Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Wanted., Contest "Caccia all'uomo"

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~Duel
view post Posted on 14/8/2010, 01:48




La Ricerca della propria Essenza.
Uno scontro rivelatorio con il proprio passato.

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La mente di un giovane illusionista,
Preda delle sue stesse illusioni.


Il buio lo circondava in quello stretto corridoio. Passo dopo passo si avvicinava al suo obbiettivo, alla luce che brillava al termine del tunnel. Sembrava quasi aver abbandonato il mondo reale, tutto ciò che vedeva appariva come il frutto di uno strano sogno. Il rumore della suole risuonava in quell’ambiente vuoto, ricolmo di misera tristezza. Finalmente giunse alla fine, i bordi dei muri si spezzavano e terminavano quell’esperienza onirica.


« Ti stavo aspettando. »


La voce roca risuonò nel grande salone: cos’era quella strana sensazione di deja vù? Vacillava, dirigendosi verso la figura ammantata di nero che dall’alto di quello che sembrava un palcoscenico lo osservava compiaciuto.


« Sei finalmente giunto, Drakar Ennòn Roth? »


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La luce illuminava i tetri corridoi della nave volante, percorsi lentamente dall’annoiato illusionista. Una situazione calma, forse sin troppo per un tipo come lui. Quando Hyena era diventato capo del Goryo c’era stato molto lavoro da fare per riformare il clan al meglio dopo la ribellione ma, adesso che il più era fatto, non aveva nessun compito. I membri minori della gerarchia si occupavano delle accoglienze e le reclute semplici, guidate dal meccanico nano, controllavano che ogni ingranaggio di quella gabbia volante funzionasse alla perfezione. Vagava per la Purgatory senza far nulla, osservando invidioso gli altri all’opera. Proprio mentre pensava a Tavros questo sbucò fuori da una porta vicina e, con un cenno della mano, gli fece segno di avvicinarsi.


« Ho un compito delicato per te, coglioncello. »


Da quando era salito nella gerarchia del clan tutti avevano iniziato a trattarlo con più rispetto, riconoscendone improvvisamente i valori. Tutti tranne l’ingegnere. Lui guardando il giovane rivedeva ancora quello sfrontato che solo pochi mesi prima si era presentato alla Fat Whore prendendo il posto di Vincent Valentine. Quella rapida presa di potere non era passata inosservata ai suoi occhi e non riusciva ancora a capacitarsene. Per questa ragione non lo rispettava e continuava a rivolgersi a lui come avrebbe fatto con qualunque altra recluta. E questo lo infastidiva: come osava lui, un nano di infima categoria,sfidarlo in quel modo. Avrebbe voluto punirlo, instillando in lui il terrore, ma questo gli avrebbe causato delle grane per la simpatia che le alte sfere avevano in quella buffa creatura. Muovendosi in modo non molto aggraziato lo condusse in un ambiente dalle pareti color cremisi, molto inquietante, in gran parte occupato da un tavolo circolare d’ebano. Si trattava della sala riunioni.


« Dovresti occuparti di un affaruccio per il clan. Devi andare a prendere ‘sto tizio e portare le sue chiappe sulla mia nave. »


Mentre parlava il vecchio diede a Drakar un fascicolo di carta. Era scritto in lingua infernale e parlava di un criminale, un certo Pajik Nazilek. Oltre a una breve biografia e un riassunto delle sue capacità il documento includeva un manifestino molto vecchio. Mostrava la foto dell’individuo e la scritta "WANTED", oltre a una cifra molto alta. Si trattava di un ricercato, dunque.


« Alcuni nobili ci hanno offerto parecchia grana per catturarlo e rinchiuderlo nelle nostre prigione. E noi abbiamo bisogno di fondi. Quindi tu andrai a prenderlo. »


« Che cosa ci guadagno? Dopotutto mi terrà occupato per un po’… »


Conosceva la risposta ma voleva a tutti i costi irritarlo. Dopotutto anche il suo interlocutore, per la sua posizione inferiore nella scala di potere, non poteva permettersi troppe libertà e le intenzioni del giovane erano quelle di portarlo al limite. Desiderava solo giocare un po’ con lui, stuzzicandolo, quasi senza motivo. Tavros, spazientito, sbuffò sonoramente.


