Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Valzer al crepuscolo ~ Hurt

« Older   Newer »
  Share  
La Tour
view post Posted on 19/2/2011, 17:34




« H u r t »




« Sorella mia » esalò Venatrix in un sospiro « ho male al cuore. »
Lì agli Altiventi non c'erano porte. Le luminose caverne erano collegate fra loro da spelonche asciutte color arenaria, aride e lisce come l'oro, che si affacciavano tramite grandi aperture sul cielo limpido soprastante. Per questo, non avrebbe potuto bussare neppure volendolo.
La camera di Tiamat - in quanto sovrintendente dell'organizzazione - era ovviamente la più grande e la meglio decorata di tutti i pochi appartenenti al Lauth.
Situata nella parte più bassa ed secca della montagna, aveva la forma di una gigantesca cupola che si chiudeva solo a qualche decina di metri dal suolo. Il soffitto, sul lato destro, ospitava numerose aperture verso il cielo, larghe abbastanza perché vi passasse una carovana e drappeggiate con colori cremisi o più scuri ancora.
In un angolo della stanza era raccolta una quantità di tesori che avrebbe eguagliato quelli posseduti da un piccolo regno: le monete e i gioielli rilucevano e rispecchiavano la luce del sole illuminando la camera meglio di quanto sarebbe riuscito a fare qualsiasi fuoco; lo facevano in modo elegante, lasciando che il riflesso accarezzasse solamente l'arredamento, con gentilezza, pitturandolo dei colori delle gemme più ricercate.
E sopra di esse stava Tiamat, sdraiatavisi comodamente nella sua maestosa forma di Drago Rosso.

image

« Speravo che fossi qui per portarmi nuove, buone o cattive che fossero, fratello mio. »
le sue fauci ostacolavano la corretta pronuncia di un buon Comune: le parole sembravano schioccare e sibilare ad ogni congiunzione, ben più dure di quanto la lasciva espressione di compiacenza della regina lasciava supporre.
« Invece, ti presenti al mio cospetto nella tua forma più miserabile, solamente per asserire qualcosa di cui sono già ampiamente a conoscenza da secoli a questa parte. »
Il suo sguardo si indurì, stringendosi sulla figura umana di Venatrix che, dai suoi due metri di altezza, emanava lo stesso senso di inadeguatezza che scaturisce da un fedele messo al cospetto del proprio Dio.
« Dunque comprenderai di non meritare la mia attenzione; non sino a quando non la smetterai tu stesso di aprire una voragine dove un tempo stava solamente un foro. »

La Torre non rispose subito; lasciò invece che Tiamat chiudesse le palpebre e tornasse a coricarsi, prima di risponderle, quasi volesse stuzzicarla il più possibile - o forse aveva esitato semplicemente troppo a lungo.

« Eppure, sorella mia, sono convinto di avere il diritto di essere ascoltato »
la vide riaprire le palpebre con aria stizzita, e il suo sguardo si spense dietro la sola potenza delle idee della regina.
« Seppur cosciente delle mie colpe, ho rinnovato il voto che mi legava a nostro padre e ripreso i miei servizi per voi. Ho combattuto ovunque mi fosse stato chiesto, sempre per la stessa causa, e ho dimostrato le mie buone intenzioni al punto tale da non costringervi più a drogare i miei pasti e le mie cene, perché vi obbedissi. »
Disse questo con voce grigia e atona; vuota. Disse questo sollevando una mano al petto e stringendosi le vesti all'altezza del cuore.
« Ma nonostante questo, cresce in me la convinzione che non sarà alcun intruglio ad uccidermi; né alcuna guerra. »

« Sarà dunque, forse, la tua inadeguatezza la causa della tua morte? »
Lo interruppe lei acida, senza che il ragazzo facesse alcuna obiezione. Non ne aveva alcun diritto.

« Forse. » rispose, invece, senza la minima esitazione « Ma ho paura che sarà il mio cuore ad uccidermi, invece. Lo farà quando si sarà consumato del tutto, trascinandomi con sé. »

Quest'ultima affermazione venne accolta da un lungo moto di silenzio, che pulsò potentemente lungo le pareti della grotta.
Tiamat chiuse le palpebre per una seconda volta, più lentamente, e quel gesto accese in Venatrix la comprensione di aver compiuto e detto ben più di quanto gli fosse concesso.
Lo stesso costringere la regina a un minuto di riflessione era indice di un crimine che chiunque altro avrebbe pagato con la morte; figurarsi vederla sbuffare con aria stanca, sollevando una piccola nube di polvere, sbattendo le dure palpebre rosse al ritmo di un'idea lenta come il cemento quando prende consistenza.

« Giulia è morta, Venatrix.
Il Sorya non esiste più.
I tempi in cui vagabondavi accumulando ricchezze sono terminati; la tua forza è tale da non poter né essere eguagliata, né dal concederti sfide degne di tale nome.
Hai rimesso te stesso alla volontà dell'organizzazione fondata da nostro padre, sacrificando ogni libero arbitrio.
Dunque la mia domanda è, ora:

Cos'altro ha da consumarsi, il tuo cuore?
»

image


i hurt
myself, today
to see if i still feel


L'apocalisse si era scatenato a sole poche settimane di distanza da quella discussione.
Per qualche ragione non definita, Chronepsis non era riuscito a prevedere che cosa avrebbe compiuto il sovrano, né le vette da lui raggiunte. Il Lauth, in breve, non aveva potuto avvedersi di quanto fosse successo se non nel momento in cui la volontà del sovrano ebbe raggiunto direttamente Tiamat, allarmandola.
Chronepsis, che perseguiva l'onniscenza, non aveva saputo spiegare per quale ragione la mente del sovrano gli fosse oscura;
come se egli sapesse di lui. Come se il Re che non perde mai avesse costruito delle difese contro le capacità del loro profeta.
Così, come fortunatamente accadeva solo di rado, l'organizzazione era stata costretta ad agire direttamente sul campo, con la forza. E, ovviamente, ciò implicava che lui sarebbe stato mandato ad eliminare il Re che non perde mai una volta per tutte.

Squadrando svuotato il maniero - che da quella distanza gli pareva un babelico artiglio che andava ad affondarsi nel cielo - Venatrix si ripeté che quella missione non poteva essere diversa dalle altre.
Avvolto in una cappa sporca e con le mani strette su un bastone da passeggio, la Torre si stava godendo un attimo di riflessione su una delle cime dei picchi senza fine, che coronavano il fu borgo formando una circonferenza pressoché perfetta. Lì aveva acceso un fuoco, si era seduto su una pietra e aveva iniziato a passare lo sguardo sulla nuova terra sotto di lui, lasciando che si svuotasse ogni volta che il suo pensiero si soffermava sulla quantità di vittime che tale catastrofe aveva potuto causare.
Non era pronto, ma nemmeno agitato. L'esperienza gli insegnava che tutto ciò che si genera velocemente è destinato ad una fine altrettanto rapida. Dunque, per quanto il sovrano avesse costretto il mondo a un tale sconvolgimento, esso non avrebbe ceduto senza ribellarsi: non subito.
e in quanto tale, persino l'Asgradel era intervenuto
Così, il compito di Venatrix sarebbe stato quello di impedire ai due di scontrarsi; una volta e per sempre. Il Re che non perde mai aveva causato troppi danni alle terre degli uomini perché gli venisse permesso di continuare a vivere.

Ma lui, non era pronto.
Cos'altro sapeva il sovrano sul Lauth?
Se il Re s'era appurato di difendersi dalla vigilanza di Chronepsis, come potevano i suoi superiori non capire che certamente avrebbe preso delle misure anche nei suoi confronti?
"Quali misure?" aveva giustamente asserito Bahamut con sincera ammirazione "Venatrix, non c'è ostacolo che tu non possa superare!"
Eppure il drago, scrutando nello spazio vuoto innanzi a sé, che si apriva sul deserto senza fine, vedeva un muro insormontabile
sentì il suo cuore pesare e capì che un compito così impegnativo
non era adatto a lui, che non trovava più ragioni per vivere.
Era la missione di qualcun altro; qualcuno con più integrità di lui che, ipocrita, non avrebbe fatto altro che sottrargli la gloria.
La missione di qualcuno il cui cuore
non chiamava ancora la morte.



CITAZIONE
scena riservata. Si prega all'utenza di non intervenire.

 
Top
Andre_03
view post Posted on 20/2/2011, 20:12




Si crogiolava in riflessioni interminabili.
Immerso nella penombra della sua cabina e nell'oscurità dei propri pensieri. Seduto con davanti agli occhi soltanto una bottiglia di liquore nanico di cui non ricordava neppure più il nome. Gliel'aveva portata Tavros, dicendo che era la fine del mondo. Sorrise. Quel maledetto orbo aveva il dono della lungimiranza, pur involontaria che fosse.
La fine del mondo.
Prese un altro sorso, spendendo altri secondi a metabolizzare le notizie ricevute. Il Sorya era crollato appena prima del suo arrivo in nel piano dimensionale di Asgradel, costringendolo ad un cambio radicale di rotta. Al Goryo aveva quindi trovato la distruzione, l'abbandono ed il vuoto sulle posizioni di comando. Ora era giunto il turno del Toryu, spazzato via - stando alle voci che circolavano - dalla violenza del suo stesso eclettico sovrano.
Patetico. Frustrante. Meraviglioso.
La fine del mondo.
Una delle tante, in uno dei tanti mondi.
Non aveva poi questa grande importanza. Quello che gli rodeva dentro era ben altro: se le dicerie si fossero rivelate veritiere, il Re Invincibile era caduto insieme al suo regno. Spazzato via. Annientato. O, nella migliore delle ipotesi, ridotto a semplice ragazzino senza più giocattoli tra le mani; un monarca il cui dominio si era sciolto come neve al sole.
Dapprima Eitinel, e adesso Ray.
I suoi obiettivi facevano a gara per sfuggirgli da sotto il naso.

« Il Re è morto. » un bisbiglio a mezza voce
- e ghignò, esibendosi in un brindisi solitario -

« Viva il Re. »



_______ _ _______

freedom of martyrdom

La curiosità era sempre stata uno dei suoi più grandi pregi, e difetti.
Dodici l'aveva maledetta spesso, e benedetta altrettante volte. Ma sempre - in ogni caso - era stato schiavo di quel desiderio di sapere, così tremendamente forte da rivaleggiare col più bieco sentimento spregevole che lo animava durante le molte battaglie. Anche in quell'occasione aveva ceduto: con la Purgatory svuotata dei suoi carcerieri e notizie contraddittorie in arrivo da ogni angolo del continente, non era stato in grado di resistere. Doveva sapere; doveva vedere coi propri occhi ciò che stava accadendo.



Quello che vide, tuttavia, non gli piacque affatto.
Un cielo terso e cupo su cui si stagliava - solitario, crudele e meschino - il castello del Toryu. Troneggiante su uno scranno di arida terra, con attorno il nulla. Desolazione, polvere e morte fino alla catena montuosa che lo attorniava a distanza di sicurezza, circondandolo perfettamente come un manto di roccia. Il Re non era ancora sconfitto, né era riarso tra le fiamme della sua vanagloria. Ancora si ergeva tiranno su quelle terre.
Dalla sua imbarcazione volante, Iena poteva scorgere molto di quel tetro paesaggio: compreso il rigagnolo di fumo che si faceva strada tra la siccità del cielo spento. I viaggiatori così poco accorti erano merce rara, di quei tempi. Quelli che potevano permettersi di dare un calcio alla segretezza ancora meno. Scese a breve distanza da lì, attento a non varcare territori inesplorati con la sua piccola nave da trasporto: non era equipaggiata per combattimenti importanti, e lui - dovette ammettere - non sapeva volare.
Si coprì con un mantello da viaggio lercio, nascondendo così l'arrangiata corazza di cuoio che portava addosso.
Lo sconosciuto era avvolto, come lui, in un manto poco elaborato. Reggeva un bastone e stava in silenzio, seduto a guardare verso il maniero con aria pensierosa. Dodici percepì chiaramente il potere di diversi artefatti straordinari, ma li ignorò. Non era lì per quelli. Non erano affar suo.

