Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Valzer al crepuscolo ~ Ritornello

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view post Posted on 31/1/2011, 22:19
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Tutte le volte che ho indugiato sull'immaginarmi il corso della vita, me lo sono figurato come un nodoso albero di ciliegio.
Come tale, esso pianta le proprie radici in una certa terra, ne trae il proprio nutrimento e decreta il tono della propria crescita dalla qualità con cui viene accudito, sin da germoglio.
E dunque, mano a mano che allunga i propri artigli lungo il cielo, si ramifica ad ogni occasione; si biforca sulle esitazioni e si dipana a ventaglio per ogni "se", anche per quelli che vengono solo sussurrati a mezza voce.
Proprio come un albero di ciliegio, vive periodi di fioritura e sfioritura,
e ogni ramo indica una strada percorribile, come fosse un cartello stradale al ciglio di un pericoloso incrocio.
Tuttavia, spesso ha poca importanza quale sentiero si decida di seguire, che esso sia stato dettato dalla volontà, dall'egoismo, dall'altruismo o dal nichilismo.
Alla morte del tronco, muore ogni parte della pianta; che il ramo da te scelto sia nodoso, flessuoso o rigido e inflessibile - la tua fine non cambia; non nel perché, quantomeno
e non è determinata da ciò che fai o che decidi di fare
ma da ciò che sei.

Io l'avevo visto.
Avevo visto, calcolato, studiato, cercato -
ma nulla avrebbe potuto salvarmi da ciò che ero.
Non uno solo dei miei finali si sarebbe rivelato un lieto fine
perché la mia era una pianta destinata a recidersi sotto i colpi della lama smussata dell'invidia, dell'accidia, della vendetta o dell'ingenuo idealismo.
Un'accetta che sarebbe inesorabilmente caduta su di me per ciò che ero; al di là della forza che l'avrebbe spinta, dell'accadimento che ne avrebbe causato il moto.
Sarei morto perché ero - sono -
il Re che non perde mai
e per nessun'altra ragione eccedente da questa.

E tuttavia, io ho vinto anche questo ostacolo.
Ho stracciato la tela sulla quale era stato dipinto il mio destino, tratto la forza per farlo da persone che non appartenevano al mio mondo.
Io ho vinto la morte - ma non è questo ciò che colpisce; qualsiasi ligio negromante ne sarebbe in grado.
Più importante, io ho vinto il futuro.
ho cambiato ciò che sono
per cambiare ciò che sarebbe stato di me
qualunque strada avessi preso.

E ora, a soli pochi giorni dalla mia impresa, vedo aprirsi nuovi orizzonti innanzi a me
e so con certezza che
La mia storia continua.

image

A ripensarci ora, solo fino a qualche tempo fa non avrei mai distrutto la sala del trono per una ragione tanto futile.
Deturpare un luogo di tanta imponenza e con una così grande carica comunicativa, fino a trasformarlo in un'urna colma di ceneri, mi sarebbe apparso come un crimine poco meno grave di un omicidio a sangue freddo. E tuttavia, quelli che un giorno erano mezzi di impressione solo figurati, oggi, alla luce della mia evoluzione, mi si palesano come veri e propri strumenti di comunicazione materiale.
Non c'è da sorprendersi, dunque, che abbia trasformato il maniero
in un deserto.
Una struttura di così grande imponenza, di incomparabile potenza psicologica sull'immaginazione di chi l'ha vissuto, visto, cercato o semplicemente pensato almeno una volta nella vita -
non può che fungere da perfetta antenna per qualsiasi tipo di comunicazione che bypassi il mezzo comune del verbo
un messaggio che tocchi il subconscio di chiunque ne sia attratto, lasciando ignari coloro che non lo sono.

Il maniero del Toryu, ora, come io l'ho trasformato,
sfondandone le pareti e riducendo in cenere i soffitti
non è che un gigantesco ricettore di idee; un catalizzatore di pensieri di coloro i quali si troveranno a condividere con me i loro desideri.
L'antenna di una gigantesca parabola che è il borgo
un ammucchio di anime stipate alla rinfusa
che non sono che puri ripetitori in risonanza con la grande entità del Leviatano.