« Soldi e l’onore di aver servito il clan. Ora va e non rompere le palle. »


Senza neanche attendere un’eventuale risposta il nano si voltò e lasciò la stanza. Rimasto solo l’ingannatore sorrise, osservando la foto del suo bersaglio. Non si sarebbe più annoiato ora che aveva qualcuno con cui divertirsi. Salì a bordo di una delle scialuppe volanti della nave e partì, allontanandosi da quel luogo così irritante, dirigendosi verso il Plakard. Dall’alto del suo veicolo riusciva a vedere la regione nella sua interezza, con grandi vulcani in perenne attività e piccoli villaggi che, in mezzo alle grandi distese infuocate e ai neri banchi di fumo e cenere apparivano fragili, quasi insignificanti. Un ottimo luogo per nascondersi. L’ultima posizione conosciuta della sua preda era la base del monte Plak, il più grande della zona che, proprio per le sue dimensioni, gli dava il nome. Il metallo dell’imbarcazione tremò al contatto con il suolo ed emise rumori sinistri mentre Drakar scendeva. La guardo, diffidente: sarebbe riuscita a resistere al viaggio di ritorno? Immediatamente nei pensieri del ragazzo si affacciarono teorie oscure che vedevano il meccanico del clan manomettere il mezzo di trasporto proprio per liberarsi di lui in quelle lande pericolose e distanti dalla nave. Si calmò, dicendosi che, nonostante tra i due non corresse buon sangue, Tavros non era il tipo da compiere azioni del genere. O almeno sperava che non lo fosse.

Scrollando le spalle si voltò, dirigendosi verso una struttura in pietra, all’apparenza un ingresso, che si stagliava solitaria in quella zona disabitata. Il fascicolo descriveva il criminale come un mago scaltro e pieno di risorse ma dovevano essersi sbagliati di grosso se aveva scelto un nascondiglio così lampante. Drakar aveva letto i documenti nel corso del viaggio: Pajik era un mandante, gestiva la criminalità della zona dall’alto, senza mai sporcarsi le mani direttamente. Il suo comportamento gli ricordava quello del Boss della famiglia Ennòn che il giovane aveva odiato sin da piccolo e suscitava in lui un odio istintivo e sincero. Le abilità del bersaglio erano molto simili alle sue e forse era proprio quello il motivo per cui il meccanico si era rivolto a lui e non a un altro guerriero più capace. A ogni passo sollevava una nuvola di polvere che, calma, si riappoggiava al suolo come se nulla fosse successo, decisamente innaturale in quell’ambiente caotico e violento. Giunto alla porta vide che era aperta e, con fare timoroso, causato più da una strana curiosità che da un’immotivata paura, entrò. Le raffiche di vento si insinuavano tra i mattoni della struttura grigia, rimbombando per l’intero percorso. La caccia aveva inizio.


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Come faceva a sapere il suo nome? Come aveva fatto ad anticipare il suo arrivo? Queste domande instaurarono diversi dubbi nella mente dell’illusionista ma non sfiorarono il suo volto. Mostrava ancora il suo sorriso malizioso, la sua “maschera” preferita, la miglior difesa verso il mondo esterno che possedeva. Appariva quasi come un ghigno malefico. Un’espressione non molto gentile ma che gli conferiva indubbiamente un’aura di superiorità. L’uomo dall’altro lato della stanza lo osservava, anche lui curioso, ma il suo era un volto sconosciuto. Se non si erano mai incontrati prima come faceva a conoscerlo? C’era forse una talpa nel Goryo?


Tap-Tap
Tap-Tap
Tap-Tap


Si avvicinò al ricercato con passi lenti e in pochi stanti, che nella mente dei due sembrarono tuttavia eterni, si ritrovarono faccia a faccia. L’uomo sul palco sorrideva come uno di quei registi che, al teatro, si appresta a narrare l’introduzione della sua opera alla platea confusa. Innalzò le braccia, aprendole ad arco, con un gesto molto teatrale e decisamente innaturale. Ora da regista era diventato attore, pronto a recitare un copione già scritto, già letto, prevedibile.


« Come fai a conoscere il mio nome? Come sapevi che sarei arrivato? »


La destra del criminale si mosse, portandosi all’altezza delle tempie.


« Ho avvertito i tuoi pensieri dal momento in cui sei entrato nella mia dimora. Un trucco semplice ma di indubbia efficacia. »


Sospirò, mentre i suoi occhi azzurri osservavano con strana dolcezza l’intruso. Evidentemente non lo riteneva una minaccia se, consapevole della sua venuta, non aveva nemmeno tentato di preparare una trappola. La grande stanza era arredata in modo povero, con qualche tavolo e poche sedie, ed era illuminata da quattro deboli torce poste agli angoli dell’ambiente.


« Se non sbaglio sei venuto qui per eliminarmi… »


« Per catturarti – disse Drakar interrompendolo per correggerlo – solo per catturarti »


« … come ti pare. Se è così allora diamoci da fare. Fatti avanti e iniziamo. »


Con un movimento rapido portò il tridente, fino a quel momento stretto nella mano sinistra, davanti a sé. Tuttavia non attaccò. Pochi erano stati gli altri illusionisti che aveva incontrato nella sua vita e la curiosità che provava per quella persona era enorme. Voleva gustarsi gli attimi di breve tensione che precedono un’intensa battaglia. L’intenso e silenzioso scontro di sguardi durò pochi secondi, dopodiché l’ingannatore iniziò la sua nuova opera. Le sue commedie si modellavano attorno a ogni avversario ed erano uniche, fatte su misura. Ciò di cui aveva bisogno quindi in quel momento erano informazioni. Si concentrò e, in un solo attimo, si intrufolò nella mente dell’avversario. Immerso in quel labirinto cercava la soluzione ai suoi problemi, la chiave del suo animo, e la trovò.


