Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Lucien Vs. Aang, Au fond du feu noir. Vs. I quasi Pooh

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view post Posted on 16/2/2011, 23:58
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And...bla..Bla..BLA
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Au fond du feu noir. Vs. I quasi Pooh
Lucien Vs. Aang



Verde Vs. Gialla
E Vs. F
Primo post: PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A cinque giorni dalla risposta dell'avversario verrà applicata una penalità di 0.25 punti alla sportività del ritardatario per ogni giorno d'attesa.
Arena: Sensi Tentare di descrivere in termini umani il mondo celato all'interno dell'Asgradel sarebbe impresa alquanto ardua e faticosa. Esso è, al tempo stesso, il tutto e il nulla. Presente in ogni particolare e al contempo assente da ciascuno, questa entità vive e dimora in tutto ciò che si trova al di là del portale spalancatosi nel cielo. Per giungere ad esso, l'unica via è quella di sporgersi verso il baratro del Gorgo e da li buttarsi nell'immenso fascio di luce sprigionato da Eitinel, immobile sull'ultimo piano della Torre di Velta. Trasportati dall'energia magica, si potranno attraversare le grandi porte e da li, proprio come un balzo nell'abisso, ritrovarsi in quel mondo negato a chiunque se non agli appartenenti alla fazione dell'Asgradel. Dapprima viva solo d'oscurità e silenzio, il più assoluto e terribile mai descritto, questa dimensione sarà tuttavia in grado di reagire alla presenza di qualunque entità estranea secondo il fine medesimo cui si rifà il suo principale fautore: esaudire desideri. Non passeranno infatti che pochi secondi dal contatto con le nuove coscienze che subito lo spazio nero e atono circostante prenderà a mutare le proprie caratteristiche seguendo le fantasie, le paure, le aspirazioni o, propriamente, le volontà di coloro che ne saranno immersi. Imprevedibile e non sempre di felice riuscita, tale processo scaturirà dall'inconscio e non senza alcune difficoltà potrà essere controllato a proprio piacimento. Particolare fondamentale, la potenza creatrice dell'Asgradel risponderà sempre e comunque alla volontà più forte, quella capace cioè di imporsi sulle altre facendo prevalere la propria visione. Nello specifico, ad ogni turno di combattimento ciascuno dei due duellanti potrà influenzare l'arena a proprio piacimento, presupponendo dunque che in quel momento sia lui la volontà più forte. Questo varrà per ciascun turno a disposizione fino alla fine del duello. Lo spazio dell'arena sarà comune: entrambi saranno in grado di influenzarlo così come entrambi ne vedranno simultaneamente i cambiamenti. Per meglio comprendere: nel primo post sarà l'utente con la priorità a postare che darà forma al paesaggio. Egualmente, sempre nel suo primo turno, il suo avversario potrà modificare quella stessa arena a proprio piacimento. Nel secondo turno il primo duellante potrà nuovamente cambiarne l'aspetto e così via.
Cosa rimane, dunque, dell'entità originaria, la sola ed unica padrona di quel luogo senza tempo e senza spazio? Avrà dunque una voce, l'Asgradel? Un corpo? Un'anima? La risposta è ovvia. Esso nasce per esaudire i desideri ma, è importante non dimenticarlo, esso desidera a sua volta. E tanta è la pervasività di tale disio in questo luogo che sarebbe assurdo pensare che un solo corpo o una sola entità potrebbe bastare ad esprimerlo. Esso è ovunque. E' sempre. E' già. Esso è musica. La sola forma di parole che non necessiti di essere tradotta. Nenia costate, occludente, instancabile. Chiunque varcherà la soglia del portale, pur non percependolo direttamente, saprà che L'Asgradel gli sta parlando. Gli stia cantando, con la propria voce sottile, vibrante, inconfutabile, il suo esistere. Sia che qualcuno possa udirlo che, viceversa, ne sia del tutto ignaro.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate vie private, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.

 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 21/2/2011, 15:08




Ascension




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In viaggio, verso l'Asgradel



Un lungo, lunghissimo, immenso viaggio. Miglia, ruote, chilometri scorrono e passano sotto i piedi del monaco, in viaggio verso quel richiamo insistente, quella voce ancestrale. Aang avanza inevitabile, i suoi passi incessanti macinano terreno, la sua mente così calma, così tranquilla nonostante tutto, è persa in sè stessa. I suoi compagni non sono da meno: dal loro incontro alle macerie di quello che è stato il Bianco Maniero hanno parlato poco, ognuno concentrato sul suo obiettivo, sulla propria personale missione. Nonostante siano Toryu, in un certo senso non lo sono più: non hanno più una patria, nè una casa ad attenderli, nè tantomeno un Sovrano a governarli. Oramai un semplice monaco senza un Monastero, un viaggiatore senza un posto a cui tornare, un suddito senza un Re. L'unica speranza impressa nella sua mente, l'ultimo cornicione marmoreo a cui aggrapparsi per continuare a vivere, soltanto la vendetta per ciò che gli è stato fatto. L'Asgradel è la sua meta e forse, inconsciamente, ne ha sempre avuto sentore. Una leggenda? Una storia? No, ora una certezza. Quella voce che lo spinge ad andare avanti gli rimbomba ancora nella testa, calmandolo, per poco. Non è il solo a sentirla, non è la voce schizofrenica di un pazzo, ma è reale, concreta nella sua calda sicurezza. Non è la prima volta che viaggia in quelle direzioni, verso Nord, ma gli sembra di notare più vagabondi e più viaggiatori andare nella sua stessa direzione. Segnale di un tempo che sta cambiando, di una nuova era nel mondo dell'Asgradel, che forse ne ha sempre tirato le fila, nell'ombra. Fino a quel momento, almeno.







Finalmente, Torre di Velta



Tic, Tac, Tic, Tac



Sono giorni oramai, che quel suono incessante rimbomba nella sua testa. Non nelle sue orecchie, non è un suono come un altro, ma un conto alla rovescia mentale. Non è fastidioso, non fa digrignare i denti, non induce alla pazzia. Anzi, è invitante, per chi sa come ascoltarlo. Ognuno ascolta quel ticchettio incessante e pensa a quello che può fare, a quello che può donare all'Asgradel, a colui colei che ha emesso quel richiamo di guerra e potere, la bianca Eitinel. Ed eccola, infine, la torre di Velta, il luogo dell'inizio e quello della fine. Di cosa però, nessuno lo sa, ancora. Aang muove il braccio sinistro, asciugando il sudore dalla fronte imperlata. Il viaggio per arrivare lì è stato estenuante, ma la soddisfazione supera qualsiasi stanchezza. Sa già che dovrà combattere, ma non ne se preoccupa: dopotutto, da quando è nato non ha fatto altro che lottare per sopravvivere. I suoi occhi scuri inquadrano quello che un tempo era il Gorgo, passaggio sconosciuto per un Clan inesistente, e che ora non è altro che un portone per un miglioramento, una via per il Bene, se non di sè stessi, di tutto il continente: dopotutto, l'Asgradel tiene ai suoi figli. Prendendo un profondo respiro, si lascia andare all'energia che, vibrante e amorevole, lo porta verso l'alto, verso il luogo di una delle sue prove. Il viaggio è breve, ma l'arrivo è una sorpresa: una landa vuota e silenziosa, talmente priva di tutto da far male. Aang si guarda attorno, sinceramente spiazzato, domandandosi se non fosse nient'altro che una trappola, l'ennesima imboscata nei suoi viaggi. Ma improvvisamente, il paesaggio inizia a cambiare, sfumando verso colori conosciuti. Finalmente, è di nuovo a casa.


Il Giardino, casa del cuore



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Il giardino. Il suo giardino. Così tranquillo e rilassante, dove Aang ha passato molti dei suoi pomeriggi, quando si trovava ancora al Bianco Maniero, quando aveva ancora qualcosa in cui credere. La bocca del monaco si distende finalmente in un sorriso, il primo veramente sincero da tanto, troppo tempo. «Finalmente, sono tornato?» dice il giovane, fermandosi al limitare di quell'insieme di arbusti e piante che lui considera qualcosa di suo. Quelle parole sono come un interruttore e la vita si accende: improvvisi trilli di uccelli decorano la tranquillità del giardino, mentre lo sbattere delle ali e le picchiate coraggiose di un gruppo di merli allieta lo sguardo. Aang fa qualche passo avanti, arrivando fino al centro della decorazione floreale. Lì si ferma, inspirando a fondo il profumo stordente del fogliame, misto a quello più asciutto della terra fresca. Piega allora le gambe, incrociandole nella preferita posizione del loto, mettendo il suo affezionato bastone sulle ginocchia. Passa una mano sul pavimento, aspettandosi quasi di trovare il limite di quell'illusione, invano. Le mattonelle sono così familiari da stordirlo, calde come se fossero state una mattinata sotto il sole. Finalmente, così lontano da casa, si sente al sicuro. Chiude gli occhi, facendo un profondo respiro: la vita, o una sua mera illusione, scorre attorno a lui, tranquillizzandolo in un abbraccio familiare. Lacrime di gioia appaiono al limitare dei suoi occhi, rifiutandosi di scendere sulle sue guance. Commosso, sussurra a bassa voce al tutto attorno a sè, «Grazie, grazie»




Specchietto Riassuntivo
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ReC: 250
AeV: 100
PeRf: 150
PeRm: 300
CaeM: 175
Basso: 6%
Medio: 11%
Alto: 22%
Critico: 44%




Riassunto & Note:


Chiedo scusa al mio avversario per l'attesa, ma ho dedicato il fine settimana al gozzoviglio. Buon combattimento, spero di divertirmi! :wow:
La musica usata è Agnus Dei di Samuel Barber.
Piccolo edit: PK on


Condizioni fisiche: Illeso
Condizioni mentali: Rilassato e commosso

Abilità Passive:
CITAZIONE
Controllo del Flux
Gli anni passati nel tentativo di controllare la difficile arte della Manipolazione del Flux sono tornati utili a qualcosa: oramai Aang ne ha acquisito un controllo talmente preciso da essere giunto al livello subconscio, garantendo al suo corpo, non di certo particolarmente robusto, una resistenza fuori dal comune. Raggiunto il limite delle energie infatti, Aang non sverrà ma continuerà tenacemente a lottare, segretamente sorretto dal Flux.

[Controllo energetico, passiva di razza umana]

CITAZIONE
Flux istantaneo:
Aang ha scelto la Via della Difesa, concentrando tutti i suoi sforzi nel richiamare i suoi poteri il più velocemente possibile, e cosa c'è di meglio di uno scudo di Flux? Semplice, uno scudo di Flux Istantaneo! Quando ce n'è bisogno, le barriere che impiegano questa energia appaiono dal nulla come se fossero sempre state lì, quasi in un battito di ciglia. Nonostante questa incredibile padronanza però, un attacco furtivo rimane sempre tale, e un colpo non visto non potrà comunque essere parato

[Prima passiva del dominio Absolute Defence. Barriere create in tempi nulli]

Abilità Attive: ~


Energia attuale: 100%



Edited by PARACCO TRAVESTITO ALOGENO - 21/2/2011, 22:21
 
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Lucien.
view post Posted on 26/2/2011, 17:48




Farsi vicini alla dama Desideria, dal volto bianco
e presentire la sua vera essenza, dentro l'eccitazione di adesso.
Asgradel.

