel senso letterale del termine; indifferente alle morti degli altri (quasi ne gode, in alcuni momenti), assolutamente egoista e disgustata dalla bontà e dai valori. Una piacevole bambina viziata. Soprattutto ho apprezzato il virtuosismo nella scelta di combatterei l cavaliere nero non per salvare le persone, ma per vendicarsi dei danni subiti. Il tutto, inoltre, coronato da uno stile abbastanza definito e non privo di alcuni stratagemmi accattivanti (quali le voci che sente il pg già normalmente, o il sogno del primo post). Apprezzabile, senza dubbio: ti consiglio solamente di "vivere" con più intensità i momenti più importanti del tuo personaggio, focalizzandoti su di essi all'interno del post ed evitando di disperderti nel descrivere ogni cosa - non c'è sempre bisogno di riscrivere tutte le cose che ha già detto il tuo avversario, per intenderci.
» Voto: 7.5

» Strategia: Vincente. Nel senso letterale: al termine del duello Anya - per quanto ferita - si erge su un Jecht stremato e sconfitto, per quanto questo sia paradossale. Hai saputo sfruttare bene la regola dei danni psicologici, subendoli solo quando era inevitabile (per ragioni interpretative, come nel primo post di combattimento, o per ragioni tecniche, come quando ti viene scagliato contro il muro di fuoco). Hai sfruttato bene le tecniche di Anya - per quanto siano poche - e sei riuscito ad affondare su un avversario che, teoria vuole, avrebbe dovuto possedere un campionario di tecniche ben più pericoloso del tuo. Nonostante tutto subisci parecchi danni, ma anche qui non voglio penalizzarti troppo: la scheda all'inizio è quella che è, e c'è poco da fare.
» Voto: 7.0

» Sportività: Alti e bassi. Hai diversi pregi, come l'aver saputo gestire ottimamente le evocazioni (specialmente le teste, che non hanno retto - giustamente - l'attacco di portata critica del tuo avversario) e quello di subire i danni quando devi. Non ti sei mai sottratto alle conseguenze degli attacchi di Jecht, per quanto pericolose, e questo ti fa assolutamente onore. D'altra parte, anche nel tuo caso, devo farti notare un piccolo neo - che comunque non intacca troppo la valutazione: nonostante tu subisca i danni, infatti, pare che Anya non reagisca ad essi nella maniera appropriata, o, per meglio dire, che reagisca a loro solo in maniera concettuale e psicologica (vendicarsi; l'affronto subito); ma il dolore? Lo stordimento? La confusione? Diciamo semplicemente che al termine del duello Anya mi è sembrata decisamente troppo "fresca" nonostante la quantità di ferite (psicologiche e non) riportate nello scontro. Tuttavia hai dimostrato, indubbiamente, una buona sportività generale.
» Voto: 7.0


Media ~ Jecht : 6.83
Media _Hamish: 7.16

Vincitore: _Hamish
_Hamish è promosso a Energia Verde


CITAZIONE
_Hamish vince lo scontro in sede di giudizio: 500G a lui e 150G a ~ Jecht. 500G anche a me.
Siete entrambi liberi di fare un post conclusivo: dopo l'esplosione, i vostri personaggi ricompaiono nello stesso punto e nello stesso istante di dove e quando hanno spezzato la biglia teletrasportatrice, come se tutto lo scontro non fosse stato che un lungo sogno ad occhi aperti. Tuttavia, poco dopo la formulazione di questo pensiero, risentono le urla dei paesani nelle loro testa, assordanti, che gridano aiuto (indipendentemente dal ruolo giocato nel corso del duello) e perdono i sensi.

 
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12 replies since 2/5/2010, 13:23   572 views
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