Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Sunset of an Era, (combattimento contro i mostri)

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view post Posted on 17/12/2010, 23:22

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SUNSET OF AN ERA
The time has come to make a stand.

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1928, Vecchio Mondo. Jacob Oliver Hancock stava a poco a poco conquistando il predominio della Zona Oscura, divorando lentamente l'organizzazzione che fin dalla sua infanzia dominava incontrastata. Quel potere doveva essere suo, lui sarebbe dovuto essere al posto di Tesla, lui l'unico squalo da temere.
E poteva fare affidamento unicamente su se stesso. La zona dove risiedeva lo stronzo era ben sorvegliata e protetta dalle macchine, sarebbe stato fin troppo semplice individuare l'intrusione di un nutrito gruppo di uomini. Il suo obiettivo non era fare una strage dell'intera organizzazione, ma solo abbattare il loro capo in modo da lasciare i sottoposti senza una guida, senza un leader. Ucciso Tesla sarebbero tutti marciti lentamente.

No compromise in sight.
No more words.
The battle has begun.


Gli sbuffi di vapore inondavano l'aria con acuti sibilii, dipingendola per previ istanti con nuvole torbide, secche. I treni abbandonati delimitavano il confine immaginario che separava la città fantasma di Tesla dal resto della zona, e chiunque sapeva bene che sorpassare quel limite avrebbe fatto cadere sulle loro teste un'inesorabile sentenza a morte. In passato qualche disperato aveva provato a rubacchiare qualcosa come semplici pezzi di carbone o vecchi alimenti in scatola, ma non fece in tempo a sollevarli da terra che il Cypher di sorveglianza fece immediatamente scattare l'allarme: un'insopportabile sirena che decretò la pena capitale del poveraccio. Queste piccole macchine hanno la forma di un dirigibile in miniatura, dotate di telecamera e fari per illuminare la zona. Non sono difficili da individuare, ma essendo sparpagliati un po' ovunque è difficile eluderli.
L'occhio di Shark ne avvistò un primo proprio sulla linea di confine, mantenendo le spalle premute contro la lamiera arrugginita del treno. Per lui non fu complicato aggirarne il giro di pattuglia ed entrare così nel cuore pulsante di quelle rovine, lasciandosi inghiottire dall'anima meccanica di cui erano composte.

Take what you desire.

Guizzò così attraverso strutture decadenti e vecchie fabbriche addormentate, cominciando a formarsi nella sua mente l'idea di un gioco fin troppo semplice. Alcuni Chyper erano stati sciolti dal proprio veleno, in particolare quelli che - secondo lui - erano impossibile da eludere a causa del giro di sorveglianza estremamente serrato. Ed oltre le piccole macchine v'erano poche guardie umane, armate per lo più di inutili fucili semi-automatici, i cui proiettili potevano perforare il corpo di Shark senza risultare un vero fastidio. Adorava lo sguardo esterefatto nei volti di quei fantocci, increduli dinanzi alla visione delle sue carni che si aprivano al passaggio del piombo, per poi richiudersi in modo perfetto come fossero composte di gelatina. Pesce grande mangia pesce piccolo.
L'artiglio della mano destra era ancora grondante del loro sangue quando fece il primo, vero passo falso della giornata. Purtroppo un fottutissimo Chyper superstite individuò i corpi morti delle vittime, e anche se fece in tempo ad eliminarlo prima del suono della sirena potè notare la spia luminosa lampeggiare d'un rosso vivo. Non era in grado di indovinare cosa volesse significare esattamente, fin quando una manciata di ruggiti metallici non inondarono il vicolo. Potè osservare le bestie sgretolare un cumulo di detriti da cui erano fuoriuscite, slittando sul suolo polveroso a causa dell'estrema foga con cui si avvicinavano. Ferro, rame, acciaio ed ogni sorta di metallo "di scarto" era stato utile alla loro costruzione, richiudendole in un involucro non paragonabile a nessuna creatura di cui rammentava l'esistenza. Il cranio era infossato in un guscio solido e compatto, la cui superficie era dominata da una schiera di spuntoni affilati. Gli occhi vispi, luminosi e verdi, fissavano immobili la figura dell'intruso, mentre le loro chele mulinavano nell'aria minacciando di farlo a pezzi.
Si fermarono solo una volta giunti a pochi metri da Shark, schioccando le mascelle un paio di volte nella vanagloriosa manifestazione delle loro fauci.
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I Gargantua, macchine costruite per frantumare e distruggere, per intimorire, per uccidere. Dovette sentirsi onorato a trovarsene dinanzi persino tre. Ma proprio mentre si stava preparando a smantellarli questi violentarono il terreno con le proprie chele, intrufolandosi nel sottosuolo per quì - pensò - far maturare il loro assalto. Poteva percepire piccole scosse telluriche venir generate al loro passaggio, riuscendo così ad individuarne blandamente la posizione per non essere totale vittima del "fattore sorpresa".

«Ahahah, poveri cordardi. Venite fuori cazzo...»