« Impressionante. » mormorò sovrappensiero
« ...proprio come al Sorya. »

Era fermo a pochi passi sulla sinistra dell'altro uomo.
Il suo commento si perse nel vuoto, sussurrato quasi più per se stesso che per quel gringo. Nemmeno lo guardò in faccia, tanto era intento a contemplare lo spettacolo del paesaggio che si apriva devastato di fronte a loro. Una morsa gli attanagliò il cuore, stringendolo come per spremerlo e spillarne fuori ogni goccia di sangue.
Non sentiva dolore, ma angoscia.
Angoscia per ciò che avrebbe voluto fare; angoscia per ciò che invece avrebbe dovuto fare:
scoprire i motivi di quello scempio e porvi fine,
una volta per tutte.
__________________ _______ _ _______ __________________



Edited by Andre_03 - 12/6/2011, 08:50
 
Top
La Tour
view post Posted on 22/2/2011, 16:43




Le zanne di Bahamut schiocchiarono, artigliando l'aria a pochi centimetri dal collo serpentino di Venatrix.
« Questo non è abbastanza. » ruggì il secondo, sbattendo le ali il tanto bastante dall'allontanarsi dalla figura del discepolo « né ciò che mi sarei aspettato da te. »
Vide le pupille strette del drago d'argento sparire tra le palpebre incavate e il profondo della sua gola illuminarsi, col muso rivolto nella sua direzione. D'istinto, virò verso destra, perdendosi in un moto spiraliforme che lo portò alle spalle dell'altro qualche istante prima che il cielo si congelasse a pochi metri dalla punta della sua coda. Da quella posizione avrebbe potuto sfruttare il suo peso per abbatterlo cadendogli indosso e trascinandolo in terra e, tuttavia, non lo fece. Si allontanò, invece, per appollaiarsi su delle rocce poco distanti.
« Tendi a scoprirti quando rilasci il tuo soffio. »
Prese tempo con quell'ammonizione sibilata a denti stretti.
Bahamut era più piccolo di lui, sia in termini di età, che di forza, che di peso. Le chance che potesse sconfiggerlo erano estremamente ridotte, e tuttavia aumentavano ogni secondo di più che passavano in volo.
La razza di Venatrix non possedeva l'innata resistenza aerea di quella del suo avversario, né l'inusuale capacità di camminare sulle nuvole, propria degli argentati. Dopo solo qualche minuto di combattimento, infatti, poteva già sentire le ali indolenzite e la coda stanca, dunque si rannicchiò in modo dal rendere più difficile bersagliarle.
Nel frattempo Bahamut, quasi volesse prenderlo in giro, aveva preso a planare in eleganti cerchi concentrici, prima di terminare la propria discesa al di sopra di una soffice nube bianca, sulla quale si accoccolò come un gatto nella propria lettiera.
« Parli come se potesse bastare una nuvola di gelo a sconfiggerti. » sibilò abbattuto « ...ma la realtà dei fatti è che poco prima avresti potuto eliminarmi con semplicità. »
Il Radioso allungò lo sguardo sul ragazzo, accarezzandolo con compassione. Fece per aprire le fauci ed incoraggiarlo, ma venne interrotto da una terza voce, più metallica, che si propagò da sotto di lui.
Un vecchio uomo - almeno in apparenza - vestito di una tunica bianco sporco gli si era appena avvicinato, poggiandogli una mano lungo l'ala ripiegata sui fianchi.

image

« Tacete. »
sospirò, mentre la sclera dei suoi occhi si colorava di verde e le pupille si stringevano, verticalizzandosi
« I colori del mondo stanno cambiando, proprio ora. »

Passò qualche secondo di silenzio al termine del quale Chronepsis - con lo sguardo sempre allungato all'orizzonte - indicò verso sud, allungando una delle proprie lunghe dita inferme.
« La seconda potenza ha appena trovato il suo nuovo comandante. » si morse il labbro « Ma è un uomo che porta un colore differente da quello che indossano le nostre terre. »

image

Allungando uno sguardo su Hyena, la mente di Venatrix indugiò per qualche istante sull'invidia che provava nei confronti di Chronepsis e delle sue capacità.
Lui in quell'istante non vedeva nulla di strano nella figura dell'uomo innanzi a lui - men che meno poteva intuirne i "colori".
Gli era stato descritto come un uomo astuto, meno impulsivo dei suoi predecessori ma non per questo meno ambizioso; una piega metodica che aveva finito con l'imporsi anche sulla fu Fat Whore - resa Purgatory; un nome più elegante per un'indole più distaccata ed imprenditoriale, degna delle serpi. Gli era stato descritto come il dominatore dei cieli, in possesso di un monopolio pressoché assoluto - non fosse per pochi oppositori sull'orlo dell'estinzione - sulle tecnologie che permettono di librarsi sopra il terreno. Gli era stato descritto come un uomo libero ed indipendente. Gli era stato descritto; solamente descritto.
Non lo conosceva, dunque, né poteva immaginare per quale ragione egli si trovasse lì in quell'istante.
Ma ciò non gli impedì di rispondergli.

« No. » esordì con voce roca, rovistando nelle ceneri del suo bivacco per ravvivarlo « Sono due cose completamente differenti. »
La parola "Sorya" aveva rievocato in lui la volontà di negazione che credeva fosse morta nella sua remissione di libero arbitrio, ma non riuscì né a riaccendere il suo sguardo, né le sue parole, che si dispersero nell'aria leggere e impotenti come la polvere sollevata dal fuoco.
« L'uomo che ha distrutto la terza potenza non ha nulla a che spartire col Sovrano e con la sua opera. »
Allungò lo sguardo nella direzione del maniero, per l'ennesima volta, prima di riabbassarlo sulle lingue di fiamma che si innalzavano davanti a lui.
« ...e quest'oggi indugia nell'incertezza di non riuscire a compiere la sua ennesima missione, rifugiandosi sul ciglio dell'apocalisse... »
Si passò una mano sul viso con aria stanca.
« ...sperando che le cose si sistemino da sole. »

 
Top
Andre_03
view post Posted on 25/2/2011, 11:37




Avrebbe dovuto farlo; ma non per le vittime di quell'ecatombe.
Non per il mondo, in rovina a causa di un capriccioso monarca dedito all'autoesaltazione come pochi altri nella storia (e nelle storie), né per proteggere quanto di grande e bello aveva creato, ergendosi arrogante sullo scranno dei cieli. Non l'avrebbe fatto per senso di giustizia, ma neppure per il gusto di rovinare i piani altrui. No. Dodici non era un uomo buono. Nemmeno un uomo interessato alle sorti altrui - non quando poteva farne a meno, certo.
Avrebbe dovuto fermare Ray; ma sarebbe stato per egoismo.
Quello che il Re Invincibile aveva messo in piedi era un teatrino pericoloso, che minacciava di rovinare i suoi piani. Un fastidio. Un disturbo. Uno scomodo inconveniente cui, suo malgrado, avrebbe dovuto far fronte. E lo diede per scontato, come se l'ipotesi di un fallimento non fosse contemplata. Gli restava soltanto da stabilire un come, e un quando.
Non avrebbe fallito. Non lui.
Eppure gli ostacoli si accavallavano l'uno con l'altro. Costringevano il Razziatore ad un costante cambio di rotta: era già accaduto quando cercava Eitinel per le terre rase al suolo del fu Clan Sorya - reso tumulo e tomba: un aspetto meno elegante, che non rendeva onore a quella potenza ormai estinta; lo avevano deviato anche al suo arrivo presso il Goryo, nel quale non aveva trovato ciò che si aspettava. Ed ora rischiavano di dirottarlo ancora, quegli ostacoli. Lo spingevano ad azioni che avrebbe voluto - e dovuto - evitare.

« L'uomo che ha distrutto la terza potenza non ha nulla a che spartire col Sovrano e con la sua opera. » la voce dell'uomo al suo fianco suonava stanca, colma di rassegnazione « ...e quest'oggi indugia nell'incertezza di non riuscire a compiere la sua ennesima missione, rifugiandosi sul ciglio dell'apocalisse... » gli bastarono alcuni secondi, per capire. Sgranò gli occhi come preda di un improvviso spavento, tramutatosi in sorpresa nell'immediato.
« ...sperando che le cose si sistemino da sole. »

Esitò, poi sorrise: que suerte, aver incontrato così e per caso l'oggetto del suo interesse.
Venatrix Verber de Valde Igni et Ferre Aer von Draconis.

Il drago.

Gli era stato descritto come un essere pericoloso, molto antico e potente: tra i suoi simili presenti in quel piano dimensionale era forse il più grande, in termini di forza. Gli era stato descritto come la creatura dalla quale era meglio stare alla larga a qualsiasi costo, poiché avvicinarlo sarebbe stato sinonimo di morte; le credenze popolari su quell'ancestrale figura si erano moltiplicate dopo la caduta di Eiitnel, e nelle locande e nelle città si paventava l'arrivo del drago come sinonimo dell'apocalisse imminente. Gli era stato detto, in passato, che ficcanasare negli affari dei draghi - qualunque fosse la loro natura, o mondo d'appartenenza - significava infilare un piede dentro alla propria fossa, con un'ipoteca sul secondo. Ma gli era stato anche insegnato ad affrontare qualsiasi cosa, dagli déi minori ai più grandi uomini - passando per démoni e mostri di ogni genere.
Gli erano state descritte, dette e insegnate molte cose; quasi altrettante ne aveva viste nei suoi viaggi.
E stava per gettare tutto al vento in nome della solita curiosità, e del solito egoismo.



« Cose come questa » lo sguardo di Iena si perse nella voragine del Toryu
« non si risolvono con la speranza. »

Nel suo tono c'era divertimento, ma anche disprezzo e rabbia.
Forse non abbastanza perché l'altro - concentrato in ben altri pensieri - si rendesse conto di quanto stava per accadere.

« A volte serve coraggio, Venatrix. »
lo chiamò per nome, sprezzante
« Coraggio di andare fino in fondo senza paura, senza voltarsi indietro. »

Non seppe dire se quelle parole fossero rivolte al drago, oppure a se stesso.
Le pronunciò quasi senza pensare, indugiando sul loro significato appena un istante prima di attaccare.
Con un gesto rapido il suo braccio destro scivolò oltre il mantello, e nel seguire quella traiettoria dal nulla apparve la Gorger; la mannaia si materializzò tra le dita di Numero Dodici, ben stretta nella presa del giovane Comandante. Era diretta alla gola della creatura colpevole d'averlo intralciato. Non per vendetta, né per astio: semplice regolamento di conti, per come la vedeva lui. Nel medesimo attimo in cui la Divoratrice mordeva l'aria per giungere alla giugulare altrui, dalla schiena di Iena prese forma una articolata creazione sanguigna, affilata e sgusciante. Veloce, questa saettò diretta al dorso di Venatrix compiendo un arco breve.
Perforò il manto del Razziatore; sibilò nel silenzio cimiteriale di quei picchi senza fine e senza vita.
Creata per stordire, spaventare e terrorizzare.



Avrebbe voluto vedere quella bestia tanto valorosa piegarsi in due dalla paura,
prima di ucciderla senza alcun briciolo di pietà.
__________________ _______ _ _______ __________________


CITAZIONE

B L O C K N O T E S
appunti sparsi

[ReC_275] - [AeV_300] - [PeRf_425] - [PeRm_325] - [CaeM_275]


Condizioni Fisiche Illeso
Condizioni Psichiche Divertito
Energie Residue 100%
Equipaggiamento Tasers; Gorger (mano dx)
Passive Forza e Resistenza superiori, emorragie e consumi energetici ridotti, consapevolezza del proprio status fisico [Loser's Answer]; auspex per gli artefatti passivo [Scavenger's Revenge];
Tecniche Evocazione della Gorger a costo Nullo [Scavenger's Revenge]; veleno psionico sotto forma di evocazione sanguigna [Laughin' Red Dog];
Note Ho considerato la posizione di Iena sufficientemente vicina a quella di Venatrix da giustificare un attacco senza bisogno di spostamenti preliminari. [EDIT] corretta una frase.

____ _ ____



CITAZIONE
Reperto 12.HY-346 - Tasers
Classe D - Guanti da battaglia
Precedente proprietario: Kensei Muguruma; razziato qui.

Creati appositamente per lo stile di combattimento di Kensei Muguruma, questi guanti possiedono una serie di capacità stordenti paragonabili a quelle dei comuni tasers elettrici. All'apparenza normalissime protezioni per le mani di tessuto nero, che lasciano scoperte le parti superiori delle dita, hanno come unica componente offensiva soltanto delle borchie metalliche d'acciaio in corrispondenza delle nocche. Tuttavia, sono dotati di un dispositivo autosufficiente che genera ad oltranza delle scariche elettrostatiche di potenza scarsa, tale comunque da non essere ignorata da un fisico umanoide o simile. All'atto pratico, si tratta di una semplice scossa elettrica stordente, che si può rendere pericolosa soltanto se combinata con un impatto fisico già di per sé forte. Non è ben chiaro, in ogni caso, quali siano le reali potenzialità di quest'artefatto. Il solo capace di sfruttarlo appieno era l'ormai defunto Muguruma e parrebbe che il segreto dei Tasers sia morto con lui.


