Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Confesiòn

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°My heart in the Mist°
view post Posted on 9/2/2011, 19:37




Confesiòn



Dorham

In una città enorme e disastrata come Dorham ci si sarebbe aspettati che la religione fosse qualcosa di ignorato, futile come la massa di rifiuti su cui era nata la “metropoli” stessa, odiata dai criminali che venivano aspramente condannati dai dettami della spiritualità; tuttavia non era così. A Dorham, da qualche parte, esistevano chiese, altari consacrati e persino un sistema funzionante di offerte. In questi piccoli e decadenti edifici si svolgevano funzioni a cui assistevano uomini che poco più tardi avrebbero ucciso qualcuno, vedove nere, bambini che già avevano imparato a maneggiare pugnali e pistole. Tuttavia ogni persona, nel momento in cui il prete prendeva posto sull'altare, era un agnello di Dio sperduto, pronto a ricevere l'indulgenza con pentimento e devozione sinceri. Sincerità che sarebbe stata cancellata con il sangue e l'odore della polvere da sparo.
Padre Geremia si avviava verso la chiesa nella quale, tra pochi minuti, si sarebbe raccolta la sua angusta diocesi per assistere alla santa messa. Nonostante l'enorme mole del suo corpo camminava di buon passo, lisciandosi la lunga barba grigia con una mano, pensoso. Non era preoccupato, né c'era nulla che lo minacciasse al momento, dato che, come prete, poteva girare quasi senza pericolo per le strade della “città”; eppure c'era qualcosa di occulto che lo turbava. Forse un incubo dimenticato, forse qualcosa che la sua mente gli voleva nascondere, forse un presagio... ma padre Geremia era troppo vecchio e troppo in ritardo al lavoro per voler assecondare una vaga sensazione di pericolo.
La piccola chiesa era gremita di gente, tanto che alcune persone arrivavano a sedersi sul pavimento fin sotto l'altare, rendendo quasi impossibile il passaggio del sacerdote. La messa non era ancora iniziata, ma sul presbiterio padre Juan stava apparecchiando l'ara con le ostie e il vino. Geremia lo salutò rapidamente mentre si faceva largo fra la folla per giungere al confessionale addossato qualche metro più in là sul muro dell'edificio.
Nonostante la scarsità di spazio la comunità era ben fornita di ogni cosa che rendesse legittimo il nome di “chiesa” per quel luogo: altare, statuette, dipinti, calici e piatti in bronzo dorato dotavano quel luogo di una grandezza divina al pari, se non più, delle altre chiese. I confessionali erano un nuovo acquisto, effettuato sotto richiesta dei fedeli. Padre Geremia aveva potuto, finalmente, dare l'assoluzione ai suoi “agnelli perduti” senza dover stare nell'armadio delle scope. Il sacerdote trovava il compartimento un po' stretto a causa della propria corporatura massiccia, ma era un inconveniente accettabile, dopotutto.

«Ho peccato, padre.»


Padre Geremia, sorpreso, distolse il proprio sguardo dal breviario che stava sfogliando. Qualcuno era entrato nell'altro compartimento in modo talmente silenzioso che non se ne era accorto. Tra lo stupore e la costernazione chiuse il libretto e si rivolse al penitente, guardando i suoi contorni attraverso la grata frapposta.

«Il Signore, che illumina con la fede i nostri cuori, ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati e della sua misericordia. Lui perdonerà ogni male che hai compiuto

Quelle parole facevano parte della formula di assoluzione, ma, pronunciate con la sua voce profonda e autoritaria, parevano quasi un castigo verso l'interlocutore, un messaggio quasi crudele che pareva essere pronunciato da un terribile arcangelo della punizione. L'altro, tuttavia, non sembrò scomporsi.

«No, padre, non credo che Dio possa perdonarmi per ciò che ho fatto.»

Il sacerdote rimase esterrefatto per qualche secondo. Tutti coloro che si erano presentati da lui erano certo vergognosi e pentiti dei propri peccati, ma mai era accaduto che uno di essi ammettesse di non essere degno del perdono divino. Si aggiustò gli occhiali sul naso, tentando di trovare le parole adatte per rispondere con tatto.

«Perché dubiti della clemenza del Signore? Raccontami, figliolo, cosa ti assilla?»

Ebbe l'impressione che la figura dietro la grata si mettesse a sorridere per qualche istante, ma non ebbe tempo di accertarsene. Il penitente iniziò a parlare.

«Padre, lei non sa delle colpe di cui mi sono macchiato. Ho fatto falsa testimonianza durante un processo affinché l'imputato morisse e i suoi beni andassero a me; ho appoggiato la prostituzione nella mia città, accettando offerte in denaro dei protettori; ho preso per me parte delle offerte destinate ai poveri per poter vivere nel lusso.»