Serrò l'artiglio inviperito, il cipiglio aggrottato. Uno di loro tentò di fuoriuscire proprio sotto i suoi piedi, e dovette ringraziare il mormorio della terra se riuscì a spostarsi di appena mezzo metro0. Una schivata che gli permise di affondare le lame della sua mano nella corazza della bestia, mentre questa era ancora intenta a concludere l'assalto mancato. Flesse il busto di pochi gradi, verso destra, portando la protesi a cibarsi del metallo arrugginito della macchina: cinque tagli profondi diversi centimetri, obliqui. Quando questa ricadde a terra la compagna sbucò alle spalle dello Squalo, colpendolo alla spalla mancina con la chela serrata. Capitolò a terra a circa un metro di distanza, proprio nel punto in cui il terzo Gargantua lo stava aspettando. Una delle sue zampe appuntite era pronta a minacciarlo con un colpo netto, caricato dall'alto e lasciato ricadere verso il basso nel tentativo di infilzarlo al petto. L'ombra del mostro lo sovrastava abbondantemente, segno evidente della loro mastodontica stazza: potevano raggiungere senza problemi i tre metri di lunghezza e - forse - altrettanti in altezza con uno scarto di 50/60 centimetri appena. Nonostante il probabile ematoma formatosi alla spalla riuscì a rotolare fuori dalla traiettoria dell'ultima offesa, osservando la zampa nemica stuprare il terreno con estrema semplicità. La posizione apparentemente sfavorevole non gli impedì, però, di minare i futuri movimenti del costrutto. Rilasciò dunque a terra una discreta quantità di veleno, lasciandola fluire verso il nemico in un composto melmoso. La distanza ravvicinata che li vedeva protagonisti non permise alla vittima grandi manovre di fuga e la parte inferiore del proprio corpo divenne ben presto cibo di quella sostanza corrosiva1. Le zampe cominciarono a scogliersi, facendolo cadere con movimenti sconnessi e disperati. Probabilmente sarebbe stato comunque in grado di muoversi tramite la parte superiore del corpo, ma certamente con azioni tutt'altro che strategicamente vincenti.
L'avrebbe finito in un secondo momento.
Rizzatosi in piedi si voltò dunque verso gli altri due, schiavi di una furia che - se non fossero stati esseri meccanici - avrebbe definito figlia della frustrazione. Questa volta partì lui all'attacco, ingaggiando una corsa bestiale verso entrambe le macchine; la bocca tesa in un ruggito primitivo. Lo stronzo che lo aveva colpito poco prima era nuovamente in procinto di rituffarsi sottoterra, un'azione che non avrebbe permesso d'essere conclusa. Caricò verso l'esterno il palmo aperto della mano sinistra e quì fece fluire una grossa quantità del suo dominio velenigeno, tanto da pigmentare di verde gran parte delle vene del braccio in uno spropositato aumento di volume. E poco prima che il Gargantua trivellasse il terreno rilasciò la sostanza sin'ora trattenuta proprio nel punto che stava per penetrare, andando a formare una grossa pozza di veleno larga all'incirca 4 o 5 metri di diametro.2 Come un perfetto suicida la macchina vi si tuffò a capofitto, ormai completamente incapace di arrestare la propria avanzata, venendo così divorata dalla trappola caustica sino a corrodendosi lentamente: infine non ne rimase che parte del cranio e la parodia di una chela.
Due su tre, rimaneva solo lo sfregiato.
Paradossalmente l'unico che sin'ora non gli aveva dato noie si sarebbe rivelato quello più ostinato. Lo osservò chinarsi leggermente in avanti, chiuso a riccio, mentre egli era ancora intento a divorare la distanza che li separava. Non si fermò, nè decellerò, rimase del tutto impassibile all'imminente offesa della macchina: decine e decine di spuntoni staccatisi dal guscio sfrecciarono verso il suo corpo come frecce assassine, penetrandolo in diversi punti sino a formare una massa indistinta di piccoli fori.

Believe in what you try to do.
Don't let him bring you down.


E proprio come accadde per i proiettili delle guardie così i dardi del Gargantua lo trivellarono solo apparentemente3: pochi istanti successivi il suo corpo riacquistò una forma perfetta, lasciando al veleno di cui era assuefatto il compito di richiudere le "ferite". Bloccò la sua corsa solo una volta giunto a pochi centimetri dalla bestia, sferrando un pugno con la mano artigliata verso la testa nemica. Il colpo venne elargito con tanta vigoria da farla vacillare, rilasciando tra le rovine un eco metallico che rimbombò tra gli anfratti delle strutture. Polvere.
Contro ogni aspettativa l'offesa non sortì il minimo effetto: la macchina spalancò una chela afferrandolo all'altezza del busto, imprimendo una forza tale da fargli vomitare un mugolio di dolore. Più la presa andava serrandosi maggiore era il cordoglio che provava, tanto che una piccola stilla di sangue scivolò dalle labbra.
Eppure sorrideva. Continuava a fissare gli occhi vitrei del costrutto con gelida risolutezza, mostrando i canini leggermente pronunciati in un ghigno compiaciuto. Sorrideva, perchè ben presto Tesla sarebbe caduto.
Caricò l'arto destro oltre la nuca, poco prima di rilasciarlo in grosse spirali d'aria compressa. Il colpo così sferrato si rivelò essere genitore di ingenti correnti eoliche, talmente affilate da aprire il guscio del Gargantua come fosse vittima d'un gigantesco apriscatole4. Il metallo di cui era composto s'arricciò su se stesso diverse volte, sbrandellando la vittima da una distanza tale - e con una posizione persino vantaggiosa - da farla capitolare a terra in una massa di rottami completamente lacerata.
Finalmente libero dalla morsa cadde infine in ginocchio.

«No...» sussurrò, goliardico.
«Non mi sono dimenticato di te.»

Riacquistò velocemente una posizione eretta, pulendosi il sangue dal labbro con il polso destro. Ansante. Si diresse così verso la macchina paraplegica, la quale tentava ancora di guadagnare terreno muovendosi tramite gli arti superiori, per poi salirvici in groppa e cominciare a smantellarla pezzo per pezzo, furioso ed ubriaco di follia. Affondò l'artiglio nel ferro del cranio, cominciando a cavare pezzi meccanici ed ingranaggi vari, totalmente incurante dei movimenti frenetici di cui la vittima era schiava. Si fermò solo diversi minuti dopo che questa rimase completamente immobile, udendo un suono gracchiante che andava scemando lentamente.
Poi, silenzio.

I can't hold back the rage no more.
The battle has begun...

The battle has begun.