Ed è identico alla sensazione di quel solo istante in cui cade d'improvviso nel sonno della notte, quando il mezzo demone si abbandona inerte al riposo e la sua mente vaga nei luoghi del sogno; della stessa placida acqua è quell'etereo bagliore che attira verso di sé, implacabile, ogni barlume di vita. Che siano le dolci gocce di ambra sulla corteccia, le foglie nuove dell'Eden, le sfuggenti fiere nascoste nella sicurezza delle loro tane. Che siano gli uomini carismatici e intraprendenti nel loro denaro e nei borghi, oppure i nomadi silvani, cacciatori agili e letali fra le insidie della palude.

Il desiderio che vive in lui veglia ogni sera e non può resistere al richiamo.

Non appena le palpebre si dischiudono e lo sguardo riprende vita, subito volta il capo verso la sinistra, si ritraggono gli occhi doloranti per lo spettrale bianco del cielo: non una piccola imperfezione, né un'ombra scura di nube in quella immensa distesa, così atona e allo stesso tempo gravida di colore. Riacquistato il controllo del suo corpo, dei polsi e delle dita, il guerriero si alza con la schiena a sedere ricurvo su se stesso, le ginocchia piegate fino ad incontrarsi con le palme dei piedi. Le iridi vermiglie ancora dormienti esplorano pigre il silenzio circostante. Le mani si stringono intorno a ciocche di erba secca, quasi come paglia dal bruno pigmento autunnale, e quelle si strappano dal terreno arido senza troppa difficoltà.

Guarda più lontano.

Sopravvivono, qualche misura più in là le rovine di un antico colonnato; si ergono verso l'alto, come dei di magnificenza e di rispettoso silenzio, le pietre e il marmo distrutti da quel semplice e pacato scorrere del tempo, e dall'abbandono. Un immenso cadavere nel mezzo della sconfinata radura di erba ingiallita e morta. I mirabili resti di un paradiso decaduto, il colore sciolto dalle colonne del monumento.
Lento Lucien si rialza in piedi, lo sguardo fermo e alto ad osservare quei begli ornamenti; mentre cammina e scopre il suo sogno, fissa il sommo tetto di travi in pietra poste una sopra l'altra, e sorrette dall'incessante fermezza dei pilastri. Ammira la grandezza del tempio dedicato alle divinità, e velocemente ne riconosce i particolari, le linee spigolose scavate negli alti cilindri di marmo, i tratti di rosso e di arancione che ancora vivono sull'ampio fregio di fronte a lui, a catturare gli occhi come fossero una trappola per le lepri del bosco. Cammina in avanti fino a poggiare i piedi e il rumore di passi sul primo masso, l'antico sentiero lastricato che conduce a quella celeste dimora. Avanza scivolando fra due colonne e si lascia infine avvolgere dalla loro ombra sacra.

Non un singolo fruscio, un ronzare di vespe oppure uno smielato richiamo di colomba; nessun rumore fastidioso o verso agghiacciante interrompe l'aria pregna di ricordi, in quel luogo. Eppure può sentire le voci del paradiso decaduto quando rapide si insinuano e si fanno strada entrando in lui: lo imprigionano senza dolore nella pace del suo desiderio. Sono dolci esclamazioni, risa di invisibili bambini che tutt'ora non smettono di correre e giocare nel labirinto, lo stesso che ora circonda lo spadaccino.
Così piccolo sotto i pilastri e le colonne rossastre, piccolo come un insetto rannicchiato sotto le pietre, che gli impediscono anche soltanto di potersi voltare e dare di nuovo uno sguardo alla luce esterna. Pare addirittura che quei fantasmi si confidino con lui sussurrandogli parole note.

Mamé, mamé! Cururu mamé!

Ma la loro lingua subito dopo è incomprensibile, ancestrale. Eppure per questo si fa anche attraente, e ha su di lui l'effetto di placare ogni accenno di turbamento ed eliminare i dubbi ancor prima che nascano nella sua mente.
E poi raggiungono le sue narici profumi freschi di vento, la sensazione di percepire esili figure dagli abiti di seta, fluida e che svolazza e si agita elegante nella loro danza; profumi che inebriano i riflessi e bevante amene che scorrono dolci fra le labbra.

Il piacere di essere solo con se stesso
e tutti i desideri dei sensi realizzati.
Senza più bisogno di niente altro, degli occhi e delle orecchie.
E dello stesso respiro che fino ad ora lo ha stretto alla vita, ad ogni istante.

Supera infine il labirinto, il suono sordo degli stivali che ritmicamente si dilata fra le colonne, a creare il suo magico eco; si ferma non appena vede di fronte a sé un'alta parete e nel mezzo un imponente arco rettangolare ad offrirgli il benvenuto. Il bentornato. Il colore è vivo sulla pietra, i personaggi disegnati dall'arte di qualcuno si muovono fra le esclamazioni e le risa dei bambini, e respirano chiudendo gli occhi lo stesso profumo e si intrecciano con gli ornamenti e le linee delle crepe sul muro.

Quando nell'estasi il mezzo demone li sfiora con le dita e i palmi, il freddo del tatto ferma dolcemente il turbinio di visioni.

Oltre l'arco d'ingresso, un'ampia sala totalmente vuota, se non fosse per il marmo in rovina e l'odore di nuovo secco di ricordi dimenticati. Le mura sbiadite, sul pavimento grigio i resti di parti del soffitto crollate, che si sono arrese anch'esse al peso del tempo; da quelle violente aperture la luce bianca del cielo inonda tutto con i suoi fasci eterei.
Nel centro della cella, una colonna radiosa perfora la penombra, e sotto di lei la vegetazione selvaggia e ingiallita ha penetrato il marmo e la pietra: i fili d'erba si protendono ad essa come una vecchia che non sente ancora di aver vissuto abbastanza. E seduto e inginocchiato dinanzi quei parassiti, un ragazzino. Vivo, è un estraneo. Così, d'improvviso la magia del paradiso decaduto pare affievolirsi, e la realtà dei suoi desideri si fa fittizia, falsa ed illusoria.

Fra di voi io sceglierò i miei Campioni.

Seccato, lo sguardo torvo. Le pareti del tempio paiono quasi muoversi, il grande monumento agli dei vuole richiudersi lentamente su se stesso: il colore ancora vivo viene assorbito dalla grigia pietra, l'edera selvaggia si secca e si spezza, dall'altissimo soffitto scivolano rivoli di sabbia e trucioli, piccole pietruzze che si schiantano a terra. Il guerriero si ferma in piedi a pochi passi dal giovane monaco, le mani pronte ad incrociarsi sulla Sinistra e la Destra.

< Vattene. Intruso >




SPOILER (click to view)

L u c i e n.

ReC 200. AeV 200. PerF 250. PerM 100. CaeM 400


Energia. 100%
Stato Fisico. Ottimale.
Stato Psicologico. Seccato, deciso.

Tracce.
diEgo abilità passiva di difesa psionica.
diSicurezza abilità passiva di raddoppiamento del valore di CaeM in stato di autocontrollo.
diSuperiorità abilità passiva che in stato di autocontrollo rende i semplici colpi di lama tecniche di potenza bassa.

Tecniche.
Lame.
laSinistra riposta.
laDestra riposta.
laNera riposta.
laBianca riposta.


Cantastorie.
Note.
Mi scuso tanto per il ritardo, ma ho avuto tanto da studiare e poca ispirazione anche nel tempo libero. Mi dispiacerebbe molto se il duello si chiudesse il 15 prima della fine, quindi da ora in poi cercherò di essere più rapido, molto più rapido ._.
Allora, nel mio post cambio l'ambientazione e introduco un luogo affine al pg, pieno di tracce e ricordi per così dire, un complesso di rovine classiche. Non mi sono soffermato molto sull'ultima parte del post perché introduco anche il tuo personaggio, comunque l'ambiente è tutta scena e non c'è alcun sasso lamer che ti cade all'improvviso in testa. Poi non penso di avere altro da dire; l'ho scritto oggi durante storia e l'ho ricontrollato adesso, spero piaccia.
In ogni caso auguro buona fortuna a te, e soprattutto a me perché se fallissi sarei costretto a subire le sfuriate di una certa fangirl :8D:
Ah, mi spiace, ma per me è PK Off.

 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 28/2/2011, 16:48




Ruins



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«Il mio respiro è lento, calmo e regolare: ora, per la prima volta da giorni sono tranquillo, l'Asgradel in persona mi ha fatto un dono. Molto gradito, devo dire. Il mio giardino, che poi mio non è, mi manca, soprattutto per i pomeriggi passati qui lì, immerso nella lettura di un buon libro o semplicemente stando fermo a pensare. Mi manca il cinguettio degli uccelli che giungeva alle mie orecchie, leggermente ovattato dalle fronde degli alberi, o il ronzio di un'ape che torna al suo alveare, locato chissà dove. Mi mancano i colori degli arbusti, dal verde scuro degli olmi a quello più chiaro degli aghi di pino, alle cortecce chiare delle betulle, passando per il rosso intenso dei fiori. La nostalgia, però, si fa più forte se penso gli odori di quel luogo: un misto di fresco fogliame e terra umida, con un leggero aroma di polline. Per me, il profumo della tranquillità. Raramente qualche altro visitatore passava da quel piccolo giardino isolato nel Bianco Borgo, ma quando succedeva i loro passi non si soffermavano, scorrendo via come l'acqua di una piccola cascata. Per chiunque altro forse una noia mortale, ma per me, abituato alla solitudine, un piccolo pezzo di Paradiso.»