Il sacerdote si deterse la fronte con una mano, agitato, sconvolto. Già, il penitente stava parlando, stava esponendo tutti i peccati che aveva commesso in modo che Dio potesse perdonarglieli. Tuttavia le colpe che stava raccontando non le aveva compiute lui. Padre Geremia lo sapeva bene.

«Ho acconsentito all'uccisione di un neonato per salvaguardare una delle prostitute, e ne ho anche nascosto il cadavere; mi sono fatto pagare dallo sceriffo per non rivelare pubblicamente le sue licenziose abitudini.»

Il prete sentiva l'aria del compartimento farsi irrespirabile, le pareti sempre più strette. Con un dito allargò il colletto del saio nel tentativo di lenire l'afa, ma sapeva benissimo che quello che provava non era causato dalla mancanza di ossigeno o dal calore. Era come una morsa che lo avvinghiava lentamente, un veleno lento e letale che lo debilitava. Senso di colpa. Paura. Rabbia.

«Ma, soprattutto, ho violato il voto di castità ricattando una ragazza. Parole in cambio di carne. Sembrava semplice, la prima volta, e anche piacevole. Tanto semplice che ho continuato, più e più volte. Finché...»

“No...”. La mano del sacerdote afferrò la grata metallica e la rimosse con violenza, rischiando quasi di rompere il pannello a cui era fissata. Il suo volto grasso e barbuto era contratto in una smorfia di rabbia e paura, l'espressione di una bestia pronta ad attaccare o a fuggire. Era pronto a urlare contro il suo interlocutore.
«Chi sei tu? Che cosa vuoi da me?» voleva gridare. Ma non lo fece.

«...finché lei non morì suicida.»

Il volto del prete era contratto in una smorfia di paura e rabbia, e El Bandido si godette quell'immagine patetica con immensa soddisfazione, quasi fosse un prezioso trofeo conseguito con fatica; perché fatica ne aveva fatta a rintracciare i reati commessi da quell'uomo che cambiava più spesso il nome che le mutande. Durante quelle ricerche aveva provato a immaginare la reazione dell'uomo a quella sceneggiata, aveva cercato di indovinare quale sarebbe stata la sua espressione... ma solo ora, nel vedere quella faccia paonazza e quelle panciute gote farsi violacee per l'emozione, sentiva il dolce e delicato sapore della vendetta. Un gusto da intenditori, che doveva essere accompagnato da una sigaretta.

«Non... non si fuma in chiesa.»

Il ragazzo volse gli occhi al cielo, avvicinando la fiamma di un fiammifero all'estremità dello spinello. Non riusciva a capire tutta questa indisposizione che avevano gli altri verso il fumo, dopotutto non uccideva nessuno se non sé stesso.

«Non si portano nemmeno armi in chiesa, vecchio.»

Il prete scosse la testa, nervoso. El Bandido continuò a scrutarlo, a guardare le sue mani che lisciavano convulsamente la barba grigia, strappando alle volte piccole ciocche di peli che rimanevano appiccicati alle dita per il sudore. Il ragazzo non riuscì a trattenere un'evidente smorfia di disgusto.
Attimi che passavano silenziosi e discreti, istanti lunghissimi che avevano come unico sottofondo quello della voce di padre Juan che recitava i salmi. Sarebbe potuta anche sembrare una normale confessione, se non fosse stato per la puzza di sigaretta; era il prete, tuttavia, che tremava e si vergognava per le pene che aveva commesso, mentre il penitente era tranquillo, quasi sbracato sulla seggiola di legno del confessionale.

«Perché sei qui?»

La voce del vecchio sembrò quasi un colpo di tosse sommesso, un bisbiglio rauco e incomprensibile. Il ragazzo spense la sigaretta su una parete e sorrise.

«Oh, passavo di qui per caso e mi chiedevo se il mio amico Christopher potesse rispondere a qualche domanda...»

Lo sguardo del prete si era fatto interrogativo, ma non meno agitato. El Bandido lasciò che il silenzio portasse lentamente l'uomo sempre più vicino all'isteria; già pregustava i gridolini isterici che sarebbero riecheggiati per le pareti della Chiesa, attirando l'attenzione dei fedeli raccolti in preghiera. Tuttavia ciò non accadde.

«Chiedimi quello che vuoi sapere e poi vattene.»

Il ragazzo parve deluso per questa reazione, davvero non si aspettava che l'altro riuscisse a rispondergli a tono; tuttavia non mostrò la propria irritazione, continuando a sorridere amichevolmente, come se stesse parlando con un amico al bar. Certo, un bar parecchio piccolo e mal fornito.