Era forte, carico, rutilante come un'astro infuocato. Era vivo ed ebbro d'ambizione, l'unico a meritarsi l'assoluto predominio.
Era uno sciacallo, un predatore, uno squalo.
Un fottutissimo Divoramondo.
Il viso venne nuovamente marchiato da un sorriso soddisfatto, le labbra a mostrare la dentatura immacolata e perfetta, magica incubatrice di una profonda sete di supremazia.

«Tesla, Tesla... Sto arrivando.»

Sghignazzò tra sè e sè, allontanandosi prima di svanire tra i soffi di vapore della città fantasma.

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Davanti a lui si stagliava l'ultimo baluardo della conquista al potere. Una grossa fabbrica abbandonata usata come centro di comando, incorniciata tra canne fumarie, comignoli e depositi merci. Un'insegna logora indicava Steam Inc.. Sapeva con certezza che lì, tra una delle finestre dell'ultimo piano, Tesla si gongolava nel suo regno sporco e decadente.

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L'interno era accessibile tramite un grosso portone in ferro battuto e - probabilmente - per quanto i rumori meccanici circostanti potessero aiutarlo, sfondarlo avrebbe significato porre fine alla sua invisibilità. Una variabile tuttavia di cui non si preoccupava affatto. Ormai nulla avrebbe potuto ostacolarlo, avrebbe preso quel verme e lo avrebbe ucciso.
Tutto, tutto ciò che l'occhio umano poteva osservare sarebbe stato suo.
Diede una veloce occhiata nelle vicinanze, quanto bastasse per rendersi conto che l'esterno pareva del tutto incustodito: niente guardie, solo qualche inutile Cypher che avrebbe eliminato alla svelta. S'avvicinò dunque all'entrata, sorpassando un cumulo di vecchi rottami e qualche pezzo di carbone lasciato alla mercè delle intemperie. Inutile dire che quello scatto improvviso gli ricordò la fitta insistente che dominava il suo ventre, accompagnata da un non meno sgradevole dolore alla spalla sinistra. Contro la sua volontà si fermò per un istante, serrando i denti per scacciare una sofferenza che non poteva permettersi di accusare. Contrattempo, tuttavia, che permise ad uno dei sorveglianti di individuarne la posizione.
Questa volta la sirena ululò. Il grido dell'allarme rieccheggiò con prepotenza, seguito dal suono dei megafoni che inneggiavano alla cattura. Un intero squadrone di mercenari sbucò da angoli di cui ignorava persino l'esistenza, ammassandosi davanti a lui come decine e decine di insetti. Lerci, vestiti con vecchie divise militari sporche e stracciate, grezze barbe incolte e denti ingialliti, piegati in sorrisi sciocchi e malsani. Un'orda di straccioni cui non era rimasto nient'altro che la voce - e un po' di rabbia.
Non potè fare a meno di gustarsi la loro imminente disfatta, eterno monito alla sua forza, alla sua supremazia. Un trofeo.
Sarebbe divenuto leggenda, la sua superiorità sarebbe finalmente stata riconosciuta e temuta: non aveva solo ucciso Tesla, ma aveva - da solo - abbattuto i suoi sgherri e distrutto le sue macchine. Un'impresa di cui nessun uomo del Vecchio Mondo poteva vantarsi.

Le labbra serrate non fecero fuggire alcun suono, seppur un rumore di gola evase come preludio di una grossa risata.
Poi, cedette.

«Uahahahah! Oddio, oddio... Sparite cazzo, SPARITE!!!»

Invasato oltre i limiti della comune concezione, ogni parola pronunciata era una celebrazione alla follia. Era elettrizzato, esaltato, il sangue stesso ribolliva d'eccitazione, il braccio sinistro carico di potenza. Contratto per lo sforzo, l'arto si mosse velocemente per vibrare un'unico colpo, un movimento che partì dalla sua destra per concludersi infine dalla parte opposta: un gesto che andò a descrivere una mezzaluna immaginaria.
Ciò che venne generato fù un grosso flusso venefico, un semicerchio che investì in pieno la truppa dinanzi ad egli con una quantità di veleno sufficentemente ingente per abbatterli. Gridarono, si dimenarono, mentre il principio caustico della sostanza divorava la loro pelle, mangiava i loro muscoli; si cibava delle loro carni. Li vide urlare e supplicare mentre venivano scarnificati, totalmente incapaci di opporre resistenza ad un potere ben più grande di loro5. Soffrirono, ma non fu permesso loro di fare altro.

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Improvvisamente un boato immenso parve strappare il tessuto dell'aria. Da un deposito interno cominciò ad avanzare un grosso costrutto metallico, alto non meno di quattro metri - possente, solido. Molti degli ingranaggi di cui era composto erano ben visibili, incastonati tra placche di ferro e tubi di alimentazione, lasciando spiccare al centro del corpo una sfera grossolana e leggermente ammaccata. Cuore pulsante di quest'ultima era un piccolo cerchio luminoso, forse il nucleo che permetteva al golem di essere vivo. L'arto destro era stato soppiantato da una trivella, il sinistro da un artiglio che ricordava vagamente quello delle gru.
Macinava metri con pesanti falcate, disturbate forse dal peso eccessivo di cui era schiavo.
Fu alla sua vista che una leggera increspatura della labbra incise una nota di disappunto sul volto di Shark. Calpestò i corpi delle guardie avvolti dal veleno, cominciando ad accettare l'idea di dover fare a pezzi l'ennesima macchina; l'ennesimo ostacolo. In un attimo gli fu addosso. Avrebbe scoperto solo in seguito che l'attacco fisico che stava per concludere non sarebbe servito a nulla: quando infatti l'artiglio andò a minacciare la corazza del gigante quest'ultima rimase vittima unicamente di alcune scintille, la coscia metallica ferita da 5 insignificanti sfregi. L'arto sinistro del Golem vibrò un colpo all'indirizzo del petto, scaraventandolo indietro di una decina di metri fin quando non venne bloccato da un masso. Il sangue andò a mescolarsi con la saliva.
«Fottuto rottame...» biascicò, rizzandosi in piedi barcollando. Partì nuovamente alla carica preda d'un soverchiante istinto guerriero , allugando le lame della protesi sino a raggiungere la consistente lunghezza di 30 centimetri. Ma esattamente come in precedenza l'offesa si perse in un pugno di mosche, bloccata con semplicità dalla trivella del costrutto. Un'altro colpo, questa volta in pieno viso. Le gambe cedettero costringendolo in ginocchio, mentre la macchina tentò di colpirlo alla schiena. Tra le molteplici qualità del Divoramondo andrebbero menzionati gli eccezionali riflessi di cui dispone, i quali gli permisero di schivare un'offesa che altrimenti sarebbe stata seriamente in grado di compromettere le proprie ossa. Rotolò di lato, alla sua sinistra, osservando la mano nemica frantumare rocce e detriti.

