Un giovane sanguinario, Un tremendo illusionista, Un incontro casuale. La nascità di una lunga amicizia O l'inizio di una grande rivalità?
L’aveva osservato, dalla sua cabina, con occhi svelti e giudicatori: lo scontro tra la nuova recluta e il nano Tavros si era appena concluso e lui, dall’alto della sua postazione, non se n’era perso nemmeno un pezzo. La battaglia non era stata gentile con il primo, che fu subito portato all’interno della nave per essere curato. Drakar, da bravo spettatore, aveva deciso di conoscere quel guerriero sanguinario, così forte e brutale. Voleva trovarlo, parlargli, scoprire tutto di lui. La ragione? Semplice curiosità.
Dal momento del suo arrivo sulla nave non era successo nulla d’interessante all’interno del clan. Niente di niente. Quella lotta era stato l’evento più particolare dell’intera settimana e, ora che si era conclusa, l’illusionista non voleva semplicemente lasciarla andare, per ricadere nello stato d’ozio ed evadere dalla routine che lo stava uccidendo. Prese la giacca, riposta su una sedia vicina, e uscì dalla stanza, avviandosi di buon passo verso l’infermeria. Alle mani, spogliate dei suoi soliti guanti di cuoio nero, i suoi due anelli. Non che gli potessero servire i loro poteri in quell’occasione, ma mai li avrebbe abbandonati nella sua stanza, rischiando di farseli fregare da uno dei compagni.
Camminando velocemente percorse i bui corridoi della nave, tutti simili tra loro. Naturalmente si perse poco dopo, cosa dovuta in parte alla struttura confusionaria di quella struttura e in parte alla foga con cui percorreva i vari passaggi della Fat Whore. Fortunatamente trovò qualcuno a cui chiedere informazioni e, seguendo la direzione indicatagli, giunse finalmente davanti all’infermeria. Bussò e, dopo aver ricevuto il permesso dall’interno, entrò. Si trovò subito davanti il Dr. Patchwork, medico della nave.
« Buongiorno, dottore. Come sta? »
Quell’uomo gli era subito andato a genio. Al contrario del nano ubriaco che l’aveva accolto, confusionario e irascibile, Patchwork era una persona pacata e riflessiva, molto simile all’illusionista stesso. I due andavano molto d’accordo e spesso erano visti chiacchierare allegramente bevendo qualcosa alla mensa del Goryo. Si raccontavano più che altro le loro esperienze, imparando nozioni e conoscenze varie l’uno dall’altro. Era una specie d amicizia d’interesse, con il fine di accrescere la loro cultura grazie appunto a questi discorsi. Il medico era forse l’unico compagno di clan incontrato fino a quel momento che riuscisse a sopportare.
« Ho visto che ti hanno portato qualcuno di nuovo… »
« Proprio così – disse con un cenno d’assenso l’altro individuo – è laggiù, sulla brandina. Il nano bastardo l’ha ridotto parecchio male… »
Drakar scambiò i soliti convenevoli, dopodiché si diresse verso il lettino presente nell’infermeria. Si ritrovò davanti la recluta, bendata in diversi punti. Subito sostituì il suo solito sguardo un po’ malizioso con una nuova espressione sorridente e bonaria. Voleva sapere di più riguardo a quel guerriero, al suo passato e a cosa l’aveva condotto fino a lì, in quella barella di un infermeria di dubbia igiene. Sarebbe stato proprio il paziente che ora si ritrovava davanti a rivelarglielo, a dirgli tutto ciò che non conosceva ma desiderava apprendere. E, per scoprirlo, avrebbe usato il suo grado, il suo ruolo nel clan. Finalmente quel titolo che gli era stato affidato da un individuo incontrato poco prima sarebbe stato utile per qualcosa.
Si avvicinò al bordo del letto, guardando dritto negli occhi il nuovo arrivato, e, con aria allegra, iniziò la farsa.
« Benvenuto al Clan Goryo. Io sono Drakar Roth, un sottoufficiale, e sono venuto a fare un’ispezione… Come si chiama lei? » |