Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

L'incubo, L'abiezione

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 7/6/2010, 18:08
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


Per la terza volta e per la terza cerimonia, si ritrovò a indossare l'abito da festa, circondato da capre festanti.
Niuno fra loro che si azzardava ad avvicinarsi abbastanza dallo sfiorarlo, niuno che s'allontanava il bastante da sfuggire al suo sguardo - ognuno compiva i propri passi da pecora, muovendosi in gregge da un lato all'altro della sala; sfiorando appena il tavolo col banchetto (una vista talmente sontuosa da poter languire anche il più digiuno), sorvolando la pista da ballo e accarezzando - benché solo con la propria immaginazione - lo scranno sul quale sedeva il sovrano.
Definire quel salone come una semplice festa sarebbe stato eufemistico.
Le persone chiacchieravano, le donne civettavano e gli uomini mostravano il peggio delle loro vanterie
e lui
lui era al centro
e se loro indossavano tutti delle maschere di pecore, maiali e capre, lui
lui indossava la maschera del demone.

image

« Miei graditissimi ospiti! »
Esordì goliardico, celando un sorriso dietro la maschera
« Questa sera potrete assistere a un prodigio della scienza! »

Il suo Kodoku.
O meglio, il Kodoku che aveva sottratto a Jason (sul serio quello sciocco spaventapasseri pensava che gliel'avrebbe restituito, una volta ottenutone il possesso?) e che aveva immediatamente soggiogato e fatto suo. Un Kodoku che gli aveva fatto risparmiare lunghi e lunghi turni di abiezione, di quel torneo che ormai pareva così incredibilmente lontano.
Torneo che comunque a qualcosa era servito: non si sarebbe certo concesso il lusso di sprecare tutto il lavoro compiuto fino a quell'istante.

« A breve, potrete assistere al mio personalissimo Kodoku: fino a quel momento, godetevi la festa! »


CITAZIONE
Ogni partecipante alla scena indossa una maschera - la maschera deve rappresentare un animale normale e realmente esistente, dunque non mostruoso né mitologico. Scena Free.

 
Top
Loth`
view post Posted on 7/6/2010, 23:26




image
IL CERVO
Il cervo è il simbolo della rigenerazione vitale, per il rinnovarsi periodico delle sue corna, che sono paragonate anche ai rami degli alberi per il loro valore allegorico di sviluppo e di unione tra le forze superiori e quelle inferiori. Quindi le corna sono il simbolo della longevità e del ciclo delle rinascite successive. Nella leggenda greca di Ciparisso, la morte del cervo è all’origine del cipresso, simbolo dell’immortalità e dell’eternità. Da tempi antichissimi nell’area circumpolare il cervo è associato al simbolismo del sole e della luce, incarnandone gli aspetti di creazione e civilizzazione.

Entrò deciso nella sala varcando l'arcata d'ingresso con passo spedito e sicuro, lasciando dietro di se solo un flebile aroma di bosco.
Le spalle indietro, il petto in avanti ed un velo di fierezza mentre trottò con gli stivaletti sul pavimento di marmo.
Si fermò un attimo portandosi la mano sulla bianca copertura al volto, per poi scivolare con le dita aperte su una lunga ciocca di capelli corvini sfuggiti sul viso per tranciare di netto la perfezione diafana della maschera, tanto chiara che sembrava plasmarsi sulla pelle pallida della creatura.
Un intreccio di tendini e muscoli che si abbracciavano intorno agli occhi verdi e profondi, per poi snodarsi, separarsi e diramarsi in due accenni di corna svettanti e slanciate a mò di corona.
Il viso delicato e pallido di quell'araldo del bosco celato sotto le spoglie d'un elegante Cervo, incorniciato dalle lunghe ciocche corvine che gli ricadevano sul volto e si adagiavano sulle sue spalle in disordinate, eppur perfette, voluttuose spirali informi.
Solo il naso e le labbra sfuggivano all'inganno della maschera e quest'ultime risaltavano sul volto con il loro rosso pallido simile alle ciliegie ancora acerbe.
Amava quella maschera, un velo tessutogli e plasmato sul volto ad immagine della sua anima; così inquietante nel suo scranno aspetto eppur magnifica nella sua complessiva e basica eleganza.
Si passò un dito con fare disinvolto lungo un tendine che gli si intrecciava sul volto, rapito dalla liscia superficie di quel materiale simile all'osso.
Avrebbe continuato per interi minuti se la voce del sovrano non avesse sovrastato il brusio degli invitati raccogliendo a se gli occhi e il silenzio dei presenti.

« Miei graditissimi ospiti! »

Si voltò, come tutti, sfiorando con lo sguardo il suo Re.
Sentì il sangue accendersi sul volto coperto mentre le dita si strinsero, di colpo, sulla rugosa scorza del Nemeton e la nenia dei suoi sacri quercioli placava l'ansia del suo animo.
Aveva tradito in un certo senso quell'uomo, lui che per troppo tempo si era chinato innanzi al sovrano sbagliato ora vi era assieme nella medesima sala e lo poteva finalmente fissare si con timore, ma senza quel pesante macigno sulle spalle che lo costringeva all'obbedienza.
Lo guardò di nuovo soffermandosi sulla fierezza superba della sua persona, sulla sua maschera estranea al serraglio che aveva convocato mentre illustrava loro il motivo per cui valeva la pena danzare.
In fondo a lui del gioco che si stava portando a compimento alla corte del Re gli importava ben poco e la sua stessa presenza non era certo dovuta a quel fantomatico torneo; no, quello che il Cervo voleva era un assaggio di quel nuovo giocattolo del monarca.
Anelarlo per un istante soltanto per poi disprezzarlo per la sua contro natura.

« Questa sera potrete assistere a un prodigio della scienza! »

Trattenne una risata eppure sul volto gli si delineò un ghigno di disgusto.
Si voltò, prese un calice da uno dei tanti vassoi e se lo portò alle labbra sorseggiando appena il vino.
Scienza la chiamava; per il Cervo quella era mera aberrazione.




Edited by Loth` - 9/6/2010, 11:33
 
Top
¬Lenny
view post Posted on 8/6/2010, 10:29




Nessuno prende le botte come un coniglio!
Roger Rabbit.




Passi riecheggiavano nei corridoi deserti.
Passi lenti, cadenzati. Di chi sa bene quel che deve fare, e deve farlo con tutta calma per non scatenare un guaio molto più
grande di lui. Appartenenti ad un uomo non molto alto, ne troppo robusto. Capelli pagliericci facevano cornice ad un volto
dai lineamenti raffinati, piccolo naso all’insù, bocca stretta e sottile, occhi come due feritoie.
Vestiva elegante, come si conviene in siffatte cerimonie: la giacca superiore, una marsina beige, era decorata da file di
bottoni scuri, dalle falde molto svasate grazie a imbottiture cartonate nascoste. Lunga e stretta, lasciava appena intravedere
la sottomarsina color blu notte. Pantaloni lunghi e scuri, stretti sino alle caviglie. Scarpe basse, nere.
A una ventina dimetri di distanza era già possibile udire quell’enorme accumulo di voci sovrastarsi l’una sull’altra, giungendo
alle orecchie sottoforma di un chiacchiericcio intellegibile, di un cicaleggiare frenetico.
La fossa dei leoni.
Quale altra migliore espressione per definire quel posto?
La fossa del leone.
Raphael Anthoosen von Sorel si avvicinò all'entrata per la fossa. Oltre la superficie della porta in legno scuro era possibile
udire indistintamente quelle che parevano un centinaio di voci maschili e femminili. Pareva quasi un peana infernale.
Deglutì. Si diede una celere sistemata alla marsina.
Il Re non lo avrebbe riconosciuto mai. Forse non si ricordava neanche più di lui, dopo quell'ultimo "incontro" avvenuto mesi
prima, durante l'ultimo turno della cosiddetta Abiezione al quale aveva partecipato. Promesse vuote che suonavano come
minacce erano state lanciate dal Sorel alla sua così poco regale persona, e quella sera stessa, dopo mesi, Raphael lo
avrebbe incontrato nuovamente.
Non un'occasione di piacere, ovviamente. Non era certo giunto sino alla sua reggia per un insulso divertimento.
Il Re non lo avrebbe riconosciuto perchè dinanzi al volto portava una maschera di cartapesta dorata, una delle tante che
distribuivano all'entrata della reggia. Raphael aveva afferrato la prima che era capitata dinanzi agli occhi, una maschera
normale si potrebbe dire. Non fosse per le due lunghe estroflessioni che partivano da sopra la fronte e per il muso decorato
in quel modo. Rappresentava un coniglio.
Raphael la adagiò delicatamente sul suo volto, stringendo bene le due cordicelle dietro la nuca in un semplice nodo.
Poi spinse l'anta della grande porta in legno scuro con la mancina.
La luce lo investì.
Il Coniglio strabuzzò gli occhi due, tre volte prima di focalizzare bene il contesto.