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Pajik Nazilek era nato in un piccolo villaggio infernale, controllato da una banda di criminali. Questi, nel corso di un assalto, l’avevano catturato e fatto loro prigioniero, per crescerlo come futuro assassino. Nel corso dell’addestramento a cui si era sottoposto, però, avevano notato il suo straordinario potenziale nelle arti occulte. L’avevano allora iniziato alla negromanzia e all’illusionismo, trasformandolo in un potente mago. Nel corso di una missione, tuttavia, uno dei suoi compagni era morto per causa sua ed era stato degradato. Adirato, si era infiltrato nella sede principale della famiglia di criminali e, trovato il Boss, l’aveva ammaliato. Con i suoi incanti era riuscito a trasformarlo in uno schiavo e, dopo essersi impossessato della sua posizione, l’aveva ucciso. In questo modo aveva ottenuto il controllo sulla criminalità della zona e, da allora, aveva accresciuto enormemente la sua fama, compiendo ogni genere di nefandezza.


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Ora aveva tutto ciò di cui aveva bisogno. Pensandoci meglio Drakar notò che le loro storie erano simili, ma a un certo punto i due avevano scelto metodi differenti. Se il nemico aveva preferito la strada della manipolazione e aveva sostituito ciò che fino a un momento prima aveva odiato, il giovane aveva invece preferito il sentiero della distruzione e si era completamente sbarazzato del gruppo che lo opprimeva. Una svolta importante nella vita di entrambi che li aveva segnati per sempre. Credeva di essere in vantaggio, ma si sbagliava di grosso.

L’ambiente intorno a lui iniziò a mutare, rimpicciolendosi. L’arredamento spoglio sparì, il colore delle pareti mutò in grigio e il palcoscenico si trasformò: lentamente cambiò, diventando rettangolare, in pietra. Quell’aspetto era familiare, conosceva fin troppo bene quella bara. Con passi decisi si avvicinò: sul coperchio dello strano sepolcro svettavano una croce cristiana e un nome, quello del suo maestro.


Faust Ennòn Berger
Morto in azione per i suoi compagni, morto con onore.


Le dita tremati si fecero avanti, caute, per sfiorare la fredda superficie di quell’incubo ma non la incontrarono mai. Le pallide carni passarono attraverso quell’inganno, rivelandone la natura. Fu allora che comprese tutto. Nel corso del suo viaggio mentale l’illusionista non si era accorto che il nemico era già entrato in azione, esordendo nella stessa identica maniera: anche lui infatti era entrato nella sua mente per strappare informazioni preziose, i suoi ricordi. Ed era stato più veloce, più pronto a entrare in azione. Ma il suo attacco si era rivelato vano, ignorando egli la natura affine a simili abilità del giovane. Poteva sfruttare l’ignoranza dell’avversario per coglierlo di sorpresa con un contrattacco illusorio, ma doveva allo stesso tempo dosare ogni sua mossa per far sì che il nemico non lo anticipasse. Sarebbe stato un lungo duello in cui ogni azione doveva essere calcolata con attenzione se si voleva vincere.


Tap-Tap
Tap-Tap
Tap-Tap


Come prima si incamminò verso il palco, attraversando le inconsistenti mura di quella gabbia ingannevole. Molta fu la sorpresa di Pajik quando se lo ritrovò davanti, sorridente. Era arrivato finalmente il suo turno di agire. L’ambiente attorno a loro riprese a mutare come poco prima, questa volta per mano di Drakar. L’ambiente che li circondava era diventato un grande studio, ben illuminato dalle luci artificiali presenti nella stanza. Il pavimento di pietra era stato sostituito da uno in mattonelle, decisamente più elegante. Una scrivania con decorazioni dorate e una poltrona rossa davano le spalle a una finestra illusoria, che nascondeva il giovane Ennòn. In piedi davanti alla parete inesistente era stata posizionata una nuova illusione, un uomo, dal volto anziano. Si trattava del vecchio Boss del suo avversario, ucciso decine di anni prima. Al petto aveva conficcato un pugnale semplice, lo stesso usato dall’omicida per eliminarlo. Il sangue sgorgato dalla ferita sembrava ormai rappreso e aveva sporcato completamente l’elegante giacca da lui indossata. Lentamente egli si voltò e, con sguardo accusatorio, semplicemente disse:


« Perché mi hai ucciso? Dopotutto io ti avevo cresciuto e tu mi hai fatto fuori di tua spontanea volontà per una sciocchezza. Ti rendi conto di cosa hai fatto? »


Il mandante si era velocemente avvicinato al fantasma della sua vittima e aveva provato ad afferrarlo. Voleva provare a sé stesso che quella era una semplice illusione. Grande fu la sorpresa quando si accorse che non solo non riusciva a passare attraverso alla figura, ma questa rispondeva al contatto. Era reale, non era una finzione. Spaventato, confuso e disorientato si allontanò gridando, inciampando nel suo lungo mantello nero e scivolando a terra. Le sue pallide mani tremavano e non riusciva ad alzarsi.