«Oh, niente, sciocchezzuole. Sai, io so ben poco della mia infanzia. So che sono stato cresciuto in una zona tra le più malfamate del Perwaine, che ho lavorato per mio padre in un bordello e che mia madre era stata una prostituta.»

Si leccò le labbra asciutte per inumidirle, e assaporò il gusto amaro della cenere di sigaretta che si era depositato sopra. Cenere e sudore. Morte e tensione.

«Quello che non so è il perché, sebbene i miei genitori fossero umani, io non lo sono.»

Il prete lo guardò sorpreso per qualche istante, sbigottito. El Bandido lesse nei suoi occhi un moto di divertimento, come se le parole appena pronunciate fossero state di una comicità irresistibile. Questo lo irritò. Molto.

«Non serve essere mostri per divenire quello che sei, Bandido. Tu sei un agnello che, fuggito dal sentiero, ha creduto di essere diventato lupo, ma ciò non toglie che...»

La mano del ragazzo si abbatté violentemente contro una parete del confessionale, facendolo tremare pericolosamente. Il silenzio fu totale; anche padre Juan aveva smesso di parlare, sorpreso da quel rumore. Lentamente i suoni riapparvero, e il parroco riprese la predica come se nulla fosse accaduto. Ma, dentro il confessionale, gli occhi scuri del Bandido brillavano di collera.

«Taci. Non sono venuto qui per ascoltare le tue puttanate religiose. Tu sai che sto parlando di questo.»

La mano del Bandido venne scoperta con un gesto fulmineo, e dopo tanti giorni sotto un guanto la pelle ricominciò a respirare; ma non era pelle rosa, morbida, liscia: appariva fatta di scaglie dure, ruvide, scarlatte. La struttura stessa della mano era anomala: non c'erano unghie né falangi, solo dita acuminate che terminavano affilate.
L'appendice andò a graffiare rabbiosamente le pareti di legno, lasciando piccoli solchi su esso.

«Oppure dici che ho solo bisogno di una manicure?»

La mano venne infilata nuovamente nel guanto, in un gesto più di sfida che di pudore. Gli occhi del prete continuavano a scrutarlo divertito, senza badare alla rabbia del ragazzo.

«Tu hai celebrato il matrimonio dei miei genitori, Christopher, quindi rispondimi: chi è il mio vero padre?»

Padre Geremia prese a lisciarsi tranquillamente la barba, come pensoso, sebbene gli si riuscisse a leggere in viso i suoi veri pensieri. Tuttavia El Bandido era troppo teso e troppo innervosito per riuscire a comprendere anche l'evidenza.

«Ricordo il giorno in cui li ho sposati come se fosse ieri, lo sai?»

Il vecchio aveva cominciato a borbottare, tentando di richiamare le immagini il più velocemente e chiaramente possibile.

«Tua madre era bellissima quel giorno, per quanto fosse incinta. Molti piangevano per quel matrimonio, ma non di gioia. Piangevano di tristezza, poiché sapevano che il vecchio Sam non avrebbe più lasciato toccare la sua prediletta.»


Il ragazzo strinse i pugni con veemenza. Il prete lo stava facendo arrabbiare apposta, voleva distrarlo per poi colpirlo alle spalle. Lo aveva sottovalutato, aveva creduto che lo spavento iniziale lo avrebbe spinto a parlare il più velocemente possibile. Aveva sbagliato. Si era dimenticato che padre Geremia, alias abate Garcia, alias parroco Alonzo, alias padre Christopher era, o era stato, un criminale scaltro, privo di scrupoli, che aveva guadagnato fiumi di soldi sfruttando il prossimo.
Si era dimenticato di avere davanti un nemico.

«Ma sai di che colore era il velo di tua madre?»


Il pugno del ragazzo si abbatté di nuovo contro le pareti.

«Non mi interessa.»

«Dovresti saperlo, sciocco. Il velo di tua madre era nero, da lutto. Ma questo tuo padre non lo sapeva, per sua fortuna.»

«Ho detto che non mi interessa.»

La mano sinistra si era avvicinata a Joy in modo evidente, aggressivo. Il prete ammutolì, sempre sorridendo. Quel vecchio arteriosclerotico era riuscito, senza insultare e senza minacciare, a porsi in vantaggio su qualcuno che l'aveva colto di sorpresa. E questo non faceva altro che innervosire sempre più il ragazzo.

«Rispondi alla domanda: tu sai chi è il mio vero padre?»


Il prete continuò a mostrare il suo ghigno imperscrutabile.

«Mi spiace, caro. Lo stai chiedendo alla persona sbagliata.»