CITAZIONE
Reperto 12.HY-344 - Gorger, la Divoratrice
Classe A - Mannaia - [7 kg, 120 cm]
Precedente proprietario: Markus Longclaw; razziato qui.

image

Abbiamo realizzato che in più di un registro, resoconto e rapporto di cacciatori di streghe si trovano tracce dell'Arma Demoniaca catalogata col nome di "Divoratrice", appellativo che le è stato assegnato in base ai deliri febbrili del suo ultimo proprietario registrato come tale, che ne ha rivelato il nome sotto tortura durante l'interrogatorio che ha riguardato la strage di Montoupulien; tra gli altri nomi conosciuti -tutti rivelati dai suoi stessi proprietari- figurano anche "Vorace", "Insaziabile", "Famelica" e vari altri appellativi non dissimili da quelli elencati. Si presume che oggigiorno, dopo che se ne è perse le tracce, abbia assunto un nuovo nome assieme ad un nuovo ricettacolo da possedere.
Alla santa sede sono stati aperti finora almeno sei fascicoli diversi, ma ci siamo resi conto solo adesso di avere a che fare con lo stesso deprecabile oggetto grazie alle accurate descrizioni fornite da herr Manner, in netto contrasto con i disegni e le dimensioni fornite da herr Schrodingher, realizzando così che il nome non è l'unica cosa a variare leggermente da proprietario a proprietario. Queste conclusioni danno adito ad ipotesi concrete circa una forte empatia fra l'arma e gli individui da essa posseduti, caratteristica noncomune per armi di questa risma, che rafforzano ma non confermano del tutto la natura daemonica dell'arma. Un approfondimento in tal senso sarebbe prezioso, ma impossibile, a causa della bolla episcopale che giudica eretico ogni tentativo di studiare armi presunte demoniache.

Aver compreso che l'arma è parzialmente mutaforma è tuttavia un elemento prezioso da non sottovalutare, ed apre la strada ad una nuova ricerca di archivio. La Divoratrice è un'arma troppo pericolosa per non profondere nella sua ricerca tutti gli sforzi possibili, può trasformare un comune cittadino in un posseduto privo di raziocinio basato solo e soltanto sulla brama di sangue. Ne sono esempi la tragedia di Carcassonne (nove morti, un'intera famiglia sterminata da un giovane di appena sedici anni); il massacro di Froixier (ventitré morti fra cui cinque inquirenti); la strage di Montoupulien (in sessanta fra morti e feriti) ed altri episodi simili che si ripetono ciclicamente. Stando al rapporto di herr Schrodingher, il primo ad entrare in contatto con l'arma, il "punto zero" pare essere collegato alle indagini su di un alchimista, tale R'dnfield, sospettato di diversi reati fra cui stregoneria, profanazione di cadavere, negromanzia ed omicidio plurimo. Egli aveva ottenuto la protezione di un signorotto -tale conte di Bermaker- Herr Schrodingher nella sua lungimiranza ed esperienza come emissario della santa sede aveva rinvenuto le prove della sua colpevolezza, aizzando quindi la popolazione per scatenare su di esso il giusto castigo di cui era meritevole. Fatta irruzione nel maniero del Conte di Bermaker -poi in seguito rivelatosi deceduto oltre un secolo prima e quindi verosimilmente un impostore-, tuttavia non si trovò traccia né del conte né della sua servitù, mentre R'dnfield giaceva stroncato da un infarto con il terrore dipinto in volto in una sala che manifestava chiari segni di rituali blasfemi. Quel giorno morirono otto persone allorché un prete al seguito di herr Schrodingher rinvenne una massiccia arma e ne venne posseduto. Quell'arma era la Divoratrice.

Herr Schrodingher fece rapporto sull'oggetto e dichiarò di averla sepolta e sigillata in un luogo sicuro indicato dal testo. I nostri messi, tuttavia, confermano che il tumulo eretto da Schrodingher è stato profanato, quasi sicuramente da dei tombaroli. Nei registri di un villaggio vicino ho trovato traccia di resoconti macabri all'epoca imputati ad una belva feroce ma che oggi sono ragionevolmente certo di poter attribuire alla Divoratrice. Da quel momento, tuttavia, cala il sipario sull'arma per lungo tempo finché non ricompare in vari momenti storici in mano a maniaci omicidi, macabra protagonista di fatti di cronaca anche piuttosto famosi. Io prego soltanto che venga presto assicurata ai sigilli clericali e obliata per sempre.


CITAZIONE

-L O S E R ' S - A N S W E R-
Numero 12 è stato creato per combattere. Più nello specifico, per uccidere. E' uno degli assassini più pericolosi di cui l'Organizzazione disponeva, costruito sulla base di precise indicazioni del Generale 3. Questi ha voluto una macchina da guerra capace di sopravvivere a qualsiasi sfida, pronta e reattiva ma soprattutto potente oltre ogni limite.
Lasciandosi ingannare dalle apparenze, si direbbe che "Iena" sia uno di quei mingherlini che, per picchiare, si affidano alla rapidità piuttosto che alla forza bruta; tutte stronzate. La sua indole va a braccetto con una prestanza fisica molto al di sopra del normale, coadiuvata da una resistenza...particolare. Il numero di danni che quest'uomo può sopportare è immane, grandioso. Pur non essendo immune alla sensazione di dolore, può battersi anche con squarci sul ventre o tagli sulle braccia, venendone soltanto rallentato nel caso in cui queste ferite risultino troppo eccessive. Inoltre, grazie sempre alla forza immane che possiede, gli risulta semplicissimo sollevare pesi di notevole grandezza,
Tuttavia, ciò che più colpisce delle capacità straordinarie di 12, è il suo innaturale legame con il sangue. Autodefinitosi "Elementalista del Sangue", sa gestirlo in maniera assolutamente incredibile. Oltre ad essere in grado -come si vedrà- di creare dal nulla (e col minimo sforzo) alcune particolari aberrazioni sanguigne, ha come facoltà innata la quasi totale immunità alle emorragie. Specifichiamo: se tagliato, Iena perderà sangue come qualsiasi essere vivente, ma in quantità nettamente inferiori pur percependone il dolore normalmente. Il che, data la sua natura di assassino brutale...è una vera e propria mano santa. Ciò gli consente perfino di identificare i punti del suo corpo feriti, sia in caso di emorragie in corso, che non: Iena sa sempre in che condizioni versa, dove è stato colpito e con quale intensità. Un'abilità fondamentale, considerando che un professionista del suo calibro non può contare sull'aiuto di altri che sé stesso.
(Passiva)


CITAZIONE

-S C A V E N G E R ' S - R E V E N G E-

Iena si autodefinisce un assassino, ma per predisposizione genetica è anche -e soprattutto- un Razziatore. Insito nel suo essere si nasconde infatti l'animo di un ladro di artefatti pandimensionale, che lui non può (né vuole) ignorare. Quest'indole si manifesta in molti modi: prima su tutti è la curiosità naturale che Numero 12 manifesta di fronte a qualsiasi genere di artefatto non convenzionale su cui gli capiti di posare gli occhi. Non è un credulone, tuttavia adora sentire parlare di armi o oggetti leggendari e favolosi, che sogna spesso di poter recuperare. Essere stato chiuso per anni in un carcere cronale sospeso tra tempo e spazio non ha fatto altro che acuire i suoi desideri, così in lui si sono risvegliate diverse capacità latenti. Tutte derivate dal suo paparino, ovviamente.
Innanzitutto Dodici è in grado di sentire gli artefatti. Ne percepisce l'odore. Esattamente come i cani avvertono la paura nelle altre creature, né più né meno. Qualunque oggetto dotato di poteri o potenzialmente tale entri in un raggio di trenta metri da lui, Iena lo sente. In più, riesce anche a capire quanto sia potente -in base a una scala di valori assimilata con l'addestramento. Da vero animale da preda, quindi. Chiaramente non è in grado di stabilire che genere di abilità l'artefatto possegga -ma qui viene il bello dell'effetto sorpresa, sostiene lui.
Altra peculiare caratteristica del nostro è saper usare le varie cianfrusaglie che accumula. Questo non significa che, appena entrato in possesso di una qualche arma, Iena sia in grado immediatamente di discernerne i poteri e padroneggiarli al meglio: chiedere alla Gorger per ulteriori informazioni sul processo di sottomissione. Soltanto, Dodici ha la capacità di richiamare a sé in qualsiasi momento l'arma o l'oggetto che desidera con il semplice sblocco delle unità cronali in cui sospende il proprio equipaggiamento. In soldoni -e per i non addetti ai lavori- significa che tutto ciò che Iena possiede è sempre con lui, in attesa di essere strappato dall'alcova in cui è riposto per squartare o disintegrare lo stronzo di turno.
(Passiva)


CITAZIONE

-L A U G H I N' - R E D - D O G-

Sangue.
Semplicemente, Iena ne è assuefatto. Del proprio, di quello altrui: gli piace, lo adora e -sebbene si renda conto di quanto poco sana sia quest'abitudine- ama farlo scorrere a fiumi. Un'innata predisposizione che gli deriva sicuramente dai geni che ha ereditato in laboratorio, coi quali è nato capace di manipolare a proprio piacimento la linfa vitale degli esseri umani. La sua esistenza stessa è composta di sangue, un liquido da lui maneggiabile e plasmabile in ogni forma o dimensione. Può crearlo dal nulla, attingendo al proprio animo corrotto -e artificiale- trasmutando l'aria che lo circonda in qualcosa di più rosso, denso, grondante. Dalle sue mani, dodici, può generare armi o lame cremisi, coagulazioni aberranti partorite da una mente malata. Fondamentalmente, si tratta di un controllo elementale (basato sulla PeRm) unico nel proprio genere, applicabile solo a contatto con le creazioni generate.
(Variabile)




Edited by Andre_03 - 12/6/2011, 08:51
 
Top
La Tour
view post Posted on 26/2/2011, 15:17




Nei giorni prossimi alla sua morte, si dice che Fascies fosse persino più forte e splendente di quanto avesse mai dimostrato in vita, seppur conscio che l'ombra della fine aleggiava sul suo capo senza concedergli alcuna via di scampo.
Egli era stato combattuto da un avventuriero che - votato al male - aveva immancabilmente attratto l'attenzione del suo Lauth e li aveva persino costretti ad intervenire.
Fu una lotta furiosa e difficile, benché Fascies si fosse fatto persino accompagnare dal suo più grande compagno in battaglia, Ashardalon. Si dice infatti che il suddetto avversario sapesse del prossimo attacco dei due dragoni nei suoi confronti e che si fosse premunito facendo forgiare una lama con la quale avrebbe potuto sconfiggerli; una spada assetata del sangue dei draghi, cieca a qualsiasi altro richiamo.
Della spada e del suo possessore, oggi, non si sa nulla. Sono stati dispersi a seguito del combattimento e, probabilmente, distrutti entrambi. Tuttavia è risaputo che, poco prima di cedere il passo, il maledetto nemico del Lauth sia riuscito a trafiggere il costato di Fascies e a trapassargli il cuore, provocando così la sua morte.
Il drago non perì subito, e riuscì anzi a tornare al suo Lauth, dove sopravvisse per qualche giorno prima che le maledizioni scaturite dalla lama si impossessassero del suo corpo e ne strappassero l'anima. In quei giorni, egli fu più splendente e glorioso che mai.

image

« Vostro Splendore » si annunciò Ashardalon « Il Lauth freme per nominare il nuovo regnante; non possiamo attendere ancora. »
Fascies alzò il proprio collo serpentino sul compagno, studiandolo con clemenza e indugiando sul peso delle proprie parole.
« Aspetteranno. » sussurrò dolce, seppur fermo « Così vuole Fascies Verber de Valde Igni et Cutis Lapida von Draconis. »

Si dice che Fascies abbia atteso il ritorno del proprio figliol prodigo fino all'istante stesso della propria morte. L'istante in cui Venatrix - al tempo vagabondo per il continente di Asgradel - mostrasse nuovamente il proprio viso, per porgergli un ultimo omaggio. A quel tempo il giovane era già riconosciuto universalmente come il degno successore di suo padre e, per quanto ribelle, ogni appartenente al Lauth aveva in sé la salda convinzione che sarebbe tornato a prendere le redini di regnante dalle mani del padre.
Ma Venatrix non si presentò mai. Non vide suo padre morire.