«Vattene. Intruso»




Una voce sconosciuta, inaspettata e seccata, come se quel luogo di tranquillità fosse il suo. Il monaco apre gli occhi stizzito per rispondere a tono all'ignoto disturbatore, ma la voce gli muore in gola mentre si guarda attorno. Il suo giardino, finalmente ritrovato, ora è sparito, sfumato via come umidità notturna al sole del mattino. Ora non si trova più all'ombra degli alberi, nel bel mezzo della sua oasi di pace, ma al centro di un mucchio di rovine antiche e sconosciute, lontane dal Borgo e dal suo cuore. Una sua fantasia? Un'altra illusione, una delle innumerevoli della sua breve vita? Aang non lo sa, ma il paesaggio inizia a cambiare, mutando in qualcosa che scuote i suoi ricordi. E mentre le rovine attorno a sè si trasformano lentamente, il Manipolatore torna a guardare l'uomo che gli ha parlato. Lo guarda davvero con curiosità, perchè sa dentro di sè non chi è, ma perchè si trova lì. Dopotutto, lo sapeva fin dal principio che l'Asgradel non avrebbe chiamato soltanto lui, un piccolo (si, piccolo, inutile negarlo) monaco, amante dei libri e della tranquillità, ma anche altri. Molti altri. E guerrieri, a ben guardare il giovane che gli si è parato davanti. Quattro foderi sono ben legati al suo corpo snello e slanciato, segno forse di indecisione nella scelta, forse di un amore morboso per le armi. Gli occhi di un rosso intenso, che in un'altra situazione avrebbero potuto scatenare la curiosità del ragazzino, sono fissi su di lui, con un'espressione alquanto seccata. «Intruso, io?» dice il monaco, indicandosi e accennando un sorriso divertito. Continua a parlare, mentre recupera il suo bastone e si alza con calma. «Qui nessuno più definirsi un padrone di casa, siamo nelle terre dell'Asgradel, nel caso non lo abbiate notato». Le rovine che li circondano intanto, continuano a mutare lentamente, in un'imitazione lontana dell'architettura esterna del Bianco Maniero. «Siamo tutti suoi Ospiti, chiamati qui per proteggerlo. L'avete sentito anche voi, immagino». Le macerie, che poco prima erano sparse per terra, cambiano di forma, assumendo la statuarietà di bassorilievi e decorazioni a muro. «Siamo stati chiamati per combattere in suo nome, non per altro». Il monaco continua a osservare il suo futuro avversario, scrutandone l'espressione e cercando di decifrarla e trarne qualcosa: «Comunque sia il mio nome è Aang». La mano sinistra va a sistemare il piccolo brocchiere al braccio destro, mentre scruta le armi ancora (per poco) riposte del suo avversario, poi aggiunge, allacciando il suo sguardo a quello del mezzo demone «E voi, siete il mio avversario». Le sue parole sono ancora nell'aria, librate ora tra le mura di un cortile del Bianco Maniero, che il Flux richiama già la sua preda, prendendo possesso dei tatuaggi sul corpo di Aang e illuminandoli di una tenue luce azzurra. Rapido, il monaco salta all'indietro, allontanandosi di un metro dal suo avversario, iniziando il combattimento a distanza di sicurezza da quelle lame. La sua magia risale rapidamente il capo, appollaiandosi per un momento sulla testa pelata e tatuata, prima di esplodere in un bagliore accecante, che illumina per un attimo il cortile circostante. Mentre questo avviene, il suo braccio destro si alza, puntando poi un dito verso il ginocchio sinistro del nemico, con l'intento di azzopparlo e tenerlo lontano. La fronte liscia del monaco si contrae un istante nello sforzo della concentrazione: passa un istante e il Flux si condensa sulla punta del suo indice, prima di essere sparato con un suono stranamente ovattato all'indirizzo del mezzo demone. Con l'intento di rallentarlo. Con l'intento di tenerlo lontano e sfiancarlo. Perchè in quel luogo, rovine o cortile che sia, mutevole come una terra tutta da scoprire, non c'è spazio per i mediocri e gli inetti, ma solo per i migliori. Aang forse non si sente pronto per quel ruolo, ma è deciso a dimostrare di essere quantomeno all'altezza del richiamo dell'Asgradel, l'unico motivo per cui lui e i suoi compagni, finiti ora chissà dove, sono giunti in quel luogo. Alza il braccio destro ora, tenendo il brocchiere di fronte a sè in posizione di difesa e guardando in direzione del suo avversario. Le labbra sono strette nello sforzo della concentrazione, gli occhi, illuminati dal potere del Flux, sono socchiusi, pronti a cogliere il minimo movimento. Perchè questa non è una semplice battaglia.

«Questa è la battaglia della vita»





Specchietto Riassuntivo
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ReC: 250
AeV: 100
PeRf: 150
PeRm: 300
CaeM: 175
Basso: 6%
Medio: 11%
Alto: 22%
Critico: 44%




Riassunto & Note:


Penso sia chiaro, ma comunque spiego: ti rispondo alzandomi, intanto che il paesaggio cambia, mutando in un cortile del Bianco Maniero dei Toryu. Finito di parlare, ti flasho con un "Flash abbagliante" per distrarti e lancio "Proiettile di luce", puntando al tuo ginocchio sinistro per azzopparti. Let's fight! Che vinca il più lamer migliore! :8D:



Condizioni fisiche: Illeso
Condizioni mentali: Concentrato

Abilità Passive:

Controllo del Flux

[Controllo energetico, passiva di razza umana. Già citata]

Flux istantaneo
[Prima passiva del dominio Absolute Defence. Barriere create in tempi nulli. Già citata]

Abilità Attive:

Visione del Flux
Vedere il Flux nella sua vera forma senza un appropriato addestramento può confondere, stupire, abbagliare. Aang sfrutta questa caratteristica del proprio potere per distrarre il nemico poco prima di un attacco ma, vista la profonda concentrazione richiesta per manifestare il Flux in questa forma, gli è praticamente impossibile farlo in un corpo a corpo. In più, vista la particolare composizione del suo potere, questo sarà più potente sugli esseri demoniaci piuttosto che su quelli angelici.

[Pergamena "Flash abbagliante" del Paladino, consumo Basso]

Proiettile di Flux
Aumentando la densità del Flux negli arti superiori - in particolar modo nelle mani - Aang è in grado di "sparare" un vero e proprio colpo di energia spirituale verso il proprio bersaglio che, a causa dell'elevata velocità e della composizione del proiettile, subirà una piccola bruciatura e un contraccolpo notevole al punto colpito. Vista la concentrazione di Flux accumulata, il colpo sarà più intenso sui demoni ma meno sugli angeli.

[Pergamena "Lampo di Luce" del Paladino, consumo Alto]


Energia attuale: 100-6-22= 72%

 
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Lucien.
view post Posted on 3/3/2011, 19:24




Si volta il ragazzino e, rapido, lo spazio intorno ai due muta, cambia aspetto, forma e colori. Risvegliatosi lo sconosciuto dalla concentrazione e il riposo con le gambe incrociate, ora l'universo dei sensi è plasmato dalla sua volontà: crescono rigogliosi steli verdi fra le spaccature dell'antico marmo, e la pietra si spezza e si incrina seguendo le linee curve e frastagliate. Lungo la grande sala, le pareti grigie e gli alti pilastri; risalgono le colonne morbide cortecce che emergono dalla superficie, nascono rami esili ed eleganti che si protendono verso la luce, portando con sé i fiori e i nuovi boccioli. Si sgretolano le mura, il soffitto maestoso del tempio si scioglie al vento e si dissolve nella polvere: restano piccoli muretti bianchi che si sviluppano come labirinti intorno a loro, custodendo fieri il giardino paradisiaco e la sua crescita perfetta. Fra lo spadaccino e il giovane monaco, un delicato sentiero argenteo che scorre come un rivolo scivolando accanto alle aiuole, e più in là un piccolo stagno placido e i petali rosei che fioriscono sul sottile specchio dell'acqua. Alle spalle del ragazzo, un cerchio di pacati gioielli floreali, colorati come ambra e attraenti come quarzo luccicante.

Un luogo di pace, di riflessione. Un piccolo paradiso di frutti della terra.

Senza rivelare nell'espressione del volto i suoi reali pensieri, il mezzo demone scruta il giovane monaco con fare superiore, il mento alto, cercando di leggere dietro i suoi tratti fisici. Il particolare che più attira l'attenzione sul ragazzo è quella linea azzurrina che percorre il capo completamente rasato, colorando la pelle della fronte ampia fino a raggiungere quasi i suoi occhi chiari, che gli pare rispecchino un modo di essere tranquillo e allo stesso tempo una silenziosa luce di determinazione. L'abito e le sue pieghe di seta seguono la sua corporatura ancora fragile, e le ampie maniche ingannano la vista su quale sia la vera possanza delle braccia; la pelle giovanile e rosea. Fra le dita della destra ora stringe un lungo bastone di legno: dev'essere uno di quei ragazzini istruiti alla meditazione e alla difesa del proprio corpo, e degli ideali, fin dall'infanzia. Uno di quei ragazzini che conoscono solo una piccola parte della vita.

Il mezzo demone trattiene a stento il ribrezzo.

Le ultime nubi e il bagliore pallido del cielo si diradano rivelando la distesa senza confini di azzurro tenue e il sole mattutino sorto da poche ore. I fiori si lasciano abbracciare dalla presenza radiosa, che illumina anche il cammino di pietra fino a quello sconosciuto. L'incontro con lui è stato improvviso e crudele, come essere colpiti, dormienti, da un getto d'acqua gelida: nulla ora è più semplice, tutto quello che gli è stato fino ad ora concesso dall'Asgradel è soltanto un temporaneo avverarsi di lui, della sua essenza. Ma per raggiungere quel miracolo -sembrava così vicino!- la via è lunga, tanto che la meta si fa dannatamente lontana e ormai inavvicinabile. E non gli è permesso neppure di aggrapparsi alla serenità e compiutezza di quella illusione, perché nel cuore di un altro vive lo stesso suo desiderio. Forse, chissà quanti altri attendono con la stessa esitazione. E lo spazio dei loro sensi diventa inevitabilmente un'arena.

Perché non è possibile resistere al richiamo, non è possibile evitare se stessi.
L'Asgradel è dentro di te.

E' troppa la delusione per poter rispondere alle benevole parole di quel giovane monaco, che ora dice di chiamarsi Aang: lui preferirebbe che stesse zitto, perché di fronte a quel fine così maestoso non può rivolgergli il suo interesse, ammesso che in una situazione diversa lo farebbe. Ora lo vede soltanto come avversario, e già i suoi occhi fissano la sua pelle debole, immaginando di squarciarla con le lame fredde, e riflette su dove colpire con le proprie sferzate per chiudere in fretta quella così complicata faccenda, e compiere il destino che gli è stato assegnato. Non avrebbe per lui importanza la sua sorte, e non avrà pietà per il suo essere giovane, dinanzi ai propri desideri. Dischiude le labbra cupe solo per poche ultime parole, la voce segnale di fermezza.

< Stai zitto, ragazzo >

Ma subito dopo quello balza agilmente all'indietro, allontanandosi da lui come se ne avesse paura. Del resto, è quella la prima reazione che solitamente provocano le sue lame nei foderi: agli occhi di chi le guarda, sono una palese minaccia. Ora la linea sul suo capo si carica di una particolare luce ed energia, come se avesse assorbito quella calorosa del sole stesso. Lucien la vede crescere di intensità, socchiude le palpebre e alza già la sinistra al volto per proteggerlo da quel bagliore; eppure, non è stato abbastanza previdente da evitare di lasciarsi accecare, quando un attimo dopo quello esplode improvviso. Lo spadaccino piega le gambe e barcolla leggermente, riaprendo immediatamente lo sguardo nella dolorosa attesa che riprenda a distinguere qualcosa di diverso dal bianco luminoso, e nauseante. E poi, un suono lungo ed acuto, forse minaccioso.

Prima di cadere rovinosamente indietro, a terra.

