Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

~~~, Contest: ritorno

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view post Posted on 22/9/2010, 23:31
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L'uomo è corpo di molti ricordi.
Passa la sua vita a tentare di raccapezzarcisi, cucendoli insieme e facendo qualche passo indietro così che possa cogliere - flebile e capriccioso come il baluginio della fiamma di una candela - la complessità dell'arazzo delle sue memorie, senza poterne scorgere che gli stralci più significativi. Proprio come se stesse guardando un punto nero schiaffato con forza al centro di un foglio bianco, non può fare a meno di sottrarre il suo sguardo dai nodi che l'hanno cambiato, e stimare quale pesa di più e quale di meno. L'eterno ritorno di ogni momento che l'ha beccato sulle tempie senza mai concedergli la capacità di studiarne l'intrico formato da ognuno di essi come fosse un corpo esterno lo strugge. Poiché lui, e la sua mente, non sono che il recuperare di ogni attimo realizzatosi in passato, mescolatisi nella loro integrità. Così ci sono persone che inseguono sogni irrealizzabili, chi si maledice per gli errori commessi in passato, chi si strugge nella malinconia del ripetersi inalterato di ogni brutta giornata. E poi c'è Ray. C'era Ray.

La storia di Ray non è la storia di un inizio, quanto più di una fine. Quando una persona ottiene tutto ciò che può desiderare in vita, lo spreca, lo riottiene e lo consuma in continuazione - quasi l'esaudirsi di un singolo desiderio non fosse abbastanza per appagarla; come se il desiderio di desiderare non fosse che il sublimarsi di una malinconia che supera la comprensione - non possono esserci che pochi inizi e molti finali, per lo più terribili. Se mai gli insegnamenti impartitaci dai genitori quando eravamo bambini, che ci dicevano "il bene vince sul male" e "non essere cattivo", hanno un fondo di verità, allora il Re che non perde mai è sempre stato destinato a bruciare nel più profondo degli inferi, poiché nessun Dio l'avrebbe mai perdonato per le sue imprese in vita. Una vita di sprechi, opportunismo, lusso e lascivia - la vita di un materialista che, abbandonata la comprensione, ha deciso di conseguire il soddisfacimento del suo piacere carnale e mentale in qualsiasi deviante forma gli si proponesse. Una vita che, se Dio avesse voluto, non avrebbe mai potuto finire bene.

Così Ray sta. Sta sul trono con la testa rovesciata all'indietro, le braccia senza vita abbandonate lungo il marmo gelido e incollatevi solamente per i gomiti, che lasciano dondolare le mani bianche e cadaveriche in maniera scomposta, non da lui. La maschera cucitagli sul viso, pesante come un macigno, spinge il suo mento verso l'alto, alzando una smorfia di compiaciuto risentimento al soffitto. Le vesti nere. Il lutto.

Il finale triste di un personaggio malvagio, per cui nessuno proverà alcuna pietà. Un putrido genio assassino che è sempre riuscito a scorgere la complessità del suo arazzo, e di quello di altri ancora. La morte di un'aquila che ha vissuto fra le lepri, potendole studiare rapita tutte quante dall'alto quando loro non potevano che scrutare in una sola direzione per volta, scegliendo con metodica pignoleria la propria prossima preda. Un cacciatore immortale che differiva dalle sue prede unicamente per la sua capacità (o difetto che sia) di vedere le cose in maniera sbagliata: come Lecter e tutte le sue porticine invisibili. Il finale di una persona che, dunque, intuiva già molti dei propri finali, ma che da essi non si è mai lasciata ostacolare - il finale di un uomo che ha voluto porre un proprio punto ai suoi testi, e non che lo facesse qualcun altro per lui.

La vita è un peso quando sai che non potrà finire bene. E' una maratona nella quale corrono ansia, paranoia ed apprensione: una corsa in cui il risentimento e la paura sono sempre qualche passo avanti al desiderio di cambiare, di migliorare. Una morte che si scioglie lentamente dentro al petto, prima dolorosa come la puntura di un lungo ago, poi sempre più stancante e malinconica, come un veleno dipanatosi dalla prima ferita che ti impedisca di muovere braccia e gambe, ed infine persino di comunicare. Un miasma a cui l'unico rimedio è la speranza; persino per Ray. La speranza che nei propri ricordi si nasconda quella cucitura che potrà condurti verso un lieto fine - la speranza di incappare in uno di quei nodi dimenticati, che possano risollevarti.

Un nodo che Ray non ha trovato. Meticoloso portiere di ogni sua memoria, ha speso la sua vita a risolvere il rompicapo di un punto della trama incompiuto: nel tentato ritornare di un ricordo disperso. E una volta ritrovatolo, egli non vi ha visto che finali peggiori di quelli che già conosceva.