La pistola dorata scintillò davanti agli occhi del sacerdote, la canna perfetta brillava anche nella semioscurità di quel luogo. Brillava di rabbia, di voglia di vendetta. Brillava di felicità crudele.

«Benissimo. Vorrà dire che la Fat Whore avrà un ospite in più. Sei in arresto.»

Dalla bocca del prete uscì una risata strozzata, bieca, la risata di un vecchio che non aveva mai riso prima. Una mano del prete ricominciò a lisciare tranquillamente la barba, come se niente fosse.

«È strano detto da te, Bandido. Vuoi davvero sparare a un povero vecchio? Che crudeltà...»

I muscoli del ragazzo divennero improvvisamente rigidi, i movimenti impacciati e lenti. Sentiva come se delle braccia tirassero le sue membra nella parte opposta dove voleva che si muovessero. El Bandido non capì quello che era successo, tentò semplicemente di prendere la mira. Troppo tardi.
Padre Geremia era già fuori dal confessionale, e correva facendosi largo fra la folla di fedeli.

«Bas...tardo!»

Uscì con violenza dal compartimento, i gesti che erano inconcepibilmente lenti e fiacchi. Ogni passo era uno sforzo enorme, ogni scatto come una scalata. Spingeva via le persone a gomitate, aprendosi un varco verso l'uscita. Il prete era già fuori, probabilmente, ma ciò non importava: lo avrebbe preso. Non per la legge, solo per vendetta. Una fottutissima, calda vendetta.

«Fermati!»

Uscì dalle pareti decorate della chiesa ed entrò nel disgustoso grigiume di Dorham. Non ebbe il tempo di godersi i cumuli di rifiuti, non si distrasse ad ammirare le case decadenti sostenute da pilastri di legno mal fissati. Si limitò a correre. Era lento, terribilmente lento, e il prete riusciva a tenergli testa, nonostante la sua enorme mole. Non poteva neppure sparare al suo grasso culo, perché quelle natiche erano coperte da passanti più o meno innocenti che si apprestavano ad andare al “lavoro”. Era una sensazione insopportabile quella di essere troppo lenti, qualcosa di inconcepibilmente frustrante. Così, quando qualche istante dopo i muscoli vennero liberati dal torpore, il ragazzo non aspettò nemmeno un istante per partire di gran carriera.

Il vecchio conosceva ogni strada, ogni vicolo di quella città-immondezzaio. Sapeva dove svoltare l'angolo, sapeva dove nascondersi da occhi indiscreti e persino come sparire dalla vista di un inseguitore più agile di lui. Ma a quanto pare si era dimenticato di una cosa importante: Dorham cambiava. Un giorno in un posto c'era una casa mentre il giorno dopo crollava o veniva smantellata; un giorno un vicolo era una comoda via di fuga, il giorno dopo era ostruito da merda e macerie.
Il prete era davanti a un cumulo di spazzatura, basito. La sua strada era stata bloccata, la sua fuga resa vana. El Bandido sorrise, piacevolmente sorpreso. Era in sua balia ora. Si sarebbe divertito a giocare con lui.

«Beh, non corri più, vecchio?»

Ghignò, puntando la dorata Joy verso la crapa pelata del monaco. La mano destra corse istintivamente verso il teschio di corvo appeso al collo, dandogli un colpettino con l'indice.

«Sentinella dice che un panzone come te dovrebbe rimanersene tranquillo da qualche parte. In prigione, ad esempio.»

Padre Christopher si voltò lentamente, alzando le mani sopra la testa. Ma sul suo volto c'era un sorriso poco rassicurante.

«Vedo che hai conservato quel gingillo.»

El Bandido lo guardò con aria stupita, senza riuscire a capire il significato delle parole del sacerdote.

«Il teschio di corvo. Come, non ricordi? È un regalo di tuo padre.»

Il ragazzo scosse la testa, ridendo. No, stava solo tentando di distrarlo, quel figlio di puttana voleva solamente farlo innervosire di nuovo. E ci stava riuscendo.

«Un amuleto per allontanare la morte. Un così bel regalo... non l'hai mai voluto indossare, da bambino.»

La mano del Bandido aveva cominciato a tremare, il dito attorno al grilletto farsi sempre più stretto; quasi inconsciamente il pollice fece arretrare il cane e tolse la sicura.

«Basta.»

«Dimmi, ragazzo, hai veramente così tanta paura di morire?»

Joy esplose, emanò un acuto grandioso, volto ad abbattersi sul volto rugoso e repellente del prete. La musica di una pistola è qualcosa di difficile da apprezzare, ma, in quel momento, El Bandido si godette quel sordo boato come se fosse un suono proveniente direttamente dal paradiso. Si aspettava di vedere la propria vendetta compiuta, di guardare una macchia di sangue disegnarsi sulla merda alle spalle del sacerdote. Era tutto ciò che chiedeva. E, tuttavia, ciò gli venne rifiutato.