« Perché l’hai fatto? Perché? »


Terrorizzato dalla comparsa dell’antico nemico Pajik sollevò la mano destra. Un anello dorato presente sull’indice si illuminò e, in un solo istante, la creazione dell’ingannatore svanì nel nulla, impressionando non poco il giovane.


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Sino a quel momento nessuno era mai riuscito a liberarsi dei suoi incanti, ma quell’individuo c’e l’aveva fatta e con una facilità disarmante. Era frustato, si sentiva deriso. Anche se il suo assalto aveva avuto effetto, cosa chiaramente visibile dal volto del criminale, non poteva sopportare una cosa del genere. Non riusciva ad accettarla. Aveva sempre pensato di essere il più potente degli illusionisti, che le sue creazioni fossero indissolubili, ma… Con un solo anello…


« Uno scontro tra illusionisti è improponibile… Forse sarebbe meglio combattere in qualche altro modo… »


Il nemico si era calmato e, dall’alto del palcoscenico lo osservava, sorridente. Quella sua calma innaturale, la sua sensazione di superiorità, erano cose che facevano imbestialire il giovane. Si obbligò a riacquistare la calma, chiuse gli occhi e si concentrò: non era ancora finita. Era ancora del tutto illeso e aveva molti assi nella manica da sfoderare per sconfiggere quell’individuo. Lentamente l’espressione del suo viso si addolcì e ritornò a indossare la sua “maschera”, quel sorriso semplice e malizioso, snervante agli occhi altrui. Quando riaprì gli occhi fece appena in tempo per vedere arrivare una scossa nera, dalla tremenda rapidità. In un attimo rese il proprio corpo illusorio e la scarica gli passo attraverso, lasciandolo illeso. Le mani dell’assassino brillavano alla fioca luce delle torce, ricolme di energia oscura. Quindi si intendeva anche di arti negromantiche oltre a quelle illusorie. Al contrario Drakar era esperto in un unico campo, quello dell’inganno, che fino a quel momento si era rivelato inefficace. Ma non doveva arrendersi. Se Pajik aveva usato un anello, era arrivato il momento per lui di fare la stessa cosa. Chiuse gli occhi e si concentrò. Dopo pochi secondi, anche se il suo avversario aveva gli occhi aperti, nessuno dei due fu più in grado di vedere.


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Il mondo che lo circondava era familiare. Come nell’ultimo combattimento quando aveva usato l’anello e il contraccolpo gli aveva causato delle visioni. Era incatenato da vincoli neri, appeso a un soffitto inesistente, completamente circondato dal bianco. Si trattava senza dubbio di un ambiente curioso e Drakar provò a domandarsene l’origine. Perché continuava a tornarvi ogni volta che usava l'oggetto magico? Era forse il paradiso? L’inferno? Oppure si trattava semplicemente della sua anima? Una figura si stagliava solitaria in questo mondo puro e candido: si trattava di Faust, il suo maestro. O, per meglio dire, probabilmente si trattava della sua coscienza con le sembianze del mentore. Con sguardo triste lo fissò per diversi minuti. Cosa voleva? Come poteva tormentarlo in quel modo, senza nemmeno dire una parola?


« Perché esigi vendetta contro il mondo? »


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La domanda del tutto inaspettata mise fine a quell’incubo. L’illusionista si risvegliò immerso nell’oscurità da lui creata, mentre l’avversario completamente cieco brancolava nel buio. Probabilmente era passato meno di un istante da quando aveva lanciato la magia, anche se, nell’altro mondo, gli erano parsi dei minuti. L’artefatto che portava sopra i guanti era potente ma altresì pericoloso e doveva essere cauto nel suo utilizzo. Mentre rifletteva sul da farsi vide Pajik sollevare la mano destra e l’anello illuminarsi. Voleva usare nuovamente lo stesso potere di prima, quello in grado di fendere le illusioni. Preso dallo sconforto il giovane impugnò quattro dei suoi pugnali e li scagliò velocemente verso il criminale. Colpirono il bersaglio nell’esatto momento in cui l’oscurità scomparve, ferendolo in pieno petto. Un rivolo di sangue, sgorgato dalle sue labbra, gli rigò il viso. Aveva ferito la sua preda ma questa non era per nulla intenzionata a cedere.