« Oggi mio padre muore. »
sibilò Tiamat accanto al corpo spento di Fascies, nella sua maestosa forma di drago d'oro
« Muore per mano di mio fratello... » continuò gelida, con la voce spezzata dall'ira « ...e così noi ricorderemo l'accaduto. »
Nessuno fece alcuna obiezione. Negli ultimi giorni di vita, era serpeggiata la convinzione che Fascies facesse attendere la morte perché avesse qualcosa di importante da dire a Venatrix, e non solo perché si aspettasse che lui divenisse il suo successore. Alcuni avevano persino accennato all'idea malsana che il figlio possedesse una cura, e che il fu regnante si stesse facendo forza perché giungesse il momento in cui il primo si presentasse a lui come un'ancora di salvezza.
« Oggi mio padre muore. »
Ripeté lei, giungendo i palmi e alzandoli verso l'alto, spargendo una polvere color sabbia sul capo di Fascies accanto a lei.
« E io, Tiamat Letum de Valde Igni et Ferre Air von Draconis » esclamò solenne, sorridendo « ...prendo il suo posto come regnante, per acclamazione. »
come lui non avrebbe mai voluto succedesse.

Tutto ciò era stato raccontato a Venatrix solo in seguito, per voce di Ashardalon, il migliore amico di suo padre. Ma niente di tutto questo scatenò in lui alcuna reazione.
Sua sorella era nel giusto: se mai anche lui avesse trovato la morte per mano della spada di un avventuriero qualunque, allora forse avrebbe potuto scontare le sue colpe
e solo in quel momento avrebbe potuto onorare la memoria di suo padre.

image

Delle parole di Hyena, solo due gli rimasero impresse.
La prima fu "speranza". Il capoclan si riferiva semplicemente alla sua missione? Eppure Venatrix non provava alcuna speme in tale direzione. Anzi, innanzi a sé vedeva solo una voragine buia, nella quale non avrebbe potuto che perdersi, incapace di risalire in superficie: questo, che vi ci si fosse buttato lui stesso o che avesse atteso il gesto sconsiderato di qualcun altro.
No, lui non sperava in nient'altro che non fosse una fine. Una maniera per rendere grazie a suo padre, e per rimediare a tutti gli errori da lui commessi. E tuttavia definire come "speranza" un tale senso di morte non sarebbe stato equo nei confronti di chi, ben più saggio di lui, non si fosse ancora arreso alla vita.
La speranza non aveva nulla a che vedere con quella situazione.

La seconda parola ad allertarlo fu, in effetti, il proprio nome - o l'abbreviazione di tale.
Come gli era stato più volte sottolineato e come ora poteva testare con mano, Hyena non aveva indugiato nel scoprire la sua natura di successore astuto, ben conscio di sé e di ciò che gli accade intorno, subdolo e misterioso. Un risata che risuona da un mare di nebbia fitta, senza che si abbia la possibilità di capire da chi realmente proviene e che cosa desidera.
E tuttavia, qualcosa speme. Sentire il suo nome lo ravvivò, lo mise sull'attenti - se il capoclan l'aveva nominato, qualcosa sapeva di lui e senza dubbio alcuno l'aveva fatto per attirare il suo interesse.
Inspirò lentamente, lasciando che le ceneri si mescolassero col suo naturale odore di incenso, mentre ogni suo senso si acuiva sulla presenza del suo interlocutore accanto a lui.
E attese l'attacco che non era certo sarebbe arrivato, ma si preparò comunque a ricevere.

Quando la Gorger sibilò nella sua direzione, finì con lo schiantarsi contro un vetro color sangue che s'era manifestato innanzi a Venatrix, provocando un suono simile a quello di un gong. L'emanazione energetica l'aveva avvolto come in un bozzolo, proteggendolo anche dal pungiglione velenoso diretto fra le sue scapole del quale lui - inaspettatamente - non s'era avveduto.
Lasciato esaurirsi l'attacco, il drago spezzò il proprio bastone da passeggio in due e lo gettò fra le fiamme, con espressione spenta, come se nulla fosse accaduto.
Si alzò in piedi lentamente, trasse un lungo sospiro e allacciò il proprio sguardo a quello di Hyena, prima di parlare.

« Non ho idea di quali siano le ragioni che la spingano ad attaccarmi » sussurrò, rovistando nelle proprie vesti « Né ho intenzione di soffermarmici. »
Da sotto la sua giacchetta, estrasse quella che a prima vista sarebbe potuta apparire come una museruola, e la indossò.
« La prego di desistere. » continuò, lasciando che la sua voce venisse soffocata e schioccasse da sotto il morso « Non ho ragione di combatterla. »

« ...e lei non è ancora un avversario alla mia altezza. »



SPOILER (click to view)

ReC: 425 / AeV: 300 / PeRf: 500 / PeRm: 575 / CaeM: 325


Status Fisico: Illeso (100%)
Status Psicologico: Illeso (100%)
Energia Residua: 115%
Abilità Passive: Dei draghi d'oro, la prima cosa che salta all'occhio è indubbiamente la potenza. Essi sono, in natura, i dominatori su qualsiasi altra razza draconica, nonché più giusti e più affidabili; detengono una quantità di potere magico di gran lunga superiore a quello dei loro simili e comunque non sono loro da meno negli scontri fisici: la loro pelle è dura come il ferro, le loro zanne possono distruggere la pietra e i loro artigli sono affilati come rasoi [Tre armi naturali]; solo le ali e il ventre sembrano sprovvisti di protezione alcuna. La loro superiorità fisica e mentale è indiscussa e mai contestata da alcuno [Un occhio della Tigre; Due occhi della Lince; Anello del potere Maggiore; Abilità passiva per la redistribuzione dei punti assegnati alla CaeM valida solo per la forma Draconica]; questo, poi, viene anche dimostrato apertamente dalla maggior parte degli appartenenti alla razza, che hanno sviluppato - nel corso della loro evoluzione - un particolare meccanismo di allerta ben più complesso della semplice colorazione che si può incontrare in natura. Che essi siano in forma umana o draconica, difatti, la loro figura emana involontariamente una potente sensazione di disagio che, andando a colpire la mente degli astanti, farà suonare in loro un potente campanello d'allarme, che porterà con sé il messaggio chiaro e tondo di "colui che ho innanzi non è ciò che sembra" [Abilità Razziale degli Avatar].
Sempre come ostentazione della propria superiorità, i Draghi d'oro sono divenuti - nel corso della loro evoluzione - maestri delle capacità arcane più disparate. Benché difatti la loro razza tenda naturalmente ad assimilare i concetti e le tecniche della luce e del sacro, la maggioranza degli appartenenti a questa specie può dirsi anche in grado di manipolare a piacimento elementi della magia che solamente gli stregoni più esperti si avventurano a riconoscere [Abilità personale che permette l'utilizzo delle pergamene della classe "Mago".]. Ciò ha permesso loro di sviluppare inusuali poteri, per nulla condivisi dai propri simili, con i quali hanno soddisfatto i propri desideri più disparati. Esemplificando, benché i draghi d'oro adorino l'acqua e gli ambienti acquatici più in genere, essi non hanno mai potuto permettersi di vivervici all'interno fino a quando non si sono evoluti in senso più magico: ora qualsiasi membro appartenente a questa specie è divenuto in grado di respirare sott'acqua per un breve periodo di tempo [Pozione di Apnea], e sono in molti quelli che hanno deciso di costruire le proprie tane sul fondo di laghi scintillanti, o vicino al mare. Allo stesso tempo, i draghi d'oro hanno sviluppato l'utile capacità di poter ignorare i limiti imposti ai propri simili a riguardo del proprio aspetto - possono assumere il loro vero aspetto indipendentemente dall'ora o dal tempo [Amuleto Luce].
In ultimo, vi è l'inusuale capacità di poter percepire qualsiasi oggetto nelle vicinanze che abbia anche il minimo valore monetario. Per loro natura, infatti, i draghi - e specialmente quelli d'oro - sono attirati dai tesori e dalle pietre preziose. Col tempo, dunque, sono divenuti in grado di percepire la presenza di qualsiasi monile intorno a loro, come se questi li chiamassero: più il loro valore sarà alto, più la chiamata sarà forte, come a provocare l'innata avarizia degli appartenenti a questa razza. Questo, qualsiasi sia la natura dell'oggetto: armi, artefatti, gemme, monete d'oro o quant'altro [Abilità personale passiva].

I draghi dalla corazza incisa sono quei draghi che - appartenenti a qualsiasi razza - decidono di rinnovare la fede al loro Lauth incidendo nel loro corpo i voti e i giuramenti di tale proposito. Scavano sulla propria corazza veri e propri tatuaggi dei colori più disparati, che rendono il loro aspetto draconico ancora più terrificante a vedersi e da fronteggiare. Nel particolare, Venatrix ha usato un colore rosso sangue per le pitture imposte sulle proprie scaglie, così da uniformarlo alla sua pigmentazione cremisi: i tatuaggi sono divenuti anche una maniera per coprire le macchie rosse ereditate da sua madre che si aprono sul suo corpo d'oro. Egli, inoltre, ha rinnovato la propria volontà al Lauth e i propri voti più volte nel corso della storia, finendo col riempirsi di decorazioni sempre nuove: oggi egli è più cremisi che scintillante, e lo splendore della sua razza d'origine sembra quasi dimenticato dalla sua pelle. Tuttavia, ognuno di questi tatuaggi racchiude un potente glifo di protezione: incantesimi che difendono il drago dai nemici più disparati, rendendolo un turbine inarrestabile. Primo fra tutti questi vantaggi, vi è la soppressione della vulnerabilità nei confronti dell'elemento sacrilego: tutte quelle tecniche che, infatti, sostengono di provocare più danni agli avatar di stampo angelico, colpiranno Venatrix come se egli non lo fosse. Come se fosse un semplice uomo, non vulnerabile alle arti necromantiche più abiette [Abilità personale passiva]. In secondo luogo, vi è l'incremento nella resistenza naturale dei draghi nei confronti dell'elemento che essi sono in grado di soffiare; nel caso di Venatrix, il fuoco. Se egli infatti dovesse essere vittima di tecniche nemiche basate sul suddetto elemento, il danno che esse provocheranno contro di lui andrà considerato di un livello inferiore rispetto al consumo impiegato per evocarle. Tecniche di fuoco Critiche provocheranno dunque un danno Alto al corpo di Venatrix, tecniche Medie un danno Basso, e così via, seppur questo danno non potrà mai essere completamente ignorato. Inoltre, tali rune non abbasseranno in alcun modo la potenza della tecnica utilizzata dall'avversario, ma né smorzeranno solamente il danno una volta giunto al contatto con la pelle di Venatrix. Se egli volesse dunque affrontarle, dovrebbe comunque impiegare i consumi appropriati [Abilità personale passiva]. Seguendo poi con le rune incise sul corpo del drago, vi sono quelle che impongono su di lui non solamente una resistenza elementale, ma anche una resistenza psionica - ma se si pensa che si stia parlando di una banale difesa psionica passiva, non si può essere più in errore. Questa è infatti, piuttosto, un'immunità al dolore psionico; la capacità di mantenere il sangue freddo e la calma indipendentemente dai danni subiti dalla propria mente, ma in nessun modo uno scudo o una barriera contro le suddette offensive psioniche. Semplicemente, Venatrix sarà sempre in grado di mantenere il proprio carattere e il filo logico dei pensieri indipendentemente da quanto gli illusionisti tenteranno di distruggerli [Abilità personale passiva]. In ultimo, vi sono i disegni più pratici ed utili nel furore della battaglia; i primi che Venatrix ha dipinto sul suo corpo, e quelli che gli hanno salvato la pelle più volte nel corso della sua esistenza. I vantaggi sono differenti e diversificati; primo fra tutti la capacità di evocare le proprie tecniche difensive - purché esse siano prettamente difensive - in maniera assolutamente istantanea, prima ancora che il proprio corpo comprenda ciò che la mente desidera imporre. In secondo luogo, il potenziamento delle proprie difese a 360° che, a dispetto di qualsiasi regola imposta dalla fisica, non disperderanno la propria energia e avranno la stessa potenza del consumo impiegato per evocarlo [Effetti passivi del dominio absolute defence].