Nei minuti successivi questo perentorio botta e risposta andò a ripetersi ad oltranza, fin quando Shark non capì che ogni tentativo di ferirlo fisicamente sarebbe fallito. Cominciava ad essere stanco, eppure non sopportava l'idea di essere inferiore ad un'orgia di metalli. La situazione ora voleva verderlo piegato curvo in avanti, il petto che si alzava ed abbassava sotto un respiro affannoso. Sporco di sangue e polvere, di battaglia. Non era in grado di dire quanto sarebbe potuto andare avanti in quelle condizioni, ma la sete che lo animava era un'incentivo più prezioso di qualunque fonte d'energia. Un'altro attacco.
La trivella del Golem andò a sollevarsi in aria, avvillupata da spirali bluastre insieme al resto del corpo. Il nucleo al centro del ventre cominciò a brillare di luce propria e lo Squalo non si sentì certamente un genio nello sviluppare l'ipotesi che qualcosa di osceno stava per accadergli. Strinse i pugni e digrignò i denti, l'aria pianse ferita. Un rombo babelico venne partorito dalla macchina, seguito dal propagarsi di una grossa bordata d'energia che andò ad espandersi con un angolo di 180 gradi. Tutto ciò che investiva venne disintegrato, i corpi scarnificati a terra sollevati dalla forza dell'anti-materia, le rovine, i depositi, i vagoni dei treni... ogni cosa venne inghiottita con una violenza senza pari. Ma poco prima di venir investito il corpo di Shark detonò in una pioggia di gocce velenose, vaporizzandosi nel nulla come se un agente interno lo avesse fatto esplodere6. Schizzò in ogni direzione, riuscendo così ad eludere - incolume - l'attacco titanico del nemico. Il campo di battaglia era disseminato da profondi crateri, piccoli canyon che flaggellavano un terreno ormai paragonabile al suolo lunare. Doveva usare il cervello.
La polvere che si era alzata a causa di quella calamità occultava la vista, confodeva i sensi, avvolgeva tutto in un soffice manto di nebbia. Decise di ricomporre il proprio corpo poco dietro una delle grosse buche fumanti, plasmando successivamente il mondo circostante a suo vantaggio. Ciò che lasciò fluire nell'aria era in grado di distorcere le percezioni, di ristrutturare la realtà personale: solo il trovarsi in sua prossimità significava muoversi in un ambiente mutato, finto, eppure tanto intenso da ditruggere qualsiasi distinzione tra reale e possibile, trascendendo ogni apparenza per annichilire tutte le convinzioni in una sorta di sinestesia amplificata. Poteva far annusare i colori, assaporare le voci, sentire i dolori e i piaceri della carne, mescolare tutto ad odori fantasma e suoni senza corpo. Un'illusione ambientale7. Quando il pulviscolo ambrato si dissolse nel nulla il Golem fu costretto ad osservare un campo di battaglia perfettamente intatto, integro in ogni sua parte sotto il manto illusorio del Divoramondo. Fu obbligato a rimasticare ciò che l'inganno gli vomitava addosso. E in fondo, a circa venti metri di distanza, il suo nemico se ne stava in piedi ad osservarlo. Illeso e sorridente. Qualche puleggia ed ingranaggio dovettero far scattere una sorta di meccanismo nella "mente" del costrutto, schiavizzandolo in una rabbia che venne successivamente tramutata in fervore omicida: partì alla carica emanando un grido talmente basso da rimbombare nel petto. Impazzì, se ciò fosse possibile per una macchina. Si diresse verso lo Squalo a testa china, affondando le zampe d'acciaio nel cemento per due o tre centimetri abbondanti. Ma quando giunse a pochi passi dal suo obiettivo quella solidità su cui poggiava, che lui credeva reale, venne meno, facendolo sprofondare nella pozza rocciosa che lui stesso aveva partorito. Cadde, non riuscendo mai a raggiungere quell'astuto imbonitore di tranelli.

«Ora, sei ha finito di farmi perdere tempo con le tue puttanate...» andò a serrare il pugno della mano destra.
«avrei un certo appuntamento.»

Will this be all over soon.

Un vento violento si sollevò dall'arto di Shark, trascinando nella sua danza qualsiasi cosa fosse nelle immediate vicinanze. Capelli, vestiti, piccoli detriti sparsi a terra; persino l'aria venne inghiottita, squartata e lacerata, trafitta. Le vene del braccio e del collo pulsarono sotto la spinta dell'adrenalina, gli occhi sbarrati. Quando il colpo venne infine vibrato verso il gigante un grosso mulinello orizzontale riempì ogni spazio che si frapponeva tra il cratere e la vittima intrappolata, costretto a roteare su se stesso a causa della pressione generatasi. Ciò che venne sviluppato fu - in sostanza - un immenso frullatore eolico, lame invisibili che pian piano riducevano a brandelli un nemico privo di qualsivoglia via di fuga8: lo spazio angusto in cui era rinchiuso non permetteva alcuna manovra difensiva, si trovava completamente circondato da un cilindro di cemento frastagliato.
Shark potè percepire il suono del metallo che si apriva farsi eco nella fossa, i rumori indecifrabili della macchina sovrastare quello delle sferzate. Non volle nemmeno attendere di osservare i resti del suo massacro; sorpassò la buca, dando le spalle ad una sarabanda di orribili frascheggi artificiali.
Tutto si annullò.

