Gli brillavano gli occhi. Due fari cremisi dietro il candido volto di cera, che tanto contrastava con il suo animo. Trattenne il respiro per qualche istante mentre osservava come il freddo metallo della fauce si stringesse a mò di cappio attorno a quella dannata bestia. Emise tutta l'aria che aveva nei polmoni in un grido folle, mentre con un gesto seccò tirò a se le fragili zampe chitinose del ragno. La sua azione fu accompagnata da un terribile schiocco, liquido, a cui fece eco un ruggito di rabbia e dolore; eppure Joey avrebbe giurato di aver sentito un altro rumore dietro quello schiocco, come di fauci che si chiudevano attorno alla carne per strapparne ampi brani. Era insieme esaltato e spaventato, un mix che gli rendeva la testa stranamente leggera, dandogli quasi l'impressione di potersi sollevare da terra. Sentiva le forze ritornare, la speranza fuoriuscire a fiotti dal suo cuore, come se avessero gettato cento fascine di rami secchi su un paio di tizzoni messi lì a morire. L'effetto era stato immediato. Un fuoco, un incendio, salì fino al suo cervello crepitando e scoppiettando sonoramente; oscurando ogni altro pensiero e fatica che martoriava il suo fragile corpo. Incantato da quell'estasi di potere, voltò la testa in direzione del ragazzino a cui era toccata la sua stessa sorte. Scrutò sul suo volto la stella scintilla di folle piacere, insano, magari persino malvagio, sorridendogli con fare paterno e complice allo stesso tempo. Lui... lui poteva capire cosa si provava in quel momento. Un attimo di vuota incoscienza, una febbre delirante che oscurava qualsiasi altra percezione, alimentando quell'odio così profondo da sfociare in un ghigno diabolico. Vide le fiamme partire dalle dita di Liam - le stesse che una volta avevano consumato le sue carni - e scorse la risata che prorompeva da quelle giovani labbra. Era contagiosa. Inspiegabilmente si aggiunse a quel suono alto e soffocato, facendo rimbalzare sulle pareti di quella spelonca un monito per tutte le altre creature. Erano vivi, forti e pronti ad abbattere qualsiasi altro ostacolo. Il suo delirio di onnipotenza bruciava assieme a quelle fiamme vermiglie, mentre allargava le braccia in un gesto atto a raccogliere gloria. Rideva, osservando la ritirata dei pochi nemici rimasti. Rideva, osservando la propria ombra tremolante allargarsi sotto di lui. Rideva, annusando l'odore di carne bruciata provenire dai ragni. Era tutto perfetto, persino quel leggero ronzio che sembrava applaudire le sue azioni. Si lasciò coccolare da quel suono, almeno fino a quando non crebbe a tal punto da risultare fastidioso. Si girò furente verso il tunnel in cui erano spariti gli abomini, registrando distrattamente il fatto che polvere e pietrisco venisse giu praticamente da ogni angolo della volta. Il suo cuore saltò un battito quando un enorme roccia si staccò dal soffitto e cadde a pochi metri dalla sua destra, producendo uno schianto mostruoso che lo rese sordo per qualche attimo. Non riusciva a capire più nulla, ed il suo sguardo si perse in quella marea nera che sciabordava minacciosa, mentre la fiamma che prima ardeva splendente veniva spenta con un unico, gelido, soffio. « ... » Cercò di aprire le labbra, ma la sua gola non riuscì ad emettere alcun suono. Il suo corpo vibrava - non tremava - in ogni fibra che lo componeva, eppure rimase calmo. Si sfilò la maschera con la mancina, sorridendo inebetito al liquido necrotico che ruggiva contro di lui. Il tempo per un ultima risata, prima che il suo corpo venisse trascinato via. Perse completamente la ragione, continuando a ridere forte, mentre il fuoco si insinuava nel suo petto, soffocandolo. Le difese della sua donna furono tagliate come burro, mentre ogni cellula del suo corpo veniva arsa da quel fuoco nero di morte. Si lasciò trasportare per inerzia, pensando che di lui non sarebbe rimasto più nulla. Rise ancora più forte sputando acido e sangue prima di urlare a pieni polmoni. Maledì tutti gli dei che conosceva, Ray, il magistrato che li aveva accolti e persino se stesso. Maledì chi lo aveva creato, il maniero, e tutti coloro che abitavano in quella fottuta terra. Sputò ogni nome tra una follia e l'altra, spegnendosi lentamente come una fiamma tremula. Di lui non sarebbe rimasto nemmeno il fumo.
I ragni fuggivano, il fuoco moriva ed il calore scompariva fino a non lasciargli altro che l’impressione di essere riuscito, per un solo istante, a recuperare i propri poteri. Forse erano ancora lì, sotterrati sotto un cumulo di cenere che sporcava tutto ciò che aveva creduto di conoscere, modificandolo fino a renderlo irriconoscibile. Forse, se si fosse concentrato, il mana sarebbe tornato a scorrere nelle sue vene e avrebbe potuto rivivere l’illusione dell’onnipotenza. Forse: ma intanto il mana non c’era, il fuoco era morto e nelle sue orecchie non poteva sentire altro che l’opprimente battito del suo cuore.
