Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

I'll take your Nightmare

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view post Posted on 6/6/2010, 15:04
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Quando si riceve un ospite importante, ci sono alcune fondamentali accortezze da osservare.
Prima fra tutte, fare in modo che l'illustrissimo sia servito e riverito, proprio come un Re. In secondo luogo, che stia comodo e a proprio agio al punto da sentirsi a casa propria. In ultimo - e questo è forse il punto di più grande importanza - bisogna sfoggiare i propri possedimenti quali non esistessero altre abitazioni al mondo: bisogna svilire implicitamente l'altro, fargli credere di essere inadeguato, sottometterlo col lusso e schiacciarlo nella sua impotenza, fintanto che si trova in territorio nemico; è una pratica psicologica di non indifferente efficacia: provate a invitare il vostro vicino e mostrargli un oggetto unico al mondo - o particolarmente ricercato - e otterrete immediatamente il suo rispetto.
Fu principalmente quella la ragione per la quale il Sovrano, prima di occupare un elegante salotto ottocentesco e farlo accomodare su un pomposo scranno di velluto rosso, aveva trascinato il proprio ospite (estraneo; forestiero; visitatore) per tutti i corridoi del maniero. In quell'istante, poi, si trovavano in una delle camere più alte, dalla quale - oltre la vetrata - si poteva scorgere l'intera struttura del borgo, poco più in là delle mura. E ancora oltre, le terre del regno.
Il suo regno.
Poggiò la propria tazza di thé sul tavolino di cristallo che lo divideva dal proprio interlocutore, prima di rivolgerglisi.

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« Spero che questa convocazione improvvisa non abbia scombussolato troppo i tuoi ritmi »
asserì con modesta gentilezza, recuperando l'incipit dal suo repertorio di captatio benevolentiae.
« ...Ma come ho saputo del tuo arrivo, non potevo certo rischiare che i nostri comuni nemici ci impedissero di incontrarci prima del tempo. »
Perché nasconderlo? Perché non instaurare fin da subito una nota di cameratismo spiccio?
Tutti coloro che avevano viaggiato sul piano dimensionale di Endlos l'avrebbero riconosciuto. E molti gli sarebbero stati nemici, in fondo. Aveva decisamente bisogno di protezione.

« Sorya... Goryo... »
versò un poco di thé nella tazza dell'altro, facendo in modo di canalizzare l'attenzione di lui nella naturalezza con la quale si stava pronunciando.
« ...Benché non siano che un branco di cani sciolti, è rinomato che anche un segugio senza regole è in grado di azzannare. »
gli arrise rapidamente, altalenando lo sguardo tra lui e la porcellana
« e forse di rendersi persino più pericoloso di una bestia addestrata. »

Si allontanò e tornò a sedersi sul proprio scranno, volgendo uno sguardo alla vetrata e al borgo oltre d'essa, nella realizzazione del proprio divagare. Riprese, quindi, alzando la propria tazza e facendola dondolare in modo che il thé al suo interno vi danzasse con lenta condiscendenza.

« Io posso proteggerti. »
schioccò le labbra con determinazione: aveva alzato la voce il tanto bastante perché quella affermazione risultasse ben più prepotente del resto del discorso.
« Ma in cambio, ti chiedo solamente di permettermi di controllare il tuo compagno per un breve periodo di tempo. »
sorrise, nuovamente, tagliandosi il viso con un lungo squarcio nero.
« Lo riavrai quando avrà terminato il compito che ho intenzione di assegnargli. »

Tese un palmo verso quello del proprio interlocutore, aspettandosi che l'altro lo stringesse.
Perché non avrebbe dovuto, in fondo?

« Mi sembra uno scambio equo, no? »
 
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Jason~
view post Posted on 6/6/2010, 19:11




Asgradel, Villaggi dell'Ovest
Bianco Maniero, sala del thé

Lui, ch'era maestro degli inganni, sapeva riconoscere un sotterfugio quando ne vedeva uno.
Tutto in quella sala così piacevolmente agghindata lasciava trasparire un forte desiderio di sfoggiare sfarzo, ricchezza al fine di abbagliare lo sguardo. Nel contempo era un'apprezzabile maniera d'accogliere l'illustre ospite che egli era; e Jason, inutile nasconderlo, aveva oltremodo gradito. In tempi remoti vedere se stesso al cospetto -no, meglio: al fianco- del Re Invincibile non gli era parso altro che un misero sogno da contadinotto. Da buon ladro di sogni qual'era, lo Spaventapasseri si trovò a chiedersi se quel desiderio tanto forte non fosse in realtà nato dallo spirito di qualcuno dei tanti che aveva assimilato -di cui si era cibato- con la Mangiasogni. Bizzarro che poi proprio lui fosse chiamato a donare incubi (quando era solito nutrirsene, invece).
In quel caso specifico, tuttavia, dovette ammettere che il concetto era alquanto azzeccato.
Eccolo dunque, lì seduto a sorseggiare del buon thé caldo alla menta in compagnia di una celebrità tra le più inquietanti: Ray. Non solo era stato in grado di raggiungerlo nella sua reggia -tremando come una foglia d'autunno- ma persino vi era stato invitato spontaneamente dal Re in persona.
Da pari a pari.
E stando ad ascoltare quel discorso -che gli parve così preciso, puntuale e semplicemente perfetto- i dettagli, assieme al quadro generale della situazione gli furono gradualmente svelati. Mutua collaborazione, in fin dei conti. Nient'altro che questo.
Avrebbe voluto chiedere molto altro, ma non lo fece. Era uno stolto bigotto, certo, però sapeva stare al mondo. E il Re Invincibile non era noto per essere avvezzo a donare un braccio a coloro cui porgeva la mano.
Anzi, Jason poteva già considerarsi fortunato di avere una simile opportunità
-e non se la sarebbe lasciata sfuggire.
"Protezione..." mormorò, riflettendo con l'aria di star valutando l'accordo per decretarne una effettiva convenienza. Il Re che non perde mai gli stava proponendo qualcosa che poteva fargli comodo e, nonostante disapprovasse profondamente l'ordalia che l'altro aveva allestito, lui aveva i mezzi per ottenerlo. Chevàl si sarebbe dimostrato utile una volta di più. Sorrise tra sé e sé, sorseggiando l'ultimo goccio della bevanda, e ripose la tazzina accuratamente sul tavolo.
Ormai non doveva far altro che allungare una mano e stringere quell'altra,
per sancire un patto che avrebbe scosso Asgradel dalle fondamenta.
"Mi pare giusto, sì." protese il braccio e siglò l'intesa con una presa salda, misurata "Avrete il Kishin, Sire."
Del Sorya, del Goryo e di tutte le altre questioni avrebbero parlato in futuro, così come della misteriosa crescita -non seppe definirla altrimenti- subita da colui che chiamava "fratello". Ogni cosa a suo tempo.
"Ma mi raccomando: abbiatene cura."
Non riusciva proprio a sopportare che gli venisse dato del "tu" così impunemente,
tuttavia fu abbastanza scaltro da non farlo notare.
Ci teneva ad uscire di lì vivo.


Edited by Andre_03 - 6/6/2010, 20:23
 
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