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Quanto a lungo aveva atteso quel momento? Per quanti anni quel desiderio avvelenò la sua mente? L'interno della fabbrica era avvolto nel silenzio, ganci e catene pendavano da vecchi macchinari in disuso mentre un odore stantio di chiuso, di vecchio saliva su per le narici. C'era polvere e oscurità, un buio ferito solo da qualche lampada appesa al soffitto, una flebile luce tremolante.
Salì le scale.
Era stanco e distrutto, sporco, ferito. Il sangue aveva già avuto il tempo di coagularsi, ma la spossatezza di cui era vittima trafiggeva le ossa, intorpidiva i sensi e flaggellava l'anima. Ogni passo risultava pesante come se i piedi fossero imprigionati in grossi cubi di cemento, la vista annebbiata lo costringeva a sbattere ripetutamente la palpebra dell'occhio destro per rimanere vigile. Sveglio.
Salì una seconda rampa.
Ebbe la sensazione che gli oggetti intorno lui si ingrandissero o rimpicciolissero a seconda dei casi, che fossero più lontani di quanto la realtà voleva che fossero - o più vicini. Cominciò a sentirsi come all'interno di un labirinto, le cui pareti erano costituite da specchi deformanti. Scosse il capo, cercando di alienare una sensazione che lo stava portando verso la nausea. Alcuni elementi cominciarono a svanire.

image"Hai detto porcello o ombrello?" disse il Gatto. "Ho detto porcello ", rispose Alice; "e ti sarei grata se la smettessi di apparire e sparire così all'improvviso: mi fai girare la testa!".
"D'accordo", disse il Gatto; e stavolta svanì molto lentamente, cominciando dalla punta della coda per finire con il sorriso, che rimase lì per qualche tempo dopo che il resto era sparito.
"Bé! Mi è capitato spesso di vedere un gatto senza sorriso ", pensò Alice
"ma un sorriso senza gatto! E' la cosa più curiosa che abbia mai visto in vita mia!"
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Mentre lottava con se stesso per non vomitare, gli rivenne in mente una fiaba che sua madre era solita raccontargli da bambino. Ma lì, di magico, non c'era nulla. Si trattava di uno scotoma astenopico dovuto forse a qualche allucinogeno sparso nell'aria, ultimo disperato tentativo di Tesla di tenersi salvo quel culo flaccido che si ritrovava. Tentò di aggrapparsi ad un corrimano in ottone, ma la sindrome di cui era vittima lo tradì nuovamente: afferrò il vuoto, sbilanciandosi in avanti quanto bastasse per cadere a terra. Gli venne naturale abbandonarsi ad una risata isterica, non riusciva a credere quanto fosse ostinato il coglione, quanto tenesse a quella sua vita insulsa, insignificante. Gli aveva sguinzagliato contro tutto ciò che aveva in suo possesso: macchine, sorveglianti, guardie armate.
Ed ora lo colpiva con una droga di cui solo un codardo poteva servirsi.
Si rimise in piedi e continuò a salire.
Davanti a lui si estendeva un corridoio profondo, ma non poteva dire con certezza quanto fosse lungo in realtà. L'andatura con cui avanzava era simile a quella di qualche vecchio ubriacone: instabile, barcollava a destra e a sinistra con un equilibrio totalmente precario. Raccolse infine ogni stilla di energia rimastagli in corpo per sfondare una porta in acciaio che aveva di fronte, ritrovandosi nella grossa sala dentro cui Tesla se ne stava seduto sulla sua poltrona. Calmo, vestito con un abito bordeaux vagamente vittoriano, ma non per questo meno logoro di qualsiasi cosa potesse trovarsi nella Zona Oscura. Una scrivania si frapponeva tra entrambi.

«Tesla...» mugugnò, ridacchiando come chi sapeva di essere giunto all'epilogo di una commedia.
«Brutto bastardo. Sei morto, fottutamente morto.»

Di tutto risposta l'altro rimase in silenzio, le dita delle mani intrecciate dinanzi un volto coperto dai capelli albini, i gomiti poggiati sulla cattedra. Shark avanzò ancora di qualche passo, aggrottando le sopraciglia in un'espressione iraconda.

«Tu non meriti un cazzo! Io, io sono il più forte! Il più forte!»

Quando Tesla provò a replicare le parole parvero strozzarglisi in gola. Era terrorizzato, non tanto dalla figura dell'uomo ferito che aveva di fronte, quanto da ciò che quell'uomo gli stava mostrando. La faccia di Shark si deformò in un orribile maschera demoniaca, i denti aguzzi masticavano l'aria facendo schioccare le fauci, gli occhi s'affogarono in una pozza di petrolio. Le sue dimensioni aumentarono a dismisura, sovrastando abbondantemente quelle di qualunque oggetto presente nella stanza. Ringhiava, ruggiva9.

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La frase parve pronunciata da un orgia di voci diverse, profonde e inquietanti come gli anfratti dell'inferno. Tesla si rizzò in piedi, arretrando di qualche passo nel patetico tentativo di trovare riparo. E più il Divoramondo si avvicinava, più l'altro arretrava. Si allontanò così tanto da non accorgersi della finestra alle sue spalle, mentre - tremante - inciampò con il viso liquefatto dal terrore. Sfondò la vetrata in un grido straziante, capitolando giù in un volo disperso nel vuoto.

No compromise in sight.
No more words.