Alejandro era sempre stato un ragazzo buono, ma pavido. Quella bontà che ti spinge a metterti sempre al centro dell'attenzione, ma che non ti dona del coraggio necessario a combatterne le responsabilità. Quella codardia che ti spinge a negare come prima risposta, quale che sia la domanda, a non cambiare mai idea, che si rifletteva nei suoi occhi lacrimosi e nel suo labbro pigro - ma anche quella genuinità nel cuore che contraddistingue gli animali più fedeli: quel sentimento che ti spinge a far sì che tu sia sempre reperibile nel momento del bisogno, sempre accanto a chi ha bisogno di te.

Zacarias era artefatto. Sempre allegro, sempre un passo avanti agli altri, sempre imposto sui suoi interlocutori: più grosso, alto e, spesso, sveglio. Conscio delle proprie doti e senza il timore di farvi uso, non uno solo dei suoi pensieri affondava più in profondità del programma per la giornata. "Non mi interessa" o "Machissenefrega" erano gli allarmi di un'intelligenza che andava sprecata giorno dopo giorno, troppo presa nel costruire e cucire una facciata che degnasse gli spettatori di un buon intrattenimento e nulla più.

Lei era un faro in un oceano di disinteresse. La sua luce splendeva di un'astuzia rara; un'intelligenza che l'aveva spinta a comprendere che la bellezza non stava nell'esteriorità di un oggetto, ma nel sentimento che esso sarebbe riuscito a produrre. Lei vedeva il mondo con gli occhi di sa che avrebbe potuto avere molti uomini e pochi amori, e ha deciso di comportarsi come chi conquista molti amori e pochi uomini. Non sbatteva le ciglia, non era sensuale, non era accattivante, non era sarcastica, né rideva alle battute - sorrideva a mezza voce, invece, si arrabbiava, si impegnava, si concentrava su ogni cosa che compiva, nascondeva la sua sensualità nelle carezze e nelle parole, rifuggiva la volgarità.


Abbandonato come una bambola scucita su quel trono di marmo, l'espressione di Ray raccontava di come aveva vissuto molto meglio senza i ricordi della loro morte; con la speranza, invero, che le memorie che gli mancavano potessero essere per lui sintomo di speranza. L'ombra scheletrica di Loec poggiata sul suo viso ne raccontava la cura.

Rantolò. Tossì. Si riprese. Scosse le dita formicolanti mentre il sangue riprendeva il suo circolo.
Morto e resuscitato. Andato e tornato, come gli avvenimenti tornati erano andati. Aveva messo un punto alla sua vita.
A capo. Da capo.


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SPOILER (click to view)
In questa scena, Ray recupera i ricordi della morte della sua donna, di Zacarias e di Alejandro perduti da tempo (vedasi il background presente in scheda per maggiori informazioni). Avendo sempre vissuto nella speranza che i suoi ricordi mancanti potessero costituire per lui un potenziale lieto fine da una vita di lascivia, egli si abbandona alla morte alla realizzazione che, col ritorno di queste memorie, il suo finale non potrà che essere terribile. Mette un punto alla sua vita prima che siano altri a metterlo per lui.
In termini tecnici, egli casta un mortale su di sé con la tecnica di manipolazione dei ricordi per dimenticare ancora una volta la sua donna, Zacarias e Alejandro. Per tornare a vivere nella speranza che quelle memorie che non conosce siano buone.
Muore. Torna in vita. A livello tecnico uso un buono per il cambio pg. Il tema del ritorno è presente in diverse sfaccettature che mi sembra lapalissiano elencare: il fatto che Ray compia questo gesto ogni volta che recupera i suoi ricordi; il fatto che muoia e torni in vita; il fatto che i ricordi tornino, per poi andarsene. La stessa vita del sovrano è un eterno ritornare di situazioni: quando non ricorda, combatte per recuperare le memorie sperdute e, una volta fatto, le cancella per ricominciare il ciclo.
Utilizzando il buono del cambio pg non cambio nulla della scheda, se non un piccolo dato: torno energia blu. L'energia viola è un regalo che non ho mai pensato di meritare e, ultimamente, ho sentito pesarmi indosso. Delle mie abilità (siccome perdo uno slot) rinuncio a quella dell'auspex.
Per quanto riguarda il non-titolo, questo è un finale che non si avvera - un punto vuoto della vita di Ray. Un punto, come già detto. Non ha bisogno di un titolo, quindi.
E questo è quanto, direi.


Edited by Ray~ - 23/9/2010, 00:59
 
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