Il proiettile rimbalzò su uno schermo invisibile, e cadde a terra, privato della sua forza letale. Com'era piccola e inutile quella piccola palla di metallo. Com'era indifeso El Bandido, privato della propria lucidità.

«Ti ricordi il mio soprannome?»

Le mani del prete si illuminarono per qualche istante di una luce violacea, mentre le dita si muovevano rapidamente, come se si stessero sgranchendo. Un istante dopo qualcosa ferì la gamba destra del Bandido. Lui abbassò lo sguardo, sorpreso e dolorante, e vide che un corvo aveva affondato la punta del becco nella sua coscia.

«Ma... cosa?»

In un gesto convulso scosse la gamba per allontanarlo, ma immediatamente una decina di grossi rapaci si avventarono impietosamente su di lui, beccandolo e graffiandolo in ogni parte del corpo. Il ragazzo si coprì disperatamente il viso con le mani, ma la pelle delle sue braccia venne tormentata e strappata da quei becchi crudeli.

«Mi chiamavano “Grajo Negro”.»

I corvi erano volati via, lasciando il ragazzo libero da quell'incubo di piume nere. La sua giacca era strappata in più punti, graffiata e persino sporca di guano; dai tagli colavano dense gocce di sangue scuro che cadeva terra silenzioso ma inesorabile. Le ginocchia del ragazzo cedettero, e questo si trovò nella melma fetida di cui era composto il terreno, il volto ancora coperto dalle mani in una specie di urlo silenzioso.

«Non fai più il galletto ora, eh?»

Il prete guardò compiaciuto quella figura strisciare nella merda per qualche secondo, lasciando che il pantano insozzasse la sua giacca, i suoi pantaloni e la sua dignità. Non gli avrebbe permesso di morire con onore. Sarebbe stato troppo comodo.

«Vedi, anche sulla tua testa pende qualche taglia. Capibanda arrabbiati, protettori offesi... ma quella più alta è decisamente quella offerta da tuo padre.»

Nessuna reazione. Padre Geremia si accigliò.

«È qualcosa di molto tenero sapere che ti vuole ancora incontrare, davvero. Ma forse c'è ancora qualcosa che non sai...»

La mano destra del sacerdote si tese in un gesto solenne. Il palmo divenne nero per qualche istante, il tempo che una sfera composta di sola oscurità si formasse davanti a esso.

«...La taglia recita “Vivo o Morto”.»

Il lampo si abbatté sul corpo del ragazzo in un istante. Esso abbatté la ridicola barriera del cranio e sfondò il cervello in un secondo, senza lasciare al Bandido il tempo per una qualsiasi reazione, nemmeno chiedere pietà o bestemmiare. Padre Geremia sorrise, soddisfatto. Gli sarebbe bastato portare una delle due mani demoniache del ragazzo per avere una cospicua ricompensa dal vecchio Sam, mentre il resto del cadavere sarebbe finito giù per un canale di scolo...
Cadavere?

«Casualmente la stessa cosa è scritta sulla TUA taglia.»

Il prete si voltò rapidamente, in tempo per vedere il filo della lama di Christopher scintillare all'altezza del suo collo. Riflessi sulla lama, i suoi occhi che tremavano per il terrore. Non aveva il tempo di evocare un altra barriera, non aveva nemmeno i secondi per poter pensare di farlo. Alzò goffamente uno dei suoi massicci bracci e accusò il colpo.
Il metallo perforò la pelle, i muscoli, i vasi sanguigni per poi giungere all'osso, e lì brutalmente si arrestò. Padre Geremia chinò il capo e strinse i denti per il dolore in un gesto che poteva anche impietosire El Bandido, se non fosse stato per il fatto che il suo corpo era tormentato dal bruciare delle ferite inferte dalle beccate.
Quel figlio di troia avrebbe pagato.

«Non fai più lo stronzo ora, eh?»

Il volto del ragazzo era contratto in un ghigno feroce mentre la spada si staccava dalla ferita. Un pugno si abbattè violentemente sul volto del prete, facendolo indietreggiare. Padre Geremia si tenne il naso per qualche istante, mormorando insulti che non sarebbero consoni a un prete.

«Hai vissuto nella menzogna e ora ti fai sorprendere da un trucchetto del genere? Quanto sei patetico...»