Perchè si trovava in quel luogo? Perchè in quel giorno?
Perchè quando uno come lui avrebbe di certo avuto mansioni più importanti, compiti da svolgere, tempo da spendere
diversamente che in una squallida festa in maschera del Re che non perde mai?
Era passato così tanto tempo dall'ultima sua apparizione nel maledetto torneo indetto dal sovrano dei Toryu. Raphael aveva
vinto. Due volte di fila. E avrebbe contnuato a vincere, a umiliare le fila del Re se non fosse stato preso da problemi
differenti e ben più gravi.
L'Ad Extirpanda, la distruzione del Clan, l'addio di Elhonna, l'apparente morte di Eitinel...Catastrofi indelebili si erano
abbattute sui regnanti dell'eden, cataclismi ai quali gli stessi soryani avevano tentato di far fronte. E Raphael stesso era stato
sempre lì, a cercar di dare una mano, a ricostruire dalle fondamenta.
Tutto inutile, tutto perso, bisbigliavano le ombre. Il clan Sorya non potrà mai esser ricostruito dalle sue stesse rovine. Non
potrà mai raggiungere nuovamente quel lontano splendore, quella lontana ricchezza. La Pace. Mai.
E quando un soryano appena giunto da una missione fuori dall'eden aveva consegnato a Raohael un invito con stampato
sopra il sigillo regale del sovrano dei Toryu, poco ci era mancato che non lo stracciasse in mille pezzi, che non lo gettasse tra
le stesse fiamme che divoravano i resti del clan. E invece aveva ceduto alla curiosità. Aveva letto.
Un invito del Re che non perde mai indirizzato ad una persona sconosciuta. Sottratto ad una persona conosciuta, uno dei
membri del clan Toryu, forse.
Un invito ad una reggia del Re, nel regno umano così lontano dall'Eden, dai resti del Sorya..
Raphael aveva ponderato bene sulla cosa. Non poteva permettere che il Sorya rimanesse estraniato dalle vicende dei suoi
nemici. Non poteva lasciare che un nuovo piano del Toryu rischiasse di dare il colpo terminale ad un clan già costretto in ginocchio.
Doveva far luce sulla faccenda. Doveva mettersi in viaggio, ottenere informazioni, spiare senza esser scoperto.
E riferire ogni singola questione sospetta ai suoi compagni.
Osservare.
Osservare senza interferire.
Scoprire quale nuovo piano demente passasse per la testa del Re che non perde Mai. Rischiando che fosse una trappola,
che fosse uno scherzo.
Raphael poteva permettersi di rischiare. Il clan Sorya no. Non più, almeno. Non in quei tempi.
E dopo giorni interi di viaggio, cavalcando attraverso passi montani e costieri, steppe e foreste, passi montani e costieri,
villaggi e città, morte e vita, finalmente giunse nel cuore delle terre umane. Alla reggia del Re indicata in una piccola mappa
posta sul retro dell’invito. Infine, il giorno prima della festa, era giunto a riposare in una taverna nei pressi della reggia.
L'indomani si sarebbe poi recato al ricevimento del Re che non perde Mai.
A compiere l’ultimo volere della Dea prima che sparisse. A combattere l’Abiezione per il Sorya. A vincere per i Sorel.
A vivere o a morire, questo lo sapeva solo Lei.



Lo circondava un Inferno di bestie. Una bolgia di fiere.
Maschere che rappresentavano ogni tipo di animale, erbivoro, onnivoro o carnivoro che fosse. Animali parlanti, sorridenti.
Raphael era disgustato da quel lusso sfrenato, da quella ipocrita messinscena di corte, da quella lontana copia di una vita regale.
Del resto, non era certo la prima delle occasioni organizzate dal Re a disgustarlo. Quella festa era seconda solo ad una certa Abiezione..
Le sagome meta-umane lasciavano solo uno spiazzo circolare, una cerchia vuota al centro della sala, ove era situata la
maschera più sgradevole di tutte. Un mostro nero. Tratti disumani, feroci. Lineamenti duri, demoniaci.
Raphael intuì a chi potesse appartenere la maschera esattamente un secondo prima che da essa si diramasse una voce a lui familiare..
« Miei graditissimi ospiti! »
L’attenzione di tutti si focalizzò sulla maschera del Re.
Raphael si allontanò senza staccarle lo sguardo di dosso, arretrando sino ad un angolino remoto della sala, il più
possibilmente lontano da tutto e da tutti.
Sotto la maschera da Coniglio stava iniziando a sudare freddo. In petto poteva quasi sentire il suo cuore accelerare il battito.
« Questa sera potrete assistere a un prodigio della scienza! »
Aveva bisogno di un po’ d’acqua, si sentiva disidratato. Quel posto era rivoltante. Tutti loro erano rivoltanti.
Il suo sguardo balenò da una parte all’altra della sala, alla ricerca del bagno.
Cosa voleva dire il Re? Quale progetto di quale scienza demente aveva in testa?
Raphael aveva bisogno di concentrarsi, ma come poteva mai farlo con quella sensazione di nausea che lo avvolgeva?
Forse non era nausea.
Forse era solo paura.
« A breve, potrete assistere al mio personalissimo Kodoku: fino a quel momento, godetevi la festa! »
Il re terminò il suo breve discorso e a Raphael parve quasi che gli avesse lanciato una rapida occhiata. A lui, alla maschera
da Coniglio appostata nell’angolino della sala, al Sorya che si trovava fra i Toryu. Al coniglio posto in mezzo ad un branco di lupi.
Raphael era solo.
Solo.
Bastava un piccolo, insulso errore e la copertura avrebbe potuto saltare. Lo avrebbero scoperto, lo avrebbero di certo
arrestato. Un ufficiale del clan Sorya alla festa del Re, un acerrimo nemico della politica monarchica del Toryu.
E avrebbe potuto mai permettersi il clan Sorya questo ennesimo colpo? Il disagio di perdere uno dei suoi ufficiali, uno di
coloro che più erano stati fedeli all’Inquisitrice?
Avanti, soldatino, non te la fare addosso..
Una voce proveniente dalla sua testa lo fece rinsavire. Conosceva bene, quella voce. Era nata in uno degli antri più oscuri
e remoti della sua mente, del suo spirito.
Porti solo la maschera di un coniglio. Non immedesimarti troppo in quel ruolo.
Non importava che provasse paura, timore reverenziale, terrore o chissà cosa.
Non importava neanche che la sua vita fosse appesa ad un filo posto a due centimetri da una candela accesa.
Aveva rischiato. Rischiato per il clan. Il dado era stato tratto, non era più possibile fare retrofront.
Raphael ingoiò fiele, si sistemò bene l’elegante marsina beige, diede una pacca sulla sua spalla per scostare della polvere.
Era tempo di mischiarsi nella calca di gentucola presente a quella festa demenziale. Era tempo di acquisire informazioni più
che importanti: necessarie.
A cosa era dovuta quella speciale occasione? Cosa intendeva il Re per "progresso della scienza"? Cosa diavolo significava il
termine Kodoku? Era forse l'ennesima delle aberrazioni provenienti dall'inferno, dall'Akerat?
Domande senza risposta che solo il tempo e una certa dose di attenzione avrebbero potuto risolvere.
Raphael Anthoosen von Sorel, maschera da Coniglio sul volto, si addentrò nella calca con apparente nonchalance, con fare
disinteressato. Orecchie tese (quelle vere, non quelle da coniglio) in direzione dei discorsi più interessanti.
A osservare.
Osservare senza interferire.


 
Top
Alicia.
view post Posted on 8/6/2010, 13:15





« All the pigs are all lined up,
I give you all that you want.
Take the skin and peel it back.
Now, doesn't that make you feel better? ¹ »


Uno alla volta si introducevano all'interno del salone, dove secondo le istruzione, li avrebbe attesi niente meno che il Re, autodefinitosi colui che non perde mai. Era il principio della parata, tutti erano ai loro posti.
Il perchè di quella "Festa" era perfino passato in secondo piano, finalmente l'avrebbe visto, ne avrebbe assaporato l'odore e avrebbe tratto le proprie conclusioni su quel personaggio così ambiguo.
Ecco, iniziava.

Step right up!
March!


