Non andava bene. Per niente. Drakar aveva sempre pensato che il Goryo fosse un clan un po’ instabile, ma mai avrebbe immaginato che si sarebbe arrivati a questo. Pochi giorni dopo la scomparsa di due membri della triade i membri semplici avevano ben pensato di organizzare una loro personale selezione per decidere il nuovo capo. Tutti si erano tuffati nell’arena, pronti ad ammazzarsi a vicenda o semplicemente ad assistere alla carneficina, alla morte altrui, come gli antichi romani che nei loro circhi guardavano gladiatori ammazzarsi tra di loro. Non c’era più alcuna idea di unità, di fratellanza. Certo, quello non era mai stato un clan pacifico, ma aveva sempre accettato chiunque al suo interno. Ora tutti sembravano aver dimenticato le sue regole.
C’era poi il fatto che Shivian, l’ultimo membro della triade rimasto, non si fosse ancora espresso riguardo a tutto ciò. Era lui quello a cui spettava la decisione, non uno di quei dementi che si era buttato nella mischia. Ora spettava ai guardiani e ai membri della gerarchia, come lui, ristabilire l’ordine e rimettere tutti al proprio posto. Mentre avanzava tra la folla, dirigendosi al centro dello stanzone, Tavros apparve all’improvviso, trapassando il cranio di colui che, fino a quel momento, sembrava essere in vantaggio. Con il suo solito fare aggressivo, cominciò a sbraitare contro la folla.
« Allora, bastardelli. Si può sapere che cazzo vi siete messi in testa? »
L’inizio non era certo dei migliori per calmare una folla di potenziali assassini, ma l’illusionista sperava che il nano, grazie alla sua importanza, riuscisse in un modo o nell’altro in quell’impresa. Sperò tuttavia che il guardiano non si azzardasse ad aggiungere qualcosa che potesse far inferocire la folla ancora di più. La speranza si ruppe pochi attimi dopo.
« Ditelo con parole vostre, mi raccomando. »
Drakar scosse la testa: era meglio evitare l’ironia in una situazione del genere ma il guardiano, burbero di natura e probabilmente preda degli effetti di qualche alcolico, come suo solito, difficilmente sarebbe arrivato a pensare cose simili. Sentì le persone attorno a lui agitarsi, iniziare a mormorare tra loro interrompendo il glaciale silenzio che si era creato dopo l’arrivo del nano. Era il momento di agire, o difficilmente se la sarebbe cavata con poco. Non aveva con se il tridente o la katana, si era portato dietro solo i fedeli coltelli da lancio, nascosti all’interno della giacca. Ma sarebbero certamente bastati in caso di attacchi: le sue vere armi erano i suoi incanti e gli inganni con cui poteva confondere la mente.
Con passo deciso, scostando i membri del clan che lo dividevano dalla piazzola centrale senza tanti complimenti, arrivò allo spazio vuoto. Qui si portò velocemente verso il nano, mostrando chiaramente di non avere intenzioni offensive, dopodiché volse lo sguardo verso la folla: c’erano tantissime persone, tutte visibilmente fuori controllo. Inoltre attorno c’erano molti cadaveri, immersi nel loro stesso sangue. Uno spettacolo a dir poco macabro che tuttavia non impressionò il giovane, abituato a simili scene.
« Non sono in questo clan da molto, perciò molti di voi non mi conosceranno. Il mio nome è Drakar Roth e, come gerarca, vi ordino di disperdervi immediatamente. Il quadrato avrà anche perso due dei suoi membri più importanti, ma gli altri sono ancora qui, pronti a scegliere il più giusto successore e vi posso assicurare che rischiare la vita inutilmente qua dentro non migliorerà certamente le vostre posizioni. »
Non erano parole che avrebbe pronunciato normalmente, ma era ciò che gli sembrava più giusto da dire per rispettare i suoi obblighi di sottoufficiale. Sperava nella comparsa dei suoi colleghi per sostenere le sue parole, in modo da conferir loro più forza. Si rivolse poi al nano sottovoce, in modo da essere sentito esclusivamente da lui.
« Hai idea di dove si trovi Shivian? » |