Lo sguardo nero del sacerdote riuscì quasi a incutere timore al ragazzo, tanto odio e rabbia conteneva; ma, allo stesso tempo, lo fece compiacere in modo incredibile. Sentiva ancora il dolore dei graffi e delle escoriazioni, ogni movimento era uno strazio con addosso quelle ferite sanguinanti, ma la vista del vecchio piegato in due dal dolore gli donò nuova energia.
...A quanto pareva, tuttavia, il vecchio anche il vecchio ne possedeva ancora molta.

«Pendejo!»

Un nuovo lampo nero venne scagliato contro El Bandido. Con un sogghigno il ragazzo tracciò per aria un arco con la spada, deviando la sfrigolante energia oscura contro una parete.

«Oh, un insulto. Questo sì che mi ucciderà.»

Con uno scattò puntò la pistola contro il vecchio, ignorando le pietosa grida di dolore della carne quando i tagli sfregarono contro il tessuto della giacca.

«E, per la cronaca, Samuel non è mio padre.»

Il prete materializzò istantaneamente uno scudo, ma il proiettile lo infranse con veemenza, esplodendo addosso all'uomo. Sangue, sofferenza, rabbia. Tutto ciò che prima era dentro El Bandido si riversava nel prete, logorandolo in modo subdolo e terribile. Perché non c'era più rabbia dentro al ragazzo, no, c'era solo un forte desiderio che quello stronzo del prete mor...

Il freddo di una lama contro la pelle. Il dolore del metallo che pentra profondamente nella coscia, lacerando il muscolo. El Bandido abbassò lo sguardo, e vide un piccolo stiletto conficcato nella carne della sua gamba profondamente.

«...»

Il prete spinse indietro El Bandido e scappò senza tanti complimenti. Una bestemmia uscì potente dalle labbra del ragazzo, mentre la fanghiglia gli schizzava sui vestiti e sulla faccia. Sentiva dolore, ma soprattutto non sentiva più la gamba. Veleno.
Si era completamente dimenticato del pugnale avvelenato che il prete teneva sempre con sé. Aveva pensato che lo avrebbe usato solo come ultima risorsa, e in effetti era stato così. El Bandido estrasse la lama dalla gamba con un mugolio di dolore. Aveva voglia di rimanere sdraiato dov'era, di crogiolarsi nel fango e nel dolore come un verme, di mischiare alla melma il proprio sangue e poi addormentarsi lì, e morire sotto il cielo stellato. Ma c'era una parte di lui, la più forte, che gli diceva che doveva alzare il suo fottuto fondoschiena da quella merda e inseguire quel bastardo di un sacerdote. E così fu.

Tormentato dai dolori si alzò dal suo lurido giaciglio e si diresse, con straziante lentezza, nella direzione che aveva imboccato il prete. Riuscì a vederlo, distante, mentre, zoppicando, tentava di confondersi tra le poche persone che percorrevano quella strada. In sintesi, come se un coyote tentasse di nascondersi fra un gregge. Non sarebbe riuscito a raggiungerlo, ma poteva benissimo sparargli direttamente da quella distanza, infliggergli il colpo di grazia senza neppure muoversi. Poi vide qualcosa di molto più interessante.

Un crocifisso era stato appeso su una piccola balconata, uno di quei grossi simboli sacri che vengono costruiti per fare da frontone in certe chiese. Probabilmente quello era stato buttato via, e ora serviva come mero supporto per il balcone. Ciò a El Bandido non interessava. Lui si limitò semplicemente a constatare che esso si trovava nel tragitto del prete e a puntare la pistola su di esso.
El Bandido non era mai stato un tipo troppo religioso. Per questo, quando premette il grilletto, non si degnò neppure di ringraziare.

Padre Geremia continuava a fuggire disperatamente. Il dolore che provava per l'esplosione subita in pieno gli impediva di camminare rapidamente, ma non per questo osava voltarsi o fermarsi anche solo per un attimo a riprendere fiato. Per questo, quando vide la grande ombra del crocifisso abbattersi su di lui, si limitò a pensare “È arrivato El Salvador!”. Il resto è oscurità.

«...mh?»
«Ben svegliato, cabròn.»

Il sacerdote aprì lentamente gli occhi, la testa pesante come un masso e gli arti... bloccati da robuste corde. El Bandido lo guardava ghignando mentre due uomini lo stavano montando su un carretto. Un terzo stava medicando le ferite del cacciatore di taglie, che a volte sottolineava il dolore con evidenti espressioni.

«La Purgatory ti sta aspettando. Vedrai, ti piacerà, se non verrai ammazzato da quelli che hai truffato...»

Padre Geremia tentò di contorcersi, di lanciare un qualche incantesimo sui suoi aguzzini; ma ogni movimento gli era negato. Gli rimaneva solo una cosa da fare, allora.

«Aspetta! Io conosco chi può sapere chi è tuo padre!»