Le porte del salone si spalancarono, facendo entrare un torrente in piena, composto da persone a cui quel sovrano aveva già sottratto tutto. Le maschere da loro indossate lo palesavano. Erano tutti dei maiali, pronti ad ingozzarsi nella mangiatoia colma dell'egocentrismo di quel Re. Bisognava dargliene atto, era bravo in ciò che faceva. Questo però non significava che fosse nel giusto, tutt'altro.
L'individualità perduta di tutte quelle bestie gravava sulle sue spalle, così come la presenza della Bianca in quel porcile.
Tutti mangiavano.
Metaforicamente parlando, si nutrivano di ciò che quella figura gettava nelle loro fauci, desidorosi di essere sottomessi.

Crawl right up on your knees.
Greed!
Feed!


In ginocchio, pendevano dalle sue labbra, o almeno da quelle disegnate e scolpite in quella sua mostruosa maschera nera che gli copriva il viso, differenziandolo dal resto degli animali. Lui era il capo del branco, era chiaro voleva che la pensassero così. Il suo Ego l'aveva portato a differenziarsi da tutti gli altri presenti, perchè lui era il Re e non uno di quei Maiali. Lui era quello che li controllava, colui per il quale tutti i presenti erano giunti fin lì.
Tutti, compresa lei.
Certo, per motivi assai differenti, ma era comunque insieme a loro.
Indossava un vestito nero, sorretto da due sottili lembi di stoffa scura, posti sulle sue delicate e biancastre spalle. Il tessuto tanto era lungo strisciava sul terreno, come un cupo e tetro abito da sposa.

Il dolce viso era invece oscurato da una maschera raffigurante il becco di un rapace, l'estremità di essa era bianca mentre il resto era totalmente nero.
I suo gelidi occhi svettavano anche al di sotto di quel cimelio, così come le carnose labbra, che facevano capolino appena sotto al bordo dorato del becco dell'animale.
Nonostante il suo torvo vestiario rimaneva l'unica fonte di luce in quella stanza, l'unica in grado di spezzare le file di quell'esercito di belve.

« A breve, potrete assistere al mio personalissimo Kodoku: fino a quel momento, godetevi la festa! »

Di colpo, si girarono quasi tutti verso di lui, comandati dalla sua voce più che dal vero e proprio significato delle parole. Ormai era tardi, si erano già disposti per il pezzo forte della serata.

All the pigs are all lined up.
He gives you all that you want.


La bocche erano spalancate, pronte a ricevere ciò che avevano da sempre desiderato. La lenta decadenza dell'essere umano era voluta, se la meritavano.
La Bianca, consapevole di ciò, decise per una volta di essere la spettatrice di quell'opera così cupa. Se l'erano cercata, alla fine.

Now, doesn't that make you feel better ?


¹ March Of The Pigs dei Nine Inch Nails.


 
Top
view post Posted on 8/6/2010, 18:19
Avatar

Like a paper airplane


········

Group:
Administrator
Posts:
12,341

Status:



image image image

image

Aspettava dietro l’ingresso, carezzandosi il volto, sentendo sotto le dita la consistenza innaturale della stoffa e dei ricami oro e verde intenso, oro e blu, oro e oro. Le dita correvano al finto becco brunito che copriva il naso e si allungava adunco verso il basso, quasi un artiglio proteso ad assaporare il mondo circostante.
Sapeva, anche se non poteva vedere, che piume di pavone adornavano tutta la maschera, sapeva la loro eleganza e la superbia dell’animale che rappresentavano. Elegante, lasciva, supponente. Una maschera svettante verso l’alto, sotto cui erano raccolti i lunghi capelli scuri, ali per il momento ripiegate.

Una maschera vanesia, attraverso la quale gli occhi color smeraldo splendevano come piccoli smeraldi. Ammiccava a se stessa, ammiccava a quel tocco, alle labbra e alle unghie dipinte color delle piume di quella splendida bestia.
Il resto della pelle era stata coperta di cipria candida, quasi a far risaltare gli altri colori.
Chiuse gli occhi qualche secondo. Ascoltò la sensazione del pizzo nero che le stringeva il collo, culmine della veste verde, aderente alle forme sinuose del suo corpo, completamente scoperta sulla schiena, che terminava a coda con piume reali, strappate al nobile animale sacrificato per quella messa in scena.
Con gli occhi chiusi ascoltò il vociare della folla al di fuori, le parole del Sovrano, attendendo terminasse. Non era la sola a mancare all’appello. Con lei vi erano i Gerarchi, i guardiani della virtù del Maniero e delle sue Mura, i valorosi combattenti che con lei avevano vissuto la guerra, la pace, la fedeltà.

image

image

E che ora avevano deciso come lei di attendere per apparire solo poi.
Un gesto di inutile spettacolarità. Un gesto teatrale.
Ma lei era il pavone, dopo tutto. E il compito principale di un pavone è pavoneggiarsi. Sorrise, deformando le labbra come colline spazzate dal vento.
Senza dismettere quell’espressione ad un tempo maliziosa e ironica, scostò la tenda che nascondeva il corridoio dalla sala. Con un gesto della mano, inchinandosi beffarda, invitò la Cenere, colui che tanto la odiava, a passare per primo.
Prima le signore, vuole la regola. Ma lei non vedeva signore, in quello spazio angusto.

image image image




SPOILER (click to view)
Io, Gemino, Maionese e Allea siamo già d'accordo per questo ingresso u.u

Ricordo la Passiva di Dalys ^^

Intimità ~ Dalys, la Danzatrice, la Geisha, la Rosa. L'ultima arma che le è rimasta, l'arma terribile che la sofferenza e il tradimento le hanno donato, è la sua eleganza. Sinuosa come una fiamma mossa dal vento, bella come se fosse stata dipinta, gli occhi grigio verdi ombreggiati dalle ciglia scure, il corpo perfetto sia nelle arti che nell'amore. Chi la guarderà, difficilmente riuscirà a distogliere lo sguardo e passare oltre rimanendo indifferente. Carezzeranno il suo corpo, i suoi occhi impenetrabili come l'acciaio, la sua pelle avvolgente come la seta. E ne saranno ammaliati, al punto da essere attratti irrimediabilmente dalla sua eleganza e dalla sua bellezza, al punto da rimanere catturati dal suo fascino, divenuto irresistibile, temprato dal deserto e dalle spezie d'Oriente.
[Passiva - Chiunque guardi negli occhi la Rosa sarà irrimediabilmente attratto dalla sua eleganza quasi innaturale e dalla sua bellezza]
 
Top
view post Posted on 8/6/2010, 20:49

1L 50GN0 3R3T1C0
········

Group:
Member
Posts:
13,732

Status:





Party in maschera.
Amava quei eventi mondani tipicamente umani, dove solitamente le persone grezze e di poco gusto restavano fuori da questa cerchia, dove l'eleganza regnava sovrana. L'unico requisito per entrare nel salone era una maschera. Una maschera di un'animale.
La scelta ricadde sull'animale che più lo rappresentava il serpente, il suo simbolo, il simbolo con il quale il mondo lo aveva conosciuto.
Una maschera verde adornata da un serpente nero, rosso, arancione. La faccia era coperta da questa celando la parte superiore del volto lasciando soltanto liberi gli occhi color ghiaccio.
Abbigliato di un'elegante smoking con tanto di papillon a chiudere il colletto della camicia.
Elegante.
Non che ci fosse il bisogno di stupirsi di ciò.
Entrò nella sala, prima dell'ingresso dei suoi superiori, con passo lento e cadenzato, sinuoso, elegante. I passi armoniosi non producevano nessun rumore al contatto col terreno, quasi stesse danzando sulle punte, per questo il suo ingresso non suscitò l'interesse immediato di alcuno dei presenti, non immediatamente per lo meno, semplicemente entrò nel totale silenzio, come un'abile assassino.
Intorno a lui una svariegata schiera di animali, rapaci, conigli, pavoni, cervi, un guazzabuglio di fauna di ogni genere, sembrava non mancare proprio nessuno.
A parte il demone.
Ed eccolo il Re, che con la sua maschera ricordò per l'ennesima volta ai presenti che lui era diverso, che lui era una spanna sopra gli altri e non si poteva confondere semplicemente alla massa, come sempre doveva spiccare al di sopra di tutti, doveva essere diverso.
Quando iniziò a parlare tutta l'attenzione del pubblico vertò su di lui, come un magnete al suo posto, ogni persona lì, siamo amico che nemico, sembrava pendere dalle sue labbra.
Si presentò con il suo solito carisma, con la sua solita ars oratoria, poche parole e mirate, condite solo da un pizzico di euforia, ben celata.

« A breve, potrete assistere al mio personalissimo Kodoku: fino a quel momento, godetevi la festa! »
Era dunque questo il motivo della loro presenza lì?
Un esperimento a quanto pare ben riuscito del Re, un passo avanti nella scienza, e loro erano riunito per non essere nient'altro che dei spettatori davanti al quale vantarsi.