Una magia che sfugge il preconcetto delle arti arcane; una tecnologia che trascende il tempo.
un semplice suggerimento che, liberandosi fra i denti stretti della ragione, avrebbe raggiunto chiunque ne sarebbe stato allettato
e solamente loro

una voce, che avrebbe parlato con il viso d'un angelo.

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« Io mi impossesserò dell'Asgradel. »
liberandosi poi in un rassicurante sorriso di confidenza
« e con me, chiunque si schiererà dalla mia parte. »

image
Questo, senza che nessuno avesse potuto rendersi conto di come, arcuato in avanti, mi sarei eretto sulle macerie di quella che era stata la mia roccaforte
stagliato lungo il cielo diurno, con lo sguardo perso a rimirare le grandi forze accumulatesi all'altro polo della terra
nella posa di un demone, ingobbito e stringendo già fra le dita
quel potere che ancora non comprendevo del tutto
ma già desideravo con cupidigia.


« Today is a good day for victory. »



CITAZIONE
Ebbene sì, per quanto riguarda le giocate inerenti al valzer il maniero andrà considerato a tutti gli effetti completamente distrutto; desertificato, per la precisione. Come si evince dalle immagini di esso non rimangono che qualche colonna sparuta e poco più - si può dire con certezza, inoltre, che anche la gran parte del borgo abbia fatto la stessa fine.

Questo post vuole introdurre una delle due fazioni che si contenderanno all'interno del Valzer. Per la precisione, quella guidata da Ray. Ci tengo subito a specificare che, se il post non fosse stato abbastanza esplicativo in questo senso, il sovrano non si identifica più come membro del Clan Toryu, dopo la sua trasformazione. In effetti, tutti i suoi sudditi sono divenuti parte di lui, e questo implica che il "clan" in senso stretto non esista più. Non ha esitato un solo istante, difatti, a radere al suolo il suo maniero per farne una gigantesca "antenna" in maniera da raccogliere seguaci per tutto il globo. Dunque è bene dire che, benché la fazione sia di fatto il "Leviatano", essa non ha nulla in comune con il clan Toryu in senso stretto. L'obiettivo di Ray è - come descritto - quello di conquistare l'Asgradel. Qualsiasi personaggio abbia simili ambizioni percepisci distintamente questo suo annuncio, e può decidere di entrare a far parte della sua fazione per questa ragione o per altre, qualunque esse siano. Percepite chiaramente che il sovrano intende catturare e soggiogare l'Asgradel; conquistarlo - non semplicemente "contattarlo" o "utilizzarlo e poi lasciarlo libero". Se i vostri personaggi intendono rispondere alla sua chiamata, non devono fare altro che dirigersi al borgo ormai mezzo desertificato (potete fare scene GdR a riguardo o meno; è una vostra libera scelta).

 
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view post Posted on 15/2/2011, 17:48
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Mine Reign
Si apre, sotto il mio sguardo, coronamento delle meraviglie.
Un mondo dove chi non ha la forza di sopravvivere si assottiglia e secca fra le aride sabbie del deserto, abbandonando le proprie spoglie mortali e lasciando che la propria anima divenga un tutt'uno con me, con il maniero, con la terra sotto di esso. Dove i più forti sono i più fortunati; dove i più forti non hanno potenza alcuna - sono solo coloro che il fato ha determinato sopravvivessero.
Un mondo dove ogni minaccia è stata completamente eradicata.
Un mondo dove l'unico vero Re
IO
è divenuto al pari di una forza della natura,
incontrastabile nella sua inevitabilità.

Nessuno si chiede se il vento sia solo nel suo trascorrere;
né se i terremoti si sentano in colpa per le vittime che causano.

Così nessuno avrebbe più compatito me
non dopo le morti provocate, le famiglie distrutte, gli amici dilaniati
non dopo la mia manifestazione come ostacolo insormontabile; potenza incontrastabile
casuale, che non guarda in faccia nessuno
i cui occhi sono concentrati sull'unica cosa che vedo innanzi a me.