Le sue mani si sono graffiate contro la pietra ruvida e fredda, e lo pervade un dolore intenso alla sua gamba sinistra. Poco più in alto del ginocchio, una fitta agghiacciante, ma allo stesso tempo così calda, così bruciante. Si alza rapido a sedere, aiutandosi con i gomiti, e guardandosi allarmato attorno vede di trovarsi di nuovo fra le pareti antiche del tempio: il brusio di voci infantili gli riempie ancora la mente, di nuovo l'odore di vecchiaia e il senso di cupo mistero. A pochi passi da lui, il ragazzino estraneo. Non vorrebbe assolutamente restare ancora a lungo in quello stato, colpito dalla luminosa magia di un bambino; no, non importa se sia doloroso. Fra i silenziosi sospiri di angoscia -fuoriescono naturali, e così odiosi, dalla sua gola- e il fiato stanco, si affida alla forza della destra e delle mani per riportarsi, lentamente, in piedi. Riporta la sua testa in posizione fiera, una piccola goccia di sudore, o forse una lacrima dagli occhi abbagliati, scende lungo il mento e poi scivola via e cade e si schianta sul pavimento di marmo. E lo spadaccino stesso cade in ginocchio pochi attimi dopo, tentando inutilmente di correre in avanti, ansioso di sfogare la sua violenza. La ferita non smette di pulsare, il puzzo di bruciato non smette di insinuarsi fra le sue narici, dentro la sua mente e nei suoi pensieri: il colpo infertogli è stato duro, decisamente troppo rispetto a quello che avrebbe atteso da un ragazzo all'apparenza così fragile. Una piccola voce dentro di lui si ripromette di fare tesoro di questo particolare, mentre il mezzo demone riprende a sforzare il suo fisico per tornare in piedi.

Non puoi fermarlo, quando vuole uscire.

Il suo equilibrio, tutto sulla gamba destra. Ciocche di capelli scuri gli nascondono lo sguardo rabbuiato, e l'istinto di gridare represso dal suo ego e dal controllo di sé; senza perdere altro tempo, incrocia le mani sulla Sinistra e la Destra, estraendole dalle loro custodie con il melodioso stridio metallico. Il suo respiro trema silenzioso, la pelle spettrale del collo si stringe nei brividi: il mezzo demone esegue senza esitazioni il suo rito macabro, e preciso alza le due lame su di sé per procurarsi una linea sinuosa di sangue sul petto, poco sotto ciascuna delle braccia.

Allora zoppica cadenzato in avanti, i denti si chiudono stretti per sopportare il nuovo dolore. Ma sullo sguardo una nuova luce, quando lo spadaccino si contorce e dalle sue ferite nascono le dita, le mani e i polsi. Scricchiolano le ossa dei due mostri, scivola il sangue nero dalla nuova carne. Trattiene l'urlo di dolore, la pietra del tempio gli risponde senza fermare il suo silenzioso sgretolarsi. E infine stringe con le dita dell'abominio la Nera e la Bianca; esibisce davanti a sé le quattro lame impugnate tutte insieme, in una volta soltanto, mentre si trascina in avanti, l'espressione severa e minacciosa, verso il ragazzo.

Ora. Hai paura?

SPOILER (click to view)

L u c i e n.

ReC 200. AeV 200. PerF 250. PerM 100. CaeM 400


Energia. 90%
Stato Fisico. Poco sopra il ginocchio danno di entità critica da urto e ustioni, due tagli sul petto di entità bassa ciascuno.
Stato Psicologico. Deciso.

Tracce.
diEgo abilità passiva di difesa psionica.
diSicurezza abilità passiva di raddoppiamento del valore di CaeM in stato di autocontrollo.
diSuperiorità abilità passiva che in stato di autocontrollo rende i semplici colpi di lama tecniche di potenza bassa.

Tecniche.
ImpronteDiMani Le mani possono salutare un amico da lontano, possono stringersi fra di loro, possono toccare, carezzare, viziare, possono uccidere. Le mani lasciano impronte. Tracce. L'essenza del mezzo demone si manifesta attraverso di esse, le mani sono il simbolo che lascia intendere il suo vero io, il suo Nome. Fremono all'interno del suo corpo, in attesa di essere liberate; possono emergere aprendosi la strada attraverso le ferite di lama, seppure sottili, sulla sua pelle. In termini di GDR, Lucien è in grado di estrarre da una qualsiasi ferita da taglio di almeno bassa entità un ulteriore braccio, spendendo un consumo energetico pari a Basso; l'arto ha le stesse proprietà fisiche dei normali due, e può essere mantenuto vivo sul corpo per una durata massima di due turni, compreso quello di attivazione, per poi ritirarsi di nuovo al suo interno. La fuoriuscita e il ritiro del braccio provocano al personaggio un forte dolore, che quindi si affievolisce tornando alla stessa intensità della ferita di partenza. Abilità Personale 1/5x2
Lame.
laSinistra impugnata.
laDestra impugnata.
laNera impugnata.
laBianca impugnata.


Cantastorie.
Abbagliato dal Flash, Lucien si protegge gli occhi con la sinistra e barcolla leggermente all'indietro, ricevendo il colpo sulla coscia poco sopra il ginocchio. Cade e prende coscienza della dolorosa ferita, guardando che nel frattempo l'ambiente è tornato ad essere il tempio in rovina. Una volta riacquistato un minimo di equilibrio, si taglia con due spade per poter estrarre due braccia dal petto, con cui estrae le restanti due armi. Infine, procede come può verso Aang, con le quattro spade strette davanti a sé.
Note.
Innanzitutto mi scuso se il post è quello che è, ma questo periodo e in particolare questa giornata è a dir poco una merda. Avrei comunque risposto più in fretta, ma ho dovuto pensare bene a cosa fare; insomma, penso che tu abbia aperto in maniera abbastanza pesante, sicuramente più di quanto avessi immaginato. Siccome non ho modo di difendermi dalla tua offensiva, mi sono concesso almeno di non essere colpito precisamente sull'articolazione (tra l'altro, non so se sbaglio, ma mi pare di aver capito che il bagliore si diffonda nell'ambiente e quindi possa impedire anche a te stesso di colpire con precisione one one). Poi, pensando che fosse poco sportivo venirti subito addosso con la gamba in quello stato, non ho voluto sprecare i due slot e ho usato la personale mentre ti vengo incontro. In questi momenti, a causa del forte dolore, viene meno l'efficacia delle mie due passive di dominio, ma già sul finire del post il dolore dovrebbe attenuarsi o comunque uniformarsi. Non ho altro da dire. Boh ._.

 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 6/3/2011, 18:58




MEMORIES




Monastero di Shan Pai, cinque anni prima.

Siamo tutti seduti sulla pietra fredda della stanza; una decina, non di più, più o meno della mia età. Tutti a parte Wong: lui ha tre anni più di me e oramai tutti noi lo guardiamo con compassione, anche i Maestri. Non è per nulla dotato, è irascibile e non sa controllarsi bene: sappiamo tutti quale sarà il suo destino, compreso lui, anche se continua a lottare presentandosi alle lezioni mattutine. Un bagliore improvviso attira la mia attenzione, la lezione è cominciata e io non ero attento. Meno male che il Maestro non se n'è accorto, altrimenti mi sarebbe toccata un'ora nel Cubo. Rabbrividisco al pensiero, cercando di rimanere fermo. Ma pare che gli occhi del nostro Insegnante siano ovunque, e presto le sue iridi celesti sono puntate su di me. «Qualcosa non va, Aang?» mi apostrofa: cerco di rispondere con voce alta e sicura, ma la mia voce è soffocata dalla paura. «N-no, Maestro» rispondo, cercando di non deglutire. Quello sarebbe un segno di debolezza, e il Maestro Wusei odia la debolezza. «Stavo solo meditando sulle Vostre parole» dico, accennando un sorriso che sarebbe dovuto sembrare sicuro. Qualsiasi cosa, pur di evitare la Punizione. Il Maestro sembra credermi, perchè annuisce e torna a rivolgersi al gruppo, squadrando con espressione severa le teste rasate dei miei compagni, ancora privi del tatuaggio di Unione. «Bene» riprende «dicevo, prima che venissi interrotto, che il Flux va usato e controllato con calma, perchè può essere estremamente pericoloso». Scocca un'occhiata al gruppo, forse per assicurarsi che abbiano capito, forse per intimorirlo a dovere. Si, lui sapeva essere davvero pericoloso, anche quando non usava il Flux. Mi concentro sulla lezione, tornando alla mia meditazione e ai miei respiri controllati, cercando di creare uno "spazio" per il mio futuro Potere. Il giorno dell'Unione è ancora lontano.

image


Luogo Sconosciuto. Presente.