Alzando entrambe le mani generò una sfera di materiale oscuro che si diresse prontamente verso l’Ennòn. La reazione fu immediata: lo strano globo attraversò completamente il corpo, senza ferirlo, e si schiantò contro il muro alle sue spalle. Lo scontro con la dura superficie rilasciò una potente esplosione, che distrusse metà dell’ambiente, lasciando però illesi i due contendenti. Stava decisamente sottovalutando il suo avversario: non doveva lasciarsi distrarre da pensieri futili. Doveva prima neutralizzare il nemico. Fissandolo negli occhi scagliò un debole attacco mentale: per un singolo istante davanti a lui sarebbe comparsa una gigantesca ondata di fuoco e fiamme. Sarebbe durata solo una frazione di secondo, quasi un’immagine subliminale, ma si sarebbe rivelata utile per distrarlo. Contemporaneamente infatti il ragazzo scagliò altri quattro pugnali. L’assalto tuttavia si rivelò vano: il mandante infatti non cadde in un trucco tanto banale e, alla vista del muro incandescente, si ricoprì immediatamente di un bozzolo protettivo che respinse le veloci lame. Drakar sbuffò, vedendo il suo ennesimo tentativo fallire, causandogli solo uno spreco di energie. Tuttavia l’avversario sembrava affaticato. Entrambi stavano lentamente perdendo le proprie risorse magiche, a forza di attacchi e difese. Sorrise: si trattava di una battaglia impegnativa, rischiosa, ma certamente più coinvolgente di ogni altra mai affrontata. Se scontrarsi con persone che cedevano subito ai suoi poteri era indubbiamente banale, affrontare un individuo dotato di simili poteri era esaltante. Lo spingeva a combattere fino al limite, dando tutto ciò che aveva da offrire.


« Ora BASTA! »


Pajik non sembrava pensarla allo stesso modo. Era infatti visibilmente spazientito e decisamente irritato.


« Lo scontro finirà CON QUEST’ULTIMO COLPO! »


I suoi occhi erano sbarrati, colmi d’odio e di rabbia. Così diversi dallo sguardo impassibile che aveva fino a pochi minuti fa, al momento dell’ingresso del giovane nella stanza. Le mani serrate si mossero, protendendosi in avanti, pronte a scagliare un ultimo, devastante attacco. Drakar comprese ciò che stava per accadere, l’aveva già visto in passato o, per meglio dire, nel passato, quando aveva letto i ricordi del suo avversario. Ciò che l’assassino si apprestava a scagliare era un colpo che univa le arti negromantiche a quelle illusorie e ammaliatrici. Una grande scossa che, colpito un bersaglio, distruggeva la sua mente e la sostituiva con una molto più semplice e obbediente. Una tecnica per privare gli uomini della loro volontà, per creare degli schiavi. Ma, nonostante tutto, non si mostrò terrorizzato perché comprese tutto, capì che in quell’istante aveva guadagnato una meritata vittoria. Infatti, come aveva già visto nella sua incursione mentale, quell’abilità avrebbe privato il suo avversario di ogni energia, lasciandolo esanime. Gli bastava semplicemente schivare un assalto di tale portata.

La scarica, generata in pochi secondi, partì dalle mani del negromante diretta verso l’illusionista. Proseguì imperterrita nel suo percorso, nulla fermò la sua avanzata. Ma non arrivò mai al suo bersaglio, che si era nel frattempo spostato alle spalle del suo avversario. Gli era bastato fermare il tempo stesso, con il più alto dei poteri del suo occhio destro, per riuscire ad evitare l’assalto. Una difesa dalla semplicità disarmante, che richiedeva tuttavia un notevole potenziale. Una rara dote, un potere unico.


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L’ultima cosa che Nazilek vide prima di svenire fu il viso sorridente del suo avversario, un volto compiaciuto del successo e consapevole del proprio potere. Uno sguardo che, in lui, generava solo ribrezzo. Poi chiuse gli occhi, esausto. Li avrebbe riaperti solo diverse ore dopo, all’interno della terza sezione del carcere volante. La sua cattura era stata eseguita, il suo destino segnato. Mai più avrebbe rivisto la liberta. Avrebbe pagato per le sue colpe, punito da criminali peggiori di lui.