El Bandido distolse gli occhi dai bendaggi, e gli rivolse uno sguardo dubbioso.

«E perché non l'avresti detto prima?»

Il prete scosse la testa, furioso.

«C'era la taglia... e poi ci sono persone che non vogliono che lo dica.»

«Parla.»

Gli occhi del Bandido brillavano di curiosità, e il sacerdote, vedendo ciò, sorrise, compiaciuto e malevolo.

«Tua madre aveva degli amanti, anche quando faceva la prostituta. Persone che non si limitavano a volerla scopare o...»

«Vai al sodo.»

«Il tuo vero padre era uno di questi amanti. E un altro di essi potrebbe conoscere il suo nome.»


El Bandido strinse i pugni, la bocca digrignata in una smorfia di rabbia e tensione. Si alzò in piedi, quasi strappando le fasciature appena applicate e si avvicinò al prete, brandendo minacciosamente un pugno.

«Dimmi il nome di questo figlio di puttana e falla finita.»


Padre Geremia gli rivolse un ultimo sorriso, malizioso più che mai.

«Vorrai dire figlia, Bandido. Il suo nome è Carmelita Delgado.»




SPOILER (click to view)

Rec 175|AeV 225|Perf 225|Perm 125|CaeM 275 550


Energia: 100-22-22-11-22=23% (parata incastonata a costo nullo usata 1 volta)
Status psicologico: illeso
Status fisico: ferita alta spartita su tutto il corpo, ferita media alla gamba destra e avvelenamento di grado medio.
Avversario: Truffatore, energia gialla, pericolosità E

Armi: Christopher, Joy (2/5).
Abilità Passive:
Sangre Fria, Mirada Helada del Bandido: passiva di raddoppiamento caem+difesa psionica passiva
Abilità attive utilizzate:
Decepción del Bandido, movimiento rápido
Mai fidarsi di un Bandido. I patti che stringe durano quanto riesce a sopravvivere un pesce nel deserto. Aspettatevi di trovarvelo alle spalle con la pistola puntata alla testa -la vostra testa- mentre voi lo credevate avanti in ricognizione. Anche in un duello non è affidabile: non aspettatevi che combatta lealmente fronteggiandovi. Vi tenderà ogni agguato possibile.
Infatti, consumando una quantità di energie pari ad Alto, El Bandido compirà uno spostamento talmente veloce da troncare sul nascere una qualsiasi offensiva nemica, e allo stesso tempo, potrà muoversi nella posizione migliore dove impallinare a dovere il nemico.
È una difesa assoluta che si basa sull'AeV e, se usata in modo offensivo, non potrà portare il pg a meno di due metri da un corpo solido, onde evitare una botta violenta contro lo stesso.

Mirage del Bandido, 40° sotto il sole
Il sole delle pampas è rovente, come la passione del bandido. Tanto calda da poter sciogliere il cuore delle fanciulle, ma anche far saltare i nervi al gentleman più compassato: spendendo un consumo medio questo calore crea agli occhi del nemico una sagoma, e allo stesso tempo accresce il bisogno di sangue nei confronti della stessa sagoma. Con un pizzico di magia demoniaca, la sagoma diviene un fantoccio che resiste a danni medi.

Smith & Wesson .45, Dragon Breath Bullet
La migliore amica dell'uomo, fin dal momento in cui l'uomo capì che premere il grilletto di una di esse era abbastanza da spappolare le cervella. Le pistole hanno un potenziale grande, che viene pure ampliato nel momento in cui il bandido infonde parte della propria eredità demoniaca in esse. Infatti, spendendo un consumo di energie Alto, il piombo acquisirà una forma incandescente e bruciante, e quando esso verrà scaricato su un malcapitato esso esploderà dopo aver impattato contro una superficie, generando un quantitativo di danni pari ad Alto. Non dimenticarsi di soffiare sulla canna dopo l'uso.

La danza de los bandidos, el corte de la almeja
Ah, la danza. Per un Bandido la danza è passione, corteggiamento, svago. Una bella donzella va adagiata sul letto solo dopo aver gustato le sue grazie in un ballo caliente. Ovviamente ciò manda su tutte le furie i mariti, tuttavia niente che non si possa risolvere in tutta tranquillità e in pochi istanti. Infatti el Bandido può sferrare a quegli stolti un colpo in mischia estremamente sinuoso e rapido spendendo un consumo Basso. In pochi istanti un avversario sprovveduto si ritroverebbe fuori dal saloon con un paio di costole rotte, se gli va bene, a meno che non si fosse difeso con una qualche tecnica difensiva di potere basso o superiore. E se nonostante ciò l'uomo dovesse rialzarsi da terra abbastanza sano fisicamente e abbastanza malato mentalmente da voler sferrare un colpo al Bandido, egli sarebbe comunque pronto a difendersi con un semplice spostamento della spada. Lo spostamento d'aria causato varrà come difesa Media; inoltre questo "passo di danza" è incredibilmente semplice da eseguire per il Bandido, tanto che lo potrà effettuare gratuitamente fino a quattro volte per scontro.