L'Asgradel
e la sua conquista.

image

« osservate la mia opera; di come il mio potere abbia sconvolto questa terra »
ben conscio che chiunque avrebbe potuto sentirmi
« di come il mondo sia cambiato, solamente perché io ho voluto così »
di come alcuni siano sopravvissuti; di come altri siano deceduti senza alcuna distinzione.
« Studiatelo. Ritrovatevi. Scontratevi. »
ben cosciente che nessuno mi avrebbe incontrato
invisibile nella mia nuova realtà di "Grande Fratello"; "Occhio di Sauron"; "Dio onniscente".

« e quelli di voi riusciranno a farsi notare da me, avranno il diritto di essere nominati »
per suo capriccio
« ...i generali comandanti dell'esercito che conquisterà l'Asgradel. »
gli uomini che per primi
riusciranno a stringervi sopra i propri artigli.



CITAZIONE
Brevissimo post di contestualizzazione del primo turno dell'evento. Ray vi chiede di scontrarvi; i vincitori saranno i suoi generali, i perdenti parte del suo esercito normale.

 
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view post Posted on 17/2/2011, 18:42
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Dench rovesciò il tavolo in terra (tunktunktunk), che si infranse (crackrhas) come se fosse fatto di stuzzicadenti.
Non c'era tempo per preoccuparsi dell'arredamento di una volgare abitazione andata distrutta dall'apokalips. Neppure il fatto che quella casa l'avesse ospitato per qualche tempo aveva importanza, in quell'istante. Lì nel wat nie meer is, "ciò che non c'è più", era già stato un miracolo ritrovare tre delle sue quattro mura intatte, per non parlare di ciò che contenevano.
Sospirò sognante (ahhh...), mentre i suoi palmi - ricolmi di una speranza tale da impedir loro di stare saldi - passavano rapidamente lungo il pavimento (sh-sh-shhh) al di sotto del fu arredo, ripulendolo dalla sabbia grigia che si era insinuata fin lì.
Dove agire velocemente (ahhh... ahhh...); più rapidamente di quanto avesse mai fatto in vita sua.
Il suo sangue orchesco gli aveva permesso di sopravvivere al lato più brutale dell'onipotenza del valse god, il "Sovrano" - aveva sopportato la fame e la sete (ah... ahhh...), nonché le ferite causate dall'esplosione - ma ciònonostante, non poteva ancora ritirarsi. La sua missione non era ancora conclusa.
C'erano... cose, poteri... lati ben più subdoli della forza sviluppata dal valse god che il mondo ancora non conosceva.
Capacità che avrebbero potuto cambiare qualsiasi guerra (tum); abilità in grado di sovvertire il corso di qualsiasi evento (tum).
E lui ne era soggetto - come chiunque altro avesse fatto l'errore di giurare fedeltà al "Sovrano" (tu-tum tum).

image

Alzò una mano a ripulirsi la fronte dal sudore (fshhh) - più che altro finendo con l'impiastricciarla di polvere grigia - mentre l'altra finiva di rivelare una botola che, nel corso dell'apokalips, aveva finito con l'essere sommersa dalla sabbia (tum tum tum).
Sentiva la testa scoppiargli di dolore (tum); sentiva che il valse god lo stava braccando (tum)
non poteva vederlo, né sentirlo - non con le orecchie, almeno - ma poteva sentire l'ombra della sua coscienza pesare sulla sua ogni istante di più (tu-tum)
sentiva Ray strisciare fra le case (tum), lentamente (tum), senza fretta (tum)
osservarlo (tum), studiarlo (tum), capirlo (tum)
stringere i propri artigli sulla sua mente con la forza di un Dio, come nemmeno gli sciamani erano mai riusciti a fare.

Aprì la botola (eeek) e ne estrasse un pacco di lettere incredibilmente intatte, avvoltolate insieme da un laccio di iuta (frshhh).
I suoi occhi si gonfiarono di commozione nel constatare che neppure la potenza del soewereine (tum), il "Sovrano", era riuscita interferire con la sua missione.
Tirò fuori dalla botola anche una piccola boccetta d'inchiostro (tuck) ed una piuma che vi bagnò frettolosamente all'interno, macchiando la carta affianco.