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« Perché esigi vendetta contro il mondo? »


« Perché il mondo ha torto e io ho ragione. »


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Si svegliò, lucido e calmo, nel letto della sua cabina. Lentamente si mise a sedere e sorrise, al buio della sua stanza. Aveva ancora addosso l’anello, non l’aveva voluto togliere dopo lo scontro. Era la porta verso la sua anima, verso il suo vero io, ed era forse l’unico modo che aveva per essere sincero con se stesso. Lui che, mentendo a tutti era persino arrivato a mentire a sé stesso. Lui non era arrabbiato con gli assassini del suo maestro, non era arrabbiato con quelli che l’avevano sfruttato. Loro erano solo dei capri espiatori. Ciò che veramente odiava, che detestava con tutto sé stesso, erano i bugiardi. L’aveva realizzato con quel sogno, quel sogno di limpida chiarezza di cui ora rimanevano solo pochi frammenti e un’unica, indistruttibile certezza.


« Dal momento in cui una persona nasce sono innumerevoli le menzogne che gli vengono raccontate
Alcune a fin di bene, altre no.
Sono stanco della vita di questo mondo di inganni e
Per distruggerlo
Io diventerò il più grande degli impostori.
»


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[ReC:325] ◘ [AeV:150] ◘ [PeRf:125] ◘ [PeRm:350] ◘ [CaeM:225]
[Basso: 05 /
01%] ◘ [Medio: 10 /05%] ◘ [Alto: 20 /15%] ◘ [Immenso: 40 /35%]

Status
Condizioni Fisiche: Illeso.
Condizioni Psicologiche: Al termine della scena Drakar realizza ciò che fino a quel momento aveva nascosto dentro di sé. Naturalmente, sempre al termine della scena, il danno basso alla psiche causato dall'anello è ormai scomparso.
Energia: 150% - 5 -10 -15 -10 -20 -20 -1 -0 = 69%

Abilità
- Passive
十一 La Mia Mente É Un'Illusione
In Termini GDR, Drakar potrà castare istantaneamente ogni tipo d’illusione. Sarà tuttavia necessario il contatto, se non fisico, almeno visivo con l’avversario.

十二 La Mia Fatica É Un'Illusione
In Termini GDR, il costo energetico di ogni illusione sarà abbassato del 5%. Se una tecnica arrivasse a non avere costo, cioè lo 0% di energie, il costo diverrà automaticamente dell’1%. Inoltre non sverrà dopo essere arrivato al 10% di energie: si sentirà comunque affaticato al 20% e morirà allo 0%.

十三 Il Mio Inganno É Un'Illusione
In Termini GDR Drakar sarà in grado di acquistare le pergamene del Ninja, in aggiunta a quelle della propria classe primaria, il Negromante. La natura affine di queste due discipline, votate entrambe alla finzione, ne permette l’utilizzo all’ingannatore.


- Attive
Io Svelo I Ricordi
In Termini GDR, con un consumo energetico Basso e il contatto visivo, il caster potrà venire a conoscenza in un istante di tutto il passato dell'avversario, le sue sofferenze e i suoi dolori, o se non altro degli eventi più importanti e sconvolgenti. Gli sarà concesso sfruttare queste conoscenze come meglio desidera. Non sono necessari particolari tempi di concentrazione o imposizioni delle mani per attuare questa tecnica.

Io Plasmo La Realtà
In Termini GDR, con un consumo energetico Medio, il caster sarà in grado di modificare a piacere l'ambiente circostante. Non sarà una vera mutazione, ma una sorta di illusione ambientale (un'immagine, quindi, e non una tecnica psionica - bensì magica). Solo lui sarà in grado di percepire le vere realtà dell'ambiente mutato. L'area di utilizzo sarà di 30 metri di raggio, avrà effetto per tutta la durata del combattimento, e potrà essere usata una sola volta. L'illusione dovrà essere necessariamente fissa e non potrà impedire la vista all'avversario. Potrà nascondere un dirupo, oppure mostrare falsi ripari. L'illusione colpisce tutte le persone presenti sul campo di battaglia, in quanto agisce su di esso e non sulle loro menti. Questo tipo di illusione inganna il senso della vista, dell'olfatto e dell'udito, ma non quello del tatto. Venire a conoscenza di essere al centro di una illusione non la spezza.

Io Illudo I Desideri
In termini GDR, con un consumo energetico Alto e con il contatto visivo del proprio bersaglio, il caster potrà creare una figura umana, il cui aspetto, sesso, vestiario ed equipaggiamento sarà a discrezione di Drakar. Questa, visibile solo dal bersaglio della tecnica, ingannerà tutti i suoi sensi, compreso il tatto, ma non potrà in alcun modo recargli del male. Sarà il caster a gestire a proprio piacimento le azioni, le parole e i gesti della figura creata. La potenza illusoria della figura sarà pari al consumo e avrà la durata di due turni, compreso quello di attivazione, al termine dei quali Drakar, se lo vorrà, potrà pagare nuovamente il consumo per mantenere l’illusione attiva.