L'immortalità pare cosa tremendamente distante e lontana se paragonata alla celere esistenza umana. Eppure l'eternità di un ricordo non potrebbe che essere misurata con fragili istanti. Meri attimi. Semplici frazioni di sguardo, unico e solo fotogramma riesumabile. Poiché il ricordo è tanto distanza quanto vicinanza per colui che vi si ritrova a richiamarsi ad esso. Così, vivo solo per una sola fragilità di un istante, Venatrix non potrà mai definirsi "vecchio" o "antico" agli occhi di altri. Egli potrà essere solo un'immagine. Solo il vissuto in un'unica, inalterabile, atemporalità perennemente immota per chi, con occhi stupiti e curiosi, tenterà invano di rimembrare quando, esattamente, egli cominciò a divenire memoria nella sua mente. In termini di gioco, Venatrix non è in grado di invecchiare. Terribilmente antico nella mente, egli è condannato ad avere per sempre le sembianze di un ragazzo o, egualmente, di un giovane Drago. Tutti coloro che avranno la fortuna di imbattersi in lui non solo avranno istantaneamente la netta sensazione di ricordarlo, ma da quel momento in poi non saranno effettivamente in grado di dimenticare la sua figura. Questo tuttavia non le farà divenire Impronte di Venatrix. [Influenza psionica Passiva]

Tecniche Utilizzate: La capacità più famosa dei draghi dalla corazza incisa, tuttavia, nonostante tutte quelle suddette, è quella di poter evocare direttamente i poteri delle incisioni scavate nella propria pelle, perché agiscano in maniera attiva sul campo di battaglia. I tatuaggi rilasceranno una proiezione di energia rossa intorno al corpo del drago, a seconda delle modalità e del consumo speso, che fungerà da vera e propria barriera contro gli attacchi dei nemici più insidiosi. Spendendo un consumo Variabile, ad esempio, è possibile avvolgersi in un bozzolo di energia cremisi, che riparerà Venatrix dalle offese provenienti da più direzioni contemporaneamente - l'emanazione energetica si svilupperà dagli stessi tatuaggi sul corpo del drago che, come le spire di un serpente, lo avvolgeranno con lo scopo di proteggerlo [Effetto attivo del dominio absolute defence e pergamene armatura magica e armatura di luce].

Zhang Guolao: [Attivazione Critico. Permanenza due turni] Assenza.Tanto forti e potenti, tanto alti e grandi, gli Dei non sono altro che la più effimera rappresentazione dell'inconsistenza. Di ciò che, pur vivendo in ogni stentoreo simulacro, in ogni osannante discorso, non può far altro che attendere, dall'altra parte della realtà, l'inarrivabile vicinanza con la Vita. Nulla più che parole la pelle degli Immortali. Niente meno che qualche masso sovrapposto le loro case, i loro altari. Eppure, pur incomprensibilmente, il loro non esserci è proprio la più vivida ed intramontabile capacità di resistere al tempo, alle rivoluzioni, al disinteresse. Proprio perché imperturbabili, il loro ricordo non è suscettibile di macchia, di corruzione ed essi, dall'alba dei tempi, sono stati in grado di conservarsi eguali. L'essenza di Zhang Guolao rappresenta proprio questo: l'assenza che conferisce persistenza. La memoria che non smentisce mai se stesso. L'irraggiungibilità di ciò che si mantiene perfetto ed immutabile nei secoli. Un volta indossata la maschera, Venatrix si farà portatore di tale concetto, sublimando la sua essenza ad un piano superiore, infinitamente distante da qualunque nemico gli si possa porre dinnanzi. Istantaneamente, quindi, il suo aspetto muterà leggermente, divenendo agli occhi di chiunque ancora più disincarnato di quanto già non fosse in precedenza. La pelle parrà impallidire di un poco, ovunque ricoperta come da un lieve strato di scaglie purpuree poco più sottili di un velo metallico e semitrasparenti, appena ravvisabili al tatto come una seconda pelle coriacea. I capelli rubini cambieranno lievemente tonalità scurendosi appena. In essi, proprio dietro le orecchie e alla base del collo i primi accenni di un elmo ancora lungi dal formarsi. Niente più che lamelle amaranto. Ed infine, gli occhi muteranno le proprie caratteristiche snaturando la loro naturale sfumatura vermiglia per cedere il passo a riflessi ben più tendenti al corvino, ben più annebbiati dalla scura patina di infiniti pensieri, di altri occhi, che, avidi, scrutino attraverso di essi. In questo status, la Perf di Venatix subirà un aumento di 100 punti addizionali e l'Aev verrà incrementata di 50. [Passiva]
In quella condizione, chiunque non sarà più in grado di guardare negli occhi il Drago. Nessuno può davvero osare scrutare con occhio acuto le profondità dell'ignoto. Il solo pensare di farlo provocherà nell'avversario una sorta di mistico terrore, del tutto simile a quello che si prova d'innanzi all'ignoto o all'abisso. Eppure, incomprensibilmente, il desiderio di osare un simile gesto sarà tale da indurre anche il più compunto degli uomini a tentare. In termini di gioco, qualunque nemico sarà al contempo terrorizzato ed insieme incredibilmente smanioso di incontrare lo sguardo di Venatrix. A seconda del carattere del Pg, quindi a scelta dell'avversario, egli potrà astenersi o volontariamente esporsi a tale contatto. Nel primo caso, su di lui opererà un'influenza psionica di paura, passiva, del tutto simile alla presenza terrificante causata dalla sensazione di trovarsi dinnanzi a qualcosa di indefinibile ed insondabile, tanto Alto da non permettere ad alcuno di sondarlo. Alle spalle di Venatrix, egli noterà una sorta di tremolio diffuso dell'aere, come se attorno al ragazzo vi fosse una forte aura di calore ed in essa, solo a tratti, come il definirsi di una figura draconica. Le grandi e scure ali nulla più che fumo. Gli occhi ferini nulla meno che un riflesso inconsulto della Luce. Nulla che autosuggestione, certo. Eppure simili apparizioni avranno il potere di suscitare, se non adeguatamente schermate, una sensazione di forte calore e, al contempo, di freddo intenso per ogni volta che il Drago comparirà alle spalle di Venatrix, mera concretizzazione del suo essere. Nel secondo caso, invece, per ogni volta che egli poserà lo sguardo sul volto e direttamente negli occhi idi Venatrix egli vedrà le fattezze umane dello stesso mutare di un poco, solo lievemente. Niente più che illusione ottica, forse. Eppure la lenta ed inesorabile commistione fra tratti umani e draconici, costantemente in intervallanza l'uno con l'altro lo porterà a credere che Venatrix possegga zanne incredibilmente affilate, iridi ferine e, al posto della maschera, un muso metallico e squamoso. Anche in questo caso, egli potrà avvertire una vaga sensazione di calore sprigionata però non dall'aere circostante ma direttamente dal respiro del Drago. Improvvisamente pesante ed udibile per chiunque, tale ansito colmerà e sopprimerà ogni altro suono del campo rendendolo la prima, e forse l'ultima, fonte di disturbo per l'avversario. [Passiva]
Se invece sarà Venatrix a costringere il proprio nemico a guardarlo negli occhi, a fissare il proprio sguardo nel suo, istantaneamente egli si sentirà come svuotare di ogni forza combattiva. Di ogni istinto bellico precedentemente instillato dalla falsa supponenza di sé. Contro l'irraggiungibile, ogni cosa è vana, è futile, è insignificante. In termini di gioco, se Venatrix riuscirà a stabilire un contatto visivo sul proprio avversario, egli potrà istantaneamente Ordinargli di non attaccarlo, di desistere da un confronto già perso in partenza. Per la durata di 2 turni, quindi, egli non sarà in grado di utilizzare alcuna tecnica Bassa e Media ma solo Alta e Critica. [Tecnica Critica. Durata due turni]
Indossata la maschera, per Venatrix la sua condizione di semi-trascendenza, il suo elevarsi nella concretizzazione dell'Assenza non significherà avvertire alcun senso di onnipotenza o magnificenza. Pur potendo vantare un incredibile ascendente su tutti coloro che si trovino lui dinnanzi, egli, stranamente, non avrà alcun riscontro diretto nel proprio ego se non, inconsapevolmente, un vago senso di indifferenza generale verso tutto e verso tutti. Niente, nemmeno ciò che fino ad un secondo prima era stato indice di passione e attenzioni di sorta varrà ora per lui la fatica di uno sguardo. Sarà cosa del tutto inutile impegnarsi di propria iniziativa in uno scontro diretto con estranei e, ancor meno, sprecare il proprio tempo nel ragionare su di essi. In termini di gioco, se indossato, il Ba Xian garantirà per tutto il corso del duello una riduzione dal danno di qualsiasi tecnica psionica passiva. Se però Venatrix dovesse sfilarsi l'artefatto nel corso del combattimento, su di lui opererà istantaneamente una tecnica psionica di livello Alto che, spietata, raggiungerà la sua mente inducendo in essa la visione distorta di uno dei ricordi che egli, servendosi del potere della maschera, non è stato in grado di dimenticare. [Tecnica passiva]

Note: Venatrix si difende con un bozzolo energetico di consumo Medio e attiva Zhang Guolao. Cito le passive interamente solo in questo post per correttezza, dal prossimo le riassumerò.
 
Top
Andre_03
view post Posted on 28/2/2011, 19:14




Pioggia;
pioggia sui cadaveri.
E sulle case distrutte, sul lastricato dei viali reso già viscido dal sangue, sul silenzio della notte. Pioveva a dirotto sopra quel cimitero a cielo aperto, non fatto di tombe né epitaffi ma di corpi ammassati in disordine agli angoli delle strade. Un intero villaggio massacrato, immerso nelle tenebre. L'unica luce che ancora brillava coraggiosa era quella di una locanda. Lì attorno apparvero le prime ombre, che divennero in pochi istanti decine di figure.
Dodici sedeva all'interno, con un libello aperto a metà e un boccale di birra mezzo pieno.
Il loro arrivo non lo aveva sorpreso, né interessato.

« Numero Dodici. » si fece avanti un tizio, tra i tanti tutti vestiti allo stesso modo;
Agenti di Recupero della Nona Divisione, truppe scelte del Generale Muguruma.
Si chiese cosa cazzo volessero da lui, senza staccare lo sguardo dalla sua lettura.
« La tua missione è annullata. » Iena si bloccò e i suoi occhi fissarono il soldato con lo Shihakusho giapponese
« Questa unità ti scorterà al Quartier Generale, dove risponderai delle tue azioni. »

Non sorrise, continuando a leggere.
Ci teneva a finire quel brano, prima di lasciare il segnalibro tra le pagine del suo prezioso diario. Detestava perdere il segno. E ancor di più lasciarlo a caso, nel bel mezzo di un paragrafo. Passarono dei secondi in cui il silenzio dominò sopra ogni cosa, rotto solo dal tamburellare della pioggia contro ai vetri, e ai muri.

« Hai fatto troppo rumore. » riprese, quello; già gli stava sui coglioni
« Ti era stato ordinato di agire con la massima segretezza possibile. »
e indugiò con lo sguardo lì attorno, nella sala comune della taverna
che non era stata risparmiata dall'eccidio.

« Mi è stato ordinato di uccidere un uomo. »
il Lord di un castello che dominava su una regione
particolarmente ricca di tesori che interessavano all'Organizzazione,
in un mondo popoloso e fermo all'era pre-industriale.
Un giochetto da ragazzi.
« E lo farò. » perentorio, girò pagina
« Quindi levatevi di torno. »

« La tua missione è annullata. » la nenia non era finita
« Per ordine del Nono Gener-- »

« Si fotta Muguruma. »
interruppe il ragazzetto, chiudendo il diario e ficcandoselo in tasca
« Io completerò la mia missione. Con o senza il suo permesso. »

Aveva ricevuto chiare direttive dal Terzo in persona, quindi non avrebbe accettato una revoca da nessuno che non fosse lo stesso Presagio. Era così che gli era stato insegnato, e così aveva sempre agito.
Si gustò le occhiate sconvolte della compagnia giunta in quel buco dimenticato a 'scortarlo' alla Centrale.
Probabilmente non erano pronti a una risposta negativa.

« Non possiamo permettertelo. »
sfoderarono le spade; tutti e cento.

« Capisco. »
fece scorrere il sangue, balzando addosso al caposquadra.