L'attore aveva bisogno del suo pubblico.
Lo scienziato voleva la sua fama.
Il Re voleva il potere.
Lui voleva tutto questo.

Loro erano li come spettatori seduti al teatro nella snervante attesa dell'inizio dell'opera, il protagonista che presenta il prologo, in questo caso la sua creatura, e il pubblico che attende il colpo di scena.

« Interessante. »
Un sorriso sghembo di puro interesse.
Non vedeva l'ora.
Come tutti rimase in attesa, sorseggiando del buon vino bianco da un calice prelevato qualche secondo prima, immergendo le labbra nel liquido nascondendo il ghigno maligno.
Kodoku.
Qualsiasi cosa fosse, non sarebbe stata una cosa banale.
O quell'uomo non si sarebbe scomodato a riunire tutte queste persone.

 
Top
Alist3r
view post Posted on 8/6/2010, 21:51






image


« Parlato »
Pensato
« Altri »





C'era un unico, solo motivo se mi trovavo li. Vedere il famigerato Re Che Non Perde Mai.
Da tempo ormai mi trovavo a fare parte del Toryu, da lui governato, ma ancora non avevo avuto il piacere di conoscere questo famigerato personaggio. Certo, vederlo di sfuggita durante la mia breve apparizione nel suo torneo non mi era bastato.
Da quanto avevo capito il Re aveva concesso di riceve gli scommettitori del torneo conosciuto col nome di "Abiezione" e quindi anche io dovetti scommettere una discreta somma per poter entrare in quella sala lussuosa.
Tra l'altro se la fortuna avesse voluto darmi un bacio sarebbe di certo stata gradita.
Si quello era l'unico motivo che mi aveva portato in quel posto, anche perché odiavo la mondanità, ne ero quasi allergico, tanto che anche in quel momento mi pareva mancare l'aria di mezzo a tutte quelle persone vestite di tutto punto.
Tuttavia, c'era una cosa che mi aveva lasciato perplesso ma allo stesso tempo mi aveva incuriosito: c'era stata la richiesta esplicita di partecipare con delle maschere. C'era motivo di nascondere la propria identità? Cosa sarebbe successo in quella "riunione"? O forse era solo un orpello, un espediente per far divertire gli invitati?
Per la precisione le maschere da indossare dovevano rappresentare degli animali; io avevo optato per il lupo, che a mio avviso rispecchiava la mia anima un po solitaria, avventuriera, selvaggia.
Notai un pavone, un serpente e tante, tante, tante altre maschere. La situazione che si era creata era quantomeno curiosa.
In effetti mi ero aspettato di trovare un discreto grappolo di persone: chi camminava mostrando la propria maschera, chi chiacchierava, chi cercava di abbordare le signore, ma tutti in attesa che il loro pastore proferisse parola. Come mio solito stetti alla larga da quelle che sembravano essere donne; diffidavo di loro per natura. Dal mio punto di vista erano fin troppo furbe e mai mi sarei fatto ingannare da tutte le loro "carinerie".
Un gran brusio circolava per la stanza, ma io ne ero estraneo, ero un ragazzino; chi avrebbe voluto parlare con un ragazzino? O forse la domanda esatta è: io avrei voluto parlare con qualcuno? Difficilmente.
Guardavo il Re, che era li, con la sua nera maschera, da dietro la quale sembrava scrutare e carpire informazioni da ognuno di noi; eravamo il suo gregge e lui poteva fare quel che voleva. Persino così, con il volto celato dietro la maschera, emanava intorno a lui forza, autorità, carisma. Era una figura enigmatica per me; ne ero affascinato.
Ad un tratto calò il silenzio in tutta la sala, segno che il Re stava per parlare.

     « Miei graditissimi ospiti! » fece una piccola pausa, chiaramente con quelle tre parole voleva anzitutto attrarre tutta l'attenzione su di se e quel "graditissimi" mi suonava abbastanza forzato « Questa sera potrete assistere a un prodigio della scienza! »

Ecco una cosa che non mi sarei aspettato. Cosa poteva riguardare la scienza in una situazione del genere? Cosa voleva farci vedere il re? Tra l'altro non aveva specificato che tipo di scienza. Ne esistono talmente tante.
A breve avrei avuto le risposte, ma ero terribilmente curioso, tanto che mi feci spazio tra la folla per portarmi qualche fila più avanti. Probabilmente qualcuno mi insultò da dietro la maschera, ma non mi importava.

    « A breve, potrete assistere al mio personalissimo Kodoku: fino a quel momento, godetevi la festa! »

Cosa cavolo significava Kodoku? Ebbi l'istinto di chiedere, ma mi trattenni; avrei fatto solo una figuraccia. Inoltre era probabile che anche chi avevo intorno non avesse idea di cosa stesse parlando il re.
D'altra parte era questione di minuti e la mia voglia di sapere sarebbe stata cancellata.


 
Top
Allea
view post Posted on 8/6/2010, 23:34




image
Una maschera ci dice di più di una faccia. O.W.



Non sapeva perché era lì, esattamente. Non sapeva chi l’avesse convinto, sapeva solo che ora si trovava con gli altri gerarchi ad attendere il suo momento di entrare in scena - perché poi?
Una festa, questo l’aspettava una volta oltrepassata la tenda, una stupida stupidissima festa.
La bambina sarebbe stata certamente più adatta per un’occasione del genere, con quella sua esuberante voglia di vivere e divertirsi, ma per quanto stesse cercando di risvegliarla poteva quasi sentire che non avrebbe avuto fortuna: una partita ad acchiapparello di troppo e la piccola era crollata addormentata all’istante.
Perché non aveva semplicemente ignorato l’invito, allora? Socializzare, essere circondato da chiacchere e persone e parole lo opprimeva, avrebbe dovuto chiudere gli occhi e fare finta di non aver visto quella busta sul tavolo o di non ricordare l’eccitazione della piccola.
Avrebbe dovuto, e invece si trovava lì, assieme ad un pavone e ad altri due stupidi animali aspettando che il sipario si aprisse sul loro ingresso.
Avrebbero attirato l’attenzione dei presenti? Noki voleva tutto fuorché questo.
Una festa, che assurdità!
Cosa avrebbe dovuto fare? Parlare con gli altri invitati?
Si sistemò la maschera sul viso, pensando che per una volta il coniglio gli si addiceva: si sarebbe nascosto, allontanandosi dallo sguardo degli altri, cercando di evitare il più persone possibili.
Il coniglio che scappa, il coniglio che si rintana nella sua tana – ma non per paura, semplicemente per noia.
Un coniglio superbo, un coniglio nero e dorato, che nulla aveva in comune con un noto coniglio bianco o, ancora, un certo coniglio rosa.
Un coniglio annoiato che non voleva altro se non scappare via.
E la maschera era perfetta per quella serata, una maschera che copriva le bende davanti alla sua bocca, una maschera che lasciava spazio per il suo cappello. Una maschera che lo nascondeva dallo sguardo degli altri.
Poi, davanti a lui, il pavone spalancò la tenda, lasciando che fosse il Verme a passare per primo e no, Noki non aveva dimenticato, nonostante tutto.
Noki non aveva dimenticato cosa era successo l’ultima volta che si erano visti e se solo avesse potuto… se solo avesse potuto.
E quel pavone, la donna che aveva stregato la sua parte umana, la donna che somigliava così tanto alla Strega da far stringere il cuore della piccola coniglietta e a fare nascere nel coniglio nero una rabbia accecante.
Perché era lì con due delle poche persone che riuscivano ad infastidirlo - l’ira era un sentimento troppo forte perché egli potesse provarlo, troppo consumante, il fastidio, invece, era leggero, facile – non lo sapeva, rientrava in uno dei vari misteri della serata, ma pensarci era troppo faticoso.
Il coniglio nero fece qualche passo in avanti, senza scavalcare però il turno del Verme, avrebbe potuto prendere la tenda dalle mani del pavone e seguire l’etichetta, lasciare che il lavaggio del cervello gli insegnamenti della Strega arrivassero anche a lui.
Ma perché fare questo sforzo? Lasciamo che il pavone mostri le penne, che il verme le arruffi, si sarebbe limitato a guardare, dietro la sua maschera.
Quella maschera lo proteggeva, lo nascondeva dalle altre persone e Noki realizzò che avrebbe potuto essere chiunque. Che le uniche persone che sapevano realmente chi fosse erano le tre che erano ora lì con lui.
Avrebbe potuto ingannare gli ospiti e mostrare loro mille diverse facce sotto quella maschera. Avrebbe potuto e per un attimo l’occhio brillò alla prospettiva.
Poi si ricordò la fatica che questo avrebbe comportato, si ricordò che avrebbe dovuto fare uno sforzo e la prospettiva semplicemente perse attrattiva come ogni altra cosa.
E quindi si voltò verso gli altri tre, fermandosi pochi passi prima del passaggio lasciato aperto dal pavone e da dietro le bende, da dietro la maschera, Noki semplicemente rimase a guardare, ad aspettare.
Come un bravo coniglio si sarebbe mescolato al paesaggio e poi sarebbe corso verso la tana più vicina, pronto a rendersi invisibile.
Non per paura.
Solo per noia.



