Il caos, la confusione, l'anarchia. Odiava tutto questo, eppure era ancora lì, a Dorham. La città dei criminali, delle puttane e dei poveracci. Una città di merda. Lui, che amava il silenzio e la tranquillità. La calma e la meditazione. Cosa cazzo ci faceva in quel posto? Intanto che si poneva tutte queste domande, girovagava per le strade dei ghetti e delle bidonville, mentre il fragore confusionale del mercato si faceva sempre più vicino ed intenso. Penetrava nelle orecchie, rimbombando nel cervello, e da lì non ne usciva più. Odioso ronzio, maledetto vociferare. Voleva voltarsi e tornare alla Fat Whore, voleva tornare alla ormai persa tranquillità. Voleva tornare a quella che, con il tempo, cominciava a considerare una
casa. Ma si poteva veramente definire casa una cosa del genere? Uno stretto ed angusto abitacolo, dove una scrivania occupata da una colonia di tarli ed una brandina a malapena riuscivano a starci dentro senza che lo spigolo di una di esse fuoriuscisse dalla porta della cabina? La parola "casa" ha un significato ben più profondo di "abitazione", questo è certo. Ed Alphred, che non aveva mai avuto un'abitazione fissa e nemmeno una famiglia non poteva assolutamente cogliere il significato più nascosto della parola. Ma con il passare dei giorni cominciava a farsi un'idea del suo vero significato.
Le luci spettrali delle lanterne affisse un po’ dappertutto donavano alle catapecchie un'atmosfera ancor più degradata, come se la povertà, in quel paese, non avesse già raggiunto il suo stato più pietoso.
Non c'erano mendicanti, per le strade, perché al minimo guadagno i soldi venivano sottratti da usurai e criminali.
Non c'erano puttane, per le strade, perché al minimo guadagno i soldi venivano sottratti da usurai e criminali.
Non c'erano criminali o usurai, in quelle strade, perché anche a Dorham vigeva la legge del più forte.
Nemmeno le massaie uscivano di casa, per la paura di essere rapite o stuprate.
Nemmeno qualche raro gruppo di ragazzini, pallidi e smunti, che guardavano i passanti con aria impaurita.
I loro occhi gridavano, chiedevano l'ultimo disperato aiuto, ma senza ricevere risposta.
Erano quelli i bassifondi di Dorham. Era quella la realtà della piaga del continente, il rifiuto, la vergogna di nessuno.
Finalmente il mercato. Le gigantesche lastre di pietra squadrate, che lastricavano le vie, erano coperte da un misto di venditori, merci e bancarelle di ogni genere. Dorham poteva vantarsi solo dell'enorme varietà di merci e giro di affari sporchi. Una magra consolazione, dato che era proprio quella città la pattumiera del continente. Era in quella città che gli schivi venivano presi e venduti. Ma chi comandava tutto questo? Chi governava in quel posto? Nel paese di nessuno? Qualcuno doveva pur far tornare i conti, e a quello ci pensavano le Grandi Famiglie, in perpetua combutta con le altre.
Ad ogni passo, occhi innocenti o sguardi maliziosi e ricolmi di avidità si posavano su Al, lo straniero. Per alcuni poteva essere fonte di guadagno, per altri di salvezza. Già alcuni minuti prima, all’entrata del paese situata sulla sommità del cratere, un gruppo di tre banditi lo aveva fermato ordinando gli di pagare il pedaggio. Per quelle povere creature non era finita bene, dato che Al aveva perso la calma. Ma non si era scatenato alcun putiferio. In quelle terre erano abituati a combattimenti e scazzottate.
Un rumore improvviso, e poi un carretto che si rovesciava. Da quell'ammasso di assi e verdure rovesciate spuntò un ladruncolo, con un pugno di gold in mano, che cominciava a darsela a gambe correndo nella direzione di Alphred. L'uomo, con un gesto istintivo, fermò il malvivente con un violento e preciso colpo di scudo, che aveva attaccato al braccio temendo un’aggressione, ed il criminale crollò a terra, svenuto. Credendo erroneamente di aver compiuto un’azione nobile, fermando quel ladro, si voltò, credendo già di ricevere una marea di complimenti ed adulazioni. Ma non fu così. Era capitato in una guerriglia da Famiglie, ed il mercante, un individuo basso, gobbo ed inguardabile, più simile ad un Goblin che ad un uomo, indicava l'Esper. Altri umani, che indossavano vestiti elegantissimi, sbucarono da un angolo con le pistole già estratte. "è lui, è lui", gracchiò l’orrida voce del mercante, mentre già i primi colpi di pistola risuonavano nell’aria, diretti contro il cielo, per disperdere la folla di passanti.
Imboccò il primo vicolo a sinistra, e cominciò a correre, facendosi largo tra la folla.
E io che credevo di fare del bene...
*
Salire sui tetti era stata un’idea parecchio geniale. Lì nessuno lo avrebbe cercato, o sarebbe venuto a disturbarlo, e la confusione era notevolmente affievolita. Era sul tetto di uno strano tempietto, e guardava il cielo, ormai prossimo ad oscurarsi. Ma non era solo. Una figura indefinibile da quella distanza perché avvolta in una specie di tunica ocra guardava il cielo, mentre meditava o faceva qualcosa di simile. Curioso. L'ultima cosa che Al si aspettava era di trovare qualcun altro, ma se era venuto fin lì doveva esserci una causa o un motivo. Perciò si concentrò, ed in un attimo arrivò alla sua mente. Le parole risuonarono limpide e chiare, in un silenzio innaturale. Ma nessuno poteva udirle, esclusi i due seduti sui tetti.
Buonasera. Cosa ci fa lei a quest'ora sui tetti di Dorham?