Samarbethe

Laddove l’occhio non vede nulla più che ghiaccio e neve, laddove perfino l’Oceano di Zar plana all’orizzonte in una distesa ghiacciata e uniforme si insedia l’ultimo, il più terribile, dei pericoli dell’Edhel. Nell’innalzarsi di affilate creste di ghiaccio e profondi baratri ghiacciati, Samarbethe si presenta alla vista come una vasta zona depressa e frastagliata, dominata ovunque da rocce acuminate e nodose a tratti divise dall’aprirsi di cunicoli e crepacci infidi e senza apparente fine. Avvolta in un inverno perenne, questa zona si estende per molti chilometri sul mare di Zar, ghiacciandone la superficie in una distesa per molti chilometri percorribile, seppur costantemente battuta da venti gelidi che ne rendono difficile l’attraversamento. Infida e colma di insidie, questa via di ghiaccio cede solo per pochi mesi l’anno ad una parvenza di disgelo. Qui e soprattutto nella zona di terra dimorano in prevalenza Ombre e alcune fra le bestie più pericolose di Theras, note per le loro dimensioni e ferocia fuori dal comune. E’ però nel sottosuolo che si snoda il vero volto di Samarbethe, per il quale la semplice definizione di labirinto sarebbe riduttiva. Esso è in realtà ciò che di più simile ad un alveare -o formicaio- si possa immaginare: una serie di tunnel e gallerie intervallate a più riprese da grotte e vere e proprie costruzioni sotterranee escogitate da menti inumane, eppure perfettamente capaci di ideare tanto la bellezza quanto l’imponenza. Abitato da mostri ed aberrazioni in cerca di riparo dai geli perenni del nord, il dedalo di Samarbethe sprofonda lungamente nel sottosuolo giungendo a profondità tanto grandi da congiungersi infine con il mondo demoniaco di Bathos sul quale si affaccia mediante una faglia perennemente aperta dalla quale risalgono continuamente mostruosità e abomini di ogni tipo.