Ne aveva massacrati novantotto. Due erano sopravvissuti inaspettatamente.
Gli avevano fatto rapporto e, al ritorno da quella missione - completata - lui era finito dentro ad un penitenziario comune; niente sonno criogenico, ma ordinario regime carcerario standard. Il peggior trattamento che un detenuto dell'Organizzazione potesse ricevere. Eppure non si era mai pentito di quei crimini.
Dodici aveva sempre detestato chi intralciava i suoi piani.
_______ _ _______

Quando i suoi attacchi si infransero contro la barriera del nemico, Dodici arretrò di qualche passo.
Era calato un velo di tensione; il Drago non pareva desideroso di battersi, nonostante l'offesa recatagli dal Razziatore. E questi sentiva un brivido lungo la schiena al solo guardare quella figura dai tratti comuni che, come lui, ostentava una falsa giovinezza mascherandosi da creatura qualunque. Eppure non lo era, e Iena riusciva a capirlo solo guardandolo sollevarsi in piedi con una grazia e una calma che non appartenevano al genere umano. Sentiva il bisogno di incrociarne lo sguardo, sfidarlo, sondare quello che la bestia nascondeva dentro ai propri pensieri. Quell'idea lo scosse; adrenalina che scivolava rapida attraverso il suo corpo.
In quell'istante lo vide chiaro come il sole: fauci e scaglie, ferocia ed eleganza.



Il drago.
Quasi ne percepì il respiro caldo, oltre la museruola grottesca che s'era infilato. Persino la Gorger taceva, dinnanzi ad un pericolo così grande; ammutolita dalla troneggiante sagoma dell'antica creatura. Tuttavia Dodici non si diede alla fuga, non gettò le armi a terra implorando pietà. Né fece ciò che il suo cuore, tremendamente umano al di là di tutto, gli implorava: evitare quella battaglia.
Digrignò invece i denti, in un sorriso che aveva dell'innaturale.

« Non ha importanza. » sentenziò, in risposta a tutte le parole dell'altro
« Non ha alcuna importanza. »

Era perfettamente consapevole del divario che li separava.
Gli era capitato già altre volte di dover colmare un abisso, anche solo per sopravvivere - e non per vincere. Fosse stato anche un drago, un sovrano asceso a divinità o persino un immortale, lui lo avrebbe affrontato.
Con tutto se stesso. Da uomo.
Portò la mancina al collo, sganciando la fibbia che reggeva il manto; cadde, rivelando l'armatura bizzarra - toppe di cuoio ammassate l'una sull'altra - e sancendo l'inizio delle ostilità. Il Razziatore fu rapido nel gettarsi in avanti a divorare quei pochi metri che lo separavano dall'avversario. Vibrò un forte fendente orizzontale in senso antiorario con la Gorger all'altezza del bacino, che avrebbe dovuto arrestarsi appena sfondato il fianco della Torre e non oltre. Quasi nello stesso istante si chinò per puntare il ventre nemico e lì spinse la mancina stretta a pugno, per colpire con vigore inaspettato.
Senza dire una parola di più, né giustificarsi.
Nel silenzio che precede la tempesta.
__________________ _______ _ _______ __________________


SPOILER (click to view)
CITAZIONE

B L O C K N O T E S
appunti sparsi

[ReC_275] - [AeV_300] - [PeRf_425] - [PeRm_325] - [CaeM_275]


Condizioni Fisiche Illeso
Condizioni Psichiche Concentrato
Energie Residue 82%
Equipaggiamento Tasers; Gorger (mano dx)
Passive Forza e Resistenza superiori, emorragie e consumi energetici ridotti, consapevolezza del proprio status fisico [Loser's Answer]; auspex per gli artefatti passivo [Scavenger's Revenge];
Tecniche Fendente potenziato a costo Medio [Fight Club]; pugno potenziato a costo Alto [Fight Club].
Note L'armatura descritta nel testo, ovviamente, non è altro che un abbigliamento rassomigliante una vera corazza di cuoio. Non ha alcuna valenza, né influenza in termini di gioco.

____ _ ____



CITAZIONE

-F I G H T - C L U B-
don't-forget-the-rules

Non si è mai considerato un bravissimo spadaccino, Numero Dodici. Sa brandire quasi ogni tipologia di spada, persino quelle più grosse e pesanti. Questo lo deve alla sua strabiliante forza fisica; tuttavia, per mancanza di interesse e di applicazione...il suo stile risulta oltremodo grossolano. E' pieno di movimenti inutili, di gesti grezzi e privi di classe. Ma per fortuna la fantasia non gli manca. Fondamentalmente è grazie a questa caratteristica che riesce a cavarsela anche quando affronta i più valenti spadaccini, a spasso per le dimensioni e le ere.
La sua prima regola è "non ci sono regole". Della seconda e successive non ha, ovviamente, bisogno. In combattimento è sempre stato così, una costante improvvisazione che l'ha portato a gestire molto bene le proprie energie. Oramai sa trasformare senza problemi un fendente qualunque in un attacco temibile, un affondo nella tecnica che non ti aspetti. Il tutto basandosi semplicemente sulla sua prestanza fisica (PeRf). Insomma, si arrangia come può, per sporcarsi al meglio le mani di sangue (altrui).
(Variabile)


 
Top
La Tour
view post Posted on 2/3/2011, 16:31




« Perché non eliminiamo la seconda potenza, Chronepsis? » esclamò Bahamut sgranando gli occhi, trattenendosi dal sollevare per il colletto l'esile corpo anziano che lo studiava con sguardo gelido da poco distante « Forse sei convinto che i loro traffici illeciti siano... pace?! »
In quei giorni - poco dopo l'assalto del Drago alle sedi della terza potenza, e la sua conseguente distruzione - il Lauth aveva vissuto più di qualche turbolenza.
Venatrix era tornato alla sede dopo la sua battaglia contro Eitinel e dopo aver chiesto urgentemente udienza con la sorella Tiamat, che gli era stata negata, aveva minacciato apertamente di sovvertire l'ordine delle cose nel caso in cui la sua voce non fosse stata ascoltata.
Tempi ed emozioni dei draghi sono differenti da quelle umane; dove un ragazzo avrebbe attaccato i propri signori senza remora alcuna, Venatrix attese la cortesia di una risposta da parte della sorella che, invece, ebbe il tempo di attuare una contromisura efficace. Una potente droga che avrebbe tenuto il fratello in catene, privandogli la possibilità di effettuare qualsiasi coupe d'etat gli volgesse per il capo.
Sfortuna volle che, nello stesso periodo, Hyena era appena divenuto nuovo capitano della seconda potenza e, in quanto tale, carceriere.

« Taci, Bahamut. » esalò Crhonepsis, tagliente come l'acciaio « Venatrix non è in grado di combattere nulla, ora. »

Non vi era membro del Lauth che non comprendesse la gravità della situazione.
Il regime imprenditoriale che il nuovo capitano del Goryo stava tentando di imporre sui territori dell'Akerat era destinato a sovvertire l'intero ordine naturale delle potenze in gioco. Se Ràven era stato ignorato poiché egli stesso tendeva ad ignorare il resto del mondo, con Hyena la questione si faceva più spinosa e politicamente inaccettabile.
Bahamut non poteva capirlo; rischiare il proprio uomo migliore in una missione che presentava così tante incognite, avrebbe potuto destabilizzare l'intero equilibrio interno del Lauth.

« Credi che non possa capirlo solamente perché sono un cucciolo? » rispose l'argentato alle sue considerazioni, come se potesse leggergli in viso ciò su cui i suoi pensieri si stavano soffermando « Voi anziani siete solo terrorizzati dall'eventualità che Venatrix, dopo quanto successo, possa trovare nella seconda potenza un alleato e che si rivolti contro di noi. »
sibilò quelle parole come se vi fosse una folla intera a tendere le orecchie per ascoltarli, sussurrandole a pochi centimetri dal viso del drago metallico.
« Lo ripeti spesso, in fondo... » aggiunse, gelido « ...che ciò che più bisogna temere della Iena è l'astuzia di evitare lo scontro diretto per cibarsi delle rimanenti carcasse. »
I corpi del Lauth
che stanno morendo
per colpa vostra.

Questo gli lesse Chronepsis sulle labbra, benché egli non lo disse.
E tuttavia, la sola intenzione di farlo di cui era carico il suo sguardo era bastante per imputargli la punizione che avrebbe meritato. Così, senza un solo attimo d'esitazione, il drago grigio sollevò una mano e, marmoreo, la spinse con forza contro la guancia del cucciolo, schiaffeggiandolo dolorosamente.
« Non rivolgerai le tue zanne contro la mano che ti nutre, Bahamut! » esalò quindi, spezzandosi in un conato d'ira « Queste insinuazioni sono la ragione per cui Tiamat non riesce ancora a prendere sul serio le tue capacità. »

Ma nella sclera del cucciolo vi erano stampati altri insegnamenti.
Lo sguardo bruciante che rivolse al terreno chinando il capo, per chi l'avesse potuto leggere, diceva chiaramente che
solo Venatrix poteva essere considerato suo mentore
e loro lo stavano uccidendo.

"il terrore che le iene avessero potuto divorare il suo cadavere, dunque"


image

and so
when the truth finally dawned
it dawned in fire


Ad accogliere la Gorger non vi fu la carne del drago, né un corpo solido.
Dalla pelle di Venatrix, all'improvviso, era scaturita una lingua di fiamma che, in breve, aveva preso la forma di un paio di fauci e aveva chiuso la mannaia della propria stretta, impedendole di proseguire lungo il suo corso. Il calore del fuoco non l'avrebbe arsa né rotta, ma una sola occhiata sarebbe bastata per cogliere l'ironia della propria offensiva spezzata dal corpo che si voleva tranciare. Era bastato che il drago chiudesse le proprie zanne perché la grande arma maneggiata dal proprio avversario si rivelasse impotente nei suoi confronti.
Vide anche il pugno, ma non reagì.

« Tempo fa mi fu detto che non avrei dovuto avvicinarmi a Hyena, novello capitano della seconda potenza. » sussurrò con voce grigia e incolore « ...fui allarmato che non avrei dovuto temere la sua forza, né le sue capacità. »
La mano chiusa del proprio avversario gli si avvicinava come congelata nel tempo; come se stesse vivendo un replay che gli impedisse di agire, ma che gli donasse tutto il tempo di trarre ed esporre le proprie considerazioni.
« "della Iena ciò che devi temere è l'astuzia; la furbizia"; questo mi dissero. »
abbandonò le mani lungo i fianchi, in un gesto di resa.
« ma sembra che tu sia stato sopravvalutato. »

Con forza indomita, il pugno di Hyena si schiantò contro il petto di Venatrix, provocando un fragore allucinante.
Risuonò chiaramente il suono di un paio di costole spezzarsi, e il drago tossì con forza, rivolgendo lo sguardo verso l'alto, lasciando che un piccolo rivolo di sangue scorresse da sotto un angolo delle sue labbra.
Tuttavia
la torre, non si mosse di un passo.
Nonostante la potenza del pugno, nonostante i danni accusati
Venatrix non vacillò neppure per un attimo sotto la forza del suo nemico
assorbì il suo colpo e parve scaricarlo in terra senza che questo fece tremare le sue ginocchia, o lo smuovesse, spingendolo lontano dalla sua posizione.
Proprio come se Hyena avesse colpito e infranto un muro di mattoni, Venatrix continuò a ergersi sopra di lui
scaricandogli indosso uno sguardo di pena, dall'alto al basso.

Alzò dunque una mano e gli afferrò il polso del pugno con cui l'aveva appena colpito, costringendolo a rivolgergli tutta la sua attenzione.
E quando lo guardò negli occhi, gli fece dono di un'espressione che aveva ereditato da sua sorella Tiamat; un insieme di compiacenza e compassione, incapace di vacillare.

image

« Me ne andrò, ora. » esalò greve « ...e tu non mi seguirai. »

Lasciò il polso di Hyena e si allontanò; sollevo la propria cappa, spezzò il ramo di un albero perché fosse il suo nuovo bastone e volse le spalle al suo nuovo nemico.
Una missione non sua lo attendeva ancora.