Una mano va a toccare di sfuggita il tatuaggio al centro della fronte, in un vago gesto di soddisfazione o per controllare se si trova ancora lì, al suo posto. Gli occhi del monaco ora strabordano Flux, dipinti di un celeste acceso completamente innaturale: sono puntati sull'uomo (?) caduto a terra, scaraventato lì dall'utilizzo forse troppo avventato del suo Potere. Alza appena lo sguardo come a contemplare il cielo tinto di azzurro, prendendo un breve respiro prima di tornare al luogo del loro incontro. Le mani di Aang, tatuate come il resto del corpo, tremano leggermente, un fiume di saliva passa dalla gola quando deglutisce, guardando il risultato del suo attacco. «Flux, così bello ma così pericoloso» sussurra piano, ripetendo le parole di una delle sue lezioni al Monastero. Ogni volta che ne vede gli effetti in modo così evidente, il giovane prova sempre una sorta di timore misto ad ansia, come se quel potere non fosse propriamente suo ma avesse una volontà propria e indipendente. Come se non fosse d'accordo con lui, certe volte. Scuote appena il capo, cercando di scacciare via quei pensieri: il suo avversario nonostante la profonda bruciatura alla gamba cerca di rialzarsi, forse per continuare lo scontro, forse per arrendersi. Piccolo desiderio, questo, che il monaco non esita a chiedere silenziosamente. Chissà, magari l'Asgradel lo avrebbe accontentato, soddisfatto del suo comportamento. Invece no, il mezzodemone si alza, mettendo tutto il peso sulla gamba ancora buona, un'espressione di sofferenza diffusa sul volto. Le sue mani vanno a due dei quattro foderi, estraendo poi piano le sue armi, due spade gemelle con incisioni brune ben impresse sulle lame. Armi personali, sicuramente molto affilate e decisamente pericolose se fosse riuscito ad arrivargli in corpo a corpo, avvenimento non troppo probabile nelle sue condizioni. Il suono del metallo che esce dalla sua sacca di pelle si confonde con il brusio infantile che invade le rovine, in cui i due contendenti sono immersi. Il suo così bel giardino, perfetto nel suo intrecciarsi di suoni, colori e odori, completamente sostituito da quell'accozzaglia di rovine antiche, somiglianti vagamente a ciò che rimane del Bianco Maniero dopo la dimostrazione di potenza del suo Signore. Il movimento delle lame avversarie non va come previsto, e il monaco rimane ora a bocca aperta di fronte al sentimento auto-lesionista dell'essere che gli sta di fronte. Con un agile movimento dei polsi apre altri due tagli all'altezza del petto, non profondi ma sicuramente dolorosi. «Cosa sei.. tu!?» esclama, facendo un passo indietro, un'espressione di disgusto puro dipinto sul volto liscio. Il Manipolatore non ha tutti i torti a comportarsi così: dai tagli sul corpo del mezzodemone, infatti, escono altre due braccia facendosi largo nelle ferite, allargandole e sformandole in un fiorire di arti umani. Sotto lo sguardo esterrefatto del monaco, le due nuovi mani scendono sicure alle due armi ancora infoderate, rivelandole con un movimento esperto dei polsi: altre due spade, simili alle precedenti ma diverse nel colore, una bianca come le nevi dell'Eden, una nera come le notti del Plakard. Intanto, l'entità che governa quel luogo, forse l'Asgradel, forse qualcosa di più, spinto a compassione dai sentimenti del monaco, o chissà, per prendersi gioco dei suoi ricordi, mette scompiglio nel paesaggio, aggiungendo e sostituendo, tagliando e ingrandendo. Il brusio infantile tuttavia rimane, aumentando persino di intensità, e le rovine si fondono nell'enorme sala dei banchetti del suo Monastero, dove ogni giorno centinaia di bambini come lui erano portati a mangiare. Lì si stringevano le poche amicizie, lì nascevano come fiamme acerbe i primi rancori, lì fiorivano i più dotati del Monastero del Flux. La sua seconda casa e uno dei suoi primi ricordi. Quasi gli sembra di vedere la fila di teste rasate sedute composte a mangiare, mentre un Maestro rimprovera una tavolata troppo chiassosa, invitando alla moderazione della voce. Torna ora a guardare il suo avversario che si avvicina zoppicando, essere mostruoso con 4 arti ben armati, ma limitato negli spostamenti. La sua mente passa in rassegna diverse strategie, scartandole mano a mano in favore di colpi più precisi e pericolosi. Annuisce appena, quando oramai il suo avversario è a pochi passi da lui. Mette il piede sinistro su una delle panche accanto a lui «Scendi subito da lì!», per poi salire sul lungo tavolo di legno, sovrastando il suo avversario e tutte le tavolate. Un sorriso raggiante attraversa il volto del monaco, uno squarcio di felicità infantile per aver infranto uno dei suoi tabù. Il flux spumeggia contento dai suoi occhi, concentrandosi di fronte al monaco in una Manipolazione frizzante e imprevedibile. «Pericoloso, ma così divertente!» esclama, facendo partire il suo attacco che si dirige rapido verso il petto del suo avversario. Un cuneo appuntito e celeste, pericoloso ma infido, precede la sua vera offensiva: una lancia acuminata e nascosta poco dietro il cono, sistemata in modo da risultare quasi invisibile se vista dal di fronte. Un colpo scontato, forse prevedibile, ma che nell'esperienza del giovane non ha mai fallito. In quel luogo e in quella sala i suoi ricordi sono punzecchiati da invisibili aculei, piccoli richiami mentali che lo allietano e lo riportano ai tempi del Monastero: quando credeva che il suo Potere fosse un dono e non un peso da portare. Con uno scatto, come solo un ragazzino saprebbe fare, salta all'indietro giù dal tavolo, frapponendolo tra sè e il suo avversario e guardando, con un sorriso estasiato sul volto, l'esito del suo attacco. «Flux kêu gọi chúng ta, như chúng ta gọi ông là!» ripete a bassa voce, parole misteriose di un mantra che spesso gli veniva richiesto alle sue lezioni. Da ripetere nei momenti più giusti, quando il Flux raggiunge l'apice del suo corso. Forse quello era uno di quegli attimi, perchè ora lo sentiva chiaramente: ogni sua fibra era impregnata di quell'essenza. Aang era Flux e il Flux era Aang. Una sensazione che lo avrebbe potuto spingere a fare cose estreme, mettendo in un angolo la sua salda coscienza.


«Aang, non esagerare!»





Specchietto Riassuntivo
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ReC: 250
AeV: 100
PeRf: 150
PeRm: 300
CaeM: 175
Basso: 6%
Medio: 11%
Alto: 22%
Critico: 44%



Riassunto & Note:

Vorrei premettere una cosa: nel mio primo turno ho attaccato senza considerare la nostra differenza di PerM, aumentando il mio Alto a Critico. Ammetto candidamente che è stata una niubbata bella e buona, perchè ha praticamente compromesso tutto il tuo scontro, e non era ciò che volevo, assolutamente. Premesso questo (e scusandomi con te), passo alla descrizione di questo post: il paesaggio cambia di nuovo, trasformandosi nella sala pranzo del monastero (classica e ampia sala in pietra, con dei tavoli e delle panche disposte a intervalli regolari). La carica dei ricordi investe Aang, che quasi contento sale su uno dei tavoli (tabù in un posto come quello, dedito alla disciplina) e ti attacca con un attacco dentro un altro: un cono affilato di potenza Bassa che nasconde una lancia di potenza Media, entrambi diretti al tuo petto. Il cambiamento di comportamento di Aang lo vorrei interpretare come una sorta di "overdose da Flux", che tenterò da spiegare meglio nei prossimi post. Direi che è tutto, buona continuazione. ^^
Edit: eliminata qualche piccola ripetizione :O




Condizioni fisiche: Illeso
Condizioni mentali: Eccitato

Abilità Passive:

Controllo del Flux

[Controllo energetico, passiva di razza umana. Già citata]

Flux istantaneo
[Prima passiva del dominio Absolute Defence. Barriere create in tempi nulli. Già citata]

Abilità Attive:

Manipolatore del Flux
Aang appartiene a una minoranza tra gli umani delle terre dell'Asgradel, quella dei Manipolatori del Flux, una sostanza amorfa presente in ogni cosa animata ed inanimata, associabile alla materia di cui è composto l'animo umano. Esistono, sparsi in tutto il mondo, dei Monasteri dove giovani dotati cercano di apprendere di più su sè stessi e sui propri poteri. L'addestramento è massacrante, sia per il corpo che per la mente, ma chi non ne esce a brandelli o totalmente folle ha al suo comando un potere virtualmente illimitato. Aang ha terminato questo calvario, e dispone di un'istintiva Manipolazione del Flux, che usa a suo piacimento sia in attacco che in difesa.

[Dominio Non-elementale, consumo Variabile. Basso per il cono e Medio per la lancia, in questo caso]





Energia attuale: 72-6-11= 55%



Edited by PARACCO TRAVESTITO ALOGENO - 8/3/2011, 22:21
 
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Lucien.
view post Posted on 10/3/2011, 17:35




Le quattro lame come guardiani; sull'acciaio danzano sfuggenti le ultime luci pallide del cielo, la cupa colonna luccicante dal soffitto crollato. Le pareti del sacro altare agli Dei si piegano, sotto la pressione dello scontro fra le volontà, le crepe lungo i muri in rovina scivolano e scompaiono come gocce d'acqua sulla superficie fredda del vetro: la finestra in inverno. La pietra assorbe ramificato il colore, e il metallo delle armi viene investito dalla nuova luce calda e densa di mille mosaici sulla sinistra: sono i raggi del sole, attraversano il cristallo e colpiscono la sala con i loro getti di pioggia. Le scalinate di marmo in rovina si consumano, i ciottoli si spezzano e si sciolgono nell'aria ancor prima di infrangersi sul pavimento, rivelando il cuore ligneo fino ad ora nascosto al loro interno, il cuore colmo di fragile calore nel petto di una donna morente. Un gruppo di tre imponenti tavoli bruni, e spogli, che occupano la mensa in tutta la sua ampiezza, e ai lati di ciascuno file di panche che sono i posti a sedere per quei ragazzini di cui ancora si sentono le voci e le risa e i chiacchiericci, anche ora che tutto è silenzioso e illuminato di ordinata perfezione.

Ma il sangue nero si schianta violento sul riflesso del demone, ai suoi piedi.

E gli pare quasi di sprofondare dentro quel nero, quando gli getta un rapido e purpureo sguardo, attratto dal suo umido e tenue grido: macchie di sangue sulle linee armoniose di ciano e bianco latte sul pavimento di cera. Venature vermiglie di cadavere sullo specchio del lago; un sorriso ed un respiro sulle labbra mute dello spadaccino, è lui con la sua presenza a contaminare la disciplinata purezza concepita dalle emozioni e i ricordi di quell'insetto, di quel piccolo monaco. E subito dopo la smorfia di dolore, le sensazioni profonde e acute della sua ferita bruciata; sibila con i denti e avanza lento contro di quello, vedendolo mentre il suo volto si contrae per qualche istante nella paura, gli occhi e le sopracciglia di disgusto, e il passo barcollante indietro. Lo sente pronunciare le parole di terrore alla vista del mostro nascosto in lui, e si chiede debolmente per quale ragione il suo timido spirito abbia riportato alla memoria un luogo simile, in un momento simile. Di fronte al dolore imminente e alle ferite. Moccioso, ti senti al sicuro, qui? No, ha frainteso tutto come fosse un gioco, stupido. Eccolo che salta agile da una panca sul tavolo, un sorriso dannatamente irritante e i lembi del vestito color della crema che ancora svolazzano per la semplice acrobazia. Alla sua scherzosa esclamazione, il guerriero si fa subito più truce negli occhi, avanza minaccioso portandosi fino a pochi passi dal tavolo e da lui. Come riesci ad essere così irritante, così infantile? Le lame tremano, decise ad infettare presto il ragazzo con i rivoli di sangue nero, che ancora aprono bagliori scuri sul filo tagliente; e il demone si muove lento, mentre quasi si dirada e distende nella mente il dolore profondo e pulsante, forte ad ogni battito del suo cuore. Ma già risalgono il corpo del giovane monaco scaglie d'avorio, lungo i disegni sulla sua pelle, ed irradiano i suoi occhi di luce densa, angelica. Le sue mani danzano frenetiche e richiamano dall'aria un elemento fluido: levita e si lascia attrarre verso una nuova forma che si rivela. E ora è acqua, ora intoccabile brezza bianca. Che cos'è? Quel suono leggero e continuo, quasi silenzioso: è lo stesso di pochi attimi prima -anche se le pareti mutevoli illudono il suo tempo-, è la debole voce di un potere bruciante.

E' l'acuto pulsare delle sue ferite.