(Un’onda immensa di qualcosa che non era acqua si infrangeva sulle pareti della grotta, dando a quel fiume in piena un aspetto grottesco e minaccioso che non riconosceva e che per questo l’immobilizzava. La grotta sarebbe crollata, ripeteva quella parte del suo cervello che ancora riusciva a pensare, ma il significato di tale frase sembrava essersi persa nelle onde.)
Il suo cuore batteva al ritmo cadenzato di una musica che non conosceva e mentre il suo corpo rimaneva lì, paralizzato dal terrore, la sua coscienza se ne andava, volteggiando in una graziosa danza che avrebbe presto dimenticato. Avrebbe dimenticato e sarebbe stato come se una spugna fosse passata sopra quelle macchie che erano i suoi ricordi. Avrebbe dimenticato e sarebbe rimasto vuoto, immobile, sperando in una difesa che non sarebbe mai arrivata, senza sapere che, se anche ci fosse stata, non sarebbe valsa nulla. Ed allora si sarebbe maledetto, cercando di convincersi che era perché aveva dimenticato che non poteva fare nulla: ed era sempre colpa sua, era sempre lui che non aveva fatto abbastanza, ma era molto meglio di quella verità che, in fondo, conosceva benissimo. Era molto meglio pensare che era per colpa di qualcosa che aveva fatto che sarebbe morto piuttosto di sapere che, anche se fosse stato nel pieno delle proprie forze, non avrebbe potuto fare nulla.
Ed intanto quell'onda scura e nauseabonda si avvicinava e nelle sue orecchie c’era solo il battito irregolare del suo cuore, e nella sua mente c’era solo la consapevolezza di non poter fare niente. Assolutamente. Niente.
E non voleva gridare, non voleva piangere e non voleva muoversi perché era tutto inutile, così tanto inutile che si sentiva schiacciato, come un bambino che vede il proprio cane ucciso a bastonate e che non riesce nemmeno a capire se ciò che sta succedendo sia davvero reale. Ed intanto l’onda si avvicinava e non poteva difendersi e non poteva scappare. Che cosa poteva fare? Che cosa poteva fare?
(Chiuse gli occhi, inspirando l’aria viziata della grotta, sentendo i polmoni divenire di pietra e la sua testa girare e girare, volando verso il buio: e non vedeva, dietro le proprie palpebre, le luminose e limpide giornate della sua infanzia, ma solo l’ennesima prova che era debole ed inutile.)
Sentiva i denti affilati di mille demoni conficcarsi nel suo corpo, dilaniando le sue carni con una lentezza che non faceva che rendere il dolore sempre più straziante ogni secondo che passava: bruciava, in un certo senso. Gli sembrava quasi che le fiamme lo stessero divorando, arrivando a bruciare persino il suo sangue. Ma non erano fiamme, quelle che circondavano il suo corpo. Non c’era nessun calore in quella fine, nulla che potesse fargli credere che, dopo, il mana avrebbe preso il posto della sua carne. Non c’era nulla di ciò che avrebbe voluto ci fosse, non c’era più nulla di ciò che ricordava ci fosse e, presto, non ci sarebbe stato più nulla di nulla.
Mana: 126% Armi: Pistola - Riposta Pugnale - Riposto Danni subiti: Morso di ragno al braccio sinistro e alla mano sinistra, taglio profondo alla coscia destra, botta alla nuca e dolori vari alla spina dorsale causati dalla caduta, ferite su tutto il corpo di entità mortali. Tecniche utilizzate:
Abilità attive:
-Certo, hm, tu corri, io... arrivo subito. A b i l i t à P a s s i v a Liam è un negromante. Un buon negromante, a dire il vero. Ma per qualsiasi mago, anche per un negromante, a volte non bastano due incantesimi: a volte, un mago, anzi, un negromante, ha bisogno di lanciare tre incantesimi. Rinunciando a qualsiasi movimento, Liam può disporre di uno slot in più a turno, potendo quindi vantare una somma di tre tecniche per post.
-Non so te, ma credo di poter continuare all'infinito A b i l i t à P a s s i v a | P e r g a m e n a R i s p a r m i o E n e r g e t i c o Questa tecnica conta come un'abilità passiva. Una tecnica utilissima per tutti i maghi e stregoni che fanno uso di magie complesse e dispendiose. Grazie a questa pergamena, infatti, i costi di tutte le tecniche e abilità attive saranno ridotti del 3%, e se una tecnica andasse, in questo modo, sotto lo 0% o allo 0% stesso, verrebbe riportata all'1%. La tecnica non ha consumi energetici, ed è sempre attiva. Una tecnica estremamente utile per qualsiasi combattente magico.
Azioni: Si rende conto di non poter fare assolutissimamente niente e... ehm... va in un muto panico mentre l'acido lo investe.
Note: Parole, parole e parole. Tutto questo post è riassumibile con un