SPOILER (click to view)

ReC: 425 / AeV: 300 / PeRf: 500 / PeRm: 575 / CaeM: 325


Status Fisico: Danno Alto al costato (75%)
Status Psicologico: Illeso (100%)
Energia Residua: 80%
Abilità Passive: Abilità razziale degli Avatar; Auspex nei confronti degli oggetti di valore; Annullamento del bonus contro gli Angeli degli attacchi di elemento Sacrilego; Riduzione del danno provocatogli da attacchi di elemento Fuoco; Capacità di mantenere il sangue freddo indipendentemente dai danni subiti; Capacità di evocare le proprie tecniche difensive istantaneamente; Potenziamento delle difese a 360° allo stesso livello del consumo speso per evocarle; Immortalità sotto forma di trasformazione in pietra/cristallo alla morte; Influenza psionica che tende a far sì che Venatrix sia familiare a chiunque lo veda; Influenza psionica che tende a far gravare la potenza del drago sul nemico; Immunità alle influenze psioniche passive.
Tecniche Utilizzate: Può parlarsi di un drago senza parlare della sua capacità di soffio? Non serve infatti un esperto per ricordare che la caratteristica fondamentale degli appartenenti a questa razza è la capacità di rilasciare sotto forma di getto il contenuto del proprio polmone elementale, che può variare a seconda degli appartenenti alle date specie. Nel caso dei draghi d'oro, si parla della più maestosa e terrificante manifestazione di arma a soffio: le fiamme. Ad un consumo Variabile, Venatrix è in grado - come ogni altro appartenente alla sua razza - di rilasciare un potente getto di fuoco verso i suoi avversari, che avrà una potenza direttamente proporzionale al consumo impiegato per evocarlo. Egli è in grado di sfruttare il proprio organo elementale anche in forma umana, anche se in tal caso non dovrà necessariamente generare le fiamme dalla bocca, quanto più dai palmi aperti, o direttamente nelle sue vicinanze; tali lingue di fiamma saranno sotto il suo diretto controllo, e svaniranno all'istante dopo aver compiuto l'ordine loro impartito [Pergamena padronanza del fuoco]

Se invece sarà Venatrix a costringere il proprio nemico a guardarlo negli occhi, a fissare il proprio sguardo nel suo, istantaneamente egli si sentirà come svuotare di ogni forza combattiva. Di ogni istinto bellico precedentemente instillato dalla falsa supponenza di sé. Contro l'irraggiungibile, ogni cosa è vana, è futile, è insignificante. In termini di gioco, se Venatrix riuscirà a stabilire un contatto visivo sul proprio avversario, egli potrà istantaneamente Ordinargli di non attaccarlo, di desistere da un confronto già perso in partenza. Per la durata di 2 turni, quindi, egli non sarà in grado di utilizzare alcuna tecnica Bassa e Media ma solo Alta e Critica. [Tecnica Critica. Durata due turni]

Note: Venatrix si difende dalla Gorger generando una lingua di fiamma a consumo Medio che prende la forma di un paio di fauci e la ferma azzannandola. Dopodiché si lascia colpire dal pugno di Hyena, non vacilla a causa della PeRf maggiore (subisce comunque i danni) e poi tenta di afferrare il polso dell'avversario per costringerlo a guardarlo negli occhi, scaricando su di lui la tecnica critica succitata.
 
Top
Andre_03
view post Posted on 4/3/2011, 11:14




Aveva un diario, prima di approdare da quelle parti.
Era un libricino minuto, prezioso, a cui teneva molto. Lo portava sempre con sé, per tenere una cronologia delle sue avventure e missioni; e poi rileggeva quanto scritto in precedenza, sorridendo alle violenze perpetrate nel passato (e nel futuro). Se avesse avuto ancora quel piccolo diario,
vi avrebbe senza alcun dubbio appuntato una nota riguardo quel giorno.
Il giorno in cui aveva affrontato un drago.
E aveva perso.
_______ _ _______

Le fiamme avvolsero il corpo nero della Divoratrice, azzannandola e bloccandone l'avanzata.
Iena non si scompose, proseguì nella sua offensiva; con la mano stretta a pugno si avventò veemente sull'uomo - no: sulla bestia - che gli si ergeva dinnanzi impassibile. Fu come colpire la pietra, una costruzione di solida roccia capace di resistere al tempo e alla violenza del mondo. In quell'istante comprese perché Venatrix fosse soprannominato "la Torre".
E gli venne da ridere, poiché l'entusiasmo di affrontare un così grande avversario era tanto
ma ancor più era il divertimento dinnanzi alle parole di quello.

« Me ne andrò, ora. E tu non mi seguirai. »

Percepì l'ira crescere dentro di sé, tramutatasi in gioia e voglia di guerra.
Anche quando i loro sguardi si incrociarono, ed un brivido lo scosse da capo a piedi, Dodici era estasiato. Rimase immobile, in piedi, stuprato nella mente dalla fermezza del nemico. Dalla sua arroganza. Dal suo disinteresse. Lasciò che si allontanasse, mentre la Gorger cullava la sua ira e l'alimentava con filamenti violacei che si insinuavano all'interno dell'avambraccio destro. Erano tanti, furiosi e schioccavano silenti nell'aria alla ricerca della carne; alla ricerca di Iena. Lui gli permise di soccorrerlo in quel momento di bisogno: aveva capito che la spada nera stava rivoltandosi contro un tentativo di controllo mentale. Reagiva così, urlando nella testa del portatore finché il suo corpo non avesse avuto la forza di piegare il nemico manipolatore.

« Dove credi di andare, pendejo? »

Uno sputo, quelle parole.
Il drago gli parlava di valutazioni errate, di furbizia mancante e poi voltava le spalle al nemico. Una mossa poco saggia, per una creatura che avrebbe dovuto esserlo. Cominciava a capire - in cuor suo - l'atteggiamento di quel Venatrix: arrogante, sicuro di sé all'eccesso. Lo avrebbe riportato coi piedi per terra, anche a costo di falciargli le ali. Ammesso che ne avesse un paio. E riflettendo gli venne in mente che: sì, forse non avrebbe potuto sconfiggerlo. Ma almeno gli avrebbe fatto molto male.

« Non pensavo che i draghi fossero così codardi-- »
lo provocò, e nel frattempo sollevò il braccio della spada rivolgendolo verso la sua destra
« -da uccidere una donna e scappare di fronte a un nemico. »

Il sangue aveva già cominciato a sgorgare, come una cascata che si inerpicava al contrario sul vuoto.
Era tanto, troppo perché un solo uomo l'avesse donato al Razziatore per ciò che si apprestava a fare: un fiume impetuoso di chiara origine innaturale. Lingue cremisi scivolavano lungo l'aria circostante, convergendo presso la Gorger che, stranamente, non le assorbì dentro di sé.



« Mi hai deluso. »

Una titanica arma che aveva soverchiato persino la Gorger;
l'unica spada che avrebbe potuto - col sangue - tagliare un drago.
Dodici aveva perfezionato quella tecnica al solo scopo di abbattere Venatrix, contro cui sapeva già dal principio di doversi ingegnare per vincere: i suoi poteri non sarebbero bastati, da soli, per sconfiggere la Torre.
Erano necessarie nuove idee, nuovi mezzi.
Quello era il più diretto, letale e rapido che potesse sfruttare: la distruzione totale.
Vibrò un fendente. La distanza era ampia, ma la sua lama poteva coprirla. Mirava al fianco destro dell'avversario, per tagliarlo in due parti più o meno uguali. Falciando tutto ciò che trovò sulla sua strada: tanto gli alberi quanto le rocce.
Completamente fuori controllo.
__________________ _______ _ _______ __________________


SPOILER (click to view)
CITAZIONE

B L O C K N O T E S
appunti sparsi

[ReC_275] - [AeV_300] - [PeRf_625] - [PeRm_325] - [CaeM_275]


Condizioni Fisiche Illeso
Condizioni Psichiche Danni critici alla psiche; incazzato
Energie Residue 53%
Equipaggiamento Tasers; Gorger (mano dx)
Passive Forza e Resistenza superiori, emorragie e consumi energetici ridotti, consapevolezza del proprio status fisico [Loser's Answer]; auspex per gli artefatti passivo [Scavenger's Revenge];
Tecniche Potenziamento Critico alla PeRf a costo Nullo [(1/2) - Delirio Divorante]; spada di sangue Critica [Laughin' Red Dog].
Note Dodici subisce in pieno l'influenza psionica Critica, che attiva automaticamente la tecnica "Delirio Divorante"; successivamente, cerca di colpire Venatrix con un consumo Critico del controllo elementale Variabile "Laughin' Red Dog" - già citato in precedenza.

____ _ ____



CITAZIONE
Delirio Divorante: Qualora il portatore della Gorger subisca un attacco psionico di qualsiasi tipo e non dovesse riuscire a difendersi anche solo parzialmente da esso, Delirio Divorante si attiverà.
Il possessore cadrà in uno stato di furia di livello pari alla tecnica di cui è soggetto (per esempio, se viene attaccato da una tecnica di livello Basso lo stato di furia sarà parimenti di Bassa intensità, qualora invece la tecnica di cui è soggetto sia un Critico allora lo stato di furia sarà altrettanto intenso e incontrollabile).
Fintanto che permane la furia, è possibile utilizzare tecniche difensive solo a patto che queste abbiano un consumo superiore al livello della furia (subendo una tecnica mentale di livello Basso, per esempio, sarà possibile utilizzare soltanto tecniche di livello Medio, Alto e Critico; subendo una tecnica mentale di livello Medio sarà possibile utilizzare soltanto tecniche di livello Alto e Critico e così via).
Il possessore ottiene un power-up in Potenza e Resistenza Fisica di livello pari al livello della tecnica mentale subita (se si subisce una tecnica mentale di livello Medio si ottiene un power-up di 100 punti; se si subisce una tecnica mentale di livello Alto si ottiene un power-up di 200 punti e così via).
Delirio Divorante ha una durata pari a quella della tecnica mentale, con un minimo di un turno (se la tecnica mentale dura un istante, quindi, Delirio Divorante dura un turno, se la tecnica mentale dura tre turni invece Delirio Divorante dura tre turni). (Nullo)

 
Top
La Tour
view post Posted on 5/3/2011, 23:28




Il grosso corpo rettiliforme di Venatrix si accoccolò con grazia sulla gigantesca pila di tesori, scavandosi un cantuccio per riposare con un movimento distratto delle anche. Piegò le zampe e adagiò il capo lungo quelle anteriori, abbassando le lunghe ali da falena e lasciandole cadere lungo il corpo, dietro di lui, come se stesse correndo.
Le monete d'oro e le gemme sotto il suo corpo gli stuzzicavano piacevolmente la pelle, dandogli l'impressione di trovarsi adagiato su un comodo giaciglio paglierino, che risplendeva della luce riflessa dal suo corpo e dalla pozza d'acqua poco distante.
Bahamut lo scrutava lì accanto, nella sua giovane forma umana: per quanto l'antro fosse incredibilmente spazioso, difatti, difficilmente due draghi nel loro aspetto naturale avrebbero potuto sostarvici contemporaneamente con comodità.
La spelonca era incredibilmente umida, e la pozza d'acqua - che sembrava essere l'unica via d'accesso e d'uscita - riluceva del blu tetro delle profondità marine, bagnando la roccia già inumidita dalle gocce che ricadevano dal soffitto.

image

« Dunque... » esordì il drago d'argento con voce incerta, turbato all'idea di spezzare la sacralità di quella tana con la propria voce « ...questa è casa tua? »

« Era. » rispose Venatrix con tono tranquillo, lasciando che la propria risposta scivolasse con la melodia provocata dall'incresparsi dell'acqua « Oggi sono un membro del Lauth. La mia casa è con voi tutti sui picchi degli Altiventi, non altrove. »
Contrasse le zanne in quello che parve un profondo sbadiglio afono, dondolando la coda a destra e sinistra, sollevando grandi spazzate di polvere.
Da sotto le palpebre socchiuse, poteva seguire Bahamut gironzolare per quella che era stata la sua tana per lungo tempo.
Lì aveva accumulato i propri tesori e le proprie ricchezze, aveva sconfitto innumerevoli avventurieri e si era concesso interi anni di riposo indisturbato; tuttavia, non si vedeva particolarmente affezionato a quelle quattro mura, che avevano avuto solamente la funzione di ripararlo dai pericoli dell'esterno.
Forse perché non esistevano pericoli che avrebbe potuto definire tali. Forse perché non aveva mai creduto che l'idea di "casa" potesse confinarsi ad un mero loco.