Dannazione. Si piega sul volto di Lucien un nuovo ghigno di dolore, soltanto per il ricordo; ma si leva verso l'alto il suo gomito sinistro, e con lui la fiera spada. Repentina, fischia nel vuoto il suo lucente metallo, vibra immensa colpita da quell'essenza di latte. E quell'unico istante è una lunga attesa, ora che le venature incise sulla Sinistra vengono sommerse, ora che un'altra onda di calore avvolge il primo luccichio: non rimane più tempo da perdere. La luce si separa in mille scintille che schizzano fulminee verso il vuoto soffitto della sala, la Sinistra le ha sollevate e le indica con la punta come per mostrare loro la strada; e subito dopo si contrae il braccio, la lama come scure di boia scende violenta a fendere la stessa aria. Ecco che si infrange l'altro getto di energia mistica, acuminato: una pioggia di piccoli cristalli, come vapore e spiriti evanescenti. Rapito da quel repentino susseguirsi di colpi, il mercenario ancora non si ferma e non riprende il respiro, ma trattiene il sigillo sulle labbra chiuse, e i denti e la bocca doloranti per la stretta. Dai riflessi caldi emergono paurosi i contorni della sua figura spettrale, il mostro si scaglia in avanti e si chiude infine il suo furore con il rumore sordo, e netto, della Bianca spada violenta che si conficca in profondità nello spesso legno del tavolo. Il monaco è sfuggito alle sue mani assassine, è scivolato oltre e si è guadagnato così la salvezza.

Dannazione. Sparisci.

Un'ombra sembra portare via il suo sguardo, calando sulle palpebre e sugli occhi penetranti come punte infuocate di frecce. Ora le pupille si stringono, piccole e crudeli, ora nulla può più arrestare la sua fredda determinazione. Nel breve silenzio che segue il suo slancio, il suo peso cade tutto sulla spada, il pilastro che sorregge il corpo sbilanciato per quell'infinito ardere delle ferite. Con difficoltà il piede destro arranca sulla cera e recupera l'equilibrio, mentre si solleva da terra l'altro stivale, logoro; dall'altra parte, i passi fermi del ragazzo sul pavimento solido, e i secondi che scorrono rapidi, senza alcuna pietà.

Allora il demone senza più nessuna parola alza le mani e le incrocia per restituire ai loro foderi le spade segnate dalle incisioni, e di colpo abbandona dalle dita del mostro la Nera: il suo clangore metallico si ripete in un eco di rabbia, graffiando famelico il corridoio perfetto fra i due tavoli. Nel suo gesto, la sfacciata sicurezza di aver escogitato qualcosa di diverso; tutto, pur di distruggere i suoi ostacoli. Si piega leggermente con la schiena, il dolore riprende ad attenuarsi, le dita dei tre arti, ora libere dal peso delle armi, afferrano i due bordi laterali della lunga panca sotto di lui: proprio quella su cui poco prima il ragazzo ha mosso un rapido passo, avvolta dal vociferare illusorio dei ragazzini legati a quel posto, posta insieme a tante altre a seguire la linea del lungo tavolo. E' pesante, scura e forte come tratta da un albero secolare; quattro cilindri la sorreggono. Quasi grugnendo con la gola, lo spadaccino la solleva tutta di colpo, la spinge quindi verso la sua destra e la lancia per aria, tenendo tuttavia le sudate mani ben vicine. Si fanno allora strada sul dorso di quelle, lungo i nervi tesi e le nocche e le falangi e unghie, i chiari e tenui rigagnoli di grigio, invisibili. E Lucien riprende sotto il suo dominio il nuovo strumento di morte, afferrandolo alla sua estremità sinistra per concentrare la maggior potenza possibile sugli spigoli dalla parte opposta: l'abominio che cresce dalle sue ferite si mantiene saldo attorno all'elsa della Bianca, perché il guerriero non sia trascinato dalla sua arma. La stessa che ora comincia ad agitare con fatica in direzione del ragazzo dal capo rasato.

Sparisci dal mio sogno.
Un grido di donna mostruosa esplode d'improvviso dalle pareti.

Acuto e straziante, è l'urlo di un sacrificio prima di essere definitivamente privato della propria vita, in nome di qualcosa di più grande. La voce debole ed innocente, la purezza che si pensa gli Dei apprezzino tanto. I colori dei mosaici e le vetrate si spengono, si consumano, si rompono: vengono assorbiti dalle mura, risucchiati da impietose crepe e graffi e solchi: scorrono come torrenti insuperbiti dal diluviare d'autunno, e tutto diventa di colpo vecchio, la sala cade in rovina. Soltanto tracce di decadimento, di abbandono e di oltraggio, i segni di un incendio, i segni di un assedio: tutto questo è tornato nel riecheggiare di quel singolo grido. Attorno al mezzo demone, le chiazze di sangue sul pavimento si diramano come inchiostro fondendosi con l'immagine dei suoi desideri, e accanto alla Nera la pietra si spezza in una breccia: la linea nel suo feroce stridio conficca i suoi artigli nella mente. Macchiare, rigare, rovinare, imprimere le tracce nella fredda sala. Ora quel posto è suo. Solo macerie che presto prenderanno a creparsi e crollare, per il peso dei segni e di tutto i ricordi. Pervadono i sensi.

Voglio toccare i miei desideri con mano. Voglio graffiarli.
Lasciami vivere il mio istinto, e il mio sogno.


Sul volto dello spadaccino, le labbra contratte e gli occhi di perfidia: in loro si vede la follia, la sicurezza e la brama che spinge un uomo a tutto, pur di realizzare il suo volere. Inaudita violenza, trascina verso sinistra la panca, anch'essa percorsa dai suoi solchi, e ora il riflesso sulle sue iridi vermiglie attende soltanto l'attimo in cui il legno si scontrerà sul fragile ragazzino. E gli fracasserà la testa. I denti si stringono, le mani lasceranno la presa dopo l'impatto, e la carne abominevole proverà il dolore degli aborti che ritornano a nascondersi dietro le ferite.




SPOILER (click to view)

L u c i e n.

ReC 200. AeV 200. PerF 250. PerM 100. CaeM 400


Energia. 70%
Stato Fisico. Poco sopra il ginocchio danno di entità critica da urto e ustioni, due tagli sul petto di entità bassa ciascuno.
Stato Psicologico. Dannatamente deciso.

Tracce.
diEgo abilità passiva di difesa psionica.
diSicurezza abilità passiva di raddoppiamento del valore di CaeM in stato di autocontrollo.
diSuperiorità abilità passiva che in stato di autocontrollo rende i semplici colpi di lama tecniche di potenza bassa.

Tecniche.
Marchio di Difesa La destrezza ha duplice vantaggio: in primo luogo, rende il proprio stile di combattimento veloce e letale, e in secondo ne mostra il lato artistico e spettacolare, costituito di movimenti precisi ed aggraziati. Pertanto il valore di CaeM di Lucien è un fondamentale fattore per la perfetta esecuzione di questa tecnica, che consiste nel volteggiare l'arma innanzi a sé in modo da creare una difesa a ventaglio nell'aria conseguente al suo veloce spostamento, con un consumo energetico pari a Medio. Questa è in grado di deviare attacchi provenienti da una singola direzione soltanto nel momento in cui arrivino a breve distanza da Lucien. La parata quindi blocca il sopraggiungere di azioni offensive avversarie mirate e tecniche non molto complesse, anche nel caso in cui il valore di PerM del personaggio non sia sufficiente a contrastarle. Pergamena Parata

Dominio di Mani Le mani possono stringere qualcosa per appropriarsene, per disegnare incancellabile il loro marchio di possesso. Così, se Lucien lo desidera potrà infondere la sua volontà nelle dita che verranno subito avvolte da un debole alone di luce pallida e fredda, stringendo con ancor maggiore fermezza l'elsa della sua spada. E questa diventerà veramente sua, come fosse parte stessa del suo corpo, e potrà avventarsi sul proprio avversario per sfregiarlo con la sua lama come se lo attaccasse con le sue mani nude. In termini di GDR, questa abilità consente al personaggio di attaccare con un consumo energetico Variabile, e la sua potenza si basa sul valore di CaeM. Abilità Personale 2/5

Lame.
laSinistra nel fodero.
laDestra nel fodero.
laNera a terra.
laBianca impugnata, conficcata nel tavolo.


Cantastorie.
Lucien risponde al primo cono di luce deviandolo verso l'alto mediante un attacco passivo (di potenza bassa, grazie alla passiva del ws) con la Sinistra, per poi riabbassarla velocemente utilizzando la tecnica della parata, a difesa dal secondo attacco. Scagliandosi in avanti, tenta di colpire Aang con la Bianca, che si conficca nel tavolo. A questo punto rinfodera la Sinistra e la Destra, lascia cadere a terra la Nera e con le tre braccia libere afferra la panca sotto di lui. La lancia verso la destra, per poi riafferrarla all'estremità, utilizzando la variabile con consumo energetico Medio, e scagliarla da destra verso sinistra con l'intenzione di colpire il monaco alla testa.
Note.
L'efficacia delle due passive del ws viene meno soltanto dopo la mia offensiva, ovvero per via dell'intenso dolore provocato dal ritirarsi delle braccia. Per il resto, non ho altro da dire, solo... che faticaccia ._. A te :v:

 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 15/3/2011, 14:23




MEMORIES the second


Monastero di Shan Pai, cinque anni prima.

«Non è pericoloso soltanto per chi sta vicino a noi» continua il Maestro Wusei, scrutando con occhi luminosi la sua scolaresca, alla ricerca di qualche disattento, «ma anche e soprattutto per noi stessi. Quando non siete voi..» dice, indicandoci «..a controllare il Flux, ma è il Flux a controllare voi». Si ferma un momento per gettarmi un'occhiata, come se temesse che mi alzassi per protestare (cosa che non avrei mai fatto), per poi indicare il tatuaggio sulla sua testa. «I simboli di Unione non servono soltanto a canalizzare meglio il vostro potere, ma anche a impedirgli di ribellarsi, anche se..» dice, lanciando uno sguardo fuori dalla finestra, come perso dietro un pensiero «..in certe situazioni particolari può comunque accadere». Sembra scuotersi leggermente, poi torna a guardarci: «In quei rari casi, cercate di concentrarvi sul ritrovare voi stessi, come nei nostri esercizi giornalieri, ripetendo intanto questo mantra: "Flux kêu gọi chúng ta..»

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Luogo Sconosciuto. Presente.

«...như chúng ta gọi ông là!»