SPOILER (click to view)

image
Energia: 150%
Condizione Fisica: Illesa
Stato:
Demoniaco
[ReC: 275; AeV: 295; PeRf: 575; PeRm: 235; CaeM: 270]
Armi: Minesht - riposta | Aki - riposto | Leviathan - Forma: Voce Scarlatta; Luogo: Taschino | Piccoli e Fastidiosi Dentini - riposti
Abilità:
Passive:
Presenza Demoniaca; Noki, in quanto demone, incute timore a chi gli sta accanto [Energie pari od inferiori; Non funziona sui demoni];
Resistenza; Noki può avvalersi di un'incredibile resistenza fisica che si presenta come: pelle più coriacea del normale, più difficile da scalfire; ossatura pressochè indistruttibile; un sanguinare ridotto per la maggiore difficoltà di creare emorragie; Inoltre Noki è in grado di concentrarsi e non sentire alcun tipo di dolore fisico, almeno fino al raggiungimento di un certo limite.
Energia!; Noki è una bambina molto energetica tanto che, al contrario di molti, Noki comincerà l'incontro con il 150%
Attive:

CITAZIONE
»La forma base del Leviathan è quella di una sfera del diametro di quindici centimetri, solida e simile al vetro, anche se non altrettanto fragile, e di colore grigio. Al suo interno si potrà scorgere come un'acqua limpida e pastosa al tempo stesso, di una consistenza assolutamente inconcepibile. Questa forma è, però, quasi uno stato intermedio in quanto essa, reagendo alla personalità del suo possessore, è in grado di cambiare colore e mutare forma prendendo le sembianze dell’arma o dell’oggetto che più si adattano al suo proprietario. Non potrà, inoltre, assumere che quella stessa forma - spendendo un nullo e consumando uno slot tecnica all’inizio di ogni scena o duello, infatti, il Leviathan perderà la forma sferica e assumerà la forma designata. Qualunque sia la forma presa, comunque, essa sarà pericolosa come una qualunque spada o resistente come uno scudo.

Note:
1. Bene, ho deciso di usare D!Noki. Vorrei ricordare in generale che D!Noki è un ragazzone cresciuto, muto, senza un occhio e generalmente annoiato dalla vita. Le bende a cui si fa riferimento sono le bende che utilizza per coprirsi la bocca.
2. D!Noki ad una festsa? This is gonna end bad


 
Top
view post Posted on 8/6/2010, 23:45
Avatar

Maestro
········

Group:
Administrator
Posts:
12,736
Location:
Bari

Status:


image



L
ustro. Lustro per gli occhi, gloria per l’animo, opulenza del proprio vanto erano eventi mondani simili, nel tempo lontano in cui da essi parevo dominato. Simili scenari, infatti, erano il pane quotidiano tipico della ricca e annoiata nobiltà di Lithien, almeno fino a quando tutti non si tramutarono in cadaveri.

O
rmai ripugnavo eventi simili e faticavo quasi a rimembrar l’ultimo giorno in cui avevo varcato la soglia di qualche ricco palazzo, cianciando con altri biechi nobili di futili quisquiglie, agitando un calice di brandy e indossando ridicoli lustrini. Eppure, ero nuovamente ad una ricorrenza simile. Una festa in maschera.

A
vanzando a passo cauto per l’ampio salone, non feci quasi caso alla tavola imbandita o ai lustri ambienti. Non mi interessavano certo gli sfondi, piuttosto i protagonisti di quella recita. D’altronde, c’era un motivo per cui mi ero ritrovato nuovamente ad una simile celebrazione: non poteva essere una festa “normale”.
Se c’era una cosa che avevo imparato nel clan, infatti, era che nulla poteva essere normale o scontato presso la corte del Re che non perde mai. A partire dai suoi irriverenti giochi, per finire alla guerra ultima conclusa.

L
a sala brulicava di persone: tutti indossavano una maschera. Seppur nascosti in volto, alcune fattezze mi parvero agevolmente riconoscibili e mi risultava oltremodo ironico dovermi incrociare con le loro goffe maschere, nascondendomi a mia volta, con un’ampia maschera decorata: come se già non mi nascondessi nel quotidiano. Chi ha mai visto un fantasma nascosto dietro una maschera luccicante?
Ma quello era l’ordine del Re, la condizione e il requisito unico per partecipare a quel banchetto che si preannunciava molto più interessante di una squallida fiera della vanità. Come dicevo, nulla poteva essere scontato presso la corte del Re: ormai cominciavo ad impararlo sulla mia stessa pelle.

I
l Corvo. Da par mio, avevo prediletto l’animale che più si confacesse allo stato del mio animo in quel momento: un solitario corvo. Un Corvo Notturno, traghettatore delle anime verso l’oltretomba, che si aggira nei cieli dell’umana concupiscenza, guidando gli spiriti e la loro vendetta. In tal modo, ora, mi aggiravo lentamente tra i mascherati membri del Clan, lambendo i loro fianchi, quasi volessi respirarne i segreti più nascosti e raggirarne le oscure trame, bramando la mia redenzione di anima rinnegata. E poi quella maschera mi ricordava qualcosa, qualcosa di profondo e nascosto nel mio animo...



<< Miei graditissimi ospiti! Questa sera potrete assistere a un prodigio della scienza! >>



E
sordì un uomo con la maschera da demonio, al centro della sala. Il Re pareva gioioso nelle sue parole, diverso da come fino ad ora avevo avuto il piacere di conoscerlo, ovvero molto poco. Qualcosa, oggi, rallegrava il suo animo e incuriosiva ulteriormente il mio. Afferrai un calice di vino, agitandolo nervosamente. Come di consueto non mi si confaceva bere alcolici, né per gusto, né per necessità: mi piaceva agitarne il contenuto, mi aiutava a pensare, e, inoltre, ritenevo utile assecondare l’altrui ipotesi che potessi aver bevuto.



<< A breve, potrete assistere al mio personalissimo Kodoku: fino a quel momento, godetevi la festa! >>



L
o sapevo! Lo sapevo che non mi avrebbe deluso! Sapevo che un qualche significato doveva esserci dietro una festa in maschera. Nulla è banale, nulla! Fissai il Re per alcuni secondi, sperando di scrutarne il pensiero e indagarne nell’animo, mentre istintivamente una banale illusione delle mie disegnava, nelle buie cavità oculari della maschera, occhi ammantati di nero sovrastati da iridi bianchi e brillanti, quasi fossero stelle lucenti in un limpido cielo notturno. D'istinto ricreai nei miei occhi un'immagine inconscia della vasta bramosia di conoscenza che mi andava pervadendo sempre più...

Stupiscici!



E
sclamai, rapito dal mio stesso illusorio immaginario. Poi, mi ridestai di colpo, sfuggendo finalmente a quel breve sogno ad occhi aperti. Dunque, mossi lo sguardo verso le tavole imbandite e poi verso la folla rumoreggiante, distrattamente, come se nulla fosse. Mi incuriosiva sapere che la follia dei miei pensieri cominciasse a darsi una forma per mezzo delle stesse illusioni. E che tutto ciò fosse al di là del mio controllo: presto avrei danzato nell’aria la ballata del Corvo solitario, ma nascosto da innumerevoli maschere.



SPOILER (click to view)
Abilità Attive/Pergamene usate -
Lo Spettro (Personale) - Con un consumo di energia variabile, Shakan è in grado di creare una potente illusione che, fondendosi col proprio corpo, modifica la propria immagine percepita dagli occhi di chi la osserva. Shakan apparirà come un fantasma: il suo corpo sarà pallido, taslucido, quasi trasparente, gli occhi lucenti e tutti i tratti e gli aspetti del proprio essere si modificheranno di conseguenza, in modo da apparire, in tutto e per tutto, una presenza "spettrale". Inoltre, variando il consumo di energia, Shakan potrà rendere tale illusione più o meno complessa (passando, per esempio, da semplice fantasma pallido e sfocato, a potente spirito di una divintà ancestrale): in questo senso, Shakan potrà scegliere la forma, la caratterizzazione e la natura "spettrale" che più gli sembrerà adatta alla situazione, parlando, muovendosi, combattendo e, in generale, relazionandosi, allo stesso modo in cui farebbe un vero fantasma della stessa tipologia. A cambiare, però, sarà in concreto soltanto il grado di "terrore" generabile dalla stessa illusione (usando come parametro in tal senso la percezione di un umano medio), con tutte le conseguenze eventuali legate alla sua percezione. L'effetto dura un post. Consumo di energia: Variabile (BASSO)

Abilità passive -
CITAZIONE
Autosufficienza (razziale) - Parzialmente immune alle influenze psicologiche avversarie.