Riassunto tecnico:
Dopo un accalorato discorso Padre Geremia lancia al Bandido una maledizione, rallentandolo considerevolmente per poter scappare (-100 aev). Il ragazzo lo raggiunge in un vicolo cieco, credendolo di averlo messo alle strette, ma quella si rivela una trappola: al proiettile sparato dal Bandido il prete contrappone una difesa Bassa, per poi usare una sua variabile personale per evocare uno sciame di corvi che infliggono un danno alto al corpo del ragazzo. El Bandido è a terra, ferito, ma riesce a usare l'esca per sembrare ancora davanti al prete, e al contempo si teletrasporta al suo fianco. Padre Geremia distrugge l'esca con una sfera d'ombra. El Bandido lo assale alle spalle, colpendolo prima con un fendente al braccio, poi con un pugno in faccia, infine con un proiettile esplosivo, che viene smorzato in gran parte da uno scudo evocato dal prete; padre Geremia tenta di contrattaccare con un'altra sfera d'ombra, ma questa viene deviata con la parata. Il sacerdote decide di fuggire, e scaglia un pugnale avvelenato al ragazzo per facilitarsi la cosa. El Bandido non può inseguirlo a causa delle ferite, ma utilizza un proiettile esplosivo per far crollare addosso a padre Geremia una croce posta su un balcone sopra di lui, tramortendolo.
 
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Lenny.
view post Posted on 10/2/2011, 16:26




CITAZIONE
Interpretazione e Ragionamento: 6.75
Va bene, la psiche del personaggio emerge con spessore ed originalità. La storia ha un background ben fondato sull'infanzia di El bandido, e devo ammettere che la vicenda in sé mi ha interessato parecchio. L'essenza c'è, e può solo crescere: ti consiglio tuttavia di arricchire i modi in cui il pg si mostra e si esprime. Utilizzare sempre frasi come "contrasse il volto in una smorfia di rabbia" o "si accigliò" può rendere bene i sentimenti dei personaggi una, massimo due volte. Poi rischia di cadere in banalità e ripetitività.
L'interpretazione del personaggio è comunque coerente, seppur in fase evolutiva. Ho gradito molto il fatto che anche l'avversario sia dotato di una propria psicologia, la quale affiora in modo molto audace. Contando che c'è anche la chiesa di mezzo, poi..

Movenze e descrizioni: 5.50
Qui purtroppo non te la sei giostrata altrettanto bene: nonostante l'uso della grammatica si mantenga essenzialmente corretto, le movenze vengono descritte, durante la dinamica del combattimento, in modo sempre più magro ed insipido. Addirittura ho avuto difficoltà nella comprensione di molti periodi dell'ultimo terzo del post. Anche le descrizioni sono manchevoli: avresti potuto colorare molto meglio sia la chiesa che i vicoli della cittadina, invece che limitarti al crudo dinamismo dell' azione. Lo stile si mantiene su livelli prettamente convenzionali, anonimi. Ma del resto solo il tempo e l'esperienza possono aiutarti a maturare, da questo punto di vista.

Abilità e lealtà: 6.50
Buona la scelta dell'avversario, ed encomiabile il repertorio di tecniche con cui è stato supportato. La strategia messa in atto non risulta particolarmente articolata: un semplice botta e risposta che si dilunga sulla falsariga di un combattimento tra utenti, ossia proprio ciò che dovresti evitar di fare. In un combattimento autoconclusivo non ci sono round, e dovresti sfruttare meglio questo tuo vantaggio con fantasia e creatività che magari riescano a rendere lo scontro unico nel suo genere. Molto accattivante l'idea di mettere fuori combattimento un prete facendogli crollare addosso un crocifisso, segno che hai saputo utilizzare bene - anche se non al meglio - l'ambiente circostante.

Commento finale: Sufficiente. una lettura piacevole, una storia interessante, e purtroppo uno stile ancora da "sgrezzare", in special modo dai residui tecnici derivanti dagli scontri fra utenti. Ma va bene, considerando che sei qui da soli tre mesi ;D

Voto finale (non media aritmetica): 6.5


Naturalmente, se hai dubbi da espormi riguardo la correzione puoi contattarmi via privata ^^

Guadagni: 160 Gold


 
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1 replies since 9/2/2011, 19:37   96 views
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