La familiare litania viene oramai ripetuta costantemente dal monaco, in un fiume di parole per ancorare la mente, per distaccare il proprio Io dal potere che lo pervade. Il suo respiro è accelerato, le labbra si muovono frenetiche nel formare quelle frasi arcaiche a bassa voce, quasi in un sussurro. Gli occhi, dominati interamente dal Flux, seguono ogni movimento dell'avversario posto dinnanzi a lui. Le quattro lame del mezzodemone, impugnate da altrettante mani, si muovono veloci, tagliando e deviando il Flux con la forza della disperazione, mentre Aang è intento a liberarsi dalla possessione del suo Potere. Per poco non viene colpito dalla lama bianca quando il giovane scende agilmente giù dal tavolo, sentendo poi il suo avversario digrignare i denti in un gesto di esasperazione. Il respiro del monaco si fa più lento, mano a mano che continua a ripetere la sua litania (tumtum), mentre l'enorme sala di pietra dei suoi ricordi inizia a sfumare, a contorcersi e a "invecchiare". Le finestre ampie e slanciate si scuriscono, i vetri si incrinano e si affumicano, prima di rompersi e perdersi in un'esplosione soffusa e silenziosa. Il pavimento, solido e ruvido come lo ricorda, si incrina in lunghe venature scure (tum tum), chiazzandosi di sangue all'urlo di una donna assieme lontana e vicina, disperata nel suo dolore. La mano sinistra di Aang si stringe sul bastone per soffocare il tremore, intanto che la mente riprende finalmente il controllo di se stessa (tum). Guarda l'avversario attraverso i suoi occhi, stavolta, osservando come sia messo male. «Perchè..» mormora, mentre vede la rabbia del mezzodemone sfogarsi su una panca. Mentre vede la panca infrangersi con un pesante tonfo ligneo sulla propria barriera di Flux luminoso, posta a difesa di tutto il suo fianco. Invano. Il dolore esplode nella sua testa quando la panca si schianta sulla sua tempia, facendolo barcollare sulle gambe improvvisamente poco sicure, mentre cercano di tenere in piedi il monaco. La mano libera va a sorreggere il capo, come se dovesse cadere da un momento all'altro. Le dita tastano il grosso ematoma, saggiando i danni mentre i denti affondano nel labbro inferiore. «Perchè fai tutto questo?» dice con voce gorgogliante, allontanandosi da quell'abominio di quattro braccia. «Non vedi che sei allo stremo? Arrenditi..»: la speranza che il combattimento finisca, perchè sente quasi il dolore avversario come il suo, la cicatrice del suo scarso controllo del Flux, la dimostrazione del suo fallimento. «.. per favore». Così come erano uscite, le due braccia immonde rientrano nella loro caverna, in un rumore di ossa rivoltante. Un segno di abbandono? La volontà della resa? Il monaco ha bisogno di sicurezza, in quel momento più che mai. Il dolore del tradimento è ancora caldo come un tatuaggio dentro di lui, non ne avrebbe permesso un secondo. Muove con uno scatto il piede destro in avanti, alzando uno sbuffo di polvere e facendo uscire del Flux in una lunga serpe celeste. Il suo colpo scivola silenzioso sul pavimento, bagliore argenteo sul pavimento scuro, per provare ad avvinghiarsi attorno alla caviglia sinistra del mezzodemone e strattonarla, nel tentativo di gettarlo nuovamente a terra. Nella speranza che non avrebbe avuto più le forze per rialzarsi e combattere. Il monaco non lo avrebbe biasimato: combattere all'interno delle rovine del Bianco Borgo sarebbe stato troppo doloroso per lui. Intanto che il Flux avanzava infatti, la stanza non mutava completamente, ma si adattava a quelli che una volta erano gli edifici del Toryu: case distrutte, porte sfondate e lamenti distanti. Come quando, tempo prima, aveva incontrato i suoi due compagni nella devastazione della sua casa. Quasi gli sembra di vederli ora in lontananza mentre si incamminano, ma forse è solo un riflesso del sole che tramonta, segno metaforico e assieme vivido del presente di tutti. Il tramonto di un'era, il crepuscolo di un illusione di pace.




Specchietto Riassuntivo
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ReC: 250
AeV: 100
PeRf: 150
PeRm: 300
CaeM: 175
Basso: 6%
Medio: 11%
Alto: 22%
Critico: 44%



Riassunto & Note:

Questo post fa schifo e lo so già, oltre ad essere al limite dei cinque giorni. Purtroppo non ho avuto modo di fare di meglio, mi dispiace >_>
Passo alla spiegazione: paro la panca con una barriera di Flux, mi allontano di qualche passo e dal mio piede destro esce una sorta di "laccio" che tenta di avvinghiarsi alla caviglia della tua gamba danneggiata e strattonarla, nel tentativo di farti cadere a terra. Tutto qui! Buona continuazione!
Edit: mi hai fatto notare che la tua CaeM con la tua passiva è il doppio della mia PerM. Chiedo scusa, ma non me n'ero completamente accorto, ero convinto che la tua stat raddoppiata fosse 400. XD




Condizioni fisiche: Ematoma di Media entità alla tempia destra. Disorientato.
Condizioni mentali: Sopraffatto dall'emozione. Deluso dai propri poteri.

Abilità Passive:

Controllo del Flux

[Controllo energetico, passiva di razza umana. Già citata]

Flux istantaneo
[Prima passiva del dominio Absolute Defence. Barriere create in tempi nulli. Già citata]

Abilità Attive:

Manipolatore del Flux
Aang appartiene a una minoranza tra gli umani delle terre dell'Asgradel, quella dei Manipolatori del Flux, una sostanza amorfa presente in ogni cosa animata ed inanimata, associabile alla materia di cui è composto l'animo umano. Esistono, sparsi in tutto il mondo, dei Monasteri dove giovani dotati cercano di apprendere di più su sè stessi e sui propri poteri. L'addestramento è massacrante, sia per il corpo che per la mente, ma chi non ne esce a brandelli o totalmente folle ha al suo comando un potere virtualmente illimitato. Aang ha terminato questo calvario, e dispone di un'istintiva Manipolazione del Flux, che usa a suo piacimento sia in attacco che in difesa.

[Dominio Non-elementale, consumo Variabile. Medio per la barriera e Medio per il "serpente", in questo caso]





Energia attuale: 55-11-11= 33%



Edited by PARACCO TRAVESTITO ALOGENO - 15/3/2011, 15:11
 
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Mirkito15
view post Posted on 24/3/2011, 15:38




CITAZIONE

CORREZIONE SCONTRO


Aang



Scrittura: 6.50/10
Come dire: ottima sostanza in una corazza ammaccata. Devi migliorare la forma, poiché i concetti espressi, le idee di fondo, ci sono e sono buone. Noto alcuni errori banali, che sono facilmente evitabili. Ti porto come esempio un paio di frasi, presenti tra le prime del tuo post di introduzione: "Miglia, ruote, chilometri scorrono e passano sotto i piedi del monaco, in viaggio verso quel richiamo insistente, quella voce ancestrale. Aang avanza inevitabile, i suoi passi incessanti macinano terreno, la sua mente così calma, così tranquilla nonostante tutto, è persa in sè stessa."
Innanzitutto, ruote? Scommetto che se rileggi la frase stona un poco pure a te, sinceramente a me ha fatto storcere il naso; non ho modo di figurarmi delle ruote sotto ai piedi di Aang. Secondo punto: avanza inevitabile? Suvvia, scommetto che puoi fare di meglio - ne sono anzi convinto in base a ciò che ho letto in alcuni punti del testo -, anche perché fatico a disegnarmi una persona che avanza inevitabile (già la cosa sarebbe diversa se fosse stato un "inevitabilmente", seppure nemmeno questo avverbio sia il massimo in quel punto del testo), tenendo presente il significato stesso della parola. Ecco, i tuoi scritti sono pregni di queste piccole macchie stilistiche, che vanno a rovinare una struttura idealmente molto bella: le immagini che evocano i tuoi post sono meravigliose, i ricordi del passato del pg sono ben bilanciati e interessanti, i dialoghi, brevi all'interno del combattimento, si inseriscono senza problemi e regalano spessore al personaggio. Rileggi e, soprattutto, leggi altri scritti o libri, per familiarizzare con una padronanza della forma un pochino più alta di quella che attualmente possiedi e vedrai sicuri miglioramenti.

Strategia: 7.25/10
Cosa posso dire. Sei potenzialmente (dico potenzialmente poiché l'incontro non è terminato) il vincitore in campo del combattimento. Ti è sufficiente il primo post per mettere in difficoltà il tuo nemico, colpendolo laddove puoi limitarne la pericolosità offensiva futura. Non lo fai poi linearmente, ma affianchi una buona tecnica di supporto che rende la difesa nemica quasi impossibile (ne riparliamo un attimino in sportività). A questo punto non posso che darti un voto più che buono, limitato forse dalla brevità dello scontro, che non ti permette di dimostrare più di tanto.

Sportività: 7.0/10
Lo scontro risulta pressoché pulito. Perché non sette e mezzo standard? Proprio per quello che tu affermi essere una svista. Ammesso anche che non ti eri accorto della differenza di PeRm, il tuo attacco iniziale, appoggiato dal vantaggio strategico del primo post, riducono il tuo avversario ad una impossibile difesa - o quantomeno difficile -, che poi ne limita altamente il proseguimento dello scontro, impedendogli di sfruttare le proprie capacità tecniche. Per quanto mi dispiaccia, non posso non tener conto di questa azione poco "signorile", se mi passi il termine, e dunque, perdi qualche punto, mantenendoti comunque ben al di sopra della sufficienza. Non vengono poi riscontrate anomalie o antisportività nell'uso del campo di battaglia.
Penalità ritardi: - 0.0.


Totale: 6.92/10



Lucien



Scrittura: 7.25/10
Brilli dove il tuo avversario pecca. Hai una forma ottima, legata ad un superbo uso dei termini e della struttura del post. I tuoi scritto non sono affatto pesanti da leggere e anzi, invogliano. I contenuti non sono da meno e l'interpretazione del personaggio è ben equilibrata e coerente. Non posso aggiungere più di tanto, seppure posso consigliarti di concentrarti maggiormente sui passaggi descrittivi delle azioni vere e proprie, che mi sono risultati oscuri a volte, nonostante non sia un difetto vero e proprio o una pecca grave dei tuoi scritti.

Strategia: 6.5/10
Ahimè, poco presente nello scontro. Nonostante una buona condotta sportiva, che ti porterà i dovuti benefici nel campo apposito, sei quasi invisibile nello scontro in sé. In un post addirittura non accenni attacchi di sorta - una eventuale spada lanciata sarebbe stata sufficiente a portare l'avversario a fare delle scelte difensive e dunque avresti abbassato la sua incisività d'attacco nel post successivo. Il fatto inoltre che il combattimento non sia proseguito più di tanto impedisce di scoprire se era nelle tue capacità ribaltare la situazione evidentemente sfavorevole per te. Sei comunque sufficiente, poiché, perlomeno, non sprechi gli slot del primo turno, iniziando ad elaborare una strategia che poi avresti potuto sfruttare in seguito e tenti un qualche attacco (questo comporterà qualche nota dolente in sportività) nel secondo turno, aumentando la tua efficacia.

Sportività: 7.5/10
Un grande pregio e uno "stupido", passami il termine, difetto. Prendi i colpi lanciati dal tuo avversario senza trovare mezzucci per evitare il danno e questo è un pregio non da poco. Limiti infatti il tuo intero scontro, evitando però di compiere azioni altamente antisportive ed errate. Sacrifichi e metti a rischio l'intero combattimento, senza lanciarti in arzigogolati tentativi di evitare danni o spostarli in altre zone del corpo. Perdi parte della tua signorilità però nel momento in cui decidi comunque di andare in corpo a corpo con un danno Critico alla gamba, che la dovrebbe rendere pressoché inutilizzabile. Saresti stato dunque costretto a zoppicare fino al tuo nemico, se non addirittura saltellare su una gamba sola fino a lui. In ogni caso ciò ti è già costato caro in strategia e al termine della valutazione dei pro e dei contro mi sono deciso ad assegnarti un sette e settantacinque, abbassato poi dal malus del ritardo del post di presentazione. Non vengono poi riscontrate anomalie o antisportività nell'uso del campo di battaglia.
Penalità ritardi: - 0.25 (post di presentazione).