CITAZIONE
Non pago per le mie colpe (Dominio Illusione, I livello) - Le illusioni sono lanciate in tempi di concentrazione quasi nulli.

CITAZIONE
Il potere è parte di me (Dominio Illusione, II livello) - Ogni tecnica di illusione ha un costo di energia scontato del 5%, ma ha sempre un minimo di 1%

CITAZIONE
Che io sia dannato (Personale di Metagame) - Permette di usare le pergamene da necromante

CITAZIONE
Vivi il mio tormento (Personale) - Tutte le evocazioni necromantiche anziché scheletri, sono spiriti traslucidi e intangibili al tatto, danneggiabili solo con la magia.

Note -
Uso l'abilità personale "Lo Spettro" a livello Basso (grazie alla passiva spendo solo un 1% di energia) a scopo interpretativo, per simulare degli occhi bianchi e lucenti come stelle all'interno della cavità oculare buia della maschera. L'effetto cercato, almeno, dovrebbe essere quello...
 
Top
view post Posted on 9/6/2010, 01:42
Avatar

Esempio
·········

Group:
Member
Posts:
19,427
Location:
Palermo

Status:


T·H·E J·A·C·K·A·L
~

Se ne stava immerso nella dolce, piacevole ombra di un angolo. Per quanto fosse flebile, non poté fare a meno di crogiolarvisi per un breve istante: quel sollievo dato dalle protettive tenebre esercitava su di lui un'attrazione quasi morbosa, che metteva a tacere ogni suo possibile perché e sfumava in cruda freddezza la tensione dell'attesa.
Li riconobbe in quelle sagome che si avvicinavano al portone: emerse dalle tenebre silenzioso e fulmineo come uno spettro, che sembrava più affine ad un incubo terrificante che all'altro mondo. Era ricoperto di un nero più scuro della notte stessa, quasi indossasse le tenebre in cui si celava poco prima. Vestiva la sua una figura aitante con un abito da sera nero scuro: sotto la giacca, un mero grigio scuro era capace di ingannare lo sguardo -in quell'ombra- e rendersi nero, rendendo la figura di Manolesta un tripudio di tetra eleganza.
Emerse la mano dalle tenebre: il colorito bronzeo della sua pelle, ustionata con gli anni dal cocente sole meridionale, infranse la scura armonia nera che aveva composto andando a sollevarsi sino alla maschera che teneva in viso. L'ombra delle dita si insinuò su un viso rude e scabro, sinché la mano non riconobbe, al tatto, la forma di un muso: con dolcezza sollevò la maschera -anch'essa nera- sinché dalle fessure per gli occhi non emersero due perle d'un pallido azzurro.
Era soddisfatto. Si passò la mano sulla zazzera nera, che si separava con una riga in mezzo e, indomabile, ricadeva ai lati del viso.
Ricordava come un piacevole caso, quello che lo aveva portato a scegliere quella maschera. Il caso che gli aveva portato a scegliere
lo sciacallo.
Fin da subito aveva sentito quella maschera propria: per un istante, si sentì talmente affine ad essa da credere che la maschera stessa avesse scelto lui, come se fosse stato il perfetto concretarsi di ciò che quell'espressione mostruosa voleva comunicare. Un'indole schiva, solitaria, ma anche crudele ed egoista, e infine viscida e infida.
La maschera e il suo portatore si sarebbero fuse, quella sera, in un'unica singolare entità.

Slittò con grazia sull'aria come se vi fluttuasse, raggiungendo alle spalle i propri compagni gerarchi: il suono flebile e cadenzato dei suoi passi si perdeva nell'eco di quelli altrui, come se lui stesso fosse mutato nell'unica ombra di quelle sagome. Un uomo talmente schivo, taciturno e distante che pochi avrebbero potuto dire di averlo solo intravisto, e molti lo avrebbero persino negato. Un uomo tuttavia disinvolto, sicuro di sé, che osservava distaccato il mondo come se fosse estraneo e -forse- superiore alla banale ed insulsa mondanità.
E dunque s'avviò verso il portone che si apriva: improvvisamente un tripudio di voci e brusii lo investirono, immergendolo in quell'odiabile ambiente che lo riportava passato cancellato per forza di cose.
« Miei graditissimi ospiti! »
La voce inconfondibile del Re che non perde mai si insinuò sino ai punti più remoti della sala, sovrastando ogni voce.
« Questa sera potrete assistere a un prodigio della scienza! »
Si trovava lì per passare una serata diversa, ma era stato colto da una spiacevole sorpresa. Aveva commesso un errore, nel venire.
« A breve, potrete assistere al mio personalissimo Kodoku: fino a quel momento, godetevi la festa! »
~

SPOILER (click to view)
image

:8D:
Edit: Scelta una maschera di sciacallo migliore ò_ò





Edited by Ma¡onese - 9/6/2010, 22:20
 
Top
__White__
view post Posted on 9/6/2010, 11:49




°°Atto ~ primO°°


"Una maschera ci dice di più di una faccia"


image

Di bianco vestito si aggirava tra quelle maschere festanti senza la minima intenzione di mostrare le sue particolarità, non era lui il Re di quella nottata e nemmeno avrebbe potuto diventarlo.
Indossava una giacca monopetto con un singolo candido bottone chiuso all'altezza dell'ombelico, farfallino ben stretto al collo posto elegantemente sotto il colletto della camicia di lino e brachette senza risvolto bianche anch'esse.
Nessun dettaglio aggiuntivo, niente guanti, niente soprabito ne sciarpa, solamente un garofano rosso all'occhiello.

Sul suo volto vi era quella che sarebbe stata la sua identità stasera: fattura pregiata in ceramica adornata da filamenti d'oro la sua faccia stasera sarebbe stata quella del Lupo Bianco.

Dannazione...


Osservava coloro che gli stavano attorno, come lui protetti da strambi ed animaleschi volti inanimati, quando la sua attenzione si posò su colui che portava l'identità del Coniglio Dorato.
Impossibile da confondere il suo stile ed il suo portamento ma tantomeno difficili da ricollegare erano i suoi capelli.
Sorel, come lui un alto grado del clan.
Preoccupazione fu quella che comparve sul suo volto quando Adrian riconobbe il suo compagno, si voleva avvicinare a lui ma attese in quanto fu interrotto dal vero Re.

Miei graditissimi ospiti!


Dal centro della stanza proveniva quella voce che, potente, andò a spargersi in ogni angolo di quello sfarzoso locale.
Adrian non poté che girarsi ad osservarlo.

Questa sera potrete assistere a un prodigio della scienza!


Indossava una maschera completamente diversa dalle loro colui che era il monarca di quelle terre e di quel castello.
Faceva quasi paura, incuteva timore il demone tra le fiere.
Non sorrise Adrian nell'essere accolto da colui che li aveva invitati ma un lungo brivido freddo percorse la sua schiena in quell'istante.

A breve, potrete assistere al mio personalissimo Kodoku: fino a quel momento, godetevi la festa!


Non sapeva di cosa il Monarca stesse parlando ma era ben intenzionato a non farsi scoprire nel tentativo di raccogliere il maggior numero di informazioni passibili.
Il lupo bianco era una spia.

Attese alcuni istanti nei quali si osservò ancora intorno poi, con disinvoltura, si portò nei pressi dell'aureo coniglio e gli passò semplicemente dietro la schiena.
Un sussurro fuoriuscì dalle sue labbra così flebile da non essere udito da nessuno ad eccezione del suo compagno.

Vedi di non farti scoprire, potrebbe andarne della segretezza di ciò che proteggiamo.


Non disse altro e non fermò la sua camminata, sapeva che il suo compagno lo avrebbe riconosciuto, avrebbe capito.