Quando aveva deciso di unirsi al Lauth - dopo lunghi secoli di riflessione - aveva lasciato i suoi tesori lì, ad aspettarlo. L'organizzazione non ne avrebbe avuto bisogno, ed essi erano l'unica reminiscenza di un passato di goliardia al quale non sentiva più di appartenere. Dacché aveva compiuto i propri ordini per conto di sua sorella Tiamat, quella spelonca era divenuta un piacevole rifugio atto a spezzare la tensione; un buco nel quale nascondersi per qualche giorno - o settimana - dopo aver compiuto le missioni più difficili, o in preparazione di quelle più impegnative.
In generale, poteva dire di aver iniziato ad amare quella piccola tana sul fondo di un lago solamente dopo averla abbandonata;
solamente dopo aver fatto di casa sua un altro luogo, altra gente.

Bahamut pareva incredibilmente affascinato soprattutto dalla grande mole di tesori che Venatrix stava utilizzando come lettiera - aveva gli occhi sgranati al punto che quest'ultimo credette per un istante che gli sarebbero caduti dalle orbite, prima di rilassarsi nella convinzione che probabilmente il drago d'argento non aveva mai visto una quantità così grande di oro e gemme preziose in vita sua.
Quando parlò lo fece con voce roca, come se si sentisse inadatto alla situazione; come se stesse vivendo un privilegio troppo grande perché lo meritasse.

« Eppure... non temi che il Lauth possa reclamare per sé questa tana e ciò che vi è racchiuso? » farfugliò, spostando rapidamente lo sguardo dagli occhi di Venatrix alle sue ali ripiegate elegantemente lungo il dorso « ...in fondo non puoi nasconderne l'esistenza a Chronepsis, e se Tiamat dovesse venirne a conoscenza... »
Gli rivolse un'occhiata eloquente, che pareva suggerire che non si stesse semplicemente riferendo ai tesori racchiusi nella spelonca, quanto più all'abitudine della Torre di prendersi lunghi periodi di riflessione lontano dall'organizzazione, dove non avrebbe potuto essere rintracciato.
Dal canto suo, il drago d'oro schioccò la lingua con gentilezza, soffiando verso l'altro in un gesto di comprensione.

« So bene che Chronepsis non ti va a genio, Bahamut. » torse la bocca in un ampio sorriso, socchiudendo le palpebre « Ma è un drago adulto, e saggio. Un osservatore indifferente; non una spia. »
volse il capo verso di lui, sollevandolo con eloquenza
« Egli è a conoscenza di molte cose, ma ha la compiacenza di non rivelarle - specie quando riguardano noi. »
Egli osserva, silenzioso
senza agire in maniera alcuna
e approva tacitamente le scelte dei propri compagni, con la saggezza di chi sa comprenderne il senno.

image

Non si voltò.
Forse perché non considerava Hyena una minaccia, forse perché il suo istinto non gli suggerì di intraprendere alcuna azione, le parole del capitano della seconda fazione semplicemente scivolarono lungo il suo corpo, senza suscitare in lui neppure la minima variazione nell'espressione.
Continuò a camminare nella direzione del ciglio del precipizio, volgendo lo sguardo al maniero che si stagliava fermo in lontananza, all'orizzonte.
Le palpebre sospese come se galleggiassero in una grigia indifferenza; l'occhio spento, incapace di affondare in nulla che non fosse il paesaggio.

« Io invece non sono sorpreso... » asserì senza tono « ...di assistere all'ennesimo tentativo di un uomo di annegare la propria debolezza nella rabbia e nelle provocazioni. »
quel giorno l'uomo ha incontrato il drago
innanzi a lui, non è stato capace di accettare i propri limiti palesi
ed è stato sconfitto.

Quando lo raggiunse il fendente di Hyena
la sua mossa più potente
Venatrix mosse lentamente il polso, e adagiò il proprio palmo contro la lama sanguinea, fermandola -
- fermandola come si accosta lo stipite di una porta.
Ancora una volta, tutta la potenza scaturita dalla mossa del capitano si svuotò contro il corpo del dragone, disperdendosi come se si fosse scaricata in terra.
E questa volta, contro l'offesa più grande dell'uomo, il drago era ricorso solamente alla propria mano nuda; niente di più.

Lo spostamento d'aria sospinse verso l'alto la chioma di Venatrix, che volse un'ultima volta il suo sguardo nei confronti di Hyena.
Ancora non comprendeva che cosa avesse visto il Lauth in quell'uomo - che cosa aveva spaventato Chronepsis, inducendolo ad allontanarli.
lui non era alla sua altezza - una iena non avrebbe potuto fare altro che allungare il proprio muso alla volta celeste, nel tentativo di scorgerlo
Ancora.

e, all'improvviso, capì.
Capì cos'avrebbe dovuto fare; perché Chronepsis non voleva che incontrasse quell'uomo
capì come avrebbe potuto abbandonare quella missione, e far sì che altri l'avrebbero conclusa per suo conto.
Avventurieri il cui cuore batteva ancora; il cui cuore non era soffocato al di sotto del proprio peso.

Io aveva voluto che lui incontrasse Hyena, quel giorno, per una ragione ben precisa.
Innanzi a una missione irrisolvibile, con le uniche donne amate ad attenderlo nell'aldilà, per lui non c'era altra strada.

« ...a costo di ripetermi, sembra che lei non sia ancora al mio livello. »
allungò lo sguardo acceso verso di lui, come se lo vedesse per la prima volta
« ma è indubbio che... » gli si spezzò la voce « ...lo sarà. »

Chronepsis temeva Hyena poiché non era natio di Asgradel; non sapeva di cosa sarebbe stato capace.
Egli avrebbe saputo solamente che loro due si sarebbero incontrati.


« La aspetterò. » continuò, muovendosi verso l'altro ciglio del picco, lasciando il maniero del sovrano alle proprie spalle « Al cratere del fu specchio celeste; fu lago, fu tana. »
Il suo corpo mutò, lasciando che le spoglie del suo aspetto umano si indurissero e si ergessero verso l'alto, ricoprendosi d'oro, mentre assumeva la sua imponente forma reale.
« attenderò il momento in cui verrà ad uccidermi. »
esalò, rapito, concedendogli solo un ultimo ammonimento, prima di abbandonarsi lungo il dirupo e planare verso settentrione
« ...quando ne sarà finalmente in grado. »



SPOILER (click to view)

ReC: 425 / AeV: 250 / PeRf: 400 / PeRm: 575 / CaeM: 325


Status Fisico: Danno Alto al costato (75%)
Status Psicologico: Illeso (100%)
Energia Residua: 52%
Abilità Passive: Abilità razziale degli Avatar; Auspex nei confronti degli oggetti di valore; Annullamento del bonus contro gli Angeli degli attacchi di elemento Sacrilego; Riduzione del danno provocatogli da attacchi di elemento Fuoco; Capacità di mantenere il sangue freddo indipendentemente dai danni subiti; Capacità di evocare le proprie tecniche difensive istantaneamente; Potenziamento delle difese a 360° allo stesso livello del consumo speso per evocarle; Immortalità sotto forma di trasformazione in pietra/cristallo alla morte; Influenza psionica che tende a far sì che Venatrix sia familiare a chiunque lo veda; Influenza psionica che tende a far gravare la potenza del drago sul nemico; Immunità alle influenze psioniche passive.
Tecniche Utilizzate: Arma a soffio e incantesimi, tuttavia, non sono le uniche capacità di cui può disporre un drago. La sua stessa mole, la durezza delle sue scaglie, le sue zanne affilate e i suoi artigli resistenti lo rendono un vero e proprio carro armato, evolutosi nel corso del tempo e postosi al di sopra della catena alimentare. Mulinando il proprio corpo, un dragone è in grado di fare ben più danni di quanti ne provocherebbero le proprie fiamme, o la propria magia: si dice che con un morso possano spezzare in due una pietra, e che con la coda possano abbattere interi edifici. Come tutte le dicerie, ovviamente, anche queste hanno un fondo di verità: spendendo un consumo Variabile di energie, infatti, i draghi d'oro sono in grado di contrarre i propri muscoli così da conferire loro una forza incalcolabile e indurendo la loro pelle perché divenga più resistente dell'acciaio. Così facendo, sono in grado di scagliare attacchi dalla potenza inimmaginabile, siano essi in forma umana o nel loro vero aspetto. Tale capacità non ha nulla a che vedere con la magia che scorre nel loro sangue di bestia, ed è invece frutto di anni di evoluzione che li ha resi le creature più potenti sulla faccia della terra: la forza dei loro attacchi o delle loro difese non si fonda dunque sulla PeRm del possessore, quanto più sulla PeRf dello stesso [Abilità personale variabile].

Note: Consumo Critico della variabile per bloccare la spada di Hyena. Né più, né meno.
 
Top
Andre_03
view post Posted on 6/3/2011, 10:27




Non si mosse.
Rimase immobile a fissare quella sagoma imponente che torreggiava sul picco della montagna, la osservò spiccare il volo verso lidi sconosciuti. Nel frattempo tutto il sangue che aveva versato - da solo - si rovesciò a terra in una tiepida pioggerellina scarlatta. Il silenzio prese possesso del mondo circostante e Iena ne fu colpito ancor più che dalle parole, dai gesti del drago. Un potente senso di vuoto riempì i suoi polmoni, con la rabbia che invadeva tutto il resto. Aveva fallito. Era stato umiliato. Ma nessuna di queste due cose avrebbe mai avuto importanza. Non era l'orgoglio ferito a dolergli, non era la sensazione di sconfitta a picchiare sul cuore come un martello schiacciava l'incudine.
No: Dodici soffriva perché lo scontro non l'aveva per nulla appagato.
La Torre gli era stato dipinto come un avversario inarrivabile, e lo aveva verificato personalmente. Avrebbe desiderato combattere il leggendario Venatrix in una battaglia degna di quel nome, ma si era ritrovato a fronteggiare soltanto il profondo disinteresse di quella creatura. Sputò per terra, ancora con lo sguardo rivolto al cielo ed alla macchia scura che si allontanava verso nord.

« Attenderò il momento in cui verrà ad uccidermi. »

Gli occhi dell'uomo scivolarono infine sopra l'artiglio che era il Bianco Maniero.
Era molto confuso. Indeciso. Di fronte a lui si apriva la voragine dell'apocalisse, scatenata da un Re senza scrupoli che avrebbe dovuto fermare. Sopra quel nulla infinito una maestosa creatura lo guidava verso settentrione. A sud lo attendeva una guerra, senza più soldati da schierare contro gli innumerevoli nemici.
Si ergeva al centro di tutto, incapace di fare una scelta.
Si ergeva fragile sul bordo del nulla, perduto.

« Attenderò il momento in cui verrà ad uccidermi. »

Quelle parole lo tormentavano e gli suggerivano molte domande.
Si chiedeva perché mai un drago avrebbe dovuto desiderare la morte. Nonostante fosse ben conscio di non poter seguire i ragionamenti di una creatura tanto più anziana (ma lo era davvero?) di lui, cercò una motivazione plausibile. Invano. Avrebbe potuto scoprirlo soltanto ponendo domanda diretta all'interessato. E per farlo si sarebbe dovuto dirigere là dove il drago stava già andando: una tana, specchio celeste, cratere di un nido che fu.
Sorrise, la Iena. Aveva maturato una decisione.



« Venatrix. »

Sibilò a se stesso, dopo aver fatto sparire con un solo gesto la Gorger nel limbo da cui proveniva.
Il senso di deja-vù lo lasciò indifferente. Era un coacervo di pensieri in fermento ad avere il monopolio delle sue attenzioni: le idee si affollavano tra le vie della mente del Razziatore come in un mercato popolare. Vi mise ordine in un attimo, riportando il cervello alle schematizzazioni che lo aiutavano a riflettere.
Sguardo al castello;
che Ray facesse pure i suoi porci comodi. Finché non avesse sconfinato nei territori del Goryo, quelli del Re non sarebbero stati problemi suoi.
Sguardo al cielo;
i Kaeldran non sembravano avere particolare fretta di mettere mano agli armamenti. La battaglia con quella razza di mostri alieni avrebbe potuto attendere.
Sguardo alla macchia minuta che spariva all'orizzonte;
quel drago lo intrigava, e aveva sottinteso promesse di guerra e risposte.
Iena non aveva reale interesse in ciò che accadeva nel mondo,
fintanto che il mondo non avesse interferito coi suoi propri interessi.
Voltò le spalle a quel giorno in cui si era confrontato con l'immensità ed era risultato perdente,
senza più alcun rimpianto a tormentare quel suo animo terribilmente umano.
__________________ _______ _ _______ __________________

 
Top
9 replies since 19/2/2011, 17:34   1694 views
  Share