Io Evito Le Offese
In Termini GDR, con un consumo energetico Variabile, il caster potrà rendere il proprio corpo illusorio per parare un attacco o una tecnica di pari consumo. Il corpo verrà attraversato da ogni tecnica, diventando quindi privo di solidità, che riacquisterà subito dopo essersi difeso. Per parare semplici attacchi fisici egli potrà usare la tecnica a costo Basso. La tecnica potrà essere utilizzata solo per difendersi, mai per attaccare o compiere qualsiasi altra azione, neanche fuori dal combattimento. Essendo questa una difesa a 360°, il potere della tecnica difensiva sarà di un livello inferiore rispetto al consumo energetico utilizzato. [1x Medio; 1x Alto]

Dove l'ombra cupa Scende
Il cacciatore, portatore di questo monile, ha bisogno di determinate condizioni per poter ghermire e sorprendere la propria preda. Per questo motivo egli potrà a proprio piacimento stendere un velo di tenebre illusorie sul campo con un consumo pari ad Alto per un tempo di due turni. Solo il cacciatore potrà vedere attraverso queste tenebre, e al loro interno spostarsi e elaborare la propria strategia. Tremi la preda, che si troverà cieca nell'ambiente a lei più ostile.

Io Inganno La Mente
In Termini GDR, Drakar, con un consumo Basso, potrà creare una singola immagine, che potrà essere un ricordo o un’apparizione momentanea. Questa potrà essere bypassata con un minimo di concentrazione. L’immagine sarà visualizzata all’interno del campo solo dalla persona colpita dall’illusione.

十一 Io Domino Il Tempo
In Termini GDR, con un consumo energetico Nullo e un secondo di ferma concentrazione, Il caster riesce a fermare il tempo per una decina di secondi. Mentre il tempo sarà fermo non potrà né utilizzare tecniche, né attaccare il proprio avversario. Il tempo deve essere fermato in un post, e deve tornare a "muoversi" al termine dello stesso. Il tempo potrà rimanere fermo per un massimo di dieci secondi. Solo il mago potrà muoversi come se nulla stesse accadendo. Ricordiamo che mentre il tempo è fermo non si può attaccare l'avversario in alcun modo, né tramite attacchi fisici, né tramite pergamene, né tramite artefatti, né tramite abilità. Utilizzata per difendersi va considerata una difesa assoluta. Può essere utilizzata un massimo di quattro volte a scena.


- Malus
Nelle terre del mio Signore
Il portatore di questo anello è principe del suo potere, ma al tempo stesso ne subisce l'influsso, la continua fame. Egli infatti, man mano che utilizzerà i poteri dell'anello, subirà un danno psionico sempre crescente. A seconda che nello stesso combattimento/scena/quest usi una, due, tre, quattro volte o più i poteri dell'anello subirà un danno che crescerà via via da basso a critico, senza sommarsi al danno precedente. Contestualmente questo lo indurrà a una serie di visioni, come se il suo stesso illusionismo gli ritorcesse contro i propri incubi, tanto da estraniarlo sempre di più dalla realtà e sprofondarlo nel proprio dolore.


Strumenti
- Armi
靄希語 Mist Trident [Arma Iniziale - Tridente - Con sé]
Katana [Arma Iniziale - Spada - Non con sé]
苦無 Knives [Arma Iniziale - Coltelli da Lancio x20 - Usati x8 - Con sé]

- Oggetti
靄指輪 Mist Ring [Oggetto - Anello - Incantato - Indossato]
独指輪 Energy Ring [Oggetto - Anello del Potere Maggiore - Indossato]

Note
Se siete giunti sin qui, alla fine dello specchietto di questo messaggio immenso, vi ringrazio, dal profondo del mio cuore. Se avete fatto i furbi e siete arrivati sin qua saltando tutto, beh, vi ringrazio lo stesso. Questo scontro è iniziato un po' in maniera randomica ma, pian piano, ho cercato di portarlo nella direzione giusta, in modo da renderlo utile allo sviluppo del pg. Per comprendere appieno alcuni pezzi è necessario aver letto alcun degli scritti precedenti, fra cui consiglio il mio ultimo scontro "Revenge" (trovate il link in scheda).
Ecco in sintesi ciò che accade:

Pajik e Drakar usano contemporaneamente l'abilità per legger ei ricordi avversari. Il primo a reagire è Pajik che crea un ambiente illusorio richiamando la cripta dove sraebbe sepolto il maestro di Drakar. Quest'ultimo si accorge dell'illusione, essendo questa intangibile, e dopo aver creato un ambiente illusorio, lo studio del Boss assassinato da Pajik, ricrea la vittima con l'abilità personale. Pajik usa il potere di un suo anello per dissolvere le illusioni e attacca Drakar con una scossa bassa, schivata con la difesa a 360° a medio. Drakar usa poi l'abilità dell'anello per stendere un velo d'oscurità sul campo ma, usando l'anello, ha una visione per il suo malus. L'avversario dissolve le tenebre usando nuovamente il suo anello ma contemporaneamente Drakar, tornato in sé, gli scaglia quattro pugnali che lo colpiscono in pieno petto. Irato allora scaglia una sfera a Medio, da cui mi difendo con la difesa a 360° ad alto. Confondendolo con la prima abilità attiva del dominio Drakar crea per un istante l'immagine di un muro di fuoco che come un'onda avanza verso Pajik e, allo stesso tempo, gli scaglia quattro pugnali, ma Pajik non ci casca e si difende. Allora, irato, Pajik scaglia un attacco psionico, che si manifesta come una scossa (e che quindi ha effetto solo se questa colpisce l'avversario), di livello Critico ma Drakar si difende con la pergamena Stop del mago incastonata nel suo corpo e si salva, trattandosi questa di una difesa assoluta. L'avversario allora sviene, esausto, e Drakar lo porta in prigione :v:
La scena si conclude con un cambio nella psicologia di Drakar che potrebbe avere conseguenze più o meno importanti sulle scene a venire ^^

Questo è tutto. Ci vediamo alla prossima XD
Ah, mi raccomando, ricordatevi dei 200 Gold aggiuntivi del contest XD (ho bisogno di soldi :scl:)


SPOILER (click to view)

Mostro Affrontato


I mandanti: Sporchi ed infidi quanto coloro che commettono all'atto pratico un delitto, i mandanti sono tra i detenuti più importanti della Fat Whore. Rinchiusi a breve distanza dai loro "strumenti" -ovvero nel Settore 3- rappresentano un introito notevole per le casse del Clan Goryo, quindi una loro sparizione graverebbe sull'economia della prigione intera. Eppure la loro pericolosità in combattimento non è eccessiva, se si considera un confronto frontale come metro di giudizio. Molti di questi uomini (e donne), appartenenti a diverse razze senzienti, posseggono infatti abilità da non sottovalutare in caso di approccio diretto o indiretto ad essi. Si tratta di capacità utili nelle posizioni di comando -tanto nella malavita quanto altrove- e, sostanzialmente, tese a giocare con la mente degli interlocutori. I mandanti possono letteralmente penetrare i pensieri altrui, inducendo le persone a fare ciò che essi desiderano; hanno facoltà di far credere agli altri che ciò che dicono è la pura ed inoppugnabile verità; inoltre, possono generare illusioni di entità variabile per ingannare gli avversari o i sottoposti. Quando godono ancora di libertà, quindi lontano dalla prigione volante dell'Akerat, questi individui si accompagnano spesso con degli infimi tirapiedi dalle capacità assai ridotte.
 
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view post Posted on 18/8/2010, 11:42
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CITAZIONE

CORREZIONE DEL COMBATTIMENTO

Introspezione & Ragionamento


Voto: 7
Il personaggio presenta una psiche coerente, che viene indagata più volte anche nel corso del combattimento. L'unica osservazione che mi sento di fare riguarda il fatto che il personaggio risulta ancora abbastanza piatto. Con questo intendo dire che l'introspezione non lo rende del tutto dotato di spessore, a tutto tondo. le sue reazioni sono abbastanza stereotipate e non vanno oltre la "superficie" delle emozioni del pg, lasciandolo ancora un po' acerbo. Necessita quindi un approfondimento in questo senso, che si può intuire nelle mosse illusorie che il pg usa nel momento in cui rievoca il proprio passato. Lì si può trovare un buono spunto, come anche nel malus del tuo potere, che ti ha portato a cambiare la psiche del pg.


Movenze & Descrizioni


Voto: 7
La descrizione è precisa e puntuale e consente di comprendere sempre le mosse dei personaggi, anche nei momenti di utilizzo degli attacchi illusori. Buona anche l'idea di dare un background allo scontro e al nemico, descrivendo in parte anche le sue emozioni. Le descrizioni sono però ancora un po' povere. Potresti sviluppare alcuni particolari, in modo da rendere lo stile più coinvolgente e conferire alle azioni maggiore pathos. Quello che ti serve, a mio parere, è semplicemente un affinamento in questo senso, in modo da rendere anche tramite le descrizioni le emozioni che i vari passi suscitano nei personaggi (ansia, dolore, disperazione, ecc.)


Abilità & Lealtà


Voto: 7
Lo scontro è sostanzialmente leale, anche se le strategie sono abbastanza lineari. Tu subisci forse un po' meno danni rispetto al tuo avversario, ma mantieni un comportamento sostanzialmente corretto. Si sente un po' la mancanza di strategie originali che sfruttino anche l'ambiente in cui si svolge lo scontro, anche se tutto questo è compensato dalla presenza degli attacchi illusori. Nel complesso sia Abilità che Lealtà rimangono comunque buone.


Conclusione
Voto Finale (media non matematica):
7
Gold: 300 + 200 (partecipazione alla Caccia all'Uomo) = 500 Gold



 
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