Totale: 7.08/10




Vincitore:

Lucien.

L'utente ha diritto ad un post conclusivo.
Per dubbi e chiarimenti msn o mp.


 
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Lucien.
view post Posted on 27/3/2011, 22:00




Distruggi
Distruggi
Distruggi.

Grida con me di dolore, per il mio piacere grida: rovina.

Quando il legno si schianta contro l'esile corpo del ragazzino, le vibrazioni del colpo lo percorrono insieme alle crepe, rompendolo, fino a giungere come brividi nei sensi affamati del mezzo demone. Scuotono il suo volto, le labbra e gli occhi che si piegano in una breve smorfia, le pupille immobili di soddisfazione nello stesso momento in cui si infrange sul capo del giovane monaco, e si spezza nel grido di mille schegge taglienti; sale repentino, aggrappandosi lungo la schiena, il piacere e il godimento, e si libera in un respiro lieve dallo spiraglio della bocca. Le urla, i rumori di rovina, le macchie e la confusione, un bagliore di luce bianca. Nel culmine di esaltazione di quel luogo spettrale, l'arma inusuale e di peso immensa vuole trascinare con sé le mani che a lei si sono strette, fredde e pungenti come scheletri e bramose di nuovo sangue. Ecco, ora il sguardo si fa più lontano e incerto, nell'attimo lento e grave le dita abbandonano all'irruenza del vento il loro macigno, e così resta soltanto il silenzio della sua rovinosa caduta: prima che penetri la foschia della sua frattura, la sottile nube di battaglia, e si precipiti nel tonfo contro il tavolo distrutto dai segni, e graffi nell'altro stridio sulla sua superficie. Fino a scivolare oltre di esso e cadere ancora, spinto giù alla morte del precipizio dalle mani nere del guerriero: ora si contorce sul marmo, cimitero di trucioli, e il tempo che scorre insano in quel luogo d'istinto non lo risparmia dai fendenti di invisibili spade, dal consumarsi inesorabilmente in se stesso.

Sospira: è giunta al termine la tua caotica follia
e l'urlo straziante del sacrificio sfocia in deboli singhiozzi e gemiti.

Sollievo: senza fine e senza respiro. Gli occhi rossi si spostano indolenti, come fossero stanchi, sul ragazzo in piedi di fronte a lui, il tavolo marcio soltanto a separarli. I suoi piedi esitano, nel suo barcollare pare che presto debba perdere l'equilibrio e cadere a terra, confusa la mente; la testa fra le dita, che tastano frenetiche il dolore della ferita sulla tempia. Il viso basso, la voce tenue e il tremolio dei denti che cercando rifugio mordendo il labbro, le parole scivolano con fatica dalla sua bocca: e infine sussurra. A quell'ultimo alito, il fiato del mezzo demone torna a scorrere nella sua gola e il suo tono di rabbia si spezza in cupi sibili, mentre si getta sul ripiano sotto di lui con le braccia di uomo, stringendo i pugni. Si libera la mostruosa presa sull'elsa della Bianca, conficcata nel banchetto di quercia; macchie di nero sulla lama, il palmo di mano si allontana da essa aprendosi quasi come in un addio, un'indesiderata separazione. Ma i demoni devono ritornare nella loro tana, nascosti fra brandelli di carne all'interno delle sue viscere. Non può fare a meno di premere freddo con la fronte sul legno duro, stringere il respiro e aspettare che tutto sia di nuovo finito: una goccia di sudore scende e bagna i solchi e i graffi. In pochi istanti le ferite sul petto richiamano i due figli ciechi, desiderosi soltanto di sfogo. La pelle si lacera, dolore! Il vestito nero intriso di sangue si ciba di quel suo calore, lasciandolo scivolare nei suoi rivoli quando ne ha ormai bevuto troppo. Si contorcono le falangi, spilli aguzzi di ragno, per poi scomparire dentro di lui come il silenzio dopo un lungo bacio; il guerriero smette di gemere.

...

< N-non vedi quanto sia meraviglioso questo dolore?
Soltanto con il mio sacrificio potrò avere il tuo sangue,
e macchiare con esso questo Desiderio.
Per sempre >

Teatrale. Si rialza in piedi spingendosi con le mani, solleva il capo: un ghigno, un sorriso macabro strappa il suo viso, a instillare in quello paura e terrore, a rosicchiare i pensieri dentro la sua testa dolente. E allo stesso tempo un grido d'incoraggiamento per se stesso, non avrebbe molta importanza anche se fosse una mera menzogna: è grande la sofferenza che le sue ferite lo costringono a sopportare, eppure il mezzo demone mostra di poter nutrire il proprio ego di quel suo sangue nero. Cresce ancora in lui la perversione delle lame che squartano la carne, che si sporcano di rosso e ne fanno dono al pavimento sotto i piedi della vittima: è questo l'istinto di un demone, il desiderio che si maschera della sua umanità e fine bellezza. Non esiste giudizio: soltanto brama e soddisfazione.
Ora è tutto preparato, la corda si fa ogni secondo più stretta attorno al tenero collo del monaco: un ragazzino come lui è raro a vedersi per le sue miracolose capacità, ma avvolto dai suoi abiti bianchi non avrà mai conosciuto quello che la sua gente chiamerebbe errore, trasgressione, male. Non ha mai potuto ottenere nulla dal frutto aspro della vita un uomo che non ha la forza di cadere nel suo istinto, di trarne piacere e di riconoscersi sia in esso che nel controllo del proprio io. Le parole che quello recita con tale fede gli insegnano soltanto a fuggire dal suo vero essere, a cercare un'illusione senza macchie.

Duro, violento.
I miei occhi vedono bene che stai per precipitare
nel baratro che temi tanto. Tra le fauci di un mostro che non sei in grado di domare
con le tue stupide lagne, le parole e le preghiere.

Lo fissa crudele, sicuro di penetrare la sua falsa fermezza con il solo sguardo, e il sorriso del boia sulle labbra. Sibilante stridio, quando solleva in alto, verso le polveri che crollano, e possiede con le dita la sua fiera Destra, destandola dal breve riposo della sua custodia: l'acciaio danza leggiadro in aria, disegnando elegante e perfido la metà perfetta di un cerchio, una eterea runa di maledizione. Raggiunto silenziosa il suo apice, la lama viene abbagliata dai riflessi caldi e spettrali del tramonto sul cielo; si è sgretolata sopra di loro la pietra, né resteranno imponenti ancora per molto tempo le pareti della sala. Il banchetto in rovina ora rivela le nubi rosse e pesanti alla vista, più in là i nuovi resti di antiche torri, le mura di un forte, i pali neri di legno. Una cittadella distrutta; i segni di una guerra, di molte battaglie, di un incendio nella notte e di una mortifera carestia. Un bagliore bianco striscia sul pavimento.
Non c'è più tempo: trattiene il respiro, incalzato dal dolore, e la lama da lui impugnata si abbatte rabbiosa sul tavolo che, marcio, si spezza in due metà lungo la precisa linea del colpo. Così distrutto, cade gridando contro la pietra sotto di lui, e i suoi resti soffocano come una ghigliottina la luminosa serpe; ma soltanto dopo che la nebbia di trucioli si è diradata il guerriero ha modo di rivedere il volto di colui che ha dato vita al tranello. E il suo sguardo è ora più lontano, forse quegli occhi pensano già alla fuga: indietreggia di due passi, sussurrando qualcosa di incomprensibile, muto per i lamenti e le voci che infestano quel luogo.

< C-che cosa credi di poter fare, ancora?
Sei nelle mie mani, ora >

E la prima pietra cade.

Il ragazzino si lascia sfuggire un grido, balzando all'indietro e sfuggendo per poco al masso che si sarebbe schiantato sul suo corpo debole; scivola e inciampa, contorcendosi frettoloso come una lucertola striscia via con le mani e con i piedi. La cupa ombra che incombe sui due è stato il culmine di sopportazione per lui, e d'un tratto la sua salvezza sarà stato il pensiero pulsante nel suo cuore. Ma la vista della sua disperazione scompare ben presto, inghiottita dalla pietra che crolla dal cielo. La terra trema, il guerriero cade in ginocchio tenendo pur salda la stretta sulla spada: nel momento di massima eccitazione, ora che l'istinto e il demone prevalgono del tutto nel suo animo, l'arma è il sussurro di una parte della sua coscienza. Come se avesse lui stesso paura delle emozioni che stravolgono il mondo del Desiderio ai suoi occhi. Ma che cos'è? Si scioglie il colore rossastro all'orizzonte, si innalza una grande torre. Tutt'attorno allo spadaccino le macerie si radunano, spinte da invisibili venti e spiriti, mosse dal canto e dalle urla e dall'odore d'incenso: ha preso forma un cerchio imperfetto di rovine, e le rocce si ammassano salendo in alto con una spirale. Lo spazio si sgretola, altre rocce nascono dal cumulo. Il rombo di distruzione e costruzione, e il rumore assordante! Cresci, cresci, cresci. Sempre più in alto, turbine di pietra, realizzati agli occhi, anima! Non smettere, qui tutto è lecito grazie all'essenza di Asgradel: qui puoi mostrare quanto sei imponente, incrollabile, un'obelisco di sensazioni e certezze.

Lucien.

Ma nulla più rimane di quei sensi, perché il mezzo demone si accascia alla sua sinistra, e le sue forze si affievoliscono come quelle di un bambino cullato dalle sue coperte, addormentandosi di notte. Mentre il suo sguardo rimane perso nel vuoto, carezzato dalla durezza e dall'orrore della rovina, la torre continua imperterrita a crescere.

E il piccolo anello di cielo bianco si fa sempre più
Lontano
Lontano
Lontano

Il rumore è sempre più debole.
Come quello lentamente muore,
il pargolo protetto dai suoi desideri si colma di soddisfazione.

Chiudi gli occhi

Lucien...






SPOILER (click to view)
Siamo arrivati alla fine. Ringrazio il mio avversario per lo scontro: nonostante l'accostamento di personaggi non sia stato proprio ideale, per quanto mi riguarda, sono contento degli spunti che ho trovato e anche della prova di strategia e sportività. Mi sono praticamente trovato a imprecare ad ogni tua risposta, ma è stato bello trovare le mie soluzioni contro un dannato ragazzino a distanza! Mi dispiace di non essere riuscito a finire lo scontro. Alla prossima, Paracco.
Ringrazio anche Mirkito per la correzione; sono particolarmente contento di aver vinto perché così ho potuto utilizzare i tre quarti del post che ho fallito a finire...
Buh. Au revoir!
 
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9 replies since 16/2/2011, 23:58   771 views
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