Infine, vinse.
Il Tiranno che aveva odiato fin dall'infanzia era morto pisciandosi addosso, la sua organizzazione distrutta e smantellata. All'esterno dell'edificio le sue macchine giacevano in un cumulo di rottami, le sue guardie scarnificate dal veleno. E lì dentro, dove si era appena preso la sua personale rinvicita dalla vita, un silenzio di conforto e quiete lo abbracciò come un amante.
Un'era si era conclusa.
Un'altra sarebbe sorta come un'alba violenta.



SPOILER (click to view)

R I E P I L O G O

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Basso: 5% • Medio: 10% • Alto: 20% • Critico: 40%
ReC: 350 • AeV: 150 • PeRf: 200 • PeRm: 300 • CaeM: 225



✖ Condizioni ~ Danno di Bassa entità alla spalla sinistra; contusione di Media entità al bacino; contusione di Alta entità al petto; danni al volto; ferite ed ematomi sparsi; spossatezza generale; poca energia rimasta in corpo.
✖ Energia Residua ~ 4% (Il Pg non sviene grazie alla Passiva umana)
✖ Energia Usata ~ 5% + 10% + 20% + 10% + 5% + 40% + 1%

✖ Passive ~ Attacchi illusori di 1 livello maggiore rispetto al consumo speso e ridotti del 5% per castarli; semi-immunità ai colpi non tecnica (una sorta di difesa passiva di Livello Basso a 360°).

0 ~ Riflessi pronti grazie ai ReC da 350.

✖ Tecniche Utilizzate
1 ~ Poisonous Embrace, variabile di manipolazione del veleno. Consumo Basso.
2 ~ Poisonous Embrace. Consumo Medio (in questo caso spero non sia considerata countermove data la natura autoconclusiva del "duello". E' stata una semplice scelta per rendere il tutto più fluido e reale, e - perchè no - anche una discreta trovata strategica).
3 ~ Passiva di immunità ai colpi fisici (non tecnica).
4 ~ The Fangs, variabile che genera delle spirali d'aria affilata. Consumo Alto.
5 ~ Poisonous Embrace. Consumo Nullo (Ho pensato bene di non usare alcun consumo per ammazzare queste guardie col veleno, semplicemente perchè le energie mi sarebbero servite per il nemico finale. D'altronde sono semplici comparse da Background e il tutto è stato attuato solo per amor di realismo. Non rientrano nel calcolo dei mostri affrontati.).
6 ~ Difesa assoluta. Consumo Medio.
7 ~ Attiva II Lvl. del Dominio. Consumo Medio ridotto del 5%.
8 ~ The Fangs. Consumo Critico.
9 ~ Attivo I Lvl. del Dominio. Consumo Basso ridotto all'1%

✖ Note ~ Eccoci infine giunti all'epilogo di questo scritto. Ringrazio chiunque voglia prendersi la briga di leggere questo papiro, sperando di aver perlomeno donato una lettura intensa e interessante. La vicenda è ambientata in un passato di Shark non troppo remoto, circa 3 anni prima di giungere su Asgradel. Per comprendere meglio l'ambientazione suggerisco di leggere il background presente in scheda, è corto e non dovrebbe risultare faticoso: in questo modo possono essere comprese al meglio molte delle vicende quì narrate. Sopra vi sono consumi e quant'altro derivanti dal duello, accostati a dei comodi numeri presenti anche all'interno del post per rendere più facile la loro localizzazione. I mostri affrontati sono una mia personalizzazione dell' Ankheg (affrontati in tre) e dell'Umber Hulk (1), rispettivamente tramutati nei Gargantua e nel Golem finale. Che altro dire... sotto riporto le tecniche utilizzate a la descrizione dei mostri. Grazie del tempo dedicatomi =)

Tecniche
CITAZIONE

POISONOUS EMBRACE

Veleno, scuro, tossico, d'un verde talmente torbido da risultare quasi nero se ammassato in grosse quantità. L'intero corpo di Shark ne è composto - e assuefatto. Si tratta, in sostanza, d'un particolare dominio di cui Shark è assoluto padrone. Potrà creare lame, emanazioni tossiche dense o gassose, getti, flussi, bolle... Di densità, forma e consistenza variabile, egli ne possiede la perfetta padronanza, tanto da risultare la maggior arma di offesa e difesa in suo possesso. Non è raro, ad esempio, vederlo erigere barriere melmose o lasciare che la sostanza avvolga un proprio arto per un attacco ravvicinato. In qualunque caso esso venga utilizzato è bene tener conto delle ingenti capacità caustiche di cui è portatore: più la tecnica sarà potente più risulterà corrosiva. (Variabile).
Ma questa è solo una delle caratteristiche di cui dispone. Il proprio corpo, infatti, è interamente composto dalla sostanza sopracitata, tanto da renderlo protagonista di un'altra peculiare abilità: qual'ora un qualunque agente offensivo miri ad offenderne il fisico, il corpo stesso si "dilaterà" per lasciar passare l'arma in questione, richiudendosi solo dopo che le proprie carni saranno salve. A conti fatti, qualunque attacco non tecnica risulterebbe completamente inefficace contro lo Squalo. Non importa quale punto verrà preso di mira: persino il cranio potrà dilatarsi, lasciando intravedere per un istante la sostanza velenigena di cui è composto. (Passiva).
Ed è esattamente per lo stesso principio che Shark sarà altresì in grado di liquefarsi, lasciarsi esplodere in una miriade di gocce velenose poco prima d'essere colpito. Basterà poi che anche solo una di esse raggiunga un punto designato perchè egli possa riprendere completamente possesso della sua forma originale, nella zona a lui più congeniale. Particolarmente utile per eludere un'attacco in modo perfetto: in questo caso andrà considerata come una Difesa Assoluta (Medio).