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Sentì distintamente qualcosa frusciare alle sue spalle (tum), ben conscio che non vi fosse nessuno (tum).
Pareva che il cuore stesse per scoppiargli nel petto (tu-tum tum), tanto batteva con forza.

Si morse le labbra con forza, sapendo che ben presto sarebbe stato strappato dalla sua esistenza e si abbassò sulla pergamena, battendovi sopra - con grafia spezzata e grossolana - solamente poche parole.

ek voel die hartklop in die donker slide
NON RIPONETE PIU' IN ME LA VOSTRA FIDUCIA


poi, il più rapidamente possibile, ripose nuovamente il tutto nella botola, richiudendola e ricoprendola con un sottile strato di sabbia
e in quell'istante
i battiti del cuore che sentiva strisciare nel buio dietro di sé si interruppero -

image

tum
tum
tum
.


- si interruppero per sostituirsi ai passi pesanti di un gigante; una statua di ferro nero; un simbolo.
Charles-Etienne Chevalier
che dall'entrata della sua huis divelta, lo scrutava con occhi vuoti, privi di pupilla, dei quali si distingueva solo la sclera.

« Io so per cosa sei qui, swart yster standbeeld. »
gli sputò in faccia Dench, spia dell'Occhio di Gruumsh, richiamando tutto l'orgoglio della sua razza
« ma sappi che anche quando non controllerò più il mio corpo, non per questo sarò sconfitto. »

tum
tum
tum
.
.
.


[...]

« Vinnige, laat my die ruimte! Ek het om te praat met die hoëpriester! »
« presto, fatemi spazio! Devo parlare con l'hoëpriester! »
Che Dench, uno dei membri più calmi ed istruiti della sua intera squadra si comportasse in maniera così irruenta, poteva indicare solamente due cose.
La prima, che portasse notizie di natura particolarmente urgente.
La seconda, che egli non fosse più in sé.
E purtroppo in guerra, come Bara-Katal sapeva bene, le notizie così urgenti erano sempre quelle cattive, e la loro consapevolezza non eludeva l'eventualità che l'informatore avesse perso il senno.
Da ere, combattevano una razza di nemici che aveva sempre avuto la tendenza a seppellire le lame e le spade sul letto di un fiume di parole - una razza che aveva tentato di dimenticarli; che avevano potuto fronteggiare affidandosi solamente ai numeri e a tattiche primitive - l'unico gioco che si sentivano in grado di vincere.
Nemici che comprendevano cose delle quali loro non sapevano ancora nulla.
Nemici che potevano facilmente far perdere la ragione ai soldati e alle spie.

« Laat dit gaan. »
« Fatelo entrare. »

Bastò quell'ordine perché i due orchi che stavano trattenendo Dench all'esterno della tenda si scansassero, permettendogli di entrare e rivolgersi direttamente a Bara-Katal in persona.
Il mezz'orco spia rovinò in ginocchio e ansimò fortemente, prima di riuscire a raccogliere quanti frammenti del suo ego infranto fossero sufficienti per esporgli ciò che aveva scoperto. Nel frattempo, l'hoëpriester utilizzò quegli istanti di falsa cortesia per archiviare l'espressione terrorizzata del suo informatore; la stessa che preannunciava ogni notizia sconvolgente mai ricevuta.

« My hoëpriester, ek het goeie nuus! Die oorlog is verby! »
« Mio hoëpriester, ho grandi notizie! La guerra è finita! »
Esclamò dunque quello, tutto d'un fiato, col viso rivolto in terra, ancora genuflesso.
« Gruumsh is met hom! Gruumsh is aan die kant van die koning! »
« Gruumsh è con lui! Gruumsh sta dalla parte del sovrano! »

tum
.


Forse
se quel giorno Bara-Katal avesse potuto scorgere il viso opportunamente rivolto in terra del proprio sottoposto
avrebbe notato quel taglio sulla tela, quella luce nei suoi occhi
quel verme putrido che, nella sua mente
aveva scavato un buco tanto grande da permettere al sovrano di controllarne il corpo.
Forse
le cose, in seguito, sarebbero state differenti.

 
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