 
Top
view post Posted on 9/6/2010, 13:07
Avatar

Esperto
······

Group:
Member
Posts:
4,434

Status:


The Cat
Si, quella maschera era decisamente l'ideale. Mi piaceva la mia maschera: di un particolare bianco perla, con riflessi e decorazioni nere e d'orate; si adattava perfettamente al mio viso, ma lasciava scoperto mento e bocca, coprendo solo lo sguardo. C'era tanta gente, tanto lusso; un banchetto degno del re. E di chi, naturalmente, era lì per spiarlo. No, non ero a conoscenza di nulla ovviamente, ma la notizia di una serata di gala risuonava così tanto che era impensabile che non ci fosse qualcuno con altre intenzioni oltre al divertimento. Fra cani, conigli, lupi e avvoltoi si trovava lui, il Re che non perde mai. Mi piaceva il suo modo di fare, il suo abbigliamento, e la sua maschera: il demone. L'unico fra miseri animali, l'unico a potersi permettere un tale privilegio. Io? io ero semplicemente un gatto.

C'era una moltitudine di invitati, delle svariate razze e dimensioni. Tutti ospiti, quasi tutti sudditi. Ogni maschera celava il volto, ma chi è abituato a distinguere le persone in maniera diversa poteva comunque distinguerli: in quella giostra di odori e di voci diverse, riconobbi quello che mi aveva colpito sere prima. La Rosa era lì, dall'altra parte della sala. Nessuno dei presenti, in effetti era più adatto a portare quella maschera: il pavone. Guardai nella sua direzione e accennai un sorriso. Improbabile che mi vedesse, ma non ci pensai più di tanto: quella sera c'era qualcuno di ben più importante. Che iniziò a parlare.

Ci chiamava graditissimi ospiti. Risi. Ovviamente il Re non era felice della nostra presenza in quanto tale: era rallegrato perche avrebbe avuto modo di esibire quello che chiamava prodigio della scienza, Kodoku, a più persone possibili. Era un divertimento superiore, una festa lussuosa organizzata al solo copo di ostentare ancor di più i suoi poteri e possedimenti. Mi piaceva il Re con la maschera da demone: ero quasi affascinato dalla sua capacità di manipolare le persone in maniera così velata. Dall'invito alla maschera, dal lusso alla vista del Kodoku; tutto era ovviamente calcolato per conseguire un unico fine: l'autocelebrazione della propria persona. O almeno lo speravo: se non fosse stato almeno in parte per quei motivi, sarebbe stato decisamente meno interessante.
Non sapevo cosa fosse un Kodoku, potevo soltanto immaginarlo, ma il fatto che fosse definito "prodigio della scienza" m'incuriosiva, e non poco. Volevo sapere cosa fosse, che forma aveva; come fosse possibile crearne uno. Un tic istintivo mi fece passare la lingua sulle labbra: la curiosità unita agli istinti felini faceva brutti scherzi. Mi piaceva quella serata, non era affatto male.

Con in mano un calice di buon vino, osservavo divertito le reazioni di curiosità dopo le parole del Re. Qualcuno rimase in silenzio, altri bisbigliarono fra loro esclamazioni di gioia: anche loro erano entusiasti. Nitide mi arrivavano le voci: a volte maledivo il frutto del diavolo di avermi donato un udito tanto sviluppato; ma fu proprio grazie a quello, che fra i vari bisbigli udii chiaramente le parole "Vedi di non farti scoprire". Erano dette sottovoce, inudibili a chiunque non fosse la persona a cui erano rivolte. e a me. Mi voltai velocemente, ma con naturalezza, verso la direzione delle parole: un coniglio e un lupo bianco. Quest'ultimo si allontanava dall'altro, continuai a seguirlo con lo sguardo. Quella serata sembrava avere risvolti decisamente interessanti.



Riassunto Post
ReC: 250 AeV: 350 PeRF: 350 PeRM: 225 CaeM: 225
Energia: 125%
Status Fisico: Illeso
Passive Utilizzate: scurovisione; udito sviluppato; olfatto sviluppato; percezione emozioni altrui; niente stanchezza a 20%; non si sviene al 10%; tecniche di elemento acqua considerate di 1 livello superiore; incapacità di nuotare o galleggiare.
Note: Riconosco Dalys con l'olfatto sviluppato; ho un'idea generale dei pensieri grazie alla percezione delle emozioni e riesco ad ascoltare la frase di White grazie all'udito sviluppato. Questa è la maschera
 
Top
_Hamish
view post Posted on 9/6/2010, 13:38






Una festa mascherata organizzata dal Re.
Appena ne sentì parlare Anya trovò l'idea talmente interessante che si costruì da sola qualcosa da indossare. Per quella serata aveva costruito una semplice maschera ispirata al corvo e aveva anche indossato un lungo mantello nero, per coprire completamente il suo corpo. La sua creazione possedeva un corto becco che scendeva appena sul suo naso e una serie di piume finte intorno agli occhi e fin sopra la testa.
Entrando però si rese conto di essere più bassa di tutti gli altri presenti, ma era ancora piccola, sicura di poter cresciere di un'altra manciata di centimetri.
Scivolava graziosa tra tutti gli animali presenti, compresi conigli, lupi o serpenti. Molti lì indossavano una maschera simile a quella della piccola, ma meno originale e ordinaria. Nessuno poteva pareggiare la Strega.
Camminò fino al cibo, suo unico interesse per il momento. Passeggiò lungo tutto il tavolo del banchetto per scegliere quale pietanza assaggiare; ce n'erano così tante che si intuiva quanta ricchezza possedere il Re, quanto volesse apparire potente. Ma a lei questo piaceva, ambiva alla stessa cosa.
Dopo un paio di giri intorno ai piatti ancora non aveva deciso nulla e così si limitò a riempire uno di quei bei calici con dell'acqua e bevve come fosse il migliore dei succhi esistenti.

Dovresti ucciderne molti. Le sussurrarono i Demoni. C'è così tanta carne...



La ragazza scosse la testa, sperando poi che nessuno l'avesse vista. Non quella sera, c'erano troppe persone e troppi individui pericolosi. Sicuramente oltre a Re, che ancora non aveva osservato, c'erano i suoi gerarchi e guardie e ovunque altri guerrieri del Clan. Per motivi abbastanza ovvi non c'era neppure la possibilità di uscire viva dopo un aggressione, se non particolarmente studiata.
In realtà Anya pensava a qualcun altro. Lei sperava velatamente di rivedere il guardiano, quel tipo tutto nero e minaccioso che l'aveva accolta, perché era riuscito a impressionarla sul serio. Sicuramente sarebbe stato un giocattolo più che perfetto.
Tornò tra la folla con il suo calice pregiato per vedere nuovi presenti, scoprire se lo riconosceva sotto qualche maschera. In effetti lei non conosceva nessun altro.

Miei graditissimi ospiti!. La voce del Re le fece voltare rapidamente la testa verso il trono. Questa sera potrete assistere a un prodigio della scienza!



Indossava una maschera da demone che lo nascondeva del tutto. Non si stupì molto di quella scelta: il re doveva distinguersi dagli animali e allo stesso tempo rappresentare una creatura carica di potere. Lei però di demoni ne aveva conosciuti molti e quello non aveva nulla di speciale. Un freddo mezzo per nascondere il viso, tutto qui. Con un sorriso malizioso arrivò a pensare che lei ne avrebbe indossata una migliore, anzi: la sua era più che adatta. Seduta lì, su un trono tutto d'oro, avrebbe fatto un lungo discorso di benvenuto e infine avrebbe dato inizio ai balli giudicando dentro di sé tutta quella marmaglia.
I presenti si girarono tutti verso il re, quasi ipnotizzati dalle sue parole e Anya tornò alla realtà. Qualcuno le diede una piccola spinta muovendosi e per poco quella poca acqua rimasta non cadeva a terra con il suo contenitore, o peggio, non schizzava fuori per bagnarla.

A breve, potrete assistere al mio personalissimo Kodoku: fino a quel momento, godetevi la festa



Sbuffò. Sembrava il nome di un gioco o un vestito strano. Niente che sembrava rientrare nell'interesse della piccola.
Girandosi di nuovo su se stessa continuò a muoversi tra le persone mascherate alla ricerca di qualcuno.

****
Maschera


 
Top
view post Posted on 9/6/2010, 14:41

Esperto
······

Group:
Member
Posts:
4,895

Status:





Quale pazzo si presenterebbe ad un evento mondano seminudo, con un grosso ... elmo a forma di gatto sorridente in testa?

Claymore, ovviamente.

« A breve, potrete assistere al mio personalissimo Kodoku: fino a quel momento, godetevi la festa! »



Come al solito si trovava fuori luogo. Intorno a lui c'erano disseminati vari diversi animali, cortesi commensali del Re che non perde mai vestiti in abiti da ballo e in maschere simil-veneziane. Lupi, una coppia di conigli, corvi e via dicendo. Non che fossero di grande interesse.

