Distruggi
Distruggi
Distruggi.
Grida con me di dolore, per il mio piacere grida: rovina.Quando il legno si schianta contro l'esile corpo del ragazzino, le vibrazioni del colpo lo percorrono insieme alle crepe, rompendolo, fino a giungere come brividi nei sensi affamati del mezzo demone. Scuotono il suo volto, le labbra e gli occhi che si piegano in una breve smorfia, le pupille immobili di soddisfazione nello stesso momento in cui si infrange sul capo del giovane monaco, e si spezza nel grido di mille schegge taglienti; sale repentino, aggrappandosi lungo la schiena, il piacere e il godimento, e si libera in un respiro lieve dallo spiraglio della bocca. Le urla, i rumori di rovina, le macchie e la confusione, un bagliore di luce bianca. Nel culmine di esaltazione di quel luogo spettrale, l'arma inusuale e di peso immensa vuole trascinare con sé le mani che a lei si sono strette, fredde e pungenti come scheletri e bramose di nuovo sangue. Ecco, ora il sguardo si fa più lontano e incerto, nell'attimo lento e grave le dita abbandonano all'irruenza del vento il loro macigno, e così resta soltanto il silenzio della sua rovinosa caduta: prima che penetri la foschia della sua frattura, la sottile nube di battaglia, e si precipiti nel tonfo contro il tavolo distrutto dai segni, e graffi nell'altro stridio sulla sua superficie. Fino a scivolare oltre di esso e cadere ancora, spinto giù alla morte del precipizio dalle mani nere del guerriero: ora si contorce sul marmo, cimitero di trucioli, e il tempo che scorre insano in quel luogo d'istinto non lo risparmia dai fendenti di invisibili spade, dal consumarsi inesorabilmente in se stesso.
Sospira: è giunta al termine la tua caotica follia
e l'urlo straziante del sacrificio sfocia in deboli singhiozzi e gemiti.Sollievo: senza fine e senza respiro. Gli occhi rossi si spostano indolenti, come fossero stanchi, sul ragazzo in piedi di fronte a lui, il tavolo marcio soltanto a separarli. I suoi piedi esitano, nel suo barcollare pare che presto debba perdere l'equilibrio e cadere a terra, confusa la mente; la testa fra le dita, che tastano frenetiche il dolore della ferita sulla tempia. Il viso basso, la voce tenue e il tremolio dei denti che cercando rifugio mordendo il labbro, le parole scivolano con fatica dalla sua bocca: e infine sussurra. A quell'ultimo alito, il fiato del mezzo demone torna a scorrere nella sua gola e il suo tono di rabbia si spezza in cupi sibili, mentre si getta sul ripiano sotto di lui con le braccia di uomo, stringendo i pugni. Si libera la mostruosa presa sull'elsa della Bianca, conficcata nel banchetto di quercia; macchie di nero sulla lama, il palmo di mano si allontana da essa aprendosi quasi come in un addio, un'indesiderata separazione. Ma i demoni devono ritornare nella loro tana, nascosti fra brandelli di carne all'interno delle sue viscere. Non può fare a meno di premere freddo con la fronte sul legno duro, stringere il respiro e aspettare che tutto sia di nuovo finito: una goccia di sudore scende e bagna i solchi e i graffi. In pochi istanti le ferite sul petto richiamano i due figli ciechi, desiderosi soltanto di sfogo. La pelle si lacera, dolore! Il vestito nero intriso di sangue si ciba di quel suo calore, lasciandolo scivolare nei suoi rivoli quando ne ha ormai bevuto troppo. Si contorcono le falangi, spilli aguzzi di ragno, per poi scomparire dentro di lui come il silenzio dopo un lungo bacio; il guerriero smette di gemere.
...< N-non vedi quanto sia meraviglioso questo dolore?
Soltanto con il mio sacrificio potrò avere il tuo sangue,
e macchiare con esso questo Desiderio.
Per sempre >
Teatrale. Si rialza in piedi spingendosi con le mani, solleva il capo: un ghigno, un sorriso macabro strappa il suo viso, a instillare in quello paura e terrore, a rosicchiare i pensieri dentro la sua testa dolente. E allo stesso tempo un grido d'incoraggiamento per se stesso, non avrebbe molta importanza anche se fosse una mera menzogna: è grande la sofferenza che le sue ferite lo costringono a sopportare, eppure il mezzo demone mostra di poter nutrire il proprio ego di quel suo sangue nero. Cresce ancora in lui la perversione delle lame che squartano la carne, che si sporcano di rosso e ne fanno dono al pavimento sotto i piedi della vittima: è questo l'istinto di un demone, il desiderio che si maschera della sua umanità e fine bellezza. Non esiste giudizio: soltanto brama e soddisfazione.
Ora è tutto preparato, la corda si fa ogni secondo più stretta attorno al tenero collo del monaco: un ragazzino come lui è raro a vedersi per le sue miracolose capacità, ma avvolto dai suoi abiti bianchi non avrà mai conosciuto quello che la sua gente chiamerebbe errore, trasgressione, male. Non ha mai potuto ottenere nulla dal frutto aspro della vita un uomo che non ha la forza di cadere nel suo istinto, di trarne piacere e di riconoscersi sia in esso che nel controllo del proprio io. Le parole che quello recita con tale fede gli insegnano soltanto a fuggire dal suo vero essere, a cercare un'illusione senza macchie.