CITAZIONE

THE FANGS

Fauci enormi, denti acuminati ed affilati come rasoi sono l'arma principale degli squali, rendendoli in grado di sbrandellare e ridurre in poltiglia ossa e muscoli in un paio di morsi. Esattamente come tali predatori, allo stesso modo ogni colpo fisico di Shark è in grado di sminuzzare e lacerare le carni delle proprie vittime. Ad ogni suo attacco, infatti, si dipaneranno dall'arto offensivo una serie di lame eoliche, praticamente invisibili se non per una leggera distorsione dell'aria. Queste seguiranno fedelmente la direzione del colpo, avvillupando il braccio (o la gamba) in un vero e proprio frullatore. Il raggio d'azione di queste sferzate è piuttosto limitato (3 metri di gittata), rendendole molto più efficaci in attacchi corpo a corpo.
Un solo pugno sarà, in questo caso, seriamente in grado di ridurre a brandelli la zona colpita del malcapitato.
(Variabile - basata sulla PeRf).


CITAZIONE

NEUROTOXIN
(dominio illusionista)

Non solo attraverso il fisico agisce il veleno di Shark, ma anche attraverso la mente. Le Neurotossine che è in grado di generare agiscono come veri e propri attacchi psionici, brandendo la psiche nemica in un terribile spettacolo illusionistico. Il suo livello di maestria è tale da far sì che ogni offesa di questa tipologia venga castata in modo istantaneo, senza alcun vincolo fisico, semplicemente sotto sua previa volontà. Potrà bastare anche solo incrociare il suo occhio destro per rendersi vittime del suo gioco. Inoltre ogni tecnica illusoria consumerà molte meno energie al suo portatore, abbassando qualsiasi consumo del 5%, ma avrà un'efficacia devastante sui bersagli, arrivando persino ad aumentare di 1 livello rispetto al consumo speso. In questo modo qualsiasi Tecnica di livello Basso conterà come Media, di livello Medio come Alta e via dicendo.
Tutto ciò grazie alla completa padronanza di queste tossine, che lo rendono in grado di sfruttarle a livelli ben superiori rispetto ad altri guerrieri del suo calibro. (Passive)
Sacrificando dunque un'adeguata quantità d'energia, Shark potrà far affidamento su colpi assai insidiosi e particolari:

• Al primo livello il veleno non risulterà eccessivamente potente, ma sarà ugualmente insidioso. Il caster sarà infatti in grado di ricreare nella mente nemica un'unica immagine, un ricordo, un'apparizione momentanea. Andrà così a modificare le percezioni nemiche con un'unica illusione, la quale potrà apparire persino sul campo di battaglia, se necessario. Tuttavia essa sarà visibile unicamente dal bersaglio colpito. (Basso )
• Il secondo livello, al contrario, risulterà molto più insidioso e complesso. Questa volta si andrà a modificare direttamente il campo di battaglia, ricreando una vera e propria illusione ambientale. Esso potrà venir piegato e distorto a proprio piacimento, nascondendo insidie o donando false speranze. In questo mondo distorto l'unico signore e padrone sarà proprio Shark, l'unico esente dagli effetti delle proprie illusioni, le quali saranno in grado di ingannare vista, udito e olfatto. La distorsione perdurerà per tutto il resto del duello e colpirà qualsiasi persona presente all'interno del suo raggio d'azione: un'aria, in verità, piuttosto ampia. (Medio)
N.B. Questa tecnica potrà essere utilizzata una sola volta nel corso del duello e non potrà impedire in alcun modo la vista dei bersagli. Tuttavia venirne a conoscenza non implica il neutralizzarla.
• Il terzo ed ultimo livello è in assoluto il più potente e pericolso. Le tossine con cui Shark colpirà il nemico saranno tanto potenti da offendere non solo la mente, ma persino il corpo previo contatto fisico. In principio il malcapitato vivrà un'unica, sconvolgente illusione, il cui limite di fantasia è unicamente a discrezione del caster. La psiche della vittima verrà così piegata sotto un dolore immaginario, ma talmente intenso da apparire reale. E, in parte, lo è del tutto. Per ogni sofferenza vissuta mentalmente il corpo reale verrà flaggellato sotto un'ingente quantità di squarci, per un danno totale pari ad Alto. Medio per la mente e Medio per il corpo.
Un supplizio, in sostanza, a cui nessuno vorrebbe mai sottoporsi. (Alto)


Mostri
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Ankheg
Energia Bianca; pericolosità F

L’Ankheg è un enorme insetto segmentato con zampe snelle, ciascuna delle quali termina con un artiglio affilato. Il suo duro guscio chitinoso di color marrone ricopre interamente il suo corpo mentre brillanti occhi neri fissano con intensità la preda dall’alto di possenti mandibole. Un Ankheg ha sei zampe e alcuni esemplari sono gialli invece che marroni. E’ lungo circa 3 metri e pesa approssimativamente 400 kg.
Si tratta di un mostro che scava sotto il terreno utilizzando sia le zampe che le mandibole. I tunnel così scavati non sono utilizzabili tra altre creature in quanto tendono a franare su stessi una volta che l’animale è passato. Preferisce muoversi a circa 12 metri sottoterra e il suo sistema di tunnel favorisce il passaggio dell’aria e dell’acqua nei terreni mentre i suoi escrementi vi aggiungono sostanza fertilizzanti.
Questa creatura però mostra una passione per la carne fresca e, sebbene possa mangiare anche materia organica decomposta, tanto da arrivare spesso anche ad uccidere contadini e altri esseri della superficie.
L’Ankheg di solito rimane tra 1,5 e 3 metri dalla superficie fino a quando le sue antenne non captano l’arrivo di una preda. Quindi si mette a scavare verso l’alto per attaccare. Queste creature combattono sfruttando quindi un forte elemento sorpresa per poi cercare di afferrare e spaccare gli arti del nemico con le proprie possenti mandibole.