Era entrato da poco nella sala, suscitando di sicuro lo stupore dei presenti. La maschera rispondeva a tutti con lo stesso, diabolico sorriso, e gli occhi a fessura. Aveva un'aria inquietante. Forse per via dei denti. Forse per la completa immobilità, il modo in cui il viso veniva coperto completamente; a differenza delle altre maschere, nulla della sua espressione poteva essere intuito.
Non che avesse niente da nascondere: il divertimento e il sadismo disegnati sulla maschera potevano benissimo riscontrarsi anche sulla sua faccia, in quell'occasione.

L'unico motivo per cui era arrivato fin lì era per semplice curiosità. E attesa.
Come gli avvoltoi che incominciano a volteggiare sulla loro preda ben prima che sia morta, fiutando però il suo destino imminente, Claymore aveva fiutato l'odore del sangue e del macabro spettacolo che sarebbe stato offerto. Poco gli importava delle implicazioni politiche di quel teatrino; il Re che non perde mai, o come diavolo si faceva chiamare, aveva ben di che vantarsi con i suoi lacché, ma su di lui non faceva alcun effetto quel continuo ostentare il suo potere ... o la sua immensa fama.
Anche perché, da superbo, il Vampiro credeva di poter avere la meglio su quel manipolo di leccapiedi in qualsiasi momento.
D'altronde, si riteneva perfettamente in grado di sfidare qualsiasi autorità ... l'unica figura che era stata capace di guadagnarsi il suo rispetto incondizionato era data per morta o dispersa.

Si appoggiò ad una colonna, incrociò le braccia sul petto nudo, e allargò un sorriso vero sotto al sorriso finto, scrutando i commensali.

« Scommetto che ci sarà da divertirsi »



Disse, esplodendo poi in una risata macabra amplificata dalla testa di pantera.
 
Top
Bastard de la Nuit
view post Posted on 9/6/2010, 15:37




Passò stancamente lo sguardo oltre ogni finto volto in esposizione sul lungo tavolo. Ironia della sorte ne doveva scegliere uno, un'ulteriore maschera che si sommava a Everyman, volto dell'anonimato, maschera invisibile ma concreta. E che copriva la maschera del guerriero fedelissimo, metaforica stavolta, la fama di guardia obbediente.
E dunque che animale scegliere? I lustrini dorati di alcuni volti sfarzosi occhieggiavano nella luce danzante delle torce quasi ad invitarlo.
Sarebbe stato la Volpe, predatore noto per la sua proverbiale astuzia, nascosto nel folto dei boschi? O il Mastino, fedele compagno di un Padrone che teneva al guinzaglio ogni suddito? O ancora il Camaleonte, che cambia il colore della sua pelle per nascondersi, per lasciar credere le prede che lui non esista? Non sapeva decidersi, tanti animali rispecchiavano singoli aspetti del suo essere, ma nessuno lo riassumeva in maniera globale.
Le dita scorrevano sugli arabeschi scintillanti d'oro, un animale dopo l'altro, mentre Kreisler passando guardava altrove. Percepivano la noiosa ruvidità di metalli preziosi e appariscenti incrostati sul cuoio e sulla porcellana. Indugiavano su vetri senza valore e diamanti senza accorgersi della differenza. Si fermarono solo su di un velluto uniforme, morbido e non solcato da decorazioni. Lo Straniero si voltò a osservare quell'oggetto così diverso dagli altri.

image

Il Lemure, l'animale anticamente considerato come apparizione spettrale. Passi silenziosi come la nebbia, invisibile nella sera tranne che per gli occhi angosciantemente grandi e spettrali, un'obbedienza mai totale qualora addomesticato: infida piuttosto, volubile verso una persona trattata più da pari che da padrone. Leale solo con le persone che sceglie in base a rapporti di affinità incomprensibili agli occhi degli altri.
He liked that.

L'uomo con la maschera dagli occhi d'agata fece il suo ingresso nella sala sfavillante di cristalli e melodie d'oboe, coreografica quanto solo il Monarca che l'aveva preparata per la festa sapeva essere. E sparì tra la folla, inghiottito in un vortice multicolore che si muoveva a passo di valzer.
Non in un angolo, non rasente il muro: seguiva quel vecchio adagio per cui se vuoi nascondere qualcosa, mettila bene in vista. E così il Lemure, in un completo immacolato, una sottile cravatta nera come unico ornamento, vide sfilare aquile e pavoni, conigli e sciacalli nella loro barocca opulenza. E adeguava le sue movenze a quelle dei danzatori, osservandoli e cercando di imitarli, inchinandosi a una sconosciuta mascherata da ermellino per invitarla a ballare. Piroettava con lei, seguito dalla scia di una stola di pelliccia picchiettata di nero. E sapeva che sarebbe stato dimenticato non appena si fosse allontanato, silenzioso nel ritmo scintillante della danza. Mi domandavo, Milady, se non abbia per caso sentito parlare dello spettro di un certo sir Lucian. No? Ne è sicura? Non si preoccupi, non è nulla di importante.
Era il suo destino non permanere nei ricordi, scivolare irrimediabilmente nell'oblio, ma non se ne doleva: sapeva che lì, sulle mura, una creatura sospesa come lui tra la vita e la non vita si struggeva pensando a lui. Tanto bastava.

Una voce sovrastò la musica: la fermò con la sola forza del suo carisma, di quel carisma dal retrogusto pretenzioso che il Lemure aveva già percepito in passato. Riconobbe il carisma del Re anche dietro quella maschera dalle fattezze mostruose. I musicisti tacquero, i lampadari tesero le orecchie.
Prodigio della scienza, diceva. Kodoku? Mai sentito quel termine. Era presumibile che volesse suscitare un senso di curiosità nell'uditorio, e in effetti all'improvviso fu forte il desiderio di vedere il motivo di tanta gioia da parte del Sovrano. Ma lo Straniero non dimenticava lo scopo principale del suo aver accettato l'invito.
Si sistemò nuovamente la maschera nera su quella trasparente, liberandone una ciocca di capelli che vi si era impigliata nel valzer. E continuò a conversare con gli altri mascherati cercando di avere notizie su quel maledetto fantasma.
Invano.



SPOILER (click to view)
[ReC: 300] [AeV: 350] [PeRF: 100] [PeRM: 250] [CAeM: 225]

Stato Fisico:
Illeso

Stato Psichico:
Curioso di cosa vuole mostrare il Re,

Energia:
100%

Abilità in uso:
FUORI DELL'ABITATO DI MALBORK
-Abilità passive dei livelli I, II e III del dominio Void Runner.
-Abilità personale 1/5 [sblocco del terzo livello del dominio, Passiva]

SENZA TEMERE IL VENTO E LA VERTIGINE
-Abilità razziale degli Umani [Passiva]

SUL TAPPETO DI FOGLIE ILLUMINATE DALLA LUNA
-Abilità personale 2/5: In termini di gioco, Kreisler sarà sempre a conoscenza di qualsiasi tecnica illusoria o psionica agente su di lui o sul campo circostante, pur non essendone protetto in alcun modo. [Passiva]


EVERYMAN: Niente più che una maschera. Come, direte voi, una maschera invisibile? Ebbene sì. E' una maschera del tutto speciale, forgiata in un vetro del tutto speciale. Una volta applicata sul viso vi aderirà perfettamente, modellandosi sui tratti del proprietario. Sua unica e inimitabile virtù è quella di rendere il portatore "uno come un altro". Chiunque lo vedesse tenderà a non prestargli attenzione, anzi, ad evitare il contatto con lui e a dimenticare di averlo veduto. Solo cercandolo volutamente sarà possibile riconoscerlo e trovarlo.
Questo artefatto non modifica in alcun modo i tratti del volto, il suono della voce, o alcunchè d'altro del portatore. Non è indistruttibile, ma una volta calzato può essere sfilato solo da colui che l'ha indossato, in quanto per chiunque altro sarebbe totalmente impalpabile. Ah, certamente, se il possessore morisse o la perdesse per qualsiasi motivo, la maschera tornerebbe visibile e chiunque potrebbe impossessarsene.

Note:
La curiosità nei confronti del Kodoku che il re vuole mostrare deriva dall'effetto della sua psionica passiva, anche se le sue parole suonano sempre un po' troppo retoriche per essere completamente sincere alle orecchie di Kreisler per la sua passiva "Sul tappeto di foglie".
Il riferimento al "fantasma di sir Lucian" è stato fatto per la prima volta QUI, e costituirà la base per una serie di scene di background. Spero che l'interazione con png anonimi non sia d'impaccio alla prosecuzione della scena.
Ah, mi spiace per la colonna sonora messa in maniera non convenzionale, ma su youtube non c'erano versioni del pezzo con un audio altrettanto buono.
 
Top
72 replies since 7/6/2010, 18:08   6568 views
  Share