Duro, violento.
I miei occhi vedono bene che stai per precipitare
nel baratro che temi tanto. Tra le fauci di un mostro che non sei in grado di domare
con le tue stupide lagne, le parole e le preghiere.Lo fissa crudele, sicuro di penetrare la sua falsa fermezza con il solo sguardo, e il sorriso del boia sulle labbra. Sibilante stridio, quando solleva in alto, verso le polveri che crollano, e possiede con le dita la sua fiera Destra, destandola dal breve riposo della sua custodia: l'acciaio danza leggiadro in aria, disegnando elegante e perfido la metà perfetta di un cerchio, una eterea runa di maledizione. Raggiunto silenziosa il suo apice, la lama viene abbagliata dai riflessi caldi e spettrali del tramonto sul cielo; si è sgretolata sopra di loro la pietra, né resteranno imponenti ancora per molto tempo le pareti della sala. Il banchetto in rovina ora rivela le nubi rosse e pesanti alla vista, più in là i nuovi resti di antiche torri, le mura di un forte, i pali neri di legno. Una cittadella distrutta; i segni di una guerra, di molte battaglie, di un incendio nella notte e di una mortifera carestia. Un bagliore bianco striscia sul pavimento.
Non c'è più tempo: trattiene il respiro, incalzato dal dolore, e la lama da lui impugnata si abbatte rabbiosa sul tavolo che, marcio, si spezza in due metà lungo la precisa linea del colpo. Così distrutto, cade gridando contro la pietra sotto di lui, e i suoi resti soffocano come una ghigliottina la luminosa serpe; ma soltanto dopo che la nebbia di trucioli si è diradata il guerriero ha modo di rivedere il volto di colui che ha dato vita al tranello. E il suo sguardo è ora più lontano, forse quegli occhi pensano già alla fuga: indietreggia di due passi, sussurrando qualcosa di incomprensibile, muto per i lamenti e le voci che infestano quel luogo.
< C-che cosa credi di poter fare, ancora?
Sei nelle mie mani, ora >
E la prima pietra cade.Il ragazzino si lascia sfuggire un grido, balzando all'indietro e sfuggendo per poco al masso che si sarebbe schiantato sul suo corpo debole; scivola e inciampa, contorcendosi frettoloso come una lucertola striscia via con le mani e con i piedi. La cupa ombra che incombe sui due è stato il culmine di sopportazione per lui, e d'un tratto la sua salvezza sarà stato il pensiero pulsante nel suo cuore. Ma la vista della sua disperazione scompare ben presto, inghiottita dalla pietra che crolla dal cielo. La terra trema, il guerriero cade in ginocchio tenendo pur salda la stretta sulla spada: nel momento di massima eccitazione, ora che l'istinto e il demone prevalgono del tutto nel suo animo, l'arma è il sussurro di una parte della sua coscienza. Come se avesse lui stesso paura delle emozioni che stravolgono il mondo del Desiderio ai suoi occhi. Ma che cos'è? Si scioglie il colore rossastro all'orizzonte, si innalza una grande torre. Tutt'attorno allo spadaccino le macerie si radunano, spinte da invisibili venti e spiriti, mosse dal canto e dalle urla e dall'odore d'incenso: ha preso forma un cerchio imperfetto di rovine, e le rocce si ammassano salendo in alto con una spirale. Lo spazio si sgretola, altre rocce nascono dal cumulo. Il rombo di distruzione e costruzione, e il rumore assordante! Cresci, cresci, cresci. Sempre più in alto, turbine di pietra, realizzati agli occhi, anima! Non smettere, qui tutto è lecito grazie all'essenza di Asgradel: qui puoi mostrare quanto sei imponente, incrollabile, un'obelisco di sensazioni e certezze.
Lucien.Ma nulla più rimane di quei sensi, perché il mezzo demone si accascia alla sua sinistra, e le sue forze si affievoliscono come quelle di un bambino cullato dalle sue coperte, addormentandosi di notte. Mentre il suo sguardo rimane perso nel vuoto, carezzato dalla durezza e dall'orrore della rovina, la torre continua imperterrita a crescere.
E il piccolo anello di cielo bianco si fa sempre più
Lontano
Lontano
Lontano
Il rumore è sempre più debole.
Come quello lentamente muore,
il pargolo protetto dai suoi desideri si colma di soddisfazione.
Chiudi gli occhi
Lucien...
Siamo arrivati alla fine. Ringrazio il mio avversario per lo scontro: nonostante l'accostamento di personaggi non sia stato proprio ideale, per quanto mi riguarda, sono contento degli spunti che ho trovato e anche della prova di strategia e sportività. Mi sono praticamente trovato a imprecare ad ogni tua risposta, ma è stato bello trovare le mie soluzioni contro un dannato ragazzino a distanza! Mi dispiace di non essere riuscito a finire lo scontro. Alla prossima, Paracco.
Ringrazio anche Mirkito per la correzione; sono particolarmente contento di aver vinto perché così ho potuto utilizzare i tre quarti del post che ho fallito a finire...
Buh. Au revoir!