CITAZIONE

Umber Hulk
Energia Verde; pericolosità D

Gli umber hulk sono massicce creature che abitano nelle profondità molto al di sotto del livello del suolo ma che si possono trovare anche facilmente nelle profondità delle selve e nelle grandi paludi. Si fanno strada ovunque come se anche la roccia non fosse altro che un erbaccia lasciandosi alle spalle una scia di devastazione. Si tratta di una creatura massiccia e imponente che assomiglia a un incrocio tra un grosso gorilla e uno scarafaggio. La bassa testa arrotondata è dominata da un massiccio paio di mandibole e file di denti triangolari. Ha due grandi occhi sfaccettati come quelli di uno scarafaggio, con due occhi più piccoli come quelli di un gorilla nel mezzo. Piastre di armatura ricoprono praticamente tutto il corpo chitinoso donandoli una capacità difensiva praticamente impenetrabile tanto che la maggior parte delle armi usate solitamente rimbalzano contro questa superficie quasi avessero incontrata una pesante lastra in metallo.
Un umber hulk è quindi in grado di assestare colpi talmente potenti da schiacciare praticamente qualunque nemico. Inoltre le sue mandibole sono abbastanza forti da attraversare con un morso anche un armatura o un esoscheletro con facilità. Nonostante il suo aspetto ottuso, un umber hulk è una creatura intelligente, Laddove la forza bruta non è sufficiente a sconfiggere un nemico questa creatura è più che capace anche di superare in astuzia coloro che lo ritengono un animale stupido.
Un esemplare adulto è alto circa 4,8 metri e largo poco più di 2,5 con un peso di circa 4000 kg.


 
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Gibreel Farishta
view post Posted on 19/12/2010, 11:56




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Interpretazione e Ragionamento: 6.25
Ho notato alcune finezze narrative non da poco; nonostante Shark non sia dotato di uno spessore particolarmente tratteggiato, durante lo scritto, la follia sanguinaria pare per ora il tuo cavallo di battaglia, e la rendi abbastanza bene. Personalmente non ho gradito il modo in cui hai liquidato Tesla, che per essere il tuo avversario principale ammetterai abbia contratto una fine piuttosto patetica. Ciò che ti ha decisamente penalizzato, invece, è stata la scarsa cura dell'introspezione nella parte prettamente combattiva. È un errore comune, semplicemente ti sei messo a riportare in maniera abbastanza pedissequa azioni, movimenti ed eventi. Dovresti tentare di rendere anche i combattimenti come le parti tipicamente interpretative, per rendere davvero vivo Shark. Nelle parti non-combattive invece la psiche è stata presentata in maniera abbastanza chiara e lineare, gradevole nella sua semplicità.
Avresti potuto approfondire meglio il background, anziché catapultare subito in medias res il tuo personaggio. Allo stesso modo, gli avversari - forse personalizzandoli come macchine - non sono dotati della seppur minima psicologia, e vengono abbattuti come banale carne da macello fruttasoldi. Sono certo che con l'esperienza, continuando a leggere e a scrivere, non potrai che migliorare i tuoi lavori. Per adesso, purtroppo, questo campo rasenta la sufficienza.

Movenze e descrizioni: 6.25
Ho apprezzato la cura complessiva che riservi nelle azioni, sempre comprensibili, e nelle descrizioni, particolarmente creative. L'uso sovente di vocaboli ricercati, alcuni di estrazione prettamente medica, hanno reso il tutto molto piacevole alla lettura. Immagino tu abbia bisogno ancora di un po' di rodaggio, per quanto concerne il resto. Talvolta la lettura appare un po' claudicante, soprattutto in certi (ma pochi) punti prettamente tecnici, in cui davvero si fa fatica ad andare avanti. Peccato alcuni errori di battitura e di grammatica (hai scritto un'altro, accidenti!) che qui e lì sembrano voler demolire gli sforzi precedenti. Rileggi con cura lo scritto prima di postarlo: questi errori elementari hanno compromesso il tuo campo forte.

Abilità e lealtà: 4.00
Il combattimento in sé ha poco di leale. I danni che hai preso sono ingenti, ma ugualmente mal misurati rapportati alla potenza dei nemici che hai affrontato. Ti faccio ora notare che hai affrontato ben TRE mostri di pericolosità F più UN mostro di pericolosità D, ed il complesso energetico che ne deriva è quasi il doppio rispetto alla tua attuale pericolosità. Affrontando tutti questi mostri hai letteralmente strafatto, contando anche altri particolari che hanno mantenuto il voto basso, come una blanda attenzione al dolore e alle ferite subite sia nel primo che nel secondo combattimento. Una "contusione di alta entità" al petto avrebbe dovuto quantomeno incrinarti, se non proprio spezzarti, un paio di costole, senza tener conto che di per sé scrivere "danno medio alla spalla" e "danno basso qui e lì" è orribilmente sgradevole da leggere. Questo è sostanzialmente l'errore fondamentale che commetti, cioè rischi di sottostimare le ferite che ricevi.
Allo stesso modo, ti ricordo che i mostri che affronti esistono in un preciso contesto di ambientazione. Se lo staff di Asgradel si è sforzato tanto per scrivere un background alla fazione mostruosa del Goryo, gli utenti possono affrontare quei mostri personalizzandoli nei limiti delle bozze originarie. E tu hai del tutto tralasciato il modello originario, per veicolare le caratteristiche fisiche dei suddetti mostri in macchine inesistenti nel contesto asgradeliano.
Fortunatamente la strategia ti fa riguadagnare alcuni punti: ho notato che sai ben destreggiarti con le capacità tecniche del tuo personaggio, sfruttando bene le proprietà velenose e creando strategie abbastanza creative, anche se ancora insensibili nei confronti dell'ambientazione.


Voto finale (non media aritmetica): 5.50

Naturalmente, se hai dubbi da espormi riguardo la correzione puoi contattarmi via privata ^^

Guadagni: 450 Gold


 
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1 replies since 17/12/2010, 23:22   321 views
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