Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Valzer al crepuscolo ~ Something Easier

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view post Posted on 17/1/2011, 23:54
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And...bla..Bla..BLA
·······

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Ripetitivo, costante, incondizionato, progressivo, rumore.
Monotona intervallanza di uno e due.
Di tic e tac.
Di passi.
Un destro ed un sinistro. Di prima e dopo.
Di chi, senza fretta, senza esitazione, percorra uno ad uno quella tastiera di marmo e ossidiana.
Ora un sospiro. Ora un ansito.
Ora il vago incedere di colui che già sappia quale sia la sua meta.

Tic-tac
Tip-Tap

Nessuna suola a fasciare quei piedi.
Nessuna stoffa ad attenuare il nudo schiaffeggiarsi della pelle sulla liscia superficie cerulea.
Semplice e freddo sbatacchiare di quei passi pesanti laddove niente, nemmeno il silenzio, avrebbe potuto attutirne il calpestio.

Tic-tac
Tip-Tap


E' tardi, forse, per chiedersi se tale risalire fosse stato concesso?
Se qualcuno, nel notarlo, avrebbe o meno dovuto frapporsi a quell'avanzare?

Che mai, davvero, ad alcuno fosse stato possibile risalire la torre di Velta?

Tic-tac
Tip-Tap

E quella domanda oramai non ha più alcun senso, alcun modo d'esistere quando, inaspettatamente, è la nuda sembiante di una soglia bloccare l'inesorabile passaggio.
Ultima meta, sola direzione. La porta dell'unica stanza, della sola camera che Barbablù volle vietare alle sue molteplici mogli.

Basta un attimo, il lieve aspirare della nuda attesa, che il chiavistello si schiude con un lieve clac. Che la sottile bruma di ciò che si cela oltre di esso trapeli come vaga nuvola di fuliggine.
E il sapore del gelo e del tempo rubato si insinui nelle narici di chi annusa, sospetto, l'intensità dell'aria. Il sordo spessore dell'oscurità.

Clic-Clac
Tip-Tap
Tic-Tac

Lo smorzarsi del tempo. L'inesorabile affaticarsi delle lancette dell'orologio. Il loro frettoloso procedere che inesorabilmente si trasforma in una marcia sfatta e decrepita.
Nel vitreo ingiallire degli attimi, ogni cosa pare non poter fare a meno di trattenere il respiro. Di attendere, con inquieta passione, il sospiro leggero della giovane donna addormentata. Colei che, ignara, giace distesa nel letto di Oblio. Le parche a tessere e sfilare il nudo circolo della sua esistenza.
E la Giovane ricama i pizzi dei primi sorrisi. La Madre stende gli orletti di ognuno dei suoi baci. E la vecchia veglia su entrambe con sguardo melanconico, le sue aguzze mani già ruvide della loro eterna inutilità.

Tic-tac
Tip

Tutte e tre alzano contemporaneamente gli occhi, arrestando un secondo il loro instancabile lavorio. Studiando con sguardo vitreo quel nuovo presenziare, mero intruso della complicità del tempo. Per poi tornare, indifferenti, alla loro opera. A quel candido merletto quasi finito. Quasi compiuto.
E quando viene serrato l'ultimo punto, ecco che lo stesso è il primo di quelli che vengono subitamente sfilati. A poco a dopo, non rimane ovunque che filo sparso, fini tessuti di un vita ancora da ricreare. Nuovamente da sfilacciare. Onde ridurla a niente.

Tip-Tap

Tic


Distesa fra intrecci di neve, la figura di Eitinel si muove appena. Lieve il suo respiro. Lieve la sua sembiante. Lieve lo spessore della sua pelle. Delle sue palpebre, così sottili, da lasciar intravedere l'inquieto tremolare della pupilla sottostante.
Attorno a lei, l'attimo si spezza. L'orologio gorgoglia il suo ultimo affogare per poi creparsi.

Tac


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Ed è in quel suono che gli occhi della giovane improvvisamente si spalancano nel buio.
Che l'ago punge il dito della Madre e tutto il ricamo nelle sue mani si tinge inaspettatamente di rosso.
Che una crepa, profonda come la paura stessa, risale in tutta la sua lunghezza la torre di Velta.

Eitinel sbatte le palpebre.
E i mille e più occhi del Sorya si voltano in un'unica direzione.
Eitinel sospira.
E le mille e più bocche del Sorya si spalancano mostrando fauci ingiallite dalla fame.
Eitinel si muove.
E le mille e più ombre del Sorya strisciano vero la loro origine. Unite. Marea e marmaglia d'oscurità.

Nel destarsi del cuore dell'Inquisitrice, ogni suo battito risuona nelle tenebre come un sordo scuotersi dell'abisso. Le sue vene pulsanti a scorticare la grigia pelle della Terra.
Ed è con innaturale dolcezza, con ignaro languore che ella aspira un attimo il nebuloso alito della veglia, che sbatte ancora una volta le palpebre, incerta, che infine, con un sospiro, si tira a sedere lasciando che alcune ciocche candide le scivolino sul viso in una morbida carezza.

" Buongiorno, Inquisitrice "
Quasi la voce dell'intruso non la raggiunge, soverchiata dal sottostante squarciarsi della pavimentazione in marmo. Grottesche voragini ad inciderne sotto i colpi di un'accetta infernale la marmorea bellezza.
Eitinel inclina appena il capo, e l'arcata della grotta che racchiude il Sorya si stropiccia in un intreccio di sbrecciature.
" Esaudirai uno dei miei desideri?"
Non è la Dama a sussurrare quelle parole. E' l'uniforme massa di ombre addensatesi ai piedi della Torre a rigurgitare, unico corpo, solo pensiero, le sue avide parole quale eco cavernosa. Il grottesco scattare delle mascelle all'unisono che tuona fra le pareti dell'antro come unico, mostruoso, essere affamato.
L'ospite sorride appena, smorfia malevola su di un volto aggrovigliato. E con eleganza, trae a sé una delle mani della giovane su cui posa, galantemente, un bacio a fior di labbra.

" Anche tutti, se lo vorrà "


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